13 - ɕнαяℓσттє

<< Sbrigati Tillie! >> dissi a mia sorella davanti alla porta della sua camera.

<< Arrivo, arrivo. >> mi rispose lei.

Erano le 16:30 e io e Tillie volevamo andare al nuovo skatepark che avevano costruito vicino al parco, ma dovevamo uscire prima che Elsie tornasse a casa. Ultimamente era diventata molto protettiva nei confronti miei e dei miei fratelli minori; come se sentisse il bisogno di farci da mamma. Un rimpiazzo era l'ultima cosa di cui avevo bisogno in quel momento. Volevo solo uscire e andare sullo skateboard per allontanarmi anche solo temporaneamente da tutto quel casino.

Bussai altre due volte per far intendere a Tillie di sbrigarsi. Era tipico suo, le volevo bene ma a volte era davvero troppo pigra e lenta.

<< Eccomi. >> disse Tillie aprendo la porta di getto, trascinandosi accanto il suo monopattino viola.

Ci mettemmo lo skateboard e il monopattino sotto braccio e scendemmo le scale il meno rumorosamente possibile.
Stavamo per arrivare alla porta d'ingresso, convinte di essere riuscite nell'intento di non farci notare, quando sentimmo una voce alle nostre spalle:
<< Dove pensate di andare voi due? >>

Ci voltammo e ci ritrovammo Elsie davanti a noi con le braccia incrociate.
Sospirai.
<< Stiamo andando al nuovo skatepark vicino al parco. Possiamo andarci? >>

Ormai parlare con lei era come parlare con mia madre.
Elsie ci squadrò e poi sciolse le braccia.

<< Va bene ma dovete tornare per le 19:00. >>

<< Affare fatto. >> dissi velocemente aprendo la porta e trascinando fuori Tillie prendendola per una manica.

Appena mi richiusi la porta alle spalle, feci un sospiro di sollievo. Ero finalmente libera.

Io e Tillie eravamo molto legate. Da piccole eravamo sempre insieme; lei si era appassionata al monopattino poco dopo la nascita della mia passione per lo skateboard, quindi abbiamo cominciato insieme ad andare agli skatepark e imparare da autodidatte.

Arrivate al parco mi precipitai subito sulla rampa più alta, mentre Tillie andò nella pool accanto.

Mi avvicinai al bordo con lo skate facendo leva sulla parte posteriore per prepararmi a partire con un ollie.
Assaporai per qualche secondo il momento. Non c'era nessuno; solo io e mia sorella; la rampa era tutta per me.
Mi strinsi le trecce per evitare che si sciogliessero e mi lasciai cadere.
Adoravo quella sensazione: sentirsi un tutt'uno con lo skate, sferzare l'aria come se stessi volando. Mi faceva sentire libera, senza preoccupazioni.
Non feci neanche in tempo a fare due 360 flip che sentii Tillie gridare.
Mi fermai in cima alla rampa e guardai in basso nella pool per cercare mia sorella.
Era seduta sul bordo e si stava coprendo il ginocchio con una mano; davanti a lei c'erano tre ragazzi all'incirca della mia età; uno aveva il monopattino di Tillie in mano.
Sentii la rabbia salire fino alle guance.
Mi avvicinai.
Notai che Tillie stava piangendo e che aveva il ginocchio sbucciato. La rabbia aumentò. Nessuno poteva fare del male a mia sorella.

<< È inutile che piangi, mocciosetta, ti avevo avvertita. >> stava dicendo il ragazzo con in mano il monopattino.

<< Che cazzo succede qui? >> chiesi io cercando di trattenermi dal tirargli lo skate in faccia.

<< Sparisci, ragazzina, non sono affari tuoi. >> mi disse il ragazzo scacciandomi con un gesto della mano.

<< Non prendo ordini da nessuno, e non me ne vado fin quando non restituisci il monopattino a mia sorella. >> dissi stringendo il pugno.

<< Questo è il nostro territorio. Avevo avvertito la tua cara sorellina di sloggiare ma non mi ha ascoltato. Se l'è cercato. >>

Aveva superato il limite. Tillie mi lanciò uno sguardo allarmato. Sapeva che avevo problemi a gestire la rabbia.
Quando ero piccola non avevo filtri e passavo molto velocemente dalle parole alle mani.
I miei genitori mi avevano insegnato un modo per controllarmi: presi dei respiri profondi e contai per tre secondi.
Milleuno... milledue... milletre...
Guardai il ragazzino negli occhi.

<< Senti, ti conviene ridarmi il monopattino prima che ti lanci lo skate in mezzo agli occhi. >>

Lui mi squadrò da testa a piedi fin quando i suoi occhi non si bloccarono sullo skate che avevo sottobraccio.

<< Sei una skater, hm? Molto bene. Ti propongo una sfida; se mi batti ad una gara ad ostacoli in skate restituisco il monopattino e potrete tornare qui, se vinco io mi tengo il monopattino e non potrete più mettere piede in questo skatepark. Accetti? >>

Lo guardai per qualche secondo. Notai che gli altri due ragazzi alle sue spalle avevano sottobraccio degli skate da professionisti. Di sicuro quel ragazzino era molto bravo, ma non me ne sarei mai andata via con la coda tra le gambe e lasciargliela passare liscia.

<< Ci sto. >>

Le sue labbra si curvarono in un sorrisetto compiaciuto.

<< Le regole sono semplici, >> cominciò a spiegare estraendo dalla tasca dei jeans una bandana rossa e dirigendosi verso la rampa vicino all'entrata.
<< si parte da qui. Ognuno prende un capo della bandana; bisogna percorrere tutto il parco e perde chi la lascia per primo. Niente mosse strane, puoi cercare di farmi mollare la presa solo con le tue skill da skater. Tutto chiaro? >>

Buttai uno sguardo a Tillie che era vicino alla rete, che delimitava il confine dello skatepark, insieme agli altri due ragazzi. Sembrava più intimorita di me. Cercai di rassicurarla con lo sguardo. Andare allo skatepark insieme era una delle poche cose belle che ci erano rimaste; non avrei permesso a nessuno di toglierci anche quello.

<< Cominciamo. >> dissi con l'adrenalina che cominciava a salire.

Ci mettemmo entrambi in posizione di partenza. Il ragazzo mi porse la bandana e io la afferrai saldamente. Sentivo lui che tirava l'altro capo.
Uno degli altri ragazzi andò vicino a noi e fece il conto alla rovescia. Appena arrivò al "via" ci lasciammo cadere e partimmo.
Lui era più veloce di me ma io recuperai. Cercai di sfilargli la bandana dalla mano saltando e facendo scivolare la parte centrale dello skate sulla ringhiera poco più avanti, ma lui mi si avvicinò per afferrare bene il suo capo.
Mi serviva una mossa più veloce e imprevedibile per vincere.
All'improvviso il ragazzo cambiò il suo senso di marcia e ripartì veloce nella direzione opposta. Per poco non persi la presa.
La mia mano stava cominciando a sudare.
Dovevo pensare in fretta.
L'occhio cadde su una rampa poco distante.
Pensai subito ad una manovra che potevo fare. Era complicata. Dovevo rischiare.
Misi un piede indietro sulla coda dello skate. Feci leva per deviare leggermente e dirigermi verso la rampa. Afferrai saldamente la bandana. Capii che avevo preso alla sprovvista il ragazzo quando sentii sua la presa allentarsi.
Recuperò e mi raggiunse.
Mi diedi la spinta con il piede e mi lanciai verso la rampa abbassandomi per aumentare la velocità. Arrivata alla fine della rampa saltai e invece di fare un giro e riatterrare sulla rampa, come lui pensava che facessi, saltai oltre il bordo della rampa e riatterrai due metri più in basso. Ripresi fiato e guardai la bandana, improvvisamente molto più leggera di prima; il ragazzo aveva mollato la presa.
Mi avvicinai alla rampa e lo vidi a terra con il fiatone. Notai che aveva un taglio sul ginocchio; probabilmente era atterrato male perché l'avevo preso alla sprovvista.
Gli altri due ragazzi lo raggiunsero subito per soccorrerlo. Tillie era dietro di loro.

<< Piccola mocciosa, come ti sei permessa... >> cominciò ad urlarmi contro uno dei ragazzi quando quello a terra sollevò una mano per bloccarlo.

<< Sei brava. >> disse lui rialzandosi da terra.
<< Non me l'aspettavo. Io mi chiamo Cole. >>
Mi porse la mano sorridendo leggermente.
Io la strinsi.

<< Io sono Charlotte, ma puoi chiamarmi Charlie. >>

<< Sei autodidatta o hai un istruttore? >>

<< Restituisci il monopattino a mia sorella e poi te lo dico. >>

Cole fece un cenno ad uno dei ragazzi alle sue spalle, quest'ultimo prese il monopattino e lo porse a Tillie con dei modi non tanto gentili.
Stavo per dirgli qualcosa quando Cole mi prese per un braccio e mi fece voltare.

<< Sei brava ma devi ancora migliorare. >> cominciò a dirmi Cole mettendomi un braccio intorno alle spalle.
Stranamente stava cominciando a piacermi quella sensazione. Avevo trovato qualcuno al mio livello con cui condividere la mia passione. Non ero più incompresa.
Forse le mie giornate potevano migliorare.

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