2. The new guy
⋆˚࿔Chase Me, Capitolo 2𝜗𝜚˚⋆
Mentre mi applico del gloss sulle labbra per andare a vedere la partita di Matt il telefono inizia a squillare incessantemente. Sobbalzo, e quando mi guardo allo specchio noto il lucidalabbra sbavato.
Maledico chiunque mi stia chiamando in questo momento e alzo il telefono per vedere chi è.
Sconosciuto.
Però sta chiamando da questa città, New York.
Rispondo imprecando.
«Spero, chiunque tu sia, che abbia una buona ragione per chiamarmi in questo momento. Tua madre non ti ha insegnato che non si disturba mai una donna quando si sta preparando? Mai.»
«Oh signorina Blair, credo di avere proprio una buona ragione per chiamarla.»
«Mi scusi, lei sarebbe?»
«Il preside Miller, signorina, ora se per caso volessi lasciarmi finire di parlare, te ne sarei grato.»
Merda, è il preside della mia scuola!
Menomale che mi sono limitata a dire ciò, avevo proprio intenzione di continuare la sfuriata appena ho risposto.
Chiudo gli occhi per la figuraccia che ho appena fatto e spero che il preside non abbia cattive notizie.
«Umh... ho... fatto qualcosa?», chiedo preoccupata.
«No, non lei. Sua sorella, o meglio, la questione riguarda sua sorella.»
«Ah.»
Oddio che ha fatto sta volta? Devo ucciderla veramente.
E se avesse saltato la scuola? La uccido, la uccido.
Non deve assolutamente prendere la strada mia e di Matt.
«Per parlarle di questo, però, vorrei vederla di persona. È una questione delicata», il suo tono è risoluto e non ammette obiezioni.
Questione delicata?
Oddio, lo sapevo, si droga.
«Ma certo.»
Prima che possa chiedere quando vorrebbe vedermi, si congeda e attacca.
Ma che hanno tutti...
Finisco di prepararmi con un po' di mascara e pettinando i miei lunghi capelli castani.
Non esagero mai con il make-up, anche se a volte evito di proposito il mio riflesso nello specchio.
Non è il momento, adesso.
Indosso dei jeans beige, larghi e strappati sulle ginocchia, perfetti per le temperature autunnali. Sopra mi infilo un dolcevita bianco aderente, che vado a coprire con un lungo trench. Mi avvolgo una sciarpa dai colori caldi al collo e afferrando il telefono, direi che sono pronta per andare.
Inizio a scendere le scale del condominio e mi metto a contare la quantità esuberante di difetti che ha, per l'ennesima volta.
Ci sono crepe e buchi ovunque guardi, le scale sono di cemento e si ripetono per tre piani. Le cassette postali sono state incollate con uno sputo per ogni appartamento e cadono ogni volta dal muro mischiando la posta di tutti. Il condominio è di una tonalità strana di giallo, direi giallo pipì.
Viviamo nella merda, eppure questo è tutto quello che abbiamo potuto avere dalla morte di papà.
Potrebbe crollare da un momento all'altro. Beh, almeno cadrebbe addosso anche ai miei vicini di casa.
Sorrido a quel pensiero, non siamo mai andati d'accordo.
Mi metto a pensare che più volte ho visto sgattaiolare dei topi dalle parti dell'appartamento di una vecchia rompipalle al piano di sopra.
Faccio una smorfia disgustata. Odio quella donna, la signora Gwendolyn. È troppo all'antica. Dice che Lana non può giocare a calcio perché è una ragazza.
Distolgo i pensieri da lei quando mi imbatto in un soggetto insolito.
È un ragazzo della mia età, credo anche della mia scuola e sta fumando una canna a occhi chiusi. Non l'ho mai visto prima.
Ha dei lunghi capelli biondi tirati all'indietro, i quali alcune ciocche sottili gli ricadono davanti agli occhi.
Appena apre gli occhi il loro color blu elettrico mi congela sul posto. È come se sapesse che lo stavo guardando.
Distolgo subito lo sguardo e continuo per la mia strada. Ci manca solo che cominci a infastidirmi.
«Aspetta.»
Come non detto.
Mi fermo sui miei passi e giro la testa sopra la spalla, verso lo sconosciuto.
«Sei tu quella che lancia le canne dal balcone, vero?», chiede con un ghigno stampato in faccia, mentre agitava la canna tra le dita.
«Scusa?»
Si avvicina mentre inspira quelle sostanze tossiche. Oddio... e ora chi diavolo è questo?
«Un giorno, tutto d'un tratto, mi è arrivata una canna dal cielo», espira in aria gettando la testa all'indietro.
Fa un altro passo mentre inizia a ridere, e io arretro.
«Che avvenimento divino!», esulto, ma il ragazzo non sembra cogliere l'ironia nella mia frase.
Riprendo a camminare per allungarmi da questo tipo, ma prima decido di dirgli un'ultima cosa.
«Comunque puoi andartele a comprare se ne hai tanto bisogno, non aspettare che una tizia dal nulla ti lanci le canne dal balcone. Non sono mica il tuo spacciatore.» Inizio ad andarmene seriamente.
«Grazie, Pablo Escobar.» Ride e cammina dalla parte opposta alla mia.
Ma perché mi chiamano tutti così? Ho la faccia da spacciatrice?
Di sicuro devo smettere di lanciare cose dal balcone.
🫶🏻
Dopo aver perso due autobus per via di quel tale delle canne, essere inciampata in una - fortunatamente piccola - pozza d'acqua creatasi il giorno precedente, sono arrivata alla partita di mio fratello.
Prendo posto vicino a Kevin che esulta quando la nostra squadra fa punto.
Non ci capisco niente di football, mi limito a esultare quando gli altri della squadra di mio fratello fanno altrettanto.
«Cosa mi sono persa?», chiedo.
«Tipo tutto, Val. Sii più veloce la prossima volta.»
La prossima volta?
Dio, ti prego.
La partita precedente a cui ho assistito è durata sei ore per poi concludersi uno a zero per la squadra avversaria.
Ma questa volta, invece, neanche un quarto d'ora che la partita finisce e il lato degli spalti in cui sono seduta inizia a imprecare e a fare sospiri rassegnati.
Mi sa che abbiamo perso.
Matt ci viene in contro con la faccia deformata dalla delusione, con la testa tra le mani, i capelli arruffati e tutto sudato.
«Abbiamo lottato fino all'ultimo...», dice con l'aria triste.
«Ehi, siete stati grandi», cerco di confortarlo anche se non ho visto neanche metà della partita.
«Ma se tu sei arrivata adesso!»
'Beh scusami se un tipo strano che raccoglie l'erba che lancio dal balcone mi ha fermata ringraziandomi per più del necessario'.
Mi sa che non l'ho solo pensato...
«Cosa?» domanda Kevin, confuso.
«So di chi parli.»
L'espressione di mio fratello invece non fa una piega.
«Come?»
«Il suo nome è Jake, è strano ma simpatico, siamo amici dalle elementari, Val, l'avrai anche conosciuto.»
Se è così, come ho fatto a dimenticarmelo? Un tipo così non si scorda certo facilmente.
«Siete amici de così tanto e io non mi ricordo di lui? Perché?»
«Che ne so» bofonchia, «Almeno lui sa ascoltare.» Mi sorpassa mentre si sistema i capelli all'indietro con la mano.
«Ah perché io...», non finisco di dire la mia frase perché Kev mi interrompe.
«Basta Val, lascialo sbollire. La sua squadra ha appena perso.» Mi mette una mano sulla spalla e io vado su tutte le furie.
«Come se questa fosse una motivazione lecita per farmi sgridare da mio fratello dicendo che non l'ascolto!», inizio ad andarmene ma Kev mi prende per il polso e mi blocca.
«Lasciami stare!», la sua mano scatta via dal mio polso e con un respiro profondo mi lascia andare.
Inizio a camminare spedita con il fumo che mi esce dalle orecchie.
Come può non capire che faccio tutto il possibile?
Mi scontro con qualcuno.
«Scendi dalle nuvole, cazzo», mi dice una voce roca.
Non perdo tempo neanche a vedere chi è e continuo per la mia strada.
«Fottiti», gli urlo senza girarmi mentre gli faccio il dito medio.
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Apro il mio armadietto scolastico - o meglio, cerco di aprirlo.
«Non ci credo!», dò dei colpi insistenti ma non accenna ad aprirsi.
Gli sferro un pugno e di colpo l'anta si stacca.
«Merda.»
Mi ritrovo con l'anta in mano in mezzo a tutta la scuola, come una deficiente.
Solo a me poteva succedere.
«Non ti è passata l'arrabbiatura di ieri?»
Kevin si appoggia con la spalla all'armadietto di fianco al mio.
«Volevi che si aprisse, e ora non si può più chiudere», dice Kev, mettendo il dito nella piaga.
'Wow, tu devi essere quello perspicace in famiglia.'
Come faccio adesso?
«Dio...», appoggio l'anta a terra e prendo i libri che mi servono.
«L'hai tenuta?», chiede Kev indicando una cosa nel mio armadietto.
È una foto di noi due da piccoli alla festa di Halloween. La nostra festa. Avevamo circa cinque anni, io ero vestita da vampira - The Vampire Diaries sempre con me - e lui da zombie.
Sorrido a quel ricordo.
«Sì, guarda quanto siamo belli.»
Ridiamo e ci incamminiamo nei corridoi.
«Mio fratello invece si è sbollito?», dico guardandolo insieme al suo gruppetto di cretini.
«Non so, e non capisco neanche perché si ostini a stare con quelli.»
Matt è seduto su uno degli scalini che portano fuori, è accerchiato da i ragazzi e le ragazze più popolari della scuola.
La mia distrazione non porta mai a buone cose, infatti una mandria di ragazze in calore urla e sghignazza per tutto il corridoio, travolgendo me e Kev.
«Sta arrivando! Ahh!»
«Oddio è così bello...»
«Ehi, da questa parte!»
Una di loro mi spintona e mi fa cadere i libri dalle mani, sparpagliandoli a terra.
«Galline», sussurro.
«Ti aiuto io», dice Kev.
«Non ce n'è biso...» Tutti e due ci chiniamo per prendere i miei libri e cosa ne esce fuori? Un'enorme testata.
Mi porto la mano alla fronte e mi rialzo insieme a lui. Altre ragazze che corrono dalla parte opposta alla mia mi fanno cadere a terra.
«Adesso taglio la gola a quelle, così smettono di sghignazzare come delle oche!», annuncio.
«Placa gli istinti, Val.»
Mi rialzo con la grazia di un ippopotamo e giro la testa per vedere chi è che sta creando tutto questo trambusto.
Un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi neri come la pece fa il suo ingresso nella nostra scuola. L'espressione impassibile.
«È lui, eccolo!», sussurra una gallina all'altra.
«Questo è ricco come la merda», dico a Kev squadrando l'outfit del nuovo arrivato.
Maglietta bianca e giacca Calvin Klein, jeans neri oversize Luis Vuitton e un paio di Jordan ai piedi.
«Ma chi è?», chiedo.
«Non sai chi è? Lui è Chase Wheeler!», mi urla una ragazza.
Reprimo il mio istinto omicida e con fare annoiato rispondo: «Oh, wow... Chi?»
La ragazza mi guarda stranita e dice alla sua amica di continuare.
«È un modello molto famoso qui, in America, ha trascorso un anno in Europa per la sua carriera ma adesso è tornato».
Ah.
Oh.
Oohh...
Quel Chase Wheeler di cui parlava Tory. Continuo comunque a fare una faccia confusa e la ragazza sbuffa.
«Ma dove vivi? Non ce l'hai una tv?»
'No, non ce l'ho, a stento sono riuscita a pagare i libri di scuola.'
«E tu ce l'hai un modo per smetterla di parlare in soprano?» La sua voce è così acuta che al posto di sentire un'altra sua parola preferirei buttarmi in una vasca piena di acido.
Il ragazzo nuovo continua a camminare lungo il corridoio e tutti si scostano dal centro per permettergli di passare, aprendo un varco solo per lui.
Mentre passa vicino a me noto due occhi scuri quasi come se non ci fosse anima in questo corpo, che creano un forte contrasto con la sua carnagione chiara, di porcellana.
Esce in giardino e si riconcilia con tutti i ragazzi più popolari. È appena tornato ma sembra ricordare qual è il suo posto.
Le ragazze a momenti svengono alla sua vista.
Invece l'unica cosa a cui riesco a pensare io è: un altro riccone snob.
Si appoggia al muretto circondato da piante varie e si mette a fumare con nonchalance. Accanto a lui, mio fratello sghignazza e gli altri loro amici ridono di gusto.
Quasi riesco a sentire le parole di mio fratello: 'Bentornato nel club dei fattoni!'
Continuo a squadrarlo con gli occhi socchiusi e una leggere smorfia che mi arriccia il labbro superiore.
Non so chi sia questo tipo, ma sento che non porterà nulla di buono.
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Spazio autrice
Eccoci di nuovo qui!
Lo so che l'inizio è un po' lento, ma voglio andare con calma e farvi comprendere tutte le sfaccettature della mia storia🫶🏼🫶🏼
• Come avete letto, Valery fa di tutto per i suoi fratelli, per mantenere l'equilibrio della sua famiglia, ma i suoi fratelli non ci danno troppa importanza e sono un tantino irascibili🫣
• Per ora non abbiamo incontrato personaggi femminili importanti per la protagonista a parte Lana, ma successivamente ce ne saranno💞
• L'entrata di scena del protagonista maschile è un grandissimo cliché, e non escludo che ce ne saranno anche in seguito🫠🫠
Baci, Sophie💋
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