| 𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 14 |

<<Quando  credete di poter mettere in gabbia una persona, perché ne siete gelosi, vi ricordo che questa non farà altro che progettare la fuga>>



 San Juan, Portorico


"Te lo avevo detto, Hector. Io mordo"

Le parole che, pochi attimi prima, Samantha Moretti aveva pronunciato al membro dei Siervos del Diablo, Hector Lopez, echeggiavano sovrane tra le quattro mura di quella graziosa camera da letto dalle chiare tonalità.

L'adrenalina scorreva rapida nelle vene dei due, ed i cuori battevano, come dei martelli pneumatici, incessantemente nei loro petti.

Hector, mantenendo le mani sollevate in aria, in segno di resa davanti alla sua stessa arma puntatagli contro, cercò di far ragionare quella ragazzina che, in quel preciso istante, lo stava mantenendo a debita distanza grazie a quell'arma da fuoco tanto bella quanto dannatamente pericolosa.

"Si può sapere cos'hai intenzione di fare, mhn?" domandò il giovane uomo dagli occhi azzurri come il ghiaccio. "Non hai la minima idea di come si usa una pistola, ragazzina" aggiunse subito dopo, compiendo un piccolo ed insignificante passo in direzione della biondina. Rivolgendosi a lei, per la seconda volta in poco tempo, con quel sgradevole nomignolo.

"Chiamami ancora una volta in quel modo e credimi, Hector" prese la parola il giovane membro dei Sons of Silence, tenendo ben teso il braccio destro, e mirando proprio nel centro della fronte di Lopez. "Questa ragazzina, come tu la chiami" proseguì, pronunciando con una lieve nota di disgusto l'appellativo con cui, il ventisettenne, le si era rivolto. "Farà si che, le tue cervella, diano un tocco di colore alla parete della stanza" concluse seria.

Nell'udire tali parole, il membro dei Siervos del Diablo ingoiò un grumo di saliva che gli giaceva in bocca, indietreggiando nuovamente verso la porta.

"Quindi è questo quello che vuoi fare?" chiese lui, non distogliendo per un attimo i suoi occhi chiari da quelli altrettanto chiari della Moretti. "Credi davvero che, tutti gli altri, non appena udiranno il rumore dello sparo, non si precipiteranno qui per vedere cos'è accaduto?"

Davanti a quella domanda, la biondina scosse leggermente il capo, in segno di negazione. Poi, con una cautela che sicuramente non le apparteneva, visto che era sempre stata una ragazza molto impulsiva se messa alle strette, avanzò di qualche passo in direzione di Hector, costringendolo, suo malgrado, ad indietreggiare ulteriormente. Finendo per lasciare la camera da letto.

"Io uccido solo se strettamente necessario" si lasciò sfuggire dalle labbra tali parole, Samantha.

E, in quel frangente, Hector Lopez non diede peso a quelle parole. Sicuro, più di ogni altra cosa che, quella frase, la nuova preda de El Diablo l'avesse detta solo per cercare di intimidirlo, data la situazione.

Quindi non ci pensò granché e decise di andare oltre, sorvolando su quella confessione.

"Ora, da bravo cagnetto quale sei" prese nuovamente a parlare la ventiquattrenne, attirando nuovamente su di sé l'attenzione del ragazzo poco più grande di lei. "Mi condurrai verso l'uscita di questa soffocante gabbia, così che io possa andarmene di qui il più velocemente possibile"

"Va bene, va bene" rispose lui, scrollando le spalle. "Non riuscirai a sfuggire ad El Diablo" mormorò con un filo di voce l'ultima parte della frase, non volendo farsi udire dalla ragazza italiana.

E quella constatazione era fottutamente vera. 

Nessuno era mai stato capace di sottrarsi dalle grinfie del pericoloso Ruben Perez.

Quindi come diavolo poteva, Samantha Moretti, riuscire proprio lì dove, fino a quel preciso istante, tutti gli altri avevano miseramente fallito?

Ma, quesito ancora più importante. Era proprio questo quello che voleva? Voleva davvero allontanarsi da lui?

"Fai un solo passo avventato e giuro che ti sparo" lo avvertì lei, sibilando a denti stretti tali parole.

Senza profilar la men che minima sillaba, il membro dei Siervos del Diablo si addentrò lungo il corridoio che conduceva verso le stanze principali. Tra cui soggiorno, cucina e sala da pranzo. Senza farsi notare troppo da Samantha, la quale era totalmente concentrata a mantenere la pistola puntata contro la sua snella figura, Lopez allungò appena la mano sinistra, facendo cadere a terra il vaso di cristallo, colmo di tulipani. Il quale si trovava poggiato su di una credenza, situata distante dall'uscio della sala da pranzo.

Il vaso di cristallo, non appena entrò in contatto con le piastrelle in marmo, produsse un forte tonfo. Suono che attirò l'attenzione di tutto il cartello gestito da El Diablo. Difatti, rapidamente, tutti i membri dei Siervos del Diablo, Perez compreso, uscirono chi dal soggiorno, chi dalla cucina, dirigendosi proprio da dove, pochi secondi prima, si era udito il rumore.

La nostra protagonista, udendo il suono dei loro passi, farsi sempre più forte e vicino a lei, cominciò a sentirsi accerchiata. Si passò una mano sulla fronte, togliendo via delle piccole e salate gocce di sudore che le cominciavano a scorrerle giù per il viso. Dandole enorme fastidio. Non si potevano affatto vederle ma, in quel preciso istante, le rotelle del suo diabolico cervello, avevano preso a girare ad un'assurda velocità. Intente ad elaborare un nuovo piano di fuga.

"Che cavolo è stato?"

Solo quando le arrivò alle orecchie la roca voce di Mateo Bravo, che oramai era sempre più vicino alla sala da pranzo, la Moretti decise di agire. Difatti, senza rifletterci troppo sopra, dopo aver colpito in piena nuca Hector, grazie al retro della pistola di quest'ultimo, così che non la intralciasse ulteriormente, si diresse verso la grande porta finestra che dava proprio sull'immenso giardino di quella stramaledetta villa dei Siervos del Diablo. Per sua somma fortuna, la porta finestra non era stata chiusa. Pertanto, digrignando i denti per il costante e forte dolore che provava alla caviglia slogata, zoppicò verso il giardino.

"¡Rubén! ¡La niña se está escapando!" esclamò in spagnolo il secondo al comando, Javier.

"Farti i cazzi tuoi no, eh?!" mugugnò con un filo di voce Samantha, strozzando così un piccolo gemito di dolore.

"Fossi in te mi fermerei, Samantha. E subito" tuonò Perez, con un timbro di voce autorevole.

Nel sentire quell'ordine, la ragazza dagli occhi azzurri si voltò di scatto in direzione proprio di Ruben. E, nel farlo, inciampò leggermente. Visto che, senza pensarci troppo, aveva poggiato troppo peso in quella malandata caviglia che si ritrovava ad avere.

Il portoricano, nel vederla vacillare appena in avanti, con uno scatto fulmineo aveva accorciato la distanza che lo divideva dalla sua Mija. Desideroso più che mai di essere capace di afferrarla prima che cadesse a terra. Ma, purtroppo, non appena Samantha ebbe riacquistato il pieno equilibrio, fu veloce nel sollevare in aria la mano che impugnava la pistola di Lopez, puntandola proprio contro ad El Diablo. Obbligandolo, in quel modo, a fermarsi.

Per dei lunghi ed interminabili secondi, Samantha rimase in silenzio, cercando di incanalare più aria possibile nei propri polmoni, e permettere ai battiti del suo cuore di rallentare, tornando a battere ad un ritmo più tranquillo. E, durante il tempo che lei rimase in silenzio, quasi tutti i componenti del cartello portoricano raggiunsero il loro capo, disponendosi in semicerchio. Anche Hector, il quale continuava a massaggiarsi il punto dolorante sul quale era stato colpito, era uscito in giardino. Disponendosi poco lontano da Mateo.

"Dove credi di andare, Mija?" domandò il trentenne, avanzando lentamente in direzione della ragazza italiana. "Non hai con te ne il cellulare, ne soldi, ne tanto meno la tua carta d'identità ed il passaporto"

Con forza, il giovane membro dei Sons of Silence serrò le labbra. Trattenendo, in quel modo, una risata.

Davvero Perez credeva che, alla biondina, importasse qualcosa di non avere, con se, nulla di quanto gli aveva appena elencato?

A Samantha Moretti bastava solamente allontanarsi da loro quanto prima. Tanto un modo per lasciare non solo San Juan ma, il Portorico stesso, lo avrebbe tranquillamente trovato. Dopotutto, lei, era un membro dei Sons of Silence. Era figlia e nipote di coloro che avevano fondato quell'organizzazione criminale. Era cresciuta in quel mondo. Circondata dal male più assoluto. Era stata preparata... Addestrata per affrontare qualsiasi forma di minaccia le si parava lungo il suo cammino.

"Andrò lontana da qui" parlò la ventiquattrenne, non appena ebbe ripreso fiato. "Lontana da voi. Lontana da te" la voce era dura. "Quindi se fossi in te, Diablo, rimarrei ferma al mio posto" disse, permettendosi di chiamare Ruben col nome col quale, nel mondo criminale, Perez era conosciuto.

E, ahimè, quell'errore che la Moretti aveva appena commesso, chiamando in quel modo colui che, contro ogni logica era stato capace di attirarla nella sua ragnatela, al capo dei Siervos del Diablo non passò di certo inosservato, anzi. Nel sentirsi chiamare proprio in quel modo, il portoricano sollevò il sopracciglio sinistro. Ed un tarlo del dubbio cominciò a farsi strada nei suoi pensieri. Alimentando le perplessità che risiedevano nel suo cervello.

Decise però che quello non era affatto il giusto momento per approfondire o, quanto meno, cercare di ottenere qualche risposta da parte della ragazza proveniente dall'Italia. Quindi, solo per il momento, accantonò quei pensieri colmi di dubbi che gli affollavano la mente, optando invece per cercare, il miglior modo possibile, di catturare nuovamente quella strafottente ragazzina, senza che nessuno si facesse del male.

"Torna in casa, Mija" ordinò, riprendendo ad avanzare verso di lei in modo lento. "Non farmi arrabbiare" aggiunse, cercando di intimidirla.

A quell'intimidazione, la giovane scosse leggermente il capo in segno di negazione, scoppiando poi in una leggera risata.

"Pensi davvero di esser in grado di spaventarmi?" domandò di ribatto lei, gesticolando appena con la mano che sorreggeva l'arma da fuoco. "Non ho paura ne di te, ne dei tuoi uomini" affermò, guardando uno ad uno i Siervos del Diablo presenti in giardino. Si mosse appena, alleggerendo il peso che, per pochi attimi, aveva riversato sulla caviglia ferita. "Ora tu, da bravo, mi permetterai di andarmene da questa preziosa gabbia nella quale vuoi rinchiudermi"

"Tu non vai da nessuna parte" controbattè Perez, proseguendo la sua camminata verso la ragazza dai capelli biondi.

"Fai anche un solo passo verso di me e credimi, Ruben. Non risponderò delle mie azioni" sibilò, puntando, per l'ennesima volta, la pistola contro il capo del cartello portoricano.

Il cuore del moro gli martellava con insistenza nel petto, portandolo quasi a temere che, da un momento all'altro, quel prezioso organo che lo manteneva in vita, potesse lasciare il corpo che lo conteneva.

Gli occhi verdi di Ruben continuavano, incessantemente, a studiare ogni piccolo ed insignificante movimento che, anche la più piccola cellula... Spasmo che il corpo di lei emanava. L'osservò con estrema cura, soffermandosi poi ad ammirarla dritto in quei lucenti occhi azzurri che possedeva. E, solo nel guardarli, proprio in quel momento, Perez poté scorgere che, oltre a quel maledetto senso di colpa che, durante la festa sulla spiaggia, ombreggiava quei bei occhi, ora vi era anche un altro sentimento. Ovvero la rabbia. E, Dio. Quel sentimento El Diablo lo conosceva fin troppo bene. Dopotutto, erano anni che, accompagnata dalla sete di vendetta, la rabbia viveva sovrana in lui.

"Non mi sparerai" la istigò Perez. "Non ne sei capace" disse, aizzandola ulteriormente ad agire.

E, questo suo continuare a fomentarla, portandola a premere il grilletto, non era altro che un subdolo tentativo di conoscerla meglio.

Non l'avrebbe smascherata, sia chiaro. Perché con estrema difficoltà si sarebbe stati capaci di scoprire chi, realmente, Samantha Moretti era.

Ma, semmai fosse stata veramente capace di premere il grilletto, sparandogli, avrebbe concesso a Ruben di nutrire almeno un paio di interrogativi. I quali, fin dal loro primo incontro, gli affollavano la mente, portandolo a restare sveglio per gran parte delle ore notturne.

Oramai aveva capito che, la sua Mija, era diversa da tutte le altre ragazze con cui si era divertito. Ma quanto era diversa?

Sarà stato per il lancinante dolore che provava, per la troppa stanchezza che si stava man mano impadronendo di lei, o semplicemente per la lucidità che, ormai, la stava abbandonando, che Samantha decise di agire, cedendo all'istigazione del trentenne.

Difatti, abbassò notevolmente la pistola che stringeva in mano e, senza la men che minima paura, lentamente mosse il polpastrello del dito indice lungo la liscia superficie del grilletto, finendo col far partire un singolo colpo.

L'ambiente circostante fu invaso da un boato, il quale echeggiò sovrano nel cortile, arrivando con prepotenza nei timpani dei presenti. E quel cazzo di proiettile che, alla velocità della luce aveva lasciato la canna della pistola, concluse la sua corsa poco lontano dal piede sinistro di Ruben, conficcandosi nel terreno.

"Questo era un avvertimento. Al prossimo miro al ginocchio" sibilò a denti stretti lei, passandosi la mano libera sul viso segnato oramai dal dolore e dalla stanchezza.

El Diablo, dopo aver allontanato lo sguardo dal terreno che conteneva il proiettile, lo puntò nuovamente in direzione della ragazza italiana. Schiuse appena le carnose labbra che possedeva, pronto più che mai a rimproverarla per il gesto appena compiuto quando, con la coda dell'occhio, scorse la possente figura di uno dei suoi uomini, ovvero Torres, a pochi metri di distanza dalla ventiquattrenne. Luka, difatti, silenziosamente si stava avvicinando alla ragazza. Pronto più che mai a disarmarla.

Attraverso un piccolo e quasi impercettibile movimento del capo, Ruben diede a Luka l'ordine di agire.

"Fai sul serio, Samantha?" formulò tale quesito Perez, così da avere, puntata su di sé, tutta l'attenzione della ragazza. Permettendo così al suo uomo di agire in maniera indisturbata. "Vuoi davvero ferirmi?"

Una risata che era un mix tra il diabolico ed il malsano, abbandonò la gola della Moretti, disperdendosi per tutto quell'immenso e, ben curato, giardino. A risata conclusa, la giovane si ricompose come meglio poteva, pronta a rispondere alle domande che gli erano appena state poste.

Ma, non appena schiuse le labbra, pronta per parlare, due possenti braccia le circondarono i fianchi, sollevandola appena da terra. Non appena i suoi piedi abbandonarono la morbida erba, subito Samantha prese a divincolarsi come meglio poteva. Desiderosa, più che mai, di sottrarsi da quella presa.

Con tutta la forza che aveva, mosse all'indietro il braccio sinistro, assestando una vigorosa gomitata alle costole di Torres.

"Non costringermi a farti del male, gattina" borbottò Luka, digrignando appena i denti per il colpo ricevuto.

"Lasciami!" esclamò lei, assestando l'ennesima gomitata alle costole del moro. "Preferisco morire che sottomettermi a voi!"

Luka, tenendola ben salda a sé con un solo braccio, allungò la mano destra in direzione della mano di lei nella quale teneva la pistola. Con un rapido movimento, poggiò il proprio pollice nella parte interna del polso di Samantha, cominciando a fare pressione. Aumentò sempre di più la forza con cui le faceva pressione al polso. E, purtroppo, non appena la Moretti percepì dei prolungati formicolii alla mano destra, fu costretta a gettare a terra l'arma. Con un poderoso calcio, Torres allontanò l'arma da fuoco da loro.

Il giovane membro dei Sons of Silence prese a massaggiarsi la mano destra, cercando così di alleggerire i formicolii presenti in quell'arto. Inaspettatamente smise di dimenarsi permettendo, in quel modo, al membro dei Siervos del Diablo di tenerla meglio ancorata a sé. Poi abbassò lo sguardo e, contro ogni probabilità, delle piccole lacrime cominciarono a scorrerle lungo il viso, finendo col depositarsi sulle possenti braccia del moro.

Torres, avendo capito che la Moretti stava piangendo, la rimise coi piedi per terra, facendola poi voltare lentamente verso di lui. Con due dita, le sollevò il mento, obbligandola a guardarlo. Poi, con estrema dolcezza, col pollice le asciugò qualche lacrima dalle guance arrossate.

La prese sottobraccio, conducendola successivamente da El Diablo e dal resto del cartello portoricano.

La ventiquattrenne sollevò il mento, con aria di sfida. Puntando poi i suoi occhi azzurri in quelli verdi di Ruben. Lo guardò con attenzione, per poi pronunciare un "Io me ne andrò da qui. Che tu lo voglia oppure no" detto con voce dura.

Davanti a quelle parole, gli occhi di Perez si illuminarono e gli angoli della sua bocca si curvarono all'insù. Creando un piccolo sorrisetto. Successivamente si chinò in avanti, portando le sue labbra a pochi centimetri di distanza dall'orecchio di lei. Così che, le parole che a breve gli avrebbe detto, le potesse udire solo lei.

"Puoi provare tutte le volte che vuoi a fuggire dal sottoscritto. Ma, credimi. Riuscirò sempre a trovarti, Mija"



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SPAZIO AUTRICE:

Il tarlo del dubbio ha cominciato ad affollare la mente di Ruben. El Diablo riuscirà a scoprire chi è realmente Samantha, oppure lei riuscirà a mantenere segreta la sua identità?

Da questo capitolo, in poi, cercherò di accorciare tutti i capitoli. Con la speranza di riuscire ad aggiornare con più frequenza.

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