Capitolo 20 - "It's Worth The GivingIt's Worth The Try"

"It's Worth The Giving
It's Worth The Try"

20.

"Prego, siediti. Spero non ti scoccia se ho desiderio di farti qualche domanda"
David con la mano lo invitò a sedersi e quest'ultimo lo seguì nei movimenti, prendendo posto sul divano, in fronte all'uomo.
Michael annuì e gli rivolse un sorriso timido, dandogli il permesso di porgergli qualsiasi domanda ritenesse opportuna. Nonostante la concessione data, era agitato e dondolava la gamba accavallata, spostando l'aria e picchiettando l'indice contro il ginocchio ossuto e teso sotto il pantalone scuro.
Particolare che non sfuggì all'attenzione di Nina che alzò un sopracciglio avvicinandosi all'orecchio del padre, dando le spalle a Michael, scusandosi con la mano aperta.
"Papà, non soffocarlo. E' una persona sensibile, sii gentile. So che il suo genio è interessante ma sii spontaneo"
Si allontanò dal padre che intrecciò lo sguardo della figlia, uno sguardo amorevole e rassicurante.
Nina fece per andarsene quando, ripensandoci, sentì il bisogno di un contatto e poggiò le mani sulle spalle dell'uomo che sussultò al tocco delle mani calde e piccine della donna.
Michael si voltò, imbarazzato e Nina rise.

"Rilassati, è solo mio padre. Sono io la peggiore sfacciata della casa e se sei sopravvissuto a me sopravvivrai a mio padre alla grande"

La risata di David fece eco nella stanza, smorzando la tensione.
Michael sorrise, sforzatamente, scrollò le spalle e abbandonò la schiena contro la testiera del divano. "Sono davvero dispiaciuto, per me è sempre molto imbarazzante" si grattò appena il capo, per poi sorridere a Nina.
Quella ragazza era una sorpresa per lui, senza bisogno di comunicare verbalmente gli aveva letto l'anima e vi aveva scovato i suoi turbamenti, dandogli la forza e rassicurandolo quel tanto che bastava per vederla allontanarsi e non sentirsi più agitato. Seguì i movimenti delle sue anche, delle sue gambe affusolate che svelte lasciavano la stanza.
La vide indugiare, girarsi appena nella sua direzione e stringergli un occhiolino che lo fece avvampare, costringendolo a portare la sua attenzione al padre.

Il quale ora serio lo studiava.

"Ti ha dato molto disturbo mia figlia? Da padre volevo ringraziarti per ciò che le hai offerto e per averla notata... artisticamente parlando" marcò la parte finale della frase, passando il pollice tra la breve ed ispida barba.
"Affatto. Credo sinceramente nel talento di vostra figlia, è ammirevole vedere quanto Dio sia stato generoso con noi. Siamo artisti nelle mani di Dio, regaliamo emozioni e penso che questo sia il futuro di Nina: incantarci e stupirci con quanto possa creare"
"Il suo carattere espansivo non ti è d'impiccio nel tuo mondo? Vorrei chiederti solamente di non illuderla di un'amicizia impossibile, sembra lei ci tenga molto a te" puntò le iridi in quelle scure dell'uomo.
Michael serrò le labbra, abbassando il capo.
"Con il massimo rispetto, non prenderei mai in giro nessuno, tantomeno una ragazza come lei. Sua figlia con me è stata molto buona e sincera e non potrei mai mancarle di rispetto" sollevò il viso, cercando conforto nei tratti del padre, ma vi trovò solo il riflesso delle proprie paure.
"Io... capisco i suoi timori e ammetto di averli anche io perché ho paura il mio mondo possa sovrastarla e ferirla. Ma tenterò il mio meglio per far sì che questo non succeda"
David diede una pacca a Michael che annuì, iniziando ad intavolare una conversazione che spaziava tra l'amichevole e il professionale, porgendogli continue domande al quale l'artista rispondeva di buon cuore.

"Cosa mangia, tu lo sai?" Jill la guardò severa e Nina scosse il viso in segno di dissenso e alzò le spalle.
"Non so che cosa mangia, devo informarmi?" si mordicchiò appena le unghie, poi la madre schioccò le dita, radiosa, avendo trovato con cosa deliziare l'uomo.
Insieme iniziarono a muoversi freneticamente per la stanza, Nina seguiva diligentemente gli ordini impartiti di Jill.
Pazientemente aiutò la madre, divenendo la sua orma a tal punto da scontrarsi l'una contro l'altra diverse volte mentre si dimenavano impacciate. Quando il suono dell'accensione del forno ruppe il silenzio, le due si lasciarono scappare un sospiro di sollievo, sorridendosi. "Va pure da lui, qui finisco io"
Nina annuì, avvicinandosi alla credenza per recuperare ed afferrare tre calici in vetro.
"Magari gli uomini hanno sete" bofonchiò. "E quel terzo bicchiere?" fece spallucce, ignorandola.
Portò sotto al braccio una bottiglia di vino bianco e si affrettò a raggiungerli in salotto, fuggendo allo sguardo inquisitorio di Jill.

Michael era seduto in maniera composta ed elegante, con le mani tra le ginocchia.
Pareva essere molto coinvolto ad ascoltare David, il quale parlava animatamente, gesticolando e carezzandosi di tanto in tanto la barba. Sorrise alla visione del quadretto familiare che le si presentava, sentendo il cuore stringersi in una piacevole morsa.
Fece il suo ingresso posando i calici sul tavolino, stappò la bottiglia e riempì i bicchieri con cura e premura nonostante l'uomo.
Sentiva il suo sguardo bruciarle la guancia e le mani le tremavano appena, sentendosi oggetto delle sue insistenti attenzioni.
Porse il primo al padre che la ringraziò di cuore, sporgendosi poi in un secondo momento verso Michael che, mordendosi il labbro, si allungò nella sua direzione sfiorandole le dita e sostituendo quelle della ragazza, lasciandole libera la presa dal calice in vetro.
Nina portò il bicchiere alle labbra, imitata dall'uomo, che la osservava e, come per inerzia, giorno e notte si incontrarono.
Il verde brillante delle sue iridi rifletteva nei pozzi scuri dell'uomo. Ciò che li circondava iniziava a perdere di significato, sfumandosi, privo di importanza. Le pareti e i muri parevano crollare e non vi era alcuna sala, alcun viso noto e familiare se non il loro. Alcun divano, alcun contesto. Il mondo si era ovattato e perso nell'esatto momento in cui l'uno aveva richiesto tacitamente l'attenzione dell'altro.

"Quanti esami ti mancano per concludere l'anno Tesoro?"
Nina guardò il padre sorpresa, tornando in superficie ed interrompendo l'intimo studio dei loro sguardi.
"Uno solo, in realtà. Spero l'appello sia disponibile al più presto per tenermi tutto dicembre libero" e così dicendo si sedette sul divano. "Ti piace il vino Nina?" la voce dell'uomo era vellutata e calda. "Preferisco il rosso, ad esser sincera, ma so che mio padre adora il bianco. A te piace?" l'uomo annuì.
"Michael, dovrai essere molto paziente con mia figlia, a volte sa essere davvero testarda ed ingenua"
Nina avvampò e ridacchiò, sotto lo sguardo cioccolata di Michael che la studiava, la attraeva.
"Trovo il suo carattere molto interessante e il suo talento ammirevole" si strinse nelle spalle e sorrise, timido.
"Ti ringrazio Michael!" alzò appena il calice in sua direzione.
"Anche se... " si sistemò sulla seduta, sporgendosi verso il padre che lo imitò, in sintonia.
"Dovrebbe stare più attenta mentre è in strada. Il mio SUV ha dovuto frenare bruscamente, ha attraversato la strada senza guardare e" bevve un sorso, lentamente "ha tirato un calcio alla ruota gridando dietro al mio autista"
Nina sbiancò e si voltò in sua direzione.. "Eri tu?" "Già" rise, imprigionando il labbro inferiore tra i denti.
Nina guardò spaventata in direzione del padre, mostrando un sorriso finto e tirato.
"Ma che combini Tesoro" David scosse il capo.
"In realtà" Nina si alzò, puntando un indice verso l'amico "Il tuo uomo avrebbe dovuto fare attenzione, io ero esattamente sulle strisce pedonali"
"Il mio uomo.." calcò l'affermazione, posando il bicchiere ora vuoto sul tavolino, sfiorandole la gamba.
"Non ha alcuna colpa, sei tu ad essere spuntata dal nulla"
David si alzò riempiendosi il bicchiere, sconcertato dalla scenetta che i due stavano mettendo in piedi.
"Se avesse guidato a una velocità moderata mi avrebbe certamente visto con largo anticipo"
Nina incrociò le braccia al petto.
Michael batté la mano sul ginocchio, ridendo serenamente.
"Se così non fosse stato non sarebbe stato in grado di fermarsi"
"Ma si è fermato molto vicino" tentò di addossarsi la ragione ma l'espressione divertita dei due uomini iniziavano a metterla alle strette. Michael si alzò, mettendosi di fronte a lei e stirandosi la camicia.
Seguì il movimento delle sue dita affusolate scendere lungo il petto e l'addome.
"Non vi era alcun bisogno di prendere a calci la gomma"
Nina schiuse la bocca, strizzando gli occhi fino a farli divenire piccoli, due fessure.
David abbandonò la stanza dando ai due intimità, sicuro che fosse ciò che la figlia desiderava.
Michael scalciò in aria e con espressione seria e corrucciata la imitò "Ma guarda dove vai riccone!"
Si misero a ridere e le loro risate raggiunsero i genitori che sorrisero, divertiti, nella stanza accanto.
Nina non poté non notare l'agilità e i movimenti fluidi dell'uomo che, incurante, aveva teso la gamba a poca distanza da lei e lo pizzicò al fianco. "Sfotti,Jackson?"
Michael fece spallucce e sollevò le sopracciglia più volte, creando un'aria comica e ilare.
"Mio padre ti ha fatto domande che ti hanno creato fastidio?" la ragazza cercò la sua mano e prontamente l'uomo la racchiuse nel palmo, illuminando la stanza con un ampio sorriso.
"Tuo padre ti ama molto"
Le ciglia lunghe della ragazza si abbassarono, guardando il pavimento.
Un breve cenno del capo di assenso e Nina si avvicinò portando la nuca sotto il mento dell'uomo alla ricerca di un abbraccio che non arrivò, inaspettatamente. L'uomo indietreggiò liberando bruscamente la presa delle loro dita unite.
Aveva le gote rosse e saettava lo sguardo verso la cucina, intimorito da una possibile irruzione dei genitori.
Non osava immaginare cosa potessero pensare nel vederli così tanto confidenziali. Avrebbero capito quei contatti? Avrebbero sporcato la naturalezza del loro rapporto? Lo avrebbero giudicato? Tante domande guizzarono nella mente dell'uomo che si affrettò a compiere un altro passo all'indietro, sbattendo il tacco del mocassino contro il divano.

Immediatamente si svegliò, realizzando cosa stesse succedendo. Si stava lasciando andare a quella ragazza, beandosi delle sue premure come un egoista. La realtà si aggrappò forte al suo costato, facendolo tremare, scuotendolo. Sarebbe stato crudele illuderla di un rapporto normale e si sentì costretto a retrocedere, scappare. Come passeggero di una montagna russa, i pensieri di Michael erano oscillanti e pericolosi. Con lei si spogliava di qualsiasi difesa, permettendole di toccarlo, sfiorargli l'anima, curarla. Lo portava con sé al punto più alto della giostra, permettendogli di sentirsi leggero e osservare il mondo con occhi sconosciuti e nuovi. Ma bastavano pochi secondi, frangenti di attimi per ritrovarsi in discesa, a cadere in velocità sull'asfalto, costretto ad assistere alla sua stessa distruzione. Cocci rotti. Dalla cima della giostra, lassù, c'era lei. Poteva notare quanto male provasse, al vederlo così, lei incapace di reggere, urlando per poterlo raggiungere. Doveva necessariamente non arrivare a quel punto, doveva necessariamente avvertirla, spingerla via. Non desiderava ferirla né trascinarla con sé.

"Nina" la ammonì guardandola intensamente.
"Ti ricordo... " abbassò la voce "che non sono un tuo compagno universitario e questo non sarà ben visto dai tuoi genitori"
"Ti ricordo che non mi interessa assolutamente cosa possono dire, infondo che male c'è in questo?"
Indicò i propri corpi e gli occhi scuri dell'uomo seguirono il gesto, soffermandosi un secondo di troppo sul suo corpo. Sospirò.
"Capisco tu voglia mettermi a tuo agio, te ne sono riconoscente infatti, ma.. "si sedette e lei fece altrettanto.
"La realtà non può essere sempre messa a tacere Nina. E se così fosse, un giorno verrebbe a bussare talmente tanto forte da rompere il muro della fantasia che ti sei costruita. Noi due abbiamo molto di cui parlare di ciò che ci aspetta e... " la guardò, sfiorandole una guancia, mordendosi poi il labbro, in colpa. Doveva trattenersi.
"e..ti capirei se non volessi farne parte, sei ancora in tempo"
Nina alzò un sopracciglia, ora seria e decisa.
"Io non sto costruendo nessun muro di fantasia. Cosa stai dicendo?"
"Non fraintendere, è meraviglioso il modo in cui dimentichi tutto e mi fai sentire un essere umano. Ma io..."
"Io non ti faccio sentire un essere umano, tu SEI un essere umano Michael, non sei un cognome e non sei nemmeno un burattino nelle mani del mondo. Ascoltami, ti prego" lo toccò appena e l'uomo si corrucciò.
"Nina, sei un'anima pura e la mia è lieta di averti incontrato ma.."
"Non farlo, Michael. Non permetterglielo" sibilò lei.
"Non capisci" l'uomo scosse il capo e indietreggiò, lei al contrario avanzava.
"Non mi tiro indietro, né ora né mai. Io ho già deciso, se non per entrambi, almeno per me stessa"
"E pensi che le tue decisioni siano ponderate? Pensi di sapere cosa ti aspetta?" il suo alito caldo e alla menta le sfiorò il profilo. L'odore di sandalo le invase le narici e il cuore.
I due erano poco distanti, lei si era sporta in sua direzione per costringerlo a non sfuggirle.
Michael lo notò, trovando le sue labbra così vicine.
"Forse no, hai ragione. Forse non so cosa mi aspetterà domani quando aprirò la porta ma sono sicura che rinunciare non fa parte di me. Avresti dovuto non presentarti mai a quella benedetta cena se non volevi coinvolgermi. Ma oramai lo hai fatto"
"Forse ho sbagliato" ansimò appena, tentando di non offuscarsi e perdersi nel suo profumo e nella fermezza della sua voce.
La donna gli prese il viso con entrambi i palmi.
"E' sbagliato, questo? Michael, non dirlo, non dar voce ai timori. Io ti voglio già bene e perderti ora sarebbe straziante. Non decidere per entrambi, spetta ame. E come ti ho detto non mi tiro indietro, voglio conoscerti in ogni tuo aspetto. E quando avrò finito con te... "passò il pollice sul suo zigomo alto e pronunciato, disegnando cerchi immaginari.
L'uomo cullato dal tocco cercò il suo sguardo, sentendosi improvvisamente eccitato.".. sarai solo luce e questo macigno scuro che porti al petto non ti darà più questo dolore"
Posò la mano sul petto dell'uomo, sottolineando il concetto.

Nina desiderava davvero scacciare via quelle pesanti ombre che si impossessavano dell'uomo, scuotendolo e stringendolo forte da fargli mancare il respiro. Aveva sentito sin da subito il suo bisogno disperato, un urlo roco, morto nel profondo della gola. Non riusciva a trattenere le proprie gesta, lo cercava, lo toccava. Tutto ciò che voleva era sapere stesse bene e tentava di regalargli amore e affetto. Voleva prenderlo per mano e convincerlo ad essere quello che era. Lo trovava un uomo sinceramente magico, con un'aura buona e splendente, spesso spenta per cause che, per lei, valevano la pena affrontare per permettergli di splendere in tutta libertà. Questo per lui non era chiaro ma era decisa a non abbassare la testa.
Affascinata ed incuriosita oramai era tardi per tirarsi indietro.
"Nina, ti stai cacciando in un bel guaio" la voce era bassa e roca, ansimante, e la donna avvampò.
"Un bellissimo guaio" un guizzo illuminò la notte del suo sguardo.
"Nina" abbassò il tono e poggiò la fronte alla sua.
"Sono qui, sento di poterti essere d'aiuto. Non voglio vederti così distrutto, voglio tentare di farti bene"
"Perché? Perché lo fai?"
"Sinceramente non lo so. Sento però che quando stiamo insieme ci facciamo del bene, tu non lo senti?"
Nina scese con la mano, accarezzando il tessuto della camicia e sentendo sotto le proprie dita, il corpo esile dell'uomo. Fece pressione all'altezza del costato, sentendo le ossa contro i propri polpastrelli.
Michael rabbrividì sentendosi improvvisamente confuso ed annebbiato. Avrebbe voluto non interrompere quel contatto, sentiva la sua camminata avanzare lenta verso l'addome e deglutì rumorosamente. Le sue dita erano a pochi passi dalla cinta. Michael con scatto felino intrappolò la mano, arrossendo visibilmente. Il pantalone era teso e stretto all'altezza del cavallo, e lo avrebbe notato se non l'avesse fermata.
"Tu non lo senti?" ripeté lei, tentando di liberarsi dalla presa.
Michael strinse più forte la presa, sussurrando "E' meglio che tu non senta, Nina, stai buona con queste mani per favore"
Nina corrucciò lo sguardo e Michael morse forte il labbro.
Entrambi si presero del tempo per respirare, per pensare.
Michael la vedeva, un angelo mandato da Dio, quel Dio che interrogava in silenzio.


<Sarà il mio Angelo forte abbastanza?
Saremo forti abbastanza?
Potrò mai perdonarmi di ferirla?
Potrò mai permetterle di prendersi cura di me?
Perché non riesco a stare fermo, dannazione?>

"Scusami Nina, scusami" le prese il viso e lo portò sulla spalla, tenendosi distante col corpo.
"Non devi chiedermi scusa"
"Scusami, invece. Ho bisogno di sentirtelo dire"
"Michael.." la voce di lei era flebile.
"Dimmelo Nina" quasi la implorava.
"Michael, ti scuso... Ti scuserò sempre"
Le mani di lui si fecero strada, immergendosi nei ricci ribelli della ragazza.
"Lo sento Nina" disse riferendosi alla precedente domanda
"Sento che possiamo farci tanto bene quanto tanto male"
"Proviamo a fare del nostro meglio per farci del bene, allora" bofonchiò lei, contro la sua spalla, in balia delle sensazioni che quell'uomo le stava regalando.
"Oh Nina.. scusami" le strinse appena i capelli tra le dita, portandola indietro la nuca. Immerso nei propri dolori, cercando in lei una via di fuga che avrebbe voluto non trovare, eppure la donna le stava regalando un'ampia porta dalla quale scappare e abbandonarsi. La donna gemette appena a quel contatto e si strinse alla sua schiena, affondando il viso nel suo collo.
Rimasero diversi attimi in quella posizione, l'uomo poi la liberò, sentendosi scosso da una morsa, rinsavito. Si alzò dandole le spalle. Si sistemò il pantalone, inspirando ed espirando forte, chiudendo gli occhi.

Le mani di lei circondarono la sua vita e l'uomo le guardò.
Piccole, indifese. Si sentiva un egoista a desiderarle così tanto.
Il petto di lei si alzava ed abbassava piano contro la sua spina dorsale.
"Sei così piccola, bambina"
"Eppure questa bambina ti eccita"

Michael si bloccò, irrigidendosi e Nina rise, soffocando il rumore nel tessuto della camicia.
"Nina!" l'aveva sgridata come fosse una bambina rimproverata per una parolaccia, come la rimproverava la madre quando poggiava i piedi sul tavolino e questo la fece ridere ancora di più.
Sentiva di doverlo rassicurare, aveva paura potesse scappare da un momento all'altro, di nuovo più lontano di prima. Anche se, era ormai certa, che un piccolo mattoncino era stato eliminato dal muro invalicabile di Michael Jackson.
"Il suo segreto è al sicuro con me signor Jackson e poi le confesso che la trovo anche io molto attraente ed affascinante, non si deve di sicuro preoccupare per questo. E' una cosa naturale, sa come funziona, no?"
Michael si girò di scatto, sciogliendo la presa del suo abbraccio.
Le alzò il mento in sua direzione e la osservò mentre si prendeva gioco di lui, sorridendo maliziosa e beffarda.
"Mmm.. e come funziona, Nina?"
Fu lei ad avvampare sotto il suo sguardo inquisitorio e maestro.
D'un tratto aveva perso le parole e inspiegabilmente Michael aveva riacquistato il suo potere.

"Venite? E' pronta la cena" Jill li chiamò, con voce squillante e mielata.
I due si rivolsero un'ultima occhiata di fuoco e Michael le strinse l'occhiolino, mentre si allontanava piano e galantemente le chiese di mostrargli la strada.

David e Jill si sedettero ai loro rispettivi posti a capo tavola, mentre Nina e Michael si misero l'uno accanto all'altro.
La tavola era ben apparecchiata. La tovaglia chiara in perfetta sintonia con i toni tenui e piacevoli dei tovaglioli, delle bottiglie posizionate al centro. I piatti erano quelli che la madre riservava per i pranzi importanti e Nina notò questi particolari con bontà e, ancora una volta, si sentì grata di poter essere lì, al suo fianco.
"Buon appetito" sollevò la forchetta e iniziò a mangiare con appetito il polpettone della madre.
Michael scosse il capo e ringraziò, scusandosi in anticipo se non avesse finito la pietanza, spiegando imbarazzato che non era solito mangiare molto e con quest'ultima frase virò lo sguardo a Nina che, al contrario, mangiava con gusto e desiderio.
"Non ti preoccupare Michael, mangia ciò che ti va e non fare complimenti"

L'aria era insolitamente tesa e Michael se ne accorse, sentendosi in grosso disagio. Nonostante David e Jill parlassero tra di loro, come erano soliti fare, percepiva che la sua presenza rendeva l'atmosfera meno naturale. Sentiva le spalle chinarsi, ingobbite dalla pesantezza del suo nome, rassegnato ed abbattuto a quella che era ancora una volta la realtà.
Teneva la testa china e rispondeva educatamente quando chiedevano la sua opinione.
Con un gesto elegante si pulì le labbra al tovagliolo e, una volta posato, osservò lo schermo nero e silenzioso del televisore appeso alla parete, proprio davanti ai loro occhi.
"Siete soliti guardare la televisione mentre cenate?" la voce era carezzevole e Nina amava quando il suo timbro diventava dolce come miele. Sembrava arrivare dritto al cuore e scaldarlo.
"Solitamente sì" Jill sorrise e riempì il bicchiere a Michael che ringraziò.
"Allora vi chiedo gentilmente di non fare eccezione per la mia presenza, se lo desiderate accendetela pure"
"Io in realtà non credo sia una buona idea" David si grattò la nuca, ricordando l'episodio del pomeriggio con la figlia.
"Perché potrebbero parlare male di me e di vostra figlia?" non ricevette risposta e si strinse nelle spalle "Purtroppo anche se il televisore è spentolo faranno ugualmente e se io non fossi qua lo stareste già sentendo, immagino. Quindi vi prego, accendetela. Avrò, almeno una volta, modo io stesso di spiegarmi" il suo tono era rassegnato e spento.
David annuì, poco convinto, e la televisione proiettò i primi colori.
Il cuore di Michael aveva preso a battere un poco più forte, intrappolato dal timore. Iniziò a muovere freneticamente la gamba su e giù ed il suo angelo, percependo la sua paura, posò la mano sul ginocchio dell'uomo, sotto al tavolo, fermando la sua corsa sfrenata. Senza farsi notare, lo aveva stretto forte, placandolo ed immobilizzandolo.
"Farai un Tour per il nuovo Album, Michael?" Jill tentò di distrarlo, notando i suoi occhi indugiare sullo schermo gracchiante, in attesa. Michael scosse il capo, gentilmente. "Vorrei tanto evitarlo, se è possibile"
Il nome di Nina pronunciato alla televisione fece voltare i quattro che vi concentrarono la propria attenzione.
Nina stessa poggiò un gomito al tavolo sorreggendosi il mento, in attesa.
Fu allora che le dita di Michael si posarono sopra le sue, ancora ferme sulla gamba di lui.

Ed eccola ripresa mentre correva, sudata, fermarsi e rispondere con ilarità e,celata ironia e strafottenza, nei confronti dei giornalisti. Michael strabuzzò gli occhi e batté le folte ciglia più volte.
Nina iniziò a ridacchiare e grattarsi la nuca. "Oh si, dimenticavo di dirvelo"
"Potevi vestirti di più Nina, sei in televisione" David strinse le labbra in una linea dura e rigida che fece ridere la figlia.
"Papà, non avevo la più pallida idea di poterci apparire ma almeno sto facendo del bene a chiunque stia guardando il servizio in questo momento" Michael quasi si strozzò mentre beveva, stringendo forte la sua mano.
"Sei sempre la solita, Nina" sospirò la madre "Sei un terremoto, confido in te Michael"
L'uomo ricambiò il suo sguardo e annuì.
"Cosa sono questi scambi di sguardi? So benissimo badare a me stessa, mi hanno solo preso alla sprovvista e mi sono un pochino presa gioco di loro perché... perché.." arrossì, senza terminare la frase.
"Perché volevi difendermi" Michael abbassò la voce, facendosi comunque udire dai tre che lo guardarono dolcemente.
"Grazie Nina, che Dio ti benedica per ciò che fai per me" le gote si tinteggiarono di rosso e si strinse nelle spalle.
"Però non è davvero necessario, capirai ben presto che sono parole sprecate al vento"
"Parole che però valgono la pena di essere sprecate, piuttosto che passivamente rimanere li inermi a non far niente"
"Grazie anche a voi, David, Jill. Avreste potuto non invitarmi, non trattarmi così gentilmente data la mia fama. So che ciò che dicono su di me è spaventoso ma prometto che nulla di ciò che dicono è vero e se mi darete modo spero di potermi spiegare e di dimostrarvi... " gli occhi dell'uomo si velarono di un sottile strato umido che si costrinse a cacciare indietro, il timbro era vibrato ed emozionato.
Jill posò la mano sulla sua spalla.
"Non hai bisogno di giustificarti, Michael. Lavoro con te da molto, e so che cos'ha visto mia figlia in te"
Nina si affrettò a spegnere la televisione e stringere la presa sulla gamba dell'uomo.
Nel silenzio, David si schiarì la voce e chiese l'attenzione di Michael su di sé. Una volta ricevuta, gli sorrise.
"Ti sto affidando mia figlia Michael, non lo farei mai se non pensassi tu sia una persona con del buon senso e con la testa sulle spalle. Ti chiedo solo di proteggerla,per quanto puoi. La via che ha scelto è questa e sapevamo che prima o poi, o con te o da sola, l'avrebbe intrapresa. Vorrei solo un giorno parlare apertamente dei progetti di mia figlia ma ora lei deve concludere l'università e vorrei la lasciassero fare. Vedo quanto ci tiene e non condanno la vostra amicizia, ne sarò io ad ostacolarla"
"Io sono qui comunque" Nina bofonchiò, facendo ridere David.
"Lo so Tesoro che sei qui ed è uno dei motivi per cui anche Michael è qui. Venerdì andrete alla festa di beneficienza e sarà la tua prima apparizione ufficiale,non pensi di aver bisogno di qualche dritta?"
"Michael?" Nina lo chiamò facendolo voltare verso il suo viso.
La tavola nascondeva i loro gesti.
Fecero combaciare le loro dita, accogliendo l'uno l'altra. Permettendosi a vicenda di colmare la distanza e riempiersi alla perfezione in quel piccolo bisogno che scaldò le guance della ragazza.
"Non mangi più?"
Una risata comune si levò in aria e Michael le avvicinò il piatto, con delicatezza.

"Sei sempre così affamata, bambina?" le domandò all'orecchio.
"Non ne hai idea" fece di rimando sorridendosi.

Una volta sparecchiato, i tre si misero in salotto e iniziarono a parlare con estrema naturalezza.
La tensione che Michael aveva avvertito poco prima era del tutto sparita e le parole di conforto, la felicità che gli aveva donato la famiglia era riflessa nei suoi occhi. Parevano costellati di paillette fini e luminose che Nina contemplava da tutta sera, serena e soddisfatta. Ridevano, scherzavano, chiedevano a Michael di raccontarsi, parlare della sua ispirazione, della sua musica, di essere se stesso e lui lo fece, di buon cuore. Parlarono di Arte, di Nina, ascoltarono le loro passioni comuni e le giornate che avevano passato insieme. Parlarono di libri e scrittori e scoprì Michael scrivere nelle proprie notti insonni e ciò accese ancor di più la stima nei confronti dell'uomo. Passarono diverse ore fino a che i genitori vollero dar loro spazio. David si avvicinò a Michael, gli diede una sonora pacca sulla spalla e lo ammonì bonariamente.
"Michael, non fare nulla di cui un padre potrebbe ingelosirsi"
"N..n..no Signore" balbettò, rosso in viso e David sorrise, allontanandosi e lasciali soli.

Era calato il silenzio.
L'uomo era assorto nei propri pensieri e Nina era assorta in lui.
Catturava la sua attenzione completamente e con una tale intensità che pareva contasse i respiri gravi e profondi di quel Michael pensieroso e così, di nuovo, lontano da lei.

"Sei volato via Michael?"
"Servono pensieri felici per poter volare, bambina"

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