Capitolo 7- Nick Valentine
La tensione era palpabile nell'aria, in quel grande parco, che in confronto alla mole dei due contendenti sembrava anche troppo piccolo.
Da un lato un Deathclaw all'apparenza più intelligente del normale, dall'altra un supermutante Behemoth; la creatura più grande e forse anche più forte della Zona Contaminata. Questo esemplare aveva un nome: Swan, era l'attrazione di una banda di predoni che controllavano il quartiere. Due di loro erano sul tetto di un edificio a osservare la scena, convinti che Swan avrebbe fatto a pezzi il suo pericoloso avversario.
<<Ehi Alex, quanto punti?>>
Chiese uno dei criminali al compagno a fianco.
<<Io dico... duecento tappi e una settimana di Jet. Quel Deathclaw non ha speranze.>>
Disse il predone con la faccia mezza ustionata.
Il Deathclaw caricò Swan, e questo si difese agitando il suo grosso martello, colpì il suo avversario in pieno scaraventandolo contro un edificio. Ovviamente distrusse i muri già danneggiati dall'usura e dal tempo, ma la grossa lucertola mutata si riprese poco dopo, non era sufficiente per abbatterlo.
Il Behemoth corse verso il suo nemico, ma questo afferrò un paio di macerie, lanciandole verso il suo viso. Swan indietreggiò dopo essere stato colpito, si levò la polvere dagli occhi e notò come il Deathclaw era scomparso. In realtà si trovava alle sue spalle, dove lo aggredì mordendo il collo e graffiando la testa coi suoi artigli affilati, facendo urlare il supermutante. Usò il braccio libero per afferrare il nemico dalla groppa e scaraventarlo lontano da lui.
Il grosso rettile mutato riuscì a raddrizzarsi in aria, così che una volta atterrato non avrebbe subito danno dalla caduta, usò nuovamente gli artigli piantandoli a terra per rallentare l'atterraggio. Swan caricò un'altra volta, cercando di colpirlo di nuovo con il martello, l'altro mostro schivò spostandosi di lato e con un balzo in alto, riuscì a graffiare dal torso fino a sopra la testa del Behemoth. Questo ruggì di dolore, e nella foga di alleviare il dolore, tirò un colpo di martello al Deathclaw, che venne stavolta lanciato contro l'albero.
Anche questa volta non si fece molto, ed ebbe anche un'idea sul come confondere ulteriormente il suo avversario. Dato che erano in un lago radioattivo con delle scorie nucleari, avrebbe afferrato i barili tossici e glieli avrebbe lanciati contro. Il supermutante non se ne reso conto, dato che era impegnato ad alleviare il dolore, e venne colpito per ben quattro volte da tutti i barili, sempre alla testa. Sembrava sempre più confuso, tanto che finì in ginocchio a sorreggersi col suo martello. Fu allora che il Deathclaw caricò di nuovo, saltandogli addosso e azzannandolo al collo; dato che la pelle dei supermutanti Behemoth era piuttosto spessa, sarebbe servito sbranarlo per ucciderlo definitivamente. L'enorme mostro del lago cercava di scrollarsi di dosso il suo avversario, ma quei colpi alla testa lo avevano intontito al punto di non riuscire più a concentrare le forze. Piano piano il suo collo veniva sempre più dilaniato, fino a quando il mutante lucertola usò entrambi i suoi grossi artigli più affilati posti sui rispettivi indici per stringere intorno al collo come una tenaglia. E dopo un ruggito di battaglia e averci messo tutta la forza in corpo, la testa di Swan volò via mozzata dal resto del corpo.
Il Deathclaw ruggì un'altra volta a pieni polmoni, come a voler affermare il suo dominio.
Nel mentre i due predoni tremavano come foglie, sapendo che il loro campione era morto, erano in pericolo. Ma forse avevano la possibilità di salvarsi, uno di loro aveva un Fat-Man: una piccola catapulta di Mininuke, probabilmente l'arma più forte mai schierata nell'era prebellica, ma anche post-bellica.
<<Liberiamoci di quel mostro, altrimenti ci sterminerà tutti!>>
Era pesante caricare un Fat-Man, per questo si misero in due per tenere ferma l'arma e caricare la piccola testata atomica. Quando però il predone con l'arma si girò, il suo addome venne trapassato da un grosso artiglio.
<<S-scappa... Alex...>>
Il sangue sgorgava a fiumi, dopo che il mostro mutante tolse l'artiglio dall'addome, questo venne in parte bagnato dal sangue schizzato via dal corpo dell'uomo. Di solito i predoni non facevano tanto caso alla morte dei propri compagni, ma quei due sembravano essere amici in un certo senso.
L'uomo di nome Alex era paralizzato dalla paura, mentre vedeva il suo compagno cadere a terra immerso in una pozza di sangue. Il Deathclaw li aveva sentiti, ed era riuscito ad arrampicarsi fino a sopra il tetto. Anche se non sembrava interessato ad uccidere anche l'altro predone, allungò il braccio sinistro verso il Fat-Man e prese la Mininuke dal caricatore.
E fu a quel punto che il mostro fece qualcosa di ancora più spaventoso di quanto non avesse fatto prima: aprì la bocca ed emise dei suoni... stava comunicando, parlava esattamente come un umano.
<<Fai finta di non aver visto nulla. Questa me la prendo io. Tu vivrai, per oggi... ma se dovesse accadere qualcosa alla Prescelta. Conosco il tuo odore e verrò a cercarti.>>
Il tono del Deathclaw era profondo e parecchio inusuale come parlata, sembrava una voce modificata tramite qualche programma esterno; in realtà era un tono normale vista la stazza della creatura. Il mostro passò il lungo artiglio insanguinato sulla guancia del predone davanti a lui. E solo sfiorandolo, gli aveva procurato un taglio lungo tutta la faccia, non profondo, ma lo avrebbe comunque fatto sanguinare.
A quel punto, l'uomo di nome Alex corse via, scendendo le scale antincendio per fare prima e allontanarsi dalla zona. Anche se sopravvissuto, vivrà con il pensiero di doversi guardare le spalle da quella bestia.
Il Deathclaw guardò verso la stazione della metropolitana, aguzzando lo sguardo e riflettendo fra sé e sé. Era ovvio che quella bestia fosse dalla parte di Rei, ma perché lo faceva? Che vedesse qualcosa di particolare nell'affascinante donna del Vault? O forse era solo una facciata?
Nel frattempo, nella stazione della metropolitana, Rei e la sua squadra si stavano facendo strada in mezzo agli innumerevoli nemici.
Gli scagnozzi di Malone lo Smilzo, erano degli assassini vestiti in giacca e cravatta con dei vecchi cappelli, bretelle e imbracciavano delle mitragliette. I classici mafiosi italiani. Alcuni di loro erano umani normalissimi, altri erano ghoul senzienti uniti alla banda. Rispetto ai classici predoni, erano molto più semplici da eliminare, non indossavano alcun tipo di protezione e quindi cadevano come mosche. D'altro canto, Rei e i suoi erano pesantemente armati e protetti.
Durante uno scontro a fuoco con tre scagnozzi, si ritrovarono di fronte alla porta di un Vault chiuso. Uccisi i nemici, si avvicinarono all'imponente struttura d'acciaio e cemento, osservandola stupiti.
<<Mi chiedo cosa ci facesse un Vault nella metropolitana.>>
Disse MacCready dando un'occhiata in giro e raccogliendo le munizioni dai cadaveri.
<<Non si sa, la Vault-Tec ha fatto così tanti esperimenti, che non sarebbe strano in fin dei conti.>>
Replicò Piper appuntandosi qualcosa sul suo taccuino.
<<Generale, come procediamo?>>
<<Ho la chiave di casa, Garvey. Stai a vedere.>>
L'unica sopravvissuta si avvicinò al pannello di controllo. Poi dal suo Pip-Boy aprì uno scompartimento dove vi era una sorta di chiave collegata da un filo. Tutti pannelli dei Vault avevano una serratura speciale, che poteva essere aperta solo da una di queste chiavi. Lo schermo del Pip-Boy diede l'accesso completo, quindi Rei premette il pulsante sul pannello e la gigantesca porta cominciò ad aprirsi. La donna lo aveva già fatto in passato quando uscì dal Vault 111.
Questo era l'unico modo per entrare nel Vault dalla porta principale, altrimenti bisognava buttarla giù. E questo tipo di porte era progettata per resistere anche a dozzine di carri armati e un'esplosione atomica.
Una volta aperta la strada, i quattro attraversarono il ponte di ferro e si ritrovarono dentro il bunker antiatomico. Fu lì che la donna si chiese...
<<Possibile non si siano accorti di nulla? Oltre che deboli, sono pure sordi.>>
E nello stesso momento, si sentì una voce di uomo provenire dal corridoio del Vault.
<<Chi è l'idiota che ha aperto quella maledetta porta?!>>
Ma non appena girò l'angolo per ritrovarsi all'ingresso, Rei gli puntò la pistola alla tempia, facendolo sobbalzare sul posto.
<<Chi è l'idiota, adesso?>>
<<Ehi ehi, ferma! Non sparare! Non sono armato, guarda!>>
Disse lo scagnozzo con voce tremolante, buttando via la sua mazza da baseball e tenendo le mani sopra alla testa.
<<Wow, sei molto più collaborativo dei tuoi compari. MacCready, interroga questo coglioncello. Piper, Preston, diamo un'occhiata in giro. E occhi aperti.>>
<<Con immenso piacere.>>
Affermò il mercenario schioccandosi le dita. Rei non amava estrarre informazioni con la forza, ma qualcuno pagato da lei, forse l'avrebbe fatto molto più volentieri.
I tre si guardarono intorno nella varie stanze del Vault, ma a parte qualche tappo dimenticato dai mafiosi nei vari cassettoni e alcune droghe come Mentats e Jet, non trovarono nulla d'interessante. Tranne l'unica sopravvissuta, che non perdeva occasione di scherzare anche in una situazione del genere. In alcune scatole vi erano le tute di quel Vault, infatti ne prese una portandola da Piper.
<<Vuoi diventare... Blu anche tu?>>
La giornalista incrociò le braccia al petto e alzò lievemente un sopracciglio con aria perplessa, come a voler evidenziare quanto squallida fosse quella battuta.
In quello stesso istante, si poté udire un fortissimo boato causato da un'esplosione, ma non poteva essere una bomba normalissima, erano troppo in profondità per avvertirla.
<<Ma che cazzo... quanto forte può essere una bomba del genere?>>
Si chiese Piper visibilmente spaventata dalla cosa.
<<Non era una bomba qualunque. Era sicuramente una Mininuke, anche se una piccola testata nucleare, può comunque provocare dei danni catastrofici. Non oso immaginare chi fosse lo sfortunato...>>
Spiegò Preston con amarezza.
Per quanto il Fat-Man fosse una della armi più forti mai create, portava comunque alla distruzione esattamente come successe duecento anni prima con le testate atomiche. Usarlo significava ripetere gli errori del passato in un certo senso. Per questo il Minutemen non poteva tollerarne l'utilizzo.
Rei sembrava abbastanza sconvolta dalla cosa, forse perché sentire quel boato rimandava a quel terribile giorno in cui la sua vita fu sconvolta. Se ne stava lì, ferma immobile ad osservare il soffitto con un sguardo perso, a metà fra il neutrale e il triste. La verità era che il Deathclaw intelligente aveva usato la Mininuke rubata contro un accampamento di supermutanti nella zona, annientandoli tutti quanti in una volta sola.
<<Generale, tutto bene?>>
Chiese Preston poggiando la mano destra sulla spalla dell'unica sopravvissuta, e questa sospirando, annuisce.
<<Sì, andiamo avanti. Il nostro amico ha cantato?>>
Chiese a MacCready, notando come il mafioso legato fosse con alcuni lividi in volto e il naso sanguinante, oltre che visibilmente spaventato.
<<Come un uccellino. Valentine si trova nell'ultimo piano sotterraneo del Vault, nella stanza del soprintendente.>>
<<Molto bene.>>
La donna si avvicinò al torturato, questo sembrava incerto sul suo destino. In quel momento Rei incuteva parecchio timore. Caricò la pistola e la puntò alla sua fronte del malcapitato, premendo il grilletto... ma c'era la sicura, volevo solo mettergli paura.
<<Tranquillo, non sono così crudele. Ma non posso nemmeno lasciare che tu dia l'allarme. Quindi... buonanotte.>>
Concluse poi tirandogli un calcio alla testa, facendoli perdere i sensi.
Era abbastanza ovvio si fossero accorti di loro, ma preferivano non far individuare l'esatta posizione. Non potevano sapere che stessero cercando Valentine.
I quattro proseguirono per i vari piani del Vault, scendendo sempre più in profondità ed eliminando le varie guardie davanti alle stanze degli abitanti. Ogni sala aveva diverse risorse abbandonate lì da anni, forse secoli: acqua purificata, munizioni, vecchie riviste, cibo in scatola e vestiti; presero solo l'essenziale, così da non portarsi troppo peso e procedere più velocemente.
Doveva essere il secondo piano sotterraneo, visto che dopo l'ultima guardia uccisa, la porta per le scale sembrava sbarrata. Fortunatamente vi era un'altra strada, una botola con una scala. Rei fece segno ai suoi compagni di fare piano, dato che potevano avere qualche sorpresa. Ordinò a MacCready di procedere per primo e questo scese la scala facendosi scivolare le mani e i piedi lungo le sbarre di ferro, facendo meno rumore possibile. Non sembrava esserci nessuno, quindi fece cenno di scendere senza problemi. Quando furono tutti giù, la porta dall'altra parte del corridoio si aprì e ne uscirono due sgherri di Malone, allora si nascosero. Sembravano star parlando di qualcosa.
<<Ho una domanda. Perché cazzo qualcuno dovrebbe costruire un Vault in una stazione della metropolitana? Questo posto non è certamente... a tenuta stagna.>>
<<Perché non avevano intenzione di usarlo, idiota! Progetti come questo erano molto frequenti prima della guerra. Ci piazzavano un bel po' di operai a lavorare su qualche progetto fondamentalmente inutile. Così c'era lavoro e tutti avevano la loro paga.>>
L'unica sopravvissuta sembrava star capendo molte cose della Vault-Tec, e ciò la faceva infuriare più del solito.
Prese dalla sua cintura una granata a frammentazione, non prima di aver fatto cenno ai suoi compagni di tapparsi le orecchie. Tolse la linguetta e lanciò l'esplosivo lungo il corridoio, ma quando i due sgherri se ne accorsero fu troppo tardi. Il botto fece saltare in aria i due uomini, che morirono sul colpo senza avere il tempo di capire cosa stava accadendo.
La donna attraversò il corridoio per prima, osservando i due cadaveri a terra con estrema freddezza. Piper e Preston sembravano preoccupati per lo stato d'animo della loro compagna, era diversa dal solito. MacCready al contrario, apprezzava quanto fosse tosta quella donna davanti a lui, che non si faceva scrupolo a passare sopra ai corpi senza vita dei propri nemici. Proseguirono per una stanza con alcuni reattori e generatori, dovevano fare attenzione coi proiettili, o altrimenti sarebbe saltato tutto in aria. Inutile dire che arrivarono quattro di quei nemici, anche se armati di mazze da baseball.
Ci pensò Rei, sistemando quegli sgherri con alcuni fendenti della sua spada, sgozzandoli tutti e quattro con precisione letale. Nella scherma era piuttosto brava, oltre che muoversi con eleganza quando combatteva. Ripose la spada nel fodero e proseguì insieme ai suoi compagni lungo il corridoio, scendendo un'ultima rampa di scale. Finalmente si ritrovarono nell'area più grande del Vault, sembrava un'enorme complesso di depositi di armi, attrezzi e macchinari vari.
Qualcuno vi era davanti alla porta del soprintendente, stava parlando con una seconda persona, era sicuramente Valentine quest'ultimo. Anche se un po' lontani, la voce dell'uomo e quella nell'interfono erano ben udibili.
<<Continua a parlare, bestione. Malone lo Smilzo avrà più tempo per pensare a come farti fuori.>>
<<Non dire cazzate, Valentine. Non sai nulla, non hai nulla.>>
<<Ho visto mentre scriveva il tuo nome sul suo libro nero. "Maledetto imbroglione", mi pare abbia detto così. Poi ha segnato il tuo nome tre volte.>>
<<Tre volte? Sul libro nero? Ma io non... no! Devo chiarire la cosa!>>
La donna del Vault guardò il mercenario, che caricò immediatamente il suo fucile da cecchino. Allora ella alzò la mano.
<<Fuoco.>>
E allora sparò verso il mafioso, dritto alla testa, un colpo preciso. L'unica sopravvissuta diede una sonora pacca sulla spalla al compagno, come a dirgli "ottimo lavoro". Quindi salirono la scalinata che portava alla porta del soprintendente, Valentine dall'altra parte parò alla donna. Purtroppo non vi era una finestra a far vedere il suo aspetto, ma fra poco l'avrebbero visto. Il detective si rivolse alla donna e ai suoi compagni.
<<Ehi tu! Non so chi sei, ma abbiamo tre minuti prima che Malone e i suoi si accorgano che testa vuota non tornerà più. Apri la porta.>>
<<Arrivo ispettore, non si preoccupi!>>
Sul cadavere dello sgherro vi era una password segnata su un foglietto, quindi la inserì nel terminale accanto alla porta, che serviva a sbloccarla.
La stanza era buia, illuminata solo da una lampada a neon difettosa e una da ufficio, mentre il detective si accendeva una sigaretta... ma c'era qualcosa in lui che non andava, non era umano. Quegli spaventosi occhi gialli scintillanti, quella mano robotica e la pelle palesemente finta, era un sintetico... esattamente come quelli che affrontò insieme al Paladino Danse.
Il detective sembrava abituato a quelle facce spaventate e in parte disgustate, ma decise comunque di non farci caso, rivolgendosi all'unica sopravvissuta.
<<Apprezzo l'ironia di questo scenario cavaliere-donzella invertito. La domanda è: perché la nostra eroina rischierebbe la vita per un investigatore? E soprattutto, che cosa ci fa Piper insieme a te?>>
<<È... una lunga storia, Nicky.>>
Rispose Piper all'ultima domanda. Si poteva dire che lei e il detective avessero abbastanza confidenza da darsi dei soprannomi.
Rei allora, fece l'unica domanda che poteva fare in questa situazione, rivolta proprio alla sua compagna.
<<Perché non mi hai detto che era un sintetico?>>
<<Blu, qui si tratta di recuperare tuo figlio... ti importa così tanto la cosa?>>
<<Io e Preston abbiamo visto che esseri spaventosi possono essere. Pretendi che mi possa fidare subito?>>
Il detective, sentendosi ignorato, replicò come a dividere le due.
<<Sono un sintetico, sì. Ma non come quelli che hai incontrato, senti la mia voce? Quale sintetico saprebbe parlare così correttamente?>>
In effetti il tono di voce di Valentine era profondo, ma comunque molto umano. Non era una voce registrata o robotica, era come se a parlare fosse un vero e proprio umano.
<<Io dico di dargli una possibilità.>>
<<Dai Rei, Valentine non è come quelle lattine dell'Istituto!>>
Preston non sembrava conoscere il detective, ma gli dava una buon'impressione. MacCready invece sapeva benissimo che persona era Valentine e non c'era alcun problema al farlo unire al gruppo.
Rei allora sospirò e si decise a parlare al sintetico del suo obiettivo.
<<E va bene. Cerco un assassino. Il bastardo che ha sparato a mio marito e rapito mio figlio. Non so chi sia, né dove sia andato.>>
<<Quindi ti serve un angelo della vendetta, eh? Beh, di solito non accetto soldi sporchi di sangue, ma potrei fare un'eccezione.>>
Al che, il detective prese a spiegare cosa gli successe nelle settimane precedenti e a cosa stava lavorando.
<<Sono rimasto chiuso qui per settimane. Sembra che la figlia scomparsa che stavo cercando non fosse stata veramente rapita. È la nuova amante di Malone lo Smilzo, ed è una carognetta. Comunque, se hai un problema sarò felice di aiutarti. Ma non ora. Andiamocene da qui, poi parleremo con calma.>>
Dovevano semplicemente andarsene da lì. Non prima che Rei raccogliesse una statuetta raffigurante il Vault-Boy, la mascotte della Vault-Tec. Statuette del genere valevano parecchio, ma la donna, arrabbiata com'era verso quella compagnia. Buttò il souvenir a terra e lo distrusse con una pedata. Al che Preston si preoccupò per quella reazione improvvisa.
<<Generale, che ti prende? Si poteva sempre vendere.>>
<<Non me ne frega un cazzo dei soldi! Odio quelli della Vault-Tec, darei fuoco a ognuno di loro, se potessi farlo.>>
<<Ehi ehi, calmiamoci. Immagino quanto tu possa essere arrabbiata, ma dobbiamo essere lucidi. Mi spiegherai tutto dopo.>>
Valentine cercò di riportare un po' di calma e Rei finalmente si tranquillizzò, anche se era solo una facciata.
Uscirono tutti quanti dalla stanza e ripresero i loro passi cercando di ripercorrere la strada al contrario. Anche se il detective sembrava conoscere una scorciatoia. Nel mentre conversava col gruppetto, tenendo sempre gli occhi bene aperti.
<<La gang di Malone era piccolina... Scacciata dal vecchio quartiere da gruppi più grandi e potenti. Finché non hanno trovato questo posto. Non so cosa sia successo ai vecchi proprietari, ma non sono qui a riscuotere l'affitto. Un Vault vuoto... Il nascondiglio perfetto.>>
<<Nessun indizio? Nemmeno nei terminali dell'ufficio?>>
Chiese Piper sembrando interessata all'argomento.
<<Niente di niente. Forse avevano degli olonastri, ma conoscendo questa gente, potrebbe averli distrutti.>>
<<E poi, chi verrebbe a rompere le palle in un Vault?>>
Si chiese MacCready con un nota di sarcasmo e Rei controbatte.
<<Noi MacCready, anche se è più corretto dire che gli abbiamo rotto il culo.>>
E i due batterono il cinque. Sebbene si conoscessero da poche ore, già sembravano d'accordo su molte cose.
Il sintetico fece cenno di far silenzio, siccome aveva avvertito dei passi. Prima di andare aveva recuperato la sua pistola dal cadavere dello sgherro di prima: un revolver a sei colpi artigianale. Le armi artigianali erano quelle più diffuse nel Commonwealth, grezze e facilmente modificabili; di solito unione di ferro e legno ben lavorato. Valentine prese bene la mira e sparò allo sgherro in arrivo. Sebbene fossero abbastanza lontani, l'aveva centrato in pieno.
Proseguirono quindi per vari piani del Vault in alto, uccidendo i vari sgherri che li assalivano. Essendo in piccoli gruppi e loro erano in cinque, era un'impresa semplice. Fino a quando non giunsero a una porta bloccata. Terminali non ce n'erano, quindi dovevano forzarla in qualche modo. Le serrature dei Vault erano parecchio complesse da forzare, ma Nick sembrava avere le dita adatte per questo genere di lavori. L'unica sopravvissuta doveva riconoscerglielo.
<<Niente male.>>
<<Grazie, ma me la cavo meglio a violare i terminali, se proprio vuoi saperlo.>>
Di fatto Valentine per le sue investigazioni aveva molto a che fare anche con le tecnologie, quindi il saper entrare in un terminale criptato, era l'essenziale per il suo lavoro.
Arrivati davanti all'ultima scalinata, il detective affermò...
<<Altre scale? Chi ha costruito questo dannato Vault? Un istruttore di fitness?>>
<<E chi ti ha dato la personalità così sarcastica? Un comico prebellico?>>
Chiese la donna facendo riferimento alla natura meccanica del sintetico. Domanda alla quale preferiva non rispondere. Raggiunto l'ufficio, vi era un'ultima porta da superare.
<<Malone lo Smilzo e i suoi ci aspettano qui vicino, non fatevi ingannare dal nome... beh, ironico. è pericoloso.>>
Forzata anche l'ultima serratura, fece cenno agli altri di tenere la armi pronte in caso di attacco.
Si ritrovarono quindi nell'ingresso principale del Vault, ad accoglierli vi era Malone lo Smilzo, il boss mafioso della banda. Un uomo vestito con uno smoking nero, classica mitragliatrice e cappello nero, un po' in sovrappeso. A fianco a lui vi erano altri due uomini armati e una donna vestita elegantemente con un abito blu. Il boss si rivolse al detective con tono intimidatorio.
<<Nick, ma cosa mi combini? Entri in casa mia. Spari ai miei ragazzi. Hai idea di quanti problemi mi causerà tutto questo?>>
<<Non sarei qui se non fosse per la tua dama traditrice, Smilzo. Dille di scrivere a casa più spesso.>>
Al che, l'amante di Malone intervenne, prendendo volutamente in giro Valentine.
<<Oh, povero Valentine. Ti brucia essere stato steso da una ragazza? Dovrei tornare a casa da paparino?>>
<<Non dovevi intrometterti, Nick. Non siamo più nel vecchio quartiere, in questo Vault sono il re assoluto.>>
Concluse Malone con tono arrogante.
L'unica sopravvissuta, prima sembrava piuttosto adirata da quella situazione, ora stava lentamente perdendo le staffe. E sentire la voce irritante di quella ragazzina, non aiutava affatto. Preston, notando lo stato d'animo di lei, le mise una mano sul braccio delicatamente.
<<Generale, calma. Ricordo che dobbiamo riportarla casa.>>
<<Sbagliato Preston. Io sono venuta qui a recuperare Valentine. Non voglio perdere altro tempo con questa puttanella e i suoi amici gangster.>>
Caricò la sua pistola dieci millimetri, ma il sintetico intervenne quasi come per fermarla.
<<Ehi aspetta, che vuoi fare?>>
<<Mi sono stancata di queste stronzate!>>
Disse la donna dai capelli argenti ad alta voce, puntando l'arma verso gli scagnozzi e sparando due colpi precisi alle loro teste. Quando Malone decise di sparare anche lui, Rei colpì il suo braccio per disarmarlo e successivamente sparò alla gamba del boss, facendolo crollare a terra per il dolore. L'amante del boss urlò per la paura, ma smise non appena le venne puntata la pistola alla fronte.
<<Tornatene a casa, ora.>>
<<Ma io...>>
<<Mi hai sentita?!>>
Chiese urlando contro la ragazza, e questa cadde a terra per indietreggiare. Poi si rimise in piedi e scappò per la metropolitana. Ancora furente, Rei andò dal mafioso a terra e gli puntò la pistola alla tempia.
<<Ascoltami bene. Tu e il resto dei tuoi compari dovete sparire da qui. E se vengo a scoprire che cercherai ancora quella ragazza, io verrò a cercarti e non mi limiterò a farti saltare un tendine. Chiaro il concetto?>>
Malone annuì spaventato e la donna mise via la pistola. Quindi il resto di loro decise di uscire da lì, prima che arrivino i rinforzi del boss.
Erano abbastanza sconvolti da quella reazioni, sebbene MacCready l'avesse apprezzato perché trovava il suo capo parecchio tosto. Piper, Preston e Nick sembravano stupiti. Forse lo stress le aveva fatto perdere la testa, ma avevano trovato il tutto... troppo eccessivo. Anche per il modo di convincere la ragazza ad andarsene. Probabilmente con le giuste parole, nessuno sarebbe morto.
Rei
Potrei aver esagerato prima, ma non riuscivo più a trattenere la rabbia, il dubbio.. e poi mi sento spaesata. È tutto così assurdo. Un Deathclaw che mi sta inseguendo e per qualche strana ragione mi aiuta, un Vault in una metropolitana, un sintetico detective... e adesso la quasi certezza che quelli dell'istituto centrino sempre di più. O magari si tratta di qualcuno più in altro. Mi scoppia la testa, ho bisogno di uscire da questo posto. Ormai non riesco più a stare tranquilla, sapendo che un Vault è stata la tomba di mio marito e di tante persone.
Una parte di me crede sarebbe stato meglio morire carbonizzati dalle bombe, piuttosto che vivere questo inferno.
Per fortuna Valentine conosce una scorciatoia per un tombino, che ci riporta in superficie. Credo sia pomeriggio, secondo il Pip-boy sono le quindici in punto. Sta osservando il cielo. Per quanto non sembri ostile verso gli umani, non mi fiderò di lui completamente. Piper però ha ragione, devo ritrovare Shaun, se lui può aiutarmi, e sia.
<<Ammetto che poteva finire meglio, ma comunque... grazie di avermi liberato. Tra parentesi, come facevate a sapere dove mi trovavo? Non molti conoscevano la mia posizione.>>
<<Ringrazia la tua affascinante assistente, altrimenti saremmo rimasti a girare come polli per il Commonwealth.>>
<<Davvero? Allora dovrei darle un aumento. Voglio parlarti nel mio ufficio a Diamond City. Mi darai tutti i dettagli. Direi proprio che ti serve sederti e sfogarti.>>
È il minimo visto che quello che sto passando, ma forse far saltare la testa a qualche gangster è molto più terapeutico.
<<D'accordo, comunque il mio nome è Railey. Railey Parker. Chiamami solo Rei.>>
<<Va bene, Rei. Vogliamo andare dunque?>>
Non ci sono problemi, prima lo facciamo, prima troviamo Shaun.
Preston si è allontanato da noi, sembra star discutendo con qualcuno alla radio. L'ha messa via, sta tornando da noi.
<<Qualcosa non va?>>
<<Buone notizie generale, i nostri ricognitori hanno ritrovato la posizione del Castello. Un tempo era la vecchia base dei Minutemen. Possiede un segnalatore radio abbastanza potente, con esso potremo raggiungere tutto il Commonwealth più facilmente. Che facciamo allora?>>
Considerando che comunichiamo prettamente tramite radio, avere una buona stazione potrebbe essere d'enorme vantaggio. Non solo ci aiuterebbe a ricevere le richieste d'aiuto degli insediamenti locali, ma aiuterebbe in caso i nostri avessero bisogno di rinforzi. Però devo dirigermi anche a Diamond City. Che cosa fare...?
<<Ascolta Valentine, ho una faccenda importante di cui occuparmi. È un problema se rimandiamo la nostra chiacchierata a stasera?>>
<<Nessun problema, voi Minutemen avete il vostro bel da fare, è un bene che possiate aiutare la gente. Ci vediamo dopo.>>
Non ho idea del perché il Castello debba essere riconquistato. Forse i predoni ne hanno preso il controllo, o potrebbe essere infestato dai mutanti. Ordino a MacCready di riportare Piper sana e salva a Sanctuary. Andrò insieme a Garvey, sicuramente saprà darmi i dettagli.
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