Teresa Fray • When The Sun Goes Down
Lei non aveva paura della notte. Teresa accarezzava le ombre, ci giocava, lambiva ciò che al resto della gente faceva paura; quello che dei bambini era il più grande terrore, il supremo nemico, per la piccola Teresa Fray era una protezione, uno scudo, che mai si sarebbe disfatto, che mai l'avrebbe lasciata indifesa ed esposta alla cattiveria del mondo così grande agli occhi di una bambina di cinque anni e mezzo.
L'innocente creatura dai capelli corvini e gli occhi di un azzurro brillante era seduta sul pavimento della sua cameretta che, quella sera, sembrava stranamente fredda. Come se avesse percepito quello che stava per succedere, come se avesse voluto abituare Tessa a ciò che sarebbe diventata: freddo, gelo, ghiaccio. Un corpo che era stato costretto a chiudere l'anima e a gettarne la chiave nella parte più remota dei suoi ricordi, quelli inaccessibili, quelli intoccabili.
Un temporale aleggiava sull'intera città quella notte; i tuoni riscuotevano le fondamenta di ogni casa e i fulmini ne abbagliavano gli interni, per quell'attimo fugace che non sapevi mai quando sarebbe arrivato. E intanto, la piccola Teresa si dilettava a creare forme con la concretizzazione dell'oscuro, con quel gas dalle sfumature violacee che sarebbe potuto apparire tossico agli occhi delle persone, ma che invece era tutt'altro. Quel dono che una strana creatura, un drago, aveva concesso alla bambina, allora avente solo poco più di cinque anni. Tessa non sapeva ben decifrare la data esatta del giorno in cui la sua vita era stata ridotta in frantumi: alle volte ricollegava quest'evento alla sua stessa nascita, altre pensava al momento in cui era diventata una Drager e altre ancora ricordava l'istante in cui la sua esistenza pareva essersi totalmente sgretolata, in cui la corsa della fanciulla aveva raggiunto il proprio vicolo cielo, in cui il gioco era andato in game over.
Quell'agghiacciante serata di dicembre la corvina non era spensierata come un bambino dovrebbe essere; oramai era già passato circa un anno da quando aveva ricevuto i suoi poteri, da quando l'ombra le era diventata amica. Teresa pensava che avrebbe dovuto dirlo ai suoi genitore, quelle tanto brave persone. Eppure, esitava ogni volta. Perché? Probabilmente, per paura. Una bambina di sei anni e qualche mese non rimuginerebbe mai sulle conseguenze di una qualche rivelazione, non rimuginerebbe e basta. Ma Tessa era sempre stata un passo avanti agli altri e, se la cosa da un lato l'aveva aiutata nella solitudine, dall'altro l'aveva condannata. Si dice che alle volte è meglio restare in silenzio e fare la figura dello sciocco piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio, e la stessa cosa vale per i pensieri. Quei fili maledetti che si aggrovigliano nella mente di ognuno, meno ne sono e meglio è. Meno si pensa, più si vive, e Teresa era stata punita e costretta a non vivere. Costretta ad esistere - il che è diverso dal vivere - come una bambola cucita e ricucita che brancola nel buio alla ricerca vana di una flebile luce che possa tirarla fuori da una simile sanzione.
Nonostante i tentativi della bimba nel nascondere quel potere a metà tra un dono e un castigo, la verità viene sempre a galla e cercare di eclissare la realtà è un atto degno solo del più stolto degli gli esseri umani. Non si sa per quale motivo, probabilmente fu per controllare se sua figlia continuava a dormire o se, al contrario, era rimasta sveglia nell'inquietudine di quella notte tanto burrascosa a causa del pessimo meteo e degli spiriti in subbuglio. Ad ogni modo, la donna dai lunghi capelli neri come la pece entrò nella stanza che da poco apparteneva alla bambina tanto somigliante a lei, e riassumere lo shock della giovane madre sarebbe impossibile.
D'altronde, cosa fareste voi se il frutto del vostro amore fosse ciò che da generazioni tentate di sterminare?
Fu un secondo, e la piccola creatura indifesa che era Tessa si ritrovò a venir tirata giù per le scale, tra le lacrime di sua madre che, malgrado il dolore, aveva una scintilla di ira negli occhi scuri, quello sprazzo di rabbia, quel bagliore visibile a intermittenza di vendetta.
La stirpe dei Destroy Darkness - cognome che ogni componente nella famiglia della madre di Teresa aveva adottato - era giunta al termine con la nascita della stessa creatura.
Destroy Darkness, "distruggi il buio". Era questo ciò che la discendenza avara di luce da secoli aspettava: la disfazione dell'oscurità.
Tutto si ricollegava: Teresa era figlia unica e di certo non avrebbe potuto donare alla generazione successiva il cognome adottato dalla famiglia di sua madre. In più, la corvina era la personificazione dell'ombra, dal momento che la dominava. Decenni e decenni prima della sua nascita, Tessa era stata designata come "oscura", era stata destinata ad essere distrutta.
Nessuno augurerebbe mai la nottata passata dalla piccola fanciulla, neppure al suo peggior nemico. I ricordi della Drager erano alquanto offuscati, ma si potevano scorgere in maniera abbastanza nitida alcune scene che di carezze ne avevano previste ben poche.
Un calcio nel fianco. Poi un altro, e un altro ancora. Il dubbio di essere sbagliata, di essere stata maledetta. E ancora, un altro calcio. Un rivolo di sangue dalla nuca corvina che era stata sbattuta con violenza contro il muro color caramello. Un urlo soffocato, e altre incertezze. Lacrime salate, che una volta assaporare si mescolavano al sapore ferroso del liquido cremisi che riempiva la gola e la bocca della bambina, e ancora una volta la traiettoria di un nuovo calcio e lo sforzo nello zittire un grido.
Una bambina di poco più che sei anni era stata trattata come il più miserabile dei peccatori.
Il dolore si era affievolito a poco a poco, ma solo perché Teresa aveva perso coscienza. Quando si era risvegliata, era tra le braccia di suo padre che la stava gettando in strada, sotto la pioggia pungente dell'inverno e i fulmini accecanti. Tessa l'aveva capito anni dopo, ma quell'uomo l'aveva salvata. Se fosse rimasta in casa, sarebbe stata succube delle peggiori torture, che l'avrebbero condotta solamente alla morte.
Ma, fortunatamente per lei, quelli erano soli ricordi. La ormai sedicenne Teresa Fray, che aveva ripudiato il suo nome, quello che sua madre tanto amava, e che l'aveva mutato in "Tessa", era quel giorno seduta a gambe incrociate su una panchina, immersa nella noia più totale. Anche se, effettivamente, pensare a quella notte di dieci anni prima non era stata la miglior soluzione a quel mortorio che era diventata la sua vita.
Che poi, se una vita passata a scappare dalla gente cui si rubava era un mortorio... be', lascerò a voi i punti di vista.
In ogni caso, l'attenzione della ragazza dai corti capelli corvini era stata per un attimo catturata da un albino, sulla ventina, che si era avvicinato a una bancarella e, con una nonchalance che aveva lasciato Tessa interdetta e allo stesso tempo divertita, aveva rubato una mela verde, addentandola successivamente.
Era stato come se qualcuno le avesse suggerito di seguire quel ragazzo; come se il destino, per una buona volta, avesse voluto essere dalla parte della Drager e avesse voluto concederle un lieve sollievo dalla misera e vuota esistenza che da anni conduceva.
E mentre la sedicenne si asciugava una lacrima veloce che le aveva rigato la guancia qualche secondo prima, i suoi occhi - che col passare degli anni erano mutati dall'azzurro al grigio - si posavano sull'albino a qualche metro da lei.
Con un semplice "Ma che cattivello!", le strade di Teresa Fray e Jacob Black si erano incrociate e intrecciate, con la forza del fato che li aveva legati con un filo indissolubile.
Magari il tormento che da anni perseguitava quella ragazza fragile quanto un bicchiere di vetro era giunto al capolinea. E, magari, la salvezza sarebbe potuta esistere anche per lei.
ANGOLO AUTRICE
Ecco qua uno scorcio del passato della nostra Tessa! Lei è il pg più bello che abbia creato e sinceramente quello che più mi sta a cuore insieme ad Elizabeth, e volevo spiegarne bene la storia. Spero vi sia piaciuto e vi abbia aiutato a capire alcuni suoi atteggiamenti/azioni.
Nada da aggiungere, vi lascio alla sua figaggine! U.U
~Arianna🖤
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