• ᴛʜᴇ ᴀʟᴘʜᴀ ᴀɴᴅ ᴛʜᴇ ʜᴜᴍᴀɴ •


D

a quando Deucalion era stato sconfitto, Beacon Hills sembrava una normale contea californiana, nessun nuovo problema si era posto al branco di Scott McCall tanto che credevano di essere finalmente ad un punto della situazione in cui finalmente potevano rilassarsi, dimenticare i loro doveri e svagarsi un po', come avrebbero dovuto fare dei normali studenti liceali. E come tali, poco prima che ricominciasse la scuola, Scott e Stiles si trovavano per le strade di Beacon Hills, seduti sui sedili anteriori della jeep del figlio dello sceriffo, parlando del più e del meno. Stavano condividendo un pacchetto di patatine, comprate poco prima in un market aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. Per quanto quel market non fosse vicino alla casa di nessuno dei due, Stiles si ostinava a comprare lì gli snack, le bibite o qualsiasi cosa potesse servire ai ragazzi per rifocillarsi. Il motivo per cui probabilmente Stiles continuava ad andare in quel market era tanto banale quanto sciocco: la ragazza che vi lavorava chiaramente aveva fatto una buona impressione sul figlio dello sceriffo. Certo, chiaramente non quanto avesse fatto Lydia Martin, che non sembrava accorgersi di cosa Stiles provasse per lei, ma questi piccoli dettagli dovrebbero essere sorvolati.
Era una notte di luna piena, sempre pericolose e di certo serate in cui nulla andava mai nel verso giusto, eppure Scott ormai era in grado di controllarsi e Stiles non aveva problemi a stargli accanto, senza rischiare di venir sbranato o aggredito. Ormai a Stiles sembravano essere passati decenni da quando ancora la sua vita era normale, quella di un comune ragazzo americano circondato da altri comuni ragazzi americani. Invece neanche due anni erano passati da quando Scott McCall, il suo migliore amico, era diventato un lupo mannaro, per colpa dello stesso Stiles, che lo aveva convinto a seguirlo nel bosco alla ricerca della metà mancante di un cadavere.
Certo, mangiare patatine alle nove di sera non era una grande soluzione, ma almeno i due amici potevano sgranocchiare qualcosa mentre decidevano dove fermarsi a cena. E mentre Scott guardava fuori dal finestrino i locali che scorrevano mano a mano che la jeep avanzava sull'asfalto, Stiles guidava in silenzio, come se fosse assorto nei suoi pensieri, inoltre era alquanto stanco, come se le ore di sonno non gli facessero alcun effetto. Guardandolo bene effettivamente si potevano notare delle lievi occhiaie, dovute al tempo passato al computer a fare ricerche, sui libri a studiare e ad occuparsi di questioni legate al soprannaturale. Ed era proprio questo l'argomento predominante nei pensieri di Stiles, oltre al fatto che ogni volta che chiudeva occhio nella sua mente comparivano solo incubi, che lo svegliavano in continuazione e gli impedivano di dormire a dovere. Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Scott, dopotutto era un semplice problema d'insonnia, lo avrebbe risolto da solo, come era solito fare.

<< Stiles, sei piuttosto silenzioso>> esordì McCall guardando fuori dal finestrino, per poi rivolgere uno sguardo quasi preoccupato al migliore amico, che era da qualche giorno che si comportava in modo strano. Più che "strano" Stiles era "assonnato", ma non era da lui esserlo, di solito compensava le ore di sonno perse con litri di caffè; eppure quella volta era diverso: Stiles non aveva ancora bevuto una tazza di caffè, si limitava ad addormentarsi nei momenti meno opportuni della giornata, una volta era riuscito ad appisolarsi durante una gita nel bosco con gli altri membri del branco. <<Il gatto ti ha mangiato la lingua?>> chiese poco dopo Scott, continuando a rimanere vigile, cercando un ristorante in cui fermarsi.

Stiles sussultò, come se gli fosse venuta in mente una scena raccapricciante e spaventosa e scosse la testa per scacciarla.
<< Il gatto non mi ha mangiato la lingua, Scotty, ma un dito, ed è colpa tua>> rispose, con quel solito tocco di sarcasmo nelle sue parole, la sua arma migliore contro il soprannaturale. Il sarcasmo era davvero lo scudo con cui Stiles si proteggeva, sempre e comunque, in qualsiasi situazioni egli avrebbe sdrammatizzato.

Alle parole di Stiles, Scott non poté fare altro che roteare gli occhi e sospirare, mostrando un sorriso divertito alla risposta dell'amico.
<< Quel dannato gatto è insopportabile, ogni volta che cerchi di approciarti a lui ti aggredisce e tenta di staccarti un dito>> commentò a sua volta il Vero Alpha, ridacchiando per poi guardare la mano di Stiles, che aveva un dito fasciato.
<<A proposito, il dito sta guarendo?>> chiese con premura, dopotutto teneva molto ai suoi amici, al suo migliore amico soprattutto.

<< E casualmente il dito finisce per tentare di staccarlo a me e non al lupo qua presente>> borbottò Stiles picchiettando con le dita sul volante della jeep, lanciando uno sguardo fuori dal finestrino, superando un altro locale.
<< Sta guarendo ma solo grazie ai miei poteri da uomo delle nevi>> aggiunse, rispondendo alla domanda del migliore amico, con un ampio sorriso.

Scott finalmente si tranquillizzò sentendo il suo amico continuare a fare una battuta dietro l'altra, almeno così era certo che stesse bene e che non si fosse perso in pensieri eccessivamente importanti. Aveva sempre apprezzato il modo in cui Stiles si approciava a gran parte delle situazioni, sopratutto perché era sempre accanto a lui, seppur non avesse alcun potere soprannaturale. Almeno, questo era ciò che Scott credeva.
<< Da quando sei un uomo delle nevi? Non eri mica un bigfoot?>> chiese Scott, fingendosi serio mentre Stiles scuoteva la testa per correggerlo.
Dopo qualche istante indicò un locale, era in uno spiazzo al limitare del bosco ma erano parcheggiate alcune auto, cosa che implicava che ci fossero alcune persone a cena. << Ci fermiamo lì?>> propose il vero Alpha, ricevendo un grugnito di soddisfazione da Stiles.

<< Finalmente il grande Scott McCall ha trovato un posto in cui fermarsi a cena. Iniziavo a pensare di dovermi trasformare nell'uomo delle nevi e mangiarti per cena, se non ti fossi deciso a scegliere>> rispose il figlio dello Sceriffo, ridacchiando e fingendo di aggredire Scott, nel mentre parcheggiava la jeep in uno dei posti riservati ai clienti del ristorante.

<< Pensavo fosse il contrario, Stiles>> commentò il vero Alpha, ridacchiando e scendendo dalla jeep una volta che l'amico ebbe parcheggiato. Era una serata abbastanza fresca, tanto che entrambi si erano portati dietro una felpa, giusto in caso potesse servire. Chiuse la portiera e attese Stiles davanti all'entrata del ristorante.

<< Ne sei proprio sicuro?>> chiese Stiles guardandolo in modo alquanto serio, per poi scoppiare a ridere ed entrare nel ristorante, che era più simile ad un fast food che altro. Si sedettero ad un tavolo e ordinarono da mangiare.
La cena passò in modo piuttosto piacevole, Scott e Stiles parlarono del più e del meno, facendo ipotesi sul rientro a scuola, sulla situazione sentimentale di entrambi e sui problemi che potessero sorgere. "Magari questa volta dovremo combattere Darth Vader" aveva detto ad un certo punto il figlio dello Sceriffo di Beacon Hills, imitando com una cannuccia l'antagonista di Star Wars, facendo persino finta di accendere la spada laser. Scott ordinò il bis, quella sera aveva stranamente fame e aveva mangiato molto più di quanto avesse mai fatto, tanto che Stiles stesso si era sorpreso. Rimasero al bar fino alle dieci e mezza di sera, ridendo e scherzando, per poi pagare e uscire, continuando a fare battute e a parlare, accennando al soprannaturale, commentando le situazioni affrontate fino a quel momento. Di certo all'inizio avevano avuto difficoltà contro Peter Hale, erano inesperti e Scott aveva solo Derek e Stiles ad aiutarlo, poi si sono aggiunte Lydia ed Allison, Isaac, Boyd ed Erika ed infine i gemelli, che erano stati loro nemici. Anche Peter Hale, tornato in vita, li aveva aiutati, Malia. E poi c'era Kira, la nuova ragazza che si era unita al gruppo. E qualsiasi problema avessero, ad aiutarli c'era anche Deaton, il veterinario di Beacon Hills, che sapeva molto più sul soprannaturale di quanto non si potesse credere. Ed ecco che tra tutti i lupi mannari, un coyote mannaro, una banshee, una cacciatrice spiccava Stiles, l'unico umano del gruppo. Si sentiva di troppo? Si sentiva un peso? A dire la verità un po' sì, avevano affrontato pericoli enormi e lui poteva aiutare solamente a preparare strategie, non aveva capacità. Lui era solo Stiles Stilinski.
Mentre si sedevano nuovamente sui sedili anteriori della jeep del figlio dello sceriffo, il telefono di Stiles squillò.
Il ragazzo rispose subito, rispondendo qualche volta "va bene" oppure "okay", dicendo di essere in compagnia di Scott. Concluse la telefonata con un "ti voglio bene, papà" e poi rimise il telefono in tasca, spostando lo sguardo sull'amico che stava leggendo i messaggi.

<< Allora?>> chiese Scott, alzando lo sguardo dal telefono e osservando l'amico, attendendo che se me uscisse con la sua solita affermazione.

<< Dato che hai origliato tutta la conversazione con mio padre saprai già cosa stiamo per fare>> disse Stiles, alzando un sopracciglio e guardando Scott con quei suoi occhi color nocciola. Scott si limitò ad alzare le spalle e a lasciargli intendere che fosse lui a doverlo dire, come al solito. << Andiamo in centrale a ficcare il naso in affari non nostri!>> esclamò quindi Stiles, accendendo il motore dell'auto e facendo le manovre per uscire dal parcheggio.

<< Sai bene che tuo padre non vuole che andiamo ad indagare come se fossimo detective della polizia.. ma chi sono io per fermarti>> disse Scott allacciandosi la cintura e tirando giù il finestrino, guardando il ciglio della strada con fare pensieroso. << Non mi sorprenderei se prima o poi fossi tu a creare un caso su cui indagare, tanto sei ossessionato dal farlo>> scherzò l'alpha, mentre Stiles guidava verso la centrale con aria pensierosa.

<< Sono sicuro che non si lamenterà troppo trovandoci lì>>si limitò a rispondere Stiles, mentre già nella sua mente prendevano forma ipotesi di ogni genere sul caso su cui la polizia stava lavorando quella sera. <<Sai che è una magnifica idea? Magari rapisco il coach e lo costringo a darci il massimo in pagella>> propose Stiles mentre Scott ridacchiava e mormorava "sei un genio del crimine, Stiles Stilinski". Quelle parole turbarono molto il figlio dello sceriffo: le aveva già sentite.

Hai una mente brillante, Stiles, se la usassi al massimo potresti diventare un vero e proprio genio. Tu lo sai Stiles, potresti essere un perfetto genio del crimine.

Erano parole che gli tornavano in mente spesso, ricordava di averle sentite durante uno dei tanti incubi fatti nelle ultime serate. Era stata un'affermazione cupa, in quell'incubo. Era seduto in camera sua, a casa sua, guardando davanti a sé, scrutando con i suoi occhi color nocciola la figura di un ragazzo seduto davanti a lui, sul suo letto, come se si stesse guardando allo specchio. Ricordava perfettamente quell'incubo: non si stava guardando allo specchio, era come se stesse davanti a sé stesso, ad un sé stesso un po' diverso: aveva una carnagione più chiara, pallida, e degli aloni scuri attorno agli occhi, quasi come occhiaie. Stiles ricordava che lui e questo "lui alternativo" si stavano guardando, in silenzio, fino a quando non avevano iniziato a parlare. Anzi, fino a quando l'altro non aveva iniziato a parlare.

"Hai mai pensato di star sprecando il tuo tempo aiutando creature in grado di difendersi da sole, pensare da sole?" aveva chiesto. "Hai mai pensato di poter essere di più di un semplice essere umano?" aveva continuato, con un tono piatto ma con un sorrisetto sghembo sul volto. "Ti considerano l'ultima ruota del carro.. dovresti far vedere loro che non è così, dovresti far capire loro di essere molto più di quello che credono". Le parole della sua coscienza.. perché l'altro Stiles era la sua coscienza, vero? "Hai una mente brillante, Stiles, se la usassi al massimo potresti diventare un vero e proprio genio. Tu lo sai Stiles, potresti essere un perfetto genio del crimine." Aveva continuato a parlare, come se nulla fosse, non attendendo risposta, sapendo già ciò che l'altro voleva dire. "Potresti far capire a Scott che non sei debole e indifeso: potresti perfino essere più scaltro, potente e intelligente di tutti loro messi assieme.. se solo volessi"
Stiles ricordava che quell'incubo era sembrato tanto realistico, ricordava ogni dettaglio ma sopratutto quel raccapricciante sorriso fatto dall'altro lui. E poi, quello che all'inizio era sembrato solo un sogno si era rivelato un incubo: aveva visto Scott urlare, stringendo a sé il corpo senza vita di Allison, aveva visto Aiden cadere a terra, Lydia urlare e tutti i suoi amici soffrire e poi lui, Stiles, in piedi davanti a loro con le mani sporche di sangue. Ricordava di essere stato lui, nel suo incubo, ad aver ucciso Allison, Aiden.. di aver ferito tutti.

E fu mentre nella sua mente comparivano quelle terribili immagini che Stiles lasciò andare per un istante il volante della jeep, guardando davanti a sé con fare perso, terrorizzato quasi. Fortunatamente Scott se me accorse prima che l'amico facesse schiantare entrambi contro un albero: si sporse e prese il volante, evitando al limite di uscire dalla strada.
<< Stiles, Dio mio, che cosa pensavi di fare!?>> esclamò Scott scuotendo l'amico che, quando la mano dell'alpha toccò la sua spalla, sembrò riprendersi da quello stato di trance.

<< Io...>> mormorò scuotendo la testa e sbattendo le palpebre <<scusa.. è stato un attimo.. non volevo>> mormorò frenando e fermandosi in una piazzola, sospirando e aprendo la portiera, come se avesse bisogno di aria. Sbattè le palpebre: che cosa era appena successo? Aveva tentato di uccidere entrambi? Volontariamente aveva lasciato il volante, guardando davanti a sé, aveva sentito l'impulso di farlo, come se qualcuno glielo avesse suggerito.

Lascia il volante.

Era la sua voce, la voce della sua inquietante coscienza che glielo aveva suggerito. Voleva per caso uccidersi? Voleva uccidere Scott? Assolutamente no! Stiles non avrebbe mai fatto del male ai suoi amici, non se lo sarebbe mai perdonato.

<< Stiles, stai bene?>> chiese Scott McCall appoggiando una mano sulla spalla dell'amico, restando seduto al suo posto sul sedile, guardando l'altro con sguardo preoccupato. << È meglio se andiamo a casa, forse hai solo bisogno di riposare>> propose qualche istante dopo, in seguito ad una breve riflessione.

<< Sì, sto bene, Scott>> rispose il figlio dello sceriffo, limitandosi ad annuire e a riprendere posto bene sul sedile, chiudendo la portiera della jeep e facendo un profondo respiro. Non aveva bisogno di riposare, stava benissimo. Perché tutti avevano sempre l'idea che avesse bisogno di fare qualche pausa? Lui era come loro! No, lui era un umano, non una creatura soprannaturale. Lui non era come loro. <<Andiamo alla centrale, non ho le chiavi, magari se incontro mio padre gliele chiedo>> disse come scusa il ragazzo. Certo, le chiavi di casa le aveva lasciate dietro ad un vaso vicino all'entrata, per evitare di perderle.

<< Sei sicuro?>> chiese per sicurezza Scott, ricevendo una risposta affermativa, seguita dall'accensione del motore della Jeep. Il resto del tragitto fu silenzioso, nessuno dei due parlò, forse troppo occupati a riflettere su quanto appena accaduto. Scott, infatti, era visibilmente preoccupato per quello che era appena successo e teneva un occhio sempre sull'amico, per evitare che accadesse una cosa simile un'altra volta. Avevano avuto fortuna, Scott aveva agito in tempo o sarebbero finiti fuori strada contro un albero o peggio.
Raggiunta la centrale di polizia si trovarono davanti ad un ambiguo scenario: le luci erano accese, le porte aperte e le auto dei poliziotti tutte ferme nei parcheggi eppure non c'era nessuno.
Stiles aprì la portiera, scendendo dalla jeep, e guardandosi attorno con fare un po' turbato, forse pensieroso.

<< Qualcosa non mi quadra.. dove sono tutti?>> domandò il figlio dello Sceriffo guardandosi attorno, avvicinandosi all'entrata della centrale mentre Scott lo seguiva con fare attento. Chiaramente anche lui aveva questa sensazione. Sapeva che qualcosa non stava andando come previsto. L'Alpha incominciò a camminare verso una finestra, facendo per appoggiarsi ad essa per poi notare che il vetro non ci fosse. Abbassò lo sguardo sui pezzi di vetro appoggiati sullo stipite della finestra, comprendendo che fosse stata rotta da qualcosa o da qualcuno.

<< Non lo so, Stiles>> rispose Scott mentre l'amico si avvicinava a guardare la finestra rotta per poi allontanarsi e avviarsi verso l'entrata, che era aperta.
<< Non pensi che sia meglio evitare di immischiarci in qualcosa che non ci riguarda? Abbiamo appena concluso una battaglia contro degli Alpha, penso che qualsiasi cosa stia succedendo non dovrebbe avere a che fare con noi, non fino a quando non succede nulla.. magari sono tutti in pausa cena>> disse Scott. Effettivamente aveva ragione: non potevano sapere cosa stava succedendo, non volevano neanche saperlo in realtà. Eppure Stiles sentiva l'impulso di entrare e capire cosa non andasse.

Non ascoltarlo, vuole solo impedirti di investigare: ha paura. La puoi sentire anche tu la sua paura.

Ancora una volta quella voce si fece sentire nella mente di Stiles, come se gli stesse suggerendo che fare, come se lo guidasse verso qualcosa o lo allontanasse dai suoi amici. Forse entrambe le cose.

<< Andiamo, Scott, abbiamo sempre fatto questo genere di cose: perché ora non dovremmo?>> disse Stiles, seguendo il consiglio della sua "coscienza". Quella era veramente la sua coscienza? Oh no che non lo era, era qualcosa di decisamente più pericoloso della sua coscienza.
Senza attendere la risposta dell'alpha, il ragazzo entrò nella centrale di polizia, iniziando a guardarsi attorno e a chiamare il padre, come se si aspettasse che fosse lì.
<< Wow, Scotty, possiamo leggere i dossier sui casi!>> esclamò entusiasta dirigendosi verso l'ufficio di suo padre, dello sceriffo, mentre Scott lo seguiva.

<< Ma sei sicuro che ti abbia detto di aver un problema che lo avrebbe tenuto alla centrale?>> chiese qualche istante dopo Scott, mentre Stiles sfogliava i dossier sulla scrivania del padre, leggendoli, facendo foto alle pagine che più lo interessavano e rimettendoli a posto.

<< Beh, sì, anche perché se non fossero in centrale per quale strana ragione le auto sarebbero parcheggiate qua?>> chiese a sua volta Stiles, rispondendo all'amico, iniziando a prendere e a leggere i dossier che avevano a che fare con ciò che era legato al soprannaturale, a cui lo sceriffo Stilinski aveva abilmente trovato una soluzione senza rivelare a nessuno i segreti di Beacon Hills. Per quale strana ragione le auto erano lì ma nessun poliziotto si trovava con loro? Qualcosa di strano stava accadendo e Stiles e Scott se ne erano accorti, o forse non volevano ammetterlo?

<< Hai letto abbastanza?>> chiese Scott dopo qualche minuto, trovandosi appoggiato allo stipite della porta dell'ufficio del padre di Stiles mentre il suo migliore amico faceva foto a documenti riservati alla polizia senza un minimo di riguardo. Ecco, questo era Stiles Stilisnki, signori.
Scott ricevette un grugnito in risposta alla domanda, mentre Stiles continuava a leggere e a sfogliare pagine per poi passare una cartelletta di cartone beige all'amico.

<< Guarda, questo è il dossier sul caso di Cora Hale>> disse con fare entusiasta Stiles mentre Scott prendeva la cartelletta e iniziava a leggerlo. Effettivamente avevano a disposizione tutto ciò che la polizia sapeva.. perché Scott aveva comunque la sensazione di non dover stare lì ancora a lungo?
E fu in quell'istante che Scott assottigliò lo sguardo, per poi lanciare il dossier sulla scrivania del padre di Stiles e scuotere la testa, con fare preoccupato.

<< Andiamo via, Stiles>> disse, lanciando qualche occhiata fuori dall'ufficio, come se avesse visto qualcosa. Sembrava veramente turbato, spaventato forse?
<< C'è qualcuno>> aggiunse abbassando il tono della voce, come se non volesse farsi sentire.

<< In che senso "c'è qualcuno"?>> chiese l'amico alzando un sopracciglio e affrettandosi a rimettere via i dossier e il telefono, mettendolo in tasca.
<< Non dovremmo essere felici di poter vedere qualche poliziotto? Almeno la centrale potrebbe sembrare meno lugubre>> aggiunse, stranito, per poi sporgersi a sua volta dalla porta dell'ufficio, senza vedere nulla.

<< Percepisco un terzo oltre a noi due e non mi sembra amichevole>> disse l'Alpha, guardando l'amico come se lo volesse supplicare di andare via.
Alla fine, col dubbio, Stiles accettò e uscirono dalla centrale, facendo attenzione a rumori sospetti, passi o respiri. Eppure non si sentì nulla, come se Scott si fosse inventato tutto. Eppure Scott sembrava veramente preoccupato, aveva veramente percepito qualcosa e ciò era confermato dagli irregolari battiti cardiaci, accelerati improvvisamente e le pupille dilatate. Si erano mossi con attenzione, si erano accertati di non essere seguiti prima di uscire e avvicinarsi alla Jeep, rimanendo in allerta.
Una volta seduti nuovamente sui sedili anteriori della Jeep, Scott sembrò tranquillizzarsi, come se fosse finalmente al sicuro.
<< Andiamo>> disse solamente, guardando fuori dai finestrini, con aria ancora preoccupata.

Stiles annuì per poi guardarlo e appoggiargli una mano sulla spalla, per rassicurarlo.
<< Va tutto bene, Scott, siamo abituati a guardarci le spalle e ci viene naturale>> gli disse con un sorriso, cercando di tirargli sul il morale. <<Vuoi venire da me? Per rilassarci ci guardiamo un bel film.>> propose, provando a distrarre l'amico dalla strana situazione.
Scott annuì, sembrava già più calmo.
<< Se all'Alpha va bene, andrà bene anche a me>> commentò com un pizzico di ironia, sorridendo e girando le chiavi della jeep, per accendere il motore.

Il motore non si accese. L'auto del ragazzo era stata avviata ma il motore sembrava spento, come se non stesse funzionando.
<< Stiles!>> esclamò Scott guardandolo male << Smetti immediatamente di prendermi in giro e accendi questa stramaledetta jeep>> aggiunse, nervoso, muovendosi sul sedile con fare più che spaventato.

Stiles scosse la testa, provando ad accendere il motore ancora una volta, inutilmente.
<< Non sono io! Non sto facendo scherzi>> rispose il figlio dello sceriffo con fare stranito, guardando la propria jeep non capendo cosa non andasse. Fino ad un attimo prima aveva funzionato.
<< E non insultare la mia jeep>> aggiunse con fare protettivo, accarezzando il volante e sussurrando un "non ascoltarlo, è nervoso".
Fu un istante di tensione, Scott e Stiles si guardarono negli occhi per poi tirare giù i finestrini e controllare le fossero effettivamente da soli come speravano di essere. Nessuno dei due ragazzi vide nulla, nessun movimento: niente.
<< Va bene, non siamo ad Halloween perciò i mostri cattivi non dovrebbero esserci. Scendo a controllare il motore>> commentò Stiles aprendo la portiera e scendendo dalla jeep, andando ad aprire il cofano in cerca del motivo per cui non funzionasse la jeep. Scott tenne lo sguardo fisso sull'amico, pronto ad agire in caso succedesse qualcosa, ma nulla accadde, tanto che dopo qualche minuto Stiles si sedette nuovamente al suo posto.

<< Allora?>> domandò Scott, impaziente di tornare a casa e di dimenticarsi di quella strana situazione in cui si erano trovati. <<Cos'ha la tua jeep?>> continuò sotto lo sguardo un po' pensieroso dell'amico.

<< Nulla di preoccupante, ho risolto, ma è strano il fatto che improvvisamente abbia smesso di funzionare.>> rispose Stiles appoggiando le mani sul volante e sospirando. <<La mia adorata Jeep non ha mai avuto problemi>> aggiunse, per poi sorridere a Scott per rassicurarlo.
<< Ora torniamo a casa>> concluse accendendo la jeep nuovamente. Per qualche istante tutto sembrò funzionare al meglio e poi si accese una piccola spia luminosa, per indicare che il carburante fosse troppo poco.

<<Ora cosa c'è?>> chiese Scott, guardando la lucina rossa che indicava brutte notizie. Sospirò scuotendo la testa: la situazione stava per prendere una piega terribile, lui lo sapeva. Aveva questa strana sensazione, era pericolo, certo, ma non quel pericolo che avevano provato fino a quel momento.

<<Dannazione!>> esclamò Stiles, aprendo la portiera ancora una volta e scendendo, chiudendola alle sue spalle. << Perché tutte e me!>> aggiunse esasperato il ragazzo, guardandosi attorno e facendo per abbassarsi a controllare i tubi, per controllare che la jeep non stesse perdendo carburante, dato che aveva fatto benzina quella stessa sera.
Mentre si abbassava qualcosa gli afferrò il piede, tirandolo all'indietro, facendogli perdere l'equilibrio e sbattere contro la jeep con la fronte. La sua vista era tutta appannata, e gli pulsava la testa, un dolore atroce mischiato col lieve mal di testa che quella sera aveva fatto la sua comparsa misteriosamente, di punto in bianco.

<< Stiles!>> la voce di Scott era ovattata alle orecchie del ragazzo sdraiato per terra e che si teneva il capo con una mano, cercando di tirarsi su. <<Stiles, che succede?!>> esclamò Scott scendendo a sua volta dalla Jeep. Da terra Stiles potè vedere i piedi di Scott toccare l'asfalto, poté vedere le sue scarpe e parte delle sue gambe, muoversi di qualche passo per raggiungerlo. Eppure, assieme ai piedi di Scott, Stiles vide un altro paio di scarpe: erano scarpe formali, quelle che si abbinavano ai completi in giacca e cravatta da occasioni importanti.
Osservando i movimenti dei piedi, Stiles poté notare il fatto che Scott si fosse accorto dell'altra presenza, girandosi. Eppure pochi istanti dopo, Stiles poté sentire un gemito strozzato e poi Scott cadere a terra. Cosa l'altro avesse fatto non lo sapeva, la sua testa continuava a pulsare, si stava tirando su lentamente, cercando di avvicinarsi al bagaglio della jeep per tirare fuori la sua mazza da baseball che usava come arma di difesa. Era rimasto da solo contro qualcuno che era riuscito a stendere Scott McCall, il vero Alpha, in pochi istanti. In che modo lo avesse atterrato non lo sapeva, ma aveva altro a cui pensare.

Non tutti i mali vengono per nuocere, Stiles.

Ancora una volta l'inquietante voce della sua coscienza parlò, come per metterlo in guardia da qualcosa, oppure per fargli comprendere di non doversi preoccupare troppo. Quella dannata voce iniziava ad inquietare il ragazzo, come se spuntasse nei momenti di debolezza, spingendolo a fare qualcosa o non farla, come se avesse in mente qualcosa. Ma come poteva avere qualcosa in mente la coscienza di una persona? A meno che quella non fosse la sua coscienza.
Mentre Stiles si avvicinava a carponi al bagaglio della jeep, cercando di ignorare le parole appena udite nella sua mente, qualcosa afferrò nuovamente la caviglia del ragazzo, strattonandolo e facendolo cadere nuovamente sull'asfalto, iniziando poi a trascinarlo, prima sulla strada e poi nel bosco.
La vista di Stiles si offuscò dal dolore, venir trascinato sull'asfalto gli procurò diversi graffi sulle braccia, con le quali cercava di frenare ciò che lo stava trascinando, invano. Una volta concluso il tratto sull'asfalto, Stiles si ritrovò tra la terra e le foglie, chiaramente lo stavano trascinando nel bosco. Le radici che spuntavano dal terreno divennero un vero problema per Stiles, che se le prendeva tutte, provando un forte dolore ovunque, fino a quando la sua caviglia non venne liberata dalla stretta presa. Il ragazzo cercò di tirarsi su, ancora una volta, vedendo sfuocato e barcollando. Non era da solo, lo sapeva, eppure non poteva starsene da solo al buio, nel bosco: doveva tornare indietro a cercare Scott, doveva aiutarlo.
Si trascinò verso un albero, il più vicino, constatando di essere in un piccolo spiazzo senza alberi, al buio. Appoggiò la schiena contro il tronco dell'albero, respirando velocemente: aveva paura. Stiles aveva paura, non lo avrebbe potuto negare, il battito cardiaco era aumentato notevolmente e aveva iniziato a sudare freddo. Ogni tanto sentiva passi, bastoncini che si rompevano e foglie secche che venivano schiacciate. Il figlio dello sceriffo di Beacon Hills aveva uno sguardo terrorizzato, i suoi occhi si muovevano rapidamente da una parte all'altra dello spiazzo, come se volesse controllare che non arrivasse nessuno. Con le mani che tremavano per la paura, il ragazzo prese in mano il telefono, usandolo come torcia per illuminare la piccola radura, per controllare che non arrivasse nessuno.
Mentre faceva ciò iniziava a pensare ad un modo per uscire da quella situazione: scappare non poteva, chiunque lo avesse portato lì non sarebbe stato felice di vederlo correre via; urlare sarebbe stato da stupidi, nessuno era nelle vicinanze a quell'ora di sera nel bosco.
E improvvisamente gli venne in mente Scott, di nuovo. Chissà come stava, chissà che cosa gli sarebbe successo.
Non c'era nessuno, il dolore causato dai graffi aumentava ogni istante che passava e per di più non c'era campo: internet non funzionava.
Lo avrebbero cercato? Si sarebbero preoccupati per lui?
Il dolore alla caviglia stava aumentando, sempre di più, non capiva cosa avesse, non aveva sentito dolore quando era stato afferrato con forza. Sperò solo di non diventare un nuovo problema, sperò solo questo. Nel mentre i suoi occhi iniziavano a chiudersi, per il mal di testa, il dolore e la stanchezza.
No! Lui non poteva dormire, non doveva: gli incubi lo perseguitavano, quella raccapricciante voce nella sua mente lo tormentava di giorno ma sopratutto di notte. Eppure, alla fine, Stiles cedette alla stanchezza nell'esatto momento in cui qualcuno arrivò, delle voci ovattate, non le conosceva, eppure furono l'unica cosa che Stiles udì prima di addormentarsi, contro l'albero, nel bosco, con un forte dolore alla caviglia.

• Chapter Revised, 5/09/2020•

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