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Pov's Cristian

"Cristian, Cris!"
Urla Maria, cercando di attirare la mia attenzione.

Quest'ultima è rivolta verso la persona che mi tortura attraverso i sensi di colpa fin da ieri, ma cerco comunque di essere consapevole del fatto che se avessi fatto un'altra scelta, non sarebbero stati i sensi di colpa a non lasciarmi dormire.

"Si, ti sto ascoltando."
Gli dico, riportando lo sguardo su di lei.

"Oh davvero?! E cosa stavo dicendo?"
Alzo gli occhi al cielo e poi mi metto a fissarla, come se potessi trovare la risposta nel suo viso da un momento all'altro.

Lei alza le soppracciglia, infastidita, mentre aspetta una mia risposta.

Io sbuffo.

"Non lo so ok? Stavo pensando ad Alejandro."
Affermo.

"Ancora?! Non mi dire che ora ti piace di nuovo lui perché ti faccio fuori!"
Esclama lei scettica.

"Cosa? Nono ormai ho scelto Antonio e mi va bene così"
Gli dico.

"Ma dopo quello che è successo ieri sera..."

"Ok ora basta, mi devi dire ciò che è successo, non puoi continuare ad alluderci senza poi dirlo!"
Mi rimprovera quasi con tono materno.

Io gli sorrido, adoro che si preoccupi per me ma non è necessario.

"Niente di particolare, te l'ho detto. Diciamo che ha avuto una conferma di un mio rifiuto e, ovviamente, non era felice."
Cerco di spiegarmi senza dire troppo. Non è necessario raccontare tutti i dettagli, alla fin fine, sono insignificanti.

"Poveretto. Ed è questo il motivo del tuo rammarico? Opure quelle due personcine sedute lì?"
Indica un tavolo poco lontano dal nostro, occupato dai miei genitori.

"Entrambe."
Affermo deciso.

E neanche a dirlo apposta, dalla porta entra Antonio che si dirige verso di me. Io gli sorrido mentre lo vedo raggiungermi.
Non avrei mai pensato però, che si sarebbe azzardato a baciarmi davanti a tutti: eravamo a mensa, e non avevamo mai parlato del fatto che la nostra relazione dovesse essere pubblica o privata.
Lui sembra aver preso la confidenza necessaria per prendere la decisione da solo, a quanto pare.

"Buongiorno."
Mi sussurra, sorridente.
Si siede con il suo vassoio accanto a me, e nell'esatto momento in cui mi parla, vedo mio padre fare una smorfia disgustato.
Poi si alza ed esce dalla mensa con una atteggiamento sgarbato.

Io per tutto il tempo rimango zitto a guardarlo, non è il caso di fare un'altra scenata, siamo già il pettegolezzo di tutto il campus.

Anche mia madre si alza e mi raggiunge per poi abbracciarmi da dietro.

"Io sono dalla tua parte, credo tu sia un ragazzo in grado di prendersi cura di se stesso, ma ora, devo occuparmi di tuo padre."
Lo dice quasi come se gli recasse un dispiacere, nonostante fosse uno dei suoi obblighi nei confronti del marito.

Mi da un bacio sulla guancia e saluta Antonio con un cenno della mano prima di uscire anche lei.

"Scusami, forse non avrei dovuto."
Sussurra Antonio, talmente basso che sono sicuro che neanche Maria l'abbia sentito.

Mi avvicino di più a lui con la sedia e gli accarezzo una guancia.

"Non è colpa tua e lo sai."
Gli do un bacio sulla guancia veloce, per poi alzarmi e iniziare ad incamminarmi fuori.

È già abbastanza tardi, e tutti gli altri
hanno già iniziato ad uscire.
Oggi è il giorno in cui ci comunicheranno l'ultima sfida che dovremo affrontare per poter proclamare, finalmente, un vincitore.

Antonio è accanto a me, non fiata e sembra essere assorto nei suoi pensieri. Forse continua a pensare che sia colpa sua, non capendo che sia il modo di ragionare di mio padre ad essere del tutto sbagliato.

"Andrà tutto bene"
Mi fermo davanti a lui.

"Devi stare tranquillo"
Vederlo così pensieroso mi fa innervosire, sapendo quanto può essere pessimista quando vuole.

Mi avvicino a lui e inizio a giocare con i suoi ricci, poi sorrido e mi avvicino di più, fino a baciarlo, un piccolo ed innocente bacio a stampo.
Lui sembra apprezzare comunque, perché mi prende per mano e inizia a correre nel bosco.

"Vedrai che arriveremo prima degli altri!"
Urla.

"Antonio, attento!"
Va talmente veloce, che rischiamo di inciampare molte volte.
Non sembra rendersi conto degli altri ragazzi più avanti di noi, delle radici degli alberi per terra o delle rocce.
Lui corre e basta.

"Eccoci qui"
Dice poi, quando arriviamo, facendomi cenno di sedermi accanto a lui.

Non c'è nessuno, ma anche se ci fosse stato, non si sarebbe fatto problemi a prendermi nouvamente la mano e a stringerla nelle sue, come se temesse che stessi per scappare.

Io gli sorrido, uno dei sorrisi più genuini che abbia mai fatto, in ogni caso il momento viene rovinato dagli altri, che purtroppo, arrivano in fretta.

L'animatrice arriva poco dopo, anche lei piuttosto allegra oggi, e inizia a rispiegare ancora una volta le regole generali del campus e le squadre, poi ripete il premio e dichiara la nuova sfida: calcio.

"Che schifo."
Sbuffo.

Vedo Antonio alzare gli occhi al cielo.

"Quindi facciamo schifo tutti e due a questo gioco?"
Dice ridendo.

"Purtroppo."
Alzo le spalle e mi rimetto in piedi.

Nel frattempo Felipe si avvicina e si ferma a pochi passi da noi.

"Ehy Cristian, pensavo che forse potremmo allenarci insieme, cioè, sempre se vi va"
Dice Felipe, negli occhi riesco a leggergli la voglia che ha di giocare tutti insieme.
Probabilmente lui se la cava bene a calcio.
Io e Antonio ci scambiamo uno sguardo, e poi lui annuisce.

"Va bene"
Gli rispondo.
Lui fa cenno al campo da calcio a qualche metro da noi, si ferma a comunicare la notizia ad Alejandro e tutti insieme andiamo a recuperare una palla.

Io che di calcio non ne so proprio niente e che con i piedi non ci so fare proprio, continuo a passare ripetutamente la palla ad Antonio, che per essersi lamentato prima, in realtà è abbastanza bravo.

"Si!"
Urlo quando segna un altro goal.

Stiamo vincendo 3 a 1.

Alejandro però, sembra voler rimontare le cose perché si sta scagliando contro di Antonio con una velocità impressionante.

Infatti, Antonio si fa male, ma si rialza e riprende a seguirlo.

Felipe è in porta, aspettandosi da un momento all'altro un possibile goal dalla nostra squadra.

Però la palla ora la ha Alejandro che viene intralciato da Antonio che lo butta a terra.

È tutta la partita che fanno così, continuano a litigare come due bambini.
Finché uno dei due non si farà veramente male: infatti Alejandro si stufa del comportamento di Antonio e una volta rialzatosi da terra, lo spinge e anche Antonio di conseguenza, cade.

"Ma che cazzo fai?"
Gli urla Antonio, incazzato.

"Smettila, hai capito?"
Gli urla di rimando Alejandro.

"Va bene, hai vinto tu, ha scelto te e lo sappiamo. Non ho bisogno di ulteriore conferma."
Questa volta il suo tono di voce è più pacato, e mentre io mi avvicino a loro per aiutare Antonio ad alzarsi da terra, lui se ne va, esattamente come aveva fatto ieri.

Ha quell'aria di tristezza e rabbia addosso mentre cammina, e non sembra che se la voglia togliere di dosso, come se gli stesse bene così.

"Dai alzati"
Porgo una mano ad Antonio che si alza immediatamente da terra.

"Cosa significa?"
Chiede confuso e forse anche un po' arrabbiato.

"Cosa?"
Gli chiedo.

"Che hai scelto me?"
Chiede. Scuote la testa e prentende una risposta. Il punto è che io non so che dirgli.

"Che lui era innamorato di me, ma io voglio te e quindi ho scelto te."
Sussurro, guardando ovunque tranne lui.

Lui sorride, e io perdo un battito, ho pensato che mi avrebbe chiesto qualcosa su ciò che era successo fra me e Alejandro, di cosa avessimo fatto insieme.
E invece a lui basto io e quel poco che gli ho detto.

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