ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 15

"𝙄𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤 𝙙𝙚𝙜𝙡𝙞 𝙖𝙫𝙫𝙤𝙘𝙖𝙩𝙞"

Margot e Robert avevano vinto la causa
con facilità, non ci avevano impiegato più di due settimane, e poco dopo lei era tornata a lavorare dal signor Caplan. Lui invece aveva trovato già un nuovo cliente e sarebbe stato abbastanza impegnato durante la settimana.
Non si erano visti per tutto il giorno e quando lei finalmente tornò a casa rimase parecchio sorpresa notando una seconda macchina nel vialetto.
Decise di parcheggiare la sua nel garage e dopo aver recuperato la borsa si avviò verso la porta.
Aprì con le sue chiavi e appena entrò sentì un chiacchiericcio provenire dal salotto.
-Amore, sono tornata.-
Esclamò mentre appendeva la giacca, ma non ricevette risposta.
Piuttosto confusa dalla situazione decise di andare a vedere e appena varcò la porta della sala vide Robert che parlava con Alan Specter, il socio di Caplan. Lo aveva visto poche volte: era un bell'uomo, parecchio più alto di Downey e ben piazzato, ma non le aveva mai fatto una buona impressione.
Il moro, appena la vide, le andò incontro per lasciarle un bacio fugace sulle labbra e poi lei, abbastanza imbarazzata, salutò cortesemente il suo capo.
-Siediti qui, piccola. Torno subito.-
Margot si accomodò sul divano mentre l'ospite, che poco prima era seduto sulla poltrona, si alzò sistemandosi la camicia.
I due uomini si scambiarono una stretta di mano, come due vecchi amici, e poi si avviarono verso l'uscita.
La ragazza non si mosse dal suo posto, ma rimase parecchio sorpresa dal loro modo di fare. Pareva quasi che il signor Specter se ne stesse andando a causa sua.
Non le piaceva quando le venivano tenute nascoste delle cose ed era più che sicura di centrare, in un qualche modo che ancora non conosceva, in quella discussione.
Si guardò attorno nervosamente mentre tamburellava le dita sulle gambe come se si trovasse in una casa che mai aveva visitato e il proprietario si fosse assentato.
-Mi raccomando Downey: chiamami per farmi sapere come hai intenzione di procedere.-
Margot non sentì le ultime parole, decise così di andare da Robert che si trovava ancora alla porta per capire che cosa stesse succedendo.
Raggiunse il suo uomo e alzandosi leggermente sulle punte lo baciò con più passione venendo immediatamente assecondata.
Robert la spinse contro il muro e iniziò a baciarle anche il collo, ma lei gli posò le mani sul petto capendo già le sue intenzioni. Era furba, sapeva stuzzicarlo per bene pur di ottenere qualcosa da lui.
-Fermo, ora mi dici cosa ci faceva qui il mio capo e poi forse avrai quello che vuoi.-
Lo guardò fisso negli occhi e lui spostò immediatamente lo sguardo verso la punta dei piedi, segno che stava per mentirle.
Osservandolo notò come si mordeva nervosamente l'interno della guancia, ma non riusciva proprio a capire perché quella situazione lo mettesse tanto a disagio.
-Rob?-
Lui alzò gli occhi sollevando i lati della bocca in un sorrisetto forzato per poi tornare immediatamente serio.
Forse era successo qualcosa di grave o forse semplicemente il signor Specter era lì per discutere di affari che non la riguardavano. Ricordava perfettamente quando il suo capo le aveva ribadito di non potersi permettere uno scontro con lo studio di Robert poiché erano in buoni rapporti e magari avevano fatto un accordo.
Capì immediatamente di essere stata un po' troppo impulsiva e di aver tratto le conclusioni in fretta, cosa che faceva sempre quando si sentiva esclusa. Decisa a scusarsi gli prese le mani, ma lui la precedette.
-Vogliono licenziarti.-
Disse atono facendola sobbalzare.
-Alan è venuto da me perché sa della nostra relazione e voleva che lo sapessi così da trovarti una sistemazione prima della comunicazione ufficiale.-
Margot si staccò subito da lui mentre un milione di domande confuse le frullavano in testa.
-Ma sono una stagista, sono ancora in prova! Che diavolo ho fatto?-
Un paio di lacrime iniziarono a solcare il viso e Robert le asciugò prontamente con i pollici tentando di ristabilire un contatto fisico con lei che continuava ad allontanarsi.
Anche lui trovava quella decisione ingiusta, ma dopotutto la Caplan&Specter non poteva permettersi tutti gli stagisti che gli erano stati inviati quell'anno a causa di una situazione economica poco favorevole. Non conosceva i dettagli, ma sapeva abbastanza di quel mondo per capire il loro modo di agire.
-Puoi lavorare con me piccola, non c'è nessun problema.-
La ragazza scosse la testa indietreggiando leggermente. L'uomo cercò di abbracciarla, ma Margot iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro con le braccia strette al petto.
-Non capisci vero?-
Esclamò all'improvviso.
-Lavorare in quello studio mi gratificava perché sapevo di esserci entrata grazie alle mie forze, non voglio venire nel tuo così tutti mi vedranno come "la ragazza di Downey".-
L'avvocato storse il naso. Sapeva quanto per lei fosse importante quel tirocinio, ma l'averla vista mettere le virgolette su quelle parole era stato un pugno allo stomaco.
-Ma tu sei la mia ragazza...-
Con una voce quasi tremante, che non gli apparteneva, Robert sussurrò quella frase mentre cercava di capire il motivo di quella sua reazione.
Margot scosse la testa ancora e gli prese il viso tra le mani per farsi guardare negli occhi.
-Loro mi vedranno sempre come quella che va a letto con te, mai per quella che sono davvero, mai per quanto realmente valgo. Lo so che le tue intenzioni sono buone e che lo fai per me, ma non posso scegliere il tuo studio, mi spiace.-
Lo vide abbassare lo sguardo e annuire poco convinto.
-Chiederò un motivo valido per il licenziamento e se non mi piacerà gli farò causa.-
Non l'aveva mai sentita parlare con tanta determinatezza, in quel momento sembrava un vero avvocato pronto a dare qualsiasi cosa pur di vincere la sua causa.
Quando però quegli occhioni lo fissarono capì immediatamente.
-No piccola, non ti potrò aiutare.-
Margot scosse la testa stupita e poi mostrò un sorriso amaro.
-È per la tua immagine? Hai paura di fare brutta figura vero?-
Robert decise di lasciar perdere, non aveva intenzione di mettersi a discutere quella sera dopo quell'interminabile giornata, ma lei sembrava di un altro parere.
L'uomo le diede le spalle, ma si girò immediatamente quando Margot gli strinse un braccio per farsi guardare.
-Mi avevi detto che ci saresti sempre stato per me, perché non vuoi aiutarmi allora?-

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