9. You just gotta be strong
⋆˚࿔Chase Me, Capitolo 9𝜗𝜚˚⋆
Looking for revenge.
Valery's pov
«Perché stai andando così veloce?!», continuo a dire.
Mi sto davvero spaventando e, anche se la mia vita è una merda, non voglio morire.
Non oggi. Non così. Non con lui.
«Devi stare zitta», ordina, con lo sguardo incollato dinanzi a sé.
Sento che mi sta uscendo il fumo dal naso. La mia pazienza era già poca, ma ora è inesistente. E la mia testa, quella maledetta, non smette di dare vita a pensieri paranoici a livelli massimi.
Con il cuore che batte a mille dico: «Fammi uscire, voglio scendere.»
Cerco di aprire la maniglia della porta, ma prima che possa anche solo toccarla, lui blocca le sicure.
«Che cazzo fai? Fammi uscire!», lo guardo incazzata.
«Rapunzel, sto andando al triplo del limite di velocità. Tu non uscirai da questa macchina.»
Rimango a bocca aperta.
«Mi stai sfidando?»
«Non credo che buttarti da una macchina in corsa sia il modo migliore di morire.»
Dopo due minuti, svolta in un vicolo, piano piano rallenta per entrare in un inquietante stradina, poi accosta.
«È qui che hai deciso di uccidermi?»
«Vedo che hai centrato il punto della situazione.»
Chase chiude la macchina ed esce dal vicolo. Lo seguo.
Provo a riscaldarmi le braccia lungo il quale si dissemina pian piano una scia di pelle d'oca. Il freddo mi pizzica le guance e comincio già ad avvertire un malore alla gola.
La luce divina fuoriesce e mi acceca, così mi metto una mano a conca sopra gli occhi, per guardare meglio cosa si trova davanti a me.
C'è una grande casa, delle colonne di mattoncini rossi tengono in piedi il porticato, accanto a un garage. Attorno all'abitazione vi è un grande giardino colmo di vegetazione. C'è un'altalena che penzola da un albero.
Non ci sono altre case intorno, solo campi, nel quale intravedo una distesa di nebbia che si sta avvicinando.
«Dove siamo?» chiedo, curiosa e spaventata.
Una jeep nera fa il suo ingresso nella strada e si parcheggia nel garage della casa.
«Sto per scoprirlo.» Sto?
«Stai?», lui mi guarda quasi infastidito, come se dovessi già sapere che io non posso venire con lui.
«Sì, questo non ti riguarda», si allontana appena vede un uomo familiare uscire dall'auto e dirigersi verso l'ingresso della casa, per poi entrarci. L'uomo non ci ha visti.
«Vai in macchina.»
«Non mi riguarda? Questa cosa non c'entra con ciò che devo fare per te?»
«No. Ora questo è più importante.» Continua a camminare fino a quando non arriva alla porta della casa, che gli è appena stata chiusa in faccia.
Aggira la casa e spia da una finestra la situazione.
«Ma che... Chase?!»
Torna spedito verso di me. Lo osservo mentre mi sta dinanzi senza muovere un muscolo.
Alzo un sopracciglio. Ho il respiro pesante e piccole nuvolette mi escono dalla bocca quando la apro per pronunciare una qualsiasi frase per spezzare il silenzio.
«Torna in macchina, Blair. C'è troppo freddo. Arrivo tra poco.»
E poi qualcosa all'interno della casa cattura nuovamente la sua attenzione. Si allontana un'altra volta, come un istinto.
Lo fisso mentre si aggira nelle vicinanze di alcune finestre vicino all'entrata, consapevole di non star facendo quello che mi ha consigliato.
Chase sbatte un pugno sui mattoni, turbato.
Cosa succede?
Gira di nuovo intorno alla casa... e sfonda la porta con una spallata.
Sì, dico proprio che ha sfondato la porta. Si è letteralmente sradicata dai perni.
Si sentono delle urla appena entra in casa.
«Che cazzo stai facendo?!» sono le urla di Chase.
Decido di avvicinarmi, e anche di corsa. Non posso stare qui e non fare niente mentre un vandalo sfonda la porta di una casa e urla contro le persone che la abitano.
Mi accosto alla porta in legno defunta.
«Ti... ti posso spiegare» sento balbettare.
Chase sta prendendo per il collo un uomo, ma non riesco a vedere la sua faccia, perché è coperta dalla statura di quest'ultimo.
Vedo solo delle mani di carnagione scura che sono alzate, come in segno di resa.
C'è anche una donna, piange e prega di metterlo giù.
'Cazzo devo fare qualcosa! Lo sta uccidendo!'
Stringe la presa.
Cosa faccio? Diamine, cosa faccio?!
Corro via, verso il campo. Rientro nel brutto vicolo e comincio a dare dei colpi all'auto.
Dai, suona!
Ma l'allarme non scatta, così do un pugno al finestrino, rompendolo. Mi graffio le nocche e comincio a perdere sangue.
Finalmente l'allarme suona.
Dopo poco Chase corre verso di me, o meglio, verso la macchina.
«Che cazzo hai fatto?», chiede allarmato, osservando il finestrino spaccato e la mia mano lacerata.
Per merito dell'adrenalina non riesco a percepire il dolore, altrimenti sono sicura che mi starei piegando in due.
Sospiro incredula, con il petto che si alza e si abbassa freneticamente.
«Mi prendi in giro?» ansimo, le nuvolette di fiato davanti ai nostri volti.
Lui respira rumorosamente, è sconvolto ed è leggermente sudato, nonostante il freddo. La sua espressione si rabbuia.
Indico la macchina con l'indice.
«Portami via da qui e poi non farti più vedere.»
Chase's pov
Valery Blair mi guarda come se fossi un mostro. Il disgusto che si dipinge nei suoi occhi dovrei trovarlo terribile e sentirmi uno schifo, ma anzi, lo trovo appagante.
La sensazione di essere giudicato non mi tocca da un bel po' e di certo non comincerò adesso per colpa di una ragazzina che ha un nome per cognome.
Lei non sa perché l'ho fatto, e in realtà neanch'io avrei dovuto essere così impulsivo, ma è più forte di me.
La mia bocca si distorce in un ghigno, anche se la rabbia è ancora tanta per ciò che ho appena visto e per il finestrino spaccato della mia cazzo di Porsche. E il bello è che Valery non me lo può neanche ripagare visto che non ha un soldo.
Sblocco l'auto con un clic delle chiavi e, senza dire una parola, entro al posto del guidatore.
Lei, titubante, rimane a fissare il finestrino frantumato, non degna di uno sguardo, invece, la sua mano che cola di sangue. Il mio sguardo si pianta proprio lì.
«Ti sei fatta male?»
Lei distoglie lo sguardo dal mio e non risponde alla domanda.
«Vuoi deciderti a salire o no?», dico.
Lei si risveglia, ricordandosi della situazione in cui si trova. Sale in macchina, mettendosi nel sedile di fianco al mio.
Non capisco come fa ancora a stare di fianco a me, sembra davvero traumatizzata. E il mio divertimento di prima si tramuta in fastidio, e in rabbia. Perché lei non sa proprio un cazzo di quello che è successo là dentro, ma mi guarda come se fossi io il cattivo.
«Ti ripagherò il danno», mormora. È l'unica cosa che riesce a dire prima che io metta in moto.
«Sì, dovresti.»
Si ammutolisce, cosa alquanto strana.
«Chi era quell'uomo?», domanda, non lo sguardo puntato davanti a sé.
Come non detto. Impossibile far zittire un Blair.
«Nessuno.»
L'unica cosa che mi manca, ora, è che questa ragazzina si faccia i cazzi miei. Perché invece non pensa alle sue nocche spaccate?
Con la coda dell'occhio, noto che non smette di osservare il paesaggio povero di dettagli.
«Perché lo hai preso per il collo?», certo che non sa tenere a freno la lingua.
«Cazzi miei. Hai finito adesso? Posso sempre lasciarti in mezzo alla strada.»
«"Cazzi miei"?! Per poco non sono testimone di un omicidio e ti giustifichi con "cazzi miei"?!»
Alzo gli occhi al cielo. «Stai esagerando. Non è successo un cazzo.»
Lei si rimette di nuovo in silenzio, ma purtroppo non dura a lungo.
«Cosa...», sospira.
Sbuffo, non posso smettere di notare che oltre ad essere così insistente, non smette un attimo di tremare.
Alzo i riscaldamenti al massimo, ma il finestrino rotto di certo non aiuta.
«Avanti.»
La sprono a continuare ciò che stava dicendo. E mi rimprovero mentalmente subito dopo, perché mi sta già scoppiando la testa per la sua curiosità inappropriata.
«Cosa volevi che facessi per farti collaborare?»
«Ma certo che non stai zitta un attimo, eh?» Sospiro, spazientito.
Come ho già detto, odio le persone che parlano troppo.
E comunque, non credo che voglia ancora collaborare con me, dopo questo, quindi mi sembra inutile dirle cosa dovrebbe fare in modo che l'aiuti.
«Come faccio a stare zitta dopo quello che ho visto?», sbotta e finalmente mi guarda in faccia.
Esagerata.
«Non ho mica ucciso nessuno.»
«No, ma stavi per farlo.»
Ritorna a guardare fuori. Tutto, tranne che me.
Valery's pov
Mi giro i pollici osservando le nocche insanguinate della mia mano. Non mi fa male. Sarà l'adrenalina.
Infilo lentamente l'altra mano nella tasca, dovrei avere dei guanti da qualche parte.
Tiro fuori due oggetti di lana soffice. Sì, eccoli. Decido di metterli solo perché non voglio che Matt si preoccupi.
Li indosso, e aspetto che questo maniaco mi porti a casa al più presto.
🍁
Dopo una quindicina di minuti, sono libera, finalmente.
Quasi corro verso casa mia, in attesa di farmi una bella dormita.
In quanto al piano... credo proprio che dovrò cavarmela da sola anche questa volta, di certo non tornerò da lui a chiedere aiuto.
Come potrei fidarmi di uno così?
Wheeler mi ha lasciata a pochi passi da casa mia e quando scorgo la porta, vedo che davanti ad essa c'è una persona che sta aspettando con pazienza che le venga aperto.
Quando mi avvicino di più, mi rendo conto di conoscerla bene questa persona.
«Thea?» sussurro, abbastanza vicina da farmi sentire.
Lei si gira di scatto e mi viene incontro, con gli occhi lucidi. Porta qualcosa in mano, sono cioccolatini.
Non ho idea di cosa stia provando a vederla, dopo tutto questo tempo, che mi è sembrato infinito.
Sento un miscuglio di nostalgia e rabbia, tristezza e affetto.
Lei ha baciato il ragazzo che amo da quando sono piccola. È stata davvero una stronza, sì, ma mi manca comunque. Mentre ci ripenso, sento una fitta al cuore.
Mi manca anche Kevin.
«Ehi...», sussurra. Sul suo volto si dipinge un sorriso dispiaciuto e nostalgico.
Non riesco a controllare la mia espressione. Credo che tutte le emozioni che provo mi si stiano dipingendo in faccia, come al solito.
Punto lo sguardo su ciò che tiene in mano.
«Hai preso i miei cioccolatini preferiti?», mi lascio scappare un accenno di sorriso, quando noto i Ferrero Rocher.
Lei me li porge. Io li prendo.
«Sì. Valery, non so dirti quanto mi dispiace, ma davvero, non ero in me quella sera. A stento riuscivo a pronunciare una frase di senso compiuto.» Fa una piccola pausa.
«Io ti voglio bene, sei la mia migliore amica, è solo che... forse dopo quel litigio mi sentivo persa e per consolarmi...» Inizia a piangere.
Ma quale litigio?
Ora inizio a ricordare in modo più vivido la sera della festa e pensandoci, l'avevo vista litigare con qualcuno. Con Chase. Chase e Nick.
Lei apre di nuovo la bocca per parlare ma la zittisco. «Basta così, o mi farai scoppiare la testa», alzo una mano.
Lei mi guarda come bambi dopo che gli hanno ucciso la madre. Pensa che sia ancora arrabbiata.
Mi lascio andare a un sorriso, e lei sospira sollevata. Sorride anche lei, tristemente.
Apro le braccia e lei mi si fionda addosso, per stringermi tra le sue. Le accarezzo i capelli con le mani coperte dai caldi guanti. Chissà se la mano ha smesso di sanguinare.
Il fatto che non ci sia anche Tory mi rattrista.
Decido comunque di lasciar perdere questa storia e di perdonare Thea, che per di più mi sta sporcando tutta la felpa di mascara.
«Okay, Thea, ma ora non mi macchiare la felpa anche con il tuo moccolo.»
Ci stacchiamo dall'abbraccio e lei mi sorride con le gote tutte rosse, con due occhioni blu contornati dal nero scolato del mascara. Glieli pulisco con i pollici.
«Mi dispiace tanto, mi sei mancata.»
Le sorrido. «Anche tu.»
Però non riesco a non domandarmi cosa starà facendo Tory in questo momento.
«Perché Tory non è venuta?», chiedo.
«Le avevo chiesto di venire ma aveva da fare», Thea alza le spalle e i suoi lucenti capelli biondi si smuovono.
Dopo proverò a chiamarla e sarà meglio che mi risponda.
Cosa starà mai facendo adesso?
Spazio autrice
Eccoci qui, dopo un po' di tempo, con un nuovo capitolo.
Preparatevi per i prossimi, perché non avete idea di cosa vi aspetta.
(Il prossimo capitolo sarà un po' 🔞)
Baci, Sophie💋
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