Capitolo 7 - "Because there's something about you baby"
"Because there's something
about you baby"
7.
La sveglia la strappò brutalmente ai suoi sogni.
Goffamente la spense e si alzò a sedere, stropicciandosi gli occhi.
Si diresse verso il bagno e guardando il proprio riflesso allo specchio lavò con cura i denti, affrettandosi a riempire poi il suo solito bicchiere di latte freddo. Si accinse ad indossare un paio di jeans aderenti, alti in vita e una camicia a tinta unita di un giallo canarino. Si truccò appena per evidenziare i suoi grandi occhi verdi conferendogli una maggiore profondità, i capelli li lasciò ricci e ribelli com'erano e uscì di casa. Nick sarebbe arrivato a momenti e lei non aveva nemmeno una scusa pronta.
L'auto dell'amico comparve in lontananza, non aveva tempo per pensarci, avrebbe dovuto improvvisare. Sorrise, stringendosi lo zaino in spalla e si avvicinò alla portiera.
"Ciao Romeo"
"Ciao Nina, che succede questa mattina? Di solito il tuo buongiorno è uno sbadiglio e un mugugno"
Con una mano in aria tentò di sminuire quanto detto da Nick facendolo ridere e gli rubò un'occhiata fugace. Era vestito molto bene per l'esame e dovette concedergli che più lo guardava più lo scopriva bello.
"So che è mattina e di solito niente chiacchiere la mattina ma.."
"Romeo, la regola vale sempre ed è la stessa, qualunque cosa sia parliamone dopo. Sto ripassando" si indicò la tempia e Nick si morse il labbro, scuotendo la testa e accelerando. Nina gli sorrise e si perse nei propri pensieri guardando fuori dal finestrino.
Non appena parcheggiarono di fronte all'università, la ragazza scese con un balzo e affiancò l'amico verso l'entrata.
La prese per un polso fermando la sua rapida avanzata.
"Ei, calma un attimo, siamo in anticipo. Fammi smorzare la tensione dell'esame con una sigaretta"
"Se ti sembra necessario" intrecciò le braccia al petto e piegò il viso a destra, inchiodando i propri occhi coi suoi.
"Allora?" la accese e buttò in aria il primo tiro che creò una leggera nuvola verso il cielo, seguita nei suoi movimenti dallo sguardo della ragazza. "Com'è andata ieri con il collega di tuo padre?"
"Mi ha offerto un lavoro, te l'ho detto si trattava di qualcosa di importante. Siete stati pessimi ieri e mi avete fatto fare una brutta figura"
"E il collega di tuo padre è solito telefonarti all'una di notte?"
Finse disinteresse.
"Probabilmente non si trovava a Santa Barbara, col fuso orario non si sarà nemmeno reso conto dell'orario."
"E di che lavoro si tratta?"
"Un restauro su un vecchio ritratto della moglie a cui tiene particolarmente. Si è rovinato e ha bisogno di un ritocco"
Sì senti mortificata della bugia ma piacevolmente sorpresa dalla rapidità della sua idea.
"Ricordati di fargli delle foto, potrebbero arricchire il tuo curriculum e aumentare i punti extrascolastici per l'esame finale"
"Non sono così sciocca da lavorare per l'onore Nick, ma grazie"
Nick sorrise e le fece una carezza col dorso della mano.
"Mi spiace se ci siamo comportati da impiccioni e irrispettosi ieri"
"Dovrai sicuramente far di più che una carezza per avere il mio perdono ma l'ammettere i propri errori ti concedo essere un buon punto di partenza"
L'amico rise e le prese la mano sorprendendo Nina.
"Permettimi di rimediare con Donuts al doppio cioccolato dopo l'esame, sono sicuro che festeggeremo il tuo ottimo risultato"
Si morse le labbra.
"Oggi non posso proprio Romeo ma mantieni l'offerta valida, ne approfitterò presto"
Nick buttò il mozzicone, strinse la mano della ragazza strattonandola verso l'ingresso.
"Forza, un 30 ci aspetta" Nina sorrise e si stupì non essere infastidita dalla presa calda e rassicurante dell'amico.
Non appena entrarono in aula, attesero il proprio turno impazienti e in silenzio.
"Signorina Park, prego"
Nick mollò la stretta con le sue dita e le strinse l'occhiolino mentre lei, dandole le spalle, entrò in aula preparandosi a dare il meglio di sé.
"Sei una pessima amica,davvero"
"Ho preso di nuovo 30, posso permettermi ogni cosa"
Nina e Nick si trovavano in macchina, lei aveva convinto l'amico a portarla il più in fretta possibile a casa perché doveva iniziare a lavorare sul restauro da quel pomeriggio stesso e lui aveva accettato di darle un passaggio.
Inviò un SMS a Michael, avvisandolo del suo arrivo.
<Sono quasi a casa signor Jackson, ricorda il nostro appuntamento?>
<Non ho pensato ad altro. Ti sto aspettando.> la risposta non tardò ad arrivare arrossendo le gote della ragazza.
Nick non mancò di notare il calore sulle sue guance.
"E' sempre il collega a trasformare le tue guance in due semafori?"
Un pugno lo colpì alla spalla, seguito da un lamento.
"Occhi sulla strada e più affari tuoi"
Svoltarono nella via di casa e si fermò davanti il suo cancello. Lo sguardo dei due si posò sul SUV nero parcheggiato poco più in la, Nina si strinse nelle spalle e Nick aprì appena la bocca dallo stupore.
"Cavolo, non sapevo avessi vicini di casa così megalomani"
"Nemmeno io"
Si salutarono velocemente e Nina entrò in casa recuperando tutto ciò che le era necessario per la giornata che l'attendeva.
Poi, veloce come era arrivata, si diresse verso il SUV e si fermò non appena notò un grosso uomo di colore scendere, farle un cenno del capo ed aprirle la portiera.
"La ringrazio" seppe dire mentre con lo sguardo cercava i suoi occhi.
Michael l'aveva seguita con lo sguardo sin dal primo momento in cui l'auto era comparsa nella via.
Era arrivata con quel ragazzo che immaginò essere lo stesso ragazzo della sera precedente. Si strinse nelle spalle e si avvicinò al vetro del finestrino per vederla uscire con il volto basso e correre verso la porta d'entrata. Ne uscì poco dopo e la studiò.
Indossava jeans stretti che poco lasciavano all'immaginazione delle sue gambe snelle ed affusolate, la camicia di un giallo splendente era in netto contrasto con i suoi ricci e voluminosi capelli castani. Li vedeva saltellare ad ogni passo che la ragazza faceva nella sua direzione ricordandole una fatina.
Si tirò indietro con la schiena allontanandosi dalla portiera, infilò i Ray-Ban e mordendosi le labbra attese.
Un timido raggio di sole entrò non appena si creò il varco per permettere alla ragazza di sedersi accanto a lui.
Si sedette rivolgendosi con il busto in direzione del viso dell'uomo e notò tristemente che i suoi occhi erano nascosti da due grossi occhiali a specchio permettendole solo di vedere di rimando i suoi grandi occhi smeraldo.
"Non credo ci sia tutto questo bisogno di mettersi gli occhiali in auto" Nina alzò un sopracciglio e sorrise.
"Ciao Nina" Michael rise, scuotendo il capo. "Com'è andato l'esame?" Si sorprese del suo interesse.
"Riconfermo essere una ragazza da 30" "Non ne avevo assolutamente dubbio" con lentezza si tolse gli occhiali non appena il SUV partì. Nina trattenne per un attimo il fiato ad osservare quelle iridi così profonde e scure.
"Oggi sarà proprio una bella sfida con te" "Te l'ho detto: sono pignolo ma sono gentile" ridacchiò.
"Oh, non mi riferivo di certo a quello" l'uomo corrucciò appena la fronte per poi stringersi nelle spalle ignorando velatamente il suo complimento.
"Grazie mille per l'opportunità che mi stai dando.."
"Non devi ringraziarmi Nina ..." lo interruppe bruscamente avvicinandosi al suo viso.
"Sì che devo, sto ancora studiando, non sono di certo un Artista di grande fama e non capita di sicuro tutti i giorni un'occasione del genere e credo proprio di doverti ringraziare. Mi stai dando davvero molta fiducia e tenterò di non deluderti in nessun modo"
Michael portò l'indice alle gote della ragazza sfiorandola appena. "Sei brava davvero, non lo faccio mosso da compassione. Se non fosse stata questa l'occasione di rendere pubblico un tuo disegno sono sicuro che presto si sarebbe presentata. Hai un Dono." Nina socchiuse gli occhi quando sentì il suo polpastrello sfiorarle la guancia e istintivamente posò la sua mano sopra la sua ed inchiodò le iridi verdi sul viso dell'uomo sollevando di scatto le palpebre.
Lui ebbe un sussulto e la ragazza sorrise dando una lieve stretta alla sua mano per poi abbandonarla. Il calore che fino a poco prima Michael sentiva sul palmo della mano era svanito.
"E' tanto distante casa tua?" tentò di sviare il discorso.
"In effetti un po'.."
"Come stai oggi Michael?"
Quelle parole furono scagliate contro l'uomo come una doccia fredda. Si chiese chi mai avesse voluto giocargli quello scherzo del destino regalandole quell'angelo. La vita si presentava insolita ai suoi occhi e più prestava attenzione alla ragazza più lei era in grado di spiazzarlo e spogliarlo di ogni sua difesa. Pensava dovesse proteggerla da sé stesso, dal suo mondo ma più ricambiava il suo sguardo più capiva che davanti ai suoi smeraldi avrebbe perso qualsiasi guerra.
"M..meglio" la sua voce era appena un sussurro e Nina corrucciò la fronte per poi voltarsi a guardare il paesaggio che scorreva ignoto. Il finestrino era oscurato dall'esterno e i colori parevano alterati, coperti da un velo scuro e trasparente. Si ritrovò a schiacciare il naso contro il vetro senza nemmeno accorgersene, le mancavano i colori.
"Mi rimarrà la forma del tuo naso sul finestrino" ridacchiò.
Nina si portò indietro e tornò a guardarlo sorridendo e scacciando con le mani l'impronta del suo profilo.
"Non capisco come tu faccia a trascorrere così tanto tempo in quest'auto senza colori"
"Si tratta purtroppo di privacy" vide il suo viso contrarsi in una smorfia.
"Cosa mi devo aspettare dalla casa del signor Jackson?"
"Una casa suppongo sia tale per qualsiasi persona"
"Dai, dov'è finito il saggio uomo della telefonata di ieri sera? Una casa non è casa solo perché composta da delle mura e un tetto. La nostra casa dovrebbe essere ciò che più ci identifica e rappresenta."
"So che non è gentile rispondere ad una domanda con un'altra ma cosa ti aspetti da casa mia?"
Nina finse di pensarci, spostò un ricciolo ribelle dalla fronte che come mosso dal vento tornò esattamente nella stessa posizione.
"Mi immagino spazi ampi, pochissimi angoli e spigoli, molti archi, un camino e un mobilio di color nocciola, un legno caldo... Sono molto lontana dalla realtà?"
"Non quanto pensi ed è curiosa questa tua associazione. Contestualizzando l'immagine che hai costruito su di me direi che ti senti a tuo agio e mi ritieni una persona dolce e morbida?"
"Non riesco ad idealizzarti come un egocentrico o un egoista" Michael volle cambiare discorso.
"Eri stanca questa mattina Nina?" il modo in cui pronunciava il suo nome le faceva sempre uno strano effetto, pareva essere il nome più armonioso e delicato di sua conoscenza.
"Affatto, sono molto contenta della nostra chiacchierata e sappi che penso esattamente tutto quello che ti ho detto ieri sera. Non ho alcun tipo di ripensamento, ci tengo a chiarirlo"
"Sono molto contento, anche io"
Ci fu un lungo momento di pausa da parte di entrambi, non era un silenzio imbarazzante da sostenere bensì fu un attimo di studio ed esitazione.
"Terrai gli occhi truccati durante il ritratto?"
"Suppongo di sì"
"Vorrei vederli e dipingerli senza alcun trucco"
"Mi stai dando ordini?" Michael intrecciò le braccia al petto con un sorriso di scherno.
"Forse, la cosa la irrita signor Jackson?" "Come ti ho detto ieri al telefono non amo ricevere ordini"
"Preferisci imporli?" Nina sollevò un sopracciglio. Michael rise e si rilassò portando le mani in grembo.
"Mi sento più a mio agio nel sapere che sono io ad avere la situazione sotto controllo, preferisco fare scelte e decisioni di mio pugno. Se sbagliassi preferirei incolpare solo me di non aver pensato abbastanza o di aver preso una decisione azzardata. Se la decisione invece fosse presa sotto consiglio e sbagliassi, la colpa si dividerebbe e non lo sopporterei. Oltre ad aver sbagliato mi sentirei anche stupido nel non aver seguito la mia testa e il mio cuore"
"Credo che questo sia tutto da contestualizzare. A volte siamo accecati dai sentimenti e vivendo una certa situazione in prima persona non siamo in grado di valutarla lucidamente e lì il consiglio risulta indispensabile"
"Qui ti sbagli, sei tu a viverla la situazione, gli altri non potranno comprendere come tu ti possa sentire. A volte scelte che risultano sbagliate, o azzardate agli occhi degli altri, sono quelle che possono renderti più felice"
"Esistono persone empatiche, persone che ci conoscono meglio di chiunque e che possono arrivare anche a ragionare con la testa della persona che amano e i consigli delle persone che ti amano non potranno mai escludere i tuoi sentimenti"
"Sei molto dolce Nina" Michael le spostò un riccio dal viso e le sorrise mostrando la schiera di denti bianchi e diritti. Quella vista le scaldò le guance.
"E tu devi imparare a fidarti di più"
"Purtroppo è difficile nel mondo dello spettacolo"
"Abbandoni mai il personaggio dall'uomo?" non gli diede tempo di rispondere, aveva socchiuso le labbra per farlo ma lo interruppe. "Nell'intimo hai mai provato a seguire una direzione che non sia quella che gli altri vogliono che Michael Jackson prenda? Non posso proprio credere che il palcoscenico sia presente anche a casa tua e immancabilmente anche Michael avrà bisogno di una spalla"
"Quale? Di chi Nina?" abbassò lo sguardo. Nina capì di aver toccato un tasto dolente, di nuovo, e gli prese una mano tra le sue.
"Pensavo mi reputassi una tua amica e con me hai guadagnato due spalle, non una sola"
Michael rise osservando il corpo della ragazza.
"Sei così esile che se mi appoggiassi con tutto il peso probabilmente cadremmo a terra"
"Avrai comunque qualcosa che non sia il pavimento su cui atterrare, non è affatto scontato e.."
Michael iniziò a disegnare con il pollice dei cerchi sul palmo della sua mano e Nina si immobilizzò.
"Hai ragione, scusami Nina. Lo vedo che sei una ragazza forte e sincera. La tua età a volte mi disorienta ma è il tuo cuore a dettare la tua maturità"
Lo lasciò fare, sperando non finisse mai di sfiorarla con quella dolcezza fraterna. Percepiva dentro di sé uno stato di inquietudine e confusione. Alzò il viso dalle loro mani e lo trovò a fissarla mentre si mordeva il labbro. Pensò a quanto la vera sfida fosse mantenere la bellezza dei suoi occhi sulla carta.
"Ti aiuterò, te l'ho promesso"
"Lo so, lo stai già facendo... Cos'hai portato in quella grossa borsa?"
Michael si sporse oltre il suo corpo per veder meglio.
Lei interruppe il contatto e posò lo zaino sulle gambe aprendolo sotto lo sguardo curioso dell'uomo.
"Come siamo curiosi" rise appena "Ebbene qui è dove avviene la magia"
"Uhhh la magia, amo la magia" infilò quasi il naso dentro alla borsa e Nina scoppiò a ridere facendo finta di chiudere la lampo.
"Volevi incastrarmi nella borsa?" si sollevò di scatto.
"Ti stavo dando solo l'opportunità di entrarci più a fondo"
"Oh vedrai" e allungandosi Michael tirò fuori una tela completamente bianca "io sono il re degli scherzi"
"Non ti basta esserlo del Pop?" "No, non mi accontento mai" lo disse con tono basso e sensuale.
Lei mosse la mano in aria minimizzando le sue parole.
"Non potrai sempre eccellere in tutto"
"E tu cosa racconteresti al mondo se la mia testa si fosse incastrata nella tua borsa magica?"
Nina scoppiò a ridere "La curiosità uccide!"
I due si trovarono a guardarsi complici della loro ilarità.
"Ottima testata, lo vedo già come servizio speciale di qualche giornale scandalistico"
"Diventerei famosa ma poi credo che nessuno vorrebbe più collaborare con me come Pittrice e quindi non ne vale la pena"
"Ahhh allora è tutto legato a questo" "Ma certo!"
Le pizzicò un fianco e si spostò con un balzo.
Lo vide pensieroso, nascondere un sorriso dietro il palmo della mano che aveva portato alle labbra.
"Non ci pensare neppure, l'ho visto quel luccichio nei tuoi occhi e no, piuttosto manca ancora molto?"
"Come sei impaziente" "Sono curiosa, tutto qui"
Michael si avvicinò al suo orecchio "La curiosità uccide, ricordi?" la sua voce bassa, il suo alito caldo che le solleticava il lobo le annebbiarono la vista per un attimo quando poi lo spinse leggermente dalla spalla rimettendolo ad una distanza di sicurezza. "Non vale riutilizzare le mie stesse armi"
Sorridendo si tolse il cappello dal capo e lo poggiò sulle ginocchia, sotto lo sguardo della ragazza che rimase a osservare il suo profilo. Era incredula di come quell'uomo potesse essere così magnetico e catturare la sua attenzione con così tanto ardore. Sfiorò con gli occhi quei riccioli ribelli che scappavano dalla presa del codino, finendogli sulla fronte. Il nasino era all'insù, fiabesco. Le labbra rosee e carnose disegnavano un perfetto ponte di congiunzione verso il collo, maestoso e maschile. Deglutì.
"Nina, se mi guardi così sarò costretto a nascondermi" "Mi parli della copertina dell'album?"
Michael sorrise e le spiegò tutto ciò che le era venuto in mente, partendo dal principio. Le raccontò della lista, del suo camminare avanti ed indietro per lo studio di registrazione sotto le occhiate dei suoi colleghi. Ogni tanto a qualche ricordo riaffiorato si fermava e rideva. Le raccontò ogni cosa, ogni idea nel dettaglio, trovando nel suo volto eccitazione ed entusiasmo, lo stesso che provava lui a parlare del proprio lavoro. Fino a che si rabbuiò.
Nina aspettò paziente che continuasse ma torturava il cappello tra le mani per nulla intenzionato a proseguire.
"Forza Michael, che è successo?" "Un tentativo ho provato a farlo insieme al Pittore che ha disegnato il resto ma... "
"Ma non ti piaceva per nulla il risultato" "No, tremendamente insoddisfacente"
Nina sospirò, si umettò il labbro sotto lo sguardo dell'uomo che posò per qualche secondo lo sguardo sulla sua bocca per poi concentrarsi nuovamente sui suoi occhi verdi.
"Gli occhi sono una cartolina da visita, a parer mio. Non devi sicuramente accontentarti di un risultato se non è quello che speri e vuoi." "E' proprio questo il problema! E se i miei fossero così e fosse quel disegno la cartolina da visita della mia anima?"
"A giudicare da come ti sei rabbuiato non penso proprio potessero rispecchiare la realtà"
"Ti prego, continua" inclinò il viso e la guardò serio in viso.
"Io credo che.. una delle cose di cui devi andar più fiero sia proprio il tuo sguardo. Comunica e dona una luce particolare. Sono sicura non sia facile catturare questo dettaglio. Inoltre gli occhi scuri come i tuoi sono quelli che mettono maggiormente in soggezione, forse si è fatto prendere dall'impaccio nel vedere il tuo turbinio di emozioni. Passami la tela che mi hai rubato, per favore" Michael rise inondando l'abitacolo dell'auto della sua risata cristallina, simile a mille scampanelli.
Nina prese in mano quel quadrato bianco chetanto le era amico e controllò l'ora.
L'uomo leggendole nel pensiero, le fece cenno di non badare al tempo, cosìsotto il suo sguardo curioso riaprì la borsa per estrarre la matita. Prese illabbro inferiore tra i denti, come era solita fare prima di abbandonare corpo emente nel disegno.
Poggiò la punta sul foglio ma si fermò, voltandosi verso di lui che aveva leguance rosse.
Si sistemò i capelli che le ostacolavano la visuale e ritornò a concentrarsi suquello che voleva dimostrargli.
"Ora disegnerò gli occhi della mia migliore amica, Helen. Lei è di origineasiatica e spesso gli occhi della gente dell'est sono piuttosto impersonali.Voglio mostrarti una grande differenza" ed iniziò a delineare i contorni di unocchio a mandorla.
Michael la fissava, incurante della pressione a cui la sottoponeva, ma nonriusciva a fare altrimenti. Si perse nel seguire i movimenti della sua manodestra che teneva salda la matita. La sinistra stringeva forte il bordo esternodella tela che appoggiava sulle gambe. Si teneva sulle punte dei piedi percreare tensione e i jeans evidenziavano la sua coscia che affusolata sinascondeva dietro al lembo della camicia. Tornò con lo sguardo sul quadro, poialle sue labbra, vittime della sua morsa. Un ricciolo penzolava di fronte alsuo naso e si scostava seguendo il respiro della donna. La trovava tremendamentesensuale, si sentiva imbarazzato a spiarla in un momento per lei così intimo epassionale. Il colletto della camicia lasciava spazio a una piccola porzionerosacea del suo collo in tensione. Sbatté le palpebre un paio di volte perfocalizzarsi sull'Arte ma involontariamente l'Arte del suo corpo lo attraeva dipiù. Il seno abbondante era stretto nella camicia gialla e dal collo sisoffermò sulle curve del suo petto, così naturali e formose. Abbassò lo sguardoe si costrinse a distogliere le proprie attenzioni da lei. Nina si voltò e lotrovò con lo sguardo chino e le gote rosse. "Guarda" la sua voce lo guidò.
"Vedi, questi sono occhi completamente estranei e imparziali, non comunicanonulla perché non ho pensato a nulla disegnandoli. Semplice. Non ho immaginatominimamente a chi potessero appartenere e non conoscendo il soggetto non hocolto le sfumature, non ho potuto attribuire una luce o un tono. Ci tenevo soloa disegnarli bene e realistici. Ma questi" puntò con il dito due occhi piùsotto, completamenti identici nella forma agli occhi appena commentati. "Questisono di Helen, asiatica come il soggetto precedente. Ma guardali. Non sono inrealtà completamente differenti?"
Michael trattenne il respiro e Nina proseguì.
"In questi occhi leggo la dolcezza della mia amica, vedo il nocciola che sifonde al nero. Vedo una giornata di sole e un timido sorriso. Vedo la suaanima, buona e innocente. Ma qui" sfiorò la pupilla "vedo la sua voglia di vivere,la sua esuberanza, è curiosa ed estremamente intelligente. Qui mi guarda e micomunica che mi vuole bene ed è serena"
Michael si avvicinò sporgendosi verso la tela e i suoi ricci si confusero con isuoi. Nina notò quel particolare e sorrise.
"Questo è per dimostrarti che tutto dipende da quanto ci concentriamo nel nonfare un disegno apparentemente perfetto ma quanto più vero e sincero possibile.Io pensavo a lei mentre disegnavo e la immaginavo qui a guardarmi, lei guardame ed il mondo in questo modo e tutti possono vederlo solo se si concentrano adandare oltre al disegno delle sue ciglia o alla forma del suo occhio allungato.E il tuo pittore non ti ha guardato, perché tu..." Michael sollevò lo sguardoverso di lei e Nina gli fece cenno di osservare la tela ancora.
Prese la matita e con Michael chino sulle sue gambe, chiuse gli occhi e livide. Iniziò a tracciarne la forma, il contorno, la profondità, ne disegnòmille sfumature e mordendosi il labbro si protese in avanti. Michael sentì ilsuo seno sfiorargli il capo e rimase immobile, trattenendo il fiato per minutiinteri fino a che si scostò all'indietro e poté permettersi di respirare.
"Tu sei solo un assaggio di questo" le mani di lei sfioravano quel disegno,quello schizzo. Lo carezzava. Era una piccola finestra sulla cartolina dellasua anima.
Michael rubò la tela dalle sue mani portandosela sulle gambe e lontana da lei.
"E' fantastico Nina..."
"Quello sei solo tu" "No, tu sei ... Questo è ... Lo voglio così! Esattamentecosì!"
"Questo è solo uno schizzo, lo farò con le tempere e con i colori e sarà ancorapiù magico"
"Non è possibile più magico di così" strappò il foglio e lo piegò con curainserendolo nel taschino sul petto della camicia blu.
"Michael, che fai?" Nina rise.
"Voglio guardarmi e ricordarmi come mi vedi tu" "Basta uno specchio" "No" scossela testa, ricordagli un bambino in preda ai capricci. Nina tirò fuori dallaborsa un piccolo specchio e lo portò davanti al viso di Michael, poggiando latesta sulla spalla per allungarsi ed inquadrare la porzione di viso desiderata.
L'uomo scrutò i propri occhi per un istante ma dal riflesso poteva scorgere ilsuo collo scoperto.
Si umettò le labbra "Magia.." pensò ad alta voce.
"Sì, sei un potente stregone delle folle con gli occhi di un cerbiatto" Ninarise e si sistemò sul suo sedile. Mise via con cura la tela strappata, lospecchietto e la matita per guardare fuori dal finestrino.
Fu un attimo e la sua mano venne stretta da quella di Michael ma nessuno deidue si voltò a guardarsi.
Assorti nei propri pensieri guardavano la strada rincorrendo la via di casa ela loro affinità.
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