•trees•
La porta sbatté con forza, e lei corse fuori, le lacrime che le pungevano gli occhi e minacciavano di uscire da un momento all'altro.
'Non piangere non piangere non piangere' ripeteva tra sé e sé, per darsi la forza di continuare a correre.
Non si voltò indietro mentre si dirigeva verso il suo posto preferito per pensare: il bosco ai margini della città.
Infilò le mani nella tasca della felpa nera e larga che indossava, calandosi il cappuccio sul viso.
Meno di dieci minuti dopo, la ragazza era seduta alla base di un grosso pino, le gambe strette al petto e circondate dalle braccia per tenersi al caldo.
Era un freddo giovedì di novembre, e il cielo nuvoloso che incombeva sopra la sua testa rifletteva benissimo il suo umore in quel momento.
La sua resistenza cedette per un attimo, al ricordo delle parole aspre che la madre e il padre le avevano rivolto, e una sola, calda lacrima le scivolò giù per la guancia e le cadde sul ginocchio, lasciato scoperto dagli strappi sui jeans neri che si era infilata quella mattina.
Poi sentì qualcosa di duro nella tasca posteriore dei pantaloni.
Si alzò e tirò fuori l'oggetto, asciugandosi la lacrima caduta con rabbia, quasi schiaffeggiandosi.
Era il suo MP3, e c'erano anche le cuffiette collegate.
Le sue labbra si incurvarono quasi impercettibilmente alla vista di quel piccolo oggetto nero. Sperò avesse abbastanza carica.
Premette il tasto di accensione e lo schermo si illuminò, mostrando l'elenco delle sue playlist.
Scorse velocemente il menù, per poi fermarsi su una cartella in particolare: Twenty Øne Piløts <3
Trees partì in automatico, e la familiare voce di Tyler la strappò via dalla realtà.
Ora esistevano solo lei e la musica.
I know where you stand, silent, in the trees,
and that's where i am, silent, in the trees
Why won't you speak? Where i happened to
be? Silent, in the trees, standing cowardly...
I can feel your breath, i can feel my death...
I want to know you, i want to see... I want to
say... Hello...
Si alzò e iniziò a camminare sempre più a fondo nel bosco, riconoscendo poco per volta la stradina che percorreva sempre, con la musica che la incoraggiava ad andare avanti.
Il profumo di terra e alberi le solleticò piacevolmente le narici, ed era finalmente in pace con sé stessa.
All'improvviso sentì un rumore dietro di lei. Il cuore iniziò a batterle un po' più forte: si tolse una cuffietta e si girò di scatto. Niente.
Era solo la mia immaginazione... Spero... pensò lei, anche se la strana sensazione di essere osservata la assalì subito.
Si reinfilò la cuffietta, mentre i suoi anfibi calpestavano le foglie secche, producendo dei suoni crocchianti, gli unici che si potevano sentire in quel momento, che si mescolavano al fruscio del vento tra i rami spogli degli alberi.
Il lieve pizzicore sulla nuca la allarmò nuovamente, eppure, come la prima volta, non c'era nessuno dietro di lei.
La musica cominciò a crescere di intensità, così come la sua sensazione di disagio.
Aumentò il passo, ritrovandosi a correre tra gli alberi spogli, mentre la voce di Tyler le urlava nelle orecchie.
Non vide una radice che spuntava dal terreno e la punta del suo stivale si impigliò, facendola cadere.
Battè la testa sulla terra dura, e l'ultima cosa che vide fu un'ombra scura che si chinava su di lei.
Poi tutto fu buio.
~•~
L'uomo prese un bastoncino da terra e si accucciò per punzecchiare piano la gamba della ragazza svenuta.
"Ehi, stai bene? Riesci a sentirmi?" chiese lui, una leggera preoccupazione celata nella voce profonda.
Non ebbe risposta.
Allungò il braccio e le prese il polso. Batteva in modo regolare.
Si chinò e la scosse piano. Qualcosa le cadde dalla tasca. Una carta d'identità.
La aprì e lesse i suoi dati.
La prese in braccio, avviandosi verso la città.
~•~
La ragazza si svegliò poco dopo e si alzò, strofinandosi gli occhi con il dorso della mano.
Scoprì di essere sdraiata su una panchina di legno, e quando girò lo sguardo, vide casa sua.
Si ricordò di aver corso nel bosco, di essere inciampata, poi un'ombra nera, e per il resto c'era solo buio nella sua mente.
In quel momento un tonfo la fece trasalire: la porta di casa sua si spalancò e la madre corse fuori, con gli occhi lucidi.
Si precipitò verso di lei e la abbracciò forte, scoppiando a piangere.
La ragazza era confusa: per quanto tempo era stata via?
"Tesoro, dove eri finita, io e tuo padre ci siamo preoccupati tantissimo" disse la madre. "sei uscita, e noi non ti abbiamo fermato - un singhiozzo interruppe le parole della madre, che si asciugò le lacrime, e poi proseguì - sei stata via per quasi tutta la giornata, eravamo seriamente preoccupati. Cosa è successo, tesoro?".
La ragazza, stupita, decise di non raccontare del tutto ciò che era successo: "Non è niente mamma, sul serio. Sono andata nel bosco, ma sono inciampata e ho fatto una storta alla caviglia, quindi sono tornata a casa lentamente, per non farla peggiorare. Non ti devi preoccupare".
La madre sospirò e poi le chiese: "Va bene se ti preparo un bagno caldo?"
"Beh si, non sarebbe male. Grazie".
La donna rientrò in casa e accostò la porta.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo, poi notò che il suo MP3 e la sua carta d'identità erano appoggiati accanto a lei sulla panchina.
Si infilò in tasca l'MP3, poi prese la carta e qualcosa scivolò fuori: un foglietto piegato ordinatamente in quattro.
Lo spiegò per bene e lesse:
La prossima volta stai più attenta
"Lo farò" promise lei al foglietto.
Poi si alzò e corse in casa.
EHI EHI EHI GENTE
allora, questa roba qua è stata inventata da me, o meglio, è stata elaborata dal mio cervello disagioso mentre ascoltavo Trees in macchina e guardavo fuori dal finestrino.
Evviva i filmini mentali.
Poi boh, penso che ne farò altri così.
~mad skull
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