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Pov's Cristian
Smetto di correre solo quando non riesco più a vederli.
Felipe mi mette un braccio attorno alle spalle.
"Mi spiace per i tuoi genitori"
Mi dice con il fiatone e io fingo un sorriso.
"È sempre stato così con mio padre, ogni volta che facevo qualcosa che lui non voleva trovava il modo di ricattarmi"
Dico camminando verso la mia stanza.
"Che stronzo, senza offesa eh"
Mi dice Felipe e io ridacchio.
"Tranquillo, lo so che è uno stronzo"
Dico mentre passiamo davanti alla mensa, e vedo che sono tutti lì a mangiare.
"Che ore sono?"
Chiedo a Felipe e lui tira fuori il suo telefono dalla tasca.
"Mezzogiorno e mezza"
Risponde e posa il telefono nella tasca.
Da quando è passato tutto questo tempo?
"Di già?!"
Esclamo e lui ridacchia, annuendo.
"Dai andiamo anche noi a mangiare"
Propone Felipe e io annuisco, entrando nella mensa; E andando a prendere il vassoio, prendo le posate e il bicchieri e vado dalle cuoche.
"Cosa c'è oggi da mangiare?"
Le chiedo mentre mi prepara il piatto.
"Pasta in bianco e coscia di pollo"
Mi risponde sorridendo.
La ringrazio e prendo il mio piatto, guardo i tavoli per vedere dove posso sedermi, vedo Antonio che mi sta chiamando, inizio ad andare verso di lui, ma in quel momento entrano i miei genitori nella mensa.
Vaffanculo, non posso andare da lui adesso, giro dalla parte opposta di Antonio, e vedo Alejandro e Anita seduti in un tavolo che discutono.
Li raggiungo e mi siedo di fianco ad Anita.
"Hey Cristian"
Mi dice Alejandro e io gli sorrido, iniziando a mangiare.
"Allora, come sta andando con i tuoi genitori?"
Mi chiede Anita e io rimango per un attimo in silenzio.
"Va bene, gli ho appena fatto fare il giro del campus"
Rispondo fingendo un sorriso e mangio un altro boccone di pasta.
"Tutti gli altri genitori quando arriveranno?"
Chiedo infilzando alcune penne, la pasta.
"Non hanno detto ancora una data precisa, ma non manca molto ormai"
Dice alzando gli occhi al cielo.
Vedo che è entusiasta quanto me.
"Non sei felice di rivederli?"
Le domando, lei guarda Alejandro e sbuffa.
"Preferisco non parlarne"
Dice e si alza dal tavolo.
"Scusami, non volevo"
Le dico dispiaciuto, ma lei mi sorride.
"Non preoccuparti"
Dice e se ne va dal tavolo.
Non pensavo che avesse dei problemi con i suoi genitori.
"Perché Anita se n'è andata?"
Chiede Felipe, sedendosi di fianco ad Alejandro, ed arriva anche Maria, che si mette di fianco a me.
"Nulla"
Risponde Alejandro prendendo una coscia di pollo, dandogli un morso
"Voi per caso sapete perché ci sono dei bambini qui?"
Chiede Maria guardandoci.
"Che bambini?"
Chiede Alejandro e Maria scrolla le spalle.
"Sono dove facciamo la sera il falò"
Poso le ossa della coscia di pollo che stavo mangiando e mi alzo.
"Vado a scoprirlo"
Dico e mi alzo.
"Vai ricercatore"
Dice Felipe e io ridacchio, allontanandomi dal tavolo.
Poso il vassoio all'entrata, dove ci sono anche gli altri, ed esco dalla mensa, camminando verso il falò.
Prima i genitori, adesso i bambini, poi chi altro deve venire?
Attraverso il corridoio ed esco, vedendo un gruppo di bambini che stanno giocando.
"Bambini venite un attimo"
Urla l'animatrice e tutti i bambini corrono da lei.
"Ognuno di voi avrà due tutori"
Inizia a parlare l'animatrice
"Che cos'è un tutor?"
Viene subito interrotta da uno dei bambini.
"Sono delle persone che si prenderanno cura di voi, e se avrete bisogno, per qualsiasi cose, dovete andare da loro, ok?"
Dice l'animatrice e i bambini urlano di sì tutti insieme.
Tutti corrono di nuovo a giocare, ma uno corre verso di me, e si ferma quando è davanti a me.
Mi abbasso alla sua altezza e gli sorrido.
"Come ti chiami?"
Chiedo guardandolo negli occhi.
Ha la pelle molto chiara, gli occhi azzurri e i capelli biondi.
"Juan Paulo, te sei Cristian?"
Dice con una voce molto tenera, quasi sussurrando.
"Sì perché?"
Gli domando un po' confuso.
"Sei il mio tutor"
Dice sorridendo e mi abbraccia.
È troppo tenero.
Penso di essere diventato come l'emoticon con gli occhi a cuoricino.
"Gámez, tu e Garcia siete i suoi tutor"
Mi dice l'animatrice urlando da lontano.
Io annuisco e sciolgo il nostro abbraccio.
"Ti porto dal tuo altro tutor ok?"
Gli dico e lui annuisce sorridendo.
"Come mai sei qui?"
Gli dico mentre camminiamo verso la stanza di Antonio, che per fortuna non è tanto distante.
"Sono uno scout"
Dice saltellando, quanto è tenero.
Penso che mi farà male la mascella da quanto sto sorridendo.
"Da quanto lo sei?"
Gli chiedo fermandomi davanti alla porta della camera di Antonio e bussando.
"Da un mese"
Dice saltellando.
Appena Antonio apre la porta il bambino gli salta addosso, abbracciandolo.
Antonio barcolla leggermente e poi mi guarda stranito.
"Ciao tutor"
Dice Juan e Antonio fa una faccia ancora più stranito.
"Tutor?"
Dice Antonio e io scoppio a ridere.
"Oggi sono arrivati dei bambini, e ogni squadra deve fare il tutor di uno di loro"
Dico cercando di trattenere le risate.
Juan scende da Antonio e gli sorride.
"Allora, come ti chiami piccolo?"
Dice Antonio sorridendogli.
"Juan Paulo"
Dice e lui mi guarda sorridendo, gli sorrido ma rimango fermo.
"Allora Juan, da quanto sei qui?"
Gli chiede e lui ridacchia.
"Sono arrivato poco fa"
Dice e si butta nel letto.
"Ti va di fare il giro del campus? Così ti facciamo vedere tutto"
Propongo a Juan.
"Sì"
Dice saltando nel letto di Antonio.
"Dai andiamo"
Dice Antonio per mandarlo via dal letto, io rido e Antonio mi dà un'occhiataccia.
Juan scende ed esce correndo dalla stanza.
"Juan aspettaci"
Dico e Antonio alza gli occhi al cielo.
"Non ti piacciono i bambini?"
Chiedo ad Antonio, vedendolo un po' contrariato.
"Sì, mi piacciono"
Dice ed esce andando da Juan, e io lo seguo.
Gli mostriamo dov'è la mensa, la sala giochi, e poi usciamo per fargli vedere il fiume.
Juan sta correndo tranquillo in mezzo agli alberi, mentre io e Antonio lo guardiamo sorridendo.
Nessuno di noi due parla, non so cosa fare, spero non se la sia presa per prima, quando eravamo a mensa.
Antonio fa scontrare la sua mano con la mia, mi mordo leggermente il labbro e guardo le nostre mani.
Poi fa stringere la mia mano con la sua, mentre continua a guardare avanti.
So che se mi vedessero i miei genitori si arrabbierebbero, ma non me ne frega nulla.
Intreccio le nostre dita e sorrido.
"Che bello"
Urla Juan e si sporge dallo strapiombo per guardarlo meglio.
Antonio stacca le nostre mani e corre verso di lui, facendolo allontanare dal bordo.
"Scusa"
Sussurra Juan e Antonio gli sorride.
"Non preoccuparti, solo non ti avvicinare troppo ok?"
Juan annuisce e io sorrido, avvicinandomi a loro.
Lo adoro.
Non immaginavo che fosse così premuroso Antonio, prima non sembrava tanto entusiasta di fare il tutor.
"Venite a prendermi"
Urla Juan facendoci una pernacchia e iniziando a correre.
Io ridacchio leggermente e poi iniziamo a inseguirlo, mano nella mano.
Non corriamo veloci, per farlo divertire un po', fino a quando non si ferma con il fiatone.
"Basta sono stanco"
Dice Juan buttandosi a terra, poggiando la schiena sul tronco di un albero.
Ci avviciniamo a lui e ci sediamo di fianco a lui.
"Che cosa ti piace fare nel tempo libero?"
Dico sorridendogli.
Gli metto un braccio attorno alle spalle, e sento un leggero solletichio alla mano, e di nuovo fa intrecciare le nostre mani.
Mi giro verso di lui, lo vedo che mi sorride, e ha uno sguardo spensierato, radioso, trasmette felicità da tutti i pori.
"Mi piace disegnare, mi piace giocare, mi piace guardare i cartoni"
Dice guardando il cielo, uno stormo di uccelli sta sorvolando sopra di noi.
È un pomeriggio molto tranquillo, non c'è nessuno nel bosco, siamo solo noi, con Juan, che è carinissimo.
"E ho iniziato da un mese a suonare la chitarra"
Dice sorridendo.
"Sai che suono anche io la chitarra?"
Dice Antonio sorridendo.
Il ricordo di me e lui quella mattina nel bosco, mentre lui suonava la chitarra, la sua mano sulla mia, una delle mattinate più belle di questo campus.
"Mi fai sentire qualcosa??"
Dice Juan saltando, mettendosi in piedi davanti a lui.
"Ti prego"
Dice Juan facendo gli occhi dolci.
"Dobbiamo andare in camera mia però"
Dice e lui afferra il suo braccio libero iniziando a tirare.
"Andiamo"
Urla e scoppiamo a ridere
"Va bene va bene"
Dice Antonio e ci alziamo.
Juan inizia a saltare felice e corre verso il campus.
Stiamo al suo passo camminando, sempre mano nella mano.
Quando siamo vicini al campus intravediamo qualcuno che sta camminando, Antonio scoglie subito la nostra stretta e fa finta di nulla.
Guardo per un attimo la sua mano e mi mordo il labbro, non voglio che il contatto finisca, ma siamo nel campus, e non posso permettermi che mi vedano con lui mentre ci teniamo per mano.
Per tutto il tragitto guardo in tutti i corridoi che attraversiamo, la paura che i miei genitori escano da qualche angolo senza che io li veda mi mette ansia, non voglio che mi portino via, poi non lo potrò più rivedere
"Ma state insieme?"
Chiede Juan fermandosi davanti alla porta della camera di Antonio.
Mi giro verso di lui e lo vedo che è diventato tutto rosso.
Ridacchio ed apro la porta della stanza.
"No, non siamo fidanzati"
Dico tranquillamente entrando nella stanza, seguito da Juan, che si lancia sul letto.
Osservò Antonio e noto che il suo sguardo sembra un po' triste adesso, ma ha ancora il suo sorriso.
"Dov'è la tua chitarra?"
Chiede Juan fissando Antonio.
"Adesso la prendo"
Dice Antonio avvicinandosi all'armadio, lo apre e sposta i vestiti.
Dietro di essi c'è la custodia della sua chitarra.
"La tenevi nascosta eh, hai paura che qualcuno te la rubi?"
Gli dico ridacchiano e lui mi sorride.
"Non vorrei che qualcuno qui presente me la rubasse"
Dice e io faccio il broncio.
Ridacchia e mi scompiglia i capelli.
"Siii"
Grida Juan e noi scoppiamo a ridere.
Prende la sedia vicino alla scrivania e si siede, tirando fuori la chitarra dalla sua custodia.
Senza dire nulla inizia a suonare qualcosa che non conosco, ha un suono molto leggero, quasi misterioso.
Juan sta fissando Antonio senza muovere un muscolo, come se fosse bloccato da qualcosa.
Sorrido e il mio sguardo scivola sulla mano nel ponte della chitarra, è quasi ipnotico il movimento delle sue dita sulle corde.
Sembra un po' sempre uguale, ma è molto bella da sentire, da un po' l'idea dell'inverno con i suoi suoni calmi.
Dopo qualche minuto finisce la canzone, e inizio ad applaudirlo, e subito dopo inizia anche Juan.
"Bravo"
Dice e si alza andandolo ad abbracciare.
Le sue guance diventano rosse, mi alzo anche io e lo abbraccio.
Abbiamo passato il resto della giornata a giocare con Juan e poi la sera abbiamo fatto un torneo a calcetto io Maria Anita e Felipe, e questa volta ha vinto Felipe.
Torniamo in stanza, salgo le scale per salire nel mio letto e mi butto.
Sono stanchissimo.
Non ho il tempo di fare altro che chiudo gli occhi e mi addormento subito dopo.
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