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Pov's Cristian

Quella sera andai a dormire con il sorriso in volto, la felicità che mi avevano trasmesso ieri era infinita, il sorriso del bambino era tenerissimo, per non parlare di quello di Antonio, le sue labbra sono fantastiche, scommetto che con quelle labbra darà dei baci stupendi.

Il suono di una sveglia interruppe i miei pensieri, prendo il telefono e guardo l'orario, sono le 6 del mattino, chi cazzo è che ha messo la sveglia così presto?

Apro gli occhi e e guardo per vedere chi sia stato, ma sono tutti ancora a letto, e la sveglia continua a suonare, metti la sveglia presto e poi manco la fai finire di suonare?

finalmente spensero la sveglia e tirai un sospiro di sollievo, stavo iniziando ad odiare quel bip, se fosse continuata ancora per molto mi sarei alzato e l'avrei buttata fuori dalla finestra.

Alejandro si alza dal letto e si stiracchia, è senza maglietta e questo mi permette di ammirare il suo fisico, le sue braccia sono belle muscolose, le adoro.

Non so come faccio a passare da pensare ad Antonio a lui in così poco tempo, è una cosa che ancora mi devo spiegare.

"Hai finito di fissarmi?"
Sussurra Alejandro portandosi una mano ai capelli, io arrossisco subito e lui ridacchia.

"Come mai hai messo la sveglia così presto?"
Gli chiedo mentro distolgo lo sguardo da lui guardando il telefono per coprirmi.

"Volevo andare ad esercitarmi in cucina, visto che tra poco c'è la sfida e io non so cucinare"
Dice ridacchiando e io sorrisi.

"Se vuoi ti posso aiutare, sono un ottimo cuoco"
Dico, non voglio tirarmela ma cucina benissimo, soprattutto i secondi.

Lui mi guarda per qualche secondo, come se stesse aspettando che dicessi altro, si gira e apre la sua valigia.

"Mi faccio la doccia e andiamo ok?"
Propone e io annuisco, prende dei vestiti ed entra nel bagno.

Il mio sguardo era sempre soggiogato dal suo corpo, è come se il mio cervello non gli sappia resistere e cedo sempre nella tentazione di guardarlo.

Scendo dal letto e mi stiracchio, mi avvicino alla mia valigia e prendo una maglietta gialla e dei jeans neri, mi cambio e mi siedo nel letto di Alejando aspettando che finisca la doccia.

Dopo pochi minuti uscì dal bagno, i suoi capelli erano perfettamente pettinati, aveva una semplice maglietta bianca leggermente aderente, che risalta il suo corpo e dei semplici jeans strappati, con le solite converse nere.

"Andiamo?"
Annuisco subito e usciamo dalla camera, richiudo la porta in modo da non fare rumore.

"Ieri non ti ho visto per tutto il giorno, che hai fatto?"
Mi domanda, sorrido solamente al ricordo della bellissima giornata che abbiamo passato ieri.

"Sono stato tutto il giorno con antonio e il bambino, te invece?"
Gli chiedo mentra lo guardo camminare, anche le sue gambe sono ben scolpite, tutto il suo corpo lo è, e ogni volta mi ci perdo a fissarlo.

"Nulla di che"
Risponde vago e gira per entrare nella cucina, entriamo e mi fermo a guardarla, la cucina è modernissima, pulitissima, si vede che ci tengono, e lo si nota da quanto è buono il cibo che servono alla mensa.

"Allora, che cosa cuciniamo?"
Gli domando e lui scrolla le spalle.

"Decidi te"
Gli passo davanti e per sbaglio le nostre mani si sfiorano, lo guardo negli occhi e distolgo subito dopo lo sguardo, non voglio arrossire per l'ennesima volta.

Entro nel magazzino e all'entrata vedo che c'è del filetto di salmone, perfetto per iniziare.

"Ti piace il salmone?"
Gli domando per evitare l'imbarazzo.

"Tantissimo"
Risponde alzando la voce per farsi sentire, perfetto, ne prendo due e torno da lui.

"Prendi l'olio mentre cerco la padella?"

Gli chiedo e lui annuisce andando verso una delle mensole, prendendo la bottiglia con l'olio, mentre io cerco la padella, senza trovarla.

"È qua"
Disse tirandomela piano sulla testa, gli faccio il broncio, per fortuna non mi ha fatto male.

Lui ride e mi abbraccia da dietro posando la padella nei fornelli.

Sento il suo profumo, molto buono, e così riesco ad osservare meglio le sue braccia, che più le guardo e più ne divento dipendente.

"Mi perdoni?"
Domanda e io faccio finta di pensarci.

"Solo per questa volta"
Sorrido e lui mi da un bacio sulla guancia, e divento di nuovo rosso in viso, perchè devo arrossire sempre?

"Non te ne pentirai"
Sussurra al mio orecchio e si allontana, facendomi venire dei brividi in tutta la schiena.

"Partiamo dalle basi, sai accendere i fornelli?"
Gli domando e lui mi guarda negli occhi.

"Fino a qui ci sono, il problema è il dopo"
Mi dice e io ridacchio, sa fare un po' di tutto ma non sa cucinare?

"Metti un filo d'olio e lasciamo per qualche minuto che la padella si scaldi"
Gli spiego, lui prende la bottiglia e riempe quasi del tutto il fondo della padella, ma che sta facendo?

"Basta, ti ho detto un filo, non di riempire la padella"
Dico con tono serio e lui ride.

"Te l'ho detto che non sapevo nulla"
Dice andando a posare la bottiglia al suo posto.

L'olio salterà un casino, ma vabbè, staremo attenti.

"Quando metti il salmone fai molto piano che sennò ti arriva l'olio addosso e ti bruci tutto"
Dico e lui annuisce spavaldo.

"Va bene"
Prende uno dei due filetti e inizia a metterlo piano, ma poi lo lascia andare e gli arriva dell'olio sulla mano, lui salta per il bruciore e io rido.

"Te lo avevo detto"
Mi fa la linguaccia e mette l'altro, allontanandosi subito appena lo adagia nella padella.

"Per quanto deve cucinare?"
Domanda guardando la padella che stava cucinando.

"Non molto, tra qualche minuto devi girarlo per far cuocere anche l'altro lato, 10 minuti ed è pronto"
Gli spiego e lui annuisce, avvicinandosi a me, io rimango immobile e lui si mette di fianco a me, facendo sfiorare le nostre braccia e le spalle.

Non avevo il coraggio di girarmi, il mio corpo me lo vieta, e quindi continuo a guardare la padella, dove nel mentre si era quasi cotta la prima parte.

"Tra un minuto devi girarli"
Dico e lui annuisce, fa scontrare il suo indice con il mio, il mio sguardo cade subito a guardare le nostre mani, sento l'olio che frigge e annullo questo nostro contatto.

"Devi girarli"
Dico e lui rimane per qualche secondo fermo, poi si muove e va verso la padella, prende una forchetta e cerca di alzare il filetto, ma l'olio salta troppo e si allontana.

"Non avere paura"

Gli dico e lui si avvicina di nuovo, gira il primo filetto senza problemi, ma mentre sta girando il secondo gli scivola e cadendo delle gocce d'olio gli finiscono sul braccio e fa un'urletto.

Un po' mi dispiace, ma non riesco a trattenermi dal ridere, lui si gira e mi guarda male.

"Questa non te la perdono"
Dice con tono serio e io finisco subito di ridere, lo guardo per capire se stia dicendo la verità, ma la sua espressione non cambia.

Si avvicina a me e poi mi abbraccia, il suo calore mi pervade e faccio un respiro profondo per annusare il suo profumo.

"Tranquillo stavo scherzando"
Mi sussurra all'orecchio e io tiro un sospiro di sollievo.

Mi da un bacio sulla guancia e io sorrido.

"Devo aspettare altri due minuti?"
Mi chiede e io annuisco.

"Prendi un piatto e del sale"
Gli dico e lui scoglie l'abbraccio andando a prendere ciò che gli ho chiesto.

Guardo ogni suo minimo movimento per poter ammirare in tutta la sua bellezza il suo corpo.

Torna con un piatto e il contenitore del sale, che posa sul bancone.

"È ora di toglierli"
Dico e lui si avvicina alla padella, io mi metto vicino a lui per assicurarmi che non faccia cazzate.

Toglie il primo filetto senza nessun problema, ma appena la poggia sul piatto l'olio inizia a saltare molto forte e Alejandro quasi si pietrifica.

"Faccio io"
Dico e mi metto davanti a lui, prendo la forchetta e velocemente lo tolgo dalla padella, lo metto nel piatto e spengo il fuoco, mettendo la padella lontana da noi.

"Sei bravissimo"
Sussurra e mi mette le braccia attorno alla mia vita, facendomi girare verso di lui e poggia le braccia al bancone, in modo che non posso andare via in alcun caso.

Il mio sguardo incrocia il suo, e lo guardo negli occhi.

Lui si avvicina lentamente a me e fa sfiorare i nostri nasi, e subito appoggia le sue labbra sulle mie.

Le sue labbra carnose sono fantastiche, sapevo che questo momento sarebbe arrivato.

Mentre penso a quanto sia bello questo bacio mi vengono in mente di nuovo i miei pensieri di quando mi sono appena svegliato, Antonio, e mi stacco da lui.

Alejandro mi guarda stranito e io sposto uno dei suoi bracci correndo via.

Passo il resto della mattinata a pensare a loro due nel bosco, non volevo vedere nessuno e meditare un po'.

Non nego che il bacio mi sia piaciuto, ma appena mi è venuto in mente Antonio mi sono sentito come se fossi sporco, come se lo stessi tradendo anche se non c'è nulla tra noi due.

Sono seduto su una pietra vicinissima alla cascata, dove da sopra si può vedere il fiume, e quella mattina c'erano tutti i bambini che stavano giocando, e mi soffermavo spesso a guardarli, finchè non se ne sono andati, e sono rimasto di nuovo da solo tra i miei pensieri.

Sono ancora molto confuso, so che se mi lascio andare con Alejandro potrebbe nascere qualcosa, ma il mio pensiero fisso è sempre Antonio, e l'unico momento in cui riesco a togliermelo dalla testa è quando sto con Alejandro.

Mi alzo e mi dirigo verso la mensa, una bella mangiata mi farà pensare ad altro.

Oggi non fa caldissimo, c'è un vento gelido che soffia, quasi fa freddo.
Entro nel campus e questa sensazione di freddo svanisce, per fortuna, mi stava per venire freddo.

Entro nella mensa e prendo il mio vassoio, mi prendo i piatti di oggi, pasta al sugo con una fettina impanata, anche oggi non mi deludono.

Mi giro e vedo Antonio seduto in un tavolo nell'angolo della stanza, sorrido e vado lì, ho bisogno da vederlo.

Mi avvicino a lui e mi guarda male, uno sguardo che quasi mi fa paura.
Mi allontano e vado a sedermi vicino a Maria, che è dal lato opposto di Antonio.

"Hey"
Le dico e mi sorride, il suo sorriso mi trasmette felicità, e ne ho bisogno al momento.

"Ciao Cristian, tutto bene?"
Mi chiede e mi siedo davanti a lei, e inizio a mangiare il piatto di pasta.

"Tutto bene, te?"
Le dico tra una forchettata e l'altra, lei è già al secondo, sta tagliando un pezzo di fettina che poi mangia.

"Tutto bene"
Risponde tagliando un'altro pezzo.
Magari posso chiedere a lei come mai Antonio mi ha guardato così male.
Alzò lo sguardo per incrociare il suo, ma non è più seduto nel suo tavolo.

"Ti volevo chiedere una cosa"
La guardo negli occhi e lei mi guarda con uno sguardo addolcito.

"Dimmi tutto"
Mi dice appoggiando la sua mano sopra la mia.

"Sai se per caso Antonio è arrabbiato con me? Volevo sedermi vicino a lui ma mi ha guardato malissimo"
Appena finisco di parlare il suo sguardo si rattrista, e toglie la mano da sopra la mia.
Sa qualcosa, forse riesco a scoprire cosa sta succedendo.

"Sta mattina mentre stavo parlando con lui i suoi genitori hanno sentito le conversazioni e hanno scoperto che lui è gay"
Quando finisce io rimango sorpreso, so che lui non voleva che lo scoprissero, e mi dispiace tantissimo che lo abbiano scoperto, ma cosa c'entro io con ciò?

"Ma cosa c'entro io con questo?"
Le chiedo perplesso e lei sorride leggermente.

"Beh... Stavamo parlando di te"
Confessa e io spalanco la bocca, come stavano parlando di me?

"Non sei l'unico che ha il privilegio dei miei consigli"
Le faccio la linguaccia e poi ritorno serio.
Lui ce l'ha con me per cosa? Non ero neanche lì.

Mi alzo sotto lo sguardo stranito di Maria e mi guardo intorno.
Vedo subito Antonio che sta per uscire dalla mensa e vado verso di lui, mettendomi davanti a lui per non farlo andare via.

"Mi spiace per quello che è successo con i tuoi, ma cosa c'entro io?"
Gli chiedo e lui neanche alza la testa per guardarmi, ha lo sguardo fisso sul pavimento, come se fosse la cosa più importante in quel momento.

"Antonio puoi parlarmi eh, non ti ho mica tagliato la lingua"
Dico dopo qualche attimo di silenzio, ma lui non sembra interessato a quello che dico.

"Se ci tieni a me rispondimi"
Finalmente alza lo sguardo e mi guarda negli occhi.
Non riesco a decifrare quali siano le sue emozioni in questo momento, perché non sembra arrabbiato.
Un brivido mi percorre tutta la schiena mentre il nostro contatto visivo non termina.

Poi, dopo qualche altro secondo mi supera e se ne va, senza dire niente, e fa sbattere la porta della mensa.

Non gliene frega niente di me.

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