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Pov's Cristian

Questa mattina sono deciso più che mai ad ignorarlo, per qualsiasi cosa. Non merita le mie attenzioni e poi non le vuole neanche.

Anche oggi mi sono svegliato con il belvedere di Alejandro senza maglietta.

"Mi sento osservato, ed è il secondo giorno di fila"
Dice ridacchiando per poi infilarsi la maglietta.

Io affondo la faccia nel cuscino mentre arrosisco, mi becca sempre. Probabilmente sarei una pessima spia.

"Vogliamo andare ad esercitarci oggi?"
Chiede avvicinandosi al mio letto.

Avrei dovuto scegliere tra Antonio e Alejandro, ma dato il comportamento di Antonio, credo di essere rimasto senza alcuna scelta.

"No, non oggi, ieri abbiamo fatto ottimi progressi"
Gli sussurro dopo essermi girato verso di lui.

Lui si mette in punta di piedi per riuscire a raggiungermi e darmi un bacio sulla guancia.

Io sorrido e finalmente decido di alzarmi dal letto.

"Ci vediamo dopo"
Mi saluta con la mano prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.

Il mio proprosito di oggi, nonostante quello che è successo ieri e la mia volontà di stargli lontano, è capire qual'era la conversazione tra Maria e Antonio che ha fatto capire ai suoi che fosse gay.

Ci penso mentre mi dirigo nel bagno pronto per farmi la doccia, ho mille ipotesi in mente, ma neanche una di esse sembra essere plausibile.

Subito dopo essermi fatto la doccia, mi cambio ed esco pronto per cercare Maria.

Oggi mi sento carico, quasi come se potessi rifare la sfida con la canoa, anche se non credo sia il caso. D'altra parte mi sento deluso, pensavo davvero di essere qualcuno di importante per Antonio, per lo meno un amico. E ora non è in grado neanche di parlarmi, non una parola esce dalla sua bocca in mia compagnia.

Appena uscito di casa la vedo lì, seduta sul solito tronco di legno, davanti ad un fuoco acceso mentre è intenta a leggere un libro che sembra appasionarla molto.

"Ciao!"
Le urlo mentre l'abbraccio da dietro.

Lei si spaventa e per poco non mi manda a fanculo.

In poco tempo è diventata una delle mie migliori amiche e nonostante non sia nella mia situazione, riesce sempre a capirmi e a rissollevarmi il morale.

"Ma che cazzo fai?!"
Mi urla mentre io rido, divertito.

"Oh, andiamo era una scherzo!"
Gli dico.

Mi siedo accanto a lei e ricordo il mio proposito iniziale.

"Di cosa stavate parlando tu e Antonio quando i suoi vi hanno visti?"
Vado dritto al punto, senza sprecare neanche una parola.

Prima di parlare aveva sospirato, come se in realtà non dovrebbe dirlo.

"Si era aperto e aveva cominciato a raccontarmi un po' della sua vita e proprio quando - in maniera piuttosto nascosta e con dei giri di parole assurdi - mi stava per dire del suo orientamento sessuale, ci rendemmo conto che sua madre era sempre stata lì a guardarci"

"Capisco"
Sussurro annuendo.

Ma io non ho fatto niente, quindi perché prendersela con me?

Non ha alcun senso.

"E che cosa c'entro io? Perché ce l'ha con me?"
Chiedo, in tono quasi disperato per poi sospirare, ormai sconsolato.

"Non lo so, ma ti posso dire questo, chiediti perché è così importante per te che lui non sia arrabbiato con te"

Mi disse sorridendomi.

Io annuisco ancora.

Anche se mi ha ferito ieri, anche se non gli importa di me, io a lui ci tengo, e parecchio oserei dire.

Com'è possibile legare così tanto con una persona in così poco tempo?

Non ero mai stato capace di ammettere che Antonio è davvero una parte di me e che abbiamo un legame di vicinanza incredibile.

"Hai ragione, ci penserò."
Concludo.

"Bello il libro?"
Gli chiedo infine, per cambiare argomento.

"Bellissimo finché non sei arrivato tu"
Disse ridendo ironica.

"Dovresti leggere un po' di più anche tu"
Mi consiglia, porgendomi il libro.

"Ma-"
Dico pronto per ridarglierlo ma lei mi ferma:

"Tienilo, io l'ho già letto tre volte"
Afferma decisa.

"Ok, grazie"
Gli sorrido e mi allontano verso la casetta.

Pronto per iniziare a leggere e distrarmi un po' da ciò che è successo con Antonio o i muscoli di Alejandro.

Ma proprio quando sto per iniziare a leggere vengo interrotto da una tenera voce:

"Cristian, oggi devo stare con te"
Io lo guardo con tenerezza.

"Andiamo da Antonio allora"
Dico, lasciando giù il libro e dirigendomi verso la porta.

Da una parte sono entusiasta, ho una scusa per cui parlare con Antonio e lui dovrebbe rispondermi, che gli piacesse o no.
Dall'altra però mi sento come se stessi per chiedergli scusa una volta ancora, e non sono io quello che dovrebbe farlo.

"No."
La piccola mano di Juan Paulo prende la mia, trattenendomi dall'aprire la porta.

"Ha detto che vi siete divisi i compiti e oggi tocca a te"
Puntualizza fiero.

"Oh"
Dico spiazzato.

"Ok, allora andiamo a fare un giro"
Gli dico per poi sorridergli, lui non si deve accorgere che c'è qualcosa che non va.

Passiamo tutto il pomeriggio a giocare vicino al fiume, fino a quando non si fa tardi e prima di andare gli racconto una storia.

Lui sembra esserne contento, tanto che mi abbraccia e mi chiede di riaccompagnarlo nella sua stanza.

Mentre ci addentriamo nel bosco, lo vedo seduto per terra con la chitarra in mano, in compagnia di Felipe.

A quanto pare è solo la mia di compagnia che non sopporta.

Felipe sta ridendo a qualche battuta fatta da Antonio che poi inizia a suonare la chitarra con entusiasmo.

Si gira e mi guarda, il suo sorriso presente fino a poco prima scompare e torna a dare le attenzioni dovute al suo amico.

È questo che siamo ora, non riesce neanche a guardarmi in faccia.

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