12. It's crazy what you'll do for a friend





⋆˚࿔Chase Me, Capitolo 12𝜗𝜚˚⋆

















Valery's pov

Matt trascina Tyler per i piedi verso la prima sedia disponibile, non curandosi dei taglienti pezzi di vetro sparsi a terra.
Chissà cosa ha fatto a lui.

Chase e Nick invece stanno trasportando il Signor Brown sul divano in una stanza più lontana.

Io, Jane e Jake ci siamo appena separati per andare a cercare una corda, sempre se non ci perdiamo prima.

Attraverso un lungo corridoio, allontanandomi dalla scena. I muri sono pieni zeppi di dipinti di paesaggi, stile Van Gogh.

C'è così tanti lusso che potrei vomitare nei loro pregiati water da un momento all'altro. E credo anche che mi piacerebbe.

Tyler ha drogato il mio drink e chissà cosa avrebbe voluto farmi se solo Chase non fosse intervenuto.

Ma come ho potuto fidarmi? Io, poi, che non mi fido mai di nessuno.

Non avrei dovuto fidarmi nemmeno di salire in auto con Wheeler, se è per questo.

Gli unici pensieri che riesco a formulare nella mente in questo momento sono: 'Fanculo Tyler, 'fanculo Chase, 'fanculo tutto.

Ora devo solo occuparmi di questa cosa e poi... Dio, non lo so. Sto ancora cercando di avvicinarmi a Chase per avere contatti con suo fratello.

Ma, in verità, non so neanche se me ne importi più di tutta questa faccenda. E senza pensarci la mia mente viene occupata dal volto di Kevin. È da un po' che non viene a scuola.

Scuoto la testa, imponendomi di lasciar stare.

Confusa, apro un paio di porte ma non trovo nulla di interessante. Solo un mucchio di stanze tutte uguali e senza personalità, un po' come le persone che le abitano.

Mi fermo davanti a una porta. Questa è diversa dalle altre. Due cartelli rubano la scena alle decorazioni dorate che hanno tutte le altre porte.

In uno c'è scritto "Do not enter!" in rosso, l'altro invece è il simbolo della radioattività, con un teschio più inquietante di quanto dovrebbe essere in circostanze normali.

Credo sia la camera di Tyler. Dovrei dare un'occhiata?

Appoggio la mano sulla maniglia, dove resta sospesa, incerta.

Beh, in fondo non farmi i cazzi miei è il mio hobby preferito.

Entro velocemente, senza ripensamenti, come se qualcuno potesse scoprirmi.

La camera di Tyler è ordinatissima, non me lo sarei mai aspettata. Forse è solo grazie alle domestiche, però oggi non ce n'è traccia...

L'arredamento nella stanza di Tyler è diverso da quello che c'è nelle altre camere. Appesi al muro ci sono vari poster di football e anche una foto di una squadra del medesimo sport. Nella foto noto Tyler in mezzo ad altri ragazzi che fanno parte della squadra della scuola, i Jaguars.

Faccio scivolare lo sguardo su altri dettagli. Il letto ha un coprimaterasso rosso acceso, di fianco a questo, un comodino con quattro cassetti.

Forse dovrei uscire... so già cosa si trova qua dentro.

Apro il primo cassetto - giuro, è stata la mia mano, ha vita propria! -, dentro ci trovo altre foto. Queste sono più vecchie della precedente, più sgranate, scattate con una polaroid.

Le prendo in mano e le osservo, intrigata. Le immagini ritraggono due bambini dall'aria familiare.

Il primo, con un sorriso un po' sdentato, i capelli castani e gli occhi grigi; è sicuramente Tyler.
Avvolge con un braccio le spalle dell'altro bambino, i quali occhi di un blu acceso illuminano la fotografia.

Rimetto le foto apposto e infilo la mano in fondo al cassetto. Non so precisamente cosa stia cercando, ma tutti i miei campanelli d'allerta vanno in tilt quando con i polpastrelli avverto una consistenza plasticosa. Una bustina di polvere bianca.

La guardo, agitandola davanti ai miei occhi, osservando il modo con cui i minuscoli granelli si spargono all'interno del piccolo contenitore quando la schiaccio con il pollice.

Non giudicatemi, ma sto solo pensando che se provassi...

Cristo, ma che vado a pensare?

«Valery, sei qui?»

Sussulto per lo spavento e d'istinto getto la bustina dentro la tasca dei miei jeans.

Jane entra nella stanza.

«Che stai facendo?»

«Cercavo...» I miei occhi saettano da ogni parte, fin quando non si posano su un oggetto quasi nascosto ai piedi del comodino. Dello scotch.

Mi chino per prenderlo e mi rialzo. «Questo! Per legare Tyler.»

«Oh, ottimo. Vieni, andiamo a dirlo agli altri.»

La seguo, con il peso della droga nella mia tasca che mi stringe il petto. Con un dito, la faccio cadere giù, a terra, e con il piede la spingo sotto un mobile.

Non so neanche perché l'ho presa. Che diavolo stavo facendo? Volevo drogarmi?

Non posso diventare come mia madre cedendo a uno stupido momento di debolezza.

Cazzo, Valery, svegliati. Torna in te. Sei il piedistallo della tua famiglia. Forza.

Devo solo risolvere questa cosa e poi... sarò a casa. Sotto le coperte. A guardare i miei fratelli vampiri preferiti.

E anche se potrei non riuscire ad aiutare mia sorella... Oddio, Lana! Mi sono totalmente scordata di lei. In questo momento dovrebbe essere da Elle. Prendo il telefono per chiederle se è tutto apposto.

«Ragazzi, abbiamo lo scotch», annuncia Jane entrando nel salotto.

Tutti si girano verso di noi e porgo lo scotch a Matt, che inizia ad avvolgere Tyler.

«È incosciente da molto... Ma quanto l'hai colpito forte, Val?»

«Che importa.» Alzo le spalle. I ragazzi mi guardano stupiti e noto che manca Jake all'appello.

«Voglio dire... tanto sta respirando» E poi sarebbe un sollievo levarsi dalle palle uno stupratore.

Chase applica un po' di scotch anche sulla bocca di Tyler, nel caso che una volta sveglio si metta a urlare e svegli il padre.

A lavoro finito, fisso Tyler versione salame, poi mi ricordo dei cocci di vetro sparsi sul pavimento.
Prova schiacciante.

Li indico. «Dovremmo ripulire?»

«Chi cazzo se ne frega», risponde Chase.

«Se vogliamo che il Signor Brown pensi di aver sognato tutto, sì, dovremmo.»

Nick prende scopa e paletta e l'aiuto a raccogliere quei pezzettini.

D'un tratto dei lamenti ci distolgono da quello che stiamo facendo. Ci giriamo. È Tyler che si sta svegliando.

Andiamo verso di lui tutti tesi, non ho ancora neanche capito perché siamo qui, in realtà.

L'altezza di Chase è imponente su tutti noi, si china e sussurra: «Cerca di non urlare come una femminuccia», a Tyler, prima di strappargli senza ritegno lo scotch dalla bocca.

Il ragazzo, ancora bloccato alla sedia ringhia dal dolore, sforzandosi di non urlare, anche se sembra ancora stordito.

Nel frattempo, inizio ad avere dei potenti sensi di colpa. Cioè, ben gli sta, questo è il karma. Però... non riesco a vedere una persona ridotta in queste condizioni. Che soffre in questo modo.

Tutta questa situazione fa sembrare noi i cattivi.

Se qualcuno entrasse, proprio in questo momento, non accuserebbe di certo il diciassettenne legato e intontito, accerchiato da altre sei persone.

Matt sovrasta Tyler, che lo guarda impaurito non appena si avvicina ancora di più al suo viso. Mio fratello assume un'espressione spietata, che non gli ho mai vista in volto e inizia a fare delle domande alla sua "vittima".

«Scusate» borbotto, facendomi spazio tra Jane e Nick, per uscire sul portico.

Mi siedo su uno scalino, a prendere un po' d'aria.

Mi nascondo il viso tra le mani.

Io non sono così.
Io non rapisco la gente - a casa loro, poi. Credo proprio che la situazione mi stia sfuggendo di mano.

«Ehi.»

Alzo lo sguardo.

Nick esce dalla porta e si dirige verso di me con il volto dai tratti gentili, i caratteri intrisi di compassione.
Si siede accanto a me, mentre fa un tiro da una sigaretta. Me la offre.

Sto per rifiutare, ma qualcosa me lo impedisce e la prendo. Sarà lo stress.

«Ehi» mormoro, in risposta.

«Perché sei qui? Il divertimento è di là.»

«Io non mi diverto così...»

Gli ripasso la sigaretta gentilmente. Lui inchioda gli occhi nei miei, studiandomi, con uno sguardo comprensivo.

«Già, neanch'io.»

«Sembra che entrambi ci sentiamo un tantino fuori posto», sussurro.

Lui annuisce. «Non siamo noi il problema.»

Continuiamo a passarci la sigaretta rimanendo in silenzio e, stranamente, non è per nulla imbarazzante.

«Sai, pensavo fossi come loro», gli dico all'improvviso. Lui si gira a guardarmi con due piccoli occhi azzurri.

«"Come loro", chi?»

«Chase, o mio fratello. E invece tu sembri... più buono.»

Incateno le mie iridi alle sue e mi rendo conto che probabilmente Nick è il più ragionevole tra tutti noi. Una persona con la testa sulle spalle, ecco cosa serve a Matt e tutti gli altri scellerati. Dato che io, in questo periodo, non mi sento proprio in me.

Sorride con le labbra chiuse, pensieroso. «Me lo dicono spesso. Questa è la prima impressione di tutti su di me.»

Aggrotto le sopracciglia.

Prima impressione?

Quindi potrebbe non essere così?

Magari è stronzo come gli altri e io sono solo un'ingenua che tenta di trovare conforto in una persona che vede a lei simile.

«Ehi, voi due. Avete finito?»

Chase esce dalla porta richiamando il suo amico, con un'aria nervosa e infastidita.

«Perchè devi essere sempre così insopportabile?», domando.

«Magari perché ho a che fare con persone come te.»

«Allora la mia situazione non è di certo migliore», mi alzo.

Perché ci ha voluto interrompere in questo modo? È incomprensibile, perfino più di mia sorella, Cristo.

«Se non hai intenzione di continuare la scenata è meglio se te ne vai.»

«Qual è il tuo problema?» sbotto, con i nervi a fior di pelle.

«Sei tu il mio problema.»

Nick e io rimaniamo a bocca aperta.

«Come?» ripeto, annichilita.

«Vieni qui per farti i cazzi nostri e ti metti in bella vista davanti alla casa in cui abbiamo rapito un coglione dove tutti potrebbero vederti e chiamare la polizia. Tutte queste cose non ti riguardano, Blair», sbotta.

«Vi ho letteralmente aiutato prima, stronzo ingrato!»

«Dovresti andartene. Lo dico per te», continua.

Per me? Ma chi vuole prendere in giro?

«Per me? Ma se tu mi hai portata in mezzo al nulla a guardarti mentre pestavi un uomo!»

«Forse è meglio se...» Nick fa per andarsene dentro.

«No, resta», dico.

«Nick, va via.»

Io e Wheeler ci soffermiamo l'uno sull'altra con uno sguardo di puro odio. Ci fissiamo come per sfidarci, i nostri occhi ora in un duello a chi riuscirà a incenerire prima l'altro.

Nick non sa cosa fare, è palesemente in difficoltà per non sapere se ascoltare l'amico di una vita o una ragazza molto, molto incazzata.

«Entra. Ora», ordina Chase.
E Nick, ahimè, obbedisce.

Mi scappa una risata che esprime un misto tra l'amarezza e l'isteria e non raggiunge gli occhi.

«Bene, e ora cosa vuoi fare? Vuoi picchiarmi? Come hai fatto con quell'uomo?», allargo le braccia esasperata e le faccio ricadere lungo i fianchi.

«Picchiarti? Ma le senti le stronzate che spari, Blair?»

Si avvicina con due falcate, varcando la soglia del mio spazio personale. Alzo la testa per fissarlo negli occhi. Non li ho mai visti così scuri e profondi. Come due buchi neri che stanno per risucchiarmi.
Una vena del collo prende a pulsargli violentemente.

Il mio labbro inferiore inizia a tremare a causa della sua vicinanza, e anche del suo profumo e anche perché...

«Tu hai paura di me?», ghigna.

Non riesco a parlare, è come se avessi tanti spilli nella gola. Mi succede sempre quando sono tesa.

«No», sussurro a malapena.

Paura non è precisamente la sensazione che provo quando sto vicino a questo soggetto.
È più disgusto.

Mi prende le guance con una mano e le stringe leggermente, alzandomi il viso ancora di più. Mi accarezza leggermente il fianco con un dito. Mi immobilizzo, anche se la voglia di ucciderlo cresce sempre di più.

«Ora ascoltami bene», fiata.

Si avvicina, i nostri nasi per poco non si toccano. Il suo respiro è pesante. Voglio scansarmi, ma la presa si stringe ancora. Inizia a parlarmi con gli occhi che non si staccano un'istante dai miei.

«Voglio che tu sparisca dalla mia vita, anche se tuo fratello ne fa parte. Tutto quello che succede, che ci succede sono cazzi suoi, non tuoi», sussurra mantenendo lo sguardo fisso nel mio.

Giro il capo di lato, liberandomi dalla gabbia che le sue dita stavano diventando e indietreggio.

«D'accordo», asserisco.

«Bene.»

«Bene.»

Gli volto le spalle senza dire un'altra parola e cammino spedita lungo il vialetto.

Una macchina sfreccia lungo la strada e il suono della sirena della polizia si propaga per tutto il quartiere.

Sento dei passi pesanti e veloci dietro di me.

«Dove vai? Porca puttana, ma non l'hai sentita la polizia?»

Chase mi prende il braccio e mi fa voltare con forza. Prende a trascinarmi di nuovo all'interno della casa.

Mi prende in giro? Mi ha appena detto che devo sparire dalla sua vita. È lunatico, bipolare o ha solo il ciclo?

E sì, l'ho sentita la polizia e sapete? Non mi interessa. Voglio andarmene.

«A casa. Più precisamente fuori dalla tua vita, come hai espressamente richiesto. Con permesso.»

Mi scanso dalla sua presa e lui sembra confuso e incazzato allo stesso tempo.

Un urlo solca l'aria e ci spiazza.

Proviene da dentro la casa.
Io e Chase ci guardiamo straniti ed entriamo, dimenticando momentaneamente l'accaduto.

«Che è successo? Fate attenzione. La polizia è da queste parti...», li avverte Chase.

«Chi è stato a urlare?»

«Il signor Brown si è svegliato ed è uscito dalla stanza. Presi dal panico... l'abbiamo colpito di nuovo», spiega Matt.

Il mio sguardo scatta su Jane, che sembra sul punto di impazzire.

«Ragazzi, c'è della coca sotto questo mobile!», esclama Jake.

Quando il mio sguardo scatta su di lui, l'unica cosa che vedo è una bustina bianca che bianca tra due sue dita.














Spazio autrice

Questa è la fine di un capitolo abbastanza pazzerello e sfrantuma pazienza (gli altri non saranno da meno😽)

Comunque ho dovuto dividere il capitolo perché se no diventava troppo lungo, quindi credo che così sia meglio per tutti🕺🏾🕺🏾

Domanda del giorno:
•Jake avrà i suoi brownies?😰

Baci, Sophie💋

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