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Pov's Cristian

Il Mattino dopo, ero andato insieme ai miei compagni di stanza in mensa.

Ci eravamo alzati piuttosto presto e a turno eravamo andati in bagno, io e Alejandro non ci eravamo rivolti la parola.

Io non lo capisco, prima vuole per forza parlare del bacio e dopo non mi dà neanche il buongiorno.

Successivamente al essermi preparato, io e Anita avevamo iniziato a camminare nel bosco per raggiungere la mensa, l'uno accanto all'altra, mentre Alejandro stava a pochi passi da noi, con il cellulare in mano.

Secondo me faceva finta che non esistessimo, ma soprattutto, faceva finta di non sentire.

"Devi smetterla"
Dice Anita.

"Di cosa scusa?"
Corrugo la fronte e divento confuso.
Non credo di aver fatto qualcosa di male.

"Senti ti ho sostenuto tutto questo tempo ma devi scegliere non puoi continuare a tenere entrambi all'amo"
Inizia, ha il tono di una persona arrabbiata, ma perché essere arrabbiati dopo tutto questo tempo?

"Li stai prendendo in giro e loro stanno continuando a perdere tempo sperando di essere la tua scelta"
Mi confessa infine, in quel momento la sua voce cambiò, sembrava più sollevata.

Sospirai, era difficile da ammettere ma aveva ragione, solo che avevo ancora parecchi dubbi.

"Io...non so cosa fare, insomma non so neanche se Antonio è gay!"
Esclamo iniziando ad innervosirmi.

"Capisci che non posso scegliere così... senza conoscere tutta la verità"
Ero sincero, non avrei assolutamente fatto una scelta talmente importante senza sapere i pro e i contro di entrambi.

"Non hai dubbi su Alejandro no? Allora perché non scegli lui?"
Proprio in quel momento notai Alejandro avvicinarsi e il suo sguardo si faceva più interessato ma qualcuno si mise tra me e Anita separandoci.

"Ti va se facciamo colazione insieme?"
Gli occhi di Antonio brillavano e si mescolavano perfettamente con la natura che ci circondava. rimasi intontito per alcuni secondi continuando a guardarlo negli occhi con un sorriso da ebete in faccia.

Era più alto di me, perciò avevo la testa leggermente inclinata verso la destra e i nostri visi erano vicini ma non abbastanza da creare quel contatto.

E poi non sapevo neanche se l'avesse voluto.

Fino a pochi giorni fa non mi preoccupavo di ciò ma se io per Antonio non fossi nient'altro che un amico? Se lui fosse etero?

Probabilmente se ci provassi con lui e la risposta alle mie domande fosse sì allora qualunque cosa noi avessimo costruito fino a quel momento sarebbe andato distrutto.

"Certo perché no!"
Gli risposi aprendo la porta della mensa.

Oggi la gente era davvero in ansia, mancavano poche sfide e noi tutti desideravamo andare in America.

Tutti vogliono le agevolazioni per il viaggio in America, in più ci avrebbero fornito un Tour Pass per visitare la città, senza dover pagare neanche un dollaro.
Pensandoci bene, era una buona opportunità, per questo mi ero iscritto.

Antonio prese un vassoio e me lo passò.
Rimasi un attimo confuso, sopra di esso vi era un croissant e un bicchiere di latte.

Probabilmente dovevo solo tenerlo per lui qualche minuto.

Invece lui prese un altro vassoio e si avviò verso uno dei tavoli.

Voltò il capo solo una volta per farmi cenno di seguirlo, eravamo in una zona remota rispetto alle altre, nessuno veniva qui.

Praticamente mi aveva già servito la colazione.

Oggi era più solare, come se avesse delle buone notizie e niente potrebbe andare storto oggi.

Mi siedo davanti a lui e prendo il croissant in mano.

"Sai l'altro giorno?"
Appena pronunciò quello parole catturò la mia attenzione, io stavo già mangiando il croissant perciò mi vergognavo di come avevo alzato la testa per poterlo guardare mentre parlava.

Quando me ne accorsi, presi velocemente il croissant e lo posai sul vassoio.

"Mhh"
Annuisco mentre bevo del succo.

"È  stato bello sai, sapere che apprezzi la mia musica"
Dice sorridendo.

"Di solito non mi faccio sentire da nessuno"
Sembra quasi tenero, anzi forse troppo.
Era rilassato.

"Davvero?"
Sorrisi.

Quelle parole mi hanno fatto sentire speciale.

"Davvero."
Come se fossi l'unico.

"Oggi abbiamo la sfida del tennis, dobbiamo assolutamente vincere"
Era sorprendente la velocità con cui cambiava argomento.

"Ragazzi è ora di andare!"
L'animatrice aveva spalancato le porte della mensa e si era messa ad urlare.

Antonio sbuffa, si è spaventato un po' e stava per buttare a terra dalla bocca il succo ma riuscì a  trattenersi.

La scena rimane comunque buffa ai miei occhi perciò scoppio a ridere.

Lui posa la mano sulla mia e mi guarda male.

"Andiamo"
Si alza e mi fa cenno di seguirlo, ma sono rimasto fermo con la mente alla sua mano sulla mia che la stringeva, anche se era solo per guardarmi male.

Le partite iniziali erano facili, mi stupivo dei nostri record. Eravamo praticamente imbattibili.

"Ma come diavolo fai?"
Non ero io quello forte, Antonio schiacciava tutti e non vi era una volta che la palla colpisse 2 volte il nostro campo.

"7 anni di tennis amico mio"
Rise e si affrettò nuovamente a colpire la palla in arrivo.

Wow, sette anni, è un professionista.

Alla fine della gara tutti si lamentavano perché sapevano chi fosse il vincitore, e la cosa non gli andava giù. Continuavano a bisticciare sul fatto che avessimo barato e a inventarsi qualsiasi cosa purché non fosse vero che noi avessimo vinto.

Infatti fummo noi i vincitori, al secondo posto Felipe e il suo compagno di squadra.
Loro erano sempre dietro a noi.

Antonio si era alzato ed era andato a dare il 5 a Felipe, sembravano molto amici ora quei due.

"Purtroppo questa sera non ci sono, ho delle cose da fare"
Disse Antonio all'amico, io non ero molto distante da loro.

"Oh andiamo sei in un campus! Quali cose devi fare qui?!"
Gli rispose Felipe alzando la voce.

"Andrò via prima, tutto qui"
Sembrava che Antonio non volesse dargli spiegazioni, anzi era molto riservato al riguardo.

Di solito non mi faccio sentire da nessuno.

Mi tornarono in mente le sue parole, probabilmente voleva suonare e ovviamente nessuno doveva saperlo.

Felipe si accorse che li stavo guardando e la gente iniziò a correre verso uno scoglio.

"Che fai lì? Andiamo muoviti!"

Mi prese per il braccio e iniziò a correre seguendo gli altri.
Io spalancai gli occhi stupito, poi cercai di stargli dietro senza prendere i sassi con i piedi.

Una volta raggiunto lo scoglio erano tutti lì, avevano già il costume.

Poi mi ricordai di qualcosa, un foglio appeso nella bacheca del campus.

La loro tradizione.

Ormai da dieci anni i ragazzi dopo la terzultima prova andavano a buttarsi dallo scoglio per cadere nel fiume.

Tutti erano molto convinti ma io oltre aver paura di farmi male, non sapevo nuotare.

Mi sporsi per vedere giù, era troppo ripido per i miei gusti.

"Io passo"
Sussurrai a me stesso.

Mi misi in fila per far credere che l'avrei fatto, dopo che il primo fece il suo salto, i ragazzi iniziarono ad aprire le birre e ad urlare come dei matti; In tutto quel caos trovai l'opportunità di andarmene senza farmi vedere. Mi tolsi dalla fila e camminai all'indietro fino a quando non fui certo di non essere seguito o visto.
Dovevo scendere al fiume perché credessero che mi fossi già buttato.

Nessuno si era accorto di niente, perciò quando arrivai giù tolsi la maglietta e rimasi con i pantaloncini, iniziai ad entrare in acqua lentamente.

"Ahhh è fredda!"
Urlai.

Nessuno poteva sentirmi, erano tutti al centro del fiume e io lì non toccavo.

Decisi di buttarmi velocemente per far passare il freddo.

"Quando imparerai a nuotare?"
Era la voce di Antonio.

Appena l'ho percepita mi sono girato di scatto.

Mio padre ripeteva sempre quella frase, tutti in famiglia sapevano nuotare tranne me.

Abbassai lo sguardo giocando con l'acqua nelle mani.

"Mai probabilmente"
Gli risposi posando gli occhi su di lui.

Lui tolse la maglietta, aveva già il costume e io continuavo a guardarlo.

Cristian guarda da un'altra parte

La mia mente continuava a darmi ordini che i miei occhi non volevano eseguire, non distolsi lo sguardo neanche per un secondo.

Lui mi sorrise ed entrò in acqua.

"Oddio è gelida"

Alzò le mani e soffiò, i suoi occhi si aprirono di più e aveva la pelle d'oca.

"Lo so"
Risi e lui si tuffò su di me.

"Cosa ridi eh?!"
Iniziò a schizzarmi, e io pure. peccato che mi batteva anche in questo.

Poi mi prese da dietro e mi buttò in acqua.

"Beccato!"
Urlò poco prima.

Quando tornai su, lui era già lì ad aspettarmi.

"Ti ho fatto male?"
Si era catapultato su di me, io ero praticamente disteso sull'acqua e lui mi teneva come se dovesse prendermi a modi sposa.

"Sto bene"
Gli sorrisi, era così tenero quando si preoccupava per me.

"Devi imparare a nuotare"
Lo disse come se stesse vivendo un incubo, come se la mia incapacità nel nuoto lo disturbasse.

Agrottai le sopracciglia e mi girai per poter 'nuotare'.

"Non ci sono stato quella volta per te ma ci sono adesso"
Sussurrò riferendosi alla prova di nuoto.

Mi teneva da sotto mentre continuava ad urlarmi di muovere e distendere le braccia e di usare i piedi come se fossero dei motori.

Ce l'avrei potuta fare, se non fossi andato in panico ogni volta che mi accorgevo che lui mi aveva lasciato andare.

Antonio rideva ogni volta.

"Non ti fidi?!"
Urlava mentre continuava a ridere per prendersi gioco di me.

Io lo guardavo male.

"E dai scherzo"
E lui mi schizzava piano.

Gli altri non si erano accorti di niente per tutto il tempo, nel mentre loro non avevano fatto altro che buttarsi dallo scoglio e lanciarsi delle birre.

"Perché aiuti me e non ti diverti con loro?"
Gli chiesi mentre uscivamo dal fiume.

"Divertirmi con loro?! Quelli sono degli idioti, io mi diverto con te."
Disse come se fosse ovvio.

"Grazie Anto"
Gli dissi.

Lui mi passò il sua asciugamano, e cercai di asciugarmi almeno un minimo.

"Di niente"
Mi fece l'occhiolino e iniziò a incamminarsi.

"Ci vediamo domani Cris"
Urlò mentre si allontanava, e io rimasi fermo a guardarlo finché non lo persi di vista tra gli alberi, e lui si era allontanato troppo.

Sospirai, si era dimenticato di riprendersi l'asciugamano ed era tornato alla casetta tutto bagnato.
Mi ricordo ancora il gesto di lui che si passa una mano fra i capelli e mi mordo il labbro.

Mi incammino verso la casetta, ma quando ormai mi sono vestito e sto per andare a dormire, mi ricordo di quello che aveva detto a Felipe.
Non avrebbe continuato la tradizione, era andato a suonare, ne ero convinto.

Sto per salire le scale e sdraiarmi sul letto dopo essermi fatto la doccia e sistemato i capelli, ma continua a tornarmi in mente Antonio.

Sotto lo sguardo attento di Alejandro, che non aveva fatto altro che guardarmi tutto il tempo pensando che non me ne fossi accorto, e Anita, che invece sembrava essereancora arrabbiata con me, per il fatto che non avevo scelto.

In quel momento mi sentivo così vicino ad Antonio che avrei voluto raggiungerlo correndo ed abbracciarlo.
E lo feci, tranne l'ultima parte, arrivai al solito posto, mi misi dietro un albero, e lui era proprio lì, con la chitarra in mano, che cantava una canzone di Demi Lovato.

Give your heart a break.

Non aveva senso ma mi sembrava che la canzone parlasse di noi.

Noi.

C'era davvero un noi?

Il flash di me e Alejandro, di lui in generale e del nostro bacio, mi tornò in mente, ma lo scacciai immediatamente scuotendo la testa.

"Cristian?"
Disse Antonio scoprendo il mio nascondiglio.

"La tua voce è una melodia perfetta per me"
Gli dissi mentre mi avvicinavo a lui sorridendo.

"Che ne dici di suonarla ancora?"
Gli chiesi sedendomi accanto a lui, ancora con il sorriso stampato in faccia.

Lui fece un leggero sorriso e la sua faccia si dipinse di allegria.

"Certo"
Rimise la chitarra in posizione e iniziò nuovamente a suonare e cantare senza vergognarsi.

Ed io ero l'unico che aveva il permesso di essere uno spettatore.
Questo mi faceva sentire così importante.

Importante per lui.

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