ᴘʀɪᴍɪ ᴘᴀꜱꜱɪ ~ ᴘᴀʀᴛᴇ 1.
Complesso, New York City.
10 - 02 - 2019.
08:50 a.m.
Sala da pranzo.
ᴀᴠᴇʟɪɴᴇ
Quella mattina avevo dormito più di quanto avessi mai fatto prima; di solito non mi svegliavo più tardi delle otto e mezzo, ma quel giorno, a quanto pareva, avevo deciso di dormire.
Per togliere via il sonno in eccesso, mi passai dell'acqua fresca sul viso, più volte, per poi asciugarmi con un asciugamano poggiato vicino al lavabo. Sfregai così tanto che divenni rossa, ma non me ne importò molto, perché l'intorpidimento che sentivo era sparito.
Presi la spazzola e cominciai a districare il nido di vespe che avevo in testa; c'erano così tanti nodi che più volte chiusi gli occhi per il dolore provocato dal districare, ma alla fine la mia volontà prevalse e li resi belli, morbidi e setosi. Anche se i miei classici capelli mossi restavano uguali, per quanto li spazzolassi.
Una volta che mi fui liberata della camicia da notte, aprii l'armadio per decidere cosa avrei indossato quella mattina; dopo qualche secondo, optai per una maglietta a maniche lunghe azzurra, giacchetta rosa pastello, Jeans attillati e stivaletti neri.
Era un abbigliamento comodo ed elegante allo stesso tempo.
Dopo un'intera serata a non pensarci, la consapevolezza che entro due ore sarei tornata al Sanctum Sanctorum, vedendo così Strange, mi aveva messo tristezza e ansia allo stesso tempo. Avevo come timore di confrontarmi con lui, anche se sapevo che non dovevo, quindi promisi a me stessa che, quando ci saremmo visti, lo avrei affrontato a testa alta e non mi sarei fatta sottomettere da lui, ne dalla sua parlantina ammaliatrice.
Scossi la testa per cercare di togliermi dalla mente Strange, almeno per le due ore che mi restavano al Complesso.
Ero decisa a divertirmi, senza pensare a quegli splendidi occhi Azzurri... Aspetta! Cosa? Splendidi occhi azzurri? Che stavo dicendo? Anche se... Alt!
No! Poteva avere splendidi occhi azzurri quanto voleva, ma non lo avrebbe aiutato a farsi perdonare da me; sempre se avesse chiesto perdono, perché quella era un'incognita grande come lo stesso Sanctum Sanctorum.
Ricomponendomi da quei pensieri che nuocevano alla mia salute mentale, decisi che era ora di fare colazione e raggiungere gli altri in Sala da Pranzo; così spensi la luce e mi avviai nel lungo corridoio che portava al cuore dell'attività degli Avengers, per fare una lauta colazione e per dare il Buongiorno ai miei compagni.
Quando finalmente arrivai in sala, trovai solo Wanda, Clint e Thor, seduti al tavolo a fare colazione; non c'era traccia del resto della squadra, quindi dedussi fossero tipi mattinieri e che avevano già fatto colazione.
Dovevano essere già nel pieno delle loro attività quotidiane... o erano in missione, ma era alquanto improbabile vista l'ora.
Sorridendo, mi annunciai «Buongiorno, ragazzi!»
I tre, con una tazza di caffè in mano, si voltarono verso di me e sorrisero «Ciao, Aveline!»
Posai le mani sul tavolo e chiesi «Dormito bene, dopo la baldoria di ieri sera?»
Mentre Wanda rideva a quella domanda, Clint e Thor scosse la testa, passandosi le mani sulla faccia in modo frustrato, ricordando gli eventi della sera prima.
Dopo che avevamo finito di vedere il film e aver commentato la sua veridicità, arrivando addirittura a pensare di chiedere consiglio a Strange, cosa che io non volevo, o a un certo Hank Pym che era esperto in materia, alla fine non giungemmo a nulla di concreto.
Così, a Tony, venne un'altra delle sue idee strampalate: aveva tirato fuori una bottiglia di Jack Daniel's, un Whisky del Tennessee, aveva dato a tutti un bicchiere riempiti con del ghiaccio e c'aveva versato del distillato, dicendoci poi lo scopo di tutto ciò.
Voleva testare la resistenza di tutti all'alcool, ma per farlo avevamo dovuto fare una specie di quiz con domande assurde e, chi resisteva di più, avrebbe potuto riscuotere in qualunque momento un favore da lui. Com'è che aveva detto? Ah, si! "Il vincitore della gara di bevute del secolo, tenutasi al Complesso degli Avengers, avrà l'onore di riscuotere un favore dal sottoscritto. Mai, in tutti questi anni, il mitico Tony Stark ha fatto un favore a qualcuno, quindi... che vinca il migliore!".
Ovviamente, dopo delle prese in giro dovute al fatto che il modo in cui l'aveva detto sembrava un venditore del mercato delle pulci, tutti non avevamo accettato di buon grado la scommessa; sarebbe stata la mia prima sbronza.... Peccato che non accadde.
I primi a cadere furono Bruce, Rhodey, Wanda e Pepper; li seguirono Visione, Clint, Nat e Sam. Di lì a poco anche Tony, Bucky e Thor; restavamo Steve ed io.
Non sapevo come avevo fatto a non ubriacarmi dopo tutti quei bicchieri che avevo bevuto, ma ero ancora in piedi e non davo segni di cedimento; anzi, ero lucida quanto Steve, che mi guardava sbalordito ogni volta che bevevo e non succedeva niente.
Non potendo, a quanto pareva, proclamare un vincitore, Tony stava per decretare nulla la prova ma Steve, da gentiluomo qual'era, mi concesse la vittoria di buon grado; e così ottenni il favore dal miliardario, che avrei riscosso quando volevo.
Come si poteva immaginare, gli effetti della bevuta aveva causa la cosiddetta sbronza, che aveva coinvolto tutti quanti; sia io che Steve avevamo fatto la staffetta dal salotto alle camere di chi stavamo trasportando.
Ovviamente il Capitano si offrì di portare quelli più pesanti, lasciando a me quelli più leggeri.
Ipotizzammo che la mia resistenza all'alcool fosse dovuta ai poteri della Gemma del potere, che scorre in me. La sua potenza impedisce al mio corpo di ubriacarmi come invece dovrebbe fare normalmente; smaltisco l'alcool come se non l'avessi mai ingerito... decidemmo che avrei chiesto poi spiegazioni a Bruce, una volta che fosse tornato lucido abbastanza da rispondere al quesito.
Dopo aver riso di gusto a quella scena, li guardai «Certo che voi due siete stati l'anima della festa, ieri sera. C'è mancato quasi vi levaste i pantaloni, se non fosse stato per Steve, che vi ha bloccati.» io e Wanda scoppiammo a ridere di gusto.
Clint guardò la mora «Tu che hai da ridere, Maximoff? Eri ubriaca anche tu!»
«È vero, ma mai quanto voi. Ricorda che sono stata la prima a cadere, quindi ero più lucida di voi.»
Clint, non potendo ribattere, sbatté la testa sul tavolo e poi disse «Ho un vuoto di memoria pazzesco.»
Thor annuì, in assenso «A chi lo dici, amico. Ho bevuto cose più forti di quello che ci ha dato Stark restando sobrio, ma questa mi ha steso.»
L'arciere continuò «È come se il mio cervello si fosse scollegato... diamine! Nemmeno alla festa di compleanno di Coulson mi sono ubriacato cos.»
Io ridacchiai «Per dire così, devi essere un ubriacone seriale.»
Thor e Wanda risero di gusto e Clint mi fissò «Molto divertente, Aveline. Sei in vena di battute, oggi, mi sa.»
Lo guardai con aria birichina «Può essere... oppure no.»
Lui incrociò le braccia al petto e, con un sopracciglio inarcato, chiese «Noi tre ci stavamo chiedendo una cosa, prima che entrassi, ed è una cosa che non ci spieghiamo. Come cavolo hai fatto a non ubriacarli dopo tutti quei bicchieri? Sei arrivata prima insieme a Steve e non davi segni di ubriacatura.»
«Non lo so, Clint, non posso darti una risposta.»
«Ma avrai un'idea.»
«Io e Steve abbiamo ipotizzato che sia per i poteri della Gemma che scorre in me, e ciò m'impedisce di ubriacarmi. Ma questo è solo una teoria, la nostra intenzione è chiedere spiegazioni a Bruce il prima possibile.»
«Beh, allora dovrai aspettare parecchio Aveline, perché ora come ora è indisponibile.»
Preoccupata, chiesi «Gli è successo qualcosa?»
Fu Thor a rispondermi «No, tranquilla, sta bene... solo che...»
«Solo che?»
«Che è sotto gli effetti della sbronza. Normale se bevi più di quanto sei abituato.»
Clint intervenne «Se scommettessi con Steve che riesci a resistere al liquore di Thor, sono sicuro che vincerei.»
Ridacchiai «Potresti, ma non credo che Steve sia un tipo a cui piace scommettere.»
«Potrebbe sorprenderti scoprire quante volte ha scommesso. Non su cose importanti, ma lo ha fatto.»
«Come ho detto, non credevo che scommettesse, ma a quanto pare mi sono sbagliata.»
«Oh, lui stranamente vince sempre.»
«Sarà fortunato.»
Clint annuì in assenso «Schifosamente fortunato.»
Dopo aver ridacchiato, curiosa, chiesi «Dove sono gli altri?»
Wanda, dopo aver finito il caffè, rispose «Steve, Bucky e Sam sono usciti a fare una corsetta, anzi è stato il Capitano a portare fuori gli altri due per fargli passare la sbornia.
Bruce, Natasha e Rhodey sono ancora a letto, a smaltire il whisky che hanno bevuto ieri sera e Tony è nel suo laboratorio da questa mattina presto, insieme a Visione. Pepper è dovuta andare alle Stark Industrice per risolvere delle cose arretrate.»
«Quindi siamo solo noi!»
Thor sorridendo disse «Esatto Lady Aveline.»
Clint si voltò a guardarlo, con sguardo truce, e disse «Ho un mal di testa pazzesco, ho dimenticato gli avvenimenti da quando ho bevuto quel maledetto whisky e sono di pessimo umore, quindi potresti evitare di parlare come un cavernicolo? Ti prego!»
Il biondo lo guardò strano «Io non parlo come un... cavernicolo? Per Odino! Cosa sono?»
L'arciere sbuffò «Sei qui sulla Terra da un po' e non sai cosa sono?»
Wanda gli posò una mano sull'avambraccio destro «Dai Clint, lui viene da Asgard e non può sapere queste cose.»
L'altro si voltò verso l'amica «Ma studiare, no?»
«Ti sembra uno di quei tizi che vanno alla Biblioteca Pubblica di New York? Fai prima a spiegarglielo tu.»
«E va bene» si voltò verso l'Asgardiano e continuò «I cavernicoli, o uomini delle caverne, erano gli uomini nell'Età della Pietra.
Vengono rappresentati come uomini tarchiati, pelosi, vestiti di pelle animale, capelli lunghi e unti e armati di clava o lancia d'osso... contento?»
Thor restò zitto per qualche secondo, a pensarci, poi rispose quasi indignato «Non se mi credi uguale a quegli straccioni che abitavano Midgard prima di voi!»
«Non ho detto che sei uguale a loro, Thor! Non travisare le mie parole.
Dico solo che parli in modo antico e da attempato.»
«Io parlo così, Midgardiano, come i miei antenati mi hanno insegnato.»
Stava per scaturirsi un litigio e così, rivolta all'Asgardiano, chiesi «Thor per quanto ti fermerai qui?»
L'altro, se anche aveva lo sguardo serio, mi guardò «Penso per un po', Lady Aveline, quindi avremmo tempo per conoscerci ed io di passare un po' di tempo con la mia Jane.»
Gli sorrisi «Jane Foster? È la tua fidanzata, se ben ricordo.»
«Esatto... ma come lo sai? Io non ve ne ho fatto menzione ieri, che ben ricordo.»
«Oh! Non l'hai fatto infatti, Wanda e Natasha me lo hanno detto.»
«Capisco... Beh ve la farò conoscere appena il suo lavoro glielo permetterà, Lady Aveline.
La mia Jane è una donna molto impegnata e si dice possa vincere un Premio Nobel.»
«Sarei felice di conoscerla, solo avvisami quando vorrai farlo, perché non so dove sarò.»
Lui mi guardò confuso «Dove sarete? Non qui al Complesso?»
Scossi la testa «Magari...no, sto al Sanctum Sanctorum con Strange e Wong»
«Ah! Lo Stregone! Quando l'ho visto non pensavo che la Terra avesse degli Stregoni, ma poi mi sono detto che doveva essere vero, visto che abbiamo una Strega in squadra.»
«Oh! Lui è vero, non preoccuparti. Come un sassolino nella scarpa.»
I tre risero e Clint esclamò «Come Stark!»
Thor aggiunse «O come Loki.»
L'arciere a, quelle parole, lo guardò «Non nominare Bambi, per favore!»
«È mio fratello!»
«Non me ne frega! Quell'essere, che chiami fratello, mi ha frullato il cervello per bene rendendomi una sua marionetta. Quindi scusami se non lo invito a cena.»
«È adottato.»
«Oh, che scusa di merda!»
Stavano per litigare di nuovo, ma non avevo più oggetti di conversazione per impedirlo; fortunatamente, però, ci pensò Wanda, che gridò con voce dura «ORA BASTA!» quando i due la guardarono, continuò «Vi sembra il caso di mettervi a litigare? Specialmente per una cavolata come questa?»
Thor protestò «Ma sta parlando male di mio fratello!»
Clint aggiunse «Un fratello pluriomicida.»
Il Tonante lo guardò con occhi di fuoco «Osa ancora aprire la bocca ed io...»
Non finì la frase, perché Wanda sbatté le mani sul tavolo, facendoli voltare di scatto «Cosa non capite di "non vi sembra il caso di litigare"? Siete sordi, per caso?» quando loro scossero la testa continuò «Thor, devi capire che lui ha fatto cose orribili a Clint e a tutta la Terra. Tu hai combattuto nella Battaglia di New York, no? Quindi, hai visto cos'ha fatto e non puoi prendertela con Barton per i sentimenti che prova per Loki.» poi indicò l'arciere «E tu, devi capire che un fratello, per quanto abbia potuto fare cose orribili, è sempre un fratello.
Non gli volterai mai veramente le spalle, quindi prova a capire come si sente Thor sentendo queste parole su di lui... magari potessi riavere mio fratello con me, farei qualsiasi cosa per farlo tornare al mio fianco, a guardarmi le spalle come lui sapeva fare, a consolarmi ogni volta che soffrivo, a vederlo sorridere e interagire con tutti gli Avengers... la famiglia che cercavamo nel profondo dell'odio che provavamo per Tony.
Ma lui non è qui, e sarà così per sempre.»
I suoi occhi erano lucidi e pronti a far uscire le lacrime, ma prima che potessi far qualcosa per consolarla, lo fecero i suoi amici.
Si alzarono e l'avvolsero in un abbraccio, che lei accettò di buon grado. Clint, accarezzandogli dolcemente i suoi lunghi capelli castani, disse «Ci dispiace, Wanda.
Credimi, non era nostra intenzione rifarti rivivere il dolore della perdita di tuo fratello.»
Thor annuì «Non volevamo, perdonaci.»
L'arciere gli asciugò le lacrime e gli sorrise, rassicurante «Vedrai piccola, andrà tutto bene.
Di una cosa devi essere certa, non sei sola, perché ora hai noi... diamine, sei come una sorella, per noi due! Quindi a rigor di logica, siamo i tuoi fratelli maggiori.»
Si alzarono e l'avvolsero in un abbraccio, che lei accettò di buon grado. Clint, accarezzandogli dolcemente i suoi lunghi capelli castani, disse «Ci dispiace, Wanda.
Credimi, non era nostra intenzione rifarti rivivere il dolore della perdita di tuo fratello.»
Thor annuì «Non volevamo, perdonaci.»
L'arciere gli asciugò le lacrime e gli sorrise, rassicurante «Vedrai piccola, andrà tutto bene.
Di una cosa devi essere certa, non sei sola, perché ora hai noi... diamine, sei come una sorella, per noi due! Quindi a rigor di logica, siamo i tuoi fratelli maggiori.»
Thor annuì, contento «Ho sempre desiderato una sorella» i tre ridacchiarono e si riabbracciarono; sembravano proprio due fratelli maggiori che coccolavano la sua sorellina più piccola... chissà se avevo dei fratelli, lo speravo con tutto il cuore.
Dopo aver sciolto l'abbraccio, Clint si sfregò le mani e disse «Bene ragazze, io e il Vichingo qui andiamo a New York per delle compere, vogliamo fare un bel regalo alle nostre signore.» poi mi guardò «A quanto pare, non sarai dei nostri a pranzo.»
Scossi la testa «Alle undici e mezza ritorno al Sanctum Sanctorum, quindi pranzerò li con Strange e Wong.»
Lui annuì «Quando ci rivedremo?»
«Martedì prossimo.»
«Quindi non passerai il weekend con noi?»
Scossi la testa «Molto probabilmente lo passerò ad allenarmi.»
«Credi che Strange non abbia programmi per il fine settimana? Diamine! Anche uno stacanovista come Stark il fine settimana lo passa tranquillamente.»
«Tony è diverso, anche se tutti lo paragonano a lui.
Strange mi costringerà a duri allenamenti e l'unica cosa che gli importa è la magia e il Sanctum Sanctorum, non ha tempo per i comuni mortali.»
Clint mi fissò «Mi fa pena Wong, deve annoiarsi a morte con una persona apatica come Strange.»
«Può essere, ma credo che nei week end si rintani in biblioteca a fare una festicciola privata.»
Lui e Thor risero e quest'ultimo disse «Lo Stregone fa dell'ottima birra devo dire, anche se voleva darmi del tè.»
Clint lo fissò «E tu sei troppo delicato per il tè, immagino.»
«Immagini bene, amico mio. Questo stomaco Asgardiano non è fatto per il tè.»
«Ma per la birra si?»
«Certo che si, cosa credi che scorra nelle mie vene?»
L'arciere incrociò le braccia al petto, fissandolo attentamente «Birra?»
L'altro scosse la testa «Fulmini, ecco cosa scorre.»
«Non lo avrei mai immaginato.» rise e continuò «Comunque, ora sarà meglio andare prima che arrivi l'orda assassina, non voglio che ci portino via le cose migliori.»
Thor annuì e poi, guardandomi, disse «A martedì prossimo, Lady Aveline, passi un buon weekend.»
Gli sorrisi «Grazie Thor, e divertiti eh.»
«Sarà fatto.» mi fece il baciamano e uscì dalla porta, per avviarsi fuori.
Clint scosse la testa «Certo che ha una testa dura come il marmo.
Quando capirà che il baciamano è passato di moda?»
Wanda rispose divertita «Quando passerà un altro secolo e noi saremo vecchi.»
«Forse.» rise e poi mi guardò «Bene, Aveline. Ci vediamo martedì prossimo, pronti a fare baldoria.»
«Contaci!»
Mi sorrise «Salutami Harry Potter e Jackie Chan.»
«Sarà fatto.» ci stringemmo la mano e poi anche lui se ne andò lasciando me e Wanda da sole nella stanza.
Dopo qualche secondo Wanda, con le mani dentro la felpa nera che portava, mi guardò sorridendo e chiese «Allora Aveline, ti va di fare colazione?»
«Certo.»
«Per oggi ti dovrai accontentare di latte e cereali temo, abbiamo la dispensa mal rifornita... a volte sono dei pelandroni e tocca sempre me e a Visione andare a fare la spesa.»
«Sai quel che si dice "Chi dorme non piglia pesci".»
«Brava! Glielo dirò la prossima volta che si rifiuteranno di andare a fare la spesa.»
«Non so se servirà, ma tentare non nuoce.»
«Infatti, solo mi dispiace per te che ti tocca mangiarti latte e cereali.»
Feci un gesto non curante con la mano e dissi «Ma non preoccuparti per me, Wanda. Io mangio ciò che c'è e non mi lamento, tranquilla.»
«Beata te, gli altri non fanno altro che lamentarsi su cosa non gli piace mangiare.»
Risi di gusto «Hai a che fare con dei bambini, a quanto pare.»
«Forse i bambini non si lamentano quanto loro.» mi sorrise e mi fece segno di sedermi «Mettiti comoda, intanto ti preparo la colazione.»
«Wanda, posso arrangiarmi.»
Lei alzò la mano «Non preoccuparti, Aveline.
Faccio io, insisto.»
«Se insisti, non posso rifiutare.»
«Esatto.» mi sorrise e poi si concentrò sulla preparazione della mia colazione; io mi guardai intorno ad ammirare l'arredo, nel completo silenzio.
Ero a metà colazione e, dopo aver immerso il cucchiaio nel latte per l'ennesima cucchiaiata, lo misi in bocca e mi gustai i cereali al miele che Wanda mi aveva dato; erano i suoi preferiti e per questo li teneva dove nessuno dei suoi compagni potesse trovarli. Per me aveva fatto un eccezione. Dovevo dire che erano buonissimi e adoravo il miele, chissà se mi piaceva altro... ero decisa a scoprirlo, in un modo o nell'altro; speravo fosse Wanda ad aiutarmi in questo.
Quest'ultima era seduta davanti a me, pensierosa, e dopo aver mandato giù il boccone chiesi «Wanda, tutto bene? Ti vedo pensierosa.»
Lei mi fissò, sbattendo gli occhi, e rispose «Cosa? Si, sto bene Aveline. Pensavo solo a una cosa.»
«E cosa, se posso chiedere?»
«Io...»
La interruppi «Se non ti fidi ancora di me per confidarti, non me la prendo mica.» volevo che fosse lei a confidarsi con me di sua spontanea volontà.
Scosse la testa e disse «Mi fido di te, non è questo, solo...»
In quel momento mi venne in mente il probabile motivo e mormorai «È per tuo fratello, vero?»
Lei mi fissò per un attimo e poi annuì «È stato così facile indovinare?»
«Diciamo di si.
Quello che è successo prima mi ha dato la risposta.»
«Scusa, io non avrei voluto piangere.»
«Ma non devi scusarti, Wanda.
Piangere fa parte del dolore e nessuno può far niente per impedire questo fatto.
Poi non devi vergognarti per questo, e nemmeno pensare che io possa giudicarti, perché non lo farò mai.»
Mi sorrise grata «Ti ringrazio, Aveline. Vedi, mio fratello era tutto per me e soffro ancora per lui.»
«Non so se ho fratelli, ma in cuor mio so di capirti.»
«Vedrai che lo scoprirai, e ti aiuterò a farlo.»
Anche io gli sorrisi, grata, e poi dissi «Parlami di tuo fratello.» vedendola titubante continuai «Ma non sei obbligata, penso solo che se hai un macigno che ti opprime è meglio che te ne liberi.»
Lei sospirò, combattuta, e dopo essersi sistemata bene sulla sedia, con le braccia incrociate sotto al seno, disse
«Mio fratello si chiamava Pietro ed era il mio gemello, continuava a ripetere che era più grande di me di dodici minuti ed io cercavo sempre di rinfacciargli il fatto che io ero quella più intelligente.
Quante litigate avevamo fatto in merito, ma alla fine facevamo sempre pace, perché non riuscivamo a stare arrabbiati a lungo.
Non volevamo che ci allontanasse, causando ferite che poi è difficile riparare.» sorrise e continuò «Era un ragazzo solare, che è sempre riuscito ad avere il sorriso sulle labbra nonostante la nostra vita difficile, e ti contagiava con la sua allegria; sapeva essere dolce e premuroso, ogni volta che eri triste faceva di tutto per consolarti e aiutarti a superare le difficoltà.
Aveva quella nota sarcastica che a volte esasperava, ma che avevi bisogno di sentire, e per quanto poteva sembrare una persona severa non lo era, in realtà, perché era la persona più buona che conoscevo.
Mi manca così tanto.» i suoi occhi tornarono velati di tristezza e mi maledissi per aver parlato.
Infatti, misi giù il cucchiaio, e dissi «Mi dispiace Wanda, non avrei dovuto parlarne.»
«No! Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno.
Era da molto che non parlavo di lui, tutto qui, e la mia paura è di dimenticarlo.»
«Non succederà.
Non si dimenticano le persone a cui vuoi bene, nemmeno se il mondo finisse domani.»
«Tu credi?»
«Lo credo con tutta me stessa.» gli sorrisi rassicurante e poi continuai «Avrei tanto voluto conoscerlo, da come me lo hai descritto saremo andati sicuramente d'accordo.»
«Sicuramente, ti avrebbe certamente corteggiata e fatto mille regali per fare in modo di convincerti ad essere la signora Maximoff.» rise e continuò «Lui era fatto così, ma gli volevo bene proprio per questo... vorrei persino che mi ricordasse che è lui il più grande anche adesso ed io gli darei ragione.»
Mi alzai dalla sedia e, quando le fui vicino, la strinsi in un abbraccio consolatorio, perché mi sentivo in colpa per avergli chiesto di parlarmi di lui; lei ricambiò quasi subito e dissi «Quando ti manca una persona vorresti tutti i suoi difetti purché sia qui con te.»
«Fa male.»
«Lo so, ma l'unica cosa che puoi fare è ricordarlo e fare in modo di onorarne la memoria.»
«Lo faccio ogni giorno da quando è morto.»
Annuii e, staccandomi, chiesi «Clint e tuo fratello erano molto uniti? Ho visto un'ombra triste passare nei suoi occhi.»
Lei, fissandomi, rispose «Non erano uniti come lo sono io con gli altri adesso, hanno avuto poco tempo e non hanno potuto legare come pensi tu.»
«Allora come mai era triste? Era come se lo avessero pugnalato al cuore.»
Abbassò per un attimo lo sguardo e poi, riportandolo su di me, rispose «Perché Pietro è morto per proteggere Clint e un bambino dalle raffiche di mitragliatrice causate da Ultron.
Lo ha protetto con il suo corpo e Clint si sente in debito con lui.» fece un sorriso impercettibile «Ha persino dato il secondo nome di Pietro al suo terzogenito, credo che dentro di se si senta in colpa per ciò che gli è capitato.»
«E tu lo reputi colpevole?»
«No! Non l'ho mai fatto... è stata una scelta di mio fratello sacrificarsi per lui, quindi non posso dare la colpa a Clint per la sua morte, anche se lui se la da ogni giorno.»
«State vicini, vedrete che i sensi di colpa e il dolore si attenueranno con il tempo.»
«Lo stiamo già facendo, ma la perdita di Pietro è stata un colpo duro per tutta la squadra, un colpo che stiamo cercando di superare insieme.»
«Insieme si è più forti.» quando fui sicura che si era calmata, mi risedetti al mio posto e chiesi «Wanda, come mai tu e Pietro provavate odio per Tony?»
Lei mi fissò attentamente e poi rispose «Vedi, Aveline, noi non siamo sempre stati buoni, non siamo stati sempre Avengers. Siamo stati cattivi per una parte della nostra vita e odiavamo Tony con tutti noi stessi.»
«Come mai?»
«Io e mio fratello siamo originari di Sokovia, un paese con una storia difficile sulle sue spalle ma che se l'è sempre cavata, rialzandosi.
Era la nostra casa, ma la felicità della nostra famiglia fu interrotta dalla caduta di una bomba nella nostra casa; fece un grande buco in mezzo che uccise i nostri genitori, mentre io e Pietro ci eravamo nascosti aspettando che la bomba decidesse della nostra morte... sulla fiancata c'era la scritta STARK INDUSTRICE. Da quel momento abbiamo reputato Tony responsabile di quanto accaduto.»
«Fino a quando non vi siete uniti agli Avengers.»
«Esatto, non che io e lui andiamo d'amore e d'accordo, ma ho smesso di avvelenarmi l'anima con l'odio per lui. Ora siamo amici e compagni di squadra.»
«Credo che si senta responsabile per ciò che è accaduto e che faccia di tutto per farsi perdonare.»
«Lo so, ma è difficile perdonare.
Può essere fatto solo con la buona volontà.» magari lo capisse anche Strange.
«Ma tu l'hai perdonato?»
«Si.»
Annuii e poi chiesi «I vostri poteri li avete ottenuti o li avete dalla nascita?»
«Li abbiamo ottenuti.»
«E con cosa?»
«Con la Gemma della Mente.»
«È quella che ha Visione sulla fronte!»
«Esatto! Io e Pietro siamo stati sottoposti a degli esperimenti con la Gemma, che ci ha conferito grandi poteri.»
«E chi vi ha fatto quegli esperimenti?»
«L'HYDRA, sotto la guida del Barone Wolfgang von Strucker, che si era stanziato a Sokovia. La guerra che era scoppiata era colpa sua e tutto perché voleva me e Pietro come sue cavie... dovevamo capirlo prima, ma l'odio ci ha resi ciechi.»
«Non è colpa tua Wanda, non...»
«Non ne avevo idea? C'è l'avevo, solo che ho preferito chiudere gli occhi.»
«Questo non ti rende una cattiva persona.»
«E cosa allora?»
«Solo una ragazza con un passato difficile sulle spalle, che sta facendo di tutto per rimediare ai suoi errori, e rifarsi una vita.» sorrisi ma ad un certo punto un forte mal di testa mi colse, facendomi buttare il cucchiaio a terra e mettermi le mani tra i capelli.
Wanda si alzò fulminea e, correndo da me, gridò «Aveline!» non sentii altro perché, come l'altra volta, mi apparvero davanti delle immagini, e delle frasi in sottofondo.
Davanti a me apparve un uomo dai capelli corvini, con un elmo dorato su cui spiccavano due grandi corna; occhi di ghiaccio e uno scettro in mano, che posò sul petto di Clint, rendendolo soggetto al suo volere.
Di seguito vidi Tony, con un guanto di metallo prendeva lo scettro guardandolo con sguardo soddisfatto; poi un robot che posava lo scettro sul petto di una donna asiatica, rendendola sua schiava, ed in fine una mano metallica che prendeva la Gemma della Mente e la posava sulla fronte di Visione, che si stava costruendo.
Poi le frasi si insinuarono nella mia mente, iniziando da una voce che non avevo mai sentito e che era velenosa come un serpente.
"Tu hai cuore."
"Vengo da lontano con un incarico, io sono Loki, da Asgard, e sono ricolmo di gloriosi propositi."
"Una formica e uno stivale hanno dispute?"
"Giungo a voi con la lieta notizia di un mondo reso libero."
"Dalla libertà: la più grande menzogna della vita, una volta che accetterai questo nel tuo cuore... conoscerai la pace."
"Non è una minaccia, ma fino a quando non aprirò il portale, fino a quando la tua forza sarà al mio comando, sei solo parole."
"Voi siete nati per essere governati, alla fine vi inginocchierete sempre."
"Ricordo un'ombra, una vita all'ombra della tua grandezza.
Ricordo che tu mi hai scaraventato nell'abisso, io che ero e dovrei essere re!"
"Far condividere all'umanità un raggio di luce, e poi rammentarle che cosa è il potere vero!".
Poi sentii la voce di Natasha.
"Si tratta... di mostri e magia, non siamo mai stati addestrati per questo."
Poi la voce di Clint.
"Ma se Fury li metterà d'accordo, e ne è capace, potrebbero causarci dei problemi."
"Qualcuno me l'ha già fatto! Non era divertente!"
Poi la voce di Steve.
"Io comincerei con il suo scettro.
Sarà magico, ma sembra funzionare come un'arma dell'Hydra."
A seguire la voce di Nick Fury.
"Questo non saprei dirlo, ma so che è alimentato dal Cubo e vorrei sapere come Loki l'ha usato per trasformare due uomini così scaltri in sue personali scimmie volanti."
Poi si insinuò una voce metallica.
"Fili avevo ed or non più... eppur non cado giù".
"Voi, Avengers, siete la mia meteora, la mia spada agile e terribile, e la terra si squarcerà col peso del vostro fallimento; epurarmi dai vostri computer, mettermi contro la mia stessa carne, non servirà a niente.
Quando la polvere si assesterà, l'unica cosa vivente in questo mondo... sarà il metallo!"
"Io dico sempre: tieni gli amici e i nemici ricchi e aspetta di scoprire chi hai chi."
"E' una spina nel fianco! Stark è... una malattia!"
"La vita... la vita decide sempre."
"Sei venuto a confessare i tuoi peccati?"
"Questo è il meglio che so fare, esattamente quello vedo io: tutti voi contro tutti me... come sperate di poter fermarmi?"
La voce di Tony si insinuò subito dopo.
"Come ha detto il vecchio saggio... Insieme!"
Poi la voce di Visione.
"Gli umani sono strani, credono che l'Ordine e il Caos siano in qualche modo opposti e cercano di controllare ciò che non si può... ma c'è grazia nei loro fallimenti."
"Sì, ma una cosa non è bella perché dura nel tempo; è un privilegio essere tra loro."
Poi sentì la voce sconvolta di Wanda.
"Avevi detto che avremo distrutto gli Avengers... per un mondo migliore!"
"Sono già morta."
Poi, come tutto era iniziato, finì, tornando alla realtà. Era la seconda volta che mi succedeva, prima con il Tesseract e adesso con questo Scettro, che a quanto pareva al suo interno conteneva la Gemma della Mente, ora custodita di Visione.
Il mal di testa poco a poco scomparve, misi a fuoco la sala da pranzo e Wanda, preoccupata, inginocchiata davanti a me.
Quest'ultima mi chiese, con apprensione «Aveline! Stai bene?»
«Si... credo di si, ho solo un po' di mal di testa.»
«Cos'è successo?»
«Non so spiegartelo, Wanda, so solo che mi è successo anche ieri.»
«Prova a spiegarmi, magari posso aiutarti.»
Annuii «Mi appaiono immagini e frasi che per me non hanno significato, ma per voi forse si... mi è apparso un uomo che dovrebbe essere Loki, intento a manipolare Clint con uno scettro in mano. Poi Tony che lo prende con il guanto alla mano, un robot che manipola una donna asiatica ed infine una mano metallica con in mano la Gemma della Mente, che poi incastra sulla fronte di Visione... per voi ha un significato?»
A quelle parole, lei abbassò lo sguardo e poi rispose «Si, più di quanto immagini.»
«Cosa significano?»
«Loki, il fratello di Thor, ha manipolato la mente di Clint con lo Scettro; dentro, come avrai certamente capito, c'era la Gemma della Mente.
Poi, grazie a Natasha, è tornato in sé, ma il ricordo rimarrà per sempre.
Quando sconfissero Loki, lo Scettro cadde in mano all'Hydra, senza che gli Avengers lo sapessero, e con esso diedero i poteri a me e a Pietro, come ti ho detto prima.»
Annuii «E il resto?»
«Quando gli Avengers arrivarono in Sokovia, per distruggere l'ultima base conosciuta dell'Hydra, fu Tony a prendere lo Scettro e fui io a permettergli di prenderlo, dopo aver visto la sua grande paura nella sua mente... il più grande errore della mia vita.»
«Di cosa ha paura Tony?»
«Di perdere le persone che ama. Questo lo ha molto condizionato, su ciò che ha causato... una cosa che io ho permesso.»
«Cosa?»
«La creazione di Ultron, un'intelligenza artificiale creata con la Gemma della Mente.»
«Ed era la mano meccanica che ho visto?»
«Si... dopo aver preso conoscenza di ciò che era, si costruì un corpo di metallo che cercava sempre di migliorare... aveva creato un corpo di Vibranio, incastonandogli la Gemma nella fronte, volendone prendere poi il controllo.»
«E non fu così.»
Scosse la testa «Riuscirono a fermarlo prima che ci riuscisse, al suo posto Tony vi si inserì J.A.R.V.I.S. e divenne Visione.»
«Chi è J.A.R.V.I.S.?»
«Era l'interfaccia virtuale prima di F.R.I.D.A.Y.»
«Capisco... questo Ultron era cattivo, a quanto ho capito.»
«Il peggiore.
Voleva far estinguere la razza umana e fare un mondo interamente di macchine.»
«Come Terminator.»
Lei ridacchiò «Una specie, anche se non veniva dal futuro, ma creato da Tony.»
«Deve essersi sentito in colpa.»
«Moltissimo, e anche tutt'ora si sente responsabile.
La vicinanza di tutti attenua i sensi di colpa, ma quello che è successo ha segnato tutti.»
«Non l'avrà fatto con le cattive intenzioni.»
«Le cose malvagie non si fanno mai con le cattive intenzioni, Aveline, ma finisce sempre per diventarlo.»
«Ma perché lo ha creato?»
«Voleva sostituirlo agli Avengers.
Voleva un'armatura a protezione del mondo, senza veder morire le persone che amava.» sorrise impercettibilmente e continuò «Come ho detto, aveva buone intenzioni, ma ha causato qualcosa di terribile.»
Annuii e poi dissi «Comprendo bene, ma credo che si senta già responsabile senza che voi glielo ricordate ogni volta, cercate di non farglielo pesare più del dovuto.»
Lei mi studiò attentamente e poi disse «Sei molto gentile con lui anche se lo conosci da pochissimo... come mai?»
«Mi viene naturale, con lui.
Puoi parlare di tutto con lui e fa quelle battute simpatiche che mi fanno morire da ridere.»
«Certe persone qui le trovano detestabili invece, ma non è questo il solo motivo vero?»
La fissai attentamente «Ha sempre un'ombra di tristezza negli occhi, come se qualcosa l'affliggesse... l'ho già visto in un altro paio di occhi.» e in quel momento mi tornarono in mente gli occhi azzurri di Strange, velati sempre da una tristezza che cercava di celare agli occhi degli altri... ma non dai miei, come se cercasse di chiedermi aiuto in qualche modo ad uscire da quella tristezza che lo affliggeva. Ma se lo avesse voluto, non mi avrebbe trattato in quel modo, così mi dissi che era solo una mia sensazione e nient'altro che quello.
La voce di Wanda mi riportò alla realtà «Ha avuto una vita difficile, emotivamente parlando, e da quando è diventato Iron Man sono successe cose che lo hanno segnato molto.
Ma credimi sul fatto che Pepper lo sta aiutando a superare tutto, e sta risanando le ferite che porta nella sua anima.»
«Ti credo.» poi la guardai sorridendo e continuai «Wanda, lo sai che potresti fare la psicologa?»
«Si? So che fare se mi dovesse andar male la carriera da supereroe.» rise e poi sbatté il palmo della mano destra sulla sua fronte «Diamine! Stavo per dimenticare che avevamo la nostra prima seduta!»
«Anche io! Ero così concentrata su cosa avevo visto che me ne ero completamente scordata.»
«Sembra che entrambe abbiamo una mente da vecchie.» ridemmo e poi si alzò «Bene Aveline, finisci di fare colazione e poi raggiungimi nella Sala Comune, così iniziamo.»
«Va bene...sono un po' agitata.»
Lei mi posò la mano destra sulla spalla «Non devi, andrà tutto bene... purché tu non abbia paura di me.»
La guardai «Perché dovrei avere paura di te, Wanda?»
«Per ciò che so fare, qui ci è voluto un po' prima che mi accettassero completamente nel gruppo... prima avevano timore di me.»
«Non ne vedo il motivo, sei una splendida ragazza che fa cose straordinarie... caso mai dovrebbero avere paura di me.»
«Ti ringrazio Aveline, ma non devono avere paura nemmeno di te.»
«Come fai ad essere sicura che non mi temono?»
«Perché altrimenti non si sarebbero dati da fare per tenerti fuori dalle grinfie di Fury.»
«Non fa una grinza.»
«Ci teniamo molto a te.»
«Ma se mi conoscete da pochi giorni.»
«Lo so, e penserai che normalmente ci vuole più tempo per instaurare un rapporto d'affetto, ma con te ci viene naturale essere protettivi nei tuoi riguardi.»
«Oh!... faccio tenerezza a tutti, a quanto pare» tutti tranne allo Stregone, l'unico che vorrei lo notasse... ma che cavolo dicevo! Non ragionavo lucidamente.
Lei rise e poi disse «Sarà per i tuoi occhi da cerbiatta.»
«Molto probabile.»
Mi sorrise e poi disse «Bene! Io ti aspetto nella Sala Comune allora.» dopo che ebbi annuito in assenso, si avviò verso la sala tranquillamente, mentre io mi dedicai alla colazione incompiuta imponendomi di finirla quanto prima.
Non vedevo l'ora di scoprire se qualcosa del mio passato si sarebbe rivelato a me grazie ai poteri di Wanda.
Sentivo una certa affinità con lei, forse era per il fatto che entrambe avevamo ricevuto i nostri poteri da una Gemma dell'Infinito, ma era come se fosse una specie di sorella minore per me ed era difficile non volergli bene come tale.
Arrivata nella Sala Comune, la trovai seduta comodamente sul divano ad attendermi; speravo di non averla costretta ad aspettarmi per tanto, ma avevo fatto il più velocemente possibile.
Con passo spedito mi avvicinai a lei «Scusa il ritardo Wanda, ho voluto lavare la tazza che avevo usato.»
«Non preoccuparti, ma non serviva la lavassi, ci avremmo pensato noi.»
«Non è giusto che lo facciate voi se sporco io, lo faccio anche al Sanctum Sanctorum quindi non è un problema per me.»
«Sei proprio una donna fantastica allora.»
«Cerco di esserlo.» ricordandomi di una cosa chiesi, curiosa «Ho notato una cosa mentre lavavo la tazza, posso chiederti una cosa al riguardo?»
«Certo! Spara.»
«Ho notato che sopra c'era un disegnino, cosa significa?»
«Oh! Sono tazze personalizzate, ogni Avenger ne ha una... è un modo per riconoscere la propria tazza, un'idea di Tony.»
«Un'idea simpatica.»
«Già, devo dire l'idea più geniale da quando lo conosco.»
«Ogni uno ha un simbolo, quindi?»
«Si, ora te li spiego.» mi fece segno di sedermi accanto a lei e, quando l'ebbi fatto, continuò «Steve ha lo scudo, Tony ha un reattore, un affare rotondo che alimenta la sua armatura. Thor ha il Mjolnir con intorno le saette, voleva ricreare proprio il suo amato martello, Bruce ha un grande pugno verde e delle crepe intorno. Natasha ha una clessidra rossa come il simbolo della Vedova Nera, Clint ha una freccia viola, io ho una spirale rosso cremisi per ricordare i miei poteri. Visione ha una gemma gialla, Sam ha due ali rosse, Bucky ha una stella grigia e Rhodey ha una stella con delle ali di fianco. Come vedi, tutti quanti hanno la tazza con i loro simboli ed è un modo per avere la propria senza invadere quella dell'altro.»
«Mi sa che ho bevuto in quella di Tony.»
«Basta non dirglielo, tanto l'hai lavata, no?»
«Con il sapone.»
Ridacchiò «Siamo apposto allora, le nostre labbra devono rimanere cucite e non lo saprà mai.»
«Sono d'accordo.»
«Comunque la prossima volta non ci sarà questo problema.»
«Perché?»
«Perché Tony si sta mettendo all'opera per fartene una personalizzata.»
«Davvero?»
«Si.» rise e poi chiese «Perché quell'aria sorpresa?»
«Non me l'aspettavo.»
«Pensavi che ti avremmo fatto fare colazione con una tazza di cartone?»
«Una cosa del genere.»
«Sbagliato, mia cara.
Si è messo all'opera non appena saputo che saresti entrata negli Avengers.»
«Madonna! E' stato una scheggia.»
«Si, devo dire che quando ha un idea nessuno lo ferma.»
«Io che simbolo ho?»
«Ci sta pensando, ha detto che vuole che sia perfetta.»
«Vuole fare le cose per bene, a quanto pare.»
«E' un maniaco in questo, ma non preoccuparti, finché non ne avrai una tua puoi usare tranquillamente la mia.»
«Ma se ti serve?»
«Prenderò quella di Stark, tanto non è la prima volta che lo faccio.» e fece una linguaccia.
Risi e guardandola dissi, divertita «Wanda! Sei perfida quando ti ci metti.»
«Lo so!»
«Spero che non ti scopra.»
«Cancello bene le mie tracce.»
«Sei fortunata che non è un bravo segugio, se no saresti condannata a vita.»
«Come minimo, sarebbe capace di costruire una ghigliottina apposta per decapitarmi.»
Ridemmo come delle matte, immaginandoci una possibile decapitazione con la ghigliottina e un Tony con lo sguardo da maniaco pronto a trovare un altro volontario a cui tagliare la testa... sapevo che non era così, ma immaginarselo in quelle vesti aveva acceso la mia ilarità, e non solo la mia, a quanto pareva.
Quando le risa si placarono, Wanda mi guardò sorridendo e decretò «Mi dispiace interrompere, Aveline, ma forse è il caso d'iniziare la seduta, che ne dici?»
«Che forse dovremmo, non voglio toglierti via molto tempo.»
«Ma che dici! Ho tutto il tempo del mondo.»
«Probabilmente dovrai fare qualcosa con Visione.»
«Nel pomeriggio, tanto resterà in laboratorio fino a pranzo con Tony, quindi non preoccuparti.»
Annuii e poi chiesi «Che devo fare?»
«Mettiti seduta comoda davanti a me, per prima cosa.»
Feci come aveva detto, incrociando le gambe «E adesso?»
«Stai calma e libera la mente, non creare barriere e non cercare di respingermi.»
«D'accordo.» sospirai chiudendo gli occhi, mi dissi che tutto quello era per recuperare la mia memoria e che dovevo sopportare in silenzio; qualsiasi cosa sarebbe successa, era sempre meglio del non avere niente.
Aprii gli occhi, posandoli su Wanda «Pronta.»
Lei annuì, in assenso, e dalle mani vidi per la prima volta i suoi poteri: erano due piccole palline color cremisi, e una nebbiolina dello stesso colore gli vorticava intorno.
Assomigliavano molto ai miei poteri, solo che invece della nebbiolina avevo le venature sulle braccia.
Notando il mio sguardo ammirato, disse «Dicono che i nostri poteri si assomiglino molto.»
«Si.»
«Ed è vero?»
«Solo in parte.
Tu hai questa nebbiolina intorno ai tuoi poteri, io ho delle orrende venature violacee su entrambe le braccia.»
«Non dire così, fanno parte di te e devi accettarli... ti rivelo una cosa.» mi si fece vicina e continuo «Quando uso i miei poteri i miei occhi diventano color cremisi.
I ragazzi dicono sempre che sono inquietante e che ad Halloween sarei perfetta per spaventare i bambini che vengono qui per il dolcetto o scherzetto.»
Risi «Scommetto idea di Tony.»
«Di chi, sennò?»
«Di certo non di Steve.
Voi lo festeggiate Halloween?»
«Si, ci piace come festa e Tony organizza sempre belle feste in maschera.»
«Wow! Spero di parteciparvi anche io, quest'anno.»
«Sicuramente!» in quel momento m'immaginai Strange vestito da Stregone vampiro, bianco in volto, lunghi canini sporgenti, occhi rosso sangue e il mantello messo in modo minaccioso; dentro di me, non sapevo perché, ne ero affascinata e avrei voluto vederlo vestito da vampiro.
Mi sfregai le mani e dissi «Partiamo.» volevo iniziare quanto prima.
Lei annuì e poi posò i palmi delle mani sulle mie tempie facendo fuoriuscire la nebbiolina cremisi, che mi circondò la testa, mentre il resto mi si insinuò nel cervello, iniziando così la ricerca dei miei ricordi.
Un torpore mi prese e sentii un intorpidimento che si propagò in tutta la testa, l'epicentro era il cervello, la parte interessata della seduta, e sicuramente era dovuto ai poteri della mia nuova amica.
La sua voce mi arrivò ovattata alle orecchie, come se fosse distante da me «Aveline, quello
che senti è normale. Non aver paura, capito? Non ti succederà niente, hai la mia parola... lasciati andare.»
Annuii lentamente «O...Okay...mi...mi fido.» sapevo che non mi avrebbe fatto del male, ma la mia paura non era rivolta verso di lei, ma all'ignoto di quella cosa a cui ero sottoposta... avevo paura che potesse fare più danni di quanti ne avevo già, oppure che non avrebbe portato a niente. Ma dovevo essere fiduciosa sulla bravura di Wanda... in fondo lei sapeva quel che faceva.
La vista si appannò piano piano, finché tutto non divenne nero intorno a me; sembrava di essere in una stanza buia e non vedevo dal palmo della mia mano... era come se fossi cieca e non era una bella sensazione, anzi, volevo che finisse il prima possibile.
Ad un certo punto, una luce quasi eterea si accese, accecandomi per qualche minuto per il contrasto tra oscurità e luce; quando finalmente potei aprire gli occhi, mi accorsi di essere in una stanza color lillà, arredata con mobili bianchi e in stile femminile, a giudicare dall'arredamento semplice, dal colore della stanza e delle bambole sparse sul letto.
Mi guardai intorno, tutto sembrava autentico, anche se sapevo che era solo nella mia testa.
Quando mi toccai le braccia, avevo veramente paura di trovarmi in un'altra epoca o addirittura in un'altra dimensione; in fondo, me ne erano capitate di cose strane, quindi ormai nulla poteva più sorprendermi.
Curiosa, mi avvicinai alla finestra e guardai cosa c'era fuori: un giardino ben tenuto e pieno di fiori colorati splendeva immerso in un tranquillo quartiere fatto di famiglie, una lunga strada passava proprio in mezzo e sui marciapiedi c'erano persone che camminavano tranquille.
C'era chi correva da solo o in coppia, chi passava in bicicletta e mamme con il passeggino che camminavano tranquille con il loro bambino; c'erano persone che si parlavano dalla parte opposta, con il giornale in mano... erano un quartiere unito e desideravo una cosa così, vicini che quando uscivi di casa a prendere il giornale erano pronti a darti il buongiorno e a regalarti un sorriso. Qualcosa dentro di me sapeva che anche io l'avevo provato, ma non ne avevo memoria.
Non sapevo se ero una specie di fantasma o potevano vedermi, ma decisi di rischiare, così decisi di andare fuori a guardare la casa dall'esterno... anche perché non sapevo che cosa ci facevo lì.
Scesi velocemente le scale, inebriata dalla curiosità, e mi fiondai in giardino per ammirare l'abitazione.
Era di un azzurro pastello, finestre bianche con i balconi neri, di fianco alla casa c'era un garage del medesimo colore con un pick up blu al suo interno; davanti alla casa c'era una bassa siepe ben tenuta, in mezzo al giardino c'era un grande albero a cui appeso c'era un'altalena fatta in casa. Una bandiera americana sventolava issata in alto a un lungo palo bianco, e proprio di fianco al vialetto di casa c'era una cassetta delle lettere bianca, con scritto U.S.A. Mail e un'altra parola in piccolo che non riuscivo a leggere.
Guardai ammirata la casa e la strana sensazione di conoscerla si fece strada in me... che quella casa facesse parte del mio passato? Della mia vita? Una risposta che avrei voluto avere.
Ad un certo punto, sentii delle risate e mi voltai verso di esse, per vedere chi aveva emesso quel suono: una bambina bionda con occhi azzurro cielo, sui sei anni, se ne stava tranquillamente seduta sull'erba, avvolta da un vestitino lillà. In mano teneva una bambola, a cui pettinava i capelli castani con un piccolo pettine... era una bambina paffuta, che sembrava fatta di porcellana per quanto la sua pelle era candida, e i suoi capelli come l'oro gli davano un'aria quasi regale.
Poco distanti da lei, c'erano quattro adulti, seduti su una panchina di legno a conversare amabilmente, con un bicchiere di succo in mano.
Sembrava si conoscessero da anni.
Erano due maschi e due femmine, dalla fede che portavano al dito si capiva che erano coppie sposate; la bambina bionda doveva appartenere a una di loro. Decisa a scoprire un'eventuale somiglianza, guardai meglio gli adulti per cercare ogni segno possibile, ma partii dalla coppia seduta a sinistra.
L'uomo aveva corti capelli castano chiaro e gli occhi azzurri; portava una giacchetta grigia sopra una camicia bianca, pantaloni eleganti neri e scarpe del medesimo colore. Era un bell'uomo, e gli occhi azzurri non mi davano tanto spazio per capire se era lui il padre, anche perché i lineamenti assomigliavano molto a quelli della bambina.
La donna aveva lunghi capelli biondi come l'oro e gli occhi grigi con sfumature verdastre. Portava un vestito giallo a pois bianchi, cardigan bianco e scarpe con il tacco nere... era una donna di classe e i capelli biondi erano identici alla bambina, quindi certamente era la madre.
Poi decisi di passare alla coppia seduta a destra... magari erano gli zii.
L'uomo aveva corti capelli castano scuro e gli occhi azzurri, portava una camicia blu con le maniche con il risvolto fino ai gomiti, jeans chiari e stivali neri. Era un uomo affascinante e molto alto, ciò poteva incutere un po' di timore, ma non gli toglieva minimamente il fascino che possedeva, anche grazie alla barba ben curata che portava; poteva essere il fratello dell'uomo.
La donna aveva lunghi capelli castano chiaro e occhi castano scuro, portava un vestito azzurro con un nastro bianco legato in vita e delle ballerine nere. Era una donna bellissima, con un sorriso stupendo stampato in faccia; lei non aveva somiglianze con nessuno dei presenti, quindi non era imparentata con nessuno dei due uomini in modo sanguigno.
Gli ultimi due, però, avevano un'aria molto familiare, ma non riuscivo proprio a collocare nella mia mente; avevo solo la sensazione di conoscerli molto bene, e anche con la bambina avevo quella sensazione.
Mi accorsi solo in quel momento che, seduto per terra davanti agli adulti, c'era un bambino con corti capelli castano chiaro ed occhi azzurri. Doveva avere quattro anni e portava una camicetta azzurrina, pantaloncini beige e scarpette nere; davanti a se aveva delle macchinine ed era intento a giocare con esse... era un bambino paffuto e carinissimo con i suoi occhi azzurri.
Anche con lui avevo la strana sensazione di conoscerlo molto bene. Tutta questa situazione stava diventando molto strana per me e... non ci stavo capendo molto.
Decisa a capirci qualcosa, avanzai di qualche passo verso il gruppetto, con le sopracciglia aggrottate. Mi bloccai, però, sul posto quando la donna castana guardò verso di me dicendo «Aveline! Aveline! Dov'eri finita?»
Per qualche secondo pensai che parlasse con me, tanto che stavo per avanzare verso di loro come la donna mi aveva detto, ma poi una vocina mi fece fermare sul posto. «Arrivo mamma! Ero andata a prendere una bambola in camera mia.»
Mi voltai verso la vocina e mi trovai davanti una bambina con lunghi capelli castano scuro, occhi del medesimo colore che tendevano al cioccolato, sui sei anni; un vestitino viola gli fasciava il corpicino minuto ed in mano aveva una bambola con i capelli rossi e dei vestitini di ricambio... era una bellissima bambina con la pelle olivastra e dagli occhi dolci... solo in quel momento mi accorsi che quella bambina ero io.
Com'era possibile? Avevo viaggiato nel tempo? Impossibile che l'avessi fatto, perché Wanda mi avrebbe avvisato in quel caso; tutto sembrava così reale che la teoria del viaggio del tempo stava prendendo forma.
Spaesata, mormorai «Ma cosa diamine sta succedendo...» la mia voce pareva lontana come un'eco, ma una cosa catturò la mia attenzione: nessuno dei presenti si era voltato verso di me e non davano segni di avermi sentito.
Allora non era un viaggio nel tempo ad avermi portata lì.
Era una cosa della mia mente, ed era ciò che Wanda stava cercando: un modo per aiutarmi a ricordare, quindi quello doveva essere un mio ricordo... un ricordo della mia infanzia.
Analizzai ciò che mi stava intorno: quella ero io e non c'erano dubbi, la donna che mi aveva chiamato era certamente mia madre e per esclusione l'uomo che la circondava con un braccio era mio padre.
Il bambino seduto davanti a loro poteva essere mio fratello minore, l'altra coppia potevano essere benissimo i miei zii e, per esclusione, la bambina bionda doveva essere mia cugina.
Poteva aver senso la mia teoria, basandomi sulla donna e sul fatto che la bambina ero io, perciò mi sentii euforica, perché avevo visto la mia famiglia senza ancora averli incontrati.
La donna mi riportò a concentrarmi su ciò che mi stava intorno «Bene, ma ora puoi tenere d'occhio tuo fratello, per favore?» un altro punto alla mia teoria.
«Certo, mamma.» poi la mia me più piccola corse verso l'altra bambina e continuò «Eccomi Maggie! Scusa il ritardo, ma non riuscivo più a trovare Natasha.»... Natasha? Avevo messo quel nome alla mia bambola? Dovevo aver visto il futuro!
L'altra bambina, che aveva smesso di pettinare i capelli alla bambola, sorrise «Non preoccuparti Ava! Intanto pettinavo Daisy.»
«Ho portato dei vestitini se vuoi.»
«Si! Ce n'è uno giallo?»
La piccola me annuì «Ecco, io lo metto nero.» e poi entrambe si misero a vestire le bambole, con il sorriso in faccia... dovevo proprio adorare le bambole quando ero piccola.
Quella che doveva essere Maggie intervenne «Dovremmo trovare dei ragazzi a Natasha e Daisy, che ne dici?»
«Che bella idea!»
«Pensavo a dei supereroi che le salvano da una» ...guardò verso mio fratello e continuò «Da una macchina assassina!»
La me rabbrividì «Macchina assassina?»
«Si, che attacca gli abitanti di una cittadina da anni ormai e le due sorelle Natasha e Daisy chiamano due supereroi perché le salvassero dalla macchina assassina. Sconfitta la macchina, le due sorelle si innamorarono dei due supereroi, si sposarono e vissero per sempre felici e contenti... fine.»
«È una bella storia, ma ci servono due bambolotti.»
«Non ci avevo pensato.»
Conoscendo il mio carattere, non potevo restarmene buona, così la me bambina guardò verso gli adulti «Papà? Domani porti me e Maggie a comprare due bambolotti?»
Quello che doveva essere mio padre, guardò le bambine e sorridendo chiese «Per fare cosa?»
«Ci servono per fare due supereroi.»
«Due supereroi?»
«Si! Per Natasha e Daisy.»
L'uomo sorrise e rispose «Capisco... e va bene! Domani vi porto, sempre se a Kyle e Rachel va bene.»
I due interessati sorrisero e quello che doveva essere Kyle disse «A noi sta bene, so che di te posso fidarmi.»
«Te la riporto verso le quattro.»
«Perfetto.»
La donna, che doveva essere Rachel, disse a mia madre «Sono felice che vadano d'accordo, si vede che sono unite.»
«Sono felice anche io, Aveline non ha amici e sono felice che abbia Margaret.»
«E' un peccato, è una bambina così dolce e simpatica, oltre ad essere molto bella.»
«Lo è, ma è anche molto intelligente e ha sempre paura di non essere all'altezza delle aspettative degli altri, e ciò ahimè l'ha molto penalizzata.
Molti non la capiscono e scambiano la sua paura per stranezza, l'hanno isolata, ma lei dice che va bene così.» veramente ero un'emarginata? Questo non me l'aspettavo proprio... mi consideravano strana perché avevo paura di non essere all'altezza delle aspettative degli altri? Non sembravo nemmeno io... o forse si?
L'altra donna scosse il capo «Che ipocriti, lasciatelo dire cara.
Tua figlia è una bambina speciale e dovrebbero essere fortunati ad averla con loro... lei sa che sei a conoscenza di questo?»
«Se lo sa non me lo dice, anche perché, come ho detto, è una bambina intelligente e capisce meglio di molti altri.»
«Deve affidarsi alle sue capacità e farà grande strada nella vita, in barba ai suoi coetanei.»
«È quello che le ripetiamo sempre.»
«E funziona?»
«Non lo so, Rachel.
Lei si tiene tutto dentro, piuttosto che fare soffrire le persone che ama.»
«È una bambina d'oro, e sono sicura che ti direbbe tutto se fosse qualcosa di grave.
Ha sei anni ed è una bambina, quindi devi dargli solo tempo e vedrai che si risolverà.»
«Lo spero con tutto il cuore, per me e Andrew la cosa più importante della nostra vita sono Aveline e Percival... sono il nostro mondo per noi.»
«Come Margaret lo è per noi, quindi ti capisco Monica.» e si abbracciarono. Mia madre, a quanto pareva, aveva paura che restassi da sola a causa della mia decisione di tenermi tutto dentro e di non confidarmi mai con lei... mi sentii un po' uno schifo, anche se non avevo ricordi di tutto ciò.
Riportai l'attenzione sulle bambine e la me bambina disse «Sai Maggie, da grande vorrei essere una supereroina e salvare gli altri.»
«Anche io Ava, mettermi la maschera e combattere i cattivi... dimmi che lo faremo.»
«Certo che lo faremo! Insieme.» le bimbe si strinsero la mano e la me continuò «Quel che è stato promesso, nessuno potrà mai infrangere... lo giuro.»
«Lo giuro.» poi si abbracciarono e la bimba bionda continuò «Saremo legate per sempre Aveline.
Sempre e per Sempre.»
«Sempre e per Sempre!» io e lei dovevamo essere proprio legate... lei poteva aiutarmi, se l'avessi trovata! Ero decisa ad indagare.
Ad un certo punto, tutto intorno a me divenne sfocato: il paesaggio, la casa e le persone.
Tutto quanto si stava dissolvendo e gridai «NOOO!» non volevo che tutto sparisse, perché sentivo che tutto quello era parte di me e così facendo stavo tornando al punto di partenza, in cui mi sentivo vuota e che non apparteneva mai a niente... risentivo il vuoto dentro di me, che mi opprimeva il petto.
Tutto tornò nero come quando era iniziato... tutto tornò come prima.
Riaprii gli occhi di scatto, come quando ti svegli da un incubo, per poi mettere a fuoco la stanza con gli occhi sgranati.
Muovevo la testa, fulmineamente, da una parte all'altra della stanza, cercando di ricordarmi dove cavolo mi trovassi; cercavo qualche indizio della visone che avevo avuto, ma non trovai niente. Mi accorsi che la faccia era lucida per il sudore e delle gocce cadevano dalla mia fronte sul divano di pelle su cui ero seduta.
Delle mani forti si posarono sulle mie spalle e una voce femminile intervenne, agitata «Aveline! Aveline! Tranquilla! E' tutto finito.»
«Do... dove sono?»
«Siamo al Complesso, la base degli Avengers.»
Una voce maschile mi susseguì «Cerca di ricordare Aveline, trova qualcosa a cui puoi aggrapparti per tornare alla realtà.»
Feci come mi aveva detto e tornai a ritroso dalle parole che avevo sentito: Complesso, Avengers...Strange...Santuario. Le facce mi tornarono in mente e anche tutto il resto, così guardai i due e mormorai «Wanda... Bucky.»
I due sospirarono di sollievo e la mia amica mormorò «Grazie a Dio... pensavo di averti tolto completamente la memoria.»
Bucky aggiunse «Mi stava venendo un infarto.»
«A me no? In caso contrario la colpa era mia.»
«Non posso contraddirti.»
«Grazie.»
«E di che.
Comunque, era normale tutto questo?»
«Cosa? Lo smarrimento? Potrebbe, a ogni uno colpisce in modo diverso... chiedi a Steve, Thor, Natasha, Tony e Bruce. Diciamo che hanno subito la stessa cosa di Aveline.»
«E quando?»
«Quando non stavo dalla parte degli Avengers.»
Lui non si avventurò oltre il discorso, anche perché Wanda era restia a parlarne e lo capivo. Doveva far fronte ai suoi errori ogni giorno e guardare in faccia coloro a cui aveva fatto del male... come io avevo fatto con mia madre.
Strinsi le gambe al petto e loro, accorgendosene mi guardarono. Wanda, con tono premuroso, chiese «Aveline...stai bene?»
Bucky aggiunse «Si, non hai una bella cera.»
Io alzai gli occhi su di loro e risposi, non troppo convincente, «Si, sto bene.»
Quest'ultimo chiese, non tanto convinto «Sicura?»
«Si...»
Wanda scosse la testa «Aveline, guarda che capiamo che stai mentendo per non farci preoccupare, ma sappi che così ci fai preoccupare veramente.»
Bucky aggiunse, in modo rassicurante, «Non devi avere paura che ti giudichiamo, perché non lo faremo.»
Io lo fissai «Come fai a sapere che ho paura di essere giudicata?»
«Perché ci sono passato e so quant'è difficile aprirsi.»
«Io non...» ero restia a parlarne, e la cosa mi opprimeva molto.
Wanda mi prese le mani «Confidati Aveline e condividi il tuo peso.» mi sorrise rassicurante prima di continuare «Cos'hai visto? Ha funzionato almeno?»
Io annuii «Ha funzionato.»
«Fantastico!»
«Già... fantastico.» dopo che mi ebbe fatto cenno di continuare, sospirai «Ho visto la mia infanzia e con essa la mia famiglia.»
Loro sorrisero e la mia amica disse «Ma è fantastico Aveline, hai visto la tua famiglia.»
Non vedendo alcun cenno da parte mia, Bucky mi guardò confuso «Non sembri molto contenta.»
A quelle parole, mi affrettai a rispondere «Sono felicissima di averli visti, veramente, ma...»
«Hai visto qualcosa che ti ha turbato?»
«No.»
«Ma c'è qualcosa, lo leggo nei tuoi occhi, quindi cosa ti turba?»
«Cosa mi turba? Aver visto la mia infanzia senza ricordare un cazzo di quello che ho visto! Aver visto quanto amore c'era e per un momento sentirmi parte di ciò! Aver visto come i miei genitori mi amavano, ed io non mi ricordo di loro e del loro amore! Aver visto che ho fatto soffrire mia madre non rendendola partecipe della mia vita! Aver visto tutto svanire e ritornare ad essere la donna smemorata e svampita che non ricorda un fico secco della sua vita! Ecco cosa mi turba!» e prima che potessi fare in modo di trattenermi, scoppiai a piangere; un pianto liberatorio, tenuto dentro da quando tutto era iniziato, ed ora non riuscivo a fermarlo.
I due capirono il mio stato d'animo, partendo dallo scatto di rabbia al pianto, perché nei loro sguardi c'era la luce di chi aveva subito la mia stessa situazione e non si erano sentiti di fermare il mio flusso di rabbia; come se l'avessero provato anche loro quella rabbia, e molto probabilmente era così.
Ad un certo punto, Wanda mi si avvicinò e mi strinse in un forte abbraccio, mentre Bucky, con la mano meccanica, mi accarezzava i capelli dolcemente.
Mi lasciai cullare da quelle carezze, sentendo che ne avevo estremo bisogno... non avevo avuto amici quando ero piccola, ma ora ne avevo molti, perché ormai consideravo tutti loro miei amici e mi sentivo fortunata.
Tra i singhiozzi, chiesi «Perché mi è successo tutto questo? Cosa ho fatto per meritarmelo?»
Wanda si staccò da me e rispose, accarezzandomi la guancia dolcemente «Non hai fatto proprio nulla, Aveline. Sei una donna fantastica e non ti meritavi tutto questo.»
Bucky aggiunse «Ha ragione, ma stai certa che troveremo i responsabili e gliela faremo pagare.»
«Perché dovreste farlo? Non vi hanno fatto niente.»
Quest'ultimo rispose sorridendomi in modo rassicurante «Primo, perché è il nostro lavoro, salviamo le persone e le vendichiamo...»
Wanda aggiunse «E secondo, ci hanno fatto qualcosa, ti hanno tolto qualcosa importante della tua vita a scapito di quei poteri e noi proteggiamo i nostri compagni di squadra.»
Quando la mia crisi di pianto finì, mi asciugai le lacrime con la manica della giacchetta e poi chiesi, guardando Wanda «Tu hai visto qualcosa di quello che ho visto io?»
Lei annuì «Ho visto quello che hai visto tu.»
Sorrisi al ricordo «Quella era la mia famiglia, i miei genitori, mio fratello, i miei zii e mia cugina... ora che so che li hai visti anche tu, so che non era un sogno.»
Mi sorrise «Sono felice per te Aveline, sul serio.»
Gli sorrisi, ma poi tornai seria e dissi, con la voce intrisa di sconforto «Mi sento come svuotata, non ricordare niente di quello che ho visto mi fa male.»
I due si guardarono e Bucky mi posò la mano sulla spalla «So come ti senti Aveline, ogni cosa che provi, ma poi andrà meglio con il tempo, te lo assicuro.»
«Come fai a saperlo?»
«Perché l'ho provato sulla mia pelle.»
«Veramente?»
Lui annuì «Fino a che non sei arrivata, pensavo di essere l'unico ad aver avuto problemi di memoria.
Sei in cerca di risposte sul tuo passato e, credimi, la parte peggiore è quella, non poter ricordare chi eri prima che ti frullassero il cervello.
Sappi che non sei sola.» nei suoi occhi leggevo la vicinanza nei miei confronti, ma vedevo anche una nota triste nei suoi occhi azzurri come il ghiaccio, e ciò mi fece capire che aveva sofferto quanto me a causa della perdita della memoria, e con essa la sua vita.
«Mi dispiace Bucky.»
«È acqua passata.»
«Quindi hai recuperato la memoria?»
Lui annuì «Dopo tanto lavoro e pazienza ci sono riuscito, i miei amici però mi hanno dato una mano e noi lo faremo con te, vero Wanda?»
La diretta interessata annuì «Ti aiuteremo, Aveline, e non dovrai affrontare tutto questo da sola. Quindi, se devi parlarne con qualcuno, fallo con Bucky, lui può ascoltarti meglio di noi.»
Io annuii e, riportando lo sguardo sull'uomo, chiesi «Come hai fatto a riordinare tutto il macello che avevi in testa? E le tue domande infinite su ciò che ti era successo?»
Mi sorrise «Semplice, le ho scritte tutte su un quadernino, così quando trovavo le risposte le spulciavo dalla lista.»
«Un buon metodo... e ti aiutava?»
«Moltissimo, e l'ho fatto insieme a Steve.» poi si alzò facendomi, segno di aspettare «Vado a prendere una cosa, tu sta qui con Wanda.»
Confusa risposi «Okay...» poi lo vidi correre verso gli alloggi e pensai "Dove caspio sta andando?", sembrava una lepre; mi chiesi cosa dovesse prendere di così importante.
Dopo tre minuti tornò, in mano aveva un quadernino blu scuro e una penna, che mi porse non appena fu arrivato vicino a me «Tieni, usa questo quadernino per scriverti tutte queste domande e trova qualcuno che ti possa aiutare.»
«E chi?»
«Devi scegliere tu chi sarà ad aiutarti.»
«Io? E chi dovrei scegliere?»
«Una persona di cui ti fidi, ma non devi scegliere adesso, perché devi fidarti della persona che scegli.»
Annuii, comprendendo molto bene il ragionamento, e poi dissi «Grazie, Bucky.»
«Per un quadernino?» ridacchiò e continuò «Sono solo fogli di carta, ne posso comprare altri.»
Ridacchiai anche io e poi dissi «Non è per quello... beh lo è, ma è per il gesto e le parole, capisci? Oggi non so parlare.»
Mi sorrise «Capisco Aveline, non preoccuparti. Comunque, non serve ringraziarmi, perché l'ho fatto con piacere.»
«Io ti ringrazio ugualmente, Bucky.» mi voltai verso la mia amica «E anche tu Wanda, mi avete aiutato molto... anche con la mia crisi.»
Lei mi sorrise «Lo sai che puoi contare su di noi, in qualsiasi momento, e per ogni cosa ti serva.»
L'altro aggiunse, sorridente «Tipo una spalla su cui piangere.»
Lo fissai divertita «Se mi servisse una spalla su cui piangere, saprò da chi andare» e ridemmo.
Quando la situazione si fu calmata, dissi posando la testa sullo schienale del divano, «Sono stati i dieci minuti più strani della mia vita e anche i più stressanti.»
Wanda mi fissò, confusa «Dieci minuti?»
«Si! Non dirmi che è passata mezzora.» non sapevo quanto tempo avevo passato in quel viaggio dei ricordi, ma a me sembravano dieci minuti.
«Non è passata mezzora.»
«Per fortuna.»
«Sono passate tre ore, Aveline.»
A quelle parole, alzai di scatto la testa «Come?»
«Si, sono passate tre ore.»
«È impossibile, Wanda! Lo saprei se fossero passate le ore che dici.»
«Ma è vero Aveline, tu quanto credi sia durato il viaggio dei ricordi?»
«Non più di dieci minuti.»
«Beh, invece sono passate tre ore.»
«Quindi mi stai dicendo che sono le undici?»
«Le undici e mezza.»
«Quindi fra poco devo tornare al Sanctum Sanctorum?»
«Esatto!»
Bucky, confuso quanto me, guardò la sua compagna di squadra «Wanda, sai spiegare cosa succede? Come mai la durata della seduta è cambiata così drasticamente?» ero proprio curiosa di sapere il motivo.
Wanda si passò una mano tra i capelli, pensando, e dopo qualche secondo rispose «Credo che lei abbia percepito la cosa in modo diverso da noi che eravamo fuori.
Quando ho viaggiato nei suoi ricordi, arrivando alla sua infanzia, lei ha visto tutto, ma mentre a me il processo è durato tre ore per lei invece sono stati dieci minuti.»
Forse avevo capito il suo ragionamento «Stai dicendo che tutto il processo ha avuto una durata diversa per entrambe?»
«Esattamente! Ecco perché tu credi che siano passati dieci minuti e a me tre ore. Ho dovuto scavare a fondo e hai persino cominciato a tremare convulsamente, mi hai spaventato a morte perché pensavo che stessi male.»
«Per me è stato come essere in un sogno.
Ero presente e sentivo tutto, ma loro non sentivano me.
Mi sentivo una spettatrice della mia vita e quando mi stavo svegliando tutto è diventato sbiadito sino a diventare nero... è stata un'esperienza strana.»
«Che dovrai rifare, sto scavando nella tua infanzia quindi la strada è lunga, ma ti prometto che farò prima possibile.» e mi sorrise rassicurante; ricambiai subito, non vedevo l'ora di riavere la mia vita.
Bucky intervenne «Ogni volta che farete le sedute gli capiterà di sentirsi persa? Perché prima avevo paura che avesse dimenticato tutto.»
«Sentirà sempre un po' di smarrimento, ma se si focalizza su qualcosa del presente, lo supererà senza problemi.»
L'altro annuì e poi mi fissò «Cerca di trovare qualcosa a cui aggrapparti.»
«E cosa?»
«Qualsiasi cosa, noi, i Guardiani o Strange, l'importante è che ti riporti al presente.» mi sarei focalizzata sicuramente sui primi due, per due motivi: primo, perché non avevo altro a cui aggrapparmi oltre a loro e, secondo, non mi sarei mai focalizzata su Strange perché non avevamo per niente un bel rapporto al momento e meno ci vedevamo meglio stavamo entrambi. Anche se non mi dispiaceva... che caspita stavo dicendo!
Sospirai, per cercare di allontanare l'ultimo pensiero, e poi dissi «Tentare non nuoce.»
«Brava! Sempre tentare e mai arrendersi» ed annuì in assenso.
Wanda, guardandolo, chiese «Dove sono gli altri corridori che erano con te?»
«A farsi una bella doccia rinfrescante, infatti adesso vado anche io a togliermi via tutto questo sudore, poi credo faremo colazione.»
«Non c'è molto in frigo temo, dovrete accontentarvi di latte e cereali o i biscotti. Domani passo al supermarket con Visione, così rifornisco la dispensa.» poi, sogghignando, chiese «Sam com'è messo?»
«Una ciabatta malandata e puzzolente.» e poi scoppiarono a ridere.
Io, fissandoli divertita, chiesi «Lo sapete che non dovreste ridere delle disgrazie altrui? Sapete, potrebbe essere offensivo.»
Wanda, dopo essersi calmata, rispose «Lo so, ma Sam se lo merita.»
«E perché mai?»
Fu Bucky a rispondere «Non fa altro che prenderci in giro quando perdiamo a Monopoli, gongola in modo fastidioso e irritante, quindi sappiamo che la sua resistenza alla corsa è uguale a zero, persino mia nonna ha più vitalità di lui... che riposi in pace.»
«Gli avete mai detto che da fastidio?»
«Si, ma non ha funzionato, ha solo risvegliato la bestia.»
Wanda aggiunse «Così abbiamo deciso di ripagarlo con la stessa moneta, così vediamo se gli piace.»
«Se credete che funzioni provateci, forse funziona.»
Wanda, dopo aver annuito, decretò «Comunque lasciate stare la colazione voi tre, ormai è ora di pranzo.»
Il diretto interessato annuì «E cosa mangiamo di buono oggi?»
«Spaghetti con il pomodoro.»
«Mi sta bene.»
«Wow! Nessuna lamentela, comunque mentre cucino sarà il caso di buttare giù dal letto Natasha, Bruce e Rhodey e richiamare i due eremiti giù in laboratorio, ci pensi tu Bucky?»
Lui annuì «Conta su di me.»
«Grazie.» poi mi fissò e chiese «Aveline, non ti fermi a pranzo vero?»
Scossi la testa «Fra poco devo tornare al Sanctum Sanctorum, sicuramente pranzerò li insieme a Strange e Wong.»
«Va bene, la prossima volta che resti a pranzo li faccio anche a te, dicono che sono brava a farli.»
«Ci conto allora.»
Bucky si alzò e poi disse «Bene signore, con il vostro permesso vado a farmi una doccia prima di pranzare.» poi mi sorrise e continuò «Alla prossima volta Aveline, e buon allenamento con Strange.»
Gli sorrisi «Grazie Bucky, alla prossima.» dopo avermi fatto un saluto militare, se ne andò lasciandomi sola con Wanda.
Non facemmo tempo a dire niente che davanti a me apparve il classico portale creato dagli Stregoni, con le sue classiche scintille arancioni come il fuoco, e da esso apparve il viso paffuto e sorridente di Wong, che disse «Buongiorno Aveline.» poi guardò la mia amica «Buongiorno anche a te Wanda.»
Lei lo salutò con la mano «Ciao Wong! Come stai?»
«Bene, ti ringrazio per la premura.»
«E di che! Vi state occupando di Aveline e questo è il minimo.»
«Noi lo facciamo con piacere.» non a tutti farebbe piacere.
«Vi ringraziamo in qualsiasi caso.» poi si alzò dal divano e continuò «Credo di dover fare lo scambio del testimone, giusto?»
«Esattamente.»
«Bene! Allora ti affido Aveline.» quando mi alzai, mi strinse in un abbraccio dicendomi «Buona fortuna Aveline, ci vediamo martedì.»
«A martedì Wanda e salutami tutti quanti, okay?»
«Sarà fatto.» poi mi lasciò andare ed io mi avviai verso il portale, dove mi aspettava Wong; quest'ultimo, dopo avermi sorriso bonariamente, chiuse il portale facendo scomparire Wanda e il Complesso, ritornando così al Sanctum Sanctorum e da Strange.
Quando la calma fu tornata e il silenzio prese il posto della vitalità di qualche secondo prima, ritornai nello sconforto e nell'irritazione che provavo prima di andare al Complesso, e la cosa non mi piacque per niente.
Sapendo che l'oggetto di quella cosa era lì al Sanctum Sanctorum, e che sicuramente lo avrei visto, aveva risvegliato in me quei sentimenti che avevo cercato di scacciare con tutta me stessa ma che, appena varcato il portale, erano tornati subito indietro come se non se ne fossero mai andati; era ciò che mi irritava di più.
La fortuna non sarebbe stata dalla mia parte un'altra volta, l'altra mattina non l'avevo incrociato, ma quella volta lo avrei visto di
sicuro, perché di certo non poteva non stare senza pranzare e, di certo, avrei fatto scena muta non lasciandogli la soddisfazione di riaccendere la lite; almeno speravo di riuscirci.
Quando ero con lui, il mio cervello e le buone volontà si spegnevano, lasciandomi in balia dei sentimenti... non ero più padrona del mio corpo.
Di certo però non mi sarei lasciata trattare come la colpevole della situazione, né come un'intrusa nella sua vita, perché se voleva la guerra l'avrebbe avuta.
Ero così immersa in quei pensieri che non avevo sentito Wong parlarmi, infatti lui si posizionò davanti a me, chiamandomi «Aveline?»
Io sobbalzai e, scuotendo la testa per riprendermi, dissi «Si! Sono qui.»
«Sicura? Sembrava che ti trovassi in un altro mondo.»
«Forse.» sorrisi e continuai «Scusami Wong, avevo la testa altrove.»
Mi sorrise bonariamente «Non preoccuparti, capita a tutti di avere la testa da un'altra parte, persino a me.» ridacchiò e poi chiese «Come stai Aveline?»
«Sto bene grazie, e tu?»
«Anche io fortunatamente.» sicuramente aveva passato la giornata in solitudine, dopo la mia partenza, oppure a bisticciare con l'altro Stregone scorbutico che abitava lì... entrambe erano opzioni valide.
Lui, dopo avermi posato una mano sulla mia spalla, chiese «Al Complesso com'è andata? Bene spero.»
«Alla grande Wong, sono felice di aver rivisto i ragazzi e di aver passato del tempo con loro.»
«E con gli allenamenti com'è andata?»
«Tutto bene, ieri mattina ho fatto l'allenamento corpo a corpo con Steve e Natasha, il pomeriggio l'allenamento con le armi da fuoco e da taglio con Bucky e Sam ed infine stamattina ho fatto la prima seduta con Wanda.»
«E com'è andata?»
«È stata strana, ma è andata bene tutto sommato.»
«Hai scoperto qualcosa?»
Annuii, con un sorriso stampato in faccia «Ho visto una parte della mia infanzia, e con essa la mia famiglia.»
«La tua famiglia?»
«Si! I miei genitori, mio fratello, i miei zii e mia cugina... è stato più di quello che speravo.»
«Sei felice?»
«Molto, adesso devo solo trovarli.»
«Ci riuscirai, Aveline. Ne sono sicuro.» mi sorrise e continuò «Sono felice per te amica mia.»
«Grazie Wong, ora sembra che davanti a me ci sia uno spiraglio di luce, ed è una bella sensazione.»
«C'è quella luce, devi solo aggrapparti ad essa e vedrai che recupererai tutto quello che hai perso.»
«Tu lo credi davvero?»
«Ne sono convinto.» mi sorrise rassicurante e poi chiese «Hai fame per caso? Abbiamo aspettato che tornassi.» questo mi confermò che c'era anche lui ad attendermi in sala da pranzo.
Sorridendo, cercai di nascondere l'irritazione e risposi «Ho molta fame, cosa hai preparato?»
«Maccheroni al formaggio.»
«Sembrano buoni, che stiamo aspettando?» ridemmo e, insieme, ci avviammo verso la sala da pranzo, pronti a mangiare un'abbondante piatto di Maccheroni al formaggio.
La tavola era già preparata per tre e sul tavolo c'era già una pirofila di ceramica che conteneva i maccheroni al formaggio fumanti; l'acquolina in bocca era tanta, ma l'occhio mi cadde sulla destra, dove c'era Strange, seduto tranquillamente a fissarmi con i suoi occhi azzurri.
Già dal suo sguardo capii che ce l'aveva ancora con me, quindi dovevo andarci con i piedi di piombo e non lasciarmi sottomettere da lui... che bel ritorno.
Sempre con i suoi occhi puntati su di me, decisi di prendere posto a sinistra, così da essere il più lontano possibile; non volevo sembrare intimorita da lui, ma più gli stavo lontano più non c'era il rischio che lo stomaco si chiudesse a causa della sua vicinanza.
Già averlo nella stessa stanza non aiutava, ma non potevo farci niente, quindi mi concentrai sui maccheroni e su Wong, l'unico amico che avevo qui al Santuario.
Dopo che quest'ultimo mi servi un'abbondante piatto di pasta, si sedette vicino a me dicendo «Buon appetito!»
Gli sorrisi e, cercando di usare il tono più normale possibile, dissi «Grazie, anche a te.»
Strange, al contrario, borbottò un grazie quasi impercettibile, per poi concentrarsi sul suo piatto non badando a nessun altro... che simpaticone.
Stava facendo il gioco dello gnorri, che consisteva nel far finta che quella persona non ci sia ed ignorarla bellamente... era un bambino, e lo avrei trattato come tale, perché solo loro fanno così.
Sicuramente era stato benissimo durante la mia assenza, per lui doveva essere stato come tornare a respirare dopo che l'intrusa nella sua vita se ne era andata, ed ora era tornato nello sconforto, essendo tornata quell'intrusa.
Mi dava sui nervi quel suo atteggiamento nei miei riguardi, per una parola sbagliata mi stava condannando a vita... si poteva essere più egoisti di così? Io credo di no.
Durante il resto del pranzo, nessuno di noi proferì parola alcuna e il silenzio regnò sovrano, spezzato a volte da qualche domanda portami da Wong, che voleva sapere della mia giornata al Complesso; la sua curiosità era insaziabile, e ciò mi fece tornare il sorriso per un po'.
Con la coda dell'occhio, vedevo che Strange era infastidito dalla estromissione nel discorso, cosa che avevo programmato decidendo di usare anche io la carta dello gnorri, quindi la mia soddisfazione era molta. Potevo sembrare cinica e cattiva, ma lui lo era stato con me e continuava anche in quel momento, quindi non avevo scelta se non giocare ad armi pari... vediamo quanto resisti prima di scoppiare, bello mio! E dalla mia stima sarebbe successo da un momento all'altro.
Dopo aver finito i maccheroni al formaggio, tra l'altro buonissimi, Wong prese i piatti e disse «Vado a prendere la torta di mele, torno subito.»
Noi annuimmo e, guardandolo, chiesi «Ti serve una mano?»
«No Aveline, ma grazie lo stesso.»
«Figurati, ormai dovresti sapere che mi fa piacere aiutarti.»
«Lo so, ma sei tornata da un duro allenamento, quindi riposati.» mi posò la mano libera sulla spalla e poi sparì in cucina, lasciandoci da soli.
Il silenzio, per quanto opprimente fosse per me, era necessario e per, aiutarmi ,guardai in giro senza mai posare il mio sguardo sullo Stregone seduto dall'altra parte del tavolo; se l'avessi fatto avrei di certo perso il controllo delle mie azioni e, in quel momento, non mi serviva proprio.
D'altro canto, vedevo che la cosa gli bruciava: quando facevo finta di guardare le tende dietro di lui, vedevo che mi fissava per pochi secondi per poi distogliere lo sguardo. Il suo sguardo bruciava di fastidio, e me lo faceva vedere... se credeva avrei rotto il silenzio per prima, e con ciò facendo così ripartire il litigio, si sbagliava di grosso, le mie labbra sarebbero rimaste chiuse.
Dopo un tempo per me interminabile, Wong tornò dalla cucina con aria dispiaciuta e annunciò «La torta è indietro di cottura, quindi non possiamo mangiarla mi spiace.»
Io gli sorrisi, rassicurante «Non fa niente Wong.»
Lui annuì, impercettibilmente «Vuol dire che la mangeremo alle quattro, con una buona tazza di tè.»
«Andata!» poi mi alzai, posando il tovagliolo sul tavolo «Essendo che abbiamo finito, io vado in camera mia a riposare, devo ancora riprendermi dal viaggio nei ricordi indotto da Wanda.»
Il mio amico annuì «Riposati pure Aveline, ti verrò a chiamare io quando è ora della torta.»
«Grazie amico mio.» usando lo sguardo più glaciale che avevo nel mio repertorio, guardai Strange ancora seduto e, soddisfatta, vidi che mi fissava a sua volta con sguardo glaciale... sembravamo due gatti pronti ad azzannarci.
Con noncuranza nei suoi riguardi, mi avviai verso le scale per raggiungere la mia stanza; non volevo vederlo fino all'ora di cena se possibile e rintanarmi nella mia stanza era la scelta migliore per evitarlo. Sorrisi a me stessa per l'autocontrollo avuto in sua presenza durante il pranzo, cosa che stranamente non mi riusciva come dovrei.
Avevo, però, parlato troppo presto perché, a metà scale, fui fermata dalla sua voce irritata e graffiante, che arrivava dal fondo della scalinata. Mi fece bloccare. «Non sono abitato ad essere ignorato, signorina Dawson.»
Mi voltai lentamente verso di lui e dissi, con tono altrettanto graffiante, «Non è un mio problema, signor Strange. Poi credo che debba farci l'abitudine, perché d'ora in poi riceverà solo silenzio ed indignazione da parte mia.»
«Silenzio ed indignazione dice? Bé troverà la permanenza molto dura qui al Santuario.»
Feci un sorriso derisorio «Ci farò l'abitudine, mi creda.»
«Se lo crede, chi sono io per correggerla? E poi è un suo problema, essendo che la colpa è sua.»
Wong, che l'aveva seguito esclamò «Strange! Basta!»
Io alzai la mano e dissi «No Wong! Ci penso io.»
«Aveline...»
«Qualcuno deve mettere in riga questo stronzo egoista, perché è questo che sei! Un'egoista che pensa solo a se stesso e nient'altro!» addio al mio autocontrollo.
Lui, a quelle parole, salì le scale fino a me e con un sorriso derisorio chiese «Io sarei egoista? Forse si sbaglia con Stark.»
«Non ti azzardare a parlare male di Tony! Lui vale dieci volte te.» mi avvicinai anche io e continuai «Può fare il duro, quello che crede che non ha bisogno di nessuno oltre a se stesso, che tutto gli sia dovuto e che nessuno meriti la sua amicizia, ma in realtà siete quello più bisognoso di aiuto e lei non lo sa... lei è quello più fragile di tutti.»
A quelle parole, il suo sguardo divenne più irato di prima e, con tono grondante di veleno, disse «Non si azzardi a darmi del debole! Non ne ha il diritto! Lei non mi conosce.»
Non ero minimamente intimorita dal suo tono, per cui usai il tono più deciso che avevo «Non le ho dato del debole e, se anche fosse, non c'è niente di male a chiedere aiuto sa? La vera forza a volte sta proprio nel chiedere aiuto, nessuno la giudicherebbe per questo.»
«Non mi serve il loro giudizio per questo, perché non mi serve l'aiuto di nessuno, specialmente delle persone che dicono cose credendo di conoscermi. E sa di chi parlo? Di lei!»
Alzai gli occhi al cielo, esasperata ormai della situazione, e poi chiesi «Ancora con questa storia?»
«Perché, è già finita?»
«Per volere suo, razza di somaro! Io avrei finito già da un po', ma lei non ha voluto e non vuole nemmeno adesso! Cerca un modo per avere ragione.»
«Perché ho ragione io! Ecco perché continuo.»
«Non ha ragione per niente, signor Strange... qui sta sbagliando tutto.»
«Davvero? Quale sarebbe il mio discapito?».
«Manchi d'umiltà.» scossi la testa «Non riesce a capire quando sbaglia, io l'ho fatto e sono venuta da lei per chiederle scusa per il mio errore, ma lei non ha voluto saperne... mi ha trattata come un'intrusa e una smemorata con problemi di mente, come se fossi stupida, cosa che è lei se non capisce come mi sono sentita a causa sua! Anzi, non si è nemmeno accorto di come sto in generale, lei pensa solo a se stesso e questo per me è essere egoisti.»
«Non credo che stia a me capire come si deve sentire, ho molti poteri ma non posso sentire le emozioni altrui, mi spiace.» e fece un sorriso di scherno.
Mi trattenni dal dargli un altro schiaffo in faccia ma, con tono grondante di veleno, esclamai «Stronzo!»
«Mi hanno detto cose peggiori.»
Chiusi i pugni, per cercare di trattenere la rabbia che rischiava di uscire, e poi dissi «Non so cosa le sia successo che l'ha resa così egoista, e non sono affari miei, ma sappia che si sta comportando da bambino e quello che penso di lei non credo che le piaccia.»
«Non m'interessa quello che pensa di me e nemmeno degli altri, per me queste sono solo parole.»
«Dovrebbe interessarvi di quello che la gente pensa di voi, perché mi dispiace dirlo, signor Strange, ma lei è una persona arida, e con questo atteggiamento da uomo duro finirà solo per allontanare tutti quanti dalla sua vita, lasciandola solo per sempre.»
«Se così deve essere, accetterò questo destino, ma non cambierò ciò che sono perché una donna appena arrivata mi fa la ramanzina, no signore!»
«Questa donna appena arrivata sta cercando di insegnarvi un po' d'umiltà, che non guasta a quanto pare... voglio che sappiate che state facendo l'errore più grande della vostra vita, se continuate così.»
«Allora sarà un mio errore e ne pagherò le conseguenze, ma non serve che mi facciate la lezioncina.»
«Certo che siete l'uomo più cocciuto ed egoista che abbia mai incontrato! Sono arrabbiatissima con voi e sto cercando ugualmente di insegnarvi qualcosa, di farvi capire il vostro sbaglio... che stupida.»
Lui sbuffò e poi, quasi esasperato, chiese «Cosa volete che faccia? Non so nemmeno cosa vi aspettate da me.»
A quelle parole esplosi, facendo cadere tutto il mio autocontrollo, «Volevo solo che fossimo amici... o almeno volevo provare ad esserlo.
Volevo avere un rapporto d'amicizia, come tra Steve e Natasha! Complicità e affiatamento, non chiedevo altro.
Ma con lei è impossibile e me ne rendo conto... non potremo mai essere amici. Ecco cosa mi aspettavo da lei! Ma ormai è un idea sorpassata, e me ne devo fare una ragione, temo.» stavo liberando tutti i sentimenti che sentivo a riguardo, e non volevo fermarmi ora «Non merito di essere trattata da cerebrolesa, come se quello che ho passato non contasse niente per lei. Quello che mi è successo mi ha devastata, e una persona normale penserebbe che sia una cosa orrenda e inumana, ma non lei... lei la reputa una mia colpa, come se avessi deciso io di infliggermi tale dolore.
Lei mi reputa un problema, di cui si vuole liberare il prima possibile, mi meraviglia che non mi abbia già sbattuta per strada dicendomi "Sayonara".
So che lei mi detesta, forse mi odia persino, ma non meritavo il trattamento che mi ha riservato, specialmente dopo tutti i problemi di cui sono carica grazie a delle persone che se ne fregano degli altri.» feci dei respiri profondi per calmarmi, anche se le lacrime rischiavano di uscire, anche a causa dello stress a cui ero sottoposta.
«Quel che sente è comprensibile, forse vi ho dato un'impressione sbagliata...»
Lo interruppi «Impressione sbagliata? Sul serio? L'unica cosa che sa dirmi è questa?»
«E' la verità! Comunque non giustifica il fatto che ha giudicato una persona solo per un commento uscito male.»
«Commento uscito male? Ha praticamente detto che ero un schiappa!»
Wong annuì «È vero.»
L'altro lo fissò «Mi è uscita male.»
Incrociai le braccia la petto «Molto male direi.»
«Cosa vuole che faccia? Se vuole le chiedo scusa, ma sarebbe mentire.»
«Sai dove ti metto le tue scuse del cazzo Strange? Puoi anche tenertele le tue scuse false, non le voglio da una persona così insensibile.»
«Non ve le dirò allora, se la fa felice.»
Mi morsi l'interno della guancia, chiudendo gli occhi; quando mi fui finalmente calmata abbastanza, aggrottai le sopracciglia e dissi risoluta «E' inutile parlare con lei Strange! Non potrebbe mai...»
Lui mi interruppe, aggrottando anche lui le sopracciglia «Non potrei mai cosa? Finisca, signorina Dawson.»
«Capirmi... Non potrebbe mai capire come ci si sente ad aver perso la propria vita.»
A quelle parole lo vidi tornare serio e guardarmi con sguardo triste, come se fosse immerso in un ricordo lontano, poi con tono tranquillo disse «Io... la capisco invece.
Più di quanto lei immagina.» queste mie parole dovevano aver risvegliato qualcosa in lui.
Per quanto una parte di me gli credesse, la parte offesa decise di non soccombere a quello sguardo perso nei ricordi che aveva; quindi, con tono serio, dissi «Se fosse vero non mi avrebbe trattata da appestata, signor Strange.
Quindi mi perdonerà se faccio difficoltà a crederle.» senza attendere una sua risposta, continuai «Ora, se non vi dispiace, mi ritiro in camera mia a riposare.
A dopo.» poi risalii le scale, lasciando i due Stregoni nell'atrio del Santuario.
Lo sapevo che sarei finita per litigarci ancora, me lo sentivo dentro ed era ciò che mi aveva inquietata tutto il giorno; avevo paura di ciò, ma adesso che mi ero tolta il peso che mi opprimeva, mi sentivo un po' meglio, anche se non del tutto.
Forse una dormita mi avrebbe fatto bene.
ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ:
Salve Marveliani!
Sono riuscita ad aggiornare prima della scorsa volta che ci è voluto quattro mesi.
Questo capitolo è lunghissimo, quindi ho deciso di dividerlo in due parti.
È la prima volta che divido un capitolo.
Mi sono lasciata trasportare.
Passiamo al capitolo.
Aveline e Wanda hanno avuto la loro prima seduta e la nostra Ava ha visto un pezzetto della sua infanzia.
Poi ha avuto un altra visione riguardante un altra Gemma dell'Infinito, quella della Mente...cosa significheranno quelle visioni?.
Tornata al Sanctum Sanctorum ha discusso ancora con Strange, che non ha ancora mandato giù il boccone amaro.
Aveline stufa gli ha riversato tutto il suo rancore e il suo desiderio ormai sorpassato di essere amici.
Cosa succederà? Strange capirà di aver sbagliato? Aveline come prenderà tutto quello che le è capitato?.
Lo scoprirete nella seconda parte che pubblicherò mercoledì se tutto va secondo i miei piani, al massimo in settimana.
Alla prossima.
Vi amo 3000.
ElisabethPrime.
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