{30}
Pov's Cristian
Il giorno dopo mi sveglio con ancora il carico emozionale del giorno precedente.
Avevo sognato molto ma ricordo soltanto qualche breve scena, e in queste Antonio è davvero un ottimo padre.
Devo anche ammettere che ieri mi ha molto stupito, non mi aspettavo che fosse così premuroso nei confronti del bambino e invece lui ha deluso le mie aspettative.
“Cristian ti devi alzare”
La voce profonda di Alejandro mi rimbomba nelle orecchie ed è così vicino che mi infastidisce.
Ero sveglio, certo, ma questa mattina non era una di quelle dove appena il cervello era attivo lo era il mio corpo, cioè non avevo la minima intenzione di alzarmi subito.
“Lasciami dormire!”
Impreco rude nei suoi confronti, tanto che mi accorgo di aver esagerato, e mi scuso qualche secondo dopo, facendo uscire il mio capo dal letto per poterlo osservare e sussurargli:
“Scusa, sono solo molto stanco”
Il mio tono si era molto addolcito elui sembrava averlo notato perché mi stava sorridendo.
“Non ti preoccupare”
Lo vedo prendere qualcosa dalla sua valigia e catapultarsi in bagno.
Sbuffo e mi tolgo le coperte, è ora di alzarsi e dare un inizio decente alla giornata.
La sfida di questo tempo era quella di occuparsi del bambino, e probabilmente Juan Paulo ci stava aspettando già da un po’, sembra un mattiniero a prima vista ma chissà se lo è davvero.
Guardando l’orologio mi accorgo che sono solo le 9.15 e che potrei dormire di più ma ormai il sonno non sembra voler arrivare.
“Alzati! Il tuo bambino ti sta aspettando!”
Questa volta era stata Anita, con la sua voce, acuta a interrompere i miei pensieri.
“Chi te lo dice questo?”
“Il fatto che vengono svegliati tutti alle 9?!”
Dice incredula al fatto che io non sappia tali informazioni.
“Oh merda.”
Mi butto giù dal letto a castello con incredibile fretta e sono anche sicuro che sulla mia faccia si sia dipinta un espressione di pura disperazione.
Le mie preoccupazioni però erano diventate altre, dovevo assolutamente lavarmi la faccia, visto che i vestiti li avevo messi nel giro di qualche minuto. Il problema era che Aleandro stava occupando il bagno da ormai qualche tempo.
Il nostro rapporto era diventato strano, distante e a volte pure imbarazzante. È come se la nostra storia ormai fosse solo un ricordo passato che però, potrebbe riaccendersi da un momento all’altro.
Ed è ciò che mi porta ad esitare quando mi ritrovo di fronte alla porta del bagno e devo bussare per chiedere al mio coinquilino di levare le tende da quella stanza.
“Ale, scusa ma avrei bisogno del bagno, potresti uscire?”
Mi rendo conto di sembrare un cagnolino che prega il proprio padrone ma ho la reale necessità di andare in bagno.
Potrei anche non prendermi tutta questa briga ma preferisco perdere sapendo di aver dato il massimo in ogni sfida, piuttosto che sapendo che mi ero arreso già solo al ritardo.
“Arrivo arrivo”
Urla dall’altra parte.
Qualche secondo dopo la porta si apre e lui ne esce completamente cambiato e pulito.
A guardarlo mi ricorda ancora una volta quanto il suo fisico e il suo volto siano belli.
Lascio che lui mi sorpassi ed entro in bagno, è tutto ordinato, non una virgola fuori posto, uno dei suoi più grandi pregi.
Mi lavo la faccia e cerco di dare ai miei capelli un aspetto quanto meno decente.
“Finito?”
Anita mette solo la testa dentro il bagno per poter guardare cosa io stessi facendo.
Sono ancora a litigare con i capelli.
“Andiamo sono perfetti! Porta il culo fuori, ora.”
Sospiro e le sorrido gentilmente in modo che lei possa vedermi dallo specchio che adorna il bagno.
Bagno che è piuttosto piccolo nelle sue dimensioni ma basta per dei liceali. Inoltre aveva lo stile classico; le pareti bianche, una doccia vecchia di almeno 10 anni e un wc che sembrava ancora in ottime condizioni.
Prendo i miei effetti personali principali ed esco in modo che Anita possa smettere di lamentarsi e possa chiudere a chiave la nostra baracca.
“Buona fortuna”
Mi sussurra prima di farmi un occhiolino e sparire fra i fitti alberi nel bosco.
Prima mi forza con le urla a muovermi e poi mi augura in un sussurro una buona giornata.
Dovrei dirglielo che è bipolare?
Rido tra me e me e mi cammino verso la mensa sperando di trovare in quel luogo Antonio con il bambino.
Il bosco era meno inquietante degli altri giorni, più tranquillo, tanto che non si sentiva neanche un ramo essere spezzato da qualche animaletto selvaggio ma innocuo, come invece di solito accadeva in queste zone.
Io mi limito a prendere qualche foglia e a romperla a pezzettini durante il viaggio verso la mensa.
Vi arrivo dopo qualche minuto di una affrettata camminata sotto la luce del sole.
Quando arrivo alla mensa, mi accorgo per mia fortuna, che Antonio si era già occupato del bambino.
Una delle scene più tenere che abbia mai visto.
Juan Paulo sta ridendo e ha il cibo in bocca, è Antonio che dopo aver fatto qualche battuta divertente lo imbocca con un cucchiaio di cereali con il latte.
Il bambino porta un dito alla guancia e soddisfatto dice: “buono!”
Rido mentre mi avvicino a loro.
“Ehy”
Mi dice Antonio spostandosi la sedia accanto a lui per farmi sedere.
"Ciao Cris!”
Il bambino sembra molto entusiasta di vedermi, infatti si alza e viene ad abbracciarmi. Io rimango stupito e perciò non mi muovo per qualche secondo, poi lo stringo a me e gli sorrido.
“Ciao ragazzi”
Li saluto.
“Scusate il ritardo”
Mi sembra adatto fornire delle scuse a chi fino ad adesso si è preso cura di lui anche per me.
“Sta tranquillo”
Mi dice Antonio.
Anche lui prende un cucchiaio e inizia a fare colazione mentre ora è Juan Paulo a mangiare da solo.
Anch’io mi alzo e prendo la mia colazione.
Vedo Felipe salutarmi con un cenno della testa che io ricambio prima di tornare al mio tavolo.
“Cosa facciamo oggi di bello?”
Chiede Juan Paulo mentre continua a divorare la sua colazione. Si può sentire il suono che fa ogni volta che mangia un cucchiaio, e come se stesse mangiando della zuppa e non gli avessero mai insegnato che non si fa quel rumore a tavola.
È anche fastidioso per chi ormai non lo fa più da tempo.
Ma quello era solo un piccolo punto su cui mi ero fermato qualche secondo.
Subito dopo io Antonio ci siamo scambiati uno sguardo di panico; non abbiamo idea di cosa fare nel resto della mattinata e nel pomeriggio ma qualcosa dobbiamo inventarci.
“La mattina compiti e il pomeriggio una gitarella al fiume, ok?”
Chiedo ai due membri della mia combriccola, sperando di riuscire ad avere una giornata pianificata al primo colpo.
Antonio mi guarda e mi sorride, come se gli avessi appena salvato la giornata, si vede che non ha proprio niente in mente per oggi.
“Ci sta!”
Esclama Juan.
Successivamente mi fa vedere che ha finito la sua ciotola, fiero, ed io e Antonio gli facciamo i complimenti.
“Vado in bagno”
Si alza dopo aver messo a posto le posate.
“È in fondo a destra al corrid-“
Cerca di dirgli Antonio ma viene interrotto dalle sue urla:
“Lo so dov’è”
Puntualizza mentre ormai è già lontano da noi.
Antonio scoppia a ridere e scuote la testa per qualche secondo.
“Bell’idea Cris, bella mossa”
Si complimenta dandomi dei colpetti alla spalla.
“Ma sappi che io matematica non la so fare”
Rido.
“Tranquillo, siamo sulla stessa strada”
Dico io.
“Allora il ragazzo è messo male”
Conclude Antonio, finendo anche lui la sua ciotola.
Appena finita la colazione ci siamo recati nella cameretta di Juan Paulo, il quale non aveva fatto altro che presentare i propri compiti e un progetto su come conquistare lo spazio. Antonio ha riso, non perché fosse stupido ma perché il ragazzo ha davvero tanta fantasia, quella che perdi quando diventi cosciente, quando cresci e diventi adulto.
“Mi dispiace ma non sono capace”
Scuoto la testa alzando le mani in segno di resa.
Antonio sbuffa.
“Ed io che pensavo di essere negato”
Ammette sottovoce mentre gli scappa una risata.
“Io ti ho avvisato”
Puntualizzo per poi chiudere il quaderno.
Sono ormai due ore che fatichiamo a spiegargli matematica, e penso che siamo tutti stufi al momento dei compiti, o della matematica.
“È ora del fiume!”
Esclamo uscendo dalla stanza correndo allegro, sento i loro passi, segno che mi stanno seguendo perciò continuo a farmi strada nel bosco finché non raggiungiamo il piccolo fiume di questo campeggio.
Mi abbasso sulle ginocchia e respiro con affanno, forse avrei dovuto correre più piano.
“Stai bene?”
Sento la mano di Antonio che mi accarezza la schiena in un dolce gesto.
“Si, non ti preoccupare”
Gli dico, rimettendomi in piedi mentre gli sorrido.
“Fra di voi c’è proprio una bella chimica”
Commenta Juan Paulo.
“Ma non di quella che si fa a scuola”
Dice.
Io e Antonio ridiamo e subito dopo mi copro il viso, preoccupato dal fatto di essere arrossito.
Juan Paulo invece si precipita nell’acqua seguito poco dopo da Antonio che pur di tenerlo a bada sacrifica i propri vestiti.
Io rimango lì fuori, ad osservarli con cura e mi accorgo ancora una volta che sarebbe perfetto come padre.
Mi siedo sui sassi e ci gioco mentre non smetto neanche per un secondo di guardarli.
I due sono lì, Antonio che lo prende dalle braccia per farlo girare e si immerge con lui oppure tutte e due insieme che mi schizzano mentre io cerco di non insultarli in malo modo, anzi cerco di divertirmi e rido; è questo quello che sta succedendo questo pomeriggio.
Poi anch’io entro in acqua e per vendetta li schizzo, non si può immaginare quanto fosse bello in quel momento il sorriso di Antonio che trasmetteva pura allegria per tutti i pori.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top