Elizabeth Jackson • Let's just let it go

(Consiglio: per rendere il tutto più drammatico, consiglio di leggere questa one-shot con "When the party's over" di Billie Eilish in sottofondo, anche perché l'ho scritta tenendo questa canzone in loop. Buona lettura!)

Elizabeth si lasciò andare a un lieve sospiro, volgendo nuovamente lo sguardo alla volta celeste.
- Ci sono state tante cose nella mia vita che mi hanno fatto stare male... - Esordì, sfilando l'anello con inciso il suo cognome e rigirandoselo distrattamente tra le dita sempre un po' troppo pallide, così come il resto del suo corpo.
- E ora mi trovo in un punto in cui non riesco più a capire dove cominci il bene e dove finisca il male. Fino a quella sera a Montecarlo, quando ci siamo incontrati, non sono stata capace di provare alcun tipo di emozione salvo la rabbia e il piacere nel vedere gli altri soffrire, soprattutto a causa mia.
Ma queste sono azioni che ho compiuto nel tentativo, seppur vano, di riempire quell'enorme e incolmabile buco che mi ritrovo al mio interno. Ho... -
La corvina tirò su col naso, cercando di cacciare indietro le lacrime amare che minacciavano di dare sfogo ai sentimenti che per anni ella si era assicurata di tenere ben segregati dentro di sé.
- Ho azzardato una vita non degna di essere definita tale solo perché ho paura, ho paura da morire. Ed è così brutto restare in bilico tra i silenzi assordanti, le mancanze e i ricordi che... che ancora non riesco a capire il motivo per il quale io sia qui, viva. -
L'adepta del Distruttore posò la nuca al freddo muretto di pietra contro il quale le schiene sua e di Ubel erano poggiate, e un altro sospiro tremante le accarezzò le labbra screpolate, imbiancando come nebbia il cielo plumbeo.
- Non sono più capace di ragionare lucidamente, Ubel. - Continuò, girandosi a guardare il tedesco che, dal canto suo, la stava già mirando sin da quando si erano seduti a terra quella sera, sull'erba bagnata.
- Questo perché dentro di me ci sono due persone diverse, una autentica e una meravigliosamente costruita nella menzogna, e io ogni giorno devo combattere e allo stesso tempo coesistere con entrambe. -
Gli occhi della diciassettenne si abbassarono e mentre questo accadeva un lieve sorriso dai tratti malinconici si andava a disegnare sulle labbra soffici di ella. Il biondo accanto a lei osservò con attenzione quell'espressione a lui tanto lontana, confuso per il motivo della sua genesi. Ma nella sua mente non c'erano pensieri, era come se l'attitudine del formulare le ipotesi che spesso si rincorrevano a vicenda nella sua testa avesse deciso di prendersi una pausa, e ora qualsiasi meditazione era rivolta solo ed esclusivamente ad Elizabeth.
- Ci sono due persone dentro di me e sono in grado di far del male con entrambe, sia agli altri che a me stessa. -
La ragazza si asciugò con un movimento fulmineo una lacrima, allargando il sorriso che precedentemente era appena accennato.
- Sono il contrario di ciò che dovrei essere: invece di difendermi, di essere la mia prima fonte di forza, mi autodistruggo. E ho una capacità nel farlo che anche il miglior masochista del mondo mi invidierebbe... -

Ubel, che fino a quel momento era rimasto in un silenzio contemplatore, si prese qualche secondo per ricalcare con lo sguardo glaciale i perfetti lineamenti della giovane al suo fianco. Poi, continuando ad accarezzarle il viso con gli occhi azzurrissimi che ogni volta parevano venir attraversati da una sorta di luce, commentò che forse era proprio Elizabeth la miglior masochista del mondo. E la sua solita ironia che - a causa dell'espressione irremovibilmente rigida e severa - nessuno era in grado di percepire, trovò risposta in un'occhiata divertita da parte della corvina.

- Sì, può anche darsi... - Convenne ella, annuendo lievemente. - E magari sono pure bipolare. Ma te lo giuro Ubel, che tutto questo mi fa male, mi fa male da impazzire.
E sai qual è la cosa peggiore? -
Il Sacerdote del Peccato scosse lievemente il capo dai capelli dorati, mormorando un "No, cosa?"
Elizabeth si avvicinò a lui, percorrendo ogni centimetro del viso del tedesco, la cui fisionomia pareva essere stata scolpita direttamente nella porcellana. E lo scrutò con quegli occhi profondissimi e nerissimi, somiglianti a un pozzo senza inizio né fine, nel quale era così semplice sprofondare che si perdeva la speranza di sopravvivere già solo a mirarlo da lontano.
- La cosa peggiore, Ubel, è che in tutta la mia misera vita non ho fatto altro che sbagliare, e continuo a farlo ogni attimo che passa. Superficialmente quasi mi dispiace, ma non mi impegno mai affinché gli errori che ho commesso la smettano di ripercuotersi sul destino altrui e comincino a rovinare non solo la mia di esistenza, ma anche quella degli altri.
Ho come una maledizione addosso, Ubel, che mi impone di non fare mai la cosa giusta. E non c'entra Abaddon, lui non c'entra niente. Ho un vuoto dentro di me e sto cercando con tutta me stessa di colmarlo con qualcosa di positivo, ma non ci riesco. Non riesco a colmarlo e basta. -

Il diciannovenne proveniente da Amburgo corrugò appena la fronte, nell'impercettibile indizio di un collegamento.
- E la scelta di non provare niente l'hai... l'hai compiuta quando...? -
Non c'era alcun bisogno di specificare. Sia lui che Elizabeth era ben consci che quel cambiamento così radicale della Sacerdotessa del Peccato era avvenuto dopo l'uccisione di Axel Jackson da parte della sua stessa sorella, colei che lo amava più di ogni altra persona.
La corvina annuì alla domanda del tedesco, riportando per pochi istanti lo sguardo alle stelle che puntellavano la distesa cupa come gli schizzi di vernice bianca su di un quadro scuro.
- Quando mio fratello è morto per mano mia, Ubel, mi sono fatta una promessa. Mi sono promessa che da quel momento in poi, avrei smesso. Tutto quanto. Nulla più mi avrebbe anche solo sfiorato.
Avrei smesso di affezionarmi a qualcuno, di amare, di pensare di non poter più vivere da sola. Anzi, era proprio in solitudine che avrei vissuto. Tanto ero invisibile: la gente mi vedeva in continuazione, ma nessuno mi aveva mai guardato sul serio. Chiunque mi sentiva, ma nessuno mi aveva mai ascoltato. Tutti mi capivano ma nessuno mi comprendeva davvero. Qui nessuno mai afferra alcun concetto, Ubel. -
Gli occhi neri quanto il cielo notturno della diciassettenne si spostarono nuovamente sul biondo al suo fianco, il quale non si era neppure interessato a distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo dalla figura della ragazza amata.
- Se riesci a sopravvivere a una guerra vieni fortificato, fortificato di brutto. Ed io, per sopravvivere, ho deciso che avrei smesso di pensare agli altri, di farmi tanti problemi per trovare una via di mezzo e non far star male nessuno. Chi se ne importava se era sbagliato? Be', io no di certo. Volevo dare fuoco alle mie emozioni in modo che ne restasse solo cenere e, semplicemente, vivere. Vivere... anche senza vivere sul serio. Ma, d'altronde, a me andava bene così. -

Il silenzio avvolse totalmente i due ragazzi, e i pensieri di entrambi parevano essersi azzerati a vicenda, lasciando l'uno in compagnia solo dell'altra. Poi, una domanda da parte dell'adepto di Metatron ruppe come un sasso su del vetro il mutismo clamoroso che li travolgeva come in una morsa: - Pensi che Axel sarebbe fiero di quello che sei diventata? -

Era un'accusa, ed Elizabeth lo sapeva bene. Dapprima, il suo spietato orgoglio le suggerì di dare di matto, di arrabbiarsi, addirittura di alzarsi e andarsene senza rispondere. Ma sarebbe stato un gesto da vigliacchi, proprio perché quella di Ubel era un'accusa. Tutto sommato, però, Elizabeth si poneva questa questione da anni oramai, ma non aveva mai avuto il coraggio di rispondere con sincertità. Declinare le sembrava una buona scelta, ma l'opzione non poteva essere sempre tra ciò che era giusto e ciò che era facile. Non era leale.
E fu per questo che la Sacerdotessa, stringendo i pugni per la rabbia nei confronti della propria codardia, per la prima volta nella sua vita ebbe il coraggio di fare la scelta giusta.

- Mio fratello non sarebbe affatto fiero di me. - Rispose dunque. - Anzi, con buone probabilità mi ripudierebbe anche. E farebbe bene. -
Una pausa di lunghi secondi distaccò le parole che la corvina aveva pronunciato da quelle che stavano per liberarsi assieme ai suoi sospiri.
- Ma ho scelto di diventare così insensibile e sfrafottente. E la mia è stata una decisione più che cosciente.
Il problema è che... quando ho ucciso mio fratello ho ucciso me stessa. Lo ammetto, all'inizio ho pensato di essere quasi felice. Però poi mi sono guardata attorno e lui non c'era. E a quel punto mi è venuto da piangere... -
In quel preciso istante, la voglia di urlare tutto il suo dolore le tornò al petto proprio com'era successo quel giorno di nove anni prima. E le lacrime non furono più sotto il suo controllo; cominciarono a rigarle le guance appena arrossate per il freddo in modo instabile, impulsivo, involontario.
Elizabeth sentì chiaramente la sua anima squarciarsi in due parti impossibili da ricongiungere, il cuore di pietra sgretolarsi e dei coltelli pugnalarle ogni parte del corpo senza minima interruzione. L'unico sollievo appena percepibile fu quando Ubel, con una lentezza inverosimile, l'attirò e la strinse a sé col suo solito fare goffo e inesperto.
- Se tu... sapessi quante volte mi sono svegliata in piena notte... sperando fosse tutto falso... - Furono i singhiozzi che abbandonarono lo spirito della scozzese, dando finalmente sfogo a tutta la sofferenza che per anni ed anni ella si era tenuta per sé. Ma d'altronde, Elizabeth Jackson aveva urlato per così tanto tempo da divenire incapace di proferire parola, eppure nessuno era mai stato capace di ascoltarla.
- Se tu sapessi... quante volte ho confidato in un incubo orribile... e invece era tutto vero, verissimo. Per colpa mia, mio fratello non c'era. Se n'era andato. E non sarebbe tornato più, mai più. -

•AngoloAutrice•
FlareMary Toh, sono stata brava e ti ho fatto aspettare poco poco! Piango, credo che sia una delle cose più belle che abbia mai scritto, modestia a parte HAHAHHAHAHA
Anyway, spero che ti sia piaciuto, che tu abbia sofferto (MUAHAHHA) e che, apparte gli scherzi, abbia compreso Liz più di quanto non avessi già fatto.
Ps: spero vivamente che le azioni/dialoghi di Uby siano corretti, se non è così segnala pureh! :D
Detto questo, ti lascio alla depressione che Lizzie ti ha lasciato a sua volta u.u
Adios adieu!

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