Capitolo 11
Y/N'S POV:
*⚠️allarme MLML⚠️*
La nuova relazione sulla ristrutturazione è pronta. Ci abbiamo lavorato a lungo ed ora dovrebbe poter filare tutto liscio. Oggi è l'ultimo giorno dell'anno, e questa mattina Namjoon è andato a discutere del piano con il cliente. Che chiaramente ha accettato entusiasta. Namjoon ci ha telefonato prima in ufficio per darci la buona notizia. Ha chiamato Jimin e non me. Una cosa che non è passata inosservata.
È da poco passata l'ora di pranzo, gli altri se ne stanno andando dall'ufficio per prepararsi alla festa di capodanno che organizza la società. Io sono così stanca che non sono sicura di volerci andare. Dopo quello che è successo poi mi sento come svuotata, emotivamente e fisicamente. Namjoon ed io ci ignoriamo per quanto possibile, siamo cortesi, educati, insomma, non siamo noi stessi.
«Non vai a casa a riposarti e prepararti?» mi chiede Sun Jung mentre spegne il suo computer.
Io sospiro solo. «Vorrei finire qui prima.»
«Lo so che c'è qualcosa che non va. Se dovessi aver bisogno di parlare con qualcuno sappi che io ci sono. Non hai che da chiedere.»
«Grazie» le rispondo sincera.
Le ore passano velocemente. Io sto fissando la stessa pagina di bilancio da almeno tre ore. Con questa velocità farò in tempo ad attendere anche due anni nuovi di fila seduta su questa sedia.
Improvvisamente sento un rumore dietro le spalle. Strano, dovrei essere l'unica rimasta sul piano. Mi volto spaventata con uno scatto deciso e vedo che si tratta di Namjoon.
«Cosa ci fai qui Y/n?» domanda.
«Io qui ci lavoro, nel caso ti fosse passato di mente. E tu cosa ci fai in ufficio?»
Posa alcuni documenti sulla scrivania di Hoseok. «Ho preferito riportare le carte qui. Sto andando a casa ora. Vieni anche tu?» La domanda sembra essergli costata fatica.
«Devo?» Non voglio proprio rendergli le cose più semplici.
«Certo che devi. Ora ce ne andiamo entrambi a casa per renderci presentabili questa sera.»
«Già, la festa.» Per un attimo me ne ero totalmente dimenticata. «Ho promesso a Seokjin di andarci con lui.»
Lo vedo arricciare il naso in segno di disapprovazione. «Seokjin è una persona che non dovresti frequentare. Anche se capisco: è andata male con Adam e quindi ti butti sull'unico rimasto.»
Certe volte parla come mia madre, e questo non depone a suo favore. «Lo sai che non sei nella posizione di dirmi con chi posso o non posso uscire?»
«Su questo avrei qualcosa da ridire...» ribatte incrociando le braccia in segno di sfida.
Io spengo il PC, prendo la borsa e la giacca e mi incammino verso l'uscita. «Se è per questo ce l'avrei anch'io, caro mio.»
«Certo che ce l'hai, tu hai sempre qualcosa di ridire» mi risponde seguendomi come un'ombra.
«Namjoon, cos'hai questa sera?» Sono stupita del suo atteggiamento. Negli ultimi 5 giorni ha tenuto un profilo molto basso con me.
«Sono diverso dal solito?» si finge sorpreso. Nel suo tono c'è però dell'altro.
«Sei arrabbiato» constato mentre l'ascensore raggiunge il piano terra. Con passo veloce e senza dire altro ci infiliamo in metropolitana. Nell'aria c'è voglia di festa. Vedo un gruppo di ragazzine, già vestite per dare il benvenuto all'anno nuovo. Beate loro, sembrano davvero felici.
«Sì, sono arrabbiato» mi dice finalmente dopo un prolungato periodo di silenzio.
Io lo guardo stupita. «Perché?»
«Certe volte fai domande davvero stupide, Y/n.» Ha deciso che finirà quest'anno offendendomi, a quanto pare.
Io scelgo di non abboccare alle sue provocazioni. «Offendi pure, tanto mi scivola tutto addosso.»
«E da quando sei diventata così saggia?»
«Da quando tu sei così di malumore» rispondo per le rime, stringendo in maniera determinata il palo della metropolitana.
«Vuoi aiutarmi a farmelo passare?» chiede acido. È evidente che niente di quello che posso dire migliorerà il suo umore.
Sono sicura che questa domanda nasconde un trabocchetto. Gli lancio un'occhiataccia. «Falla finita, Nam.»
Stiamo ancora litigando quando ci troviamo sul pianerottolo di casa nostra.
«Questa sera ti accompagno io alla festa» mi dice deciso.
«Grazie ma non ho bisogno di una balia.»
«Non te l'ho chiesto. Te l'ho detto solo per informarti.» Quando vuole sa essere l'uomo più odioso della terra. Cielo non vuole che io me ne dimentichi.
«Non insistere.»
«E invece insisto.» Mi si piazza davanti con aria di sfida. Questa sera le previsioni danno burrasca a quanto pare.
«Ti rendi conto che ti stai comportando in maniera del tutto irrazionale?» domando.
Per un attimo pare ammorbidirsi ma poi ritorna in sé. «Non ti devi preoccupare di ciò.» Arido come le sabbie del Sahara.
«Se non mi riguardasse non avrei nulla da dire...»
«E infatti non ti riguarda!» dice alzando la voce.
Certo, come no. Ma pensa sul serio di avere a che fare con una deficiente? Fortunatamente ho abbastanza autocontrollo da evitare di dirglielo.
Apro la porta di casa mia. «Sai che ti dico? Fai quel cazzo che ti pare, Namjoon» dico e sbatto la porta. Sono molto soddisfatta di essermene andata da quel dannato pianerottolo a testa alta.
◦•●◉✿✿◉●•◦
Sono passate circa tre ore da quel momento quando sento bussare alla porta. Sarà Seokjin oppure Namjoon? Sinceramente non so cosa sia peggio.
«Chi è?» domando quasi spaventata.
Nessuna risposta. Oddio, cosa faccio, apro o non apro? Mi avvicino allo spioncino ma non riesco a vedere niente, solo un cappotto nero. La persona è troppo vicina per poterla identificare. Dannazione, mi toccherà aprire questa porta. Lo faccio di malavoglia.
Chiaramente è Namjoon. In fondo lo sapevo che era lui. Cerco di non analizzare il fatto che probabilmente volevo che fosse lui.
«Che cosa vuoi?» cerco di mantenere un tono scocciato. Non gliela darò mai vinta, mai, fosse anche l'ultima cosa che dovessi fare.
«Sei pronta?» domanda scuro in volto.
È ovviamente una domanda del tutto inutile: indosso un bel vestito nero tipo cocktail, coperto di pizzo, classico eppure grazioso. Sicuramente non mi sono vestita così per fare le pulizie di casa.
«Quand'è che avrei accettato, esattamente, il tuo invito per questa sera?» domando.
Lui mi fissa per qualche secondo, come se si trattenesse dal rispondermi malissimo. «Mai, visto che non ti ho invitato.» Certo, ha preteso, non devo dimenticarmelo mai.
Mi afferra per un gomito. «Dov'è la tua giacca?»
Indico un cappottone invernale appoggiato sul divano. Namjoon si avvicina velocemente, lo prende in mano e me lo porge come se fosse un vero gentilman. Deve smetterla di alternare momenti di perfidia ad attimi di gentilezza. Questa cosa stordisce.
«Io sto aspettando Seokjin» gli dico.
«Non più, gli ho telefonato poco prima informandolo che saresti venuta con me.» Odio quando dà per scontate le cose.
«Lo sai, vero, quello che mi sta passando per la testa adesso?» Sono minacciosa.
Lui abbassa le braccia in segno di resa. «Me ne rendo conto. Forza» mi dice spingendomi con una mano verso l'uscita. Io oppongo resistenza e rimango al mio posto. Allora Namjoon quasi mi strattona. «Ahia!» mi ribello dolorante. Ma sono modi?
«Se non ti comportassi in maniera immatura non ti farei male.» Vuoi vedere che adesso è anche colpa mia?
«Non ti rispondo neanche. Oggi sei completamente folle. Mi fai paura.» Lo penso davvero.
Per un secondo mi sembra sorpreso, poi vedo comparire sulle sue labbra un sorriso tirato. Mi rendo conto che Namjoon ha qualcosa che non va da un po' di tempo a questa parte. Strano come solo ora questo pensiero mi compaia limpido nella mente.
Sospira ma non dice niente. «Namjoon, cosa c'è che non va?» domando realmente preoccupata. È più forte di me, volente o nolente mi preoccupo per lui.
«Vorrei dirti niente, ma la verità è che non lo so nemmeno io.» Non è una frase da Namjoon, è più una risposta da Y/n la sua.
Gli sorrido come incoraggiamento ed esco dal mio appartamento. Lui mi segue. Una volta per strada fermiamo un taxi: la città è frenetica, vitale, energica. È tutto un miscuglio di suoni, colori, odori. Questa sera c'è nell'aria qualcosa di magico.
Sul sedile dell'autovettura ognuno è perso nei propri pensieri. A dire il vero io sono intenta a domandarmi cosa sta succedendo a Namjoon, lui sembra distratto.
La festa si svolge in un locale molto modaiolo, quindi buio e fumoso. Quando arriviamo sono le 21 passate ed è già pieno zeppo di gente.
Individuo subito Hoseok e Sun Jung che stanno ballando affiatati. A vederli così, sembrano più che due semplici colleghi, c'è un certo feeling tra di loro. Persino il serissimo Jimin si sta divertendo a ballare con una graziosa fanciulla del marketing.
Sia Seokjin che Adam mi adocchiano subito e si precipitano al mio fianco in men che non si dica. Namjoon si è defilato subito e si è seduto al bancone del bar ordinando una birra. Per essere uno che ha insistito tanto ad accompagnarmi se ne sta fregando altamente di tenermi compagnia.
Non fosse altro che per dispetto mi metto a ballare con Adam, che questa sera ha un aspetto davvero molto affascinante. Dopo aver finito mi accompagna al bancone e mi offre da bere.
«Questa sera sei davvero splendida» mi dice colpito porgendomi un bicchiere di vino bianco.
Io sorrido e ringrazio. Qualche metro da noi Namjoon ha sentito tutto. Vedo che ha sbuffato. Sta bevendo senza sosta da quando siamo arrivati. Devo fare qualcosa. Pur non volendolo mi sento in qualche modo responsabile per lui. È una sensazione che detesto, ma non ci posso fare niente. Chiedo scusa ad Adam e mi dirigo in direzione di Namjoon, facendomi strada tra la calca di gente.
Gli batto un colpo sulla spalla. «Non hai bevuto abbastanza per questa sera?»
Lui non molla il suo bicchiere e non mi guarda nemmeno. «Ti ho chiesto di farti gli affari miei?»
Scontroso fino al midollo, e già quasi ubriaco. Una combinazione pericolosissima. Ma non mi lascio sconfiggere così facilmente. Mi siedo sullo sgabello accanto al suo e gli scippo il bicchiere, svuotandolo in pochi secondi. Meglio io che lui. La birra mi scende amara lungo lo stomaco. Non mi è mai piaciuta, ma non ho avuto molta scelta.
Namjoon è seccato. Cerca di richiamare l'attenzione del barman per ordinarsi un altro drink ma io faccio segno di no al giovane di fronte a noi che evidentemente non osa contraddirmi e si guarda bene dall'avvicinarsi per servirci nuovamente.
«Cosa vuoi rompipalle?» Mi dice Namjoon guardandomi finalmente con occhi neri di rabbia.
«Impedirti di renderti ridicolo.»
«Co-sa te ne im-por-ta?» domanda scandendo volutamente le sillabe. Un ciuffo ribelle di capelli gli cade sugli occhi, sono quasi tentata si sistemarglielo.
«Niente, a dire il vero. Ma io sono una persona buona e voglio chiudere quest'anno con un'azione buona. Tu invece come vuoi finirlo l'anno?»
«Ubriacandomi, non ti era chiaro?» Mi rendo conto che la sua intenzione era sin dall'inizio molto limpida. È perfettamente cosciente di quello che sta facendo. Meriterebbe di rimanere qui da solo ad uccidersi con l'alcol. Se solo io fossi una persona un po' più menefreghista.
«Niente da fare. Questa sera non morirai di cirrosi epatica. Magari il prossimo capodanno, quando io non mi sentirò più responsabile e sarò nelle mia piovosa Londra.»
«Hai fretta di tornare?» domanda seccato. E anche ferito, ora che ci penso.
«Se vuoi proprio saperlo, sì, non vedo l'ora.» Voglio essere provocatoria per scatenare in lui una qualche reazione.
Lo afferro per un braccio e lo costringo a girarsi verso di me. «Nam, mi vuoi dire una volte per tutta cosa ti sta succedendo?»
Lui mi fissa negli occhi per un periodo molto lungo, si libera dalla mia stretta e mi prende per una mano. Gioca per qualche momento con le mie dita, tracciando dei piccoli cerchi sulle mie nocche. Si sta come preparando a rivelarmi qualcosa. Ma poi cambia idea. Guarda l'orologio al suo polso.
«È quasi mezzanotte» constata con disinteresse.
In effetti è vero, il tempo è volato. Intorno a noi tutti si stanno preparando per il brindisi.
«Vieni, usciamo fuori» mi dice ad un tratto Namjoon e mi trascina fuori dal locale. Ce ne stiamo per qualche momento in mezzo alla strada, io sto gelando. Lui se ne accorge e si avvicina, mi abbraccia da dietro e mi appoggia il mento sulla spalla.
Intorno a noi si sente contare. Gli ultimi secondi dell'anno echeggiano e poi ad un tratto il cielo è tutto un insieme di colori per gli incessanti fuochi d'artificio. È uno spettacolo meraviglioso. Ce ne stiamo così per un po' con il naso per aria. Infine con molta lentezza Namjoon mi gira verso di sé, farfuglia qualcosa che potrebbe essere buon anno e mi bacia. Un bacio molto intenso, molto profondo e molto lungo.
Sono in balìa delle emozioni più contrastanti. È il caso di smetterla di comportarci così, qualcuno finirà per farsi male davvero. Veniamo interrotti da qualcuno che tossicchia dietro di noi. È Sun Jung: se anche si è accorta di quello che stava succedendo ha fatto finta di niente. Ci abbraccia e ci augura buon anno. Arrivano dietro di lei anche Hoseok e Jimin. Infine ecco spuntare anche Adam e Seokjin. Quest'ultimo mi si avvicina e mi bacia sulla guancia con particolare enfasi.
«Fa freddo, vieni dentro Y/n» mi dice premuroso.
«Sto bene» mi difendo. Ma anche gli altri insistono. Vengo trascinata nuovamente dentro il locale. Namjoon però non ci segue. Volto la testa per vedere dov'è finito, ma sembra inghiottito dalle tenebre. Nessun segno di lui.
«Sun Jung» la chiamo, «puoi aiutarmi?»
Lei mi si avvicina subito. Io le bisbiglio nell'orecchio di cercare Namjoon fuori e portarlo dentro.
Poco dopo lei torna con aria desolata. «Sembra che se ne sia andato» mi dice alzando le spalle.
La notizia mi colpisce più di quanto vorrei ammettere. Rimango in piedi indecisa sul da farsi. Ma dura solo un secondo.
«Se qualcuno ti chiede dove sono andata tu non sai niente» le dico facendole l'occhiolino.
«Chi, io? Io non so assolutamente niente» dice convinta.
La ringrazio, vado a ritirare il cappotto e mi metto a correre verso casa. A quest'ora non riuscirò mai a trovare un taxi, quindi mi metto a correre lungo le strade deserte. Fa un freddo cane. Maledetto Namjoon, ma cosa diavolo gli salta in mente. Mollarmi così dopo un bacio simile?
La corsa mi stanca e mi scalda allo stesso tempo. Arrivo all'appartamento dopo 20 minuti buoni. Sono ufficialmente stravolta. Forse dovrei davvero riconsiderare la mia decisione di non fare sport. Salgo velocemente in ascensore e mi metto a bussare alla porta di Namjoon. Nessun segno di vita. Allora mi attacco al campanello. Ma ancora niente. Provo l'ultima carta: cerco di chiamarlo al cellulare. Da dentro l'appartamento sento risuonare la melodia conosciuta.
«Lo so che ci sei, aprimi Namjoon» gli dico bussando ancora.
Passano secondi interminabili, ma finalmente si decide a venirmi ad aprire. Ha uno sguardo molto sofferto e occhi rossi.
«Cosa diavolo ci fai qui?» dice con un tono per nulla amichevole.
«Abito dall'altra parte» rispondo calma. «Avrei finito lo zucchero e volevo chiedere al mio vicino se ne ha un po' da prestarmi.»
«Ma non farmi ridere» dice appoggiandosi alla porta. Non sembra intenzionato a farmi passare.
«Non mi inviti ad entrare?» chiedo cercando di infilarmi. Ma lui mi ferma con un braccio.
«Direi proprio di no. Ho bevuto davvero tanto. Non rispondo di me, Miss Jones. Meglio se te ne vai.»
«Questo lascialo giudicare a me» gli rispondo spingendolo con tutta la forza dentro la stanza. Sono riuscita ad entrare ma adesso non so come comportarmi.
Namjoon sbuffa e si siede rassegnato sul divano, chiude gli occhi come se stesse cercando di ignorarmi. E no, così non va bene per niente. Mi siedo sul tavolino davanti a lui e lo prendo per la mano. Il contatto lo fa ridestare.
«Y/n...» dice solo. Non so cosa dovrebbe significare il mio nome pronunciato in maniera così dolce. Qualcosa dentro di me si rompe, sento gli argini venir meno. Mi avvicino e lo bacio senza riflettere. Con decisione. Io non ho mai baciato qualcuno, sono sempre stata una passiva, una che veniva baciata e che subiva. Questo è un mondo nuovo.
Inizialmente Namjoon è stupito dalla mia irruenza, ma ben presto la sua bocca collabora. Io mi sono seduta in braccio a lui e gli ho cinto il collo con le braccia.
Nel giro di qualche minuto siamo nuovamente senza vestiti e stiamo facendo l'amore sul suo divano, come se fosse l'unica cosa che sappiamo fare. Non voglio ragionare, non questa sera. Tanto, a cosa servirebbe?
◦•●◉✿✿◉●•◦
La prima cosa che noto svegliandomi è che ho dormito su qualcosa di duro. Hmm, credo proprio di aver dormito per terra sul tappeto della sala di Namjoon. Il padrone di casa ci ha gentilmente coperto con un plaid per evitarci di morire assiderati, ma non potrà fare nulla contro il mal di schiena che ci verrà oggi. Con la coda dell'occhio lo vedo dormire beato al mio fianco, sembra sereno.
Il mio secondo pensiero è però ancora più terrificante e mi colpisce come un missile: sesso non protetto. Questo concetto mi fa rizzare in piedi in men che non si dica. Emetto un gemito e mi fiondo in bagno.
Mi guardo allo specchio, lascio scorrere l'acqua e inizio a rimproverarmi a voce bassa. Ma come diavolo ho potuto dimenticarmi di una cosa simile? Non sono più una bambina, ho 28 anni. Le liceali rimangono incinte dopo una notte di sesso non protetto, non le vecchie bacucche come me. Conto velocemente i giorni, per fortuna dovrei essere in un periodo non fertile. Tuttavia questo non sminuisce la gravità di quello che è successo. Sono una deficiente. Siamo due deficienti. Ok, ieri sera lui non era molto in sé ed è decisamente più colpa mia che sua. Sono stata io a correre come una pazza nel cuore della notte fino al suo appartamento, sono stata io a costringerlo a farmi entrare, sono stata io ad iniziare qualcosa che non avrei mai dovuto. Errori simili si pagano cari. Magari oggi non succederà niente, ma questo non mi tranquillizza del tutto.
Mi sto bagnando la faccia quando sento bussare alla porta. «Tutto bene?»
Devo aver svegliato Namjoon durante la mia brusca fuga in bagno. Bussa nuovamente. Io mi avvolgo in un asciugamano blu che ho trovato appeso alla porta. Vorrei scomparire in questo preciso istante, ma non ho con me bacchette magiche.
«Y/n, vuoi aprire per favore la porta?» Il tono è ora seccato.
Mi faccio forza e apro. Si è infilato solo i boxer e mi fissa con sguardo indagatore. Cerco di fare un sorriso.
«Ciao Nam» dico timida.
«Stai bene?» mi chiede.
Una domanda da un milione di dollari. «Sì, tu stai bene?»
«Ho sentito un gemito. Cosa c'è?» chiede senza neanche rispondermi.
Esco dal bagno e mi dirigo verso il divano. Mi lascio cadere con aria stanca.
«Namjoon, non abbiamo usato protezioni» gli dico piano. Liscio nervosamente l'asciugamano.
Lui mi guarda serio, ma serafico. Non ho assolutamente idea di cosa gli stia passando per la mente. «Sei preoccupata?» domanda sedendosi accanto a me, ma mantenendo una certa distanza.
«Sì, no... cioè io...» Non riesco neanche a spiegarmi. «Non sono in un periodo fertile, almeno credo, ma non si sa mai.»
Namjoon riflette e si massaggia il mento su cui è comparsa un'ombra di barba. Giuro, questa è la prima e l'ultima volta che faccio una tale sciocchezza.
«Aspettiamo e vediamo» mi dice solo. Pare stranamente calmo. Annuisco, non sapendo cosa dire.
«Y/n, credo che dovremmo parlare seriamente di quello che ci sta capitando.» Mi si è avvicinato ed è indeciso se prendermi per mano oppure no. Alla fine sceglie di non farlo.
«Ti ascolto» dico solo. Non ho tanto l'intenzione di facilitargli il compito.
«Questa è la seconda volta che ci capita. Sinceramente non posso escludere che capiti ancora.»
Alzo gli occhi stupita, non mi aspettavo una frase simile. «Cosa vuoi dire, Nam?»
«Ti rendi conto anche tu che non controlliamo più tutto questo... le cose capitano non appena abbassiamo anche solo un attimo la guardia.»
«Davvero? E io che pensavo che tu controllassi sempre tutto.» La mia frase è piena di risentimento, ma non so perché. Forse mi dà fastidio questo suo parlare del sesso tra di noi come se si trattasse di un incidente di percorso. Certo, è un stato sicuramente un errore, ma avrebbe potuto anche dirlo diversamente.
«Se questa è l'unica cosa che ti preoccupa puoi stare sicuro che non accadrà mai più, Namjoon.» Raccolgo i miei vestiti da terra e mi dirigo ancora in bagno per cambiarmi. Al mio ritorno vedo che anche lui si è rivestito. Lo trovo in cucina che prepara il caffè. Mi porge una tazza.
«Non mi vuoi rendere le cose più facili» mi dice appoggiandosi al bancone.
«Non è questione di rendere le cose facili o difficili, credimi. Se vuoi che ammetta che tra di noi le cose sono complicate, ebbene lo ammetto. Le cose sono assurdamente complicate. E non hanno molto senso. Quindi, cosa si fa?»
Silenzio, ragiona sul da farsi. «E se provassimo a frequentarci?» chiede.
«Lo sai bene che sarebbe fallimentare. Siamo caratterialmente non compatibili. Viviamo e vogliamo vivere in due continenti lontani, abbiamo delle aspettative molto diverse.»
Noto che si aspettava una frase simile. «Non ho detto che dobbiamo stare insieme, ho solo detto che dovremmo lasciar sfogare questa cosa che si è creata tra di noi. Frequentarci liberamente senza stare insieme.»
«Vuoi dire che dovremmo andare a letto insieme finché la fiamma non si spegne?» Che idea assurda. «Non è una cosa da me...»
«Sarebbe la prima volta anche per me» precisa. «Ma stiamo perdendo la testa entrambi, questa cosa ci sta consumando. Lasciamola esplodere liberamente, viviamola e poi salutiamoci quando sarà il momento, senza rimpianti e senza risentimenti.»
Non so davvero cosa rispondergli. «Una frequentazione sessuale senza alcun risvolto romantico, senza alcuna rivendicazione l'uno nei confronti dell'altro?» chiedo.
Namjoon si avvicina, mi toglie la tazza dalla mano e mi dice: «Esatto, la cosa ti sconvolge?»
«No» balbetto. Che falsa che sono.
Mi tocca una guancia. «Che sciocchezza rivestirsi...» mi dice. Poi mi prende per mano e mi porta in camera da letto.
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