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-Su, forza, muovetevi, muovetevi signore!-
Le piccole palline di cenere, ordinate in una fila simmetrica, portavano al signor Kamaji, loro padrone da mille anni, nuove petite di carbone.
Il vecchio ragno, affacendato nella sua occupazione, osservava il suo piccolo studio. Era accogliente e ogni cosa era immersa nel rassicurante calore che emanava la fornace. Veniva chiamato L'uomo della fornace. Era un soprannome adatto al suo rango, ovviamente.
Ma era falso. Come il suo nome. Come tutti i nomi che la strega affibiava ad ogni essere vivente che assumeva alle terme. A differenza di Haku, Kamaji non avvertiva quella opprimente nostalgia per il suo passato.
Aveva una certa allegria, la quale lo sosteneva nel suo faticoso lavoro. Essa era pregna di risate bonarie, finte arrabbiature e battute sagaci, provenienti dalla terra d'origine dell'anziano ragno.
Oh sì, Kamaji era come la sua fornace. Pieno di vita. Le fiamme che lambivano la sua postazione di lavoro ricordavano i suoi slanci, le sue paure, il suo affetto per tutti quelli che conosceva.
I fuochi erano frammenti della vita. Frammenti amari, frammenti dolci, frammenti tristi, frammenti lieti. Forse Yubaba aveva fatto bene ad assegnarlo alla stufa della struttura.
Ad un tratto la porta si aprì, cigolando. La schiena curva della creatura sussultò. Le sue multipli braccia smisero di armeggiare con la leva del macchinario, come se fossero state colte da un malore.
Non doveva avere paura. Forse Rin era venuta per ascoltare le sue istruzioni. Rin era la ragazza a cui, segretamente, riservava un affetto paterno. Le piaceva molto. Allegra, maliziosa, sarcastica e capace di dire quello che pensava.
Era una vera donna. Tutte le altre fanciulle che lavoravano alle terme erano tutte così remissive, silenziose e accondiscendenti. Non era colpa loro se erano così. La vecchia le comandava a bacchetta da anni per mezzo del denaro e dell'isteria.
Le creature che risiedevano in quel posto erano state completamente stravolte, tranne lui e Rin. In quel momento il ragno si chiese come mai fosse rimasto energico e protettivo.
Che fosse immune a certe cose? Kamaji, pensando a ciò, ridacchiò.
-Signore.....-
Una voce rotta dalla prigionia, seppur innocente, deformò l'atmosfera allegra che l'uomo della fornace aveva creato con le sue stesse unghie. Haku entrò silenziosamente nella stanza. Era più pallido e fragile che mai. Gli occhi verde scuro erano dipinti di rosso per le lacrime.
-Ragazzo mio, sei venuto a trovarmi, eh?- chiese il ragno a disagio. Lo faceva stare male vedere come il discepolo della sua padrona stesse invecchiando così prematuramente.
Era solo un ragazzo, non poteva essere dilaniato da tutto quel disagio interiore. Era inutile che si mostrasse austero e risoluto. Non avrebbe nascosto molto.
Il pallore del ragazzo testimoniava la malinconia dolorosa di quest'ultimo.
Il ragazzo-drago sorrise lievemente. Kamaji era l'unico di cui si potesse fidare. Non osava parlare con nessuno. Le rane erano troppo pettegole e le ragazze erano interessate ai suoi modi e al suo aspetto.
Tutti i giorni udiva echeggiare le risatine femminili rivolte a lui soltanto. Era stanco di ciò. Come potevano le persone volere bene ad un amico solo per la sua bellezza o per la sua potenza?
Kamaji, quella specie di "nonno" era diverso. Lo trattava come un ragazzo e aveva paura per lui. Gli voleva bene per davvero. Questa era l'unica cosa gratificante di quella sua vita da adepto sottomesso.
-Ascolti, signore. Ho delle cose molto importanti da dirle.- mormorò, incerto. Lo spirito-ragno sorrise sotto i baffi scuri e spessi.
Finalmente il suo "nipote" si confidava con lui. Con tutti i loro impegni non si incontravano spesso, ma quella sera era una delle poche opportunità per stare insieme. Voleva sfruttare quel giorno al massimo.
-Dimmi tutto, caro.- lo incitò l'uomo. L'ex fiume(Haku) inspirò l'aria intrisa di carbone, fuoco e polvere. Tre elementi che appartenevano alle persone che in passato aveva voluto conoscere.
-Vorrei raccontare la mia storia. So che sarà strano, ma sento che ricordo ancora qualcosa della mia vita precedente. Kamaji, ascolta, tu sei un grande amico per me, il mio unico amico. Quindi, perfavore, ascolta quello che ti sto per dire.-
Il ragno, incuriosito, osservò il suo giovanissimo interlocutore. Quella freddezza incastonata nella sua persona, quella autorevolezza, rendevano più maturo e misterioso il suo piccolo confidente.
-Va tranquillo, caro. Sono tutto a orecchi.-
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