❝ ᴅᴇᴜꜱ ᴇx ᴍᴀᴄʜɪɴᴀ ❞ : Timotej Svilar

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Sangue, Morte, Tanto ma tanto dolore fisico

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❝𝓡𝓾𝓸𝓵𝓸

𝐼𝓁 𝒱𝒾𝒶𝑔𝑔𝒾𝒶𝓉𝑜𝓇𝑒 ⸻

La vita di questo pover'uomo è unico, enorme viaggio alla ricerca di quello che gli è stato tolto. Viaggiatore è una definizione che gli si addice particolarmente perché da quando ha perso la propria famiglia ormai non ha più radici. È costantemente in movimento, si ferma nella stessa città solo al massimo per qualche mese, spesso si ferma in un ostello o dorme nei boschi, accampandosi o semplicemente appoggiandosi ad un albero da qualche parte.

Non ha un posto che chiama casa, anche se ogni tanto torna al villaggio dove è cresciuto a trovare una vecchia amica.

❝𝓝𝓸𝓶𝓮

𝒯𝒾𝓂𝑜𝓉𝑒𝒿 ⸻

Questo nome è stato scelto per lui dalla madre, che voleva rendere omaggio al vecchio maestro, morto da poco. La donna infatti era orfana ed è cresciuta con un maestro, un fabbro, che le ha insegnato il mestiere e che ha giocato un ruolo fondamentale nella sua vita. La scelta del nome del figlio era quindi quasi obbligata e al ragazzo era sempre piaciuto usare il proprio nome come un modo per onorare la madre e il padre, portando con sé una parte di loro. Durante uno dei suoi viaggi più recenti ha scoperto che il significato del suo nome è letteralmente "colui che onora Dio". Naturalmente lui non ha nulla contro un Dio, ma odia tutte le divinità indiscriminatamente, quindi si è trovato in una situazione scomoda: il nome che aveva sempre amato e che era sempre stato un ricordo della madre ora diventava quasi un peso. Questo ha contribuito ad aumentare la sua riluttanza a presentarsi, tanto che spesso quando lo deve fare dice semplicemente: «Sono solo un uomo in viaggio.»

❝𝓒𝓸𝓰𝓷𝓸𝓶𝓮

𝒮𝓋𝒾𝓁𝒶𝓇 ⸻

Il maestro che si è preso cura di sua madre non è stato importante solo per lei, ma anche per il padre di Timotej, infatti si trattava di suo padre. I genitori del ragazzo dunque si conoscevano fin da quando erano piccoli e hanno vissuto insieme fin da quando avevano memoria. Il loro maestro si era assicurato di far mantenere loro un atteggiamento appropriato, dato che non aveva intenzione di adottare la bambina. I due quindi si sono sposati.

❝𝓣𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸

𝐿𝑜 𝒮𝓅𝒾𝓇𝒾𝓉𝑜 𝐸𝓇𝓇𝒶𝓃𝓉𝑒 ⸻

Questo è un titolo che gli ha affibbiato l'unica persona che lo conosce da quando era piccolo, un'amica d'infanzia che ogni tanto lui torna a trovare, che è l'unica persona con la quale abbia mantenuto un qualche tipo di rapporto durante tutti questi anni di peregrinazioni. Non si ferma mai molto a lungo da lei, qualche giorno al massimo, e a volte passano anni tra i loro incontri. La ragazza ormai ha due figli ed è anche lei umana. Quando erano piccoli i due si erano promessi di sposarsi, promessa ormai dimenticata negli anni. La giovane ha un dolcissimo marito, che a Timotej non piace molto perché lo ritiene talmente buono da essere sospetto.

𝐼𝓁 𝒯𝓊𝓉𝓉𝑜𝒻𝒶𝓇𝑒 ⸻

Quando si trovava ad Anima era solo un ragazzino, guadagnarsi da vivere come apprendista fabbro senza un braccio e una gamba era davvero difficile, per cui si è trovato a fare qualsiasi tipo di lavoro strano e commissioni per quelli che glielo chiedevano. Anche quando ha finalmente avuto gli arti meccanici ha continuato a fare commissione in ogni angolo della capitale per conto del suo maestro di bottega o per chi ne avesse bisogno: qualche spicciolo in più non faceva mai male. Chi aveva bisogno di un lavoretto, per quanto strano che fosse, sapeva che poteva affidarsi a lui, quindi il soprannome di Tuttofare è nato spontaneo, anche per la lieve difficoltà che i nativi trovavano a pronunciare il suo nome.

𝐼𝓁 𝐹𝒶𝓃𝓉𝒶𝓈𝓂𝒶 ⸻

Una delle caratteristiche che l'uomo prende dai suoi progenitori, originari si Stushevatsja è la sua pelle chiarissima, quasi cadaverica, che a contrasto con i capelli neri come la pece sembra ancora più innaturale. Questo suo aspetto così pallido è stato sicuramente notato da tutti quando è andato ad abitare a Fana, dove io tono della pelle delle persone è tendenzialmente molto più scuro del suo.
Per questo e per la sua abitudine di sbucare fuori dal nulla e andarsene in silenzio, oltre al fatto che spesso si è rivolto a persone dalla reputazione abbastanza malfamata per avere delle informazioni su quello che gli interessava, è stato ribattezzato dagli abitanti del posto come Fantasma, anche se lui non ne ha idea.

𝐿'𝒰𝑜𝓂𝑜 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒶 𝒩𝑜𝓉𝓉𝑒 ⸻

La sua pelle pallida e la sua brutta abitudine di spuntare dove non dovrebbe colpisce ancora. Shingetsu è stata sicuramente una delle tappe che ha preferito durante i suoi viaggi: la calma e la solitudine della foresta sono alcune delle cose che lo rendono più in pace con se stesso e gli altri. Ogni tanto però anche lui aveva bisogno di fare qualche contatto con delle altre persone, che fosse per procurarsi del cibo impossibile da cacciare, per comprare beni di prima necessità come, per dire, il sapone, o per spedire qualche lettera. Queste sue visite comunque erano davvero sporadiche e fatte sempre allo stesso villaggio, se possibile. Era difficile spiegare ogni volta al postino dove trovare che la lettera doveva essere recapitata a Stushevatsja.
Per questo e per il fatto che non si fermava mai a mangiare o a dormire, faceva solo previ visite durante le quali limitava la comunicazione al minimo e squadrava tutti quelli che gli passavano accanto con l'unico occhio rosso la gente ha cominciato a riconoscerlo e ad avere paura di lui.
Non ha mai detto a nessuno il suo nome, quindi dato che ha la pelle così chiara ma i capelli così scuri, e arrivava al villaggio quasi sempre di sera, l'hanno ribattezzato l'Uomo della Notte. Ancora adesso le mamme che vogliono far andare a letto i propri bambini capricciosi dicono loro: "comportati bene o l'Uomo della Notte verrà a prenderti per portarti nella foresta con lui."

❝𝓝𝓪𝔃𝓲𝓸𝓷𝓪𝓵𝓲𝓽𝓪̀

𝒮𝓉𝓊𝓈𝒽𝑒𝓋𝒶𝓉𝓈𝒿𝒶 ⸻

Indubbiamente entrambi i genitori di Timotej erano originari di questa meravigliosa terra innevata, ma l'uomo ha vissuto in così tanti altri posti che non può dire di essere stato fedele a Stushevatsja purtroppo.
Ciò che ama di questo posto sono il silenzio e la calma, la mancanza di persone. Farebbe anche volentieri a meno del freddo glaciale che lo ha accompagnato durante tutta la sua infanzia, ma tutte le volte che si avvicina l'inverno o che vede un fiocco di neve non può fare a meno di pensare con nostalgia a quella che considera ancora la sua casa.

❝𝓔𝓽𝓪̀

𝒯𝓇𝑒𝓃𝓉𝒶𝒸𝒾𝓃𝓆𝓊𝑒 𝒶𝓃𝓃𝒾, 𝓃𝒶𝓉𝑜 𝒾𝓁 23 𝑔𝒾𝓊𝑔𝓃𝑜 ⸻

Il nostro ormai non più giovanissimo pupillo è nato in estate, anche se questa informazione potrebbe benissimo essere omessa considerata la minimale differenza nel clima tra le stagioni di Stushevatsja e la scarsissima attenzione che il giovane riserva all'evento. Solo i suoi amici di infanzia conoscono la data della sua nascita e lui non ci tiene a farla sapere a nessuno: meno cose sanno gli altri di lui meglio è. E poi il solo pensiero di una festa in suo onore lo fa sentire male. Se glielo chiedono cerca di sviare il discorso, cedendo solo a sollecitazioni un po' troppo entusiaste.

I suoi anni li dimostra tutti e anche ampiamente. Spesso, se non sono troppo spaventati per parlargli, gli chiedono se sia sposato, dato che ha l'aria di essere ben oltre l'età canonica per il matrimonio, al che di solito lui scocca al malcapitato un'occhiata talmente velenosa che quello desiste. A volte si scusano anche.
A lui piacerebbe moltissimo in realtà essere sposato e avere una famiglia, ma ha quasi deciso di rinunciare, considerandolo un sogno inutile, irrealizzabile.
Dimostra anche un'intelligenza che si addice alla sua età ed è anche questo uno dei motivi per cui le alcune persone si sentono in soggezione di fronte a lui.

❝𝓡𝓪𝔃𝔃𝓪

𝒰𝓂𝒶𝓃𝑜 ⸻

Come i suoi genitori è perfettamente umano. Ha qualche parente koshmari, dato che la sua famiglia è a Stushevatsja da moltissime generazioni, ma nelle sue vene scorre solo sangue umano.

Ha visto tutti i tipi di razze nei suoi viaggi e non gli dà fastidio interagire con gente non perfettamente umane.

❝𝓐𝓼𝓹𝓮𝓽𝓽𝓸

𝐹𝓊𝓁𝓁 𝑀𝑜𝑜𝓃 𝑅𝓎𝓊 - 𝒳 𝒶𝓃𝒹 𝒜𝓈𝒽 ⸻

Ad un primo impatto Timotej può sembrare abbastanza intimidatorio. Prima di tutto gli arti meccanici, se non sono coperti dagli abiti possono fare impressione a chi non abba familiarità con cose del genere. In particolare molti lo guardavano storto a Fana, considerato anche che il ragazzo si fermava imprecando ogni due per tre a causa della sabbia che gli danneggiava gli ingranaggi. Gli mancano il braccio destro, a partire dalla spalla, e la gamba destra, a partire dalla coscia.

Da piccolo era uno dei bambini più bassi del villaggio, quindi si può immaginare lo stupore dei suoi vecchi conoscenti quando è tornato a casa dopo uno dei suoi viaggi alto il doppio di come era partito. La sua statura supera ampiamente i due metri e la sua postura dritta e dignitosa aiuta a farlo sembrare ancora più alto. Spesso sbatte la testa sui soffitti o gli architravi e in ambienti anche solo leggermente trascurati si impiglia nelle ragnatele che non sono state spazzate. Nelle zone più selvagge di Shingetsu ha rischiato più volte di schiantarsi contro un ramo un po' troppo basso, imprecando sonoramente contro la natura.

Chi invece è abituato agli arti meccanici come gli abitanti di Anima, possono trovare intimidatorio il suo sguardo sempre truce, a causa della vistosa cicatrice che si trova al posto del suo occhio destro, che di solito cerca di nascondere dietro alla frangia. Il colore vermiglio dell'occhio che gli rimane comunque non aiuta a renderlo più rassicurante. La cicatrice sul volto non è neanche l'unica che ha: ne ha una particolarmente grossa sulla parte destra del torace, che gli corre lungo tutto il petto e arriva fino alla parte bassa dell'addome. Sparse sul resto del corpo ha diversi altri segni, alcuni dovuti a delle ferite ricevute in combattimento, altre dovute al suo vecchio lavoro da fabbro. La mano che gli rimane è piena di calli e ha le unghie spezzate, considerato il fatto che per anni ha vissuto in una foresta, dove non aveva esattamente un paio di forbicine per tagliarle.

Ha solo una trentina d'anni ma i capelli, nerissimi, hanno cominciato a tingerglisi di bianco in una maniera curiosa, partendo da una piccola ciocca che negli anni si è ingrandita. Solitamente tiene li tiene legati in una coda disordinata, che a volte non scioglie per giorni, cosa che, considerando anche il fatto che è leggermente riccio, lo rende una delle persone con i capelli più arruffati del pianeta, è difficile anche solo passarci una mano in mezzo.

Non sorride mai e se lo fa è solo per mettere paura, dato che più che un sorriso sincero sembra il ghigno di qualcuno che si sta preparando a farti davvero del male. Quando una persona normale sorriderebbe lui si limita a un impercettibile cenno di gratitudine o ad uno sguardo particolare. La maggior parte delle persone non lo nota, comunque, e se lo fa pensa di essersi sbagliata.
Ha l'abitudine di mordersi le labbra quando sta pensando e di passarsi la mano sana sulla frangia per assicurarsi che copra l'occhio mancante.

❝𝔸𝕓𝕓𝕚𝕘𝕝𝕚𝕒𝕞𝕖𝕟𝕥𝕠

A seconda del luogo in cui si trova ovviamente deve adattare il proprio abbigliamento: certamente le pellicce che tanto sono apprezzate a Stushevatsja non si addicono al clima di Fana. Bisogna comunque ammettere che Timotej è sempre stato una persona freddolosa, quindi è molto raro vederlo infossare canottiere o vestiti di lino, preferisce sempre essere più coperto.
Di solito si veste a strati, come una cipolla. Una maglietta a maniche corte, che gli copra giusto le spalle, una camicia a maniche lunghe sopra, anche per nascondere l'atro di metallo. Se fa abbastanza caldo la tiene sbottonata. Di solito indossa un gilet con molte tasche, di pelle, al quale tiene appese un paio di custodie per del coltelli da lancio. Nei climi più freddi indossa un lungo mantello marrone di orso, perfetto per mimetizzarsi nella foresta, oppure uno bianco, che ha ereditato dai genitori e di cui non ha idea della provenienza.

Dato che è sempre in viaggio porta sempre con sé una sacca di pelle, dove tiene tutte le cose di prima necessità delle quali possa avere bisogno. Di solito non si porta dietro anche il cibo, preferisce cacciare sul momento, ma se sa che dovrà attraversare luoghi dove pochi animali si possono trovare facilmente prepara anche della carne essiccata per il viaggio.

Non gli piace indossare ninnoli di alcun genere, l'unica cosa che può somigliare ad un ornamento che di solito indossa è una bussola che porta in cintura. Si tratta di un regalo che gli hanno fatto alcuni abitanti di Anima, non ricorda nemmeno bene chi. Indossa spesso una protezione di cuoio sul braccio sano, che è quello che potrebbe ferirsi con il ritorno della corda dell'arco.
Poi ovviamente porta in innumerevoli armi in cintura o a spalle.

❝ℂ𝕒𝕣𝕒𝕥𝕥𝕖𝕣𝕖

Visto dall'esterno sembra una persona silenziosa e minacciosa, in effetti non fa fatica ad ottenere rispetto. La maggior parte delle persone cercano di non incrociare il suo cammino, spesso le donne nascondono i bambini al suo passaggio. Non che lui faccia qualcosa per evitarlo: in pubblico cerca di parlare il meno possibile, limitando la comunicazione allo stretto necessario, anche se spesso parla a gesti, cosa che a volte viene frainteso da qualcuno che lo riconosce come straniero come un'incapacità di palare la loro lingua. Spesso questo ha portato a situazioni imbarazzanti (per gli altri, non per lui) nelle quali questi si mettevano a parlargli con lessico base l senza coniugare per fargli capire e lui, alzando un sopracciglio chiedeva loro perché stessero parlando così, solitamente solo con una lieve inflessione straniera nella voce.

Non è il tipo di persona che si preoccupa per gli altri, non si fa problemi a uccidere chi cerca di attaccarlo o insegnare una bella lezione a chi se lo merita, ma ha un punto debole: gli innocenti. Non potrebbe mai voltare le spalle ad un bambino affamato che chiede la carità, ad una ragazza a cui si fosse rovesciato un cesto di frutta o ad un vecchietto caduto per terra. Dopotutto vive costantemente nel dolore, sa com'è non avere nessuno e vivere senza aspettarsi aiuti di alcun genere. In quei casi si offre di aiutare e se non viene rifiutato perché ritenuto troppo spaventoso si apre in uno dei suoi rarissimi sguardi riconoscenti. Se la persona rifiuta il suo aiuto semplicemente se ne va. Sa di fare paura e non vuole imporre la propria presenza, se non desiderata. In futuro cercherà anche di stare alla larga da queste persone, sapendo di essere minaccioso per loro.

Ha davvero poche persone con le quali è in confidenza (e con poche intendo solo la sua amica d'infanzia), ma con esse si comporta in maniera completamente diversa rispetto a come appare, facendo complimenti e condividendo pensieri, spesso compra anche dei regali carini per lei, sa essere molto generoso con chi glielo permette. Non gli importa che gli altri vedano questo lato del suo carattere, non è una cosa della quale si vergogna dato che non considera un motivo di vanto il fatto di essere minaccioso. Semplicemente non si sente libero di comportarsi in questo modo con gli altri, pensa che loro potrebbero trovarlo fastidioso. La sua più grande felicità sarebbe quella di trovare una persona che gli assicuri che non la disturba, qualsiasi cosa faccia e che lo tratti con interesse e rispetto, senza farsi spaventare dalla prima impressione.

In realtà poi spesso l'uomo si trova a risolvere le questioni con la forza, che trova il mezzo più facile per risolvere situazioni spinose. Non gli piace però ricorrere indiscriminatamente alla violenza, soprattutto se sono coinvolte persone innocenti; in quel caso preferisce pensarci un po' su e provare ad escogitare un piano.
Se poi deciderà che la violenza è comunque la soluzione migliore vi ricorrerà, ovvio.

L'ultima cosa che c'è da sapere su Timotej è che probabilmente uno scaricatore di porto è notevolmente più fine di lui. Tende a non insultare la gente, lo fa solo se pensa ce ne sia motivo, ma tutte le sue frasi sono costellate di parolacce che farebbero venire a più di qualche nonnina il desiderio di lavargli la bocca con una bella dose di sapone. Lui non se ne cura molto, ormai è abituato così e si vanta di saper insultare perfettamente in tutte le lingue, per essere sicuro che ogni persona al mondo possa capire.

❝𝕊𝕥𝕠𝕣𝕚𝕒

Timotej è nato nel calore della piccola casa appartenuta alla famiglia di suo padre per generazioni. Fin da quando era piccolo ha vissuto tra fornaci e mantici, dato che la sua era una famiglia di fabbri: spesso si addormentava mentre i suoi genitori stavano battendo il ferro e ancora adesso questo è uno dei suoni che lo tranquillizza di più.
All'età di cinque anni ha completato la sua prima opera, con un piccolo aiuto del padre, dato che non era abbastanza forte da battere l'incudine, un pugnale lungo poco più di due dei suoi palmi, del quale andò fiero per molto tempo. Dormiva anche con quel pugnale accanto al cuscino, per paura che qualcuno glielo potesse portare via.

Cominciò a lavorare come apprendista nel negozio di famiglia circa a dieci anni, anche se fin da quando era in fasce ha sempre lavorato nella bottega. Non aveva un particolare talento, ma moltissima voglia di imparare e dei maestri inflessibili, anche se sempre pronti a dargli una mano. Fabbricava creazioni sempre più complesse, anche senza supervisione, spesso usando pezzi di scarto e cercando di trarre il meglio da quello che aveva a disposizione. Molti nel suo villaggio dicevano che sarebbe diventato più bravo dei suoi genitori, anche se lui ne dubitava.
I problemi cominciarono ad arrivare quando suo padre scoprì il diario di suo padre. Timotej non ha mai avuto il permesso di leggerlo, vi diede solo qualche occhiata di sfuggita, notando qualche schizzo e numerosissime scritte, talmente piccole da risultare quasi illeggibili. Ebbe l'occasione di sentire pezzi di conversazioni che i suoi genitori avevano in momenti in cui pensavano che stesse dormendo.

Nei mesi successivi i due cominciarono a ricercare materiali particolari, che il ragazzo non aveva mai nemmeno sentito nominare. Ad un certo punto avevano cominciato a lavorare di notte, addirittura tralasciando il lavoro in bottega, che quindi doveva gestire il ragazzino. Da un certo punto di vista gli ha fatto molto piacere che i genitori gli lasciassero quella responsabilità, dall'altra però cominciò a preoccuparsi: la loro bottega era tutto per i suoi genitori, cosa poteva esserci di più importante di quella?

Una sera decise che voleva capire che cosa i genitori stessero creando. I due lavoravano così tanto che quando andavano a dormire si addormentavano subito, cadendo in un sonno profondo. Con il cuore che batteva così veloce che temeva che anche i suoi genitori lo sentissero il ragazzino si avviò verso la stanza interrata che i due stavano usando per quel progetto segreto. Si trovò davanti l'arma più bella che avesse mai visto. Per qualche secondo rimase semplicemente lì ad ammirarla a bocca aperta: anche nell'oscurità assoluta la lama scintillava. Deglutì e finalmente ebbe il coraggio di avvicinarsi. Tese una mano per provare a toccarla ma esitò. Finalmente ebbe il coraggio di appoggiare un dito sulla lama. Era freddissima, talmente fredda che gli sembrò di essersi bruciato il dito. Ritrasse subito la mano e se la strinse al petto, spaventato. Osservando meglio l'arma si rese conto di non riuscire bene a capire cosa fosse: era troppo lunga per essere una spada, troppo spessa per essere un fioretto, troppo corta per essere una lancia, troppo sottile per essere uno spadone. Non aveva nemmeno un'impugnatura, sembrava essere fatta di un solo blocco di metallo, invece che da più pezzi fusi insieme. La lama poi era quasi storta, sembrava avere una forma strana, ma se cercava di girarci attorno per capire che cosa ci fosse di particolare sembrava normalissima.

Da quel giorno quando i genitori andavano a dormire andava a controllare l'arma. Ogni giorno era sempre più bella e più luminosa, le imperfezioni venivano levigate e la forma prendeva sostanza. Tuttavia non provò più a toccarla.

Dopo più di un anno dall'inizio della realizzazione l'arma sembrava quasi terminata. Timotej non resistette e chiese ai genitori di poter assistere al suo completamento. I due rimasero interdetti, non avevano idea che il ragazzo sapesse che cosa stavano facendo, ma furono commossi dall'ammirazione profonda che sembrava avere per quell'arma e decisero di farlo assistere.

Dopo che l'arma fu immersa nell'acqua per l'ultima volta il ragazzo la impugnò. Nonostante l'impugnatura fosse fatta di metallo e non avesse una copertura di pelle era quasi morbida al tatto, si adattava perfettamente alla sua piccola mano ruvida. Mentre contemplava la bellezza della lama luminosa e i genitori si abbracciavano commossi per aver finalmente compiuto quella che per un anno era stata la loro vita la terra cominciò a tremare. I tre non ebbero nemmeno il tempo di reagire che il soffitto cominciò a crollare.

Timotej perse la presa sull'arma e cercò di afferrare la mano di sua madre, che gli urlava di mettersi al riparo. Sentì qualcosa cadergli addosso, sbattendolo a terra. Il rumore gli arrivava alle orecchie attutito per la brutta botta alla testa, cercò di rialzarsi ma non riusciva a muovere la parte destra del suo corpo. Il dolore era troppo da sopportare, iniziò a piangere senza emettere un suono, facendo anche fatica a respirare. Con la mano che riusciva ancora a muovere cercò di spostare quello che gli era caduto addosso, con l'unico risultato di ferire anche quel braccio su qualcosa di appuntito. Ormai sentiva che la sua vita era al termine, anche piangere gli provocava un dolore immenso, si sentiva il viso scottare e non aveva il coraggio di toccare con la mano per capire cosa fosse successo. Dopo un po' aveva smesso anche di pensare, la mente completamente annichilita dal dolore.

Fortunatamente i soccorsi arrivarono in tempo. Il ragazzo si risvegliò in una stanza insolitamente fredda. Provò ad aprire gli occhi ma le palpebre erano troppo pesanti, quindi li tenne chiusi. Cercò allora di rialzarsi, ma non riusciva a muovere le braccia. Rimase un po' di tempo steso cercando di contenere le fitte che sentiva alla testa. Non ricordava molto bene quello che era successo. Ricordava di essere sceso nel sotterraneo per vedere l'arma completata, sapeva di averla tenuta in mano, ne ricordava perfettamente la sensazione, ma dopo quello tutto si faceva confuso, tremolante. Sforzare la memoria gli faceva venire mal di testa, considerato anche che il dolore lancinante che sentiva nella parte destra del corpo gli rendevano difficile anche solo formulare un pensiero razionale.

Dopo quella che gli sembrò un'eternità qualcuno entrò nella stanza, cercando di non fare troppo rumore. Abituato al silenzio nel quale si era svegliato Timotej notò subito il rumore e si mosse leggermente, emettendo un lieve rantolo per far capire di essere sveglio. Subito la persona appena entrata gli si avvicinò, parlandogli con voce gentile. Il ragazzo, infastidito dal suono della voce ci mise un po' per capire chi stesse parlando e cosa stesse dicendo. Era una dei suoi vicini di casa, una dottoressa.

La donna lo aiutò a bere del brodo, dicendogli che era rimasto incosciente per più di una settimana. Tutti erano preoccupati per lui. Sembrava particolarmente addolorata mentre ne parlava. Mentre la donna lo rassicurava Timotej cercava di riprendere le forze. Provò ad aprire gli occhi e lo trovò davvero difficile. Capì di avere una benda sul viso. Come un gesto istintivo cercò di sollevare la mano al volto, ma non riuscì a muovere il braccio. In effetti gli faceva davvero male. Lo avevano legato? E perché mai avrebbero dovuto? Si accorse di riuscire a muovere l'altro, anche se con qualche difficoltà e cercò quindi di capire come mai il braccio gli facesse così male. La donna gli afferrò la mano al volo e il ragazzo la sentì sospirare.

«Ad essere sincera speravo di doverti fare questo discorso tra qualche tempo, non ora che sei ancora così debole.» si fermò per qualche secondo, al che Timotej la esortò a continuare. La donna era esitante.
«L'altro giorno c'è stato un terribile terremoto nella nostra zona. Alcune montagne sono anche franate. La tua casa è stata quella maggiormente colpita: è rimasta completamente distrutta. Tu sei stato portato qui d'urgenza, per fortuna non sei stato preso in pieno dal pilastro che ti è caduto addosso.»

Vedendo che non continuava il ragazzo chiese di descrivergli lo stato in cui si trovava.

«Io ho fatto quello che ho potuto ma purtroppo... la parte destra del tuo corpo è rimasta schiacciata sotto quel pilastro così a lungo...» la donna si interruppe. Il ragazzo rimase orribilmente lucido. Ecco il motivo per cui non riusciva a muovere il braccio e la gamba e il motivo per il quale gli avevano messo quella benda sugli occhi. non emise un fiato, si limitò ad annuire. Senza braccio destro era condannato ad essere un invalido per la vita, avrebbe pesato sui suoi genitori come un fardello senza poter aiutarli nella bottega, ammesso poi che la bottega ci fosse ancora. Chiese dei suoi genitori, come mai non erano lì?

«Non vorrei davvero essere io a darti una notizia di questo genere...»

Senza nemmeno aver bisogno di sentire il resto della frase il ragazzo seppe che i due erano morti. Rimase per qualche secondo completamente senza fiato, poi gli sembrò che lo stomaco cominciasse a rivoltarsi e cercò di tossire per contrastare i conati di vomito, provocandosi una fitta al costato che gli spezzò il respiro. Per qualche secondo rimase in apnea e senza neanche rendersene conto aveva cominciato a piangere.

La donna rimase al suo fianco, sempre tenendolo per mano, fino a che non ebbe nemmeno più la forza di singhiozzare e crollò svenuto. Per qualche giorno la donna fu l'unica persona che andava a fargli visita. Il ragazzo non aveva nemmeno voglia di sapere cosa stava succedendo all'esterno e si rifiutava di mangiare. In una sola giornata aveva perso tutto. Che senso aveva vivere ancora?

Gli avevano ridotto la fasciatura sul volto, quindi ora riusciva ad aprire l'occhio sano. Non si riconosceva più, il corpo emaciato e tumefatto gli sembrava quello di un cadavere, lui che era abituato a martellare tutto il giorno. Spesso si trovava a guardare fuori dalla finestra chiedendosi perché la morte nona vesse voluto prenderlo. Era una punizione? Un brutto scherzo?

Vedendo che il ragazzo non dava segni di miglioramento la dottoressa era ogni giorno più preoccupata. Ma c'era un'altra cosa che la rendeva ansiosa, Timotej se ne era reso conto anche se non gli importava più di tanto: quello che voleva era morire in pace, sollevato finalmente da quel dolore atroce. Dopo più di una settimana la donna sembrò non riuscire più a trattenersi.

«Ho cercato di rimandare questo discorso fino a quando non ti fossi ripreso, ma temo che per quello ci vorrà ancora altro tempo. Questo è stato ritrovato tra le macerie di casa tua.» e così dicendo gli tese il libretto con gli appunti del maestro dei suoi genitori. Il ragazzo lo prese in mano, ascoltando con un orecchio solo. Ora che i suoi genitori non c'erano più non provava nemmeno più la curiosità di scoprire finalmente che cosa fosse l'arma che avevano speso un anno della loro vita per realizzare.
«In quel libro ci sono delle istruzioni per... per creare un'arma. Non si capisce bene di che arma si tratti. Ma ci sembra di aver capito che sia in grado di uccidere le divinità. È la verità? È questo quello a cui i tuoi genitori stavano lavorando?»

Sentendo questo il ragazzo rimase attonito, la sua mente viaggiava più veloce di quanto non avesse mai fatto. Gli tremava la mano mentre sfogliava il libricino che la dottoressa gli aveva consegnato. Le istruzioni erano chiare, anche se erano solo abbozzate: quell'arma era stata progettata per annientare le divinità.

Lasciò cadere il taccuino, udendo a malapena la voce della donna che gli stava continuando a parlare. La interruppe, chiedendole se avessero trovato una cosa del genere tra le macerie e lei negò.
Una morsa gelida afferrò il cuore del ragazzo, che si rese conto di quello che era successo. Il terremoto era stato provocato per uccidere i suoi genitori, coloro che avevano compiuto un'opera talmente impossibile, e per eliminare l'arma. O meglio, rubarla. E chi avrebbe potuto fare una cosa del genere se non una divinità.

Ad un tratto una strana calma lo colmò. Se i suoi erano stati uccisi per colpa di quell'arma non gli rimaneva altro da fare che ritrovarla. E una volta fatto questo uccidere chi aveva fatto lo stesso ai suoi genitori.

Aveva di nuovo uno scopo nella vita.

Le settimane seguenti trascorsero velocemente per il ragazzo, che stava cercando di ritornare in forze, per la gioia della dottoressa. Alcuni ragazzi che conosceva vennero a fargli vista non appena la donna decretò che non era più a rischio di morte. Molti lo compativano, alcuni si offrivano di aiutarlo, altri ancora cercavano di tirarlo su di morale. Tutti gli dicevano che era cambiato. Nessuno sembrava più in grado di riconoscerlo. Ed effettivamente Timotej non era più il ragazzo spensierato di prima. come avrebbe potuto, dopo aver sperimentato tutto quel dolore?
L'unica persona che non sembrò disturbata dal suo repentino cambio di atteggiamento fu una sua amica di vecchia data, che tuttora va a trovare, una volta ogni tanto. Lei fu l'unica a cui il ragazzo avesse raccontato di stare cercando l'arma che i suoi genitori avevano fatto per avere la propria vendetta sulle divinità e la ragazza lo ha sempre aiutato per come poteva. Spesso andava a trovarlo la sera, dopo cena, e gli faceva compagnia fino a quando non arrivava l'ora di andare a dormire. Il ragazzo le raccontava dei suoi progetti e dei suoi sogni, anche se non ha mai cercato di metterla a conoscenza del proprio dolore.

Quando le ferite si furono rimarginate completamente e la dottoressa lo considerò perfettamente guarito, quantomeno nel fisico, Timotej partì alla volta di Anima. Oltre ad essere il regno più vicino al proprio e quindi il più facilmente raggiungibile da uno storpio come lui, il ragazzo aveva sentito dire ai genitori che nella sua capitale si potevano trovare i migliori meccanici del mondo, addirittura in grado di creare protesi metalliche. Quello sarebbe stato il suo obiettivo: trovare il modo di avere un braccio e una gamba nuovi. La vita senza di essi si stava rivelando ancora più difficile di quanto avrebbe pensato. Anche azioni semplici come camminare erano ora impossibili per il ragazzo, che era costretto ad andare in giro appoggiando tutto il peso del corpo su una stampella di metallo.

Il viaggio per Anima fu davvero infernale per Timotej, chiuso nel retro del carro di un mercante di passaggio. Gli sguardi che gli rivolgevano gli uomini della carovana erano di disgusto, ma dato che aveva pagato profumatamente per avere quel passaggio e che nessuno lo avrebbe desiderato come schiavo nella condizione in cui era il ragazzo arrivò a destinazione sano e salvo. Era il primo viaggio che faceva e spesso la sera si trovava a piangere nell'oscurità del carretto che gli avevano prestato, pensando ai genitori.

I mercanti erano diretti alla capitale, facendo un pezzo di viaggio in nave. Timotej vide per la prima volta il mare in quell'occasione. Gli ricordava molto il panorama piatto della sua terra, ma era molto più violento. Il viaggio fu terribile, incapparono in una tempesta inaspettata. Arrivarono con qualche giorno di ritardo, ma era valsa la pena di tutta quell'attesa: la capitale era il luogo più bello che il ragazzo avesse mai visto.

Osservò con l'occhio allenato di un fabbro le strutture scintillanti che si diramavano tra gli edifici, in un complesso sistema di cui non riusciva a distinguere l'inizio e la fine, figuriamoci lo scopo.

Dopo i primi minuti di stupore il ragazzo dovette fare i conti con quello che per tutto il viaggio lo aveva assillato: non aveva più soldi. Aveva dovuto dare tutto quello che era riuscito a salvare dalle macerie di casa sua ai mercanti che lo avevano accompagnato. Tutto quello che aveva con sé erano i suoi vestiti, una spada corta che aveva creato sua madre e il piccolo pugnale che portava sempre con sé. E poi in quel posto c'erano davvero troppe persone. La folla lo sballottava, perse l'equilibrio e cadde a terra, fu solo per un miracolo che un cavallo non gli aprì il cranio in due con uno zoccolo. Infilatosi in un vicolo laterale a prendere fiato sentì il rumore regolare di un martello che batteva su un'incudine e subito tirò un sospiro di sollievo. Dopo essersi calmato decise di controllare da dove venisse il suono e si trovò davanti ad un'officina. La gamba gli faceva davvero male e nella penombra non riusciva bene a leggere l'insegna, sospettava anche che fosse in un'altra lingua. Entrò e subito si sentì a casa: il calore della fornace, il rumore del metallo battuto che però si interruppe, appena il fabbro si accorse di lui. Gli si rivolse con delle parole regolari e ritmiche, che Timotej non capiva. Riuscì però ad afferrare alcune parole, per cui cerò di rispondere al meglio, aiutandosi a gesti, anche se tutte le volte che faceva un movimento troppo ampio rischiava di cadere. Si propose come garzone, facendogli vedere le due armi che portava per fargli capire che aveva esperienza in quel campo. L'uomo appena capì cosa gli stava proponendo si mise a ridere. Timotej non aveva bisogno di parlare la sua lingua per capire che cosa gli facesse credere che quello fosse uno scherzo. Quando vide che non stava scherzando l'uomo sorrise, forse intrigato da quel ragazzo così strano. Decise di fargli una proposta: gli avrebbe dato un braccio e una gamba nuovi se avesse lavorato per lui per i prossimi anni, almeno fino a quando suo figlio non fosse stato pronto per prendere il suo posto come garzone. Senza nemmeno pensarci due volte il ragazzo accettò.

Ci volle qualche mese per creare gli arti meccanici, dato che dovevano essere calibrati e adattati per poter essere usati su un ragazzo di soli tredici anni. La cosa più difficile fu l'installazione. Il ragazzo era perfettamente lucido mentre l'uomo gli collegava gli arti e, anche se il processo era abbastanza rapido grazie all'ausilio della magia, Timotej dovette tenere uno straccio in bocca per non rischiare di mordersi la lingua e pianse e urlò, per quello che poteva, per tutta la durata dell'intervento.

Gli ci vollero settimane, se non mesi, per abituarsi ai nuovi arti. Spesso non riusciva a coordinarsi e finiva per terra o non riusciva a dosare la forza e rompeva qualcosa. In quel periodo comunque aveva imparato ad usare la mano sinistra come la propria mano principale, ma quando ricominciò ad abituarsi alla mano meccanica ricominciò ad usare anche quella.

Passò diversi anni nella bottega di quell'uomo. Era un tipo burbero ma aveva un cuore d'oro. Sua moglie era tutto il contrario: tranquilla ed estroversa, aveva preso in simpatia il ragazzo e gli aveva preparato una piccola stanza nel retrobottega. Timotej li considerava come dei nonni. Anche se non aveva più una famiglia non significava che non potesse costruirne una nuova. Pensò anche di abbandonare il proprio desiderio di vendetta, se poteva trovare lì la felicità, facendo quello che più gli piaceva con delle persone buone come loro.
Ma il tempo di andarsene arrivò in fretta. L'uomo si ammalò e lasciò la bottega in mano ai figli, che la vendettero.
Ancora una volta il ragazzo si vedeva strappare la casa e le persone amate.

Si mise in viaggio. In quegli anni aveva avuto modo di parlare con molti clienti, dato che spesso gli venivano affidate delle commissioni in giro per la città, che ormai conosceva come le sue tasche. Non sembrava esserci traccia dell'arma in quella città e nei suoi dintorni. Decise di allontanarsi da lì, stava diventando troppo doloroso per lui ritornare nei luoghi in cui era solito accompagnare i due proprietari della bottega.

Il regno più veloce da raggiungere era Fana, quindi decise di dirigersi lì. Già nell'avvicinarsi si rese conto che non era un luogo che faceva per lui: troppo sole, troppo caldo, troppa religione. E poi la sabbia minacciava di danneggiare gli ingranaggi e i circuiti dei suoi arti, che nel tempo aveva modificato e allungato perché non sembrassero ridicoli su un giovane alto e forte come lui. Negli anni alla bottega era infatti cresciuto molto e l'uomo che lo aveva accolto gli aveva insegnato come aggiustarli da sé.

Non stette molto a lungo, anche perché alla popolazione del posto non piaceva molto, quindi era difficile per lui ottenere informazioni se non pagando degli informatori, che puntualmente non sapevano nulla dell'arma che lui cercava.

Un giorno in cui le strade erano particolarmente festose e piene di persone, per sottrarsi alla folla decise anche di entrare in uno dei templi maggiori che si potevano trovare in quella zona, per dare un'occhiata in cerca di non sapeva nemmeno lui bene cosa. In quel luogo fece uno degli incontri più strani che avesse mai avuto. Stava cercando il modo migliore per entrare nella zona riservata, sgattaiolando in un corridoio dall'accesso vietato, quando si vide davanti quella che era palesemente una sacerdotessa, a giudicare dal vestiario. La ragazza comunque sembrava spaventata quanto lui di essersi trovata davanti qualcuno: i due si fissarono immobili per qualche secondo, poi si sentì il suono di una voce, quindi la ragazza gli afferrò una mano e lo trascinò con sé per i corridoi fino ad arrivare ad una camera da letto. A quel punto sospirò di sollievo, con ancora un po' di fiatone e rivolse un sorriso a Timotej. Dopo essersi accertata che parlasse la sua lingua si scusò.

«Di solito non c'è nessuno nel tempio a quest'ora, mi hai fatto prendere uno spavento, temevo che mi avessero scoperta. Al momento sono in probazione, quindi non mi è permesso uscire, ma oggi c'è la festa della fondazione del regno e volevo assolutamente vederla.» gli spiegò, imbronciandosi. Era una strana ragazza a dirla tutta, ma al giovane era stata subito simpatica. Decise di aiutarla, anche per ringraziarla di non averlo fatto scoprire, quindi si tolse il mantello che indossava e glielo drappeggiò addosso. Dopo averla aiutata a calarsi da una finestra la ragazza insistette per portarlo a vedere le parti più belle della città. Era da molto tempo che Timotej non passava una serata così bella. Per le settimane successive continuarono ad incontrarsi. Il giovane cercava di convincersi che fosse solo per poter investigare meglio la chiesa ma senza rendersene conto si stava innamorando di quella strana sacerdotessa. Quello che gli diede la forza di lasciarla fu un discorso che lei gli fece, mentre guardavano insieme il tramonto.

«Sai, quando guardo il sole spesso mi trovo a pensare: per fortuna gli dei ci amano. Cosa potremmo fare senza di loro? No, sul serio, pensaci! Tutto quello che esiste è un loro dono, senza di loro non saremmo nulla.»

La mattina successiva Timotej la salutò definitivamente. Nemmeno lì era riuscito a trovare notizie dell'arma, anche se si era reso conto che la devozione per le divinità era molto più profonda di quanto non credesse. Essendo nato a Stushevatja e cresciuto ad Anima non credeva che così tanti amassero quelle stesse divinità che lui odiava dal profondo.

Decise di fare una piccola tappa a casa, per sapere come stessero i pochi amici che ancora aveva, con i quali aveva cercato di mantenersi in contatto tramite lettera ma con risultati abbastanza scarsi. Rivedere il posto dove una volta sorgeva la sua casa e dove ora c'era solo neve gli mise addosso una malinconia indicibile.

Decise di tenere Maeriel per ultima, anche se il viaggio per raggiungere Shingetsu era molto più lungo. Aveva sentito che il regno di Shingetsu era quasi inesplorato e che persino i suoi abitanti non lo conoscevano bene, sembrava il posto perfetto per nascondere qualcosa.
Passò diversi anni in quelle terre, vivendo all'addiaccio nelle foreste, in solitudine. Questo fu uno dei periodi più piacevoli della sua vita, così solitario. Ogni tanto era difficile vivere da solo, quindi visitava il villaggio più vicino per prendere qualche provvista o semplicemente per chiedere qualche informazione.

Ormai erano anni che non tornava a casa, se ne rese conto quando si accorse di non sapere nemmeno che anno fosse. Decise di tornare e trovò moltissime cose cambiate: prima fra tutte la sua amica d'infanzia, che si era finalmente sposata ed era incinta del primo figlio. La ragazza gli si gettò al collo quando lo vide, aveva creduto che fosse morto, non avendo ricevuto sue notizie ormai da una dozzina d'anni. L'altra grandissima novità era che finalmente la prescelta che avrebbe distrutto l'ordine del mondo era comparsa. Timotej si ripromise di aiutare questa donna nella sua missione se ne avesse avuto la possibilità.

Sopraffatto dalla malinconia decise di recarsi ad Anima, per vedere cosa ne era stato della bottega. Fu in quel luogo che l'uomo incontrò l'Antiquario. Ovviamente sapeva della sua esistenza già da molto prima, ma non aveva mai compiuto una commissione per lui. La cosa che lo colpì per prima cosa furono i suoi occhi. Rossi, proprio come i suoi. Non ricordava nemmeno lui esattamente come fosse successo, ma si era ritrovato a parlare con quello strano figuro. Lui aveva delle informazioni sull'arma che stava cercando. Timotej era piuttosto scettico: nessuno aveva saputo dirgli nulla su di essa e ora dal nulla arrivava un uomo che sapeva anche dove trovarla? Abbastanza sospetto.
Ma dato che l'uomo gli stava indicando come meta Meariel, il luogo che si era prefissato anche lui di visitare, decise di fidarsi e di assecondarlo. Si mise quindi in cammino, con la speranza di trovare quello che sta cercando.

❝𝔽𝕒𝕞𝕚𝕘𝕝𝕚𝕒

Timotej ha amato immensamente la sua famiglia, senza alcun ombra di dubbio loro sono stati la cosa alla quale ha tenuto di più in tutta la sua vita, anche se non è finita molto bene. Ma nonostante questo una cosa è certa: se mai dovesse riuscire ad avere una nuova famiglia la amerebbe più di ogni altra cosa e non esiterebbe a rischiare la vita per chi ne fa parte.

𝒞𝑜𝓇𝒾𝓃𝓃𝑒 𝒯𝒽𝑒𝓇𝒾𝓈

Madre di Timotej, la persona che probabilmente gli manca più di tutte. Per lui era un punto di riferimento perché era una vera e propria forza della natura. Non si fermava mai, era sempre pronta per nuove sfide. Quando la casa ha cominciato a crollare il suo primo pensiero è stato quello di proteggere suo figlio, anche se poi non c'è riuscita.

𝐹𝑒𝓁𝒾𝑜𝓃𝓃𝑒 𝒮𝓋𝒾𝓁𝒶𝓇

Padre di Timotej, era un uomo molto saggio e gentile, che ha sempre tenuto in grande considerazione l'importanza del lavoro e lo ha insegnato a suo figlio. Era un uomo giusto, il tipo di persona alla quale si chiede dei consigli, infatti era anche una delle persone più rispettate nel loro villaggio.

❝ℙ𝕠𝕥𝕖𝕣𝕚

Purtroppo Timotej è un essere umano perfettamente normale. Certo, ha una forza fisica maggiore rispetto alla media, ma solo perché si allena costantemente, non ha poteri particolari, anche se è molto più che semplicemente dotato nel combattimento. Ovviamente anche gli arti meccanici aiutano ad aumentare la sua prodezza, anche se ogni tanto si bloccano, cosa molto scomoda se gli capita durante un salto o durante un combattimento. I rischi del mestiere.

L'unica cosa che l'uomo considera come una dote diversa dal solito è una capacità fuori dall'ordinario è una facilità nell'adattare la propria vista al buio che non saprebbe sinceramente a cosa attribuire, considerato quanto è messo male quanto a vista.

❝𝓟𝓾𝓷𝓽𝓲 𝓭𝓲 𝓯𝓸𝓻𝔃𝓪 𝓮 𝓭𝓲 𝓭𝓮𝓫𝓸𝓵𝓮𝔃𝔃𝓪

𝐹𝒾𝓈𝒾𝒸𝑜 ⸻

Anche se purtroppo il suo corpo non si può dire proprio intatto il giovane non si è lasciato andare alla disperazione. L'unico problema potrebbe essere che ogni tanto gli si inceppano gli arti meccanici, ormai potrebbe essere nominato meccanico per una famiglia reale, tale è la sua esperienza con ingranaggi e meccanismi. In situazioni normali comunque il giovane è una delle persone più brutalmente forti che si possono trovare in circolazione e, considerato anche che la finezza non è proprio il suo forte, se si finisce tra le sue mani quando ha la luna storta non si finirà bene.

𝐹𝑒𝓇𝒾𝓉𝑒 ⸻

Ogni tanto le vecchie ferite gli fanno ancora male, soprattutto quella sul petto, che gli provoca delle fitte acute spesso nei momenti meno opportuni. Da tanti anni comunque si è abituato al dolore, quindi si limita ad una smorfia e ad un istante di esitazione, poi riprende a fare quello che stava facendo.
Se venisse ferito di nuovo nei punti in cui ha ancora una cicatrice poi è sicuro che l'arma penetrerebbe più facilmente, considerato che là la pelle è ancora molto più morbida.

𝒱𝒾𝓈𝓉𝒶 ⸻

Come forse non avrete notato Timotej non ha un occhio, il che gli rende abbastanza difficile vedere la profondità. Questo significa che non è molto bravo a giudicare le distanze è che se bisogna prendere un cecchino è molto meglio affidare l'incarico a qualcun altro, dato che gli risulta molto difficile dosare la forza, anche se ci sta lavorando.
In generale comunque non è che ci veda proprio benissimo, quindi se non riconosce una persona da lontano probabilmente è per questo.

❝𝓟𝓪𝓾𝓻𝓮

𝑀𝒶𝓇𝑒 ⸻

Per quante volte viaggi in nave non riesce a togliersi di dosso la sensazione che qualcosa andrà davvero storto. Se può preferisce fare qualche giorno in più di viaggio però rimanere sulla terraferma piuttosto che fare un viaggio più breve e magari anche più comodo per mare. Di notte spesso rimane sveglio ad ascoltare il rumore delle onde, uno dei pochi rumori ritmici che gli mettono ansia.

𝐹𝑜𝓁𝓁𝒶 ⸻

Essendo nato e cresciuto a Stushevatja fa fatica a concepire un grande numero di persone assieme, gli mette ansia camminare in mezzo alle folle, anche per questo preferisce di gran lunga la notte al giorno. Ormai è abbastanza abituato ad avere tante persone intorno, dopotutto ha vissuto qualche anno ad Anima, nella capitale nientemeno, una città grandissima e piena di persone. Quello che lo manda davvero nel panico è quando qualcuno gli rivolge la parola. Cosa che non succede molto spesso, considerato il suo aspetto piuttosto minaccioso. In quel caso si sente davvero perso e cerca di dare le informazioni che servono alla persona in questione e se ne va più in fretta che può. A meno che non si tratti di lavoro, ovvio.

❝𝕊𝕠𝕘𝕟𝕚 𝕖 𝕠𝕓𝕚𝕖𝕥𝕥𝕚𝕧𝕚

Il suo obiettivo è chiaro: sterminare le divinità responsabili della morte dei suoi genitori e dato che non sa quali siano al momento ha intenzione di ucciderle tutte.
Quello che nemmeno lui vorrebbe ammettere a se stesso è che il suo vero sogno sia un altro: quello di avere una famiglia. L'unica cosa che lo blocca anche solo dall'ammettere a se stesso di avere questo desiderio è il fatto che tutte le persone che ha amato siano morte, lo abbiano lasciato o le abbia dovute lasciare lui. Se riuscisse a trovare una donna da amare però non c'è dubbio che sarebbe la persona più felice del mondo.

❝ℂ𝕠𝕤𝕒 𝕡𝕖𝕟𝕤𝕒 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕖 𝕕𝕚𝕧𝕚𝕟𝕚𝕥𝕒̀?

Uhm... il suo obiettivo è distruggerle quindi si può dire che non vadano proprio d'accordissimo. Diciamo che se dovesse mai incontrarne uno non sarebbe una conversazione piacevole, probabilmente si farebbe uccidere.

❝ℙ𝕒𝕣𝕖𝕣𝕚 𝕤𝕦𝕝𝕝𝕒 𝕤𝕚𝕥𝕦𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖?

Sinceramente non gli può importare meno di fermare la distruzione del mondo, salvare delle vite o adibire ai doveri che il suo ruolo gli impone. In effetti ha sempre saputo di avere un ruolo ma non ci ha mai dato particolare peso.
Quello che vuole è solo distruggere il responsabile della morte dei genitori, se aiuterà qualcuno nel processo sarà solo un caso. A parte quanto riguarda il favore che deve all'Antiquario, quello lo prende molto sul serio.

❝𝓟𝓻𝓸𝓷𝓸𝓶𝓲 𝓮 𝓲𝓭𝓮𝓷𝓽𝓲𝓽𝓪̀ 𝓭𝓲 𝓰𝓮𝓷𝓮𝓻𝓮

𝐸𝓉𝑒𝓇𝑜, 𝒞𝒾𝓈𝑔𝑒𝓃𝒹𝑒𝓇 ⸻

Timotej si è sempre sentito un uomo e anche se ha avuto un brevissimo periodo in cui ha avuto qualche dubbio è attratto da donne. Il motivo piuttosto semplice per il quale è convito di ciò è che vuole una famiglia e dei figlio suoi, cosa che un uomo non potrebbe dargli.

L'età non ha particolarmente importanza, ma le preferisce della propria età, ritiene sia più facile parlarci, anche se non è facilissimo trovare qualcuno che possa capirlo e sia disposto a condividere il suo dolore. Non che non ci abbia provato, ma non ha avuto successo, anche perché le sue intenzioni sono serie, non vuole un partner con il quale stare per qualche mese, vuole qualcuno col quale camminare fianco a fianco per tutta la vita, sostenendosi a vicenda. Questo è uno dei motivi per il quale è ancora vergine, perché non ha ancora trovato quella persona speciale da poter amare con tutto se stesso. Questo unito al fatto che la maggior parte delle donne scappa quando lo vede, ma sono solo dettagli.

❝𝔸𝕣𝕞𝕒

Come si sarà capito l'uomo gira sempre con un vasto assortimento di armi, alcune create da lui, altre semplicemente comprate. Possiede una spada lunga a una mano e mezza (una mano sull'elsa e l'altra metà sull'elsa e metà sul pomello) che usa come arma principale, anche se ne possiede anche una a due mani e due ad una mano, più leggere, che usa sguainate insieme, soprattutto quando si trova in ambienti in cui sa che potrebbe perderne una. Possiede una vasta gamma di pugnali, alcuni da lancio che però usa solo nelle brevi distanze. Spesso combatte con una spada in una mano e un pugnale nell'atra, soprattutto quando è contro un numero elevato di nemici.
Non impazzisce per i fioretti, che ritiene troppo sottili e leggeri, e ovviamente non una molto l'arco. Durante gli anni passati ha tentato di migliorare la tecnica ma con risultati abbastanza scarsi: riesce a centrare i bersagli più lontani di dieci metri solo una volta su tre. Quelli lontani più di ci quanta una su venti. Ha provato con le armi da fuoco ma è ancora peggio.

❝𝓐𝓵𝓽𝓻𝓸

𝒮𝓊𝑜𝓃𝒾 ⸻

Ci sono alcuni suoni che lo aiutano a rilassarsi, per esempio il martellare ritmico del martello sull'incudine, o il battito regolare di un cuore. A volte quando era più piccolo gli capitava di svegliarsi di notte piangendo sognando la frana. Spesso a quell'ora l'uomo che lo aveva preso nella bottega stava ancora lavorando, quindi gli capitava di addormentarsi cullato da quel suono metallico.

𝒮𝑜𝓃𝓃𝑜 ⸻

Non è più in grado di dormire senza preoccupazioni: trova difficile dormire in luoghi che non conosce, preferisce di gran lunga una foresta ad una locanda e anche quando si addormenta il suo sonno è agitato, spesso dominato da incubi. Ormai non gli capita quasi più di svegliarsi di soprassalto spaventato, ma era una cosa che gli capitava spesso quando era più piccolo. Lo ha molto aiutato il suo viaggio a Shingetsu, il quale ambiente silenzioso e tranquillo è stato perfetto per aiutarlo a tranquillizzarsi.

𝐿𝒾𝓃𝑔𝓊𝑒 ⸻

Più per necessità che per desiderio conosce quasi tutte le lingue del mondo, è quindi davvero improbabile che faccia fatica a comunicare con qualcuno. La sua lingua madre è il francese, dato che i suoi genitori parlavano entrambi quella lingua. Conosce poi il russo, o in generale le lingue slave, perché è la seconda lingua ufficiale di Stushevatja che quindi parlavano spesso in paese. L'uomo che lo ha accolto nella bottega parlava principalmente latino, che è una delle lingue che conosce meglio e che gli è venuta facile da imparare per le sue somiglianze con il francese. Ad Anima poi sono molto usati il tedesco e l'inglese, quindi non ha avuto problemi nemmeno ha imparare quello. Le lingue con le quali fa più fatica sono quelle di Fana, sono troppo complesse per lui. Parla un arabo molto stentato e sa qualche parola di fenicio, il minimo necessario per comunicare, proprio come il greco. Del giapponese sa imitare la pronuncia e più o meno lo capisce, ma non lo sa parlare. Per fortuna il linguaggio dei gesti è universale.



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Non ho riletto bene, domani ricontrollo
Poi non ho il computer, le immagini le dovrò aggiunger poi, al momento accontentatevi del fatto che sia riuscita a consegnare (scusa per il ritardo Law)

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