ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 9
"𝙧𝙚𝙨𝙩𝙖 𝙦𝙪𝙞"
-È tutto squisito, hai davvero cucinato tu?-
Robert annuì sorridendo e le versò un altro po' di vino nel bicchiere.
Aveva invitato Clare a mangiare da lui per essere un po' più in intimità e non dover continuare a salutare persone in giro. Era troppo conosciuto per passare inosservato e trascorrere una serata in modo tranquillo.
Lei aveva apprezzato molto la sua scelta, contenta di non dover andare in un qualche ristorante di lusso e farsi le paranoie su cosa ordinare per poi finire con un litigio per pagare il conto. L'idea dell'uomo era stata una buona trovata e aveva subito accettato.
-Sai sono molto contento che tu sia venuta. Avevo paura che rifiutassi a causa del lavoro che abbiamo fatto per l'articolo.-
La donna si spostò i capelli dietro l'orecchio arrossendo. A prima vista poteva sembrare la tipica arrampicatrice sociale senza scrupoli che era disposta a qualsiasi cosa pur di raggiungere i propri obiettivi, ma in un paio di ore si era dimostrata esattamente l'opposto ed era proprio per quello che le aveva chiesto un'ulteriore uscita. Gli sembrava una persona per bene, tutto fuorché quello che poteva apparire. Downey non era certo uno che si faceva abbindolare facilmente, era stata infatti la curiosità a spingerlo a richiamarla.
-E io sono contenta che tu me lo abbia chiesto.-
Disse con lo sguardo fisso sul piatto mentre tagliava la carne.
Gli occhi di Robert puntati costantemente su di lei la mettevano un po' in soggezione. Quello sguardo magnetico e così profondo l'aveva subito ipnotizzata, ma non riusciva a sostenerlo più di tanto, convinta che ci fosse molto dolore celato dietro quegli occhi scuri.
-Dopo cena cosa ti va di fare? Potremmo fare una passeggiata a Central Park e magari prendere qualcosa d'asporto.-
Disse lui ammiccando. Non era molto pratico di quelle cose, era uno che andava subito al sodo e non era mai stato il tipo romantico. Di relazioni serie e durature ne aveva avute talmente poche da poterle contare sulle dita di una mano, ma non voleva di certo che con Clare finisse tutto in una sera. Voleva conoscerla, approfondire quel rapporto.
-Ci sto! Ti piacciono gli hot dog? Conosco un posto che li fa buonissimi ed è pochi minuti da Central Park.-
L'uomo sorrise e si pulì il viso con il tovagliolo dopo aver finito l'ultimo boccone di manzo.
Il vento si alzò improvvisamente e Robert notò subito i brividi della donna. Da vero gentiluomo si tolse la giacca e gliela pose sulle spalle facendola sorridere. La prese poi sotto braccio facendola avvicinare a sé per scaldarla con il calore del suo corpo e Clare appoggiò la testa sulla sua spalla.
Erano seduti su una panchina piuttosto isolata mentre mangiavano i loro panini e osservavano le papere che sguazzavano nel laghetto.
Robert stava per dirle qualcosa quando il suo cellulare iniziò a vibrare a causa di una serie di messaggi. Li lesse velocemente poi guardò davanti a sé contraendo la mascella.
-Va tutto bene?-
Gli chiese lei preoccupata sfiorandogli un braccio notando come si era improvvisamente irrigidito.
-Clare perdonami, ma devo riportarti a casa.-
-Lavoro?-
Domandò lei ingenuamente, ma l'avvocato scosse la testa facendo un profondo respiro.
-Un'amica in difficoltà. Scusami davvero, ma è urgente.-
Si alzarono assieme e ripercorsero la strada a ritroso stando a braccetto. Lui era visibilmente preoccupato e per tutto il tragitto continuò a scusarsi con la donna, ma lei non sembrava poi così turbata. Avevano passato una bella serata assieme, non poteva di certo lamentarsi.
Robert la riportò a casa in macchina senza smettere di stringere con rabbia il volante. Era successo qualcosa di grave, ne era certa, ma non voleva impicciarsi nei suoi affari. Quando si ritrovò davanti all'entrata del suo condominio lo ringraziò più volte, rassicurandolo quando le chiese scusa per l'ennesima volta, e poi gli diede un bacio sulla guancia per salutarlo. Aspettò di vederla entrare e poi corse verso il parcheggio.
Robert tornò velocemente a casa e appena uscì dalla macchina la vide seduta davanti alla porta d'ingresso con addosso quello che presumibilmente doveva essere un pigiama.
Si precipitò subito da lei e appena la raggiunse Margot scoppiò a piangere tra le sue braccia.
-Sei qui da tanto?-
Scosse la testa mentre lui cercava di aprire casa senza lasciarla. Non era la prima volta che la vedeva in quello stato e fortunatamente sapeva bene cosa fare. Aveva preferito stare con lei che passare una serata romantica con un'altra donna, forse aveva le idee abbastanza chiare?
La prese in braccio e chiuse la porta con un calcio mentre la ragazza si stringeva sempre di più per sentirlo vicino. Quando raggiunsero il soggiorno la fece lentamente stendere sul divano e recuperata la coperta la avvolse per bene.
-Aspetta, resta qui ti prego.-
Le accarezzò il viso e sorrise.
-Vado a preparati un bagno caldo, torno subito promesso.-
Robert salì le scale saltando alcuni gradini ed entrò in bagno. Aprì velocemente il rubinetto dell'acqua calda e, mentre la vasca iniziava a riempirsi, preparò un paio di asciugamani. Lo ammazzo quel moccioso, giuro lo strangolo con le mie mani. Era stato lui a dirle di tornare da Tom e chiarire, ed ora continuava ad insultarlo mentalmente, non volendo di certo che lei lo sentisse. Anche se Margot non gli aveva dato molte spiegazioni su ciò che era successo era sicuro che le avesse fatto qualcosa e non vedeva l'ora di fargli vedere quanto si era allenato con la boxe.
Scese le scale e la raggiunse notando che si era rannicchiata in un angolo del divano e con gli occhi rossi dal pianto fissava un punto indefinito sulla parete alla sua destra.
Non le chiese neanche il permesso, la sollevò di peso e la portò in bagno. Sapeva bene quanto amasse fare dei bagni caldi per rilassarsi e non voleva perdere tempo. Lei d'altro canto non fece nulla per impedirglielo fidandosi ciecamente.
La fece sedere sullo sgabello e con molta lentezza iniziò a spogliarla senza mai distogliere lo sguardo dal suo viso. Non si sarebbe mai permesso di abbassare gli occhi senza il suo consenso e lei notò immediatamente quel suo modo così galante di fare.
-Lo fai anche tu il bagno con me?-
L'uomo strabuzzò gli occhi e deglutì totalmente preso alla sprovvista.
-In realtà pensavo preferissi stare un po' da sola.-
Sussurrò lui mentre le sfilava lentamente i jeans con un filo di imbarazzo. Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo, non aveva mai avuto problemi ad approcciare con il gentil sesso, ma lei era diversa.
-No ti prego, voglio che tu stia con me.-
Robert era abbastanza titubante, soprattutto a causa di quello che si erano detti e dopo l'aver conosciuto Clare, ma non sapeva resistere a quegli occhioni.
Si spogliò velocemente ed entrò nella vasca mettendosi dietro di lei per abbracciarla.
Margot si lasciò cullare dalle carezze che lui le faceva mentre lentamente le districava i nodi dei capelli. Chiuse gli occhi, finalmente rilassandosi, e si accovacciò contro il petto dell'avvocato che continuava a guardare davanti a sé, neanche per un secondo aveva avuto la tentazione di abbassare lo sguardo. La rispettava e lei lo sapeva bene.
Rimasero immersi a lungo nell'acqua calda e lei, cullata dal tocco leggero di quelle mani grandi e sapienti, si addormentò tra la braccia forti di Robert che non si era mai sentito così in pace con se stesso.
Era forse quello il momento tanto agognato che avrebbe portato fine a quella tristezza che persisteva nella sua vita? Era forse quello l'attimo di cui bisogna vivere senza ripensamenti? O era solo l'illusione di aver trovato qualcosa che in realtà gli sarebbe sfuggito di nuovo?
Perché era convinto che lei sarebbe tornata da Tom e, anche se non voleva ammetterlo, non sarebbe riuscito a perderla ancora.
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