• ᴜɴᴇxᴘᴇᴄᴛᴇᴅ ʀᴇᴛᴜʀɴ... ᴀᴛ ᴛʜᴇ ᴡʀᴏɴɢ ᴛɪᴍᴇ •
Stiles aprì gli occhi, si trovava seduto in classe, nell'aula di economia, al suo solito posto. Si guardò attorno, era esattamente come se la ricordava: mancavano solo l'insegnante e i compagni. Era da solo, con le mani appoggiate sul banco, guardando la lavagna scura; dalle ampie finestre non entrava luce: era sera e non c'era nessuno con lui. Eppure, anche se si trovava da solo nell'istituto scolastico, le luci erano accese, poteva vedere il corridoio illuminato al di là della porta dell'aula, chiusa. Si guardò attorno, confuso: era certo di essere in un bosco, non nella classe di economia. Abbassò lo sguardo sul banco, sorprendendosi alla vista di un quaderno, aperto, con appoggiata sopra una penna. Doveva prendere appunti?
Il ragazzo fece per alzarsi, per uscire dalla classe e andare verso l'uscita della scuola, per poter tornare a casa ma due mani gli si appoggiarono sulle spalle, tenendolo seduto.
<< Non hai chiesto il permesso per andare in bagno, Stiles>> disse una voce ormai troppo familiare, l'aveva sentita più e più volte, l'avrebbe riconosciuta senza dubbio. Fece per voltarsi verso la persona alle sue spalle, incontrando il suo sguardo: davanti a lui, o meglio dietro di lui, si trovava Stiles Stilinski, lo stesso Stiles che aveva visto più volte nei suoi sogni, che gli parlava, che gli suggeriva cosa fare. Stiles guardò se stesso come se si stesse guardando allo specchio, mentre questo camminava per la classe, dirigendosi verso la lavagna e prendendo un gessetto bianco, come se fosse il professore e dovesse spiegare qualcosa. Iniziò a scrivere, il rumore del gessetto sulla superficie della lavagna era l'unico suono udibile. Improvvisamente l'altro Stiles si voltò verso la classe, verso il figlio dello sceriffo di Beacon Hills, con sguardo serio.
<< Tutti ce l'hanno ma nessuno la può perdere, che cos'è, Stiles?>> domandò quello che si stava fingendo il professore, facendo qualche passo avanti, avvicinandosi lentamente all'unico studente presente. Il ragazzo rimase in silenzio, stranito dall'indovinello, guardando la lavagna su cui era scritta la domanda. Aveva la penna in mano, non ricordava neanche di averla presa e tantomeno ricordava di aver scritto qualcosa, eppure sulla pagina del quaderno c'erano scritte delle parole.
Svegliati. Svegliati. Svegliati.
<< Tutti ce l'hanno ma nessuno la può perdere>> ripeté quello che Stiles credeva fosse la personificazione della sua coscienza, cosa che chiaramente non era, mentre si faceva più vicino, sempre più vicino al banco su cui era seduto il ragazzo.
<< Tutti ce l'hanno ma nessuno la può perdere >> continuò a ripetere le sue parole, attendendo con ansia una risposta, mentre si avvicinava sempre di più, fino a quando non si appoggiò al banco di Stiles, guardando il ragazzo con sguardo cupo e un sorrisetto sghembo.
Mentre quello parlava e camminava, gli occhi di Stiles continuavano a scorrere sulle lettere scritte sul quaderno, lettere che componevano la parola "svegliati", ripetuta più e più volte.
Alzò lo sguardo dal foglio, guardando con stupore e forse inquietudine la lavagna su cui era scritta la stessa parola: Svegliati.
<< Allora, Stiles?>> chiese guardando il ragazzo negli occhi. Improvvisamente le luci si spensero, rimasero al buio, guardandosi.
E con un sussurro Stiles rispose <<L'ombra>>
Gli occhi di Stiles iniziarono ad aprirsi, a fatica, non riuscendo a tornare cosciente, rimanendo nel limbo tra il sonno e la coscienza, non essendo in grado di svegliarsi del tutto, come se qualcosa lo trattenesse nel sonno.
<<L'ombra.. hai detto bene, Stiles>> la voce del suo Alter Ego risuonò chiara alle orecchie del ragazzo, tanto chiara quanto realistica. Aprì di nuovo gli occhi, si trovava nuovamente seduto in classe, l'altro Stiles gli stava tenendo le braccia incollate al banco con forza, non volendo lasciarlo andare. <<Sai cosa sono io, Stiles?>> domandò la persona che si trovava davanti a lui, che gli impediva di scappare, strattonandogli i polsi, tenendolo seduto in classe. Ormai la lavagna era coperta di scritte, la stessa parola, ripetuta più e più volte: Svegliati.
<< Io sono...>> le parole del suo Alter ego furono interrotte da qualcun altro che parlava. C'era qualcun altro in quel momento.
Improvvisamente Stiles aprì gli occhi: era seduto nel bosco, contro l'albero, accanto a lui si trovava suo padre, Noah Stilinski, lo sceriffo della contea, che guardava il figlio con fare preoccupato. Gli occhi dello sceriffo Stilinski trasparivano sincera preoccupazione, forse paura, ma quando le iridi color nocciola del ragazzo incontrarono quelle chiare del padre, sollievo fu riconoscibile nei suoi occhi, come se si fosse liberato di un opprimente peso che lo stava schiacciando.
Effettivamente lo sceriffo, quando si era conto che il figlio non era tornato a casa, aveva provato a chiamarlo, cosa ripetutasi quelle sei volte prima che iniziasse veramente a sospettare che fosse successo qualcosa. Ed ecco che quella mattina avevano trovato suo figlio nel bosco, addormentato, come se nulla fosse. In piedi, alle spalle dello sceriffo, si trovava Melissa McCall, la madre di Scott, che si guardava attorno con aria tanto preoccupata quanto impaziente.
<< Stai bene?>> le parole dello sceriffo rimbonbarono nella mente di Stiles come se avesse detto chissà cosa. Due parole che la gente ripeteva più volte al giorno, spesso mostrandosi fintamente preoccupata. Eppure Noah sembrava veramente in dubbio sulla salute del figlio, avendo passato la notte in mezzo al bosco con le braccia graffiate e qualche livido qua e là. Inoltre aveva anche dei profondi tagli sulla caviglia, piccoli ma ripetuti quattro volte di fila in verticale e poi uno un po' più lontano dagli altri, come se qualcuno avesse afferrato la caviglia e avesse fatto sprofondare con forza le unghie nella carne.
Ti sembra di star bene, Stiles?
Il ragazzo sussultò sentendo quella voce nella sua mente, come se fosse sempre stata lì attendendo il momento giusto per intervenire. Aveva risposto saggiamente, in realtà, aveva lasciato intuire come quella domanda posta dal padre fosse stata inutile: bastava guardarlo e non a caso si stavano avvicinando dei medici, portando il necessario per fare un controllo sullo stato di salute dello studente liceale.
<< Non mi sembra di star bene, papà>> disse con uno filo di voce il ragazzo, cercando di sedersi più comodamente, per quanto potesse essere comodo, contro l'albero.
Noah Stilinski non ebbe neanche il tempo di rispondere che Melissa si intromise nella conversazione, con gentilezza, non c'era che dire, ma comunque interruppe quello scambio di battute tra padre e figlio.
<< Stiles, so che non dovrei chiedertelo viste le tue attuali condizioni ma devo saperlo: sai dove si trova Scott?>> chiese. Un tremolio nella sua voce confermò i dubbi sorti a Stiles: Scott non era a casa, non vi era tornato e tantomeno non si trovava vicino alla sua Jeep, dove Stiles e chiunque lo avesse portato lì lo aveva lasciato, privo di sensi.
<< No.. non lo so, mi dispiace Melissa>> rispose il ragazzo, guardandola con dispiacere, cercando di farle sentire il suo supporto. Eppure chiaramente non bastò poiché la donna si allontanò in silenzio, appoggiandosi ad un albero, in disparte, riflettendo.
Non farti impietosire da Melissa McCall, Stiles, dovrebbe sapere quanto un Vero Alpha sappia difendersi, non ti dovresti preoccupare nemmeno tu.
In fin dei conti la voce nella sua mente aveva ragione: Scott era la persona più forte e con buona volontà che aveva mai conosciuto. Si sarebbe facilmente salvato da solo.. ma forse avrebbe dovuto aiutarlo? Sì, avrebbe aiutato a cercarlo, una volta essersi ripreso. Ma dopotutto Scott era un lupo mannaro, sapeva difendersi.. lui era in grado di farlo, non era debole e indifeso come lui, l'unico umano del branco assieme ad Allison, ma che comunque era una cacciatrice, era in grado di confrontare pericoli proteggendo se stessa e gli altri.
Ma Stiles cosa sapeva fare? Aiutava a ideare potenziali piani suicidi, teneva alto il morale e sdrammatizzava.. ma oggettivamente non faceva nulla se non l'autista della fuga quando serviva.
Sei un peso per i tuoi amici, Stiles, ma io ti posso aiutare a non esserlo più, posso renderti come loro, se non più forte.
Non capiva dove quella voce volesse andare a parare, non riusciva a comprendere come la sua coscienza potesse fare tanto ma sopratutto come mai sentisse quella inquietante- perché lo era- voce. Ogni volta che la sentiva, un brivido gli correva lungo la schiena, un senso di freddo lo pervadeva. E mentre Stiles si occupava di capire che cosa intendesse la inquietante voce nella sua coscienza, i medici si avvicinarono, allontanando lo sceriffo e aiutando il ragazzo a tirarsi in piedi, sorreggendolo e accompagnandolo verso l'ambulanza, per portarlo in ospedale per dei controlli, poi lo avrebbero lasciato tornare a casa, anche perché a parte i tagli e i graffi la sua situazione non era tanto critica.
Il viaggio in ambulanza permise al ragazzo di riflettere meglio sulla situazione, cercando di restare sveglio poiché i suoi occhi sembravano volersi chiudere da soli, come se fosse spinto a tornare indietro nel mondo dei sogni. Ma non voleva dormire, non voleva incontrare la sua inquietante versione professore di indovinelli cupi. Ma alla fine, che gli piacesse o meno, gli occhi si chiusero.
Stiles si trovava in mensa, seduto accanto a Scott, davanti all'alpha si trovava Allison e accanto a lei aveva appena preso posto Lydia. Non passò molto prima che si sedessero con loro anche Kira e Isaac.
Sembrava una giornata normale, gli altri studenti si alzavano e si sedevano tenendo in mano i vassoi col pranzo mentre loro erano lì, a parlare.
Per Scott sei solo un peso
La voce alle spalle del ragazzo lo fece sussultare. Stiles rivolse improvvisamente la sua attenzione verso Scott, verso il suo migliore amico che in quel momento lo stava guardando, con sguardo serio.
<< Forse è meglio che tu rimanga in auto questa volta, ti chiameremo se avremo bisogno di te>> furono le parole di Scott che colpirono come un proiettile Stiles, come se stesse confermando il fatto di essere una palla al piede per il suo migliore amico, ormai un Alpha.
Ad Allison non frega nulla di te, potresti morire e non le cambierebbe niente.
E ancora una volta un brivido scosse Stiles, costringendolo a voltarsi verso Allison, seduta davanti a Scott.
<< Sì, se rimane in auto è meglio per tutti, almeno non dovremo guardare la schiena a lui e a noi stessi>> confermò la ragazza, rivolgendosi a Scott e poi agli altri, ricevendo un gesto di consenso.
Non piacerai mai a Lydia, non le sei mai piaciuto e lo sai benissimo.
In quel momento Aiden fece la sua comparsa, fermandosi per riscuotere un bacio dalla sua ragazza, da Lydia.
Stiles iniziò a respirare velocemente, come in preda ad un attacco d'ira. Perché Lydia non lo amava?! Perché Scott lo vedeva come un peso?! Perché ad Allison non importava nulla di lui?! Stiles era esattamente come loro, parte del branco quanto gli altri.
Isaac non ti ha mai trovato simpatico.
Perché improvvisamente a Stiles dava fastidio che Isaac non lo trovasse simpatico? Di solito non si sarebbe fatto problemi, sarebbe andato avanti, come se nulla fosse.
<< Ma se muore non è un problema, no?>> le parole di Isaac risultarono acide e dolorose al ragazzo. Perché nessuno lo voleva? Cosa stava succedendo?
Kira? Lei non sa neanche il tuo nome.
<< Ma di chi stiamo parlando?>> la voce della ragazza giapponese fu l'ultima che Stiles sentì prima di alzarsi dal tavolo di fretta e furia allontanandosi rapidamente, come per fuggire dai suoi amici.
E mentre camminava nel corridoio le luci iniziarono a spegnersi e riaccendersi, ad intermittenza, fino a quando, in fondo al corridoio, improvvisamente vuoto, non comparve la figura di Stiles, girata di spalle, con indosso una giacca di jeans dai colori scuri, una felpa di un blu scuro, quasi nero, col cappuccio che era appoggiato sulla schiena del ragazzo. Lentamente si girò, mostrando il suo volto pallido, quasi cadaverico, sul quale saltavano all'occhio subito le occhiaie e gli aloni scuri attorno agli occhi.
Stiles guardò se stesso, cercando di calmarsi, prendendo profondi respiri mentre si sentiva sempre più solo, ignorato dai suoi amici e dalle persone che amava. Nessuno voleva bene a Stiles Stilinski..
La figura davanti a lui stava per parlare, sembrava sul punto di dire qualcosa di estremamente importante, come se volesse sconvolgere il piccolo mondo di Stiles.
Ma fortunatamente, o sfortunatamente, Stiles fu riportato al presente da due voci, entrambe maschili, che sembravano discutere di qualcosa di importante citando più volte il suo nome, come se non potesse sentirli.
<< Per quanto Beacon Hills sia piena zeppa di cose strane, il fatto che Scott sia sparito e che Stiles sia stato attaccato non è un buon segno>> disse la prima voce, con aria un po' cupa e pensierosa, lasciando intendere che ci fosse qualcosa sotto che loro ignoravano.
<< Ma Stiles è ancora vivo: chiunque lo abbia aggredito lo avrebbe potuto uccidere, eppure lo ha lasciato in vita con qualche graffio e livido>> rispose la seconda voce, come per confutare l'affermazione precedente.
<< Derek, per quanto ti possa illudere di avere tutto sotto controllo sai che non è così. Chissà chi si aggira per le strade di questa città: un serial killer? Un Alpha in cerca di un branco? Una qualche creatura di cui non sappiamo l'esistenza? Qualcosa sta per succedere, lo so che lo sospetti anche tu>> e i sospetti di Stiles furono confutati: si trattava di Derek e Peter, stavano parlando tra loro di quello che era accaduto, nessuno sembrava interessarsi alla loro presenza. Parlavano tranquillamente, credendo forse che Stiles stesse ancora dormendo? Effettivamente sembrava addormentato: gli occhi erano chiusi, il respiro era regolare e il battito cardiaco anche. Ma ecco che, improvvisamente, il figlio dello sceriffo si ritrovò nuovamente addormentato.
Per la prima volta da qualche tempo fu in grado di dormire bene, senza incubi, senza sogni: una normale dormita. In effetti recentemente Stiles aveva iniziato a dormire molto di più di quanto avesse mai fatto, crollando addormentato anche a scuola o agli allenamenti, senza un preciso motivo. Inoltre era sempre più stanco e assonnato, come se le ore passate nel letto fossero inefficaci.
<< Secondo te cosa succederà, Lydia?>> fu la voce di una ragazza a svegliare Stiles, dopo un po'. Era una voce familiare, la sentiva spesso: si trattava di Allison. Allison quel giorno indossava una maglietta rossa con sopra una giacca di pelle nera e dei jeans, come se avesse deciso di indossare abiti comodi in caso di eventuali problemi.
<< Non ne ho idea, ma finché questo continuerà a dormire e Scott non darà segni di vita non penso potremo fare molto>> aveva risposto Lydia, la stupenda ragazza dai capelli biondo fragola, la ragazza per cui Stiles aveva una cotta dalla terza elementare ma cosa che a lei non sembrava interessare più di tanto. Ma fu Lydia ad accorgersi che Stiles stesse aprendo gli occhi e sembrò parecchio sollevata da ciò, come se si fosse appena tolta un peso di dosso.
<< Finalmente sei sveglio, ci hai fatto prendere un colpo!>> esclamò la ragazza guardando Stiles, con degli occhi che lasciavano trasparire tutta la sua gioia.
<< Quanto ho.. dormito?>> chiese il ragazzo tirandosi un po' su con la schiena, sedendosi in modo da poter parlare tranquillamente con le due ragazze. Sembrava stanco, debole: il volto era pallido ed evidenti occhiaie circondavano i suoi occhi. Si appoggiò una mano sulla fronte, sospirando, strizzando gli occhi. Non stava chiaramente bene anche se i medici non gli avevano diagnosticato nulla di rilevante.
<< Quasi sei ore>> rispose Allison avvicinandosi di qualche passo al lettino su cui Stiles era seduto, facendo un profondo respiro. Il suo volto non era sollevato quanto quello di Lydia: Allison era preoccupata, tormentata dalla scomparsa di Scott. Non sapeva cosa fare, dove cercare, cosa aspettarsi.. si sentiva impotente, ma sopratutto aveva paura.
<< Stiles, ti prego, ti scongiuro di dirmi cosa ricordi..>> iniziò la cacciatrice, con un tremolio nella voce <<Scott è scomparso, non so cosa fare, magari ricordi qualcosa che possa aiutarci ad iniziare le indagini: la polizia non trova indizi, Melissa è talmente tanto preoccupata che non riesce a concentrarsi sul lavoro e io mi sento sempre più incapace di reagire>> continuò Allison guardando Stiles, lo stava supplicando di aiutarla ma cosa poteva fare Stiles? Nulla, non poteva fare nulla.
<< Allison.. io non so dove sia Scott>> mormorò Stiles. Quello era un incubo. Un vero incubo, solo che al posto di trovarsi nella sua mente era reale, fin troppo reale.
Aveva paura anche lui: doveva aiutare il suo migliore amico, era un suo dovere, eppure era costretto a restare in ospedale fino a quando non sarebbe stato dimesso. E la cosa che lo turbava di più oltre ai costanti sogni era il futuro che attendeva Beacon Hills. <<Perché pensate tutti che sappia dove sia Scott?>> chiese, d'istinto. Allison era già la seconda persona che glielo chiedeva, eppure lui non sapeva dove trovare il suo migliore amico, ricordava di averlo visto cadere per terra privo di sensi vicino alla jeep, cosa fosse successo in seguito non lo sapeva.
<< Semplicemente perché la polizia ha ritrovato il suo telefono, vicino all'entrata della centrale, e appena acceso si sono trovati davanti al registro telefonico che mostrava due chiamate indirizzate a te risalenti circa all'una di mattina>> spiegò Lydia, già quell'espressione di sollievo mostrata qualche istante prima era svanita mentre osservava Stiles con fare un po' serio, come se gli volesse intimare di dire ciò che sapeva, subito.
<< Ho ricordi un po' confusi su quanto successo ieri sera, senza considerare il lacerante mal di testa, ma sono certo di poter ricordare qualcosa>> disse con sicurezza il ragazzo, riflettendo un attimo, come perso tra i suoi pensieri. Passarono un po' di secondi ed infine Stiles si decise a parlare, mentre le due ragazze lo guardavano con ansia. << Eravamo davanti alla centrale, ci trovavamo lì perché mi aveva chiamato mio padre per avvisarmi che sarebbe rimasto in centrale fino a tardi per completare delle indagini. Sapete come sono fatto: quando si parla di ficcare il naso negli affari della polizia sono sempre il migliore. Per questo motivo eravamo lì, ma una volta arrivati abbiamo notato che non c'era nessuno ma le luci erano accese e le porte aperte, alla fine ho convinto Scott ad entrare e siamo andati nell'ufficio di mio padre, dove abbiamo letto e fatto foto a molti dei dossier che abbiamo trovato.. spero solo non abbiano controllato nel mio telefono>> si interruppe il ragazzo, come distratto da qualcosa, preoccupato per le foto fatte ai documenti. <<Ma improvvisamente Scott ha iniziato a mostrarsi preoccupato dalla presenza di qualcuno tanto da spaventare persino me, per questo motivo siamo usciti e siamo tornati alla jeep per riprendere la strada verso casa. Avevamo in programma di fermarci a casa mia a farci una maratona di Star Wars, alla fine avevamo deciso così>> continuò, perdendo un attimo il filo del discorso. Non riusciva a concentrarsi, non riusciva a pensare per più di tot minuti alla stessa cosa prima di confondersi e cambiare argomento. Cosa gli stava succedendo? Rivolse uno sguardo alle ragazza che chiaramente lo stavano incitando a continuare, così riprese. << Ma quando siamo saliti in macchina il motore non partiva, così sono sceso a controllare e dopo aver risolto il problema sono tornato su. Scott sembrava veramente spaventato, non capivo perché è diciamo che mi stavo persino preoccupando per lui. Ho acceso un'altra volta la Jeep ma una spia rossa mi ha fatto notare che il serbatoio fosse vuoto, cosa impossibile dato che avevo fatto benzina ieri sera. Ho iniziato ad avere sospetti, dubbi, così sono sceso ancora per controllare se i tubi perdessero benzina. Ricordo che qualcosa abbia tirato indietro il mio piede, ho sbattuto contro la jeep e ho iniziato a non capire più nulla.. e Scott, lui è sceso chiamando il mio nome... ma c'era qualcuno con noi! Ha colpito Scott, ne sono certo, in pochi secondi era sdraiato a terra..>> il ricordo di quanto accaduto la sera prima iniziò a tormentare Stiles, che aveva iniziato a respirare più velocemente, come se stesse avendo un attacco di panico. Aveva paura.
<< Quindi c'era qualcun altro?>> chiese Allison sorpresa, decisamente preoccupata, mentre i suoi occhi cercavano rassicurazione da quelli di Lydia e di Stiles, cosa che il ragazzo non potè darle, confermando i suoi sospetti con un gesto affermativo del capo, rimanendo silente. Lydia ed Allison notarono la paura che Stiles aveva, notarono subito che qualcosa non andasse, sia nel suo comportamento che nel suo stato di salute. Aveva iniziato a stare sempre più male, ad essere assonnato sempre, a perdere il filo del discorso da un po', pensavano fosse lo stress, ma da quando avevano fatto quel rito per salvare i loro genitori Stiles non era più lo stesso.
Le due ragazze, chiaramente preoccupate per l'amico decisero di salutarlo, promettendogli che se non lo avessero dimesso sarebbero tornate a trovarlo il giorno dopo o che si sarebbero trovati a scuola, in corridoio, come facevano sempre. Mentre uscivano dalla stanza in cui su trovava Stiles, Lydia non poté fare a meno di pensare a cosa stesse succedendo, al modo in cui Stiles le aveva guardate tutto il tempo, con occhi pieni di terrore e stanchezza. Si voltò ancora una volta verso quello che considerava un amico, incrociando il suo sguardo e per la prima volta notando quanto Stiles fosse cambiato negli ultimi tempi, quanto avesse smesso di sorridere e scherzare lasciando posto a tratti più cupi del suo carattere. Avrebbe scoperto cosa aveva portato un tale cambiamento nell'animo di Stiles, se lo promise.
Mentre Allison e Lydia uscivano per poter tornare alla macchina dell'Argent, nella stanza in cui si trovava Stiles entrò Melissa, con quello sguardo un po' perso e confuso, chiaramente spaventato ma che voleva nasconderlo.
Rimasero un attimo in silenzio entrambi, mentre lei sistemava le attrezzature mediche.
<< Stai meglio?>> chiese, infine, la madre del suo migliore amico, rivolgendo a Stiles uno sguardo un po' più dolce, come se volesse aiutarlo a superare quel momento.
<< Sì, grazie>> rispose Stiles, sorridendole leggermente, debolmente. Sentiva lo strano impulso di tornare a dormire, di chiedere suggerimento all'inquietante se stesso che ormai faceva da padrone ai suoi incubi e a cui, giorno dopo giorno, iniziava ad assomigliare sempre di più. Per quanto lo spaventasse, trovava conforto nella sua voce, come se fosse l'unico tra tutti che capisse il modo in cui realmente si sentiva.
<< Sai per caso dove si trova mio padre?>> chiese improvvisamente Stiles, non gli era ancora andato a fare visita, cosa che non prometteva per nulla bene.
Melissa annuì, probabilmente glielo aveva detto in modo che lo riferisse al figlio. Noah non era il tipo da lasciare suo figlio all'ospedale da solo.. Noah amava suo figlio, ci teneva tantissimo.
<< Lo hanno costretto ad andare ad indagare nel bosco, sta notte non sei stato attaccato solo tu>> disse con insicurezza la donna, la sua voce tremò, facendo intuire la paura che stesse avendo. <<Una persona è stata uccisa nel bosco: non aveva più le braccia e c'erano segni di morsi ovunque sul corpo.. Stiles, sei stato fortunato ad essere ancora vivo>> mormorò la donna, per poi girarsi e uscire dalla stanza rapidamente, come se non avesse avuto più intenzione di continuare quella conversazione che stava diventando un po' macabra. Doveva cambiare argomento e distrarsi.
Non c'eravate solo te e Scott, ieri sera.
Non lo avrebbe ammesso ma attendeva con ansia che quella voce si facesse sentire ancora, suggerendo, commentando, istigandolo a fare qualcosa. Ed ecco che finalmente aveva parlato, portando all'attenzione di Stiles qualcosa che forse non si ricordava. Cosa voleva fargli ricordare? Perché?
Pensaci un attimo, parcheggiata davanti alla tua jeep, Stiles, che auto c'era?
Un'auto della polizia? No, non gli avrebbe fatto questa domanda se fosse stata quella la risposta.. anche perché non era un'auto della polizia quella che era parcheggiata davanti all sua jeep. Aveva una forma più aerodinamica, sembrava un'auto molto più costosa di quelle della polizia. Ed ecco che una lampadina si accese nella mente di Stiles.
Vedi? Non ci voleva molto, dovevi solo concentrarti un momento perché anche delle piccole banalità possono fare la differenza. Che auto era, Stiles?
Chiese, ancora, con la stessa insistenza avuta nel suo sogno, quello in cui si trovava in classe. Ebbe un momento di panico, improvviso, come se gli stesse capitando qualcosa. I battiti del suo cuore iniziarono ad aumentare notevolmente. Sempre di più.
Che auto era?
La voce era sempre più persistente, come se non volesse che si sconcentrasse da ciò, per tenere la sua concentrazione su quell'argomento.
Ed ecco che dopo qualche istante, un sussurro uscì dalle labbra di Stiles: una Porsche.
Chi possiede una Porsche?
Stiles questo non lo sapeva, o meglio, non voleva saperlo. In realtà una risposta si era lentamente fatta spazio nella sua mente, non voleva semplicemente crederci. Quella persona aveva lasciato Beacon Hills, se ne era andata.
Chi possiede una Porsche?
Un nome ed un cognome furono ciò che Stiles riuscì a dire in quel momento di panico.
Jackson Whittemore.
• Chapter Revised, 8/ 09/ 2020 •
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