Capitolo 5 - "Her hair, her face, her lines Divinity in motion"

"The way she moved
Her hair, her face, her lines
Divinity in motion"

5.

Non appena Nina toccò il letto, sentì la stanchezza piombare sul suo corpo e si addormentò poco dopo.

Una volta tornato a casa, Michael sentì la testa pesante e confusa.
Domani sarebbe stato un giorno importante, avrebbe avuto ospite a Neverland il pittore e la copertina del suo nuovo album avrebbe iniziato a prendere vita. Le tempie gli pulsavano, si sentiva agitato e capì che l'incontro di lavoro non fosse l'unico pensiero a tenerlo insonne. Non riuscì a dormire, si rigirò nel letto fino a perdere le speranze di potersi addormentare e si alzò. Si fece un tè caldo e, con la tazza fumante e bollente fra le mani, uscì in veranda.
La notte era fredda ed una leggera brezza lo sfiorava facendogli venire la pelle d'oca. Il cielo era colmo di stelle quella sera. Si riflettevano negli occhi scuri dell'uomo illuminandoglieli. Paragonò le stelle alla vivacità di Nina, il solo pensiero lo fece sorridere ed abbassare il capo, rifugiandosi dal bagliore. Avrebbe voluto chiederle un parere artistico e aver modo di conoscere meglio quella ragazza eccezionale ed unica col suo carattere turbolento. Si sentiva così solo e l'allegria della ragazza sarebbe stata un'ottima medicina per la sua anima tormentata. La sua felicità era coinvolgente, il sorriso non lasciava mai il viso della donna e Michael la invidiava. Avrebbe voluto tanto essere come lei, serena e sorridente nella sua ingenua spontaneità. Pensò a quanto desiderasse vederla, a quanto desiderasse passare con lei una giornata intera a parlare di qualsiasi cosa gli passasse per la mente. Con lei aveva avuto la sensazione di poter esprimersi liberamente, senza alcun vincolo e limite. Questo lo affascinava e lo portava a sfiorarla col pensiero. Tornò a letto, la notte era troppo pungente per un uomo freddoloso come lui. Si infilò velocemente sotto le coperte, prendendo un libro tra le mani. Spostò lo sguardo sulla sveglia analogica sul comodino e, infine, sul fiocco rosso accanto. Si perse nella lettura fino a quando fu rapito da Morfeo.
Si addormentò con il libro aperto sul proprio petto.
Furono solo un paio d'ore di riposo, le sue, quando la luce del giorno fece capolino nella stanza svegliandolo.

"Tesoro, pensi di perdere il bus anche stamattina?"
La voce della madre le interruppe il sonno, facendola repentinamente sedere.
"Che ore sono" bofonchiò, la voce impastata dalla stanchezza.
"Se sei così stanca puoi non andare un giorno, hai due occhi.." la madre si era seduta all'angolo del letto.
Le sfiorò una guancia e Nina scosse la testa con forza. "Che ore sono?" "E' tardi, il bus passa fra pochi minuti"
A tentoni la ragazza cercò il telefono sul comodino, compose l'ultimo numero chiamato. Nick.
"Buongiorno, sentivi già la mia mancanza?" "Non ho le forze di risponderti, mi sono appena alzata. Penso che avrò bisogno di un altro tuo salvataggio dell'ultimo minuto. Sei già in università?" "In realtà stavo per uscire di casa, ti aspetto fuori"
La ragazza sbiascicò un grazie e chiuse la telefonata sotto gli occhi incuriositi della madre.
"Chi hai chiamato? Helen?" "No, un compagno di università" "Eri con lui ieri sera?" "Si, è un tipo a posto"
"Attenzione bimba mia" le stampò un bacio in fronte e divincolandosi dalla dolcezza di Jill corse verso il bagno.
Si infilò veloce in doccia. Non asciugò i capelli, non ne aveva tempo, e i suoi ricci gioirono all'idea di essere liberi, ribelli e voluminosi come mai. Veloce indossò un jeans nero, abbinò una camicia color canarino sotto ad un maglioncino scuro. Sistemò il colletto all'esterno, piegandolo e lisciandolo con le dita. Guardò l'ora, preparò lo zaino, si truccò appena gli occhi e bevuto un bicchiere di latte si lanciò in strada. L'auto era già nel viale ad attenderla.
Aprì la portiera, chiudendola dietro di sé piano e si sedette. "Buongiorno Romeo" "Buongiorno Nina"
Le tirò un riccio che, come una molla, ritornò al suo posto. "Magari ci potresti giocare un altro giorno? Andiamo. Helen mi avrà dato per dispersa un'altra volta. Ieri le dovevo anche riportare l'auto. Sono un'amica tremenda"
La ragazza le indicò la strada e Nick rise, ingranò la prima e uscirono imboccando la via per l'università.
Non parlarono molto durante il tragitto. Ogni qualvolta il ragazzo tentava di instaurare una conversazione la ragazza lo metteva a tacere con un gesto della mano, ripetendo "Non ancora Nick, devo ancora svegliarmi".
Arrivarono in Università, puntuali. Helen li aspettava all'ingresso a braccia conserte.
Nina le corse incontro e iniziò a baciarle ripetutamente la guancia "Sono un'amica pessima e tremenda"
Helen la scansò con una mano e rise.
"Se non vuoi più prendere il bus e vuoi stare sola con Nick in macchina basta dirlo"
"Ho semplicemente problemi con la gestione del sonno. Non riesco più a svegliarmi in tempo e la tua macchina ce l'ho io, quindi non potevo chiamarti e chiederti un passaggio"
"Quindi sono un rimpiazzo alla migliore amica?" Nick si intromise sollevando un sopracciglio.
"Sarai sempre il numero due dopo di me" Helen lo sfidò avvicinandosi al suo viso ridendo.
"Sembrate due idioti" Nina li strattonò e li spinse verso l'entrata. "Il numero uno sarà sempre chi mi darà da mangiare a pranzo"
"Allora ho stravinto la medaglia d'oro!" Helen tirò la ragazza dalla sua parte e l'abbracciò stretta. Nina si divincolò.
"Basta con tutte queste effusioni, è ancora troppo presto"
I tre si avviarono sorridenti verso l'aula dove occuparono i loro soliti posti in terza fila.
All'ingresso del professore chinarono il viso sul libro.

La campanella fu accompagnata dal brontolio dello stomaco di Nina.
Si sedettero sul muretto con le gambe a cavalcioni mentre iniziarono a mangiare in religioso silenzio.
"Stamattina hai ritardato perché non ti sei svegliata in tempo, ma ieri perché non mi hai portato l'auto?"
"Ieri.. ho perso la fermata e mi sono ritrovata nel deposito dei bus"
Helen quasi si strozzò. "Cosa vuol dire nel deposito dei bus?"
"Vuol dire che ho mancato tutte le fermate e mi sono persa, ho dovuto chiamare Romeo. Abbiamo mangiato insieme vista l'ora e mi sono completamente dimenticata dell'auto"
"E non hai idea di chi abbiamo incontrato al ristorante!" Nina sorrise. Il suo foglio lo aveva nascosto nella cartella dove teneva tutti i suoi disegni e dipinti, luogo dove conservava tutte le emozioni più sincere.
"Un cameriere?" Helen ironizzò, alzando appena il viso dal pranzo.
"Tecnicamente non lo abbiamo incontrato Nick" Nina lo corresse ed il ragazzo annuì velocemente.
"Giusto, ci ha solo fatto un autografo scusandosi di non essersi potuto presentare."
"Da quando i camerieri fanno così tanto i preziosi?"
"H, non era un cameriere" l'idea di Michael con un vassoio in mano la fece ridere e contagiò il ragazzo.
"Non muori dalla curiosità?" Helen alzò il viso dal pranzo e li osservò in viso. "Dio, chi avete visto?"
"Michael Jackson!" Nick abbassò il tono di voce, guardandosi intorno con aria guardinga.
"Ma va, non ci credo!" la ragazza sbarrò gli occhi.
"Credici, credici" il ragazzo tirò fuori il portafogli e mostrò l'autografo alla ragazza che lo prese tra le mani.
"Tom Cruise e ora Michael Jackson?" Helen guardò l'amica in volto e Nina scoppiò a ridere.
"Che sfortuna però non averlo potuto incontrare di persona.." il ragazzo si riprese il foglio e lo ripose.
Finirono il proprio pranzo in silenzio, ognuno sommerso dai propri pensieri.
Nina si destò da questi non appena vide Nick accendersi una sigaretta, si concentrò sul fumo bianco e denso che usciva dalle sue labbra storcendo il naso. Il ragazzo con la coda dell'occhio la vide.
"Ora ti affumico" "Non ci pensare nemmeno!"
Sbarrò i suoi grandi occhi verdi e saltò giù dal muretto.
Joe raggiunse il gruppo e passò le mani tra i capelli di Nina.
"Finalmente sono tornati i miei ricci" "Ciao dottor Joe" alzò la mano in segno di saluto e si affrettò a raggiungere la sede.
Nina sistemò lo zaino in spalla e iniziò ad avviarsi verso l'aula, pronta per assistere alle ultime lezioni della giornata.

"Signor Jackson, è arrivato Mark Ryden"
"Grazie Steve"
Michael diede una pacca amichevole all'uomo, superandolo e dirigendosi verso l'ingresso del Ranch.
I suoi dipendenti avevano aperto il cancello permettendogli di non esporsi alla strada e si trovò l'uomo di fronte. Si scambiarono una veloce stretta di mano. "Posso offrirti qualcosa prima di metterci al lavoro?"
Mark studiò il profilo dell'uomo, dapprima, per poi posare lo sguardo sulla grande distesa verde intorno a loro.
"Un bicchiere d'acqua lo berrei volentieri, grazie" "Dopo ti farò fare il giro, se lo desideri" Michael gli sorrise.
"Siamo qui per questo, sbaglio? Oltrepassare i cancelli dell'apparenza" "Sarà difficile per me, di rado accetto interviste e odio raccontare i fatti miei ma vorrei che la copertina venga quanto più rappresentativa e reale possibile"
"Farò del mio meglio. Noto un grande amore ed interesse per le attrazioni, per i giochi"
Michael rise appena all'osservazione.
"Ho sempre desiderato salire sul Carosello da piccolo ma.." si strinse nelle spalle "il lavoro è sempre stato predominante nella mia vita. Così ho deciso di colmare le mie mancanze infantili trasformando casa mia,Neverland, in un grosso parco giochi. Molti bambini mi fanno visite, ho creato apposite stanze di ristoro e stanze letto per i loro soggiorni. Spesso molti di loro sono malati terminali e ci tengo particolarmente a vederli sorridere nei loro ultimi giorni. E' così ingiusto non renderli felici e mi sento gratificato nel vederli trascorrere giornate di sorrisi e risate."
"Lei ha davvero un grande cuore" "Ti prego, dammi del tu Mark"
I due camminavano lungo un sentiero di ciottoli, costeggiando grossi alberi e distese.
"La trovo un'idea meravigliosa" "Sì, una delle mie migliori"
Michael aprì la porta tenendola aperta col corpo e invitandolo a varcare la soglia. Mark ringraziò e si accinse a entrare nel grosso salone. Si guardò intorno, incuriosito, dall'arredo classico ed elegante. I mobili erano di un legno caldo, accogliente.
Alla parete vi erano diversi mattoncini che terminava con travi a vista, dello stesso colore del legno del mobilio. Diversi lampadari pendevano dal soffitto, dorati e perfettamente in sintonia con la stanza. A terra vi era un parquet lucido e scuro.
Michael gli sorrise e lo invitò nuovamente a seguirlo. Scendendo appena qualche gradino si abbandonava la sala e si faceva ingresso in un altro salone, arredato nella medesima maniera, e che presentava due camini e spaziose porte finestre l'una accanto l'altra. Le vetrate era alte sino al soffitto terminando a pochi centimetri da terra, donando alla stanza molta luminosità. Mark vi si avvicinò, affacciavano sull'ampio giardino. "Quando i fiori sbocciano, è difficile allontanarsi dalla vista della finestra. Mi spiace solo non sia primavera per fartelo vedere" "Posso immaginarlo.."
Michael percorse il salone, passando sotto un arco imponente, e si ritrovarono in cucina. Vi era una grande isola al centro della stanza con un ripiano in marmo. La cucina era ad angolo e perfettamente curata. Aprì il frigorifero, sotto gli occhi incuriositi dell'uomo, e prese tra le mani l'acqua. "Mi avevi chiesto un bicchiere d'acqua,giusto?" "Sì, scusami, ero completamente assopito dall'arredo" "Non ti preoccupare" Si allungò verso una credenza in vetro, porgendogli un bicchiere che si affrettò a riempire. "Anche qui vedo grosse vetrate" "Sì, illuminano il bancone e riflettono sul legno la luce del sole creando un bellissimo gioco di luci, a mio parere" "Mi trovo d'accordo" i due si sorrisero.
"Non vorrei sembrare inopportuno, ma.. è tutto così grande?" Michael rise tenendosi al bancone.
"Della mia residenza mancherebbe da vedere ancora tutto! Il piano terra non è terminato, mancherebbe la sala da pranzo e due bagni. In totale ce ne sono 8, al primo piano c'è la mia camera da letto, l'attico e un bagno privato. Ci sono altre 4 stanze al secondo piano, una di queste ha un affresco dei terreni del ranch su una parete, dovresti vederlo, è incantevole. Poi abbiamo il giardino esterno, 1.5 ettari con due fontane, cigni, pontili per barche, una spiaggia, qualche ruscello, un lago, un gazebo, diverse statue.. " fece una pausa, sforzandosi di ricordare "una laguna di 4 metri, piscine, una Jacuzzi, un carretto di gelati e un'altra dependance con solaio, due bagni, una cantina per il buon vino. " sorrise interrompendosi "un campo da tennis,uno da basket, il cinema, una sala ballo e uno zoo comprensiva di stalla ed animali esotici. Infine il Luna Park con una stazione di treni Disney con angolo cottura, solaio e altre stanze. I treni percorrono tutto il profilo della struttura."
"Ora mi sento idiota ad avertelo chiesto" Michael rise forte, poggiando una mano sulla spalla dell'uomo.
"Non ci sarà possibile visitare tutto il Ranch ma se c'è qualcosa in particolare che vuoi vedere.."
"Grazie, ma al momento mi sento solo parecchio confuso"
"Vieni, cerchiamo un posto dove poter stare" "Direi che abbiamo una vasta scelta"
La risata di Michael si espanse nell'aria, riempiendo l'ambiente vuoto.

"Spero di vedere molti di voi al primo appello di domani. Buona giornata, ragazzi"
L'indomani ci sarebbe stato l'esame orale di Arte Contemporanea, a seguire lo scritto il giorno successivo.
I ragazzi uscirono dall'edificio e salutarono Nick, mentre Helen e Nina si avviarono verso il bus che le attendeva alla fermata poco più avanti. "N, mi porti l'auto oggi?" "H,fermati alla mia fermata così la prendi subito."
"Giusto, non ci avevo pensato" la vide torturarsi le mani, mordendosi le unghie. "C'è qualcosa che non va?"
Gli occhi verdi della ragazza cercarono quelli a mandorla dell'amica ma non li trovarono.
"Non penso di presentarmi domani al primo appello" confessò.
"Ma dai, non scherzare" le tirò una gomitata affettuosa ma la ragazza non alzò il viso dalle mani.
"Che succede H? Non ti senti pronta?" "Non ho ancora letto nemmeno una pagina"
"Ma.. come mai? Non è da te"
Un leggero tremolio scosse la ragazza.
"Ho perso un po' di voglia, mi presenterò al secondo se farò in tempo a studiare"
"Se hai bisogno di una mano per l'esame.." non finì la frase, l'amica la precedette. "Si, N. So che posso contare su di te"
Le due si sorrisero e si strinsero in un abbraccio.
Alla fermata di Nina scesero entrambe e la salutò mentre abbandonava la via in auto.
Aprì veloce la porta di casa, salutando i genitori e cimentandosi nella sua camera.
Estrasse il libro dallo zaino ed iniziò a ripassare. Ripeteva, tenendo con l'indice il segno.

Sbadigliò, spostando lo sguardo verso la sveglia sul comodino e si accorse solo allora di quanto fosse tardi e di come il tempo fosse volato. Andò in sala, non aveva sentito i suoi genitori rispondere quel pomeriggio e se ne accorse solo ora.
Li cercò, chiamando a gran voce i loro nomi, ma l'eco della sua voce fu l'unica risposta.
In cucina trovò un biglietto, riconobbe la calligrafia della madre e lo lesse.
"Tesoro, oggi e domani non saremo a casa. Torniamo presto, fai la brava bambina"
Nina corrucciò le sopracciglia, immaginò quale evento potesse averli obbligati a muoversi così rapidamente senza avvisarla. Non era la prima volta che si trovava in casa da sola, il lavoro dei genitori li costringeva spesso a spostarsi e per lei non era mai stato un problema. Trovava sempre compagnia in sé stessa e modo di passare il tempo.
Accese lo stereo, alzando il volume e rubando il barattolo di gelato al cioccolato dal frigorifero. Con il cucchiaino in mano, si mise a ballare in mezzo alla stanza. Mangiava, ascoltando la musica che casualmente passava alla radio, muovendosi col bacino in modo goffo, divertendosi.
Con il cucchiaino ancora alle labbra, sentì il citofono suonare. Si accinse ad abbassare il volume e andò alla porta, aprendola quel tanto che bastava per vedere la signora Bush, la vicina di casa.
"Signora Bush!" "Sei ancora a casa da sola, immagino"
Era una donna di mezza età e teneva le mani severe sui fianchi.
"Esatto, le sto dando fastidio con il volume della musica?" "Si, abbassa. Non farmi impazzire ragazzina!"
"Signora Bush, con tutto il rispetto..." la ragazza chiuse la porta e si mise a ridere, sentendola imprecare.
Rialzò il volume della musica e si abbandonò sul divano, portandosi una grossa cucchiaiata di gelato alla bocca.
Questa volta a suonare fu il telefono di casa, si alzò sbattendo forte i piedi.
"Dio, un attimo di tregua!"
Prese la cornetta in mano e con tono scocciato rispose.
"Jill e David non sono in casa, chiunque tu sia. Torneranno fra qualche giorno, ciao!"
Una flebile risata. Stava per attaccare e terminare la chiamata quando si sentì chiamata.
"Nina, tesoro, non devi rispondere così al telefono.. "
Si bloccò.
"Ciao mamma"
"Tesoro, perché rispondi così?" "Di solito non cercano mai me, quindi meglio avvisare subito"
"Ci sarebbero modi più gentili di farlo.." "Mamma, puoi non farmi la predica anche da lontano? Piuttosto.. dove siete?"
"Tesoro, scusami, ma dobbiamo scappare. Volevo solo sapere se stessi bene. Ti racconterò tutto una volta a casa"
"Sì, sto bene. Ciao!"
Attaccò la cornetta al muro e sbuffò. "Potrò starmene serena ora?"
Si sdraiò sul divano, abbandonando la testa all'indietro ed ascoltando la musica.
"In attesa del suo nuovo album, trasmettiamo il grande successo di Human Nature del Re del Pop!"
Nina si tirò a sedere. "A quanto pare no, non posso stare serena"
Si avvicinò allo stereo pronta ad accogliere la sua arte.
Il suo timbro era basso e sensuale, ma anche molto triste. Cercò di comprendere le sue parole.
Sembrava sottolineasse una solitudine che a stento riusciva a sopportare. Parlava della natura umana, di come potesse essere semplice ed affascinante stare tra la gente, toccare uno sconosciuto.
Si sentì in colpa ella stessa, per la sua fama e la sua popolarità. La voce sembrava un tormento e un turbinio di emozioni. Dolore, tristezza, fascino e curiosità. Avrebbe voluto aiutarlo e fargli compagnia in quel mondo così grigio e debito al lavoro ma "la natura umana" non lo permetteva. Si sentì le spalle curve, chinate dal peso delle parole dell'uomo. Ricordò il suo sorriso e i suoi occhi così scuri. La canzone finì e si sentì triste, una lacrima le solcò il viso.
"Come diavolo fai Michael? Non è giusto" puntò il dito allo stereo che stava annunciando il prossimo brano.
"Io non piango mai, capito? Questa.." si asciugò la guancia "è tua, non mia. " sussurrò, consapevole che ciò che avesse detto fosse tremendamente vero. Sentì un grosso peso allo stomaco, il suo grido d'aiuto pareva averla scossa, come fosse suo.
Il cellulare squillò, lo portò all'orecchio.
"Nina? Sono Nick, disturbo?" "Sì" "Se vuoi chiamo in un altro momento.." "Ormai hai disturbato Romeo, quindi che c'è?"
"Stavo guardando l'autografo di ieri e.." "Ancora? Guarda che lo consumi se continui a fissarlo tutto il giorno"
Nick rise. "Si, forse ti sembrerò pazzo ma devo assolutamente farti vedere cosa c'è sul retro."
La ragazza si congelò. "C..co..cosa c'è sul retro?" "Posso venire a fartelo vedere?" "Sì e muoviti" attaccò.
"Stupida Nina, perché non hai controllato? E se adesso Nick.. sapesse?" si ammonì.
Iniziò a camminare avanti ed indietro per la stanza fino al suono del citofono.
Aprì la porta e lo spinse per un braccio dentro casa.
Nick rise, alzando un sopracciglio e osservando il gelato sul tavolino. "Sei a casa da sola?" "Sì"
"Hai intenzione di fare overdose di cioccolato?" "Taci Romeo, non sei venuto in casa mia per giudicarmi"
"Hai ragione,guarda qui"
Il ragazzo tirò fuori il portafogli dalla tasca posteriore del jeans e le mostrò l'autografo. Nina lo girò e scettica riguardò l'amico.
"Ma qui non c'è un bel niente"
"Già, eppure è bastato poco per farti saltare in aria"
Nina gli tirò un pugno.
"Avevi detto non essere una sua fan e non conoscere le sue canzoni, ma non appena pronuncio il suo nome cambi completamente espressione. Perché?" "Tutto questa scena per farmi questa domanda stupida?" "Forse"
Nick sollevò le spalle e si sedette sul divano, prendendo tra le mani il gelato e portandosi alla bocca una cucchiaiata.
"Ma che schifo! Quello è il mio cucchiaio"
"Oh ma dai Nina, non fare la schizzinosa! Quando mangi dal piatto altrui è la stessa cosa"
Nina si sedette affianco al ragazzo con le braccia conserte, strette al petto.
"Comunque penso che ci sia qualcosa sul retro del tuo foglio, non sul mio. Hai provato a guardare?"
"Divertente Nick, non ci casco più ora"
"Sono serio, Nina. Se guardi bene il foglio c'è la fine di una lettera nell'angolo strappato"
Riprese in mano il pezzo di carta ed effettivamente notò l'inchiostro nero.
"Guarderò, grazie per l'avvertimento" gli strappò il cucchiaio dalla mano e se lo infilò in bocca.
"Dai Nina, non ti arrabbiare. E' solo curiosità la mia"
"Nessuno ti ha mai detto che la curiosità uccide?"
"Questo detto mi manca"
"Se al posto di perdere tempo a importunarmi, lo spendessi ad acculturarti lo sapresti"
"Allora non guardiamo il tuo foglio?" "Sinceramente non so nemmeno dove l'ho messo, ti farò sapere"
"Sei una bugiarda Nina! E scoprirò cosa nascondi, sappilo" "Al momento solo il gelato"
La ragazza prese il barattolo dalle mani del ragazzo e scappò in cucina, inseguita dall'amico.
Si trovavano entrambi alle estremità del tavolo. Nick rise "Mi arrendo, ma visto che sono qui.. guardiamo un film?"
Nina lo guardò. I suoi occhi verdi brillavano e si morse il labbro."Invitiamo anche Helen?"
"Come preferisci" il ragazzo la guardò, facendo scendere lo sguardo verso le labbra della ragazza.
"Chiamo Helen" gli passò di fronte e il ragazzo la bloccò dal polso, costringendola a voltarsi.
Si ritrovarono molto vicini l'uno al viso dell'altro.
"Nick, ma cosa diavolo fai" "Il film lo scelgo io, niente commedia strappalacrime da femminucce" sussurrò, a voce bassa.
Nina sentì un brivido alla schiena. Arrossì. "Romeo, distanza di sicurezza" Gli mise la mano sul petto spingendolo appena.
Il ragazzo non si mosse sotto la spinta della ragazza che corrucciò le sopracciglia.
"Tutta qui la tua forza? Il vento mi avrebbe spostato di più" "Se volessi, sarei capace di farti cadere per terra"
Nick rise e la ragazza, vinta dall'orgoglio, lo prese dal colletto e con la gamba si insinuò nelle sue, togliendogli il peso e facendolo cadere per terra. "Non sfidarmi" gli puntò l'indice addosso.
Si alzò, barcollante e confuso. "Accidenti, non scherzavi" "Io non scherzo mai" "Nemmeno io, niente commedie"
La ragazza rise e tornò in sala dove aveva abbandonato il telefono.
Compose il numero dell'amica e aspettò di sentire la sua voce.
"N, buonasera!" "Ciao H, vieni da me e guardiamo un film con Nick?"
"Non sarebbe meglio se rimaneste un po' da soli? Penso che a Nick tu piaccia da impazzire"
"H, ti sto chiedendo di venire. Ti va?" "Dovresti lasciarti un po' andare"
"Mi sto innervosendo." "Arrivo"
Attaccò la chiamata e si girò verso il ragazzo che si era seduto sul divano.
"Sta arrivando" fece per sedersi ma il ragazzo la ammonì "Nina, dovresti mettere il gelato in frigo o si squaglia"
"E tu dovresti essere invitato per sederti sul mio divano invece sembra proprio che tu ti stia prendendo ampia libertà in casa mia" "Non fare la capricciosa, ti aspetto qui"
Nina tornò indietro sui suoi passi, ripose il gelato in frigo. Lavò il cucchiaio e si affrettò a tornare in sala dove trovò il ragazzo a curiosare tra le cassette. "Mi sono portato avanti, spero non ti dispiaccia" "Figurati, tanto sembri essere a tuo agio"
Si lasciò cadere accanto a lui con un sonoro sospiro.
"Sei pronta per l'esame di domani?" "Sì, punto al 30" "Come sei ambiziosa"

Erano passate diverse ore, Mark aveva iniziato a fargli domande intime relativamente ad ogni particolare che Michael volesse inserire nella sua copertina. Ad ogni storia Mark prendeva appunti pregandolo di continuare.
Finito l'elenco nelle loro mani, gli chiese un momento di pausa per iniziare a creare uno schizzo dell'idea che gli era venuta in mente. Michael cercò di non mettergli fretta ma era incuriosito dal foglio e chiese di potersi sedere accanto ed osservarlo.
Passò diverso tempo, in cui rimasero in silenzio nella stessa posizione.
All'improvviso Mark girò il foglio nella direzione di Michael e rivelò la sua idea.
"Pensavo di creare due concetti differenti e il tuo Luna Park mi ha ispirato. Sarà una giostra, l'entrata sarà proprio sotto il nome della copertina che avrà doppia funzione in questo caso. Avvertirà del pericolo e metterà in mostra il brano. Ai lati della giostra sarà colmo di dettagli su ciò che sei e ciò che intendi rivelare. Pensavo ad utilizzare per lo più metafore e doppi concetti. Vedi? Qui ho inserito due pagliacci, sono animazioni della giostra volendo vedere ma in realtà hanno due volti differenti. "
"I due volti della mia vita" Michael sussurrò.
"Esattamente, inseriremo diversi animali tra cui anche il tuo Bubbles e l'elefante della signora Taylor. Dentro e al di là dell'ingresso creeremo un mondo privo di colori, con diversi ingranaggi pensavo. Si creerà confusione e contrasto."
"Mi piace Mark, continua a lavorarci su! Ottimo lavoro! Però qui.. manca qualcosa" indicò appena sopra l'ingresso al cancello.
"Si, lì c'è proprio un buco.. spero mi venga in mente cosa inserire. Ma se hai qualche idea, è ben accetta"
"Qualcosa che accentui l'avvertimento di pericolo" Michael si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro.
Si grattava la nuca e pensò a cosa egli stesso in passato avesse visto e considerato come un pericolo. Cosa lo facesse indietreggiare. Pensò per un attimo al padre, ai suoi occhi severi e alle sue mani ruvide e dure.
Tornò veloce alla sedia puntando l'indice verso lo spazio incriminato.
"Qui ci saranno i miei occhi con una maschera"
"La maschera della tua fama, il tuo nome"
"Sarà uno sguardo severo, di ammonizione. Un invito a proseguire ma al tempo stesso un richiamo all'attenzione, al guardare sempre avanti ed oltre a sé stessi. Potrebbe essere un invito stesso a leggere e decifrare la mia copertina e infine me, uno sguardo che possa mostrare me stesso, almeno un po'"
Mark si passò le dita nella barba e lo guardò in viso.
"Dovrai metterti in posa"
"Nessun problema"
"Vuoi provare a farlo ora?"
"Domattina, ci sarà più luce"
Mark annuì e iniziò a scarabocchiare una maschera con il suo nome inciso in alto.
Michael sorrise, era soddisfatto e non vedeva l'ora di giungere al termine.
Rimasero ancora diverso tempo a lavorare, dove iniziarono a vedere la copertina prendere vita in un tripudio di dettagli e colori.

"Nina, svegliati"
Una gomitata le arrivò dritta alle costole e la costrinse ad aprire gli occhi. Si era addormentata all'inizio del film, del quale ne ricordava ben poco, nonostante lo conoscesse a memoria. Aveva la testa appoggiata alla spalla di Nick mentre il braccio era sulle gambe dell'amica, alla sua sinistra.
"E' finito?" "No ma la tua testa pesa"
Nick sorrise e si spostò appena.
"E' perché è piena di sapienza ed intelletto." Sbadigliò e si alzò in piedi stiracchiandosi.
"Ragazzi, io sono a pezzi e domani ho l'esame. Vi scoccia se vado a dormire?"
Guardò gli amici in viso.
Helen sorrise, tirandosi in piedi. L'abbracciò forte, dandole un bacio sulla guancia.
"Nessun problema N, ci vediamo domani se vuoi così mi racconti dell'esame"
"Sicuramente! Tanto ho casa libera!"
Anche Nick si avvicinò a Nina.
"Ti passo a prendere domattina?"
"Grazie Romeo"
Si avvicinarono alla porta.
Nina la aprì aspettando che i suoi amici uscissero per nascondersi sotto le coperte.
Nick le si avvicino, le spostò un ricciolo dagli occhi e le carezzò una guancia.
Sgranò gli occhi, schiudendo le labbra e il ragazzo sorrise.
Il cuore le batteva forte. Corse in camera, sollevò le coperte e vi si coprì.
Sospirò e l'ultimo pensiero andò a lui, augurandosi avesse passato una buona giornata, sperando fosse sereno.

Avevano cenato insieme e infine si erano fatti un the caldo di fronte al camino. Sbirciò l'ora e si rese conto fosse tardi.
"Mark, ti accompagno nella tua stanza." "Grazie Michael"
Michael gli fece strada verso un corridoio, si fermò e spinse appena la porta sorridendogli.
"Buonanotte, ti ringrazio ancora molto per lo splendido lavoro che stai facendo. Se hai bisogno di qualsiasi cosa non ti far alcun tipo di problema. Io sono nella stanza in fondo al corridoio, se mai ti dovesse servire"
"Buonanotte Michael, grazie a te per la tua ospitalità e per il tuo buon cuore"
Chiuse dietro di sé la porta lasciandolo solo. Si avviò verso la sua camera da letto, liberandosi dei pantaloni e della camicia per indossare un pigiama caldo. Prese tra le mani il libro, sfiorò con lo sguardo il fiocco rosso e si perse nella lettura serale.

Un incubo lo svegliò.
Si tirò su a sedere, sentendosi la fronte imperlata di sudore. Aveva sognato il padre.
Ripose il libro sul comodino e cercò di riaddormentarsi ma l'agitazione gli contorceva lo stomaco.
Si sentiva inquieto, terribilmente agitato. Si alzò, percorrendo il corridoio e dirigendosi in cucina dove bevve un sorso d'acqua.
Insonne, si trascinò sino alla camera dove inserì una cassetta tentando di liberare la mente dal panico.

Il suono della sveglia la costrinse ad alzarsi.
Si sciacquò il viso e bevuto un bicchiere di latte, preparò lo zaino ed indossò un vestito nero, a manica lunga.
Le arrivava sino alle caviglie e scendeva morbido sul corpo.
Ravvivò i capelli ricci e si truccò, scendendo in strada e aspettando l'arrivo dell'amico che poco dopo arrivò.
"Buongiorno Nina, so che dovrò stare in silenzio e zitto per tutto il tragitto ma permettimi di dirti che oggi sei più bella del solito"
"Romeo, oltre a non parlarmi alla mattina vorrei non dicessi certe smancerie"
"Mi dispiace, ora guido e rimango in silenzio"
"Ti conviene, sto ripassando" si indicò la testa e Nick scosse la testa ridendo, dirigendosi verso l'università.
Non appena arrivarono, si affrettarono ad andare verso l'aula dove si sarebbe tenuto l'esame orale.
Iniziarono i primi alunni e più il tempo passava più Nina si sentiva nervosa, lo stomaco in un pugno.
Si mordeva le unghie e Nick le prese la mano, togliendogliela dalla bocca.
La strinse forte portandosela al petto e la ragazza lo lasciò fare, sentendosi meglio.
Assistettero a diversi orali fino a quando il professore non nominò il cognome di Nina.
"Signorina Park, prego"
Lasciò la mano a Nick ed entrò in aula, trattenendo il respiro.

Michael era in posa da diverse ore. Teneva lo sguardo fisso, davanti a sé.
Qualche risolino ogni tanto lo distraeva ma trovava subito la determinazione di tornare serio e finire il lavoro.
"Vieni a vedere"
Gli si mise accanto ma il risultato non lo convinse.
"Mark, ho uno sguardo così inespressivo?"
"No, al contrario.. forse ci vedo così tante emozioni che mi è difficile concentrarmi e raffigurarle"
"Ti prego, provaci di nuovo. Rendili vivi. Questi non sono i miei occhi, o almeno.. spero non siano così"
Mark lo guardò dispiaciuto e annuendo si rimise al lavoro.
Michael si massaggiò una tempia, leggermente assonnato. "Ti spiace se mentre ci lavori, mi assento un momento?"
"No, certamente" "Per il resto la copertina è davvero bella, così come la volevo. Sono sicuro farai un ottimo lavoro"
Mark annuì e tornò al lavoro mentre Michael si allontanò dal tavolo, dirigendosi verso il bagno.
Si tenne con le braccia al lavandino e si guardò allo specchio.
Non poteva credere che gli occhi disegnati prima potessero essere i suoi. Li osservò paragonandoli a quanto avesse visto sul foglio, iniziando a dubitare sul loro reale aspetto.
Passò diverso tempo a studiarli: colore, forma, profondità, sfumature.
Uscì e trovò Mark innervosito sulla sedia. Si sporse dalla sua spalla e ciò che vide non fece che peggiorare il suo stato d'animo.
"Forse ti serve un po' di pausa Mark, completa il resto. Terremo lo spazio vuoto"
"Michael, io.. mi dispiace molto. Forse non sono molto portato per i ritratti"
"Preferisci che incarico qualcun altro per la parte?"
"Mi piacerebbe riuscirci ma non so quanto tempo abbiamo"
Michael si sedette mordendosi le labbra.
"Finiamo il resto, ci penso"
Mark iniziò a colorare e entro sera aveva completato la copertina. Quel buco era un silenzioso fallimento per Michael che avrebbe voluto entro la settimana lanciare il nuovo album al pubblico.
Si rimise in posa quella notte ma continuavano a non essere perfetti, inespressivi.
"Mark, sii sincero.. forse pretendo un risultato inesistente. I miei occhi sono così?"
Lo guardava.
"Michael, io.. è colpa mia!" "Non ti dare colpe, hai fatto un lavoro meraviglioso.."
"E' una tortura per me non riuscire a rappresentarli"
"Vai a riposarti Mark. Domani dovrai partire e alla mattina se ci alziamo presto possiamo fare un ultimo tentativo"
"Grazie Michael, buonanotte.. Scusami tanto"
Vide l'uomo dirigersi nella sua stanza. Controllò l'ora. Era mezzanotte.

Si erano ritrovati a casa di Nina, dopo gli esami della giornata.
Avevano tutti una birra in mano e ridevano, felici,sereni e spensierati.
"Diavolo Nina, sono orgogliosa di te! 30!"
"Io l'avevo detto che avrei preso 30!"
Tintinnarono la birra e fecero un lungo sorso.
"Nick? A te come è andato?"
"28, grazie per avermelo chiesto" Nick sorrise e strizzò l'occhiolino a Nina.
"Bravo Romeo, non male, ma potevi fare meglio.. Potevi sempre prendere 30"
Helen rise e le tirò un pizzicotto sulla guancia.
"Non essere così crudele con chi negli ultimi giorni ti ha sopportato e sostenuto"
"Chi ha voluto sopportarmi e sostenermi, è diverso"
L'amica scosse la testa sussurrando quanto fosse impossibile.
La serata passò in armonia, prenotarono una pizza, guardarono un film e bevvero diverse birre per festeggiare.
Era l'una passata quando lo squillo del telefono di Nina fece calare il silenzio, i due amici la guardarono seri e preoccupati.
Prese in mano il telefono e tremante,rispose.
"Sì?"
"Nina.." 

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