~•𝕂𝕒𝕚 𝕩 𝔸𝕚𝕔𝕙𝕚•~
•𝐑𝐈𝐂𝐇𝐈𝐄𝐒𝐓𝐀 𝐃𝐀: MelAkashiSeijuro
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"Di nuovo, è successo di nuovo..." aveva subito pensato Aichi, fissando le proprie carte che si trovavano ancora distese sul campo da gioco.
Il suo sguardo era ricaduto - ancora una volta, per l'ennesima volta - sulla zona danni, guardandola come se fosse il suo peggior incubo divenire realtà: sei era il numero dei danni che aveva ricevuto da Kai, suo amico e rivale da diversi anni ormai. E fissava, e fissava quelle sei carte come se fosse stato anch'egli pugnalato per sei volte al petto, come se anche lui potesse sentire il dolore che provava il suo stesso vanguard. Blond Ezel, che era al centro del piano da gioco, sembrava fissarlo dritto negli occhi, in uno sguardo che solo il giovane poteva interpretare: poteva sentire la delusione anche da parte le sue stesse carte, le quali, nonostante tutte le ore passate ad allenarsi, non erano state abbastanza per fronteggiare la forza sovrumana di Kai, che si era dimostrato, ancora, una miriade di volte superiore a lui.
Aichi aveva perso, di nuovo. Quante partite aveva perso di fila contro di lui da due mese a questa parte? Sedici? Venti? Aveva anche smesso di contarle, talmente si sentiva umiliato e deluso da se stesso. Ma dov'era finito l'Aichi che era riuscito a sconfiggere la sua timidezza grazie a Vanguard e a spingersi anche oltre i suoi limiti, addirittura battendo giocatori di livello nazionale? Dov'era finito quell'Aichi, quello che sognava ad occhi aperti come non aveva mai potuto fare da bambino, quello che era felice come non lo era mai stato prima d'ora? Che cosa aveva mai potuto portarlo a diventare debole? Prima non era così, che cosa potrebbe essere accaduto?! Forse qualcosa lo sta distraendo, o c'era qualcosa che gli sfuggiva. O forse è semplicemente Kai ad essere diventato troppo forte, irraggiungibile perfino per un giocatore come lui. Tante domande avevano iniziato a nascergli dentro, eppure la risposta non riusciva proprio a trovarla. In quel preciso istante, aveva in mente solo una cosa: aver dimostrato al proprio rivale, per l'ennesima volta, di essere un totale fallimento.
«Hai perso, che novità» aveva risposto sarcasticamente l'altro, rimettendo a posto le proprie carte come se non fosse successo nulla. Aichi, che teneva ancora la testa bassa, si era morso il labbro inferiore per la vergogna nel sentire quella frase provenire da lui; ma alla fine che cosa poteva mai dirgli? Kai aveva ragione: aveva perso per l'ennesima volta come fosse un principiante.
«Perdonami, Kai...» aveva detto con un filo di voce, cercando di rimettere a posto le sue carte. «Non so che cosa mi sia preso, di solito non gioco così...»
«Infatti, di solito giochi molto peggio» gli aveva risposto Kai, guardandolo dall'alto al basso. «Saranno più di due mesi che io ti straccio come se niente fosse, e tu hai pure il coraggio di chiedermi la rivincita? Fai proprio pena, ma dov'è finito l'Aichi che conoscevo prima? Sembri proprio un'altra persona, non ti riconosco più.»
Sentire quelle parole senza neppure un briciolo di pietà da parte sua era come ricevere una pugnalata al cuore. E come se l'avesse ricevuta per davvero, d'istinto si era portato una mano al petto, come per sentire se ci fosse ancora il proprio battito. Ma come diamine poteva essere così insensibile? Non si accorgeva che lo stava facendo soffrire schernendolo in maniera? Doveva ringraziare che in quel momento si trovavano in un parco e non a Card Capital, altrimenti tutti avrebbero notato la reazione patetica di Aichi. Ma anche se in quel momento era come se fossero solo loro due, Kai gli stava dando le spalle, non notando neppure che l'altro aveva gli occhi colmi di lacrime.
«Io... ho cercato di cambiare la mia tattica» aveva provato a giustificarsi. «Ma non so che cosa sto sbagliando. Non... Non comprendo cosa mi sta accadendo in quest'ultimo periodo. Eppure non sono mai stato così, e tu lo sai benissimo! Mi sento... turbato, talvolta anche un po' giù di corda...»
«Sì, certo, giù di corda» aveva detto Kai, neanche guardandolo in faccia. «Piantala con queste scuse da bambino. Non puoi giustificare in questa maniera il modo mediocre in cui giochi, pensi che ad un avversario possa davvero importargli di come ti senti? Se stai male, vedi che ti passa se ti ci metti dentro, e forse tornerai quello di prima.»
«Ma Kai, io...» «Ora non ricominciamo!» aveva di colpo alzato la voce il castano, facendolo sobbalzare il più giovane. Il suo sguardo finalmente si era poggiato sul suo, cosicché potesse guardarlo dritto negli occhi. «Io non ti sto chiedendo di trascurare i tuoi sentimenti, non sono mica un idiota. Quel che voglio dirti è che dovresti pensare più al gioco se vuoi veramente migliorare, e fregatene di tutto il resto. Vuoi migliorare? Allora fatti il mazzo, altrimenti non riuscirai né a sconfiggermi né a sconfiggere nessun altro, e lì sì che sarai un fallimento. Se te ne frega anche solo un minimo di Vanguard, di sicuro capirai cos'è meglio per te.» Ed improvvisamente, Kai si era alzato dal tavolo in cui stavano giocando, lasciando Aichi interdetto.
«Aspetta, e ora dove vai?!» gli aveva esclamato con esasperazione. «Non voglio stare con un perdente come te un minuto di più» aveva risposto seccamente l'altro neppure voltandosi. «Se vuoi rivedermi, vedi di migliorare come si deve. Altrimenti puoi anche restare lì dove sei a piangerti addosso.»
Detto ciò, egli aveva ripreso a camminare, in procinto di raggiungere l'uscita del parco. E Aichi, con gli occhi ancora più colmi di lacrime di prima e i pugni stretti, stava veramente facendo fatica a trattenersi dal parlare. E proprio quando Kai aveva afferrato la maniglia per aprire il cancello per uscire, ecco che finalmente il blu aveva trovato il coraggio di parlare.
«Ma possibile che devi essere sempre così cattivo?!» aveva detto forse alzando troppo la voce più di quanto avesse voluto, tant'è che non solo Kai si era voltato, ma anche una coppia di signori che stava passeggiando e un bambino che stava andando in bici. Rosso dalla vergogna, egli si era tappato la bocca con le mani, come per impedire di poter dire altre cose di cui si sarebbe pentito subito dopo di averle dette.
«...Prego?» aveva detto il castano ad un certo punto, rimasto attonito dall'improvvisa reazione dell'altro.
«Niente, niente! Scusa, fai finta che non abbia parlato!» «No no, adesso mi dici che cosa volevi dire.» Il tono di Kai era stranamente più preoccupato che freddo, e adesso si era avvicinato nuovamente ad Aichi, fissandolo attentamente come aveva fatto poche altre volte in vita sua.
«I-Insomma...» riprese a parlare il blu, ormai non riuscendo più a bloccare le lacrime che, lentamente, avevano cominciato a rigargli le guance. «Perché devi sempre comportarti così con me?! Che cosa ti ho mai fatto per farmi trattare in 'sta maniera?! È vero, sarò un fallimento, sarò il peggior giocatore di Vanguard di sempre, ma diamine... non ti rendi conto che anch'io ho dei sentimenti?! Non pensi che tutte queste cose che mi dici possano ferirmi, anche solo di poco?! Io ci sto male, Kai! Io ci sto male nel sapere che qualcuno di così importante come te mi tratta in questa maniera, anche perché io non ho fatto assolutamente niente per meritarmi ciò! Quando sei mai stato gentile con me? Quando hai effettivamente pensato che potessi rimanerci male a ricevere queste risposte da te? Dimmelo, Kai! Perché io mi sento male quando mi parli così, tant'è che spero che un giorno, anche solo per un secondo, tu possa concedermi anche solo una parola gentile. E mi andrebbe bene pure un semplice "ciao", tra un po'! Ma no, tu manco quello mi concedi, perché pare che io per te non valga più un cavolo, come se... come se la mia presenza fosse solo un peso per te! Un disturbo, ecco!
E nel sentire per l'ennesima volta te che mi tratti così, ecco... è come se mi stessi uccidendo. Perché... Ah! Perché io ci tengo a te, cavolo! E fa male, sì, fa male quando qualcuno a cui tieni così tanto ti fa stare in questo modo! Ora capisci come cavolo mi sento ogni volta?! Ora che te l'ho esplicitato, capisci come mi sento da schifo in questo momento o ti devo fare anche un disegno?! Rispondimi, Kai!»
Avrebbe voluto aggiungere molto altro al suo discorso - come un "vai a quel paese", "ti odio", "mi fai schifo", "sei un idiota" - , ma davvero Aichi non trovava più la forza di dire altro. Lentamente aveva iniziato ad asciugarsi le lacrime, non avendo ancora il coraggio di guardare il suo rivale in faccia. Diversi secondi erano passati, e questa volta era stato proprio Kai il primo a parlare: «Aichi, io...» aveva cominciato a dire, non scollando mai gli occhi da lui. Il blu doveva proprio ammettere che non aveva mai visto l'altro guardarlo in questa maniera: aveva gli occhi totalmente sgranati dalla sorpresa, la bocca socchiusa come se fosse in procinto di dire qualcosa ma era come se non trovasse le parole; il volto lo squadrava con preoccupazione, e la stessa mano con cui pochi attimi prima stava tenendo in mano le proprie carte, ora se l'era portata presso il cuore, esattamente come aveva fatto Aichi pochi istanti prima sentendo le sue parole.
Kai aveva improvvisamente sentito qualcosa dentro di sé distruggersi, e di colpo si sentiva pervaso da un forte senso di colpa. Quel sentimento lo stava ammazzando, e non sapeva proprio cosa dire per farsi perdonare. Si sentiva un mostro, un idiota, un emerito coglione, un amico di merda. Non si era mai sentito così male prima, e non riusciva neppure a parlare tanto si sentiva mortificato. A disagio, si strofinava le mani fissandole come se volesse cercare una risposta tra esse, cercando di pensare alle parole più adatte da dirgli in una simile situazione.
Il più giovane, notando la sua difficoltà nell'esprimersi, gli aveva delicatamente poggiato la mano sulla spalla, guardandolo dritto negli occhi. «Kai... non importa, davvero. Capisco che non fossi intenzionato a ferirmi, ma io sentivo solo il bisogno di sfogarmi. Non serve che cerchi di giustificarti o cose simili perché io comprendo il tuo-»
Ma Aichi non aveva fatto in tempo a terminare la frase, poiché Kai aveva compiuto un gesto che mai si sarebbe aspettato di compiere: lo aveva stretto in un abbraccio, azione che non faceva più da anni. E il blu, arrossendo a causa di quel contatto improvviso, aveva sentito il suo corpo paralizzarli e il respiro venirgli a meno. Per un attimo nessuno aveva avuto il coraggio di dire nulla, e si limitavano a stare così: uno tra le braccia dell'altro come se fossero le uniche due persone rimaste al mondo. Non badavano più a niente e a nessuno, e tra un po' si sarebbero pure dimenticati di Vanguard, fossero rimasti ancora in quella posizione senza fiatare.
«Dimmi, Aichi...» aveva rotto il silenzio Kai. «Quanto ci tieni a me, quindi? Dimmelo, lo voglio sentire.»
«Tanto, Kai...» gli aveva risposto l'altro, alzando la testa così da poterlo guardare negli occhi. «Ci tengo tanto, tanto, tanto...» Il castano gli aveva sorriso dolcemente, lentamente spostandogli una ciocca che gli cadeva ribelle sul suo volto. A quel contatto, Aichi non poteva che ricambiare il sorriso, portando la sua mano su quella di Kai. E i due, mentre una lieve brezza aveva iniziato ad accarezzargli i capelli, non smettevano di guardarsi, ammirandosi l'un l'altro come si guarderebbero due innamorati.
E nella medesima maniera, ecco che le loro labbra si erano incontrate, dimenticandosi totalmente di ciò che era accaduto pochi attimi prima.
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ℚ𝕦𝕖𝕤𝕥𝕒 𝕆𝕟𝕖 𝕊𝕙𝕠𝕥 𝕖̀ 𝕘𝕚𝕦𝕟𝕥𝕒 𝕒𝕝𝕝𝕒 𝕤𝕦𝕒 𝕗𝕚𝕟𝕖! 𝕊𝕡𝕖𝕣𝕠 𝕥𝕚 𝕤𝕚𝕒 𝕡𝕚𝕒𝕔𝕚𝕦𝕥𝕒 MelAkashiSeijuro! :𝔻
𝙿𝚎𝚛 𝚒𝚕 𝚖𝚘𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚎̀ 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘, 𝚌𝚒𝚊𝚞! <3
★𝑺𝒆𝒓𝒚★
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