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Il cellulare, che era poggiato sul comodino, vibrò segnando sullo schermo il nome di Connor. Lo afferrai, rispondendo e tenendolo tra la spalla e l'orecchio.
-hey- misi le ultime cose in borsa, chiudendo poi la porta di casa alle mie spalle.
-hey, sono giù.-
-Sì, sto scendendo.-
-Ti aspetto.-
Chiusi la telefonata, entrando nell'ascensore e cliccando il bottone che mi avrebbe portata a piano terra.
Una volta uscita dal palazzo, notai Connor poggiato alla sua macchina con le mani inserite nelle tasche dei pantaloni eleganti.
Gli andai incontro, rivolgendogli un sorriso e lo abbracciai forte.
«Andiamo dai, gli altri saranno già arrivati al locale!» gli dissi, entrando in macchina e spingendolo a fare lo stesso.
«Cos'hai?» mi accigliai, voltandomi verso di lui quando notai che c'era qualcosa di strano in lui.
Non era sorridente come sempre e lo vedevo piuttosto taciturno.
Alzò le spalle, poggiando entrambe le mani sul volante, «Domani mi vedo con Kimberly, ma non so bene come io mi senta riguardo a questa cosa.» Mi guardò.
«Hey» poggiai una mano sul suo braccio, accarezzandogli il bicipite con il pollice, «magari andrà bene e ti piacerà stare in sua compagnia, e poi non è detto che debba per forza nascere qualcosa tra di voi.»
Sospirò, distogliendo lo sguardo dal mio per guardare dritto davanti a sé.
«Sii te stesso, Con, e non lasciare che gli altri ti dicano cosa fare. Okay?» Dissi, girandogli il volto per riportare i suoi occhi color ghiaccio nei miei.
Annuì per poi avvolgere le braccia attorno al mio busto.
—
Dopo aver superato delle lunghe file di traffico, arrivammo finalmente al locale in cui passavamo la maggior parte delle nostre serate con i nostri amici.
Li notammo subito perché appena ci videro entrare sventolarono tutti le mani in aria.
Corsi loro incontro e li abbracciai tutti uno ad uno con un grande sorriso sulle labbra.
L'ultimo a ricevere il mio abbraccio fu Danny che non perse l'occasione per chiedermi cosa ci fosse tra me e Connor.
Roteai gli occhi, scoppiando a ridere.
«Danny, lo vuoi capire o no che Connor si stava prendendo gioco di te perché eri ubriaco?» gli chiesi divertita, scuotendo la testa.
«Cosa?» urlò incredulo, «come hai potuto fare questo al tuo amico del cuore, Connor?» disse poggiandosi una mano sul petto, fingendosi offeso.
Connor rise, «scusami amico!» lo tirò verso di sé, abbracciandolo.
Ci sistemammo tutti ad un tavolo, ragazze da una parte e ragazzi dall'altra. Ognuna aveva il proprio ragazzo davanti, quindi io avevo Connor davanti, essendo gli unici single.
«Suppongo che stasera faremo finta di essere una coppia per non sembrare più disperati di quanto lo siamo già.» Lo guardai ridendo.
«Esatto...Amore.» Si morse il labbro inferiore per trattenere una risata, guardandomi negli occhi.
Gli rivolsi il dito medio, spostando lo sguardo da lui al cameriere che si era appena avvicinato al tavolo per prendere le ordinazioni dei drink.
«uhmm per me un blue lagoon, grazie.» Gli sorrisi, riportando lo sguardo su Connor, il quale mi stava ancora fissando.
«Per me invece Bloody Mary, grazie.» Disse lui, senza togliermi gli occhi di dosso.
Aspettai che il cameriere se ne andasse per poi riprendere a parlare con Connor.
«Bloody Mary uh? Quindi vuol dire che vuoi farmi giustiziare?» Feci riferimento a Maria I Tudor, sapendo che mi avrebbe capito al volo perché entrambi amavamo la storia inglese.
«Cretina.» Scosse la testa ridendo.
Passammo la sera a bere, chiacchierare e scherzare tutti insieme. Eravamo tutti un pò brilli, o almeno, io lo ero. Infatti appena partì 'X' di J Balvin, mi alzai dal mio posto e mi diressi in pista, iniziando a ballare con le ragazze.
«Ti sta fissando.» mi disse Meredith alzando un po' la voce, in modo da sovrastare la musica.
«Chi?»
Mi indicò, con un cenno del capo, la persona di cui stava parlando «Connor.»
Alzai le spalle, tornando a guardarla «Lo fa sempre, probabilmente per assicurarsi che non faccia cazzate.»
Meredith stava per contestare ma fu interrotta da un ragazzo che si avvicinò a noi, chiedendomi di ballare con lui. Era alto, pelle ambrata, occhi scuri e capelli neri. Era un tipo abbastanza intrigante.
«Il tuo ragazzo non è geloso che tu sei qui con me, invece che con lui?» mi disse, alzando la voce, cercando di sovrastare la musica.
«Oh no, lui non è il mio ragazzo.» gli sorrisi, sorseggiando un altro drink, mentre ballavo con lui.
Ormai ero talmente ubriaca da non accorgermi che Connor ci aveva raggiunti e che mi aveva afferrato delicatamente il braccio, facendomi voltare verso di lui. Non mi ero neanche resa conto di quanto fossimo vicini. Il petto era praticamente premuto contro il mio, i nostri nasi si sfioravano, le nostre fronti erano una contro l'altra.
«Sei proprio una cattiva finta fidanzata, sai?» rise, poggiando le mani sui miei fianchi, mentre ballavamo insieme a ritmo di musica.
«Sì, lo so.» risi a sua volta, scuotendo la testa.
Spostò la fronte dalla mia, chinandosi per sussurrarmi qualcosa all' orecchio.
Fummo interrotti però da Colton che arrivò da noi saltellando e ci allontanò.
«Heyyyyyyy» quasi ci urlò nelle orecchie, «dobbiamo andare, si sta facendo tardi e domani abbiamo tutti da fare!»
Sbuffai, mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.
«Okay!»
«Sei sempre il solito impiccione.» Sentii in lontananza Connor, riferendosi a Colton.
—
Connor mi riaccompagnò a casa ma quando parcheggiò fuori casa mia, mi voltai verso di lui.
«Sali? Ti prego, non voglio stare da sola. Da quando le ragazze si sono fidanzate non ho più nessuno che mi fa compagnia durante la notte da sbronza.» Unii le mani in segno di preghiera, mettendo il broncio.
«Si, tranquilla. Sai che per te ci sono sempre.» Mi sorrise.
Sorrisi a sua volta e mi sporsi ad abbracciarlo. Uscì poi dalla macchina, per dirigermi in casa.
Una volta entrata in camera mia, mi tolsi i tacchi, gettandoli da qualche parte nella stanza e mi buttai sul letto, seguita da Connor.
«Ti rendi conto di quanto schifo hai fatto stasera? Hai bevuto più di tutti!» rise, colpendomi la faccia con un cuscino.
«mhhh me lo meritavo.» Gli rilanciai il cuscino cercando di colpirlo, ma fallii miseramente.
«E per quale motivo? Sentiamo.»
Mi sistemai a pancia in giù e mi tenni su per i gomiti, guardandolo.
«Beh perché è stato il primo giorno di lavoro, senza i nostri padri e... anche perché ti sopporto tutto il giorno!»
«Ah ma davvero?» mi colpì nuovamente con un cuscino.
Scoppiai a ridere, cercando di ripararmi dai suoi colpi.
«Scherzavo scherzavo!» Urlai ridendo.
«Shhhhh!» rise coprendomi la bocca con una mano, mentre con l'altra si portava l'indice alle labbra rosee, intimandomi di far silenzio, «è tardi.» sussurrò.
«Scusa, hai ragione!» Sussurrai a sua volta.
Mi alzai dal letto, prendendo il pigiama dall'armadio e andai in bagno per cambiarmi.
Quando tornai in camera, Connor si era già messo a letto, sotto le coperte.
Mi infilai anch'io sotto di esse, cercando di fare piano per non svegliarlo.
Si voltò verso di me e notai che aveva gli occhi aperti.
«Scusami» mi affrettai a dire, mordendomi il labbro, «dormivi?» Poggiai la testa sul cuscino.
«No, tranquilla, non dormivo.» Mi sorrise.
«Direi che ci conviene dormire, altrimenti neanche i bombardamenti riescono a svegliarci tra un paio d'ore.» Mi portai una mano alla bocca, sbadigliando.
«Concordo.» Annuì.
«Buonanotte Connor.» Dissi, chiudendo gli occhi e addormentarmi lentamente.
«Buonanotte Meg.»
—
La mattina seguente mi svegliai con un mal di testa lancinante. Mi portai una mano al lato della testa, mettendomi a sedere.
Mi voltai e al mio fianco ci trovai Connor, in boxer.
Sgranai gli occhi.
Cosa diavolo era successo la sera prima? Ricordavo poco e niente.
«Maledetta me ed il mio modo di divertirmi!» mormorai sbuffando.
Poggiai una mano sulla spalla di Connor e lo scossi un po' per svegliarlo.
«Conn, svegliati.» Sussurrai.
Si lamentò per un paio di minuti ma poi i suoi occhi color ghiaccio si aprirono, rivolgendomi uno sguardo assonnato.
«Hey, buongiorno» disse con voce rauca, «perché hai quella faccia?»
«Non è successo niente, vero?»
Ci mise un po' a capire ma poi scosse la testa, «no, tranquilla.»
«Oh grazie al cielo!» Tirai un sospiro di sollievo, «ero già morta dalla vergogna.»
«Non devi vergognarti, baby, sono un figo da paura.» mi voltai verso di lui, il quale stava trattenendo una risata.
«Sì, anche un demente appena sveglio però.» Scossi la testa, alzandomi dal letto.
Raccolsi dalla sedia in stanza il vestito che avevo indossato la sera prima. Notai però qualcosa di strano, alla base delle bretelle che poggiavano sulla schiena, c'era legato un piccolo pezzo di carta.
«E questo cos'è?» aggrottai la fronte.
«Cosa?» Connor mi raggiunse, restando dietro di me.
Non sapevo cosa ci potesse essere scritto.
———
Salve!
Sono le 01:36 a.m e ho appena finito di scrivere questo capitolo. Non so perché ma l'ispirazione mi viene sempre di sera ahahah.
Cosa ne pensate di questo capitolo?
Sono curiosa di sapere i vostri pareri!
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