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Durante la notte non ero riuscito a dormire molto, continuavo a pensare al biglietto dell'anonimo.
Cosa significa? E a chi era riferito?
La cosa mi inquietava, ormai mi sembrava di essere seguito e spiato ovunque, perciò continuavo a guardare fuori dalla finestra o addirittura ad aspettarmi che qualcuno aprisse improvvisamente la porta.
Sbuffai, e presi da sotto il cuscino il cellulare, controllando l'orario.
5:52
L'orario era segnalato in grande dalla schermata del mio cellulare.
Tra poco ci sarebbe stata l'alba, e non sarebbe una brutta idea andarla a vedere per una volta.
Cercai di scendere dal letto a castello senza far rumore, anche se ho visto Alejandro muoversi dall'altra parte mentre mi mancava uno scalino da scendere.
Presi un paio di pantaloncini e una maglietta qualunque e le indossai.
Voglio solo fare una camminata per schiarirmi le idee, visto che dormire non aiuta, e forse godermi lo spettacolo dell'alba mattutina mi avrebbe un po' risollevato il morale.
Schiacciai qualche rametto per terra, e lanciai via con un calcio i sassolini.
Penso di nuovo alla domanda di Alejandro 'cos'hai provato?'
Sono stato bene, certo, ma non c'era quella passione che mi aspettavo da quel bacio.
Sicuramente lo rifarei, non me ne pento, ma manca quella specialità unica del bacio che con lui non ho provato.
Salgo la piccola collinetta e inizio a percepire la brezza mattutina, mi accarezzo le braccia per riscaldarmi e mi fermo quando sento una voce cantare perfettamente una canzone di Bob Dylan, accompagnato da una chitarra.
Mi avvicino, sorpreso ma allo stesso tempo grato che finalmente le mie orecchie sentissero della buona musica.
Non mi sarei mai aspettato che la persona che suonava fosse Antonio.
Immerso nella natura e con le varie smorfie facciali tipiche di un cantante, sembrava un Dio seduto nell'erba che cantava.
Mi nascosi dietro un albero alla sua sinistra, era davanti al dirupo.
Cosa ci fa lui qui a quest'ora?
Cantava 'to make you feel my love' ad alta voce senza preoccuparsi di essere ascoltato da qualcuno.
Quando finì di cantare, mi permisi di iniziare ad applaudire uscendo allo scoperto, sorridendogli.
"Davvero un ottimo cantante"
Mi avvicino e mi siedo accanto a lui.
Lui mi sorride di rimando mettendo dietro di sé la chitarra.
"Che ci fai da queste parti a quest'ora?"
Chiese distendendosi con le mani dietro, ma senza sdraiarsi, usandole per sostenersi.
"Non riuscivo a dormire e tu?"
Dico.
"Lo faccio spesso, è così bella la vista qui"
Mi posò una mano sulla spalla e indicò il paesaggio, poi appoggiò la testa sulla mia spalla, avvolgendomi con le braccia.
"Antonio p-"
Stavo per fargli una domanda, ma lui mi interruppe.
"Shhh guarda"
Disse facendo cenno al cielo.
Così feci quello che volevo fare senza chiederglielo.
Accarezzai le sue mani, si sfiorarono, poi lui prese le mie e le fece intrecciare.
Potevo sentirlo sorridere, mentre mi stringeva a sé.
Il giorno stava nascendo, e non c'era modo migliore di vederlo se non tra le sue braccia.
Il mio cuore fece un balzo quando realizzai veramente che le sue mani erano sulle mie, e non era una mia fantasia.
L'avevo desiderato davvero così tanto?
Si.
Tirai la testa all'indietro per posarmi sulla sua spalla.
"Grazie"
Gli sussurrai.
Ne approfitta per vedere bene ogni suo lineamento, come alzava le sopracciglia quando gli facevi un complimento, come sorrideva davanti alle cose belle, le labbra che si curvano a formare un sorriso dal quale poi parte una risata per una sciocchezza.
Oppure semplicemente i suoi occhi che si illuminavano davanti a una sorpresa, qualcosa che non si aspetta, i muscoli facciali che diventano forti e prendono il sopravvento quando si arrabbia o il modo in cui mi guarda.
Potevo guardare tutto, soltanto osservandolo per un po', come se lo conoscessi da una vita.
Spostai lo sguardo sul sole che sorgeva, che bel inizio di giornata.
Alla fine Antonio sospirò, mi lasciò le mani ma non per altro se non per iniziare ad accarezzarle dolcemente.
Credo che siamo stati in quella posizione per almeno mezz'ora.
Iniziò a passare con un dito, sfiorandomi, sul mento, poi sulla guancia, e infine sulle labbra.
Chiusi gli occhi, percependo il suo tocco.
Poi smise di colpo, si alzò e mi porse la mano.
"Andiamo a fare colazione?"
Chiese mentre mi aiutava ad alzarmi.
Ero rimasto scioccato, il suo sguardo era ancora gentile, perso ma allo stesso tempo sembrava così controllato e arrabbiato con se stesso.
Ci incamminiamo verso la mensa, nessuno dei due parla, io cammino davanti a lui finchè non si avvicina a me e mi tocca il sedere.
Ci misi un paio di secondi per rendermene conto e spalancai gli occhi sorpreso.
"Tieni"
Mi passa un bigliettino.
"Lo avevi nella tasca dietro"
Lo prendo, e di nuovo del mio ammiratore, ma non posso aprirlo qui e ora.
"Non lo apri?"
Mi chiede, questa volta standomi accanto mentre prende qualche foglia qua e là.
"Perché lo fai?"
Gli chiesi, prendendo anch'io una foglia, per capire cosa c'è di bello nel romperle.
"Cosa?"
Mi chiede alzando un sopracciglio
"Prendere le foglie"
Ne rompe una che aveva in mano in mille pezzi e poi la fa cadere per terra.
"Per passare il tempo mentre cammino, è divertente"
Sussurra e inizia a distruggerne un'altra.
"Che strano concetto di divertimento"
Lo guardo e rido.
Lui scuote la testa e si unisce alla risata.
Ormai siamo arrivati alla mensa.
Uno dei nostri cellulari inizia a suonare, mi accorgo che non può essere il mio, per la suoneria, e infatti, lui prende il suo telefono e si allontana per rispondere.
Lo guardo per pochi secondi, cammina in tondo e gioca con i capelli, deve star parlando con qualcuno che lo fa stare bene perché non fa altro che sorridere.
Mi allontano ed entro nella mensa, probabilmente avevo passato più tempo del previsto con Antonio, visto che erano tutti lì, ai rispettivi tavoli.
Alejandro mi fece cenno di unirmi a loro dopo che avevo preso il mio vassoio.
Non ho preso niente di che, mi sento come se la vita non avesse un senso preciso oggi, come se qualsiasi cosa andasse bene perciò avevo optato per una mela e una spremuta d'arancia.
"Ma buongiorno! Sta mattina sei sparito"
Dice Maria, facendomi l'occhiolino.
Feci una smorfia, non capendo a cosa era dovuto l'occhiolino e mi siedo accanto ad Anita.
"Dove sei stato?"
Chiede Alejandro, lui sembra già aver capito, infatti sembra arrabbiato, deluso.
"In paradiso"
Dico ridendo, scherzavo forse nel dirlo, ma in realtà ero serio, era stato come essere in paradiso o forse dovrei dire ancora meglio.
Sul tavolo si innalzò una risata generale di tutti, alla fin fine ero riuscito a farli ridere.
"Sta sera ti straccio!"
Mi disse Anita, riferendosi a Uno.
"Questo lo vedremo"
Risi e mi alzai, avevo finito la colazione e avevo 10 minuti per raggiungere il volontariato.
Anche Alejandro si alzò come a seguirmi ma non mi rivolse minimamente la parola mentre raggiungevano il posto.
"Oggi siete in 4"
Dice la donna responsabile del volontariato.
4?
Mi guardo intorno, c'ero soltanto io, Alejandro aveva svoltato verso la casetta poco prima.
Poi mi giro, dietro di me ci sono Antonio e Felipe che iniziano a parlare animatamente.
Quando ritorno a guardare la ragazza dietro di lei mi accorgo di Alejandro, sempre con lo sguardo cupo, a testa alta e le braccia incrociate.
"Prendete dei sacchetti e mettetevi i guanti dovete raccogliere i rametti, i sassi grandi e la spazzatura nel bosco"
Spiega la ragazza indicando i sacchetti accanto a lei.
"E cercate di non starvi troppo lontani l'un l'altro"
Dice.
"Uno prende il sacchetto e l'altro raccoglie e poi vi alternate"
Io scelgo di fare volontariato per allontanarmi da loro e invece mi ritrovo a lavorarci insieme.
"Come ci dividiamo?"
A parlare è Felipe, che non conosce la situazione del nostro trio.
"Io vado con Cristian"
Dice Alejandro.
Prese il sacchetto e mi passa i guanti.
Rivolgo per un attimo l'attenzione ad Antonio, sembra deluso, ma l'apparenza inganna.
"Ok"
Dice Felipe.
Prende anche lui gli strumenti e comincia ad allontanarsi con Antonio mentre parlano.
Quella scena mi fa venir voglia di sgridare Alejandro, di urlargli addosso che non volevo stare con lui.
Eppure perché avrei dovuto farlo?
Mi accorsi di starlo a guardare male veramente perciò scossi il capo, incamminandomi.
Loro si fermarono poco prima di noi, si erano messi accanto ad un albero, non per lavorare, scherzavano e ridevano anche se non capivo perchè.
La ragazza aveva detto di non allontanarci troppo gli uni dagli altri perciò iniziai a raccogliere qualche legnetto e della spazzatura.
"Apri il sacchetto per favore"
Dico ad Alejandro, facendogli notare la miriade di cose che avevo in mano.
Lui sorride e lo apre, è la prima volta in tutta la giornata che lo vedo sorridere.
Butto tutto dentro e torno a concentrare lo sguardo per terra, per raccogliere altro, però il mio orecchio continua a sentire Antonio che ride.
Lo guardo, è sopra l'albero che dondola, per poco non cade e Alejandro si accorge che lo sto guardando perché scuote il sacchetto, che fa rumore e mi fa tornare alla realtà.
"Ragazzi vi va di fare il bagno?"
Felipe finalmente ci degna di uno sguardo e indica il laghetto.
"Ma è pulito?"
Chiedo.
"Si, l'ho sentito dire alla ragazza prima"
Dice Antonio mentre si toglie i guanti.
"Ok"
Sussurra Alejandro.
Tutti iniziano a togliersi la maglietta, il primo è Felipe, che devo dire non è messo per niente male ma io mi incanto di nuovo a guardare Antonio.
Poi mi riprendo e li vedo tutti correre per fare un tuffo.
Mi tolgo anch'io la maglietta e vado dietro a loro.
"A bomba"
Mi urla Felipe.
Io annuisco e mi tuffo.
Il resto erano semplicemente schizzi e risate ma in tutto ciò Antonio non mi rivolse più la parola e di rado, uno sguardo.
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