«Allora...» sbottai all'improvviso, attorcigliando un ricciolo rosso fra le dita, il gomito sul tavolo e la guancia accostata al palmo «Tu che ne pensi?».

Sebastian, seduto di fronte a me, alzò lo sguardo dal proprio piatto, ormai semivuoto per la terza volta e inarcò un sopracciglio, interrogativo, osservandomi attraverso le folte ciglia scure «Sai, Ro» borbottò, giocherellando con la forchetta in un lieve stridio «Non ho ancora imparato a leggerti nel pensiero, non ho la minima idea di cosa tu stia parlando».

Piuttosto ansiosa mi spinsi in avanti con il busto, non risparmiandogli un'occhiata truce «Del cane della vicina che mi ha urinato sulle scarpe nuove» scattai ironica, ottenendo uno sguardo divertito, purtroppo a Sebastian sembrava piacere particolarmente farmi dannare, girare attorno alle mie domande come un lupo gira attorno alle proprie prede, con passo sicuro e cadenzato «Secondo te di che sto parlando?».

Le labbra soffici del ragazzo si arricciarono in maniera alquanto mite «Non farti stressare eccessivamente dal problema, Rose» disse, tuttavia fin troppo serio, passando le dita fra i ciuffi scuri «Per me...» si bloccò per un attimo con il braccio a mezz'aria, la forchetta stretta tra le dita, come rivalutando le proprie successive parole «Voglio dire... per noi, Lupi Mannari, è un problema più grande di ciò che credi, per voi molto minore di quanto appaia».

Incrociai le braccia sul tavolo, avvertendo le ciocche rosse andare a sfiorarmi le spalle coperte dalla bianca maglietta di cotone «Sono morte delle persone» constatai, con tutta la veemenza che sarebbe stato possibile immettere in un sussurro «Come può essere un problema minore?».

Storse il naso in un gesto che sarebbe potuto risultare carino, se non fosse stato per la situazione e scosse la testa, quasi a cacciare via un pensiero «Le persone muoiono» affermò, scorsi nei suoi occhi crepe d'ombre più spesse del solito «Non è bello, ovviamente, né facile. Non dovrebbe essere morte prematura o assassinio» aggiunse, interpretando correttamente il mio disappunto «ma quando succede rimane solo una macchia di petrolio a sporcare i cuori delle persone, quanto più si è affezionati alla persona perduta tanto più la macchia è grande» si spostò sulla sedia di legno «A volte può diventare un buco nero, a volte può essere pulita, seppur mai del tutto».

Gettai un ricciolo dietro l'orecchio destro, sfiorando la tempia con i polpastrelli bianchi «Sì, ok» borbottai, scansando malamente il disagio che provavo ogni volta che mi sorgevano alla mente i volti caldi dei genitori di Sebastian che un secondo prima erano stati lì, poi erano partiti e mai più tornati «Ma questo cosa c'entra?» schizzai in piedi, misurando la cucina con passi svelti «Perché devi sempre parlare per indovinelli?».

Sulla bocca del ragazzo si impresse un sorriso amaro, quasi avessi fatto una macabra battuta, poi inumidì le labbra «Perché la mia vita è un indovinello e un azzardo» gettò lì, tirandosi su «ma, se proprio vuoi saperlo, quello che intendo dire è che una decina di persone in lutto potrebbero diventare l'ultimo dei nostri problemi, sarebbe egoistico pensarla diversamente, il buco nero potrebbe assorbire ogni cosa».

Per la prima volta dopo molto tempo mi parve di riuscire a comprenderci qualcosa, perciò decisi di esprimere i miei pensieri «Intendi tipo una strage?» esclamai, le pupille sgranate e il fiato mozzato nel petto, lo vidi spostare lievemente il capo in muto cenno di assenso «E non potevi dirmelo chiaro e tondo?» sbottai, portando le mani tra i capelli.

Sebastian parve decidere che darmi qualche secondo non sarebbe stato un sacrilegio, rimase in silenzio, seguendo con lo sguardo ferreo il percorso da me tracciato per la piccola stanza.

«Non avevate un patto sacro o qualcosa del genere?» Domandai, quasi disgustata da quanto quell'idea sembrasse suggerire la trama di un film mediocre «Vero?» sospirai, cercando di riempire d'ossigeno i polmoni «Non ci sarà una guerra tra razze per il dominio dell'umanità...» non posi quella frase come se fosse una domanda, non doveva e non poteva esserlo.

Sebastian osservò per un po' il mio profilo, come sorpreso dall'idea che mi era sorta alla mente poi scosse la testa, piuttosto perplesso «Direi che è molto più complicato di così, Katrina e Kelly si sono rintanate nella biblioteca, stanno impazzendo con le ricerche, potrebbe essere che...» si bloccò nuovamente, ingoiando ulteriori informazioni  «Comunque non preoccuparti» aggiunse «qualunque cosa stia succedendo, ai vampiri non conviene assolutamente iniziare una guerra».

Mi chiesi per un secondo se questo non avesse a che fare con l'orgoglio che nutriva verso la propria specie, ma quel pensiero affondò nell'aria rapido come da essa era stato trasportato, si era espresso come se quella fosse una certezza, anche un dato statistico «Perché?» Domandai.

Tentennò per qualche secondo e io lo osservai attentamente, piantandogli addosso i miei occhi salmastri, pronta a cogliere ogni esitazione attraverso le lunghe ciglia ramate, il suo volto si fece, se possibile, ancora più pallido.

Strizzò le palpebre un paio di volte e poi, come le stesse vomitando, gettò qualche parola fuori dalle labbra rosee «Mi hai chiesto se abbiamo una specie di patto sacro...» mi ricordò, annuii «Ebbene no, non un patto, per loro non ci sono vantaggi» mi osservò come se stesse figurando nella sua mente un altro luogo, un altro istante «la loro è una vera e propria maledizione».

Tracciai il suo volto stremato alla ricerca di qualche altra risposta, ma esso non me le fornì, così dovetti esprimermi ad alta voce «Che genere di maledizione? Come può essere sufficiente a non fargli cominciare una guerra, ma non sufficiente a salvare delle vite umane?» Domandai un poco scettica.

Sebastian posò la mano sul tavolo, il palmo bianco pressato sul legno ruvido dietro di sé e mi osservò accigliato, quasi l'avessi insultato sul personale, eravamo uno di fronte all'altra, vidi il colore pallido come il cielo d'inverno dei suoi occhi chiaramente come quasi mai accadeva, all'ombra delicata che le ciglia, filamenti d'inchiostro, gettavano sugli zigomi scolpiti.

«È sufficiente a fare entrambe le cose» affermò pacatamente «E' complicato da spiegare, ma stai certa che non accadrà più, l'uccisione di quei ragazzi è stata una mossa puramente tattica, ne sono certo, necessaria a mandare nel panico il branco» inalò brevemente un refolo d'aria «a farci dubitare, ma questo non accadrà finché avrò respiro».

Lo osservai accuratamente, schiusi le labbra, riflettendo attentamente sulle mie parole successive «Me lo prometti?» Domandai, incontrando il suo sguardo interrogativo «Puoi promettermi che nessun essere umano rischierà di venire ucciso?».

Un ricciolo corvino di Sebastian si sciolse lievemente sulla fronte, per poi riarriciarsi, quasi avesse volontà propria, il ragazzo serrò le labbra, poi respirò «Te lo prometto» rimarcò con voce tenue e roca «io e Ashley ci occuperemo del rischio».

Sorpresa espirai, quando il trillo del campanello mi riempì le orecchie ero sul punto di domandare della presenza di Ashley in quell'affermazione, sbocciò nella mia mente il ricordo della pronta reazione della ragazza, che pochi attimi prima era stata tanto spensierata, alla vista del sangue e in corrispondenza ad ogni risposta che avevo ricevuto quel giorno un altro quesito si fece forza fra i miei pensieri.

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𝔈 𝔞𝔡𝔢𝔰𝔰𝔬 𝔰𝔬𝔩𝔬 𝔪𝔢!
𝙱𝚞𝚘𝚗𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚘𝚘𝚘𝚘𝚘𝚘! 𝚄𝚗 𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝚖𝚘𝚕𝚝𝚘 𝚙𝚒𝚎𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝚜𝚘𝚛𝚙𝚛𝚎𝚜𝚎 𝚒𝚘 𝚍𝚒𝚛𝚎𝚒, 𝚕𝚊 𝚝𝚛𝚊𝚖𝚊 𝚜𝚒 𝚒𝚗𝚏𝚒𝚝𝚝𝚒𝚜𝚌𝚎 𝚎 𝙰𝚜𝚑𝚕𝚎𝚢 𝚜𝚒 𝚊𝚙𝚙𝚛𝚘𝚏𝚘𝚗𝚍𝚒𝚜𝚌𝚎, 𝚜𝚘𝚗𝚘 𝚏𝚒𝚎𝚛𝚊 𝚍𝚒 𝚖𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚎 𝚛𝚒𝚞𝚜𝚌𝚒𝚝𝚊 𝚊𝚍 𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚊𝚛𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚝𝚛𝚎 𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚒 𝚍𝚒 𝚏𝚒𝚕𝚊, 𝚖𝚊 𝚑𝚘 𝚝𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚍𝚊 𝚛𝚎𝚌𝚞𝚙𝚎𝚛𝚊𝚛𝚎. 𝚀𝚞𝚊𝚕𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚘𝚜𝚙𝚎𝚝𝚝𝚘? 𝚀𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚂𝚎𝚋𝚊𝚜𝚝𝚒𝚊𝚗 𝚎̀ 𝚜𝚝𝚊𝚝𝚘 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚍𝚒 𝚏𝚛𝚊𝚜𝚒 𝚖𝚘𝚣𝚣𝚊𝚝𝚎... 𝚊𝚑𝚊𝚑𝚊𝚑, 𝚜𝚘𝚛𝚛𝚢.