• ɪ'ʟʟ ᴅᴏ ɪᴛ ғᴏʀ ʏᴏᴜ.. ғᴏʀ ᴜs •
I
dottori sembrarono tutti d'accordo sul lasciar tornare Stiles a casa entro sera, anche perché per quanto fosse lievemente ferito non era in una situazione critica. Gli suggerirono di disinfettare le ferite più volte al giorno e cambiare le bende, non fare eccessivi sforzi e camminare il meno possibile. Dopo la lunga serie di suggerimenti dati dai medici Stiles poté finalmente tornare a casa. Fu Melissa McCall ad accompagnarlo, anche perché il padre stava lavorando e la Jeep del ragazzo era dal meccanico a riparare, l'avrebbe ritirata la mattina seguente, per tornare a scuola.
Il viaggio con Melissa su piuttosto piacevole, la madre di Scott aveva deciso di non parlare do quanto successo o del figlio, limitandosi a discutere di scuola e di Lacrosse, per far sentire Stiles a suo agio. Alla fine non poté negare che quel momento di normalità gli aveva fatto piacere, si era sentito tranquillo a parlare con la madre del suo migliore amico.
Salutata Melissa e sceso dall'auto andò a recuperare, zoppicando, le chiavi da dietro al vaso, salutando la donna con un gesto della mano e infilando le chiavi nella serratura, aprendo la porta per poi chiudersela alle spalle.
Era a casa, finalmente a casa: si sentiva al sicuro lì, era come la sua tana, un luogo in cui niente di esterno poteva disturbarlo. Ma questa volta la minaccia non era esterna a Stiles ma era nella sua mente, peccato che il ragazzo non lo sapesse o lo volesse ignorare.
Alla fine si trascinò su per le scale, raggiungendo la sua stanza e buttandosi sul letto, prendendo profondi respiri e guardando il soffitto con aria pensierosa. Probabilmente passarono dieci minuti prima che il ragazzo si fosse addormentato, ma a lui sembrava fossero passate ore.
In realtà non si accorse neanche di star dormendo e sognando, sembrava tutto così reale.. persino l'altro Stiles, ormai ricorrente nei suoi incubi o sogni.
Ma sorge spontanea la domanda: Stiles non si preoccupa di vederlo in continuazione? E la risposta è sì, o meglio, non più. Quello che assomiglia a Stiles Stilinski, solamente più pallido e più inquietante, ormai è come parte dei sogni del ragazzo, della sua coscienza, tanto che lo stesso Stiles si tranquillizza sentendo la sua voce durante il giorno, non si sente solo.
Ed ecco che Stiles Stilinski stava guardando negli occhi Stiles Stilinski, si osservavano, in silenzio, cercando di capire cosa l'altro volesse dire, per prevedere la conversazione. Ogni tanto piegavano da una parte o dall'altra il capo, compiendo gli stessi esatti movimenti, come se si stessero guardando allo specchio a vicenda, come se fosse tutto un riflesso.
Ma ecco che fu quello più pallido dei due a parlare, quello che ormai abita nella mente di Stiles e non sembra volerla lasciare.
Prima che le parole uscissero dalle sue labbra, Stiles poté notare un particolare un po' suggestivo: se prima, nei suoi sogni, l'altro sembrava più stanco e debole di lui, ogni volta che lo rivedeva era più in forze e decisamente più inquietante.
Prima che l'altro parlasse, Stiles decise di agire: voleva risposte, non domande, per una volta.
<< Perché mi stai suggerendo cosa fare, a cosa pensare?>> chiese, alzando un sopracciglio e guardando con attenzione l'altro, che si mostrò in realtà un po' sorpreso dell'improvvisa domanda, chiaramente rispondete a Stiles non faceva parte del suo piano. Ma per sua fortuna, e sfortuna di Stiles, l'altro se stesso era furbo, in grado di mentire senza venir scoperto.
<< È la cosa giusta da fare, te l'ho già detto: voglio che tu sia come i tuoi amici, che non ti lascino indietro, perciò aiutarti a trovare Scott, se è questo a cui vuoi arrivare, rientra nei miei interessi>> aveva risposto l'altro, parlando con calma e lentamente, facendo uscire dalle sue labbra parola che dovevano essere intese come sincere, ma non si sarebbe preoccupato di ciò: Stiles ormai credeva ad ogni sua affermazione.. mancava poco e l'avrebbe finalmente avuto in pugno, avrebbe convinto Stiles as aiutarlo, ma non doveva scoprire che i suoi piani non erano benevoli per Beacon Hills. Non doveva proprio scoprirlo.
<< Tu sai chi mi ha aggredito?>> fu la seconda domanda posta da Stiles all'altro se stesso. Fu una domanda che spiazzò un po' l'altro, come se non se l'aspettasse. Stava fingendo? In realtà, questa volta, no. Rimase un attimo in silenzio, come per riflettere sulla risposta da dare, per poi parlare a sua volta.
<< Come ti ho già ricordato, non tutti i mali vengono per nuocere ma in questo caso non posso aiutarti. Chiunque ti abbia attaccato, se non lo conosci tu non lo posso conoscere neanche io. Mi limito solamente a farti rendere conto di dettagli importanti, non ti dò risposte di cui non sei già a conoscenza>> quante di queste parole fossero false di certo non sembrò importare a Stiles, preso da quella conversazione con quello che si presentava come la personificazione della sua mente, esattamente come faceva piacere a Stiles. Stranamente il ragazzo non sembrava accorgersi di venir preso in giro, aggirato da quello che credeva essere se stesso.
<< Ma come puoi tu aiutarmi a smettere di essere un peso per Scott e per gli altri? Lo hai implicato nella scorsa affermazione.. tu sei me>> iniziò a ragionare il figlio dello sceriffo, mostrandosi molto più attento al discorso di quanto non si potesse notare. Ma all'altro ciò sembrò far piacere: aveva la totale attenzione di Stiles, poteva iniziare a giocare alla sua partita, poteva finalmente iniziare il suo piano, ma per ora avrebbe avuto bisogno per qualche tempo della presenza di Stiles, del suo modo di parlare e di ragionare. Non era ancora venuta l'ora di prendere il controllo, di iniziare a fare ciò che il Nogistune aveva sempre fatto: possedere, controllare e portare chaos.
<< Posso fare molto più di quanto tu creda, Stiles, ma mi serve una cosa sola: voglio autonomia. Per aiutarti devo essere in grado di poter agire senza bisogno di suggerirti, immagina di giocare ad un videogioco, al posto di lasciarti il controller e limitarmi a suggerirti le mosse vorrei avere un controller io, per poter agire senza prima consultarmi con te>> e fu impossibile non notare il modo in cui l'altro Stiles guardava quello "originale". Sembrava compiacimento, quasi gioia, quello che si poteva scorgere nei suoi occhi, circondati da quelle troppo evidenti borse scure, per simboleggiare la debolezza fisica e la stanchezza. Eppure, ogni volta che si vedevano, Stiles sembrava più stanco e debole mentre l'altro più rinvigorito che mai. Prima che Stiles potesse dire qualcosa, qualsiasi cosa, l'altro intervenne ancora.
<< Ma sappi che qualsiasi cosa farò sarà per il tuo, anzi nostro, bene>> si assicurò quello che chiaramente era il Nogitsune, che piacesse o meno era lui, il demone del chaos che era stato liberato grazie ap rituale compiuto da Stiles, Scott e Allison. Una volpe non può essere anche un lupo, per questo motivo aveva escluso Scott a prescindere. Perché aveva scelto Stiles? Una mente affascinante ma tormentata, sensi di colpa, confusione, tristi ricordi.. tutto ciò di cui il void kitsune si nutre.
Ovviamente, però, Stiles non sapeva che quello che aveva davanti a sé era un antichissimo demone giapponese, intrappolato nel Nemeton da tempo, aspettando il momento adatto di vendicarsi della persona che lo aveva intrappolato: Noshiko Yukimura, che casualmente si trovava a Beacon Hills, poiché sua figlia frequentava lo stesso corso di Stiles e Scott. Chiaramente il Nogitsune non poteva lasciarsi scappare una tale occasione.
<< Solo quando serve, però>> con queste parole Stiles diede inizio inconsapevolmente alla vendetta del void kitsune, segnando una tragica svolta nella storia del branco di Scott McCall che, chiaramente non avrebbe avuto tregua. Era stato facile fingersi alleato di Stiles, convincerlo di essere dalla sua parte e volerlo aiutare quando appena avrebbe avuto abbastanza potere ed energia avrebbe preso il controllo, eliminando totalmente il controllo di Stiles su se stesso, prendendo il suo posto.
Il giorno seguente iniziò decisamente male: Stiles, per quanto avesse dormito, non riusciva a tenere gli occhi aperti tanto da doversi bere due o tre tazzine di caffè prima di uscire di casa. Per strada rischiò di sbagliare direzione un paio di volte, arrivando appena in tempo alla Beacon Hills High School, facendo a malapena in tempo per prendere i libri dall'armadietto e fiondarsi a lezione di chimica. Il professore Harris era scomparso, questo era quello che avevano detto agli studenti, seppur Stiles sapesse della sua morte per mano di Jennifer Blake, il Darach, uccisa a sua volta da Peter Hale. A sostituire Harris era stata inviata una nuova insegnate di chimica, sembrava meno scontrosa nei confronti di Stiles di quanto fosse Harris, tanto che al ragazzo piaceva anche come insegnante.
Si sedette al suo posto, senza dire una parola, sotto lo sguardo di Isaac, il ragazzo con cui era seduto e niente meno che un altro licantropo, parte del branco di Scott.
Neanche il tempo di tirare fuori il quaderno dallo zaino che nella classe entrarono Lydia Martin e Jackson Whittemore. Stavano parlando tra loro come se non fosse mai successo nulla, sembravano anche contenti della reciproca compagnia. Si sedettero in ultimo banco, continuando a parlare del più e del meno, ignorando completamente gli altri studenti.
Stiles non sembrò prendere un granché bene la misteriosa comparsa di Jackson, sopratutto il fatto che fosse tornato ad avere l'attenzione di Lydia, la sua Lydia.
<< Terra chiama Stiles!>> esclamò Allison scuotendo la mano davanti agli occhi del ragazzo, fissi su Jackson, come se stesse cercando di capire di cosa Lydia e Whittemore stessero parlando con tanta vivacità. Allison guardò prima Stiles e poi Lydia per poi sorridere leggermente: Stiles era palesemente geloso, cosa che non voleva dar a vedere anche se in quel momento chiunque avrebbe potuto capirlo.
Stiles sobbalzò e si rivolse verso Allison, con sguardo interrogativo, mentre si girava per evitare di guardare ancora una volta la biondo fragola e Jackson.
<< Mh.. dimmi pure Allison>> rispose così il ragazzo alla precedente affermazione della cacciatrice, guardandola mentre si stropicciava gli occhi con una mano, chiaramente stanco.
<< Bentornato tra noi, Stiles>> disse la ragazza, intendendo sia il fatto che avesse smesso di fissare Jackson e Lydia che il fatto di essere tornato a scuola dopo quello che era successo. La presenza di Stiles, seppur un po' stranisse Allison, era comunque confortante, almeno sapeva di non essere da sola. <<Hai sentito la domanda che ti avevo fatto o devo ripeterla?>> domandò poi, appoggiando il quaderno sul banco.
<< Ehm.. se la ripetessi mi faresti un gran favore>> rispose con sincerità Stiles, ammettendo di non aver ascoltato, troppo preso dalla strana e innaturale presenza di Jackson. Anche Isaac non sembrava apprezzare l'ex capitano della squadra di Lacrosse e sospettava chiaramente di qualcosa, dopotutto Jackson aveva detto che sarebbe andato a Londra, cosa ci faceva di nuovo lì, con loro? Un periodo di vacanze? Non sarebbe di certo andato a scuola a Beacon Hills se fossero state veramente vacanze.
<< Innanzitutto ti avevo chiesto se stessi bene e poi se avevi ricordato qualcosa, se avessi sospetti>> rispose Allison, notando per la prima volta quanto più pallido fosse Stiles rispetto al giorno prima. Che non avesse dormito? Che non stesse bene? Dovevano indagare sull'accaduto ma senza Scott tutto sarebbe stato più difficile, dopotutto era lui l'Alpha del loro branco.
Stiles rimase un istante in silenzio. Solitamente quando qualcuno gli chiedeva della sua salute nella sua mente rimbombava la voce che lui attribuiva alla sua coscienza ma da quando si era svegliato non aveva sentito nulla, come se fosse solo. << Sì, sto bene, grazie Allison>> affermò il figlio dello sceriffo, sorridendole mentre rivolgeva uno sguardo ad Isaac, seduto accanto a lui, che stava palesemente ascoltando la conversazione.
<< In realtà sì, ho il sospetto che c'entri anche Jackson, la sua auto era fuori dalla centrale quando abbiamo parcheggiato la jeep. Ma sono piuttosto sicuro che non sia stato lui ad aggredirmi.. non aveva mica superato la questione del "kanima"?>> rispose alla domanda della cacciatrice dicendo quanto pensava, come era suo solito fare. Alla fine lui era la mente del gruppo, Scott era il leader, Lydia la Banshee, Isaac il Beta e Allison la cacciatrice.
<< Allison, siediti con noi, non stare da sola>> propose dopo qualche istante Isaac, vedendo come Allison fosse diventata improvvisamente silenziosa. Era preoccupata per Scott, lo avevano capito tutti. La polizia lo stava ancora cercando ma il padre non gli aveva detto nulla, lo guardava solamente con aria preoccupata.
Alla fine Allison si alzò spostando la sedia e sedendosi con Stiles e Isaac per non passare la lezione di chimica da sola, senza che qualcuno le facesse compagnia.
Come al solito la lezione di chimica, la materia più noiosa di tutte, passò lentamente, sembrava non finire mai tanto che ad un certo punto Stiles rischiò di addormentarsi, ma furono Isaac e Allison a tenerlo sveglio per evitare di farlo richiamare troppe volte dalla professoressa.
Ogni secondo che passava Stiles si sentiva sempre più stanco, come se avesse bisogno di riposare, ma non capiva il motivo di tanta debolezza fisica: non stava male. La caviglia non era ancora guarita, cosa che comportava che se fosse stato un lupo mannaro a graffiarlo in tale modo non lo aveva ancora trasformato. Inoltre il fatto che la voce nella sua testa non si facesse sentire da quella notte lo stava insospettendo. Qualcosa non andava, qualcosa lo preoccupava infinitamente e non capiva cosa fosse, non riusciva almeno. Provava a pensare, a concentrarsi, ma dopo pochi istanti iniziava a pensare ad altro. Era forse un deficit di attenzione o qualcosa di superiore a Stiles? Che qualcuno gli stesse impedendo di riflettere? Come ipotesi era quella più plausibile e forse quella che più si avvicinava alla realtà, ma ovviamente questo non potevano saperlo.
In più si aggiungeva la mancanza di Scott: la sua assenza stava confondendo tutti, nessuno sapeva dove cercare, la polizia indagava e anche loro lo stavano facendo, ma chiaramente senza ottenere risultati. A Stiles venne impossibile non ricordare quella conversazione tra Derek e Peter ascoltata in ospedale: secondo i due Hale stava per accadere qualcosa e nessuno dei due era preparato ad affrontarla o non sapeva cosa fosse, per questo erano veramente preoccupati.
Il resto della giornata trascorse altrettanto lentamente, Jackson sembrava essersi facilmente reintegrato nella scuola grazie all'aiuto di Lydia che lo aveva persino convinto a sedersi al suo tavolo, in compagnia di Allison, Isaac e Stiles.
La cacciatrice spiegò a Jackson la situazione e il ragazzo si mostrò come al solito abbastanza disinteressato, forse un po' preoccupato, ma disse che qualsiasi cosa sarebbe successa nel mentre che lui si trovava a Beacon Hills avrebbe aiutato i ragazzi, come loro avevano fatto con lui. Era in debito, cosa che non sopportava, e non vedeva l'ora di estinguerlo.
Non appena si concluse la giornata scolastica, il gruppo di ragazzi si ritrovò fuori da scuola a decidere da dove iniziare per cercare Scott, escludendo casa sua, dove Melissa aveva già controllato, e la clinica veterinaria di Deaton, che non lo aveva trovato lì e che aveva avvisato i ragazzi.
Mentre discutevano sul primo luogo da ispezionare, Stiles ricevette una telefonata dal padre, lo sceriffo Stilinski. Al telefono la sua voce sembrava preoccupata, chiaramente turbata, cosa che non fece che spaventare ulteriormente il gruppo di ragazzi, ad eccezione di Jackson, che era lì a guardare lo schermo del suo telefono, ignorando gli altri. La telefonata si concluse con lo sceriffo Stilinski che invitava il gruppo a raggiungerlo davanti alla casa diroccata nel bosco degli Hale, ormai disabitata da tempo e abbandonata persino da Peter e Derek, che abitavano altrove.
Stiles, avvicinandosi alla propria Jeep, sentì un improvviso dolore alla caviglia, rischiando persino di cadere ma aggrappandosi alla jeep. Avete presente il dolore di una storta presa in montagna mentre si cammina sui sentieri in discesa sterrati? Quello è stato il dolore provato dal figlio dello Sceriffo.
Strano che tu non sia ancora guarito, avrei giurato che col mio aiuto sarebbe successo.. forse c'è bisogno di più tempo o di qualcosa che aiuti il tuo corpo ad avviare il processo di guarigione. Ci lavorerò su.
Ed ecco la voce del demone che ormai viveva in Stiles, che si nutriva delle sue preoccupazioni, della sua insicurezza, delle sue paure e del dolore. Era tornato, si era fatto sentire ancora una volta, commentando in un modo che lasciò perplesso il ragazzo. Non voleva diventare un lupo mannaro, in realtà avrebbe voluto ma non lo avrebbe mai fatto, non per mano si qualcuno diverso da Scott. Ma nessuno lo aveva morso, semplicemente era rimasto con alcuni profondi tagli sulla caviglia, non sapeva chi glieli avesse procurati ma la luna piena sarebbe arrivata di lì a qualche giorno, venerdì, verso fine settimana. Doveva assicurarsi di stare bene, non voleva dar brutte notizie ai suoi amici, non voleva venir costretto da un altro alpha a lasciare il suo attuale "branco".
E con questi pensieri aprì la portiera e salì sulla Jeep. Solo una volta chiusa la portiera e avviato il motore della Jeep il ragazzo si accorse della corrucciata figura seduta accanto a lui, al posto di Scott, che guardava davanti a sé con fare cupo, come al solito.
<< Cosa ci fai nella mia jeep?!>> urlò Stiles. Era stato preso alla sprovvista, non si aspettava di sedersi al suo posto nella sua auto e trovarsi accanto Derek Hale, con quella sua inquietante espressione in volto. Sembrava essere costantemente arrabbiato e ad un funerale: doveva sorridere un po', gli sarebbero venute le rughe per le continue espressioni corrucciate.
<< Mi serviva un passaggio, la mia auto è dal meccanico>> rispose con tono glaciale Derek, come se per una volta avesse voluto mostrarsi un minimo amichevole con Stiles. Stava tramando qualcosa, questo era certo: Derek non è mai gentile senza motivo. Anzi, non è mai gentile.
<< Essendo questa la mia auto sarò io a decidere se darti un passaggio o no>> disse con tono sicuro Stiles, incrociando le braccia al petto e guardando Derek con sguardo di sfida, come per cercare di fargli capire di essere lui il capo in quel momento. Pessima decisione Stiles, pessima.
<< Mi stai sfidando?>> chiese Derek sillabando le parole, a denti stretti, come se fosse pronto a far fuori il ragazzo. Ovviamente non lo avrebbe ucciso: essere ricercati dalla polizia non è mai un piacere. A Derek bastò lo sguardo di Stiles, di sfida e un po' saccente, per avere una risposta. Non se lo fece ripetere due volte e senza preavviso tirò un pugno sulla spalla del ragazzo, con tanta forza da farlo sbattere contro la portiera, che si aprì e lo fece cadere sull'asfalto del parcheggio.
Il ragazzo mugugnò qualche insulto a Derek, tirandosi su e pulendosi i vestiti con le mani.
<< Che male!>> esclamò toccandosi la spalla e facendo alcune espressioni doloranti, mentre risaliva lentamente sulla jeep e tornava al suo posto, chiudendo la portiera sotto lo sguardo stranito di altri studenti della Beacon Hills High School. <<Dovevi proprio?!>> chiese guardando Derek assottigliando lo sguardo.
<< Mi stavi sfidando, Stiles>> rispose Derek, scuotendo leggermente il capo e rivolgendo un'occhiata cupa a Stiles, come per intimargli di far partire la jeep e andare al luogo d'incontro con lo sceriffo. Stiles e Derek non parlavano molto ma di certo il ragazzo fu in grado si capire che sembrava teso: la situazione era delicata, ne era certo, e Derek sapeva più di quanto non volesse dire, come al solito.
<< Dobbiamo aspettare gli altri, Allison non è venuta a scuola con la sua auto ma l'ha accompagnata Chris, Lydia è stata portata dalla madre che doveva passare di qua e Isaac non so come sia arrivato, perciò dovrò portarli tutti io>> rispose il ragazzo alzando leggermente le spalle per poi sedersi comodamente sul sedile. Non passò molto prima che la portiera del posto accanto a Stiles fu aperta da Isaac, che rimase alquanto sorpreso di trovare Derek seduto lì, come se nulla fosse.
<< Non sapevo ci fossi anche tu>> disse il beta alzando un sopracciglio per poi chiudere la portiera e aprire quella dei posti posteriori, sedendosi accanto al finestrino.
<< Fidati se ti dico che non lo sapevo neanche io>> rispose Stiles guardando fuori dal finestrino, osservando Allison e Lydia avvicinarsi parlando tra loro. Sui sedili posteriori sarebbero stati un po' stretti ma evidentemente Derek non aveva alcuna intenzione di spostarsi e Stiles non lo avrebbe contraddetto, non ancora.
Isaac rivolse uno sguardo confuso a Stiles, per poi alzare le spalle e sorridere ad Allison che in quel momento aveva aperto la portiera ed era salita.
La sua prima reazione alla vista di Derek fu quasi sorpresa, come Isaac e Stiles ma prima che potesse dire qualsiasi cosa fu interrotta da Stiles.
<< No, non doveva esserci anche lui>> aveva detto il figlio dello sceriffo, per ribadire che la presenza dell'Hale fosse tutt'altro che programmata.
<< Come potevi non sapere che Derek fosse seduto nella tua jeep se le chiavi le hai tu?>> chiese Lydia, decisamente stranita dalla situazione. Non le era mai piaciuto Derek, non le istillava sicurezza, e il fatto che si presentasse così, a caso, quando gli pareva non le andava molto a genio.
Stiles come risposta alzò le spalle e accese il motore, seguendo la strada che lo avrebbe condotto alla casa abbandonata degli Hale.
<< Potresti per cortesia spiegare la tua presenza?>> domandò Allison, insospettendosi, mentre Stiles guidava in silenzio, ripensando alle parole della voce della sua mente. Cosa intendeva?
Alla domanda di Allison seguì un lunghissimo sproloquio di Derek che aveva iniziato a raccontare i bizzarri avvenimenti che avevano colpito lui e Peter negli ultimi due giorni, ma prevalentemente quella mattina.
Tutti ascoltavano in silenzio, decisi a sapere cosa stesse succedendo.
Improvvisamente Stiles frenò, sballottando tutti e abbassò il finestrino, come per inveire contro l'auto che stava impedendo il passaggio della sua jeep.
<< Avevo la precedenza!>> urlò Stiles sporgendosi dal finestrino. In effetti l'auto non aveva frenato all'incrocio, rischiando di schiantarsi contro la jeep di Stiles che, chiaramente, non avrebbe approvato.
Le portiere dell'automobile si aprirono e comparvero Aiden ed Ethan. In realtà la loro presenza stupì i ragazzi: i due avevano delle moto, perché usare un'auto?
<< Scusateci>> disse Ethan. Sembrava estremamente preoccupato, i gemelli si guardavano attorno con sospetto, come se potessero venir attaccati da un momento all'altro.
<< Ci stava inseguendo qualcuno>> aggiunse Aiden, facendo il giro dell'auto e raggiungendo il fratello. Ora che avevano incontrato gli altri si sentivano un po' più al sicuro.
<< Da quando avete un'auto?>> chiese Lydia, sporgendosi dal finestrino, tirato giù in quel momento. << Pensavo aveste solo le moto>> aggiunse pensierosa, riflettendo sul fatto che un'auto non avrebbe guastato ai due gemelli anzi, le avrebbe fatto piacere uscire in auto con Aiden.
<< Qualcuno ha bucato le ruote e.. quest'auto è "presa in prestito">> rispose Aiden, mimando le virgolette con le dita alle parole "presa in prestito", per accentuare il fatto che fosse palesemente rubata. Sembravano estremamente preoccupati ed essendo due lupi mannari, ex alpha, il fatto che avessero avuto così tanta paura doveva intimorire tutti.
<< Chi ha bucato le ruote delle vostre moto?>> domandò Isaac, sporgendosi dal finestrino per parlare con i due gemelli.
La risposta che ricevette fu chiara e semplice: uno sguardo da entrambi i ragazzi che lasciava facilmente intendere quanto quella domanda fosse insensata e stupida, poiché nemmeno loro sapevano chi avesse manomesso le loro motociclette.
<< Ci stava inseguendo qualcuno>> incominciò Ethan, guardando il fratello e poi il luogo circostante. <<Non era in moto, tantomeno in auto: stava correndo. Era davvero veloce, per farvi capire, quanto noi quando eravamo parte del branco di Deucalion>> continuò il lupo mannaro, mentre Isaac si fece subito cupo. Isaac aveva intuito cosa volessero intendere, lui aveva visto in prima persona quanto potessero essere veloci.
<< Se era veloce quanto voi quella sera.. può essere solo un Alpha, un Alpha molto forte>> mormorò Isaac con fare pensieroso per poi voltarsi verso Allison <<Abbiamo un altro problema allora: Scott è scomparso e qualcuno minaccia le persone a noi vicine. Dobbiamo sbrigarci a trovare Scott o qualcuno potrebbe farlo prima di noi, magari qualcuno che non ha le nostre stesse buone intenzioni>> aggiunse per poi tirare una leggera pacca sulla spalla a Stiles.
<< Ma non ho percepito la presenza di nessun Alpha, me ne sarei accorto>> disse Derek con fare altrettanto pensieroso. Questa questione lo turbava parecchio: se Aiden ed Ethan avevano ragione avevano un nuovo problema, un grande problema. Un altro alpha, con chissà quali intenzioni, si aggirava per Beacon Hills indisturbato. Non potevano permetterlo.
<< Secondo me hanno ragione>> disse improvvisamente Stiles, inaspettatamente il parere del ragazzo catturò l'attenzione di tutti i presenti <<Non stanno neanche mentendo>> aggiunse il figlio dello sceriffo, indicandoli con una mano per poi stringersi nelle spalle e far loro segno di risalire in auto. << Seguiteci a casa di Derek e Peter, almeno non dovrete stare da soli>> concluse il ragazzo per poi spostare lo sguardo verso Derek e Isaac, che lo guardavano straniti.
<< Come puoi dire che non stiano mentendo?>> domandò Isaac alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto, mentre Stiles faceva ripartire la jeep per continuare la strada verso la tenuta degli Hale.
<< Non so, semplicemente usando le mie abilità da Cavaliere Jedi: la Forza mi ha aiutato, mi è compagna>> rispose Stiles con evidente ironia, come se non volesse rispondere o dire qualcosa, come se stesse volutamente omettendo la verità. Derek se ne accorse, ma non capiva perché Stiles dovesse mentire.
<< Un Jedi nel branco ci farebbe comodo, di che colore hai la spada laser?>> chiese Isaac, rispondendo all'affermazione di Stiles con altrettanto sarcasmo, seppur non fosse una persona ironica ogni tanto anche lui faceva qualche battuta, a modo suo.
<< Blu, come Anakin Skywalker e Obi Wan Kenobi>> rispose Stiles sorridendo con fierezza mentre Lydia ed Allison scuotevano il capo divertite dalla piega che aveva preso la conversazione, come se non si fossero rese conto che Stiles avesse abilmente cambiato discorso, come se nulla fosse. Derek questo non se l'era lasciato sfuggire, ma non aveva detto nulla: sospettava che qualcosa di serio stesse turbando il ragazzo, che non volesse dire ciò che sapeva per paura di qualcosa.
Ed ecco che improvvisamente Stiles fece una smorfia di dolore, nessuno se ne accorse, erano tutti troppo occupati a parlare di come trovare Scott per prestare attenzione alla mimica facciale di Stiles. Per qualche secondo sul suo volto rimase quell'espressione di dolore, tanto che ad un certo punto rischiò persino di lasciare il volante e sbandare, ma riuscì ad evitarlo, ed ecco che in pochi minuti avevano raggiunto la tenuta degli Hale, dove erano parcheggiate l'auto dello sceriffo Stilinski e la Porsche di Jackson, appoggiato ad essa che leggeva probabilmente messaggi sul telefono.
Scesero tutti dalla jeep, continuando a conversare, chiedendo a Derek chiarimenti, ma lui non disse nulla, come al solito. Taciturno il ragazzo. Ed ecco che scendendo dalla jeep l'occhio di Stiles gli cadde sulla caviglia. Tirò su di poco i pantaloni e ciò che vide lo sorprese, forse lo spaventò: non c'erano più i tagli, era guarito. Ma per lui, che era umano, non era fisicamente possibile.
Ricordati Stiles, io posso fare molto più di quanto tu possa solo immaginare, per questo ti ho chiesto di lasciarmi più libertà, mi serviva quella per poter aiutarti ad essere più simile ai tuoi amici rimanendo comunque.. umano.
La pausa prima della parola "umano" non convinse il ragazzo, aveva come la sensazione che la scelta di accettare la proposta dell'altro se stesso fosse stata una pessima decisione. Ed etfe Stiles aveva ragione, eccome se aveva ragione, ma ormai non poteva più tornare indietro. L'altro aveva iniziato a prendere possesso del suo corpo, non lo avrebbe lasciato solo perché glielo avrebbe chiesto, non se ne sarebbe tornato nella sua mente ad aspettare, ancora, il momento adatto per colpire Stiles, quando era più debole. No, lui voleva il controllo: si nutriva di ciò che provava Stiles, diventava più forte, ma aveva bisogno di altro, doveva nutrirsi di ciò che provavano anche gli altri, solo in questo modo sarebbe diventato più forte.
Senza dire nulla si avvicinò agli altri ragazzi, posizionandosi alle spalle di Scott e limitandosi ad ascoltare lo sceriffo, che si era avvicinato, accompagnato da Peter Hale.
<< So cosa volete chiedere e no, non abbiamo ancora trovato Scott, ma penso che se ragioniamo un attimo lo troveremo, anche perché qualcuno si è degnato di lasciare un foglio attaccato alla porta della casa di Derek e Peter con un coltello>> disse Noah Stilinski, porgendo ad Allison il foglio di carta e aspettando che lo leggesse.
La calligrafia era abbastanza normale, forse un po' troppo inclinata verso destra, ma a parte questo dettaglio non sembrava essere un messaggio scritto da qualcuno con caratteristiche particolari.
<< Il messaggio dice che abbiamo ancora ventiquattr'ore prima che uccidano Scott e che si trova nel luogo in cui per la prima volta il soprannaturale ha incrociato le vite di tre persone che fino a quel momento non ne erano a conoscenza. In fondo c'è una data, ed è dell'anno scorso>> disse Allison con un tono pensieroso.
<< In fondo è firmato con una sorta di L, penso>> aggiunse qualche istante dopo, passando il foglio a Lydia, che a sua volta lo passò a Stiles, che dopo averlo letto rapidamente lo passò ad Isaac.
<< Qualcuno ci sta minacciando>> disse Derek, incrociando le braccia al petto e guardando i presenti con fare cupo. << E quel qualcuno è a conoscenza di fatti accaduti l'anno scorso>> e dopo ciò si rivolse a Peter, come per accusarlo con lo sguardo.
<< Non guardare me, Derek, lo sai che per ora vi sto aiutando>> rispose lo zio di Derek alzando le mani in segno di resa, per poi rivolgersi nuovamente ai ragazzi. << Di quale luogo si tratta?>> chiese, riflettendo a sua volta.
<< Tre persone che hanno incontrato il soprannaturale.. non può trattarsi di quella notte in cui eravamo a scuola e in cui Peter ha cercato di spingere Scott ad ucciderci?>> propose Lydia, guardando i presenti, che sembravano abbastanza d'accordo col ragionamento.
<< Quindi Scott si trova a scuola>> riassunse Stiles, appoggiando le mani sui fianchi e sospirando. << E noi oggi eravamo a scuola, Isaac non te ne sei accorto?>> chiese all'altro lupo mannaro che scossenla testa e si strinse nelle spalle.
<< No, non ho sentito niente.. devono aver mascherato il suo odore>> constatò il ragazzo per poi mettersi una mano nei capelli e sospirare. << E ciò è decisamente sospetto. Chi nasconderebbe una persona a scuola per non farla trovare?>> domandò in seguito. Ricevette la risposta da qualcuno che non avrebbero pensato avrebbe risposto.
<< Qualcuno che sa che la scuola è l'ultimo posto in cui cercheremmo.. qualcuno che è in grado di prevedere le nostre mosse, qualcuno che ci conosce abbastanza da sapere cosa faremmo..>> fu la voce di Stiles a richiamare l'attenzione su questo dettaglio.
Eppure lui aveva questa strana sensazione, come se quelle parole le avesse dette qualcun altro, non avrebbe mai pensato una cosa simile, eppure le parole erano uscite dalle sue labbra. Ma per mano sua o per quella di qualcun altro?
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