𝐀𝐤𝐚𝐚𝐬𝐡𝐢 𝐊𝐞𝐢𝐣𝐢 - 𝒍𝒂 𝒔𝒖𝒂 𝒏𝒂𝒕𝒖𝒓𝒂
Wizards¡AU
Keiji era un uomo egoista.
«Stai facendo il muso».
Ma ogni tanto, a sua volta sapeva esserlo anche [y/n].
Non si era girata per guardarlo, rifiutandosi di accettare anche solo l'esistenza dell'irritabilmente fin troppo ammaliante voce dello stregone. Sapeva che era poco dietro di lei, se ne rendeva conto, ed era completamente concentrata nel fissare ben più che intensamente lo spettacolo che il cielo aveva da offrire quel giorno, cercando di ignorare l'uomo che le stava osservando cautamente la schiena e allo stesso tempo anche la sua stretta fin troppo forte sulle sue stesse gambe.
Invece di cercare il dialogo com'era sua solito fare, si era messa lì, sull'erba fuori dal grande palazzo in cui abitavano — che stava insieme grazie a tante preghiere e una buona tonnellata di magia —, con le ginocchia al petto, aspettandosi delle scuse che sapeva di non meritarsi del tutto.
Era arrabbiata con lui, anche se testardamente si rifiutava di dire il perché e lui in fondo non aveva tutta quella gran colpa.
«Non è vero» ribatté [y/n], con voce bassa per non disturbare la scesa del sole oltre le colline davanti a lei. La luce dorata stava accarezzando ogni angolo del prato per l'ultima volta, dando un gentile saluto prima di decidersi a far spazio alla luna cedendole il turno per la notte. Lei stessa era coperta di oro colato dal cielo, che le si infilava sotto le scarpe e tra le ciglia. Forse, era uno spreco rimanere arrabbiata davanti ad uno spettacolo del genere. Il sole non si meritava di vedere come suo ultimo ricordo prima di sparire il suo viso contorto dall'irritazione. «Mi sto godendo il panorama».
«Solo quello, mh?».
A quel suo tono accusatorio le dita della giovane si strinsero ancora più crudelmente contro la sua stessa pelle, in un impeto d'ira. Il sole poi si incurvò contro il cielo, tirando le nuvole verso il basso come per aggrapparsi disperato al suo ultimo momento di libertà, e con un sospiro riprese il controllo di sé, allentando la presa sulle sue ginocchia, poggiandoci il mento sopra.
Si era allontanata due minuti e mezzo contanti, e lui le era dovuto venire dietro. Si chiedeva, perché darle il tormento? Era come avere un cucciolo di cane, o anche di umano, correrle dietro appena sentiva sparire la sua presenza dal suo fianco.
Era una cosa che anche se al momento le stava facendo saltare un paio di nervi, solitamente sotto sotto amava. Eppure per quanto avrebbe solamente voluto lasciar perdere tutto e sdraiarsi sul prato, invitandolo a fare lo stesso, non l'avrebbe lasciato vincere cedendo così facilmente. Per quanto il suo comportamento dimostrasse innocenza, sapeva bene come pure lui stesso che era tutta apparenza per farle mollare la presa. Ma lei, per quanto lui sembrasse non rendersene conto, era stata ferita.
Keiji era un uomo infantile.
«Sembrerebbe. Non capisco, però, perché tu abbia quel tono dubbioso addosso» disse [y/n] a denti stretti, mentre la risata dello stregone le riempiva le orecchie e tutti gli spazi che li separavano: era leggera, senza pensieri, come se nemmeno si rendesse conto del perché stesse ridendo.
Odiava come le suscitasse solo complicità in quel momento.
Un fruscio dietro di lei la mise in allerta. Aveva smesso di rimanere in piedi come uno stoccafisso alle sue spalle e finalmente si era deciso a muoversi, per poi inginocchiarsi esattamente contro la sua schiena. Non la stava toccando, sapeva perfettamente che se l'avesse fatto lasciandosi prendere dalla bruschezza la cosa gli si sarebbe ritorta contro nei peggiori dei modi.
Lo sapeva bene che con lei bisognava andarci piano, come con una pistola col grilletto facile.
Keiji era un uomo scaltro.
«Tyto» la voce bassa di Keiji le arrivò dritta all'orecchio, quel suo fastidioso nomignolo che sembrava come una costante nel suo dannatissimo vocabolario. Nonostante non la stesse sfiorando, l'effetto fu pure più distruttivo. «Se non mi dici che cos'hai non posso sistemarlo».
Era così stupidamente imbarazzante come fosse facile farla parlare per lui. Avrebbe dovuto essere arrabbiata, furente, incazzata nera, ma ora Mr. Splendore era arrivato dall'alto del suo piedistallo e l'aveva quasi istantaneamente trasformata di nuovo nella sua bambolina di pezza.
«Ti ho già detto di non chiamarmi così» bofonchiò [y/n], le labbra premute tentando disperatamente di non cedere alle parole di miele che stavano scivolando fuori così facilmente dalla bocca dello stregone dietro di lei.
Sentì le punte delle sue dita sfiorarle gli avambracci scoperti, percorrendo la loro linea, andandole ad accarezzare lo scheletro delle mani.
Keiji era un uomo seduttore.
«Tesoro» la chiamò, il fantasma delle sue labbra pallide erano a un millimetro dal premere contro il retro del collo della ragazza. «Niente mi renderebbe più felice ora che risolvere ogni tuo problema, se non forse, se tu mi dessi il permesso, poterti toccare».
[y/n] sbuffò, per nulla sorpresa dalla sua proposta tantomeno dalla sua stessa voglia di accontentarla. «Mi sembra che tu lo stia già facendo».
«Non riesco a sentire nulla di te» ribatté prontamente lo stregone, lasciandosi scappare un sorriso. «Non sento la tua pelle, né il tuo calore, neppure il tuo battito cardiaco».
«Sono sicura che la tua nuova cliente sarebbe più che felice di farti sentire il suo, perché non glielo chiedi? Difficilmente ti risponderebbe di no».
«Oh, è per questo che mi stai trattando con freddezza?» le labbra di Keiji trovarono facilmente la guancia della [h/c], premendo qualche bacio su di essa, lasciandola più rubea di prima. «Ho lasciato l'onore di occuparsi di lei a Bokuto, credo se la caverà meglio di me. Onestamente, pensavo avessimo superato questa parte della nostra relazione».
«Smettila, è umiliante» sbottò [y/n], anche se sentiva la forza per scostarsi da lui venire meno, trovando ancora più umiliante come non riuscisse a stargli lontano. «È entrata esigendo di parlare con te in persona, una contadina, lanciando me e Kotaro lì come dei carciofi, e come ti guardava, tu non l'hai vista. Non mi ha nemmeno messo in conto, se non per lanciarmi qualche sguardo sufficiente, come se quella senza la terza elementare fossi io e non lei. Mi sono sentita offesa nella mia stessa casa e a te nemmeno è interessato».
«Posso lanciarle una maledizione, se ti farà sentire meglio» le propose lo stregone, baciandole con delicatezza la linea della mascella, come se invece di una vita spezzata le avesse proposto qualche fragola. I suoi occhi blu la incontrarono, scintillando pericolosamente. «Farei di tutto per te, Tyto. Sono il tuo schiavo».
«Non voglio tu la uccida, anche se è una che probabilmente causa solo casini» le labbra di [y/n] si arricciarono, mentre quelle del corvino le baciavano riverenti il retro della mano, poi il palmo e le dita, impalpabile come le ali di una farfalla. «Non è di lei che mi importa, solo che era così—».
«Non dirmelo, non voglio sapere il suo aspetto» la interruppe lo stregone, facendo scivolare le braccia intorno ai suoi fianchi, in modo che fosse completamente avvolto intorno a lei per non farla scappare nel caso avesse detto qualcosa di sbagliato. «Non me lo ricordo nemmeno più, il suo viso è scomparso dalla mia memoria, e ci terrei le cose rimanessero così».
«Ma era così bello—».
«Meglio per Bokuto, allora».
Keiji era un uomo sensibile.
«Ti prego, Tyto» le mormorò, il corpo contro il suo, poggiando finalmente le labbra sulle sue, trendole fuori un sospiro poco meno che sognante, con tono quasi lagnoso. «Non mi interessa com'è il suo viso, né il suo corpo, la voce o anche il carattere e le abilità. Voglio che sia tu l'unica persona ad avere il permesso e il diritto per usarmi, e buttarmi via se poi lo vorrai. Te ne sei andata per pochi minuti ed ho sentito il mio cuore prosciugarsi, e non solo perché ce l'hai tu qui» indicò il piccolo ciondolo che [y/n] aveva al collo, dov'era effettivamente costudita la vita dell'uomo. Sembrava disperato per lei di capire quanto fosse serio. «Se vuoi buttalo nel fiume ora, lasciami affogare, piuttosto questo che vivere sapendo di averti spezzato il cuore».
«Keiji» i suoi occhi si fecero improvvisamente dolci, accogliendo la mano del corvino tra le sue, premendo prima un bacio tra le sue dita, e poi un altro sui palmi. Vide le guance dello stregone arrossarsi, mentre le labbra si dischiudevano in un'espressione totalmente presa da qualunque cosa stesse per scivolare dalla bocca della sua amata. «Non c'è bisogno di un gesto simile. Se tu morissi, soprattutto per mano mia, credo che non passerebbe tanto tempo prima che io ti raggiunga. Tu e Kotaro siete tutto quello che ho, senza contare il castello. Tu soprattutto, sei tutto quello che mi rimane».
Keiji era un uomo amorevole.
Sorridendo, il corvino le prese impacciato con mani tremanti il viso, poggiando baci dove poteva, ovunque, lentamente, tentando di non distruggere quel loro momento leggero come l'aria notturna che stavano respirando.
«Ti amo» mormorò, con le labbra sopra le sue, lasciando che tutto quello che provava in quel momento fluire verso di lei. «Ti amo. Ti amo. Ti amo».
[y/n] rise, sentendolo rifugiarsi con il viso nell'incavo del suo collo, sospirando soddisfatto quando le sue dita da strega iniziarono ad accarezzare con delicatezza tutta la sua spina dorsale.
«Dillo anche tu» le chiese, con le ciglia che le sfioravano la pelle come il tocco di un fantasma. «Dimmi che mi ami».
Quando la ragazza non rispose, con un sorrisetto malizioso incollato al viso, Keiji sbuffò infastidito.
«[y/n]» chiamò il suo nome, con tono lagnoso, strofinando la punta del suo naso contro la curva della sua spalla. «Ti prego».
Keiji era di certo un uomo egoista, era la sua natura, ma lei poteva esserlo anche più di lui a volte.
«Ti amo anch'io, Keiji».
Io che scrivo la parte in cui [y/n] accarezza la schiena di Keiji usando “spina dorsale” per fare capire il movimento:
Sempre io che mi immagino la scena con lei che strofina la colonna vertebrale di uno scheletro: 🧍🏻♀️
Btw, Tyto è lui
Tyto alba raga, il solo ed unico barbagianni
Akaashi mi dà le vibes di uno che chiama il suo s/o con nomi simili, tipo anche “ginestra” per via della poesia di Leopardi 😭
È un soft boy, non accetto critiche
Forse l'ho reso un po' ooc ma ammetto che secondo me quando Keiji è innamorato si comporta come un Howl 2.0 quindi 🐓🐓
Ho preso ispirazione dal Castello Errante di Howl? Sì, sì l'ho fatto, credo morirei per quell'uomo quindi perché no
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