ᴄᴇɴᴛʀᴀʟ ᴘᴀʀᴋ.

Kamar-Taj, Katmandu.
13 /02/2019.
11:50 a.m.
Cortile di Kamar-Taj.

ᴀᴠᴇʟɪɴᴇ


Erano passati tre giorni da quando io e Stephen avevamo risolto i nostri problemi, e le cose tra noi andavano meglio.
Il suo comportamento nei miei confronti si era addolcito un pochino, perché di tanto in tanto continuava a comportarsi come sempre, ma provava, almeno nei miei confronti, a fare sempre meglio, come aveva promesso; ciò mi aveva aiutato ad apprezzare quei tre giorni come mai prima.

Mi stava mostrando la sua parte migliore: la gentilezza, l'educazione, la sua flessibilità, la sua curiosità, la sua volontà ferrea, la sua fiducia, il suo altruismo, la sua bontà e il suo essere comprensivo nei miei riguardi...non mi sarei aspettata che sotto sotto era così, e se me lo avessero detto, tre giorni prima, molto probabilmente sarei scoppiata in una risata derisoria, ma a quanto pareva era veramente una buona persona.
So che era soltanto l'inizio, e che molto probabilmente non conoscevo ancora molte cose di lui, e che probabilmente avremmo litigato ancora per cose futili, però come inizio mi andava bene; per come tutto il resto, ci voleva del tempo, non era di certo tutto immediato. Come si diceva? Dai tempo al tempo!

D'altro canto, Wong era felice che le cose tra noi si fossero risolte.
Sembrava un cane trattenuto al guinzaglio, o peggio, una mamma che non vedeva l'ora di sgridare suo figlio, rendendosi poi conto però che non serviva; la sua faccia, un misto tra la sorpresa e la felicità, mi faceva sempre ridere.

Qualcosa di strano, però, mi succedeva quando ero al suo fianco: il mio corpo veniva scosso da una strana elettricità, soprattutto quando i nostri occhi s'incontravano o capitava di sfiorarci, solitamente per sbaglio; mi capitava addirittura di arrossire, sotto il suo sguardo azzurrino, e provavo a nascondere la cosa per non farmi scoprire.
Che lo notasse o meno, faceva finta di niente, taceva, anche se gli angoli della bocca gli si sollevavano in un sorriso ogni volta che le mie guance si tingevano di un rosso porpora, perciò era abbastanza ovvio che lo notasse, ma che tacesse per non peggiorare la situazione: che gentiluomo che era, il mio padrone di casa.

Facevamo molte cose insieme e cercavamo reciprocamente la compagnia dell'altro: avevamo appreso che la lettura era una cosa che ci accomunava, molte volte c'eravamo ritrovati a leggere in soggiorno insieme, e a commentare le nostre letture, o almeno quelli che non riguardavano gli incantesimi, perché io non ne sapevo praticamente niente.

Avendo portato con me il Trono di Spade, finivamo per commentare il grande tomo in ogni suo particolare, e ad ogni capitolo letto dicevamo la nostra in merito; avevamo persino stilato una lista di personaggi e delle cose che c'erano piaciute o meno.
Era un nostro giochino che ci divertiva moltissimo, tanto che Wong insisteva sempre per partecipare, e noi quasi sempre glielo consentivamo.

Lui invece leggeva Sherlock Holmes, di Arthur Conan Doyle; un giallo letterario deduttivo, che raccontava per l'appunto di Sherlock Holmes, che insieme al suo amico e assistente fidato John Watson, indagava su crimini misteriosi in cerca del colpevole da consegnare alla giustizia.

Quando mi aveva raccontato di cosa si trattasse, avevo immediatamente paragonato Stephen e Wong a Sherlock e Watson; dopo un'iniziale occhiataccia, i due erano poi scoppiati a ridere e avevano affibbiato a me il nome della perfida e furba Irene Adler. Sembravano quasi nomi in codice, o nomi appartenenti a un'altra vita; al sol pensiero tornavo a ridere.

Insomma, in quei tre giorni c'eravamo divertiti molto, mi era anche tornato il sorriso, che pareva sparito dopo la seduta con Wanda; i due stregoni avevano fatto di tutto per farmelo ritornare, e Wong mi adulò persino, dicendo "Quando sorridi sei ancora più bella", e Stephen aveva concordato fissandomi negli occhi... quell'uomo scatenava in me strane sensazioni.

Eravamo andati avanti anche col nostro allenamento, e c'erano stati dei progressi.
All'inizio temevo di commettere di nuovo gli stessi errori della prima volta, ma Stephen prontamente mi aveva assicurato che non sarebbe successo e mi aveva chiesto di star calma più che potevo, altrimenti rischiavo davvero di non controllare i miei poteri.
Era una vera rottura che quest'ultimi dipendessero così tanto dalle mie emozioni, rischiavo praticamente di diventare una bomba in qualsiasi momento, nel caso non fossi stata in gradi di controllarli, di controllarmi, e odiavo tutto ciò.

Mi concentravo al massimo per controllarmi, e anche se l'agitazione c'era comunque perché temevo di distruggere qualcosa, ero riuscita a padroneggiare le mie capacità oltre alle mie aspettative iniziali, che si fermavano alla catastrofe.
Certo, si tratta ancora soltando di "accendere" e "spegnere" i miei poteri, ma mi andava bene, era un gran passo avanti, il principio per il controllo totale; almeno non ero in balia di essi.
Non ero più "smaniosa" d'imparare di più, perché il sapere attingere ai miei poteri quando volevo, e altrettanto fermarmi quando volevo, era decisamente più importante di qualsiasi altra cosa.
Mi concentravo su quell'esercizio quasi ne dipendesse la mia vita, e forse era vero, chi poteva saperlo.

Quella mattina avevamo fatto una colazione abbondante a base di Pancake con aggiunta di sciroppo d'acero, spremuta d'arancia e un buon caffè; dopo aver mangiato mi era spuntato immediatamente il sorriso.
La felicità era quasi palpabile nell'aria del Sanctum Sanctorum, tanto da contagiare anche i due Stregoni.

Di Wong non ne ero poi tanto sorpresa, in fondo da quando lo conoscevo l'avevo sempre visto con il sorriso sulla faccia, ma Strange... non l'avevo mai visto sorridere; aveva un bellissimo sorriso, probabilmente il più bello che avessi mai visto.

Ultimamente i miei pensieri su di lui prendevano sempre la stessa direzione, probabilmente perché notavo cose che prima non riuscivo a vedere, troppo impegnata ad avercela a morte con la sua persona.
E più il tempo passava, più mi accorgevo dell'effetto che aveva su di me... mi mandava fuori fase, e odiavo non avere il controllo su tutto ciò.

Mi ero già vestita in competo d'allenamento: felpa grigio chiaro, canottiera nera, leggins al ginocchio neri e scarpe da ginnastica nere e bianche; avevp legato i capelli in una coda di cavallo alta et voilà, ero pronta. Non mi andava proprio di farmi "bibiduare" i vestiti come la scorsa volta, era una sensazione strana che, se riuscivo ad evitare, era meglio.
Certe cose erano ancora un mistero per me, domande senza risposta giravano per la mia mente, rammentandomi assiduamente quante cose ancora non sapevo di me stessa; comprendere la magia non era tra le mie priorità in quel momento, anche se ne ero affascinata.

Il cortile di pietra rossa di Kamar-Taj era tranquillo e deserto, nessun Maestro o allievo si allenava in quello splendido spazio in stile buddista, adatto a un monastero di Stregoni; a interrompere il silenzio solo il cinguettio degli uccelli e le nostre chiacchiere.

Si dice sempre che il miglior amico dell'uomo sia il silenzio, è una frase mi è rimasta impressa, forse perché si adatta alla mia situazione.
"A ogni male ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio", così diceva Alexandre Dumas.

Questa particolare frase mi era tornata alla mente durante un sogno, perciò una volta sveglia avevo indagato per scoprire chi ne fosse l'inventore.
La sentivo molto mia, perché mi faceva capire che al male che mi era stato inferto c'erano due rimedi: il tempo e il silenzio, e fortunatamente avevo entrambi.

Ero concentratissima a mantenere accese le palline violacee che fluttuavano sui miei palmi, le vene del medesimo colore pulsavano e si ramificavano su per entrambe le mie braccia ogni volta che rifacevo ripartire i miei poteri... diamine! Aveva l'aspetto di un'edera, e sembrava voler ricoprire del tutto le mie braccia, diramandosi sempre di più.

Dopo qualche secondo sospirai, chiudendo gli occhi, e quando li riaprii chiusi le mano a pugno, spegnendo così i poteri; la pelle olivastra tornò normale, per mio sollievo, e potei di nuovo tornare respirare normalmente: per aiutarmi con la concentrazione, tendevo a trattenere il respiro ogni volta che attingevo ai miei poteri.

Avevo le mani sudate e appiccicaticce, dalle tempie cadevano gocce di sudore che finivano sulla mia canottiera e, per finire, avevo le braccia doloranti per lo sforzo; non ero un fiore in quel momento e non ero nemmeno presentabile.
Ero un ammasso di carne sudata, coi capelli tanto spettinati da sembrare un nido di vespe; desideravo soltanto fare una doccia, non prima però d'aver mangiato qualcosa.

Strange, con indosso la tuta rossa d'allenamento e con le mani dietro la schiena, sorrise «Bel lavoro, Aveline! Ormai sei diventata brava ad evocare i tuoi poteri a comando.»
Mi piegai sulle ginocchia, ansimante per lo sforzo, e lo guardai «Ti ringrazio Stephen! Faccio ancora un po' di fatica, ma dalla prima volta mi sento più sicura.»
«L'ho notato, e mi complimento per la tua concentrazione e determinazione, hai fatto passi da gigante a mio parere.»
«Lo credi sul serio?»
«Certo che si! Parola di lupetto.»
«Tu e il tuo lupetto finirete arrosto un giorno di questi!»
«Vuoi mangiarmi? Sei una cannibale! Ti avviso subito che sono indigesto.»
«Quindi dovrei mangiarmi il lupo?»
«Con insalata e patate come contorno.»

Lo stomaco mi brontolò nel sentir parlare di cibo, perciò portai la mano destra sulla pancia «Non parlarmi di cibo, che adesso mangerei anche un Bue Muschiato.»
Lui scoppiò a ridere «Dalla fame mangeresti un povero Bue?»
«Se ho fame cosa ci posso fare? Ho fatto una colazione abbondante, ma l'allenamento mi ha fatto smaltire tutto.»
«La prossima volta ci portiamo qualcosa da mangiare, è meglio. Potresti avere un calo di zuccheri e usare i poteri potrebbe essere pericoloso, se non sei in forma.»
«Effettivamente, mi sento un po' fiacca.»
«Calo di zuccheri, vuoi sederti?»
Annuii «Magari qualche minuto per riprendermi.» mi avviai verso il muretto e mi sedetti, sollevando poi il viso verso la calda luce del sole.
Stephen mi si avvicinò, sedendosi accanto a me, e poi chiese «Meglio?»
«Si, mi serve qualche minuto e poi ritornerò in carreggiata, Maestro.»
Ridacchiò «Quando la smetterai di chiamarmi Maestro?»
«Quando non sarà più divertente.»
«Quindi mai.»
«Esatto!» risi e poi continuai «Ma potrei essere magnanima e finire prima.»
«Faccio appello alla tua bontà d'animo allora, Aveline.»
Ridacchiai «Allora non dovrai combattere molto, non riesco a restare arrabbiata a lungo.»
«Credimi, è meglio così. Le persone suscettibili non sono mai una bella cosa.»
Lo guardai con sopracciglio alzato «Parli anche di te, spero.»
«Certo che si, di chi parlavo secondo te?»
«Io che ne so! Ma ho pensato subito a te, quando hai pronunciato queste parole» il mio tono grondava di puro sarcasmo.

Lui portò la mano destra all'altezza del cuore e, con lo stesso tono, disse «Sono felice che hai pensato subito a me, sono il candidato dell'anno.» ridacchiò e quando si calmò continuò «Tralasciando lo scherzo, cerca di non essere come me Aveline, troppo suscettibile per instaurare un rapporto d'amicizia.»
«Certo. Ma, Stephen, non devi star male con te stesso solo perché sei suscettibile, tutti hanno dei difetti, anche io.
Non sei l'unico.»
Lui guardò davanti a se «Mi dispiace ancora per ciò che ti ho fatto, non riesco a capacitarmi di essere stato così stronzo nei tuoi riguardi.»
«Ehi» gli presi la mano destra e continuai «Ti sei già scusato e io ti ho perdonato, sono passati tre giorni e devi smetterla di sentirti in colpa.»
Lui mi strinse la mano «Non posso fare altrimenti, continuo a pensare di non essere un buon amico per te.»
«Lascialo dire a me se sei o no un buon amico.»
«Se ritenessi che non lo sono, di certo non me ne meraviglierei.»
Sospirai «Stephen, ti prego, devi smetterla di pensare a questo. Continua a fare quello che stai facendo, ovvero essere mio amico e aiutarmi coi poteri. Sai, non vorrei cambiare maestro.»

Mi fece un sorriso sghembo «Non troverai nessuno più affascinante di me.»
Ridacchiai «Non posso che concordare...» mormorai, poi mi resi conto di quello che avevo detto e morsi, in un gesto di puro imbarazzo, l'interno della guancia; come già detto, quando ero al suo fianco perdevo il controllo delle mie azioni.
Lui mi fissò qualche secondo e poi sorrise «Devo ritenere queste parole un complimento al mio bel faccino?» disse, di certo sapeva come mettermi in difficoltà.
Con le guance colorate di rosso, risposi «Puoi ritenerlo un complimento.»
«Ti ringrazio, allora.» si grattò la nuca e poi continuò «Comunque ho preso un impegno con gli Avengers, devo addestrarti ed è ciò che farò.»
Gli sorrisi «Stephen Strange mantiene sempre la parola.»
«Esatto! Se la do a qualcuno la mantengo fino alla fine.»
«Questo è un bel pregio Stephen, e ti ammiro molto per questo.»
«Uno dei miei pochi pregi.»
«Ma no! Devi solo bilanciare bene le due cose, tutto qui.»
«E come? Non sono mai stato bravo nei rapporti umani...» mi chiesi il motivo di quelle parole, e promisi a me stessa d'indagare, se mai ne avessi avuto l'occasione.
«Credo che sia come andare in bicicletta, pedalando s'impara.»
«Forse ho perso la bicicletta tanto tempo fa.»
«Non se lo vuoi davvero. Se questo aspetto di te è sempre stato così non significa che resterà tale per sempre. Può essere smussato, levigato, mutato come vuoi.»
«Tu credi nel cambiamento?»
«Si, ci credo fermamente.» sollevai il sopracciglio destro e chiesi «È un problema per te?»
«No, no tranquilla, mi serve un po' di positività, in questa mia vita.»
«Perché? È stata negativa?»
«In certe fasi si, ma ora non voglio annoiarti con aneddoti strappalacrime della vita di Stephen Strange.»

Dopo aver ridacchiato chiesi «Me ne parlerai mai?»
«Se ce ne sarà occasione...»
Lo fissai e dissi «Per quel che vale, puoi parlarmi di qualsiasi cosa, sono una gran ascoltatrice.»
«Lo so, e ti ringrazio per la premura Aveline, ma per me è... difficile parlare di questi aspetti della mia vita, qualcosa me lo impedisce. Capisci?»
«Ma certo che capisco, ma sappi che quando vorrai, e te la sentirai, io sarò qui. Ricorda una cosa, però.»
Mi guardò «Cosa?»
«Che non sei solo.»

I suoi occhi cristallini mi fissarono per un tempo indefinito, i miei occhi cioccolato incatenati ai suoi, e poi disse «Certo che non sono solo! Ho te, e Wong» poi scosse la testa divertito e continuò «Comunque... grazie.»
Gli posai la mano destra sulla sua spalla e dissi «Figurati, siamo amici... o almeno siamo sulla buona strada per diventarlo.»
«Sarà una strada in salita ma ce la faremo. Come me la sto cavando, a proposito? Sai, la mia opinione non fa molto testo.»
Sorrisi e poi risposi «Finora te la stai cavando molto bene, ho visto alcuni pregi, se vuoi saperlo. Soprattutto, fai un buon caffè.»

A queste parole scoppiò a ridere e poi disse «Sono lo Stregone Supremo che prepara un buon caffè.
Non pensavo che questa sarebbe stata la mia mansione, una volta diventato adulto.»
«Non sempre si ottiene ciò che si vuole, ma sarebbe bello.»
«Non posso far altro che concordare con te.»
«Anche se credo che a volte si debba scendere a compromessi, per uno scopo più elevato.»
«Belle parole...» mi guardò sorridendo e continuò «L'hai letto sui Baci Perugina, per caso?»
Lo guardai confusa «Dovrei sapere di che parli?»
Mi guardò con occhi sbarrati «Non sai cosa sono?»
«Dovrei?»
«Sono praticamente la cosa più buona che esista, diamine! Quei tizi ti hanno proprio frullato il cerv-...» s'interruppe a metà frase, conscio d'aver detto una cosa fuori luogo, poi continuò «Scusa Aveline, non avrei dovuto.»
«Sta tranquillo, non hai detto nulla che io non sappia già.
Si, mi hanno decisamente frullato il cervello per benino, rendendomi impossibile ricordare anche le cose più semplici.
In realtà, la situazione è un po' complessa: certe volte so di cosa parliamo, ma non riesco a ricordarne i dettagli, o l'aspetto.
È tutto strano, non ci capisco molto.»
«La tua confusione è lecita, ma vedrai che Wanda ti aiuterà e, quando ricorderai, scoprirai tutto quello di cui hai bisogno, così potremmo per fermarli.»
«Ho piena fiducia in Wanda! Mi ha già aiutato a ricordare qualcosa del mio passato.
Si tratta di un semplice frammento, certo, ma mi ha dato molta forza quindi spero per il meglio.»
«Com'è che si dice? "Per avere le cose belle si deve attendere".
Piano piano riavrai tutto.»
«Lo spero... comunque, noi?»

Annuì «Come ti ho promesso, sarò più partecipe in ciò che ti riguarda. E poi, sono una minaccia che deve essere fermata.»
«Non lo metto in dubbio, ma potrebbe non causarvi problemi.»
«Non potrebbe causarci problemi? Io credo di si, invece.»
«E cosa te lo fa credere?»
«Hanno utilizzato la Gemma del Potere su di te per un motivo, e questo non sarà sicuramente uno di quelli buoni.»
«Pensi che sia meglio prepararci?»
«Si, ma finché i Guardiani non ci riferiranno cosa hanno scoperto non possiamo muoverci in nessuna direzione, specialmente perché le loro identità ci sono ancora sconosciute.
Per quel che ne sappiamo, potrebbero essere Topolino, Paperino e Pippo. Perciò, prima di muoverci, dobbiamo avere qualcosa di concreto tra le mani.»
«E scommetto che se non ricorderò nulla, non potrò neanche riconoscerli.»
«Esattamente, tutto è collegato alla tua mente».
«Da esperto, quanto ci metterò a ricordare?»
«Per ogni uno è diverso, non tutti ricordano in modo uguale.»
«E da cosa dipende?»
Con aria da dottore rispose «Due sono i fattori determinanti: quanto grave è il danno subito, in termini medici viene chiamato...».

Lo interruppi «Amnesia Anterograda, che influisce sull'immagazzinamento di nuove informazioni e può derivare da lesioni traumatiche, processi degenerativi, disturbi metabolici, problematiche che interessano l'Ippocampo o alcune aree del lobo temporale.
Il risultato è una parziale o completa incapacità di rievocare il passato recente, anche se i ricordi a lungo termine, memorizzati prima dell'evento che ha causato l'amnesia, rimangono intatti».

Lui mi guardò sbalordito e disse «Credo che solo una parte sia adatta al tuo caso, perché penso che sia anche...»

Lo interruppi ancora «Amnesia Retrograda, un disturbo caratterizzato dall'incapacità di ricordare gli avvenimenti o le informazioni acquisite prima di un evento patologico, la causa di questa amnesia vengono ricercate a livello cerebrale e possono comprendere lesioni traumatiche, accidenti vascolari, processi degenerativi e disturbi metabolici.
Alcuni casi di amnesia retrograda sono temporanei, altri risultano permanenti.
Pertanto, le manifestazioni correlate al disturbo possono migliorare, rimanere le stesse o peggiorare gradualmente con il tempo.
Il paziente non riesce a ricordare ciò che faceva prima del danno cerebrale, ma presenta una completa lucidità per quanto succede in seguito».

Se prima mi guardava leggermente sbalordito, ora era totalmente sbigottito «Okay, non so come fai a sapere queste cose, ma è tutto esatto.»
Lo fissai intontita, quasi fossi stata in trance fino a quel momento, e dissi «Non lo so... che ho detto di preciso?»
«Sono termini medici per indicare la tua situazione, ma come fai a conoscerli?»
«Non lo so...»
«Ne sei sicura?»
«Sicurissima, hai visto anche tu che ero come in trance, non ero padrona della mia mente, quindi non saprei come mai ho detto quei termini medici.»
«Potrebbe riguardare la tua vecchia vita.»
«Si, potrebbe! Almeno sarebbe un indizio! Che centri qualcosa con i medici? Insomma, uno dei miei familiari potrebbe essere un dottore.»
«O potresti essere stata tu un dottore, magari Wanda sbloccherà qualche ricordo inerente, dobbiamo solo attendere e scoprirai se almeno una delle due ipotesi è vera.»
«Spero il prima possibile, ho una curiosità quasi incontenibile che mi spinge a scoprire di più sul mio passato.»
«Ti capisco ed è comprensibile la tua curiosità, ma devi dare tempo al tempo, il cervello è un organo complesso e noi ne utilizziamo più o meno il 10%, quindi puoi solo immaginare quante cose dobbiamo scoprire a riguardo.»
«Sembra un mondo vasto.»
«Lo è in effetti, quindi puoi anche immaginare quanto lavoro e responsabilità ha Wanda.»
«Lo immagino, il mio non era una critica, ma solo un mio desiderio.»
«Un desiderio comprensibile, solo non farti sopraffare dalla curiosità, perché a volte può portare più male che bene.»
«Me lo ricorderò... si impara sempre qualcosa.»

Lui ridacchiò «La mente va sempre tenuta allenata.»
«E la lettura va bene?»
«Certamente! La lettura è uno stimolo perfetto per la mente.»
Sorrisi e poi chiesi «Qual'era l'altro fattore? Quello da cui potrebbe dipendere la mia capacità di ricordare? Non l'hai detto.»
«Ah si! Giusto! L'altro fattore determinante... sei proprio tu.»
Mi indicai «Io?»
Lui annuì «Dipende anche da te.
La tua mante è come circondata da spesse mure di cemento, che impedisce ogni accesso ai tuoi ricordi.
Li sta proteggendo, come una cassaforte.»
«Ma quelle si posso aprire.»
«Basterà trovare la chiave giusta, ma questo dipende anche da te.»
Lo guardai un po' dubbiosa «Come può dipendere da me?»
«Sta a te abbattere quei muri.
Certo, Wanda ha il grosso del lavoro, ma tu puoi aiutarla e la cosa potrebbe essere così meno lunga.»
«E come posso aiutarla ad abbattere il muro?»
«Liberando la tua mente.»
«E come faccio a farlo? Sono già in difficoltà a controllare i miei poteri, e questo grazie a te, perché altrimenti non saprei come fare, quindi come faccio a "liberare la mente"?»

Mi sorrise rassicurante e poi rispose «Ho avuto lo stesso tuo dilemma durante il mio addestramento per diventare Stregone.» scosse la testa, quasi divertito, e poi continuò «Ero una frana, e credimi quando ti dico che avrei voluto sotterrarmi.
In pratica, un pivello nato e cresciuto in città, che non sapeva nulla del mondo magico e incapace di aprire anche un semplice portale, nonostante ci mettessi tutto l'impegno possibile.»
Curiosa, lo interruppi «E si può fare con quello strano anello che ti porti dietro, giusto?» dopo il suo assenso continuai «Come funziona?»
«Te lo spiego come è stato spiegato a me: la maestria dello Sling Ring è essenziale per le arti mistiche, ci consente di viaggiare attraverso il Multiverso.
Basta solo concentrarsi, visualizzare, raffigurate la destinazione nella mente, guardate oltre il mondo che si conosce.
Bisogna immaginare ogni dettaglio, così che la porta di accesso possa arrivare, velocemente e facilmente se l'immagine sarà limpida.»
«Perciò bisogna avere un'immagine limpida di dove si vuole andare, almeno così ha detto anche Wong.»
«Esatto, e per farlo devi svuotare la mente, non devi pensare a niente se non alla tua destinazione.»
«E questo come può aiutarmi?»
«Utilizzando lo stesso principio: svuota la mente, ma devi immaginare che l'ipotetico muro di cui parliamo crolli. Riuscirai così a creare delle crepe, lentamente sempre più profonde, e aiuterai Wanda ad abbatterlo definitivamente.»
«Non mi sembra difficile, ma so che è più facile a dirsi che a farsi.»
«Prova a pensare a qualcosa di bello prima di svuotare la mente, potrebbe aiutarti.»
«Ormai le ho provate tutte! Male non fa.»

Lui ridacchiò «Ricordati che mi devi una parcella per questi consigli.»
Ridacchiai anche io «Sono un po' a corto, in questo momento, ma quanto costano questi consigli?»
«Un buon caffè?»
«Può andare, te ne preparerò uno che ti lascerà a bocca aperta.»
«Davvero?»
«Si! Solo, devo farmi insegnare da Wong come si fa.» e mi grattai la nuca imbarazzata.
Lui ridacchiò «Te lo insegno io, sono o non sono lo Stregone Supremo del caffè?»
«Lo sei, in effetti.»
«Allora ci penso io, così dopo potrai pagare la parcella».
«Sarà fatto!»

Ad un certo punto si sfregò le mani e poi chiese «Ce la fai a ripartire?»
Sentivo che il mio corpo si era riposato abbastanza, quindi annuii sorridendo «Certo che si, Grande Capo!»
Ridacchiò «Mi piace questo soprannome, mi dona molto e mette in risalto la mia leadership.»
«Non metto in dubbio la tua leadership da Stregone Supremo, ma lo sai che sei molto vanitoso a volte?»
«Lo sono e ne vado fiero, non me ne vergogno, ma capisco che per gli altri possa sembrare un difetto.» disse, poi dopo aver visto la mia espressione seria, continuò ridacchiando «Scherzavo! Lo so che sono vanitoso, a volte, ma quando il vecchio Strange rispunta fuori non riesco a controllarlo come vorrei.»
«Non preoccuparti, il mio era solo un modo per scherzare, spero di non averti offeso o messo in difficoltà in qualche modo.»
«Ma no, tranquilla Aveline, non mi hai offeso in nessun modo. Ho solo riconosciuto un difetto del vecchio me, tutto qui.»
Sospirai «A volte mi sento molto insicura, mi sembra sempre di fare la cosa sbagliata anche quando so che è giusta... spero solo che dipenda dalla mia situazione».
«Dipende sicuramente da quello.
Hai una paura spropositata di fare del male alle persone, a causa dei tuoi poteri, e questo ti rende insicura su tutto.
Devi capire però che fanno parte di te, ormai, e che puoi controllarli. Sei tu ad avere il controllo, ricordalo, e non i tuoi poteri.»
«Devo avere le "mani sul volante".»
«Esatto! Se hai tu il controllo puoi sterzare prima di combinare un casino, semplice no?»
«Semplice».

Mi dette un pugno amichevole sul braccio destro «Ottima analogia comunque, non avrei potuto spiegartelo meglio di così.»
Ridacchiai per un pensiero che mi sfiorò la mente «È stata la prima cosa a cui ho pensato... chissà se ho mai guidato!»
«Sicuramente si, ma per il momento è meglio non avventurarci in quella direzione, non vorrei che andasti a sbattere contro un muro.»
«Meglio di no.»
«Quando sarai più stabile proveremo a dare una risposta a questa domanda, per ora fatti scorrazzare in giro da noi.» poi sbatté le mani sulle ginocchia e continuò «Comunque, se sei sicura di esserti ripresa continuiamo l'allenamento, che dici?»
«A me sta bene.»

Ci alzammo dal muretto, ma forse i miei movimenti furono troppo veloci, perché un capogiro mi colpì, il paesaggio prese a vorticare e persi l'equilibrio; sarei sicuramente caduta se l'uomo che avevo di fianco non mi avesse afferrata in tempo. «Ehi! Ehi! Calma, tieniti a me, così brava.»
Mi aggrappai alle sue braccia, che mi circondavano, poi sbattei velocemente le palpebre e dissi «Grazie per il salvataggio, Stephen.»
«Figurati» poi mi fece voltare verso di lui delicatamente «Stai bene, Aveline?»
«Si! O almeno credo.»
«Cos'è successo?»
«Non lo so... credo di aver avuto un capogiro. Tutto ha cominciato a girare velocemente e poi ho perso l'equilibrio.»
«Sarà sicuramente un calo di zuccheri, messo insieme alla fatica dei poteri hai il biglietto gratis per una caduta sul pavimento. Vuoi risederti?»
«No! Non so se riuscirei più a rialzarmi, dopo.
Ho le gambe come se fossero gelatina».
«Mio Dio, Aveline! Dovevi dirmelo che stavi male, ci saremo fermati prima.»
«Non potevo farlo! Tutto dipende dal fatto che io riesca a controlla i miei poteri.
Se non ci riesco siamo tutti fottuti, soprattutto io, perché molto probabilmente Fury mi sbatterà in prigione e butterà la chiave.»
«Ma che dici, non ti sbatterà in prigione.»
«Invece si!»
«Te lo ha detto lui?»
«Non a parole, ma sono fuori soltanto perché tu mi stai aiutando.
Se non riesco a controllarmi mi sbatterà sicuramente in gattabuia.»
Lui mi posò le mani sulle spalle e con calma disse «Non lo farà, te l'assicuro, non devi essere così paranoica.»
«Come fai a sapere che non lo farà? Gli hai letto nella mente?»
«No, ma posso farlo se ti renderebbe più sicura.»

Ero decisamente tentata, ma allo stesso tempo sapevo che era una cosa sbagliata, soprattutto perché si parlava di un uomo che m'incuteva un bel po' di timore, perciò risposi «Non fa niente, mi fido delle tue parole.»
«Bene, quindi rilassati e non preoccuparti. Se dovesse venire a prenderti, dovrà passare su di noi, e ti assicuro che non è un impresa facile. Mi basterebbe un solo portale per mandarlo al polo nord.»
Ridacchiai «Quindi dovrebbe temervi tutti quanti, secondo me se la farebbe sotto dalla paura.»
«Esatto! E gli servirebbe un pannolino, sai, quelli contenitivi per i vecchi.»

Non resistetti e scoppiai a ridere contagiando anche lui; l'immagine di Fury con il pannolino mi fece ridere per un bel po', tanto che mi vene il mal di pancia.
Cominciavo ad apprezzare il suo sarcasmo, decisamente di più rispetto a quando ci eravamo conosciuti, probabilmente perché non era rivolto verso di me.

Quando ci calmammo, chiese «Tutto bene? Spero tu non abbia ridotto lo stomaco a un ammasso di carne putrefatta.»
Mi trattenni dal ridere e poi risposi «Tutto bene, il mio stomaco è ancora al suo posto ed è integro.»
«Perfetto! Non avrei voluto fare un'operazione d'urgenza qui, sul suolo sacro di Kamar-Taj.»
«Ma potevamo andare all'ospedale con un portale, veloce e indolore.»
«Si, anche.» mi guardò e continuò «Ma sono felice che stai bene.» mi guardò così intensamente che fui costretta ad abbassare lo sguardo, perché il suo gravava su di me come un peso.
Avrei voluto fissarlo a mia volta, ma avevo troppa paura leggesse in me quanto fossi rotta e inadatta per il ruolo che mi era stato imposto come prezzo per avere la mia libertà, ovvero diventare un Avenger, e quanto mi stessi impegnando per diventarlo. Certo, ne ero onorata, ma avrei preferito chi ero prima di definire questa nuova me, divisa tra chi loro vorrebbero io fossi e ciò che dovrei essere in questo momento... era tutto così confuso.

Distolse lo sguardo per qualche secondo, così da permettermi di tornare a respirare normalmente, poi mi riguardò e disse «So io un modo per tirarti su.»
«E quale?»
«Tieniti al mio bicipite, non vorrei che cadessi a terra come Biancaneve, perché poi dovrei svegliarti con un bacio mozzafiato.»
Ridacchiai «Un bacio mozzafiato, addirittura? Per dire questo devi crederti un bravo baciatore.»
«Il migliore!» e mi fece l'occhiolino.
«Se vorrò un bacio te lo chiederò, Cupido.»
«Non sai cosa ti perdi.»
«Oh, non lo metto in dubbio! Ma non voglio disonorare questo posto sacro con effusioni fin poco caste.»
«Abbiamo una sporcacciona!»
Gli detti una sberla amichevole sul braccio «Ehi! Io sono una signorina per bene, non farei queste cose.»
«Nemmeno con il sottoscritto?» domandò, consapevole di mettermi in terribile difficoltà; trovava sempre il modo per farlo, e si divertiva parecchio.
«Ehm... mi avallo della facoltà di non rispondere.»
«Ma se non rispondi, è come se avessi risposto.»
«Io... senti dobbiamo parlare di questo? Mi imbarazza un pochino.»
«Lo so! Le guance ti si colorano di rosso e, credici o no, sei molto bella quando arrossisci.»
Lo guardai «Grazie... credo che sia per la vicinanza con un uomo.»
«Con un uomo? Arrossisci con tutti?»
«Penso di si! Non lo so, diamine! Non mi vedo.»
«Bé, ti assicuro che non è così.»
«Allora sarai un'eccezione, ma non domandarmi il perché.» in realtà, sapevo bene il perché, ma non glielo avrei detto neanche sotto tortura.
«Io lo so il perché.»
«Allora dimmelo, genio.»
«Ti faccio uno strano effetto, quando siamo vicini, ma non preoccuparti.»
«Perché non dovrei?»
«Perché è normale, subisci il fascino di Stephen Strange.»

Con tono finto minaccioso dissi «Questa volta ti spacco le braccia.»
«E cosa farai quando cadrai a terra?»
«Bé, non lo so! Mi rialzerò.»
«Ma potresti evitare la caduta, se ti tenessi alle mie braccia integre, non credi?»
«Hai ragione, su questo non posso ribattere, ma non usare il fascino di Stephen Strange su di me.»
«D'accordo! Sei la prima donna che mi respinge così» e fece un faccia imbronciata.

Mi sentii in colpa, ovviamente, così dissi «Non voglio dire che tu sia brutto, tutt'altro, ma in questo momento devo ancora capire chi sono, le mie emozioni sono tutte sottosopra. Soprattutto quelle che chiamo "Emozioni Strange."»
Mi sorrise e disse «Stavo scherzando! Comunque sono contento che qualcosa porti il mio nome.»
«Perché? Non hai nemmeno una targa con il tuo nome? Pensavo fosse scritto fuori.»
«In corsivo» ridacchiò «Scherzavo, non ho nessuna targa fuori, tanto vale che mandi l'indirizzo ai miei nemici e mi prepari a morire in modo atroce.»
«Sarebbe una pessima cosa.»
«Pessima, nel vero senso della parola.» scosse la testa e poi continuò «Comunque, tieniti al mio bicipite e non lasciarlo, capito?»
«Va bene.» non volevo fare domande magari troppo ovvie.

Dopo che mi fui sistemata, si infilò lo Sling Ring e aprì un piccolo portale, in cui infilò il braccio destro.
Dopo qualche secondo lo estrasse, stringendo tra le mani un piccolo oggetto rettangolare e marrone, con una scritta stampata sopra; dopodiché chiuse il portale, e mi guardò. «È cioccolato fondente.» disse, pprobabilmente per spiegarmi, visto il mio sguardo dubbioso e anche un po' curioso; ero convinta che mi leggesse nel pensiero, certe volte.
«Come dovrebbe aiutarmi?»
«Alcuni studi dimostrano che l'assunzione di cioccolato stimoli il rilascio di endorfine, in grado di aumentare il buon umore.»
«Davvero? Wow! Un pezzo di cioccolato ti risolleva la giornata, allora.»
Ridacchiò «Esatto! Ma non è l'unica proprietà beneficiaria che dona all'organismo.»
«E quale sono le altre?»

Lui mi sorresse, afferrandomi con la mano destra il gomito, e poi rispose «Fa bene al cuore, inoltre quello fondente come questo qui aumenta del 20% le concentrazioni di antiossidanti nel sangue.
Pensa che diminuisce anche la depressione, ha un infulenza sull'umore e, come nel tuo caso, ripristina gli zuccheri che hai perso, quindi aiuta parecchio.»
«Decisamente!» gli sorrisi «Grazie, dottore.»

Mi sorrise «Si figuri, lei è la mia paziente preferita, ma non lo dica agli altri.»
«Le mie labbra sono sigillate!»
«Bene, perché altrimenti dovrò ricorrere a metodi più ortodossi, e la cosa non mi entusiasma.»
«Ehi! Sei cattivo! Non tradirei mai nessuno!»
«Lo so, la mia era soltanto una finta minaccia.»
«Sei un bambinone a volte.»
«Grazie» e scoppiammo a ridere... era proprio una giornata fatte di risate.

Dopo essersi calmato, scartò la cioccolata e me ne diede un pezzettino «È la marca preferita di Wong, la custodisce gelosamente, ma è molto buona.»
«Aspetta... abbiamo appena fatto un furto con scasso?»
«No! Io, ho fatto un furto con scasso.»
«Non voglio che si arrabbi con me.»
«Non si arrabbierà con te, fidati, ti adora e sgriderà me, come al solito.»
«Solito? Quindi gliela freghi sempre!»
«Quasi, ma lui ruba a me tutti i KitKat! Mi sembra il minimo rubare qualcosa a lui, per risarcirmi ed equilibrare il tutto.»
«Occhio per occhio, dente per dente.»
«Esatto! Lui porta via una cosa a me ed io porto via una cosa a lui.»
«Per quanto tu abbia ragione, mi sembra molto crudele e... cinico.»
«Forse, ma lui nega sempre di avermi preso i KitKat e lo fa anche se gli angoli della bocca sono sporchi di cioccolata.»
«Insomma, ti mente spudoratamente anche quando hai le prove del misfatto.»
«Si, e lo fa con naturalezza.
Forse crede che io sia stupido o che non l'abbia visto.»
«Meglio la prima, hai già una ritardata di mente a cui badare, e non te ne serve un altro.»
«Non sei una ritardata di mente, Aveline, ti hanno solo obliata tutto qui e non per tua scelta.»
«Ma lo sono, quindi non vedo la differenza, che io l'abbia voluto oppure no.»
«Cambia molto invece, non devi sentirti in colpa per ciò che è successo, e mi sembra di avertelo già detto, no?»
«Si, solo che non riesco a togliermi dalla testa che potrei aver fatto qualcosa che ha portato alla mia amnesia.»
«Non hai fatto proprio niente! Solo dei pazzi utilizzerebbero una Gemma dell'Infinito su un essere umano per puri scopi personali, tra l'altro poi quella più potente.»

Sospirai «Vorrei solo sapere il motivo che li ha spinti a fare questo, cosa volevano da me?»
«Lo scopriremo, ma a tempo debito, ora mangia la cioccolata.»
«Ti peso?»
«Ma che! Sei leggera come una piuma!» ridacchiai e cominciai a mangiucchiare il pezzetto di cioccolata che mi aveva dato, guardandomi in giro.

Il sole era alto in cielo, e dal suo calore ipotizzai fosse più o meno mezzogiorno; avevo molto caldo, la cioccolata stava per sciogliersi, così finii l'ultimo boccone in fretta, constatando che in effetti Wong aveva un gusto impeccabile, perché era molto buona.
Stephen, sempre tenendomi, chiese dolcemente «Va meglio?»
Io annuii «Sto meglio, grazie.
La cioccolata ha fatto il grosso del lavoro.» pian piano sentivo le forze tornare, ed era una sensazione bellissima, perché mi sembrava di tornar a respirare dopo un periodo di apnea... una sensazione che non volevo più provare.
«Te l'avevo detto che era miracolosa, te lo dice il tuo dottore di fiducia.»
«Lo terrò a mente.»
«Se te la senti... aspetta, guardo che ore sono.» alzò il polso destro e guardò l'ora «Sono le 12:10, è tardi per continuare e Wong si preoccuperà se non torniamo.»
«Da vera mamma chioccia.»
«Esatto» ridacchiò e poi continuò «Per oggi ti sei allenata abbastanza e devi riposare, diciamo che la prossima volta dobbiamo fornirci di cioccolata per prevenire un disastro.»
«A quantità industriale.»
«Come minimo, non voglio che sbatti quella bella testolina castana sul pavimento di Kamar-Taj.»
«Come minimo c'è una penale che pende sulla tua testa, ma ti ringrazio per la premura» sorrisi «Come sono andata oggi? Spero meglio dell'altra volta.»
«Sei andata benissimo Aveline, e sei molto migliorata dalla prima volta. Credo che potremmo passare alla fase successiva dell'allenamento entro poco tempo.»

I miei occhi si illuminarono «Veramente?».
«Si, stai imparando molto bene ad attingere ai tuoi poteri su comando, sei più fluida e meno timorosa, anche se trattieni ancora il fiato quando lo fai. Devi stare tranquilla, questo è l'unico ostacolo che ti resta da superare prima di arrivare al livello successivo.»
«Lo so, è solo che ho paura.»
«Paura di cosa?»
«Paura di lasciarmi andare e combinare qualcosa d'irreparabile, come uccidere qualcuno, o che lasciando "liberi" i miei poteri diventi la minaccia che Fury pensa io sia.»
«Non succederà, Aveline.
Se non li lasci liberi, i tuoi poteri troveranno il modo di liberarsi dalle loro catene, prima o poi, e allora si che saranno un pericolo. Devi imparare a controllarli lasciandoti andare ad essi, accentandoli dentro di te, e solo così avrai il pieno controllo su di loro.»
«Ci proverò».
«Devi riuscirci, altrimenti tutto questo non servirà a niente.
Dipende tutto da te, io posso darti le basi ma non posso andare oltre.» mi sorrise e continuò «Comunque non crucciarti per ora, oggi abbiamo finito l'allenamento e domani è un altro giorno, quindi non fasciarti il cervello prima di allora.»
«Domani sarò dagli Avengers fino giovedì, ricordi?»
«Giusto! Bé, allora usa questi tre giorni per riflettere su ciò che ci siamo detti e poi vedremo se hai imparato la lezione, sarà come tornare a scuola.»
«Allora lo farò!»
«Bene, perché voglio un bel dieci e non tollererò un voto più basso.»
«Si maestro!»
«Brava, ora che ne dici se andiamo a mettere qualcosa sotto i denti? Credo che ce lo meritiamo.»
«Sono d'accordo!»
«Ce la fai a camminare?»
«Si, credo di si.» lui mi lasciò andare, anche se un po' titubante, e io provai a fare qualche passo, constatando contenta di essermi ripresa del tutto dal capogiro di poco prima.
Quello che mi colpì di più, però, fu la mancanza della sensazione delle sue mani sulle mie braccia, che mi avevano fatta sentire protetta e al sicuro come mai prima.

«Vedo con piacere che sei tornata in forma, quindi ripercorriamo i nostri passi come se fossimo i Sette Nani e torniamo al Santuario per il pranzo preparato da Biancaneve.»
«Ehi! Ma non ero io Biancaneve?»
«Si, ma non vuole un bacio dal Principe Azzurro!»
«Perché Wong si? Rimarrebbe traumatizzato a vita.»
«Non posso darti torto» scuotemmo la testa divertiti, poi insieme tornammo alla stanza dei portali per tornare al Sanctum Sanctorum; mi ci voleva proprio un lauto pranzo per recuperare le energie perdute.

Ero felice del mio miglioramento rispetto alla prima volta che avevo messo piede a Kamar-Taj.
Il sollievo di saper attingere ai miei poteri quando volevo mi spronava a migliorare ancora, così da controllarli del tutto.
Ero stanca di sentirmi una minaccia, pericolosa, volevo che quella sensazione sparisse quanto prima perciò avrei messo tutta me stessa in quegli allenamenti.

Dipendeva tutto da me, l'avrei ripetuto a me stessa come un mantra.

Arrivati in sala da pranzo la trovammo già imbandita: piatti, bicchieri e posate erano stati preparati con cura e il cibo era stato messo a centro tavola per essere a disposizione di tutti; Wong si era dato parecchio da fare durante la nostra assenza.
Guardando la tavola con faccia esterrefatta, dissi «Certo che sa come usare il suo tempo.»
«Si, neanche fossimo i Re d'Inghilterra.»
«Ma è stato bravo.»
«Sublime.»

Ad un certo punto dalla porta sbucò Wong, ci vide ed esclamò, spaventato «Cribbio! Mi avete spaventato! Non si sbuca così all'improvviso.» la caraffa d'acqua che stringeva tra le mani tremò appena, e per un attimo temetti che si sarebbe schiantata a terra.
Stephen ridacchiò «Volevi una raccomandata per caso? Sai, da Kamar-Taj a qui la strada è lunga.»
«Che spiritoso, Strange.
Dicono che il sarcasmo sia un mezzo per misurare il potenziale, se fosse vero un giorno diventerai un grande uomo.»
«Pensavo di esserlo già! Avrò perso il promemoria da qualche parte.»
Wong sbuffò «Non si può mai parlare seriamente con te.»
«No, hai ragione, che ci vuoi fare! Sono lo Stregone Supremo Mattacchione! L'anima del Sanctum Sanctorum.»

A quelle parole non riuscii a trattenermi e scoppiai in una risata fragorosa; Stephen sapeva metterti in difficoltà anche utilizzando il sarcasco, e quando te ne accorgevi era troppo tardi. Quando mi calmai, guardai il mio amico e dissi «Scusa Wong, non stavo ridendo di te.»
«Lo so, stavi ridendo di quel pagliaccio che hai di fianco.»
«E scusa anche per lo spavento.»
«Non preoccuparti, Aveline.»
«Se avessi avuto un malore non me lo sarei mai perdonato.»
«Non succederà, tranquilla.
Sono di ferro, io, cosa che non si può certo dire del pagliaccio.»

Il diretto interessato sbuffò sonoramente, indicandosi «Pagliaccio? Credi che sia Joker o It?»
«Che ne so! Mangi bambini?»
«No! Non mangerei bambini ne ora e ne mai!»
«Allora è per il tuo sarcasmo scadente.»
«Sono un pagliaccio, sono un prestigiatore e un otorino, altro da aggiungere alla lista? Sono aperto a suggerimenti.»
Io lo guardai «Ti dimentichi Mago Merlino ed Harry Potter.»
Mi fissò «Giusto!... Harry Potter?»
«Clint ti chiama così.»
«Un altro con soprannomi poco originali.»
Wong intervenne «Che ne dici di Gandalf?»
Stephen lo fissò serissimo «Ho per caso barba lunga e grigia?»
«No, ma sei sulla buona strada.» e scoppiò a ridere.
«Scusa se in questi giorni non ho potuto farmi la barba sua signoria imperiale, come sai ho un allieva adesso.»
Io lo guardai «Guarda che se devi fare altro non c'è problema.»

Lui mi guardò a sua volta, con sguardo tranquillo «Sono cose che possono aspettare Aveline, la tua istruzione è più importante.»
«Lo apprezzo, ma non voglio che cambi le tue abitudini per me.»
«Non succederà, stai tranquilla.» e mi posò la mano destra sulla spalla.
Wong, intento a portare la caraffa in tavola, intervenne «Se sua signoria imperiale vuole, il pranzo sarebbe pronto da un pezzo.»
Certo che non aiutava Stephen a stare calmo, cosa che non gli riusciva già alquanto bene, infatti quest'ultimo lo guardò con occhi di fuoco ed esclamò «Oltre a rompere le palle mi copi anche! Senti brutto...»

Cosapevole che una guerra civile magica sarebbe esplosa da lì a pochi secondi, dici di intervenire per prevenire il peggio: posai le mani sull'ampio petto di Stephen e dissi «Ehi! Ehi! Basta voi due, non mi sembra il modo né il momento giusto per litigare. Oggi è stata una bella giornata, e non è giusto rovinarla... vero ragazzi?»
I due si fissarono seri e, dopo qualche secondo, Strange sospirò «E va bene, la smetto!» mi guardò e mi fece l'occhiolino «Ma lo faccio solo per te.»
«E di questo ti ringrazio.» poi guardai l'altro Stregone «Il mio discorso è rivolto anche a te!»
Wong abbassò gli occhi «La smetto anche io.»
«Bravi, ora ho una fame da lupi e vorrei sapere cos'hai preparato per questi due viaggiatori stanchi.»
«Spaghetti con funghi, speck e gorgonzola.»
«Mamma mia! Wong, da oggi in poi non vedrò l'ora di tornare dall'allenamento per mangiare ciò che ci si prepari con le tue mani magiche.»
Lo vidi arrossire «Sei troppo gentile, Aveline.»
«È una delle mie qualità ed io dico solo la verità.»
«È al cosa che apprezzo più di te.»
«Oh! Grazie.»

Mi accorsi, con imbarazzo, di avere ancora le mani poggiate sul petto di Stephen; arrossii, i pollici che sfioravano appena l'Occhio di Agamotto, il tessuto blu che mi solleticava i palmi. Era un tessuto molto morbido, e mi chiesi come fosse il suo petto al di sotto della tunica, come sarebbe stato toccarla con le mie mani. Poi mi resi conto della direzione che stavano prendendo i miei pensieri. Dovevo riprendermi.

Comunque, allontanai velocemente le mani dal suo petto e poi chiesi «Mangiamo?»
Stephen intento ancora a fissarmi le mani, mi guardò dopo qualche secondo «Certo!»
Sembrava molto imbarazzato, e la voglia impellente di scusarmi si fece sentire «Scusami, non avrei dovuto.»
Lui mi sorrise bonariamente «Non devi scusarti di niente, Aveline.
È solo passato molto tempo dall'ultima volta che una donna mi è stata così vicino.» mi chiesi se avesse una fidanzata.
«Oh! Non avete Stregoni femmine?»
I due risero e Strange rispose «Certo che ne abbiamo, ma la giusta definizione è Strega.»
«Strega... come Wanda?»
«Si, una specie.
La nostra magia è differente, però, dalla sua.
Come ben sai, noi imbrigliamo l'energia e plasmiamo la realtà, quella di Wanda deriva invece da una Gemma dell'Infinito, quindi per quanto siamo simili, siamo anche diversi.»
«Anche la mia è magia?»
«Non saprei come collocarla. È molto simile a quella di Wanda, ma è anche totalmente differente da essa... considerali semplicemente dei poteri, e basta.»
Wong aggiunse «Quello che sai fare tu Aveline non ha precedenti, ci troviamo impreparati ad affrontare tutto ciò.»
Annuì «Capisco... Bé lasciamo stare la definizione adatta, tanto non cambia, no? La cosa sicura è che ho fame.»
Stephen alzò l'indice «Concordo, stiamo morendo di fame.» e ci sedemmo a tavola.
Presa una porzione di spaghetti, ne portai una forchettata abbondante alla bocca, sperando così di riprendere completamente le forze perse durante l'allenamento.

Durante il pranzo parlammo del più e del meno, vennero soprattutto raccontati molti aneddoti divertenti che scatenarono l'ilarità generale; l'atmosfera era completamente diversa rispetto a quella di tre giorni prima, e speravo restasse tale per quanto più tempo possibile.

D'altro canto, Wong era molto curioso dell'allenamento mattutino e faceva un sacco di domande; era un vero e proprio chiacchierone, ma dell'espressione stupefatta di Strange dedussi che non lo era mai stato prima, perciò doveva essere un tipo riservato. Comunque, rispondemmo a tutte le sue domande, e la sua faccia fiera mi rese felice, perché apprezzava e riconosceva i miei sforzi e io non chiedevo altro che questo.

Arrivati al caffè, Wong disse «Ah! Stephen? Quasi dimenticavo di dirti che sono arrivati nuovi libri da Kamar-Taj, quindi dovrebbero essere sistemati nella biblioteca.»
Lui annuì «Su cosa?»
«Di Evocazione.»
«Quelli mi mancano, hanno fatto bene a mandarli perché non voglio restarne sprovvisto.»
Curiosa, chiesi «Cos'è l'Evocazione?»
I due si guardarono, fu Wong a rispondere «L'Evocazione è la magia più arcana che esista.
A molti Stregoni servono anni per apprenderla del tutto, e pochi nascono con questo dono.
Per farla breve, però, è una specie d'invito a manifestarsi.
E' un incantesimo rivolto ad entità mistiche latenti, e il rito è molto difficile perché consiste nel contattare gli animi dei defunti per metterli poi in contatto con il mondo dei viventi.»
«E' una magia proibita, quindi?»
«Solo per chi non è in grado di maneggiare questa abilità.
Essendo un incantesimo pericoloso, se non fatto bene il nostro mondo potrebbe sprofondare nel caos più totale.
I morti perseguiterebbero i vivi per sempre, fino a distruggerli.»
Un po' terrorizzata, dissi «È meglio non toccare quei libri, allora.» poi bevvi un sorso di caffè.

I due ridacchiarono e Stephen disse «Non preoccuparti, Aveline.
Li metto in biblioteca solo per precauzione, niente di più, inoltre sono un esperto di queste cose, non c'è alcun rischio d'incorrere in una fine del mondo a favore dei morti.»
«Questo mi rincuora.»
«Lo immaginavo, ma non preoccuparti, non vedrai morti girare per il Santuario.»
«Quindi posso andare a letto tranquilla?»
«Puoi dormire come un angioletto.»
«Vi ringrazio.»
«Figurati» mi sorrise e poi si rivolse al suo amico «Quindi sono già arrivati?»
Wong annuì «Li ho già messi in biblioteca.»
«Perfetto! Allora sarà meglio che mi metta al lavoro, non prima di una bella doccia.» poi finì il suo caffè in un sorso.
Anche io finii il mio caffè e poi dissi «Anche io ho bisogno di una doccia per ristorarmi, mi sento... lurida.»
Sia io che Stephen ci alzammo «I due spossati vanno a farsi una doccia.»
Wong si alzò e disse «Ed io faccio la casalinga.»

Mi sentivo in colpa a lasciarlo lì da solo, così chiesi «Vuoi una mano prima che vada?»
«Ma no, tranquilla Aveline.
Hai bisogno di rilassarti dopo il duro allenamento che hai avuto.»
«Sicuro?»
«Certo! Non ho tanta roba.»
«Se insisti, vado.» gli sorrisi «A dopo Wong.»
«A dopo, mia cara.» e cominciò a raccogliere i piatti, mentre io e Stephen uscivamo dalla stanza diretti al piano superiore per una doccia rigenerante, che avrebbe spazzato via il lerciume che avevamo addosso.

Non mi dispiacevano gli allenamenti, era il sudore ad infastidirmi, quindi una buona passata d'acqua era ben accetta e non desideravo altro che questo dopo ogni allenamento, dovevo solo farci l'abitudine... probabilmente però non sarebbe mai successo.

La doccia sarebbe servita anche a ristorare i muscoli stanchi, inoltre era un vero toccasana per la pelle e amavo il tempo che dedicavo a questa attività, perché mostrarmi sporca non era nelle mie corde.
Più ero pulita, più riacquistavo il sorriso.

Avvolta nell'accappatoio color crema, mi apprestavo ad asciugare la matassa castana che erano i miei capelli, avvolti in un alto turbante, con l'intento di dedicarmi poi a un po' di sana lettura; il cellulare che Tony mi aveva dato, però, prese a suonare, così dovetti correre per prendere la chiamata.

Con un balzo saltai sul letto, inarcando un sopracciglio alla scritta "Avenger più forte" che si leggeva sul display, poi presi la chiamata ignara di chi si nascondeva dall'altra parte della cornetta.
"Ciao, Aveline."

Riconoscendo la voce, sorrisi «Tony! Ciao! Come va?»
"Alla grande."
«I ragazzi?»
"Anche loro, siamo tutti immersi nelle nostre attività."
«Qualcuno in missione?»
"Clint e Thor, una piccola missione di protezione a Dublino, stanno scortando una squadra dello S.H.I.E.L.D. al campo base dal nostro caro nonno Fury."
«Domani ci saranno quindi? Mi devono raccontare di Dublino.»
"Domani dovrebbero esserci, tranquilla. Tu invece? Tutto bene con Mago Merlino?"
Ridacchiai «Tutto bene Tony, io e Stephen ci siamo chiariti.»
Con tono sorpreso chiese "Chiariti? Sul serio"
«Si!»
"E da quando lo chiami per nome?"
«Da quando ci siamo chiariti, mi sembra ovvio.
Diciamo che stiamo provando a diventare amici.»
"Buona fortuna, ti servirà con lui."
«Ti ringrazio, ma per adesso le cose vanno bene.»
"Sai quel che si dice, spera in meglio e preparati al peggio."
«Cos'è questa rivalità che hai con Stephen?»

"Io e lui non siamo mai andati d'accordo, ci piace punzecchiarci a vicenda e, anche se detesto dirlo, ci somigliamo parecchio."
«Infatti lui detesta essere paragonato a te.»
"Perché sa che sono il migliore."
«Oh! Lui si ritiene il migliore.»
"Come sempre, noi due saremo in eterna competizione e ora dovremmo trovarci più spesso."
«Mi dispiace.»
"Ma non devi, mi piace punzecchiarlo e se non avremo più queste visite dovrò ripiegare su Capitan Ghiacciolo."
Risi «Tony! Sei incorreggibile!» scossi la testa, divertita, e poi continuai «A cosa devo questa chiamata se state tutti bene e anche io?»
"Sai com'è, volevo controllare che non avessi ucciso Strange a causa del suo caratteraccio."
«È vivo, non preoccuparti, ma è per lui che hai chiamato?»
"Si, so che eri ai ferri corti con lui e volevo sapere se andava tutto bene, inoltre il Capitano era preoccupato, così ho voluto controllare anche per farlo contento."

«Digli che va tutto bene e che non deve preoccuparsi affatto, so che era in ansia per me tanto da non farmi più venire qui.»
"Il solito buon vecchio Steve, cosa faremmo senza il suo altruismo?"
«È il vostro leader, e un leader deve essere altruista.»
"Concordo, ma è il nostro leader Aveline, ricordati che sei una di noi."
«Non ancora, ricordi?»
"Non ufficialmente, ma per noi lo sei."
«Grazie Tony, lo apprezzo molto, ma devo ancora abituarmi a tutto questo. Credo mi serva del tempo, tutto qui.»

"Lo capisco Aveline, veramente. Quando ho iniziato la mia carriera da Supereore non avrei mai immaginato di dover combattere alieni e robot intelligenti, quindi capisco la tua voglia di andarci piano e abituarti alla tua nuova vita."
«Apprezzo molto la tua comprensione in merito, molti dimenticano che per me è tutto difficile.»
"Già, ma prendi questa loro poca comprensione come segno di preoccupazione e gentilezza.
Lo fanno perché vogliono che tu sia al sicuro e niente di più, io compreso."
«Lo so che dovrei prenderla bene, ma non capiscono che ho bisogno di tempo.»
"Ne parlerò con i ragazzi, riuscirò a farli ragionare."
«Tony, non devi.».
"Devo invece, il tuo benessere è una nostra responsabilità, e noi Avengers portiamo a termine le missioni ad ogni costo."
«Non lo metto in dubbio, ma non siete voi che mi mettete pressione.»
"Stai parlando di nonno Fury?".
«Si, quell'uomo riesce a mettermi in soggezione con un solo sguardo, e ho paura che, nel caso in cui non riuscissi a controllare i miei poteri, mi sbatta in prigione.»
"Lui mette paura a tutti, tranquilla." ridacchiò e poi continuò seriamente "Non devi avere paura, Aveline, perché ci riuscirai.
Sei una donna forte, che non si arrende facilmente, io l'ho visto.
Basta vedere i tuoi attuali rapporti con Strange, quindi non devi preoccuparti di Fury: se anche tentasse di arrestarti, se la dovrà vedere con noi.
E credimi, undici Vendicatori incazzati farebbero paura anche a Odino in persona."
Ridacchiai «Allora posso dormire sonni tranquilli.»

Ridacchiò anche lui e poi disse "Il punto, Aveline, è che sappiamo quanto tu sia legata ai Guardiani, e non abbiamo nulla da obiettare, loro ti hanno salvato la vita.
Vogliamo solo che tu sappia che puoi fidarti, e speriamo che un giorno ti senta legata a noi come lo sei con loro."
«Ma certo, sono sulla buona strada. Apprezzo molto la vostra gentilezza nei miei riguardi, fate di tutto per farmi sentire a casa, siete brave persone.»
"C' è un 'ma', vero?"
Sospirai «Vorrei solo essere più aperta, e so di non poterlo fare finché non so chi sono.»
"Vedrai riuscirai a scoprire chi sei veramente, Natasha e tutti noi stiamo facendo il possibile per trovare qualcosa su di te."
«E finora com'è andata?»
"Ci stiamo lavorando, non è una cosa immediata.
Ho messo in campo anche F.R.I.D.A.Y. per estendere la ricerca, se hai qualche parente lo troveremo."

Con voce piena di gratitudine dissi «Ti... vi ringrazio per quello che state facendo, conta molto per me sapere che ho ancora qualcuno che può dirmi chi sono e chi ero prima di questo.»
"Se può aiutarti ad avere più fiducia in te stessa, lo faremo volentieri.
Anche Barnes ci è passato, e so quanto Steve abbia lavorato per restituirgli i ricordi, ma ne è valsa la pena.
Non che io apprezzi la compagnia di Manchurian Candidate, ma vederlo più sicuro invece di essere un fantasma di sé stesso rende tutti più tranquilli."

«Bucky mi aveva detto che aveva avuto problemi di memoria, e che grazie al vostro aiuto era riuscito ad uscirne.
Per quanto questa cosa della memoria mi disturbi, ti assicuro che non diventerò il fantasma di me stessa, anche perché non sono sola.»
"Ben detto, poi tra noi, Mago Merlino, Jackie Chan e i Guardiani non rischi di finire in quel baratro, siamo come dei mastini da combattimento."
Ridacchiai e per cambiare discorso chiesi «Allora, tranne Clint e Thor, cosa state facendo di bello?»

"Nulla di che: io e Bruce siamo in laboratorio a divertirci con i nostri giocattoli; Steve, Bucky e Sam sono in palestra con i soliti allenamenti. Rhodey e Visione sono seduti sul divano a guardarsi un film mentre Natasha, Wanda e Pepper sono a New York per delle compre e, come ogni donna, non torneranno prima di cena."
«Ehi! Io sono una donna.»
"Tu non eri inclusa, giuro.
Solo che quelle tre sono peggio di Madonna quando vanno a fare compere a New York."
«Fammi indovinare, usano i tuoi soldi.»
"Esatto! E li usano senza riguardo perché sono miliardario, ma quei soldi servono anche per mantenere gli Avengers, non per vestiti e scarpe firmate Gucci."
«Ho visto quanto sono spendaccione Nat e Wanda.»
"A proposito, domani vogliono portarti a New York per passare del tempo insieme."
«Oh! Per fare compere scommetto.»
"Per mia sfortuna, si."
«Ho già un sacco di roba.»
"Dillo a loro!" sospirò rumorosamente e poi continuò "Tu invece? Cosa stai facendo di bello?"
«Questa mattina c'è stato l'allenamento, adesso invece sono appena uscita da una doccia rilassate, avevo bisogno di mandar via tutto quel sudore.
Poi credo di leggere un po', per rilassarmi.» ridacchiai «Come vedi ho i miei impegni.»
"Sempre tenersi occupati.
Com'è andato l'allenamento?"
«Stephen dice che sono andata bene, ora so come accendere e spegnere i miei poteri e per me è già una grande cosa, perché piano piano li sto controllando.
Dice che fra poco possiamo passare alla fase successiva dell'allenamento.»

Con voce felice, disse "Wow, Aveline! Sono felice del tuo miglioramento, visto il buco sul muro dell'ultima volta!"
Con voce fintamente offesa, esclamai «Ehi! Quella volta Stephen mi aveva fatta arrabbiare, se ben ricordi.»
"Me lo ricordo."
«E anche che i miei poteri si basano sulle emozioni?»
"Anche quello, si."
«Allora non è colpa mia.»
"Infatti non lo è, sai che a me piace fare il burlone."
«Lo so molto bene, ora capisco come mai litighi sempre con Steve e anche con Stephen.»
"È facile farli arrabbiare." ridacchiò e poi continuò "Comunque siamo felici del tuo traguardo, Aveline, vediamo quanto ti impegni e saranno felici anche Quill e gli altri."
«Grazie Tony, la mia pazienza ha dato buoni frutti, alla fine.»
"La pazienza è la virtù dei forti, e tu lo sei, quindi non mi meraviglio che ce l'hai fatta in poco tempo."
«Io pensavo di metterci molto di più, ma credo che sia stata la mia paura a parlare.»
"Non devi avere paura, siamo con te ad ogni passo che farai."
«Anche Strange l'ha detto.»
"Parole veritiere e anche sconvolgenti dette da lui.
Insomma, sembrava che volesse sbarazzarsi di te in fretta quando gli abbiamo affidato il compito di addestrarti."
«Anche a me sembrava così, ma questa discussione gli ha fatto cambiare idea, non chiedermi perché.»
"Chi lo capisce è bravo, comunque ora ti devo lasciare perché ho delle cose arretrate con Bruce, però mi ha fatto piacere sentire i tuoi progressi."
«Certo, tranquillo.
Anche a me ha fatto piacere sentirti, Tony, saluta i ragazzi da parte mia. Ci vediamo domani.»
"Certo! Arrivi con il portale come la scorsa volta?"
«Si, sempre nell'atrio.»
"Perfetto! Così almeno uno di noi ti aspetterà."
«Il tempo di fare colazione è sarò da voi.»
"Come ho detto, ti aspettiamo.
Passa una buona giornata Aveline."
«Anche voi.» poi chiudemmo la chiamata e il silenzio tornò a regnare nella stanza.

Posai il cellulare sul comodino e, con ritrovato vigore, mi issai in piedi per avviarmi poi in bagno; era arrivato il momento di asciugare la matassa di capelli che mi ritrovavo, indomabili dopo ogni doccia.
C'avrei messo un bel po' per renderli presentabili.
Come avevo detto, la doccia mi aveva restituito il sorriso, ma la chiamata con Tony aveva accentuato il mio buon umore; una combinazione perfetta.

Dopo essermi sistemata i capelli e aver scelto un vestiario casual, a base di maglietta a maniche lunghe viola, jeans scuri e ballerine nere, mi distesi sul letto prendendo Game of Thrones; mi apprestai a leggere del rapimento di Tyrion Lannister e dell'imboscata di Jaime Lannister a Ned Stark, ero curiosa di scoprire il finale di questa trama intricata tra Lannister e Stark, due famiglie eternamente in lotta.

Passò un'ora e, appagata la mia curiosità sugli avvenimenti del libro, decisi di fermarmi, quindi lo posai sul comodino; cominciai poi a pensare a cosa potevo fare.
Avevo una gran voglia di chiamare i Guardiani, ma non volevo disturbarli durante le loro ricerche, perciò li avrei chiamati un'altra volta; scartai anche gli Avengers, perché il avrei visti presto quindi non era il caso di disturbarli, perciò decisi di aiutare Strange e Wong a sistemare i nuovi libri in biblioteca.
Lì almeno sarei stata utile.
Animata dai nuovi propositi, uscii dalla stanza e m'incamminai per raggiungere i due stregoni.

Arrivata finalmente a destinazione, trovai solo Strange al suo interno, occupato a sistemare i libri; questi ultimi volavano, magicamente, dagli scatoloni alle sue mani mentre, in un angolo, fluttuava il suo mantello rosso. Una canzone dall'impronta country a me sconosciuta suonava in sottofondo, una di quelle terribilmente orecchiabili che ti si incastrano nel cervello; mi piaceva, aveva un non so ché di romantico.

Notando che non mi aveva visto, mi annunciai con un sorriso. «Ciao, Stephen.»
Lui si voltò verso di me, sentendo la mia voce, e sorrise «Oh! Ciao, Aveline.»
«Disturbo, per caso?»
«No, solo che sono indaffarato a sistemare questi dannati libri.»
«Vedo» ridacchiai e continuai «Mi piacciono i libri fluttuanti.»
Lui alzò gli occhi verso gli oggetti volanti «Una cosa che ho imparato a fare, fa molto Mago Merlino ma per aiutarmi è un'incantesimo perfetto.»
«Molto notevole, sei da solo?»
Annuì e, dopo aver sistemato un libro sullo scaffale, rispose «Wong è dovuto andare a Kamar - Taj, sono arrivati nuovi studenti ed io non potevo tenere la lezione.»
Confusa, chiesi «A causa mia?»
«Cosa? No! Non centra il fatto che sei mia allieva, ma è perché devo sistemare questi libri e non voglio rimandare quello che posso fare adesso.»
«Ottima filosofia!» indicai lo stereo posato sopra il tavolo «Posso chiederti che canzone è questa?»
«Certo! Si chiama Lost for Words dei Pink Floyd
«Il tuo gruppo preferito?»
«Esatto, fanno musica strana non adatti a tutti, ma a me piace.»
«Deve piacere a te, non agli altri.»
Mi sorrise, e poi chiese «Fatta la doccia? Ti senti meglio?»
Ricambiai il sorriso «Tutto apposto, ed ora sto più bene di prima, tranquillo.»
«Bene» prese un libro fluttuante e continuò «A cosa devo questa visita? Hai bisogno di qualcosa?»
«Nulla, volevo chiederti se ti serviva una mano visto che vedo quanto sei in difficoltà da solo.»
«Non serve, se devi fare le tue cose mi arrangio da solo.»
«Ho letto per un'ora ed ora non ho nulla da fare, davvero, se hai bisogno di una mano io ci sono.»
«Bé, allora se è così accetto volentieri il tuo aiuto.
So che hai aiutato anche Wong con gli ultimi libri.»

Mentre mi avvicinavo a lui, dissi «Si, mi ha chiesto aiuto ed io l'ho aiutato a sistemare i libri volentieri, spero che come disposizione sia andata bene.»
«Sono stati sistemati in modo perfetto, Aveline, hai fatto meglio di me, che sono un tipo meticoloso e diligente su queste cose.»
«Non esageriamo, ho fatto il meglio che potevo, e sicuramente tu fai meglio di me.»
Mi passò dei libri «Me li tieni per favore?»
«Certo!» poi li presi, e constatai che erano molto pesanti in confronto a quelli precedenti.

Dopo aver infilato un grosso librone di pelle marrone sullo scaffale, disse «Ho notato che tendi a sminuire i tuoi meriti.»
Gli passai un libro «Non li reputo miei.»
Mi guardò «Come non li reputi tuoi?»
Abbassai gli occhi «Si... può sembrare strano, ma sono a disagio quando mi date dei meriti, non so nemmeno io il perché, ma so che non mi piacciono, tutto qui.»
Si accarezzò il pizzetto con fare pensieroso «Può essere una conseguenza di qualcosa che ti è successa in passato.»
«Dici che è successo qualcosa di grosso che ha fatto nascere in me quest'avversione verso i meriti?»
«Tutto può essere, Aveline.
Quello che so, è che ti giudichi troppo. Dovresti accettare il merito di aver sistemato i libri in biblioteca e dovresti sforzarti di accettare anche gli altri, potrebbe essere una tua sfida personale.»
«Sfida personale?» e gli passai un altro libro.
Lui lo prese «Si, superare le difficoltà che incontri durante la tua strada potrebbe aiutarti a ricordare o almeno migliorare, potresti riuscire a diventare migliore di chi eri.»
«Ma come posso migliorare se non so chi ero?»
«Questo lo scoprirai, ma hai già dei segnali su chi eri, no? Quindi parti da li e, se vuoi, puoi diventare una persona migliore..» sistemò l'oggetto che aveva in mano e continuò «Guarda me, ogni giorno cerco di migliorarmi per non essere quella persona orribile che hai conosciuto, e ammetto che è difficile. Ma so che non voglio esserlo e faccio di tutto per controllare il mio caratteraccio.»
Sospirai«Non so se può essere un esempio Stephen, tu sai chi eri prima ma io no, potrei essere stata una persona orribile e non averne memoria.»
Lui mi sorrise «Puoi essere stata molte cose Aveline, ma sicuramente non una persona orribile.»
«Come fai a dirlo?»
«Per come sei adesso, gentile e dolce, quindi se fossi stata una persona orribile, il carattere sarebbe rimasto anche ora, no?»

Gli porsi un altro libro «Io non intendo solo di carattere, Stephen.»
Lo prese «Cosa intendi allora?»
«Intendo le mie azioni, potrei aver fatto cose orribili in passato e ricordarmelo... penso sempre che sia questa la causa della mia situazione, una dura e brutale lezione di Karma.»
«Posso capire questa sensazione, pensare che quello che hai fatto in passato abbia contribuito alla tua disgrazia.
Ho provato la stessa cosa quando ho perso l'uso delle mani, e con esse il mio lavoro.»
«E come ne sei uscito?»
«Questo lavoro, se non fossi venuto a Kamar - Taj non so se ne sarei uscito.» mise a posto il libro «Quando capii che potevo fare la differenza accettando di essere uno Stregone, e che era mio dovere proteggere il mondo, mi lanciai nel lavoro, facendomi forza.
E anche per gli Avengers e i Guardiani è la stessa cosa: ogni uno con traumi diversi, hanno scelto di rimboccarsi le maniche e fare una vita pericola al servizio degli altri.»
«E dovrei farlo anch'io?»
«È una tua scelta, ovviamente, non ci sono costrizioni.
Ma pensa che, per quanto tu non ricordi chi eri, hai molte persone al tuo fianco ora pronte a sostenerti.
Lo so che il lavoro di Avenger può essere stata l'unica scelta possibile per te, quasi una costrizione da parte di Fury, ma potrebbe essere la chiave per poter scacciar via la sensazione d'impotenza che senti, e renderti più sicura.»
«Potrebbe essere, stare con loro mi fa sentire bene e al sicuro, mi trattano come una di loro anche se non lo sono formalmente, e anche i Guardiani lo fanno.
Ma ormai non sono più sicura di niente.» gli porsi l'ultimo libro della pila «Mi sembra di camminare nel buio, senza riuscire a trovare la via d'uscita. Quelle che a me sembrano certezze finiscono per diventare tutt'altro, demoralizzandomi.
Vorrei solo trovarne qualcuna senza per una volta sbattere contro un muro.»

Mi fissò per qualche, secondo prima di sistemare il libro «Posso capirti.
Come sai, quando ho perso tutto mi sono trovato come te, a vagare senza metà, e ciò ha scatenato conseguenze di cui mi vergogno ancora oggi.»
«C'è un ma, vero?»
Lui annuì «Hai poca fiducia in te stessa, Aveline.
Ti concentri troppo su ciò che hai perso e non su cosa potresti avere, e credimi quando ti dico che è la cosa più stupida che tu possa fare.»
«Quindi dovrei accettare la mia condizione?»
«No, sarebbe da ipocrita da parte mia consigliarti questo quando anche io non ho accettato la mia condizione per molto tempo, dico però che potresti accettare il fatto che con quei poteri potresti aiutare un sacco di persone, ecco tutto.»
«Quindi li dovrei considerare una benedizione?»
«Una specie, lo so che sono distruttivi e che non puoi lasciarti andare, almeno per ora, ma stiamo facendo progressi e potresti, un giorno, trovarli quasi confortanti.»
Con la voce macchiata di finto sarcasmo, dissi «Ne dubito.»
«Okay, di cos'hai paura? Non sono solo i poteri vero?»

Non sapevo come, ma aveva azzeccato il punto.
Non erano solo i miei poteri a scatuire questa mia ostilità, ma qualcosa di molto più profondo di cui non avevo parlato nemmeno ai guardiani.
Con lui era facile però parlarne, probabilmente per il dolore che avevamo in comune, per quello che ci era successo; di certo dovevo togliermi quel peso dallo stomaco, quindi sospirai sonoramente e poi risposi «Non sono solo i miei poteri, hai ragione.
Ho paura di essere considerata un mostro a causa di ciò che posso fare, e non voglio che altri vengano bollati come amici del "mostro viola" di New York.» finalmente avevo buttato fuori quello che mi opprimeva da un bel po'.

Il silenzio era calato nella biblioteca, e anche tra di noi, diventando opprimente; mi pentii immediatamente di aver aperto bocca quindi, con tono mortificato, dissi «Mi dispiace io... non avrei dovuto dirlo.»
Come se si fosse rianimato, si affrettò a rispondere «No! No! Tranquilla, Aveline.
Non devi scusarti di niente, anzi, devo chiederti io scusa per esser rimasto in silenzio.»
«Posso capirlo.»
Scosse la testa «È stato maleducato da parte mia e lo riconosco, non hai bisogno di questo.»
«Ma se mi reputassi un mostro non ti darei torto.»
Mi si avvicinò e, facendo un impercettibile sorriso, disse «Io non ti reputo un mostro, specialmente per il fatto che possiedi dei poteri, altrimenti dovrei considerare una buona parte dei miei colleghi dei mostri, no? Mi darei la zappa sui piedi da solo.» ridacchiammo e poi continuò «Sei un mostro solo se ti comporti come tale, almeno io la penso così.»
«Un'ottima filosofia.»
«Tu sei troppo dolce per esserlo, aiuti gli altri solo perché vuoi farlo e non è la mia definizione di mostro, anche perché allora Dracula è Re Artù in versione vampiro benevolo a capo di un regno sovrannaturale: Draculot.»
Non resistetti e scoppiai a ridere come una matta, tenendomi la pancia per quanto ridevo. Quando mi fui calmata, dissi «Mi è difficile immaginare Dracula a capo di un regno buono.»
Anche lui rise «Non posso darti torto» ed entrambi scuotemmo la testa, divertiti.

Dopo qualche secondo di silenzio sospirai e dissi «Devi scusare il mio sfogo, ma tutta questa situazione mi sta stressando più di quanto pensassi.»
Alzò la mano «Non devi scusarti, il tuo sfogo è più che legittimo e ti servirebbe una pausa, poi scommetto che domani avrai un allenamento.»
«Non saprei, non mi hanno detto niente, ma suppongo di si.»
«Quindi ti servirebbe una distrazione per rilassarti.»
Con un mezzo sorriso chiesi «E cosa pensavi?»

Si accarezzò il pizzetto pensieroso e poi rispose, come se avesse avuto un lampo di genio «Che ne dici di andare da qualche parte eh? Solo io e te, come amici ovviamente.»
«Si! Mi piacerebbe molto.»
«Perfetto!»
Alzai l'indice destro «Come farai con i libri? Non abbiamo finito.»
«Oh! Giusto!» poi, con movimenti fluidie circolari delle mani, i libri si accesero di una luce breve e di color arancio, poi presero a sistemarsi sugli scaffali in modo ordinato.
Avevo la bocca aperta «Non ci credo.»
«Credici, ho appena fatto un incantesimo che farà sistemare i libri dove devono stare mentre noi saremo via.»
«Sbalorditivo! Dove andiamo allora? Sei così criptico a volte da far venire i nervi.»

Mi sorrise raggiante «Ti voglio portare in un posto che ti piacerà moltissimo, Aveline.»

Aveva acceso la mia curiosità «Davvero? E di cosa si tratta Stephen?»
Lui fece un movimento con la mano destra e ci trovammo come per magia nell'atrio del Sanctum Sanctorum, e mentre io avevo indosso ancora gli stessi vestiti con la sola aggiunta di un cardigan scuro, Stephen aveva abbandonato le vesti da Stregone per un abbigliamento normale: giacca nera, maglietta grigio chiaro, jeans blu scuro e scarpe da ginnastica nere; stava proprio bene vestito così.

Dopo aver guardato in giro quasi spaesata per il cambio scena, lo vidi sorridermi per poi rispondere alla domanda di prima «Di Central Park! Non puoi reputarti una Newyorkese se non l'hai visto almeno una volta di persona.»
Ricambiai il sorriso e, determinata, dissi «Allora dovremmo rimediare in qualche modo.»
«È il posto che più preferisco di New York, ed è anche uno dei simboli di questa città, quindi devi assolutamente visitarlo.»
«Sono sempre curiosa di visitare posti nuovi, anche se non so se è la prima volta che ci vado.»
«Bé considerala la prima volta, chissà, magari potrebbe tornarti in mente qualcosa mentre siamo lì.»
«Tutto è possibile» poi mi venne in mente una cosa e continuai con tono quasi allarmato «Ma non possiamo andare senza che ci sia Wong!»
Mi guardò confuso «Perché?»
«Non puoi lasciare il Sanctum Sanctorum incustodito! Ci deve essere qualcuno se l'attaccano, no?»

Mi fissò per qualche secondo e poi mormorò «Avresti anche ragione» si grattò la nuca «Wong ne avrà ancora per qualche ora.»
«Non hai qualche Maestro disponibile che può prendere il tuo posto finché siamo via? O un incantesimo?»
«L'unico incantesimo che conosco è replicare me stesso, ma perché resti attivo devo essere qui anche io, quindi è inutilizzabile.»
«Possiamo anche restare se vuoi, continuiamo a sistemare e troveremo qualcos'altro da fare insieme.»
«No, no, andiamo! Trovo sempre la soluzione ai problemi, e poi voglio uscire anche io per qualche ora.»
«Allora cosa facciamo?»

Si accarezzò nuovamente il pizzetto, pensieroso, e poi rispose sollevato «Chiederò al Maestro Grem di sostituirmi finché siamo via, almeno fino al ritorno di Wong. Mi fido di lui ed è uno Stregone molto capace.»
«Non l'ho mai incontrato.»
«Lascia poco Kamar - Taj.»
«Perché glielo vieti?»
Mi guardò con faccia quasi inorridita «Diamine, no! Sarò lo Stregone Supremo, ma non sono un carceriere con manie dittatoriali.»
Abbassai gli occhi «Scusa, non volevo offenderti in qualche modo.» era la giornata delle scuse a quanto pareva.
Lui sospirò «Non mi hai offeso, Aveline, sono io che reagisco male come sempre e devi scusarmi.»
Gli sorrisi «Non fa niente, tranquillo, mi sono espressa male io e non voglio di certo cambiarti, non ne ho il motivo.»
«Apprezzo questa tua iniziativa, ma è una cosa che mi sono promesso di fare e farò tutto il possibile per riuscirci.»
«Devo ammetterlo, Stephen, hai una volontà ferrea che ammiro.»

Si grattò la punta del naso, lo faceva quando era agitato per qualcosa, poi disse, cercando di usare un tono composto «Comunque, per rispondere alla domanda di prima, Grem e B'sso lasciano di rado Kamar - Taj per loro scelta, non ci sono divieti ma preferiscono restare tra le mura del monastero ed io non posso obbligarli a non farlo.»
«Mi sembra giusto.»
«In ogni caso, non credo ci siano problemi se gli chiedo di badare al Sanctum Sanctorum per qualche ora.»
«Speriamo di non disturbarlo, comunque come lo chiamiamo? Ha il telefono o qualcosa del genere?»
Lui ridacchiò «Niente telefono o qualcosa del genere, non sono avvezzi alle tecnologie di oggi.»
«Ma devono avere avuto una vita prima di diventare Stregoni, no?»
«Certo! Ma non parliamo del motivo se non lo rivelano i diretti interessati, poi quando passi molto tempo in isolamento dentro un monastero di Stregoni perdi le abitudini che avevi nel mondo normale, diciamo.
Io lo uso ancora, ma sto usando anche metodi magici per comunicare, e la cosa non mi dispiace quanto pensi.»
«Io non capisco praticamente nulla della tecnologia, quindi non faccio testo.»

Lui ridacchiò per la mia affermazione e poi disse «Per questo problema dovrai rivolgerti a Stark, a detta sua è lui il genio della tecnologia.»
«È molto modesto.»
«Secondo lui si, ma non penso che gli altri Avengers la pensino come lui.»
«Ho notato soprattutto che con Steve ha una relazione amore/odio.»
«Hai notato bene, sei un'ottima osservatrice.»
Sorrisi raggiante «Grazie, nella mia situazione ho imparato a osservare bene quello che mi circonda.»
«Fai bene! È un ottimo modo per apprendere meglio.» mi sorrise e poi continuò «Comunque ora vedrai come comunichiamo tra noi, e fa presente che sappiamo dove sono tutti qui dentro quindi è facilissimo trovare chi cerchi.»
«Il tuo mondo mi affascina Stephen, mi piace vedere magie nuove.» sembravo una bambina il giorno di Natale.
«E una magia avrai.» poi s'infilò lo Sling Ring e aprì un portale che dava su quello che mi sembrò una piccola stanza, con tanto di letto e una piccola scrivania; una piccola finestra daca su un cielo scuro e stellato che toglieva il fiato, tanto che restai ammaliata a fissarlo.
La voce di Stephen mi riportò alla realtà «Buonasera, Maestro Grem.»

Portai di nuovo lo sguardo alla stanza e notai, seduto sul pavimento a gambe incrociate quasi stesse meditando, un uomo dai corti capelli brizzolati, una barba incolta del medesimo colore, con indosso una tunica da Stregone senza maniche marrone chiaro. Questo, sentendosi chiamare, aprì gli occhi posando il suo sguardo castano in quello azzurrino dell'uomo che mi stava di fianco, e sorrise. «Buonasera Maestro Strange, o dovrei dire Buon pomeriggio?»
«Qui è pomeriggio, vecchio mio.»
«Il fuso orario mi confonde sempre, comunque, di cos'ha bisogno Maestro Strange?»
Lui sospirò, storcendo la bocca, e rispose «Che venga qui.»
«Come desidera» lui si alzò e oltrepassò il portale, che si richiuse immediatamente dietro di lui «Eccomi! Allora, cosa le serve?»
Stephen incrociò le braccia «Prima di tutto non chiami Maestro Strange, ma signor Strange, lo sai che non mi piace il titolo.»
«Come ordinate Maestro Strange.»
Io mi trattenni dal ridere alla vista dell'espressione dipinta sul viso dello Stregone Supremo che, a giudicare dalla linea sottile delle labbra, non era propriamente felice. «Cosa ho appena detto? Devi chiamarmi signor Strange!»
«Va bene, Stregone Supremo.»
Stephen alzò gli occhi al cielo, frustrato «Mi sa che così è anche peggio.» riportò lo sguardo verso lo Stregone «Essendo incapace di chiamarmi signore puoi chiamarmi Maestro, ma devi imparare a non essere così formale, specialmente con me.»

Lui annuì in assenso e poi portò lo sguardo verso di me «E lei chi è? Una nuova iniziata?»
Lo Stregone Supremo scosse la testa «È la mia nuova allieva, aiuto gli Avengers in una questione molto delicata.»
«Capisco, possiede poteri magici?»
«Una specie» poi mi indicò «Si chiama Aveline Dawson e resterà con noi per un po'.»
L'altro Stregone mi prese la mano destra e vi ci posò un delicato bacio «Incantato.»
Io arrossii molto vistosamente e sorrisi «Ed io di incontrare voi, Maestro Grem.»
«Per voi solo Grem.» e mi fece l'occhiolino, facendomi arrossire ancora di più...avevo due tipi di Stregoni qui: uno galante, formale e sicuro del suo fascino, mentre l'altro rigido, sarcastico ma in qualche modo anche dolce; due opposti difficili da valutare.

Ancora con la mano destra stretta a quella dell'uomo appena conosciuto, notai che Stephen le fissava con espressione disgustata e, sorprendentemente, anche infastidita; riuscivo a leggerglielo negli occhi il fastidio, e per un momento desiderai fosse lui quello a stringermi la mano. Pensieri come questo affioravano quando meno me l'aspettavo, lasciandomi basita e incredula.

Forse, vedendo la mia faccia turbata dal gesto, decise di intervenire «Maestro Grem, se non le dispiace vorrei spiegarle come mai l'ho convocata qui, quindi lasci la mano della signorina Dawson e procediamo.» quando l'altro eseguì l'ordine con aria dispiaciuta, continuò con tono professionale «Mi serve che
badi al Sanctum Sanctorum durante la nostra assenza.»
«Non c'è problema, sa che può fidarsi di me, non accadrà niente a questo Santuario, ha la mia parola.»
«Le credo, ecco perché l'ho chiesto a lei.»
«Per quanto starà via?»
«Per qualche ora, ma non si preoccupi. Non appena Wong sarà di ritorno prenderà lui il Santuario sotto protezione, così lei potrà tornare a Kamar - Taj.»

Lui annuì solennemente e poi chiese «È successo qualcosa di grave per cui uscite? Qualche demone si è manifestato a New York pronto a tormentare le povere anime dei mortali?»
Lo fissammo un po' straniti dal suo linguaggio strano e Stephen mormorò «Devi parlare in modo più moderno e smettere di guardare Ghostbusters
L'altro scostò gli occhi un po' imbarazzato «Non so di cosa parla.»
«Si che lo sai, credi che non tenga d'occhio tutto quello che succede? Ti vedo che lo guardi.»
Io aggiunsi, alzando l'indice, destro «Questo non sarebbe spiare?»
Grem annuì «Già! Lo è.»
Stephen ci guardò e poi disse «Forse, ma non è questo il punto.
Quello che intendo è che non ho problemi se guardi Ghostbusters o un altro film e non devi vergognarti ad ammetterlo» dopo che l'altro annuì, continuò «Lo so che la vita a Kamar - Taj è diversa di qui ed ha altri ritmi, ma quando sei qui devi adottare un nuovo comportamento e un nuovo tipo di linguaggio.
Nessuno direbbe mai "pronto a tormentare le povere anime dei mortali", perché ti riderebbero dietro.»
«Capisco, adotterò nuovi approcci più moderni.»
«Fantastico! Vedrai che andrà meglio» poi mi guardò, sorridendo «Pronta ad andare?»
«Quando vuoi!» ero elettrizzata di scoprire il nuovo posto.

Detto questo aprì un portale che dava su un grande giardino e mi fece segno di entrare «Così faremo prima» e sorridendo lo oltrepassai senza timore, ormai mi fidavo di questa magia degli Stregoni.
Quando anche Stephen lo oltrepassò, sentii Grem dire «Passate una buona giornata signorina Dawson e anche lei Maestro Strange.» quest'ultimo annuì solamente.
Sorrisi «La ringrazio Maestro Grem.» perché anche se mi aveva detto di chiamarlo per nome, mi sembrava di fare un torno allo Stregone che era, perciò non me la sentii.

Lo Stregone Supremo chiuse il portale facendo così sparire l'atrio del Sanctum Sanctorum, sostituendolo con un immenso prato verde che non avevo mai visto prima, nemmeno al Complesso, e lì era bello grande.
L'uomo con me venne al mio fianco e mi guardò «Bé ...eccoci! Central Park in tutta la sua grandezza, cosa te ne sembra? Magnifico, vero?»
Io avevo la bocca aperta per lo stupore, e mormorai solamente «Decisamente magico.»
Lui ridacchiò «Un ottimo modo di vederla Aveline ed hai ragione... è magico.»

Avevo una strana sensazione, quasi sapessi sarebbe successo qualcosa, ma "cosa" non mi era dato saperlo.
Sapevo solo che mi piaceva star in quel posto magnifico con lui, mi trasmetteva una certa tranquillità con un solo sguardo, e mi piaceva sentirmi così.

Dopo averlo guardato brevemente, riportai l'attenzione verso il paesaggio che si stagliava davanti a me, felice; non avrei potuto chiedere di meglio per scacciare lo stress, che rischiava costantemente di far emergere involontariamente i miei poteri, devastando così quel posto, privandolo della sua bellezza.

ꜱᴛᴇᴘʜᴇɴ ꜱᴛʀᴀɴɢᴇ

Central Park.

Per il mio lavoro da Stregone Supremo, non avevo potuto passare molto tempo in questo posto come una volta; capitava, a volte, che lasciassi Wong a badare al Santuario, ma molto meno volte di quanto avrei voluto in realtà.

Sapevo che accettando la vita da Stregone avrei dovuto rinunciare a molte cose per il bene del mondo e dell'intero universo, l'avevo accettato e c'avevo convissuto in quei tre anni; una frase mi balenò in mente, che descriveva esattamente la mia situazione, anche se non sapevo chi l'avesse detta.

"La rinuncia non sempre è una sconfitta, anzi a volte è necessaria.
Non si trova la strada giusta, se non si ha la forza di abbandonare quella sbagliata".

Sapevo d'aver preso la strada giusta, quel giorno di tre anni prima in cui abbandonai la mia vita per metterla al servizio degli altri.
Non avevo ripianti, avevo avuto la forza necessaria per prendere una decisione del genere, ma tornare lì dopo tanto tempo in compagnia di un'altra persona mi faceva pensare alle cose a cui avevo rinunciato; mi ritornò in mente Christine, ma cacciai immediatamente via il suo ricordo. Provavo un senso di vergogna, nel pensarla, e non sapevo il perché... da quando succedeva?

Scacciando tutto questo dalla mia mente, ammirai il passaggio del Polmone Verde di New York dopo tanto tempo: i prati verdi ben curati, alberi e cespugli di ogni tipo e dimensione, il grande lago artificiale con la sua acqua azzurra e limpida, sentieri che si estendevano per tutto il parco e i grattacieli che costeggiavano l'intero perimetro, compresa l'Avengers Tower...per me tutto ciò era un paradiso, un luogo di pace.

Quando riportai l'attenzione sulla donna che mi accompagnava, notai la sua espressione ammirata mentre, coi suoi occhi castano scuro, ammirava il paesaggio quasi lo vedesse per la prima volta, ma forse per lei era davvero così.

Ora che le cose tra noi si erano sistemate, e si stava instaurando un rapporto d'amicizia, le cose che le erano state fatte m'inorridivano molto; erano disumane, poiché oltre a privarla della memoria e della sua vita, l'avevano privata anche di una parte di sé, sostituendola con dei poteri.
Questi ultimi, inoltre, derivavano dalla Gemma dell'Infinito più potente; una persona sana di mente non farebbe mai una cosa del genere ad una persona incapace di difendersi, e questo mi faceva arrabbiare più di quanto pensassi.

La voce della donna in questione mi risvegliò dai pensieri «Non pensavo che esistesse un posto così bello.» aveva l'aria nostalgica e affascinata allo stesso tempo.
La guardai e sorrisi «Ci sono posti belli nel mondo, ancora più belli di questi, basta solo cercare.»
«Spero di vederli un giorno, dopo che tutta questa situazione si sarà risolta e Fury mollerà la presa.»
«Vedrai che ci riuscirai e poi...» indicai lo Sling Ring che avevo nella tasca della giacca «Posso sempre teletrasportarti dove vuoi.»
«Lo faresti?»
«Se questo ti rende felice e ti fa stare più rilassata, sappi che si, lo farei.» ed ero onesto.
Mi fece un sorriso bellissimo «Ti ringrazio Stephen, questa cosa significa molto per me.»
Mi grattai la nuca, imbarazzato «Non serve che mi ringrazi, Aveline.
Te lo meriti dopo tutto l'impegno che ci stai mettendo per imparare e anche per ciò che ti hanno fatto, vedila come una ricompensa.»
Lei ridacchiò «Vieni con me, vero?»
Dentro di me arrossii a quelle parole, e una parte di me ne era felice. «Con te?»
«Si! Potremmo andare in Italia, in Francia oppure... in Scozia! Ho come la sensazione che mi piaccia quel posto.»

Fui io a ridacchiare, allora «Si! In Italia potremmo mangiare la loro pizza, in Francia le omelette con marmellata di frutti di bosco ed infine in Scozia il salmone scozzese con contorno di patate, mi sembra un ottimo programma di viaggio.»
Mi fissò «Ma dici sul serio? Non mi stai prendendo in giro.»
«No! Perché dovrei prenderti in giro su questa cosa importante?»
«Perché sembra irreale che tu voglia venire con me.»
«Ma non lo è, verrò volentieri con te.»
Non l'avevo mai vista così felice da quando l'avevo conosciuta «Sapere questo mi rende gioiosa, anche perché avrai girato il mondo, no?»
«Si, ho fatto dei viaggi, ma non quanti potresti pensare.
Ad esempio, non ho mai visitato la Scozia e mi piacerebbe vederla.»
«Allora ci andremo e mangeremo tutti i loro piatti tipici, ma dovremmo portare qualcosa anche a Wong.»

Io scoppiai a ridere in una risata genuina «Sicuro! Mangeremo fino a scoppiare e Wong sarà felice di ciò che gli porteremo.
Non vuole ammetterlo, ma è un grande mangione.»
«So che va matto per il panino tonno e maionese.»
«Ne è ghiotto! Però devo pagare sempre io ogni volta che decidiamo di prendere il pranzo fuori.»
«Non lo facevo così tirchio!»
«Non è per questo.
Prima di tutto, ha le rubie e non i dollari, ed è una seccatura per me, secondo e più importante, lui dice che non può uscire vestito da Stregone.»
Mi guardò confusa «Ma non può cambiarsi i vestiti per magia come hai fatto tu?»
«Gliel'ho detto! Ma lui trova sempre una scusa buona per non andare e disgraziatamente tocca a me, sarò lo Stregone Supremo ma non sono un fattorino di pizze e panini.»
«Si dice che un capo debba pensare al benessere dei suoi uomini o, nel tuo caso, di un solo uomo in particolare.»
«Un detto stupido e bigotto!» sospirai e continuai, cambiando discorso «Mi dispiace che tu non abbia potuto girare il mondo come volevi, e che non potrai farlo per molto.»
«Non preoccuparti, Stephen, sono una che sa aspettare, soprattutto quando voglio qualcosa, e poi non avrò girato il mondo, ma in compenso ho vagato per la Galassia visitando molti pianeti, con Peter e gli altri Guardiani.»
«E ciò mi intriga parecchio.
Che pianeti hai visto?»
«Ne ho visti molti, su alcuni ho anche combattuto coi Guardiani, o almeno ho tentato di aiutarli.
Comunque, a modo loro, erano bellissimi.»
«Come si chiamavano? Racconta, sono un tipo molto curioso.»

Mi sorrise e poi rispose «Il pianeta che mi è piaciuto di più è stato Xandar, hanno una città molto progredita e con tecnologie incredibili, la vegetazione e piccoli laghetti ricoprono la via principale della città.
Era il pianeta più tranquillo e sicuro grazie alla sorveglianza dei Nova Corps, credimi quando ti dico che è il posto che mi manca di più.»
«Sembra un bel posto.»
«Lo è, le persone lì sono gentili e in pace.»
«Ti sentivi bene lì, vero?»
Lei annuì «I miei problemi sembravano spariti, anche se continuavano ad esserci.
Mi sentivo una donna normale.»
«Vedrai che anche qui troverai un posto che ti farà sentire allo stesso modo, che ti farà sentire a casa.
Questo posto mi fa sentire bene, per me è come casa.»
«Si, devo ammettere che è un bellissimo posto.»
«Questo è il Polmone Verde di New York, per noi newyorkesi è un posto in cui passare delle ore all'aperto, nella natura.» sospirai e continuai «Poi hai visitato altri pianeti?»

«Si! C'è Sakaar, ma non mi è piaciuto molto.»
«Perché?»
«Lo chiamano il "pianeta spazzatura", perché è attraversato da numerosi Wormhole che depositano rifiuti spaziali sulla superficie.
È tutto artificiale, ed è stato creato dal Gran Maestro; molte persone vi sono finite senza mai più andr via, magari perché risucchiati da Wormhole troppo potenti, oppure perché catturati proprio dal Gran Maestro, che li fa combattere in un'arena come Gladiatori, promettendo loro la libertà se riusciranno a sconfiggere il campione in carica.
Ovviamente, è una truffa bella e buona. Non mi è piaciuto vedere i combattimenti, e ci sono stata soltanto una volta... ah! e non dimentichiamoci che lì, il tempo, scorre diversamente.
Il Gran Maestro aveva un milione di anni, ma ne dimostrava cinquanta.»
«Un pianeta interessante, e la questione del tempo che scorre diversamente mi affascina molto.»
«Sono contenta che almeno a una persona piaccia quel pianeta strambo.»
«Sono un tipo curioso, che ci vuoi fare. Comunque, avrei una domanda.»
«Spara!»
«Se non si può lasciare il pianeta, come diavolo avete fatto ad andarvene?»
«L'unica via d'uscita sono i Wormhole, ma devi avere un'astronave adatta allo scopo.
La Milano fortunatamente era tra quelle, così abbiamo attraversato un grande Wormhole, che gli abitanti chiamavano... l'Ano del Diavolo
Non riuscii a resistere e scoppiai a ridere «Ano del Diavolo? Sul serio?».
«Si, nome stupido dato da quel fessacchiotto del Gran Maestro, e non aggiungo altro.»
«D'accordo, prossimo pianeta?»

«Contraxia, e l'ho visitato spesso.»
«Perché?»
«Peter e gli altri hanno degli amici lì.»
«Quali amici?».
«Si fanno chiamare Ravagers, che somiglia molto ad 'Avengers' in effetti, come nome, ma sono diversissimi.»
«In che modo sarebbero diversi?»
«È un sindacato criminale interstellare composto da ladri, contrabbandieri, criminali, banditi, mercenari, cacciatori di taglie e pirati.
Ogni uno di loro ha un proprio clan, con una persona a capo.»
Restai allibito e non mi affannai a nascondere la cosa «E perché diamine i Guardiani dovrebbero portarti in un posto così malfamato?»
«Perché un clan dei Ravagers gli è molto amico, ma non so il perché, non vogliono dirmelo.
Ma Kraglin aveva un predecessore prima, e costui aveva un forte legame con Peter.»
«Una storia alquanto intricata.»
«Già, ho avuto anche io difficoltà a capire all'inizio.»
«Comunque, com'era questo pianeta?»
«Freddo e ghiacciato, non c'è molto da descrivere, a parte il bordello in mezzo alla neve chiamato Iron Lotus
Avevo la faccia schifata «Bordello... cambiamo pianeta.»
Ridacchiò «Sapevo che non ti sarebbe piaciuto.»
«Solo ai pervertiti potrebbe piacere quel posto, io sono un uomo per bene.»

Scuoté la testa, divertita, e poi disse «Poi c'è Ovunque, e prima che tu me lo chieda è un posto reale, con delle sue coordinate.
Nome stupido, lo so, ma non sono io che l'ho inventato.
Comunque, è una grande testa mozzata di un Celestiale... sai cos'è?»
«Si, ho letto qualche libro su di loro.»
Lei annuì «È sede di una colonia mineraria chiamata Exitar, il suo capo si chiama Taneleer Tivan, più comunemente conosciuto come "Collezionista", rinomato custode della più grande collezione di fauna, reliquie e specie interstellari della galassia.
Ha persino tentato di comprare Groot.»
«L'albero parlante?»
«Si, per questo non va a genio a Rocket e rischia la vita quando tira fuori il suo fucile.»
«Insomma, diventerebbe una polpetta Tivan.»
Lei rise di gusto «Esatto! Devo ammettere che è un tipo irritante e subdolo, ma a quanto pare i Guardiani si fidano di lui abbastanza da chiedergli informazioni per il mio caso.»
«Sa qualcosa?»
«Secondo loro si, l'ultima volta che li ho sentiti erano da lui.»
«Speriamo che portino buone notizie. Dopo mi dirai se ci sono novità?»
«Se gli altri mi aggiornano, lo farò.»
«Nel caso chiederò informazioni a Stark, anche se mi costa un certo sforzo.» non potevo credere a quello che avevo appena detto.
Io, che facevo di tutto per non vedere il miliardario, avevo appena espresso la mia intenzione di corrispondere con lui per il caso di Aveline... che fosse a causa di quest'ultima?
Lei ridacchiò «Anche a lui costerà un certo sforzo.»
«Lo immaginavo.
Comunque, hai visitato altri pianeti?»

«Morag, ma non ricordo d'esserci stata. Peter dice che mi hanno trovata lì, quando mi hanno salvata, quindi non so molto.
So soltanto che è un pianeta oceanico, e che lì la vita si è estinta per il riscaldamento globale.» non lo dissi ad alta voce, ma una domanda mi era balenata in mente, all'improvviso: se la vita era estinta su quel pianeta, per una calamità naturale, come faceva Aveline a trovarsi lì coi suoi aguzzini? Perché Morag e non un altro pianeta? Domande alle quali necessitavo risposte.

Lei continuò, ignara dei miei dubbi «C'era anche Zen - Whoberi, ma Gamora non gli andava a genio di tornare al suo pianeta natale, per cui lasciammo perdere.»
«Sarà difficile per lei tornare nel posto che le causa tanto dolore.»
«Non si è espressa molto in merito, quest'argomento è taboo per lei, perciò non ho protratto oltre la questione.»
«Hai fatto bene, se ne vuole parlare deve farlo lei di sua spontanea volontà, forzarla sarebbe peggio.
Io sono identico in questo.»
«Ho notato il tuo atteggiamento riservato.
Infatti non voglio forzarti a parlare di cose personali, perché sarebbe da egoisti farlo.»
«Ed io ti ringrazio di ciò, sono sempre stato un tipo chiuso e non mi apro facilmente con gli altri.
Lo so che potrebbe essere un difetto, ma è difficile cambiare questo tratto di me.» sospirai e continuai «Altri pianeti?»

Scosse la testa «Io ho visitato questi, ma ce ne sono molti sparsi sparsi nella Galassia pronti ad essere visitati.»
«Hai avuto la tua dose di avventure nello spazio, Aveline, credo che ne avrai abbastanza per tutta la vita.»
«Hai ragione, ora voglio godermi la Terra e, a tal proposito, dovremmo muoverci, no?»
Alzai l'indice destro «Giusto... ho molto da farti vedere!»
«Sarai la mia guida, mi piace come spieghi le cose.»

A quelle parole arrossi leggermente e sperai che non si notasse «Grazie... andiamo?» non mi sentivo così vulnerabile da moltissimo tempo e non sapevo se era un male o un bene, non sapevo spiegare questo atteggiamento.
Lei annuì sorridendo «Fa strada» forse aveva compreso il mio stato d'animo, ma aveva deciso di non infierire ulteriormente.
Si stava rivelando piena di sorprese, molte cose di lei mi incuriosivano.
Volendo mostrargli il posto, come promesso, cominciammo a scendere dalla piccola collinetta in cui ci trovavamo, pronti a passare qualche ora insieme in completa tranquillità, senza allenamenti e senza magia.
Mi ero dimenticato la sensazione di pace e normalità che sentivo una volta.

Come promesso, le mostrai ogni parte più significativa di Central Park: lo Strawberry Fields Memorial dedicato a John Lennon, lo Swedish Cottage Marionette, dove si tenevano spettacoli di marionette, il Belvedere Castle, un piccolo castello dallo stile gotico e romantico.
Le avevo poi mostrato il Bow Bridge, un ponte sospeso che si estendeva per diciotto metri sopra un laghetto artificiale che era la meta preferita dei romantici, poi le avevo mostrato la Bethesda Terrace e Fountain, una delle fontane più note e grandi di New York, dallo stile neoclassico ricordata principalmente per l'Angels of the Water, ovvero la scultura di un angelo in bronzo, che sovrastava quattro cherubini, rappresentazione della pace, la temperanza, la purezza e la salute.
Le avevo mostrato di tutto, anche il Loeb Boathouse, dove si poteva noleggiare una barca per un giro sul lago, e il Literary Walk, dov'erano presenti le sculture commemorative più famose: da Shakespeare ad Andersen e Balto, che nel 1925 aveva salvato delle vite con "La corsa del Siero", ovvero il trasporto di antitossina da Nenana a Nome, in Alaska. E poi ancora Il Sheep Meadows, il Pond e il Gapstown Bridges, il Caousel, il Ladies Pavillion, l'Huddlestone Arch e, in fine, il Central Park Zoo, che ospita centotrenta specie di animali diversi.

Lei guardò tutto con occhi intrisi di meraviglia, desiderosi di apprendere quanto più poteva, e mi resi conto di essere felice perché lei era felice; mi sentivo libero.

Prendemmo il gelato, caffè per me nocciola per lei, ad un chiosco nei pressi dello Sheep Meadows e lo mangiammo tranquillamente costeggiando il grande prato; anche quello fu una sorpresa per lei, nonostante avesse la sensazione d'aver già mangiato quel gusto del gelato, proprio a quel chiosco.
Infatti, il proprietario le aveva lanciato un'occhiata strana, quasi la conoscesse. Se era già stata lì, prima dell'incidente, poteva essere una cliente abitudinaria del chiosco; speravo le sarebbe tornato in mente qualcosa, dopo l'uscita.

Fianco a Fianco, ormai prossimi a mangiare il cono, lei disse, felice «Quanto erano carine le otarie? Con quel musetto!»
Sorrisi «Erano carinissime.»
«E i pinguini?»
«Carini e coccolosi.» per citare una frase di un film celebre con loro protagonisti.
«Esatto! E le scimmie? Con quelle manine.»
«Delle ladre, ma anche divertenti.»
«Il leopardo delle nevi era bellissimo!»
«Già, peccato che sia molto raro.»
«E i gatti?»
«Delle palle di pelo ambulanti.»
«Poverini! Sono dolcissimi! Possiamo tenerne uno?»
La guardai «Non possiamo.»
«Perché?»
«Wong è allergico al pelo di gatto.»
«Oh... un cane?»
«Quei sacchi di pulci? Dovrai passare sul mio cadavere.»
«Un porcellino d'india?»
«Odio i topi.»
«È un roditore, sciocchino.»
«Fa lo stesso! Niente animali al Sanctum Sanctorum finché ci sono io.»
Mise il broncio «Uffa! Volevo un animale da coccolare.»
«Puoi sempre coccolare Wong, a lui piace se gli gratti la pancia.»

Lei mi guardò ed entrambi scoppiammo a ridere, quando si calmò chiese «Hai paragonato Wong a un animale?»
«Certe volte grugnisce come un maialino!»
«Non ci credo!»
«Si! Se ascolti bene quando dorme lo senti grugnire, l'ho anche registrato.»
«E lui lo sa?»
«Ma che! Tengo la registrazione come arma contro di lui.
Gli piace criticare quello che faccio e quando la cosa mi starà stretta la userò.»
Ridacchiò «Certo che sai essere perfido quando vuoi, Stephen.»
«Quando serve» sorrise e poi tornò seria e questo mi fece preoccupare «Tutto bene Aveline? C'è qualcosa che non va?»
Mi guardò «Nulla di che, solo non vorrei esserti sembrata una bambina parlando di animali.»
Mi affrettai a rassicurarla «Ma no! Che stai a pensare, non sei sembrata una bambina.»
«E allora a cosa?»
«Una donna che riscopre i piaceri della vita dopo un evento traumatico.
Il tuo era semplice entusiasmo, felicità, e sono felice di essere in parte responsabile di questo.»

Mi sorrise dolcemente «Mi hai regalato una bellissima giornata, Stephen, e te ne sarò sempre grata.
Da quando sono tornata a casa non mi sono mai divertita tanto come oggi, e tutto questo è merito tuo.»
Mi grattai la punta del naso, imbarazzato, sperando di non esser arrossito «Mi fa piacere sentirlo, sapevo che ti sarebbe piaciuto.»
«Sembra tu mi conosca più di altri.»
Con aria misteriosa, dissi «Sai, con la mia magia, posso vedere tutto e tutti.»
«Anche il passato?» chiese, con tono speranzoso, e capii a cosa si riferiva.

Infatti la guardai con sguardo triste «Potrei, ma non posso.»
«Perché? Hai la Gemma del Tempo, no?»
«Non va usata con leggerezza, Aveline. Ci sono dei criteri, delle regole, per il suo utilizzo che devo rispettare.»
«E quali?»
«Le manipolazioni temporali possono creare suddivisioni del tempo, aperture dimensionali instabili, paradossi spaziali, loop temporali.
Potresti restare intrappolato nello stesso tempo o addirittura non esistere, quindi alterare le probabilità continue è proibito e guardare il passato o futuro alterando il tempo è una cosa che non si può e non si deve fare.
Noi non alteriamo le leggi della natura, le difendiamo.»

Restò zitta per qualche secondo, e poi disse «Messo in questi termini ho capito che è pericoloso, scusa per la stupida domanda.»
«Ma non devi chiedere scusa per questo.
Io, tempo fa, ho rischiato di commettere tutto questo con le mie azioni avventate, tu almeno hai fatto delle domande in merito.» ridacchiai e poi continuai «Non devi sempre scusarti per tutto, Aveline.»
«Lo so, ma è più forte di me.»
«Perché?»
«Ho sempre paura di fare o dire qualcosa di sbagliato.
Lo so che è una cosa stupida e insensata.»
«È certamente una cosa stupida e insensata, non devi pensare che ogni cosa che fai è sbagliata.
Si, ci sono dei casi e capita a tutti, ma la cosa giusta non è mai sbagliata se la senti nel tuo cuore.»
«Anche la nostra litigata?»

Abbassai gli occhi sulle mie scarpe «No, quella è stata una cosa sbagliata ma la colpa è mia, tu non c'entri niente.»
«Ma per litigare bisogna essere in due.»
«Il detto dice così, ma tutto il problema che ne è scaturito è colpa mia.
Quella è stata una scelta sbagliata, che sentivo anche nel mio cuore.»
«Hai mai fatto una scelta che sentivi giusta ma che per altri poteva essere sbagliata?»
«Si, ne ho fatte più di una in realtà.»
«E quali? Se posso chiedere?»
«La prima è stata durante il mio ultimo intervento da neurochirurgo: dovevo salvare un uomo con un proiettile in testa, ma non c'era tempo per vari controlli e apparecchiature apposite, così lo feci a mano contro i parei dei miei colleghi.»
«E ci sei riuscito?»
«Si, anche se avevo rischiato di sbagliare per il fastidioso ticchettio di un orologio appartenente a un mio ex collega.»
«Come puoi averlo sentito?»
«Soffro di misofonia, praticamente vengo distratto da ogni rumore.»
«Oh! Non lo sapevo.»
«Non lo dico molto in giro, nemmeno Wong lo sa.»
«Quindi lo so solo io?» in realtà lo sapeva anche Christine, ma non mi andava di dirglielo, rovinando la sensazione di unicità che stava provando, anche perché c'era qualcosa che me lo imediva, ma ancora non capivo di cosa si trattava... diamine! Come potevo capire una cosa così semplice? Io, lo Stregone Supremo custode della Gemma del Tempo.
Gli sorrisi «Si, e vorrei che rimanesse tale se non ti disturba.»
«Ma che! Tranquillo, non lo dirò a nessuno.»
«Te ne sono grato.»
«Comunque, per te era una scelta giusta estrarre il proiettile a mani nude?»
«Certamente! Dentro di me sapevo che era la scelta giusta, anche se i miei colleghi dicevano il contrario.»
«E l'hai salvato?»
«Si.»
«Dev'essere stata una soddisfazione per te.»
«Lo era, ma ero diverso allora, e non in positivo.»
«Lo dici spesso.»
«Perché è vero! Guardando indietro resto disgustato da quello che ero, e forse per questo non riesco ad andare d'accordo con Stark.
Eravamo simili, e lo siamo ancora.» ridacchiai «Mi costa ammetterlo, ma è così.»

Anche lei ridacchiò «Già che lo hai ammesso ti fa onore Stephen, non tutti ci riescono.»
«Solo che io sono a scoppio ritardato.»
«Ma no! Fai solo difficoltà ad elaborare subito, tutto qui.
Non possiamo essere tutti uguali, no? Se lo fossimo sarebbe un po' noioso.»
«Oh! Su questo non devi avere paura, io sono una garanzia.»
«Ed è per questo che mi piaci» mi guardò arrossendo e aggiunse subito «Come amico!»
«Anche tu mi piaci come amica, piano piano arriveremo alla meta.»
«Pensavo che ci fossimo già!» e scoppiò a ridere.
Risi anche io e poi dissi «Non ancora, però manca poco, tranquilla.»
«Buono a sapersi.» sospirò «Questa è stata la tua prima esperienza, diciamo. La seconda invece?»
«È stata quando ormai ero uno Stregone da un anno, o giù di li.»
«La cosa si fa interessante.»

Ridacchiai e poi iniziai il racconto «Io e Wong fummo chiamati per una forte presenza demoniaca a Venezia. Uccisioni e sparizioni inspiegabili andavano avanti da un po', quindi siamo intervenuti prima che la situazione degenerasse, come è nostro sacro dovere.»
«Trovarsi un demone in città non deve essere bello.»
«Non lo è infatti, dove ci sono loro c'è solo caos e distruzione.»
«Per fortuna che siete arrivati voi.»
Annuì sorridendo e poi continuai il racconto «Bé, dopo giorni di ricerche finalmente lo scovammo, aveva posseduto un corpo di un pover'uomo scomparso da tempo e lo usava come sua marionetta.
Fortunatamente riuscimmo a separarlo dall'ospite e, consapevole che questo l'avrebbe indebolito, mi apprestai a rinchiuderlo nell'ampolla, ma così non fu.»
Attenta alla storia, chiese «Cosa successe?»
«La possessione l'aveva reso più forte e resistente, tanto che chiamò a se molti suoi amichetti, che ci circondarono pronti a ucciderci.
Se ci fossero riusciti, avrebbero seminato distruzione nel mondo, così combattemmo con tutto quello che avevamo a disposizione.
Loro però erano sempre di più, noi invece soltanto due, così decisi di fare una cosa drastica.»
«E di che si trattava?»
«Un incantesimo molto potente in grado di teletrasportare in un'altra dimensione, e Wong non era d'accordo con me.»
«Perché? Non era male come soluzione.»
«Questo incantesimo teletrasporta tutti in un raggio di 100 metri, compreso la persona che lancia l'incantesimo.»
«Oh! Questo è un problema, come hai risolto?»
«Non c'era modo di cambiare l'incantesimo, quindi decisi di farlo lo stesso.»
«Anche con il rischio di non tornare?»
«Per il bene dell'umanità dovevo farlo, e lo feci senza esitazione.
Non fu una bella esperienza, ma alla fine riuscii a tornare, Wong però diede in escandescenza, e lui di solito è un tipo pacato.»
«Ho difficoltà ad immaginarlo incazzato nero, ma la preoccupazione per una persona a cui tieni ti fa fare cose folli, cose che non avresti mai immaginato di fare.»
«È praticamente l'unico amico che ho.»
«Vedo quanto siete legati.
Non lo dimostrate tanto spesso, ma ho capito che tenete alla vostra amicizia.»
«Vero, a noi piace punzecchiarci.»
Ridacchiò «L'ho notato, anche se vedo che non apprezza il tuo sarcasmo.»
«Una volta non rideva mai, al mio arrivo era un uomo serio che non capiva le mie battute, poi si è sciolto un po'.
Non che ora sia uno che ride, ma lo fa di più di una volta.»
«Si cambia durante gli anni.»
«Così dicono.
Comunque, nonostante la ramanzina, per me era la scelta giusta e non me ne pento, anche se c'era la possibilità che non tornassi più indietro.»

Lei annuì, pensando alle mie parole «Ora comprendo, grazie di aver condiviso con me le tue esperienze in merito, Stephen.»
Gli sorrisi «Figurati Aveline, se ciò ti ha aiutato mi ha fatto piacere averle condivise.»
«Vorrei avere anche io qualcosa da condividere, ma tranne aver visto quella che dovrebbe essere la mia famiglia non ho fatto progressi.»
«So come ci si sente a non andare avanti e quanto può essere frustrante.»
«E migliora?»
«Con pazienza e decisione si, avrei voluto esserlo stato quando era toccato a me.»
«E non lo sei stato?»
«No, ero l'esatto opposto di paziente... non sarebbe stato un bello spettacolo.»
«Ogni uno affronta il dolore in modo diverso, non hai nulla di cui vergognarti.»
«È difficile non incolparsi se sai di aver sbagliato.» sospirai «Io cerco il perdono ancora oggi dopo tanto tempo, e lo cerco nelle cose di tutti i giorni.»

Mi sorrisi «Un bel modo di farlo, spero però che un giorno riuscirai a perdonare te stesso.»
«Lo spero, ma vent'anni di egoismo e colpe sono difficili da espirare... ci sto lavorando su.» la guardai «Tu invece? Con il fatto di non chiedere scusa quando non serve?»
«Ci sto lavorando.»
Ridacchiai «A quanto pare, entrambi stiamo lavorando a qualcosa.»
«A quanto pare, anche se io devo lavorare di più.»
«Lo so, ma vedrai che Wanda riuscirà ad aiutarti, lascia tempo al tempo e vedrai che piano piano tutto si sistemerà.»
«Ci credo» poi guardò il cielo ormai rosso «Che ore sono?»

Guardai l'orologio al polso «Le sei, diamine! Siamo stati qui per ben quattro ore!»
«Sono passate in fretta! Se non avessi guardato il cielo non lo avrei mai detto! Significa che ci siamo divertiti.»
«Già, era tanto che non venivo qui.»
«E ti è mancato?»
«Molto, la mia vita non mi permette di venire qui quanto vorrei.»
«Mi dispiace.»
«Ma non devi dispiacertene, questa vita richiede sacrifici ed io sono pronto a farli.»
«Io non so se sarei forte come te, ho già difficoltà ad accettare ciò che sono adesso.»
«La forza non è una cosa che hai alla nascita, ma che si trova dentro di se lungo la strada, sei molto forte e l'ho visto, devi solo imparare a esserlo.»
Mi sorrise «Grazie Stephen.»
«E di che? Sono il tuo Maestro ed è mio compito guidarti a ritrovare te stessa.» e lo pensavo d'avvero.

Fece un lieve inchino, sorridendo «La ringrazio Maestro.»
Risi, ricambiando l'inchino «Si figuri, mia allieva.» poi sospirando continuai «Allora Aveline, ti sei divertita?»
Mi sorrise felice «Moltissimo! Non mi sono mai diverta tanto, peccato che sia già finito.»
«Ti ci porterò ancora se desideri, ma c'è anche altro da vedere qui a New York.»
«Io sono sempre curiosa, ma ora capisco come mai ti piace tanto questo posto e ti sono grata per averlo condiviso con me.»
«Sapevo che ti sarebbe piaciuto, quando ero stressato mi bastava qualche ora qui e passava tutto, quindi speravo che avrebbe funzionato anche su di te.»
«Ha funzionato, prima sentivo un grosso macigno sul petto ed ora è sparito.»
«Non c'è medicina migliore di passare qualche ora lontano dalla fonte del tuo stress, e te lo dice un medico» anche se non lo ero più.
«Bé dottore, la sua diagnosi è stata perfetta e giusta.»
«Felice di averla aiutata, signorina!» ridacchiai e dopo aver preso le salviettine di carta del gelato per buttarle nel cestino, continuai «Comunque, non crederai che il divertimento sia finito qui, vero?»
Mi guardò confusa «No? Cos'hai in mente?»
«Pizza e film in salotto, solo noi tre, che te ne pare?»
«Che mi piace molto come idea.»
«Fantastico! Appena torniamo chiamiamo la pizza d'asporto e scegliamo il film.»
«Che film hai?»
«Ne ho non preoccuparti, abbiamo qualche scelta.»
«Dovrai consigliarmi tu.»
«Lo farò.
Ora, abbiamo due modi per tornare, anche se preferisco la prima.»
«Quali sarebbero le due scelte?»
«La prima è aprire un portale, la seconda farsela a piedi.»
«Aprire un portale qui in mezzo a questa gente non è troppo pericoloso? E se ti vedessero? Non dici sempre che è pericoloso?»

«Avresti anche ragione, non ci avevo pensato.» per quanto ormai il mondo sapesse dell'esistenza di Doctor Strange, ero comunque restio a mostrare i miei poteri in giro.
Non sapevo nemmeno se, tra quelle persone, si nascondesse un nemico, o Mordo... non riuscivo ancora a considerare l'uomo che mi aveva effettivamente salvato la vira come mio nemico; speravo che le nostre strade non si sarebbero mai rincontrare, perché probabilmente non sarei riuscito a combattere contro di lui.
«Direi di farcela a piedi, non abbiamo molte opzioni.»
«Nessuna, a quanto pare.»
«Quanto tempo ci metteremo ad arrivarci?»
«Venticinque minuti, più o meno.»
«Nemmeno tanti, se vedi bene.
Almeno possiamo parlare un altro po'.»
«Già! Dobbiamo commentare i nuovi capitoli di Game of Thrones che stai leggendo.»
«Giusto! Ho molte cose da dire in merito.»
«Sono pronto ad ascoltare, quindi andiamo?»
«Si, fai strada.»

Misi le mani nelle tasche dei pantaloni «Vedrai, non ti perderai grazie a Stephen Strange.»
«Non ne dubito!» e mi fece l'occhiolino. Scuotendo la testa, divertito, cominciammo a camminare verso il Sanctum Sanctorum.
Mi ero proprio divertito.
Era stata una giornata diversa dalle mie solite, ed ero contento d'averla passata con Aveline.

La conoscevo da pochissimo, ma era una donna fantastica, piena di sfaccettature, sogni e desideri, che la tenevano ancorata al presente e che sapeva essere anche spiritosa.

Quello che le era successo l'aveva turbata molto, notavo con chiarezza l'assenza di luce nei suoi bellissimi occhi castani; per quanto cercava di sorridere e sembrare forte ai miei occhi, in realtà era molto triste e fragile, bisognosa di essere ascoltata da qualcuno e di essere aiutata. In caso contrario, avevi paura che diventasse un fantasma di se stessa, e non volevo questo per lei.

L'avrei aiutata con tutto me stesso, sarei stato l'aiuto di cui aveva bisogno; non sapevo perché fosse così facile essere altruista con lei, non mi era mai capitato prima.

Scossi la testa per scacciare il pensiero, era dovuto sicuramente dalla mia intenzione di essere suo amico.
Doveva essere così, ma perché non ne ero convinto?

Cosa diamine mi stava succedendo?

ᴀᴠᴇʟɪɴᴇ

Come avevamo pianificato, appena tornammo al Sanctum Sanctorum chiamammo la pizza d'asporto e informammo Wong della nostra serata, che lui fu felicemente d'accordo di fare. Per fortuna il Maestro Grem non c'era più al nostro ritorno, perché non sapevo se lo Stregone Supremo l'avrebbe sopportato anche a cena.

Mentre aspettavamo la pizza, Stephen tornò alle sue vesti da Stregone e raccontammo a Wong della nostra uscita e di tutto quello che avevamo visto a Central Park; lui ci ascoltò ammirato, e scoprii che nemmeno lui aveva mai visto il grande parco verde dal vivo, quindi gli promisi di portarcelo appena sarebbe stato possibile.

Quasi un'ora dopo, finalmente arrivò la pizza al tonno, pomodorini e scamorza che avremmo diviso per tre; dopo aver preparato piatti, bicchieri e posate, ci apprestammo a raggiungere il salotto per scegliere il film.

Dopo aver tolto le ballerine, mi sedetti incrociando le gambe sul divano, e con il piatto occupato da un grosso trancio di pizza, intervenni «Siamo qui seduti comodamente e pronti a mangiare, ma la domanda è... cosa guardiamo?»
Stephen, che si era tolto il mantello facendolo fluttuare dietro al divano, rispose «Visto che non ricordi alcun film, ho deciso di andare sul classico. Una saga di film che ci terrà impegnati per un po'.»
Curiosa, chiesi «E di che saga si tratta?»
«Jurassic Park
Wong intervenne «Perché non Indiana Jones? Anche quello è un classico.»
«Ci arriveremo, amico fidato.
Ma visto che oggi abbiamo parlato di cose strane, perché non portarla in un isola al largo della Costa Rica? Con dinosauri, umani e sopravvivenza?»
«Gli hai almeno chiesto se le va?»
«Giusto...» mi guardò «Ti va di vedere Jurassic Park, Aveline?»
L'altro alzò gli occhi al cielo «E ti pareva.»
Sorrisi e risposi «Certo! A me va bene tutto, lo sapete, e poi sono curiosissima di vedere questo film, sembra bello.»
«Lo è, credo che sia uno dei miei preferiti.»

Wong aggiunse «Devo ammettere che parla molto bene della natura intrinseca nel creare cose che non si dovrebbero.»
Stephen lo guardò serio «Ed ora basta, altrimenti gli racconti tutto il film.»
«Giusto!» mi guardò «Scusa.»
Ridacchiai «Fa niente, tanto non ho capito molto di quello che hai detto.»
Lo Stregone Supremo ridacchiò «Non si capisce molto quando parli, amico.»
L'altro lo perforò con lo sguardo più assassino che aveva in repertorio «Perché tu sei Albert Einstein.»
«Pensavo di esserlo già!»
«Per quanto ti reputi intelligente non sei Einstein, mio caro Stregone Supremo.»
«Ma sono bravo a fare discorsi e sei stato tu a chiamarmi come il più grande fisico del mondo, quindi caso mai è colpa tua.»
«Mia? È stata la prima persona che mi è venuta in mente! Di certo non l'ho fatto perché ti potessi paragonare a lui.»
«Ma io mi paragono a lui. Non sono un fisico, è vero, ma sono un grande Stregone. Quindi...»
«Quindi niente Strange, i due lavori non coincidono con questa tua affermazione.»
«E chi lo dice? Tu?» ed ecco i battibecchi di cui avevamo parlato prima, nessuna parola dolce tra loro, solo punzecchiamenti e dibattimenti a non finire... non sapevo chi dei due era quello più maturo in quel momento, quindi decisi di farlo io.

Intervenni, con tono deciso «Ragazzi! Dai smettetela, su! Vi sembra il caso di litigare per queste cose futili?»
Loro abbassarono gli occhi e Stephen rispose «No.»
«Allora godetevi la serata in compagnia come tre amici normali, non rovinate una giornata così bella.»
I due si guardarono e Wong disse «Ci dispiace Aveline, non intendevamo metterti a disagio.»
«Non è disagio, solo non mi fa piacere vedervi litigare, tutto qui.»
«Non ci siamo comportati da adulti, ci dispiace veramente.»
Gli sorrisi «Non fa niente, so che è più forte di voi e non posso cambiarvi.»
«Forse un po' di cambiamento ci farebbe bene, non è vero Strange?»
L'altro annuì sorridendo «Certo! Certe volte i cambiamenti sono un bene.»
Mi affrettai ad aggiungere «Non intendo cambiarvi ragazzi, non voglio crediate questo.»
«Ma no, tranquilla, sappiamo che non lo faresti mai.»
Wong aggiunse «Sei una donna troppo buona e altruista per farlo.»
Sorrisi «Non sapevo che pensaste questo di em.»

Mi guardarono confusi e Stephen chiese «E cosa dovremmo pensare di te, scusa?»
«Che sono una donna debole, paurosa e che si lamenta di tutto, una cosa del genere.» abbassai gli occhi sul piatto «Almeno è quello che penserei di me.»
Wong disse, con tono serio «Pensieri stupidi mia cara, tu non sei nulla di tutto questo.»
Strange aggiunse, con lo stesso tono «Mi sembra di avertelo detto anche oggi, sei una persona forte, coraggiosa e che cerca di tenere duro.
Questo è quello che noi e gli Avengers pensiamo di te.»
Rialzai gli occhi e li guardai «Mi sembra di avere due identità, una sicura di se e l'altra insicura, non so a chi dovrei fare affidamento a volte... è tutto molto strano e sembra che una di queste sia la vecchia Aveline, solo non so quale sia quella vecchia e quella nuova.» sospirai «Non so nemmeno se voglio tornare quella di prima, a volte.»
«Capita di avere una crisi d'identità, viene riscontrata nelle persone che perdono la memoria e cominciano a ricordare la
sua vecchia vita. Da quando ti senti così?»
«Da quando ho fatto la seduta con Wanda e ho visto quella che doveva essere la mia famiglia.»
«Allora si spiega tutto, quello è un ricordo e ti sta causando questa crisi d'identità.»

Lo guardai sorridendo «Per fortuna che abbiamo un dottore nelle nostre fila, altrimenti saremo spacciati.»
Lui ridacchiò «Sempre avere un esperto in materia sottomano, non si sa mai quando ti serve.»
Wong, sorridendomi, disse «Per quanto ci è possibile ti aiuteremo, Aveline, ma devi riuscire ad accettare ciò che ora sei e non ciò che potrebbe essere.»
«È difficile.»
«Lo so mia cara, ma se qualcuno può farcela quella sei solo tu.»
Gli sorrisi «Grazie per la fiducia ragazzi, l'apprezzo molto.»
«A che servono gli amici, vero Strange?»
L'altro lo fissò accigliato «È già la seconda volta che mi interpelli così.»
«Voglio assicurarmi che le cose tra voi vadano nel verso giusto.»
«È così, non preoccuparti! Ci stiamo lavorando e sai quant'è difficile per me aprirmi con le persone.»
«Lo so, ma è un bene che le cose cambino.»
«Hai ragione, ma cambiare una persona dall'oggi al domani non è facile, specialmente una che per la maggior parte della sua vita è stato convinto che stava bene da solo e non aveva bisogno d'aiuto.»

Gli andai in soccorso «Per quanto mi riguarda è ammirevole la tua volontà di cambiare Stephen, non ci saranno cambiamenti immediati, ma un giorno ci saranno e ne sarai orgoglioso.»
Mi sorrise «Grazie Aveline.»
«Ho detto la verità.» guardai la pizza sul piatto e continuai «Non dovremmo mangiare ragazzi? Si raffredda così.»
Come colti da una rivelazione, esclamarono «Giusto!»
«E poi dovremmo iniziare a guardare il film, non credete? Sono curiosa.»
«Allora sazieremo la tua curiosità oltre che il nostro stomaco» poi Stephen prese il telecomando che aveva posato sul comodino di fianco al divano e premette play, facendo partire il film.
Wong, agguantando il trancio di pizza, disse «Buon appetito signori.»
Sia io che Strange rispondemmo all'augurio con la nostra pizza in mano «Buon appetito anche a te!» poi iniziai a mangiare, mentre sullo schermo appariva il titolo in grande di Jurassic Park, annesso a una musica dall'aria terrificante in sottofondo. Ero proprio curiosa di vedere questo film tanto proposto dal padrone di casa.

Due ore dopo eravamo seduti in soggiorno con una tazza di tè in mano a commentare il film in ogni sua sfaccettatura; io l'avevo adorato e, quando mi fu detto che era tratto da un libro, diventò ancora più bello per me. Avrei tanto voluto leggerlo in futuro e vedere quali differenze c'erano tra le due controparti.

Quando fui distesa nel mio letto, gli occhi pesanti di stanchezza si chiusero, ma non prima di riuscire a pensare alla giornata appena trascorsa.
Avevo visitato Central Park, in compagnia di Strange, un uomo dall'apparenza fredda che cominciava a mostrare una parvenza di cuore, e ciò mi aveva sorpreso più di quanto sperassi.
Era stato in grado di capirmi più di chiunque altro, anche più dei Guardiani, perché aveva come me un passato difficile e doloroso; due persone unite da un filo sottilissimo che si sfiorano ma che non si intrecciano.

La giornata a Central Park era stata straordinaria e rilassante per me, un'esperienza che ero pronta a rivivere appena ne avessi avuto l'occasione.
Era arrivato però il momento di riposare, in vista anche della giornata faticosa che avrei avuto con gli Avengers; avevo la sensazione che sarebbe successo qualcosa.

Non sapevo cosa fosse, ma ero pronta a scoprirlo.

Pronta ad avere un altro pezzetto da aggiungere al puzzle della mia strana vita.

ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ:

Salve Marveliani!.
Eccomi qui con un altro capitolo dedicato al nostra bellissima Aveline e al nostro affascinante Stregone.

Vorrei scusarmi con voi per questo tremendatissimo ritardo di pubblicazione, spero che non se ne sia andato nessuno e che abbiate aspettato pazienti questa ritardataria.

Ho un periodo un po'...strano per dirla tutta.
Faccio tutto per riuscire ad aggiornare, ma a volte non riesco nei tempi previsti.
Quindi dovrete pazientare a volte.

Passiamo al capitolo.

Qui i due hanno avuto il primo momento da soli a parlare, a quanto pare Stephen vuole mantenere l'impegno e comincia a sentirsi un po' strano in presenza di Aveline, questo capitolo è molto significativo per loro.
Central Park è stato il luogo perfetto per la loro uscita, essendo che Ava non ricorda niente quindi nemmeno del Polmone Verde di New York.
L'allenamento è andato bene alla nostra Ava questa volta, sta riuscendo a fare "accendi e spegni" come lo chiama lei, gli sono apparse venature nelle braccia e ha avuto un capogiro...non sa se esserne felice.
Ed infine come da consueto i tre hanno passato la cena insieme a guardare Jurassic Park.
Ora dovrà ritornare dagli Avengers per tre giorni...come si sentirà lontano da lui?.

Be'...ho finito il mio monologo e vi lascio al capitolo sperando che soddisfi le vostre aspettative.

Alla prossima.

Vi amo 3000.

ElisabethPrime.

PS. Vorrei invitarvi a leggere il nuovo capitolo della mia storia di Tony and Heather Stark e di leggere una nuova storia che ho pubblicato: Jurassic Park.
Non so se è il vostro genere, ma chi ha visto il film o è curioso ve la consiglio.
Aspetto eventuali responsi.

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