ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 6

"𝙖𝙢𝙞𝙘𝙞"

Alla fine si era messo in malattia per una settimana senza pensarci troppo. 
Aveva richiamato Carl, dopo aver parlato con la giornalista al telefono, dicendogli che aveva bisogno di tempo per riflettere ed erano passati due giorni da quando non si faceva più vedere in giro.
Da circa un'ora continuava a sferrare pugni pieni di rabbia contro il sacco da boxe in seminterrato e ogni volta che la sua mano si scontrava contro il tessuto liscio un tonfo sordo si propagava in tutta la stanza venendo interrotto soltanto dal profondo respiro che faceva tra un colpo e l'altro.
Aveva il corpo madido di sudore e aveva lanciato la maglietta in un angolo quando gli si era appiccicata al petto, rimanendo così soltanto con dei pantaloncini da basket.
Teneva la schiena leggermente ricurva verso il basso, pronto a incassare dei colpi inesistenti, e continuava imperterrito a colpire il sacco come se avesse davanti una persona, forse quello stronzetto di Tom che gli aveva portato via la sua piccola, forse se stesso per non essere quello che lei si aspettava.
Il suono del campanello interruppe i suoi pensieri e con malavoglia salì le scale per raggiungere il piano terra. Appena aprì la porta il suo sguardo si incrociò con quello di Tim Chase, ma si spostò subito al suo fianco dove due occhioni verdi lo stavano fissando rapiti.
-Cosa volete?-
Chiese con il suo solito fare brusco scrocchiando le dite ancora fasciate.
-Ho sentito che ti sei messo in malattia, ma mi sembri in ottima forma.-
Disse l'uomo fuori dalla porta alludendo al suo aspetto.
-Hai forse paura di perdere?-
Lo istigò ricevendo subito un'occhiataccia, in altre circostanze Robert lo avrebbe appeso al muro, ma non era di certo il momento di dare spettacolo. Fece un respiro profondo e poi gli fece cenno di entrare.
I due avvocati si accomodarono in salotto, Tim decise di arrivare subito al sodo cercando i documenti nella valigetta, ma Margot aveva occhi solo per il fisico perfetto di Robert.
L'uomo era in piedi davanti a loro mentre con estrema cura si sfilava le bende attorno alle mani, ogni volta che tirava troppo su un taglio faceva uno scatto sentendo dolore e gli addominali si muovevano in contemporanea lasciando a bocca asciutta la ragazzina sorpresa da quanto il suo fisico fosse sempre più atletico. L'ultima volta che lo aveva visto a petto nudo, lo ricordava bene, non era così in forma.
Robert alzò lo sguardo per un istante e si morse un labbro sorridendole, ma lei spostò subito gli occhi verso le carte che il collega aveva appoggiato sul tavolino da caffè.
-Non ti darò un centesimo Chase, quindi lascia perdere.-
Disse lui sempre in piedi.
-Hai intenzione di metterti qualcosa addosso o devi farci anche la sfilata?-
Gli chiese l'avvocato con un sopracciglio alzato. Fra di loro c'era sempre stata poca intesa, vivevano nel costante astio e ogni occasione era buona per punzecchiarsi.
Robert sorrise e si sedette sulla poltrona difronte a loro con le gambe leggermente divaricate e un'aria di sfida.
-Pensavo ti piacesse, amico.-
Disse fissandolo negli occhi con un sorrisetto strafottente ricevendo subito un'occhiata dall'altro.
Margot si riprese da quello stato di trans che la visione del fisico di Robert le aveva causato e decise di mettere fine a quel teatrino.
Si alzò in piedi con un plico di fogli e lo mise sotto al naso di Downey che la guardò sorpreso da quella reazione improvvisa.
-Il tuo cliente sta rubando un sacco di soldi ai nostri e lo sai. Lascia la causa se non vuoi fare un'altra figuraccia contro di me.-
I due uomini rimasero senza parole, nessuno si sarebbe aspettato quel tono severo e deciso dalla ragazzina. Robert poté constatare che era cambiata davvero, mai si sarebbe permessa di trattarlo in quel modo, ma lui non era più il suo professore e il loro rapporto era cambiato radicalmente.
Sbuffò sonoramente e prese in mano i fogli dando una veloce occhiata. Margot aveva ragione: sapeva benissimo che il suo cliente era un ladro. Forse sarebbe stato meglio abbandonare la causa come diceva lei, ma non voleva dare la soddisfazione alla Caplan&Specter di essere stata un'altra volta più forte di lui. Era troppo orgoglioso per dargliela subito vinta.
-Lascerò la causa a patto che possa prendermi la ragazzina per il mio prossimo caso.-
La giovane Coulson si voltò verso il suo superiore cercando aiuto con lo sguardo, non voleva andare a lavorare per Robert. Aveva uno studio adesso e soprattutto non aveva intenzione di passare del tempo da sola con lui.
-Parlerò con il mio capo, ma non penso ci siano problemi.-
Il sorriso vittorioso sul volto di Downey non tardò ad arrivare.
La ragazza era a dir poco sconvolta e avrebbe tanto voluto tirare un pugno ad entrambi, ma si limitò a strappare i documenti dalle mani dell'uomo e tornare al suo posto con una faccia incazzata.
Robert e Tim parlarono ancora un po' mettendosi d'accordo su alcune cose e quando finirono si strinsero la mano in segno di tregua.
Dopo aver accompagnato gli ospiti alla porta si soffermò per un istante a guardarli andare via, ma improvvisamente vide la ragazza fare cenno al suo superiore di andare. Stortò la testa confuso quando la vide tornare verso casa sua e fece un sorrisetto quando se la ritrovò davanti.
-Ho lasciato la borsa.-
Gli disse lei fredda sorpassandolo. Mentre riprendeva le sue cose l'uomo la guardava silenzioso. Sapeva bene che lo aveva fatto apposta.
Erano solo loro due, nessun altro a dargli fastidio.
Chiuse la porta e le si avvicinò un po' titubante.
La ragazza recuperò in fretta le sue cose mentre uno strano senso di angoscia le attanagliava lo stomaco. Lo salutò con un cenno, anche se avrebbe voluto rimanere lì, e si avviò verso l'uscita quando si rese conto dello strano comportamento dell'uomo. Non l'aveva implorata di rimanere, neanche una parola.
Margot si voltò per guardarlo e lo fissò per un attimo, ancora leggermente incerta su come procedere, ma alla fine gli sorrise.
Gli si avvicinò accarezzandogli la guancia sbarbata fissandolo in quegli occhi scuri come le notte.
-Rob io ti voglio bene, lo sai. Non posso dimenticare quello che c'è stato tra noi. Ma ora sto con Tom, non posso lasciarlo e tornare da te di nuovo.-
Non avrebbe mai tradito quel moccioso per gettarsi tra le braccia di qualcuno che l'aveva abbandonata. Non era così sciocca da buttarsi a capofitto in qualcosa di cui non si fidava appieno.
Downey annuì e sorrise tranquillo. Troppo tranquillo dopo quello che era successo pochi giorni prima.
-È tutto ok. Ho capito.-
Le disse con quel suo vocione che la faceva tremare.
-Però promettimi che rimarremo amici, non posso perderti di nuovo.-
Gli chiese, quasi implorandolo. Entrambi, a quelle parole, sentirono qualcosa rompersi dentro nel momento esatto in cui l'avvocato tirò le labbra in una sottile linea.
Dopo quello che avevano passato non sarebbero mai potuti rimanere amici.

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