Capitolo 4 - "As she stalked the roomI could feel the aura Of her presence"

"As she stalked the room
I could feel the aura
Of her presence"

4.

Come promesso, Michael e i suoi collaboratori si ritrovarono la mattina successiva in compagnia di Mark Ryden. 

L'uomo era un noto pittore pop - surrealista di Pasadena, l'artista perfetto per poter trasformare le astratte volontà di Michael in un immagine concreta e ben definita. I due si strinsero la mano, presentandosi l'uno all'altro.
Michael tirò fuori dalla giacca il foglio con l'elenco preparato e rivisto la sera precedente, ma non appena lo lesse si sentì imbarazzato delle richieste espresse. Alzò gli occhi dal foglio spiegazzato e rivoltosi a Mark Ryden gli fece una proposta che suonò inaspettata anche a sé stesso.
"Le chiedo di fermarsi a Neverland domani per un paio di giorni, avrà così modo di conoscermi meglio per poter realizzare la copertina quanto più realistica possibile. Le farò vedere casa mia, il mio arredo, le mie preferenze artistiche e avrà un quadro più chiaro. "
L'uomo parve pensarci su per poi stringergli la mano e accettare con un sorriso.
"La ringrazio signor Jackson, sicuramente mi sarà d'aiuto. Chiedo scusa se mi permetto, quelli sono suoi appunti personali?"
Vide indicare il foglio che teneva fra le mani e glielo porse, annuendo col capo.
Lo vide studiare ogni parola, soppesandola. A tratti si corrucciava.
"Posso farne una copia?" "Certamente"
Si avviarono verso la copiatrice, Mark poggiò una mano sull'avambraccio di Michael, che si voltò a guardarlo in viso.
"La ringrazio per l'opportunità che mi ha dato e farò di sicuro il mio meglio. Trovo la sua idea di passare del tempo insieme perfetta per il quadro che vuole dipingere di sé stesso e da questo posso notare quanta cura e quanta dedizione vi è dietro ogni suo gesto. La ammiro molto e ci tenevo che lo sapesse"
"Mark, chiamami Michael"
I due si sorrisero.

Una volta uscita dal negozio di dischi, a mani vuote, si chiese se avesse fatto la scelta giusta.
Era incuriosita nell'acquistare tutto ciò che lo riguardava, pensava e desiderava ricavare dalla sua musica un modo per sentirsi più vicina al suo mondo e alle sue idee. Avrebbe potuto trarre ispirazione, creare un profilo di quell'uomo, così misterioso ed affascinante, sia in ambito lavorativo che emotivo. Ma improvvisamente sentì di sbagliare. Avrebbe voluto fosse lui a farsi conoscere, a consigliarle quale canzone fosse stata scritta in maniera sincera, quale fosse autobiografica e personale, non dettata da un bisogno discografico o da un'etichetta, non voleva sbagliare e giudicarlo per brani non suoi o non sentiti.
Avrebbe voluto vederlo ballare e cantare di fronte a lei, avrebbe avuto così la possibilità di incanalare tutta la sua energia e tutto il suo amore. Sistemò lo zaino in spalla e si ritrovò alla fermata del bus, pronta per tornare a casa.
La sua testa era decisamente lontana, altrove. Non degnò di alcuna attenzione la strada. Uno scossone ed una frenata la risvegliò dai suoi pensieri, notò con disappunto che non riconosceva il posto in cui si era fermato il mezzo. Il conducente si sporse dal suo posto e notandola le si rivolse.
"Signorina, tutto bene? Ho finito la tratta.. dovrebbe scendere"
Si sentì confusa e mortificata.
"Mi scusi tanto, mi sono distratta e.. dove ci troviamo, di preciso?"
L'uomo strabuzzò gli occhi.
"Al deposito dei Bus sulla 24esima, se l'avessi notata prima probabilmente l'avrei avvisata per tempo ma non mi sono reso conto della sua presenza."
La ragazza tossì, paonazza.
"Oh maledizione, la ringrazio" si alzò veloce, superò la fila di sedili vuoti e ringraziando un'ultima volta, scese e corse verso la prima segnaletica stradale per potersi orientare.
Imprecò e chiamò i genitori per avvisarli, prima di allarmarli con la sua assenza.
"Nina, tesoro tutto bene? Come mai non sei ancora a casa?" la voce squillante della madre sembrò raggiungerla a miglia di distanza. "Ciao mamma, tutto bene non ti preoccupare. Ti chiamavo appunto per questo.."
"Ti fermi da Helen? Basta che me lo dici e almeno non rimango in pensiero"
Sbuffò, continuava a interromperla.
"Mamma, se posso.."
"Ma certo che puoi rimanere da lei, ti chiedo solo di avvisarmi un po' prima e di non far tardi. Stamattina avevi una faccia così stanca" "Mamma, maledizione! Mi fai parlare?"
"Tesoro, sicura di star bene? Mi sembri parecchio innervosita"
Si massaggiò le tempie e iniziò a incamminarsi seguendo il viale alberato, cercava la fermata più vicina per tornare a casa.
"Sono innervosita perché non mi lasci parlare! Non ti ho mai detto di essere da Helen!"
"E dove sei allora? Non sarai a casa di un ragazzo? "
"Lascia stare, davvero. Volevo solo avvisarti che avrei tardato. Non aspettatemi per cena"
Così dicendo Nina attaccò il telefono e lo buttò nello zaino. Spesso sua madre le dava così tanta noia.
Si accorse di camminare da diverso tempo e di non aver trovato nessuna banchina.
Chiamò Nick, Helen non avrebbe potuto passarla a prendere in quanto la sua auto l'aveva lei.
Uno squillo.. Due squilli... "Romeo ti giuro che se non rispondi" imprecò.
"Cosa mi succede?" la sua voce dall'altra capo del telefono risuonò divertita e sconcertata.
"Romeo, grazie a dio! Sei impegnato, disturbo?" "Avrebbe importanza per te?"
"Hai ragione, vienimi a prendere, mi sono persa"
La sua risata fu l'unica risposta che sentì.
"Mi prenderai in giro dopo, sta facendo buio e una bella ragazza come me non dovrebbe stare in giro tutta sola. Non credi Romeo?" "Ma se ti sei persa e non sai dove sei, come posso venire a prenderti? Dammi qualche riferimento almeno"
La ragazza si guardò attorno, aumentò il passo alla ricerca di qualche dettaglio significativo da dare al suo amico.
"C'è un negozio di asporto di Donuts"
"Nina, siamo negli Stati Uniti! Ad ogni angolo ci sono negozi di ciambelle! Sii più specifica"
"Red Label Records" attimi di silenzio.
"Stai scherzando.. come ci sei arrivata li?"
"Be, non lo so! Ero sul bus, ero distratta e all'improvviso non c'erano più fermate"
"Sai di essere davanti ad una sede discografica,vero? "
Guardò l'edificio che si ergeva tanto alto da sfiorare il cielo. Aveva grosse vetrate a specchio in cui vide raffigurato il proprio riflesso, riconobbe il suo viso confuso e paonazzo. Si ricompose.
"Non mi interessa, voglio solo tornare a casa o aver avuto qui la mia auto. Quindi cos'hai intenzione di fare?"
"Michael Jackson starà registrando lì in questo momento, ho sentito che sta lavorando a un nuovo album"
La ragazza sentì le ginocchia incredibilmente molli.
"Non dire fesserie e vienimi a prendere."
"Voglio 1 Donut al doppio cioccolato per il disturbo"
"Ti piace il messicano?"
"Potrebbe"
"Proprio qui affianco c'è un ristorante messicano e pensavo.. sfondiamoci di tacos e dopo doppio Donut al cioccolato"
Il ragazzo rise.
"Mi stai invitando a cena con te?" "A dopo Romeo"
Nina attaccò il telefono e si sedette su una panchina poco distante. Continuava ad ammirare quelle vetrate e sognare.
Si divertì ad immaginare cosa celassero quelle spesse pareti insonorizzate. Ipotizzò chi vi potesse essere all'interno, se vi era un nuovo artista emergente o un grande colosso musicale e discografico. Proprio lì, a pochi passi dai suoi grandi incuriositi occhi verdi.

"Penso che più di questo per ora non posso fare ma domani a Neverland avrò modo di far di più,glielo garantisco"
"Grazie Mark"
Sbirciò la bozza sotto i propri occhi.
Avevano iniziato a pensare a come rappresentare tutte le ideologie di Michael in un'unica immagine, includendo diversi animali metaforici, capaci di essere compresi e letti solo da acuti e attenti osservatori, l'idea lo eccitava.
Il pubblico avrebbe ammirato un tripudio di colori e di simboli, sarebbe stato dipinto come un intrattenitore che indubbiamente si superava di nuovo. Sorrise e congedò Mark. Osservò l'ora e sentì un brontolio all'altezza dello stomaco.
"Scusate ragazzi, anche oggi non vi ho fatto pranzare. Permettete di ripagarvi, avete fatto un ottimo lavoro e la pazienza e l'impegno vanno gratificati. Vi piace il messicano? Io ne vado matto"
I due uomini rimasero spiazzati dall'invito del signor Jackson.
"Michael, non devi proprio disturbarti. " "Insisto, se non vi piace possiamo trovare qualcos'altro nei dintorni"
"Sì, ci piace ma.." "Perfetto, non accetto facilmente un no. Piccolo difetto" sorrise e sbirciò dalla vetrata l'ingresso al ristorante.
Pensò che sarebbe stata solo questione di metri, doveva solo attraversare la strada, chi avrebbe potuto assalirlo?
Nonostante ciò, avrebbe telefonato ed avvisato, doveva riservare il ristorante per sé per precauzione e per salvaguardare la propria privacy, chiedendo un tavolo non visibile dalla strada. Odiava doverlo fare ma era strettamente necessario.

Vide la sua macchina parcheggiarsi poco distante. Si alzò dalla panchina e sollevò le braccia sopra la testa.
Nick uscì dall'abitacolo e Nina lo osservò: indossava un jeans scuro e una camicia nera portata sotto a un maglioncino color antracite. I capelli erano in perfetto ordine e un accenno di barba gli incorniciava la mascella ben definita.
Si sorprese a pensare fosse un bel ragazzo.
Si strinse nelle spalle e aspettò di averlo al suo fianco.
"Ciao Romeo, grazie per il salvataggio all'ultimo minuto"
Le sfiorò una guancia e prendendola sotto braccio la spinse verso il ristorante.
Appena varcarono la soglia un odore pungente solleticò il loro naso e sorrisero, emozionati.
Un ragazzo dall'incarnato scuro si avvicinò a loro.
"Buonasera, avete prenotato o .." "No, avete un tavolo libero? Dimmi di sì, ti prego" Il ragazzo sorrise e gli chiese di seguirlo.
Superarono diversi tavoli e Nina osservò i loro grandi piatti con l'acquolina in gola.
Si fermarono davanti a un tavolo nascosto dall'ingresso da una parete in sassi. Ringraziarono e Nick le spostò la sedia per permetterle di sedersi. "Che galanteria, in accordo a quanto visto mi aspetto che pagherai anche il conto"
L'indice di Nina seguì i movimenti del ragazzo che si sedette di fronte, scuotendo la testa.
"Solo se posso interpretare questo come un appuntamento"
Nina sollevò un sopracciglio e rise.
"Non esci mai dal personaggio Romeo"
"Godiamoci la serata e sfruttiamola per conoscerci meglio"
"Ci sto!"
Presero in mano il menù che il cameriere porse loro e iniziarono a sfogliarlo, mentre furtivamente si sbirciavano.
Nina si morse il labbro e si promise di concentrarsi esclusivamente sul cibo e così fece. Iniziò a leggere cosa offriva la cucina ma aveva le idee già molto chiare, avendo avuto modo di studiare la locandina esposta appena fuori dal ristorante.
"Sembra che tu abbia già scelto" "E' così" richiuse il menù e incrociò le mani sotto al mento,dove vi si appoggiò.
"Illuminami" "Scelgo il menù del giorno"
Nick cercò cosa volesse dire sul listino ma non trovandolo si corrucciò.
"Mentre ti aspettavo mi annoiavo e ho letto la locandina esposta, oggi 2 Tacos accompagnati da patatine fritte e un bel boccale di birra!" "E mangerai due Tacos da sola?" "Ti sorprende quanto cibo possa entrare in questo esile ed esiguo stomaco"
La ragazza si massaggiò l'addome, facendo ridere il ragazzo.
"Allora io prenderò un Burrito e ti farò compagnia con una birra"
Aspettarono il cameriere che arrivò poco dopo segnandosi le loro ordinazioni.
"Ammetto di non sapere come comportarmi se questo dovesse essere un appuntamento ma Nick" il ragazzo incatenò i suoi occhi verdi ai suoi. "visto che abbiamo appurato di essere entrambi piuttosto ironici, sfruttiamo questa nostra innata dote."
"Non ti seguo, cosa vuoi intendere?"
"Fingiamo che sia un vero appuntamento e se constatiamo che sarebbe un peccato non averne uno reale, impegniamoci per averne uno quanto prima"
"Alle sue regole, signorina!"
"Bene, iniziamo bene!"
I due risero e si scambiarono uno sguardo complice.

"Buonasera, sono Michael Jackson e vorrei.. sì, sono davvero io.. grazie, la ringrazio."
Camminava avanti e indietro,grattandosi la nuca imbarazzato.
"Mi scusi, volevo sapere se potevo cenare lì con due amici ma.. Sì.. Sono io.. Avete clientela al momento? Perché non vorrei dare nell'occhio, se possibile vorrei un tavolo in penombra o che non dia sulla vetrata.. Lo capirebbe vero?"
Attese, l'uomo aveva un forte accento sudamericano.
"Quindi mi assicura che tutti i tavoli stanno finendo di cenare in questo momento e se vengo fra 10 minuti potrei trovarmi da solo nel locale? Pagherò il coperto di ogni singolo tavolo in cambio della sua gentilezza.. Vorrei chiederle di non far entrare nessuno.." Attese nuovamente.
"Solo due ragazzi hanno appena ordinato? Le sembrano due ragazzi tranquilli? Ok.. d'accordo.. sarò lì tra 10 minuti, prima di presentarmi richiamerò per sapere se i commensali hanno liberato la sala, grazie"
Guardò l'orologio.

"Vero o Falso, sei pronto?"
I loro piatti vennero posati rispettivamente davanti ai ragazzi che ringraziarono per poi riconcentrarsi l'uno sull'altro.
"Falso" "A questa dovevi dire solo sono pronto!"
"E allora perché chiedermi vero o falso prima di una domanda? Così pare sia la mia unica opzione di scelta"
Nina rubò una patatina dal proprio piatto.
"Hai ragione, ricominciamo. Sì o no, sei pronto?" "A mangiare sì" Nick prese fra le mani il suo Burrito e fece il primo morso.
"Anche un finto appuntamento sembra complicato" "Si" "Questo era un mio pensiero, non ti era richiesta risposta"
"Se è un pensiero, tale deve rimanere nella tua mente. Se lo esprimi diventa un'affermazione"
Nina addentò il proprio Tacos e biascicò qualcosa.
"Non riesco a sentire se parli con la bocca piena, Nina"
"Ho detto che sei odioso e irritante." "Allora direi che ho una chance"
La ragazza rise.
"Vero o falso, sei mai stato innamorato?" "Vero" "Parlami della tua Giulietta"
Nick scosse la testa, si pulì al lato della bocca. "Si chiama Katherine, ci siamo lasciati diversi mesi fa e.. è stata dura all'inizio."
"Vero o falso, ti ha spezzato il cuore?" "Tremendamente vero"
Nina gli sorrise dolcemente. "Ti va di raccontarmi cosa è successo?"
Bevve un lungo sorso dalla sua birra chiara e, prima di parlare, la guardò per alcuni attimi.
"Ha diversi anni in più di noi, e forse ti sembrerà strano, ma inizialmente questa differenza non pesava affatto. E' la figlia di una collega di mio padre, ci siamo conosciuti così, tramite i nostri genitori. Abbiamo legato sin da subito ed ero particolarmente colpito dalla sua bellezza. Penso il mio sia stato un vero e proprio colpo di fulmine. La invitai a uscire e da lì diventammo inseparabili fino a che non ci trattenemmo più, la relazione di amicizia non soddisfava più nessuno dei due."
"Quanti anni più grande?" la ragazza lo fermò.
"Cinque ma ripeto inizialmente questo non creava alcun diverbio o conflitto fra di noi. Siamo stati insieme per diverso tempo ed eravamo felici. Io avevo perso completamente la testa e pensavamo anche di comprare una casa nostra e trasferirci presto. Ne abbiamo viste diverse e alla fine.." il ragazzo si morse le labbra. Nina attese paziente.
"Alla fine la stessa casa che avevamo visto per noi, la scelse per sé stessa. Mi disse che forse non si sentiva pronta a sufficienza, che se era destino ci saremmo rincontrati. Dubitava dei suoi sentimenti e vedeva in me più amore di quello che effettivamente sconvolgeva lei" "Forse sarebbe stato meglio scoprire che avesse un altro"
"E' stato il mio stesso pensiero. Non mi diedi pace, non ero soddisfatto della sua risposta e credevo di poter rimediare, di ricordarle come stavamo bene. Pensavo che fosse solo un periodo un po' confuso, che aveva bisogno di tempo e di ricrederci. Però non funzionò, anzi, penso che si sentì spaventata dalla mia insistenza e oltre a cacciarmi fuori da casa nostra, mi chiuse qualsiasi altra porta in faccia. Non avevo più mezzi per contattarla e anche il collega di mio padre gli riferì di non interferire più nella sua vita. Poche settimane dopo la casa era in vendita di nuovo e scoprì che era partita per l'Australia con un ragazzo"
"Cioè.. troppo confusa per fare il passo verso la convivenza ma di partire per un nuovo continente si?"
"La spaventata Katherine non era così spaventata come affermava essere, semplicemente per lei non ero il ragazzo giusto. Forse si è divertita, forse sono stato importante. Quel che mi importa ora è aver capito che il problema non ero io"
"Romeo, mi dispiace. Se la vedessi gliene canterei quattro" "Chi ha spezzato il tuo, invece?"
La domanda la colpì in pieno viso. Sentì il respiro mozzarsi e aprì le labbra ma non riuscì a pronunciare alcuna parola.
"Non ti conosco da molto, è vero, ma ti ho guardata. Eccome se ti ho guardata" il ragazzo si grattò il capo "Qualcuno deve averti fatto male, tanto male per avere una lingua tanto velenosa e saccente" "Forse mi è solo stata donata"
"No, ti trattieni e fingi" il ragazzo gli puntò l'indice addosso.
"Io non fingo un bel niente e tu non puoi fare queste affermazioni dopo avermi conosciuto da due giorni"
"Vero o Falso" La ragazza alzò un sopracciglio, aspettò continuasse.
"Vero o falso, ti ha spezzato il cuore?" Nina lo guardò nera di rabbia.
Il ragazzo continuava a mangiare, aspettando la risposta. La ragazza al contrario si limitava a osservarlo con aria di sfida, il suo sguardo era cattivo. Odiava chi la metteva alle strette e stava pensando a come uscire dalla situazione senza rispondere.
Un grande caos li distrasse.
Si sporsero entrambi verso l'ingresso ma dalla posizione in cui si trovavano non poterono vedere nulla.
Sentirono un gran vociare e piccole urla. Poi alcuni passi.
Nina si sentì nervosa, non capì perché inspiegabilmente il suo corpo si fosse contratto in quel modo. Poi quel profumo.
"Oh dio.. Nick" Nina guardò il ragazzo che confuso le chiese cosa stava succedendo.
"Cos'hai sentito, chi è, fammi capire per l'amor del cielo Nina!" "Stai zitto!"
Nina portò l'indice alla labbra facendogli capire di non parlare. Si sporse indietro con la sedia e tentò di sentire la sua voce.
Ma poteva udire solo qualche passo e quel profumo che, pungente e sensuale, le arrivava al naso inebriandole la mente.

"Sono di nuovo Michael.. si, Michael Jackson.. posso venire? Arriviamo, grazie ancora"
Attaccò la chiamata e tornò nella sala dove lo aspettavano paziente i suoi collaboratori.
Divaricò le braccia "Andiamo a mangiare?" I due sorrisero e, dandogli una pacca sulla spalla, lo superarono.
Recuperò la giacca e si affrettò verso l'uscita. Guardò verso la strada e si tirò il bavero sino al naso.
"Dobbiamo correre, amici. Sarà divertente" "Saremo subito dietro di te"
Michael osservò ambo le direzioni e, ridendo, si mise a correre a grandi passi fino alla porta d'ingresso del ristorante che spinse con forza. La tenne aperta con la mano sinistra per i due uomini, e non appena varcarono la soglia, lasciò la presa.
Un signore dalla carnagione scura e con voluminosi baffi bruni andò loro incontro impacciato.
"Signor .. Mr.. Io.." "Grazie per la sua gentilezza"
Michael lo interruppe per porgergli la mano che l'uomo strinse con tanta enfasi da fargli male ma non osò riferirlo.
"Io davvero... Sono onorato di averla nel mio ristorante. " "Ed io di essere qui, che dio la benedica"
I due uomini alle sue spalle tossirono e il signore lasciò la presa.
"Prego, ho riservato un posto per voi da questa parte"
Seguirono l'uomo per un lungo corridoio stretto, in mattoni, fino ad un tavolo isolato sul retro del locale.
Michael sorrise soddisfatto "Grazie mille, ma .. i due ragazzi di cui mi parlava prima?"
"Non si preoccupi, sono nella stanza accanto" indicò un arco che portava all'altra sala e solo allora sentì un gran silenzio.
"Perfetto" "Signor Jackson... mi potrebbe fare un autografo?"
Michael tirò fuori dal taschino una penna e annuì, sorridente.
L'uomo gli porse il taccuino della comanda. Lo prese dalle sue mani e lo firmò "Al mio amico gentile e disponibile, con affetto"
Questo urlò e sparì in cucina. Il suo comportamento fece ridere i tre uomini.
Presero tra le mani i menù e iniziarono a leggerlo con tranquillità.

"Nina posso parlare ora?"
Nick sorrideva divertito. "Purtroppo sì" fu la risposta seccata della ragazza.
"Non sviare le mie domande, non ti ho chiesto di raccontarmi di lui, vorrei solo sapere se la mia idea possa vagamente avvicinarsi alla realtà" "Vero" mugugnò portandosi il boccale alle labbra.
"Ma sono io a far le domande qui, tu rispondi" "Conoscersi vuol dire parlare entrambi"
"Quanto ti odio, sei così simile a me che non ti sopporto" sorrise.
"Mi vuoi spiegare il tuo comportamento di prima?"
La ragazza si morse il labbro. "Penso sia entrato qualcuno di importante nel ristorante"
Poco dopo il cameriere confermò le ipotesi della ragazza. Raggiunse i ragazzi e disse loro "Vi prego di tenere un comportamento consono. Ospitiamo un VIP all'interno del ristorante e ha chiesto massima riservatezza."
"Si può sapere chi è il personaggio in questione?" Nick curioso domandò.
"Non so se mi è permesso riferirvelo"
Nina sorrise, lei sapeva perfettamente chi fosse e si tratteneva dalla voglia di corrergli incontro.
"Ci faccia sapere nel caso fosse permesso, magari potremmo discretamente rubargli un autografo"
Il signore annuì e si spostò nella sala accanto.
"Sei proprio curioso e impiccione, cosa ti interessa sapere chi è"
"Tu non lo sei?" alzò un sopracciglio corrucciato.
"Se vuole la sua privacy è bene rispettarla e dargliela" "Ma guarda che cuore dolce che ha la nostra Nina"
"Nostra, di chi precisamente?" "Mia e del personaggio in questione"
Nina si schiarì la gola, paonazza.
"Divertente. Vero o falso?" "Dimentichi la domanda" "No." "Allora Vero"
"Lo penso anche io, sei veramente un gran rompiballe!" Nick la pizzicò e Nina rise forte.
Poi cambiò espressione e si incupì.
Come poteva passare la serata sapendo che lui era così vicino a lei? Quando le sarebbe ricapitato?
"A cosa stai pensando?" mai gli avrebbe confessato i suoi pensieri.
"Si chiama Richard" Nick si morse il labbro e annuì.
"Una catastrofe a livelli cosmici." Il ragazzo tentò di non ridere.
"Ho bisogno dei Donuts per parlarne però, porta pazienza Romeo" "Sono già molto soddisfatto"
La ragazza sorrise e mangiò l'ultima patatina nel piatto.
"Non distraiamoci dal nostro pseudo – appuntamento" "Non essere gelosa, la mia attenzione è rivolta esclusivamente su di te"
"Vero o Falso, sei un ragazzo geloso?" "Vero"
"Vero o Falso, ti sei messo la camicia per far colpo?" "Dannatamente vero, ha funzionato?"
Nina gli fece l'occhiolino e Nick arrossì.
"Nina.." Nick la guardò negli occhi.

Il cameriere aveva appena preso le loro ordinazioni quando il signore comparve nuovamente toccando appena la spalla di Michael. Si girò e gli sorrise. "Mi scusi, mi è permesso dire che è lei ai due ragazzi presenti? Mi hanno chiesto e non sapevo sinceramente cosa dire" "Ma certo, nessun problema, anzi.. Magari vado io direttamente"
Il signore sorrise e scomparve.
Michael guardò i due uomini "Siete stanchi?" "Diciamo che raggiungere la perfezione è estenuante"
"Basta parlare di lavoro, vi prego, voi due mi state facendo venire l'emicrania" risero.

"Nick"
Il ragazzo sorrise e bevve un sorso di birra.
"Hai mai pensato che i nostri nomi iniziano con la stessa lettera e sono composti dallo stesso numero di lettere?"
Nick per poco non sputò la bevanda.
"Nina, ma che pensieri hai?" Nina si tenne la pancia. "Ma è vero!"
"Indubbiamente vero ma.. cosa diavolo centra" la ragazza sollevò le spalle e sentì una risata cristallina dalla sala accanto.
"Io.. devo andare in bagno" Si alzò d'un tratto spostando la sedia e facendola cadere.
"Cavolo, non la trattieni più eh" Nick rise e la ragazza facendogli una smorfia lo superò. Era a pochi passi dall'arco quando si pietrificò. Poteva quasi distinguere le sue parole. Vide il signore andargli incontro "Signorina, ha bisogno di qualcosa?"
"Io.. " fece un passo avanti poi si ritrasse "Cercavo il bagno ma non ho la più pallida idea di dove sia"
"Prego, le faccio strada"
Oltrepassò l'arco e sapeva gli sarebbe passata davanti. Sospirò e si fece forza.

Michael stava per addentare il primo boccone quando notò le espressioni dei due uomini cambiare.
"Wow" "Forse non è professionalmente corretto, Michael, ma è passata una ragazza con un fondoschiena davvero notevole"
"Un peccato non guardare" "Si, una benedizione per gli occhi"
Michael si voltò, tenendosi alla sedia ma non vi era traccia di nessuna donna.
"Mi prendete in giro?" sollevò un sopracciglio. "No, è andata in bagno. Se vuoi ti avviso appena esce"
Michael arrossì in viso e le tornò alla mente il corpo di Nina. Scacciò l'immagine e mandò giù il boccone.

Le era passata dietro alle spalle, trattenendo il respiro e cercando di camminare diritta senza inciampare.
Lo aveva appena sbirciato ma poté notare che rispetto alla volta scorsa il suo abbigliamento fosse più sobrio. Indossava un jeans scuro e una camicia azzurra. I capelli erano legati con un codino dietro alla nuca e il suo profumo si era espanso in tutta la sala. Appena chiuse la porta si resse forte al lavandino. Si chiese come mai quell'uomo le facesse così tanto effetto.
Le sue spalle larghe accarezzate dal tessuto azzurro le tornarono alla mente.
Si guardò allo specchio, aveva le gote arrossate.
"Santo cielo Nina, ricomponiti. E' Michael, nessun tipo di imbarazzo, siete amici. Gli hai dormito addosso da piccola e adesso non puoi fare certe scenate. E' bello ma non te ne deve fregare niente" si sgridò puntando il dito allo specchio. Si sciacquò il viso e uscì dalla porta.

"Michael.. "
"Sono contento vi piaccia il messicano, magari possiamo venire qui più spesso."
"Sono sicuro che questa visione ti piaccia più del messicano" Michael si corrucciò. "E' di nuovo lei?"
Si girò appena in tempo per vederla sparire dietro l'arco, andando nella sala adiacente.
Riconobbe immediatamente la sua schiena, le gambe sinuose e snelle.
I jeans si stringevano attorno al suo fondoschiena sodo e alto, si sentì avvampare. Era Nina. Inconfondibilmente e sensualmente lei. Si passò la mano tra i capelli. Si voltò verso gli amici che risero per la sua espressione.
Era rimasto con la bocca semi aperta e la forchetta a mezz'aria.
"Quel fondoschiena toglie le parole di bocca, eh?" fece l'occhiolino a Michael che si strinse in un sorriso forzato.
"Non le ho visto il viso" asserì l'uomo accanto a loro "Con un fisico del genere pensò che molti non la guardano in viso"
Sentire i loro commenti lo mise maggiormente in imbarazzo.
"Lato A e lato B mozzafiato" "Michael, hai perso la lingua?" risero.
"Io.. la trovo molto bella" si limitò a balbettare chinando il viso.
"Come sei puro ragazzo!"

Nina tornò alla sedia, il cuore le pulsava fortein gola.
Si sedette e sorrise a Nick che la guardava incuriosito.
"Cos'hai fatto in bagno?" "La pipì, che razza di domande sono?" "Hai le guancerosse"
Nina si toccò la guancia e la sentì bollente.
"Mi sono sciacquata il viso, forse ho strofinato troppo" Nick scosse la testaridendo.
Il cameriere venne verso di loro e si avvicinò.
"Ho avuto il permesso"
Nina lo guardò.
"E' il sig. Jackson nella sala accanto" il ragazzo strabuzzò gli occhi.
"Voglio stringergli la mano, non posso perdermi quest'occasione. Nina, ti pregoandiamo"
"Io.." il cameriere porse un foglio a Nina. "Questo lo ha lasciato per lei"
Nick aprì la bocca, stupito. Nina si accinse a leggere cosa le scrivevaMichael.
"Nina.. spero di avere presto modo di parlare ancora con un anima così affinealla mia" Poco più sotto la sua firma.
Strappò il foglio e diede la parte autografata a Nick. "Ecco il tuo autografo"
Nick rimase impietrito. "Nina, cosa ti ha scritto?" "Gli dispiace esserseneandato prima di aver potuto salutarci e presentarsi, così ci ha lasciatol'autografo" mentì e si infilò il pezzo di carta nella tasca posteriore deljeans.
"Sempre detto che quell'uomo è un passo avanti a tutti" il signore era confuso,si domandava perché avesse mentito.
"Ma..." "Ci può portare il conto, gentilmente?"
"Si, signorina" Nina sorrise a Nick e il signore andò verso la cucina.
Il suo tremolio svanì, capì solo allora che tutta quella preoccupazione era dovutaalla paura.
Temeva non si ricordasse di lei. Sentì il calore delle guance scemare ed oraera solo felice e serena, lui la ricordava.
Sarebbe potuta andare di là e dargli una pacca sulla spalla, senza alcunimbarazzo. Ma non lo fece. Avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni, era sicuraavrebbero avuto modo di risentirsi presto.
Si sentì stupida per i comportamenti di prima e guardò Nick.
La serata era stata piacevole e la compagnia del ragazzo non le dispiacevaaffatto.

Michael ascoltava a singhiozzi i discorsi dei due uomini. La sua testa eraaltrove.
Estrasse un pezzo di carta da uno dei taschini e chiese al signore direcapitarlo alla ragazza dell'altro tavolo.
Forse non sarebbe stata quella la serata ma era sicuro avrebbero avuto modo dirisentirsi presto.
"Alla ragazza o al ragazzo, signor Jackson?"
"Scusi, con chi è la ragazza al tavolo?" "Con un ragazzo" "Solo loro due?" "Sì"
Michael si morse le labbra. "E le sembrano una coppia?" "Non lo so, potrebberoesserlo signore"
"Grazie, lo dia alla ragazza e fai in modo che il ragazzo veda che le arrivi ilfoglio da parte mia" "Certamente" "Grazie"
L'idea che Nina potesse essere di qualcun altro gli fece contrarre lo stomaco.Era una nota di gelosia.
Le sue fantasie erano insensate, pensò, la donna era bella ma piccola.
Scosse la testa ridendo del suo gesto ridicolo.

Nina e Nick uscirono dal locale, Nick pagò il conto e Nina gli infilò la suaparte nella tasca della giacca.
"Forse al vero appuntamento ti lascerò pagare" "Quindi ci sarà un veroappuntamento?"
Il sorriso di Nick la intenerì, gli pizzicò il fianco. "Se continuerai acomportarti bene per il resto della serata forse"
Nick si lisciò la camicia e soddisfatto entrarono a comprare i Donuts.
"Due Donuts con doppio cioccolato" Nina non obbiettò quando volle pagare ilragazzo e una volta fuori, si sedettero sulla panchina di fronte al ristorante.La ragazza incrociò le gambe e iniziò a mangiare la sua ciambella.
"Mi devi raccontare, hai detto lo avresti fatto una volta sanata la voglia didolce"
Nina sorrise, sapeva di dover raccontare se avesse voluto creare un rapporto difiducia e di totale onestà con Nick.
"D'accordo Romeo, penso tu ti meriti delle spiegazioni" Nick la guardò in visoe scoppiò a ridere.
"Scusami ma così non posso prenderti sul serio, sei tutta sporca di cioccolato"
Nina tentò di pulirsi con la manica della giacca ma Nick non smetteva diridere. "Stai peggiorando solo le cose"
"Nick, dio santo, se non parli e ridi solamente come posso pulirmi? Puliscimitu!"
"Non mi mordi se mi avvicino vero?" "Nick.." "Prometti di non mordermi?" Ninaroteò gli occhi con aria scocciata.
Il ragazzo avvicinò il pollice al suo viso e con una leggera pressione lo passòsul contorno del labbro superiore.
Nonostante avesse rimosso il cioccolato, rimase per qualche istante contro lesue labbra morbide e carnose.
I loro occhi si incontrarono e Nick si allontanò, portandosi il pollice versola sua bocca e succhiando via il residuo di cioccolato.
Nina lo guardò, un piccolo crampo le contrasse l'addome.
"Ora sei pulita, prego" "S..si" Nick sorrise soddisfatto di averla messa inimbarazzo.
"Preferivi lo togliessi tu il cioccolato dal mio pollice?" "Nick, santo cielo,posso parlare?" le guance di lei avvamparono.
"Si,certo"

Michael si alzò dal tavolo, andando verso l'entrata. Scorse i due ragazzi sullapanchina appena fuori dall'ingresso e li scrutò dalla vetrata. Lui passava ilpollice sulle labbra di lei, poi lo portò alla sua bocca. Nina aveva le guancerosse e la bocca semichiusa. Seguì con lo sguardo il contorno delle sue labbra.
Voltò le spalle e pagando il conto decise di uscire dal retro.

"Si chiama Richard, ci siamo conosciuti una mattina mentre correvamo. Dovevivevamo prima c'era un bel sentiero alberato ed ero solita correre lì ognimattina. Lui non lo avevo mai visto prima di allora, mi si affiancò mentrecorrevo e iniziammo ad allenarci insieme. Chiacchieravamo ogni mattina fino aquando non mi fermò per il gomito, interrompendomi, e chiedendomi di uscirequella sera. Accettai e .. me ne innamorai"
Nick rimase in silenzio, ascoltava. A tratti sorrideva poi smise.
"La nostra è stata una relazione basata su molte menzogne, per chiarire: nonmie. Scoprì dopo diverso tempo che aveva una famiglia alle spalle, una moglie eanche un figlio. Non appena lo scoprì gliene parlai, ripetendo a me stessa chesicuramente ci sarebbe stata una giustificazione. Invece ciò che fece mispiazzò. Si arrabbiò molto con me per essermi intromessa oltre ciò che mi avevadetto e di non essermi fidata. Mi portò a casa sua e mi disse che se quellafosse stata l'ultima volta voleva che fosse esattamente nel modo in cui volevalui. Era un maniaco pervertito, violento e bugiardo. Mi costrinse, non avreimai voluto ripeterlo dopo aver scoperto di rovinare una famiglia. Ma lo feci,ancora e ancora. Mi aspettava alla mattina e mi minacciava di seguirlo,ripeteva fosse l'ultima e utilizzando quella scusa mi spingeva sempre aconcedermi. Faccio a meno dei dettagli, delle mie obiezioni e cosa comportavaribellarsi. La situazione era diventata ingestibile, tentai di tagliare iponti. Non andai più a correre ma ogni qual volta mettevo piede fuori casapareva comparire con le sue minacce e il suo ghigno. Chiesi ai miei ditrasferirci lontano. Non dissi mai loro il motivo della mia richiesta, inventaifossi derisa a scuola ma niente era vero. Mi vergognavo troppo di ammetterlo enon volevo vederli delusi e schifati da loro figlia. Così eccoci qui, a SantaBarbara. Per il primo periodo trovavo i suoi messaggi ma avendo cambiato anchenumero adesso sono sollevata. Ho una lingua velenosa? Mi dispiace ma mi tienelontano da qualsiasi cosa possa ferire me e a questo punto preferisco feriregli altri che riprovare tutto quel dolore. Sono diventata forte e indipendente."
Nina rabbrividì. "Io lo amavo davvero tanto.. quel giorno che gliene parlai,ero pronta anche a perdonarlo se mi avesse dato una scusa. Anche la più assurdae incomprensibile. Avrei accettato tutto fuorché il mostro che era"
Nick la guardò, gli occhi grandi e sbarrati.
"Dio Nina, mi dispiace tantissimo.. "
Il ragazzo la spinse contro di sé e la tenne stretta in un abbraccio. Le baciòla nuca e la strinse forte contro il suo petto.
Nina chiuse gli occhi e si lasciò coccolare.
"Non ripeterai mai più un'esperienza del genere, te lo posso assicurare."
"So che sei buono Nick" la ragazza alzò il viso e gli sorrise.
"Anche tu lo sei, buona e incredibilmente forte.."
Alcuni attimi di silenzio.
"Sappi che adesso hai un amico accanto a te e .. " "Stai zitto Nick,abbracciami e basta. Non essere mielosamente dolce, non mi piace" "E cosa tipiace?" Nick la cullò tra le sue braccia.
"I Donuts al cioccolato." "Ma sono mielosamente dolci" "Si,ma non parlano. Ti guardano con i loro occhi cioccolatosi eti amano"
Nick rise sulla nuca della ragazza. "I miei non potranno mai esserecioccolatosi" "Il tuo alito sa di fagioli"
Nina si staccò dall'abbraccio e gli tirò un pugno affettuoso sul petto. Nickrise.
"Andiamo alla macchina?" "Andiamo a casa"
I due si avviarono alla macchina e percorsero la strada di ritorno sbirciandosie sorridendosi.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top