Capitolo 18 - "I never knew but I was Walking the line"
"I never knew but I was
Walking the line"
18.
La sala era illuminata dalle poche luci del mattino, le tende scostate per permettere all'uggioso giorno di rischiarargli il viso.
Tra le mani teneva una grossa tazza di thè mentre con le dita picchiettava l'indice ritmicamente accompagnando e tenendo il tempo con il piede. Ripercorse quella che era stata la notte precedente.
Aveva scritto e suonato fino a tarda notte, colto da una profonda ispirazione.
Il corpo aveva seguito i movimenti delle dita che sfioravano con sapienza i tasti dello strumento, vi si era abbandonato completamente vivendo e respirando la sua stessa sinfonia che incessante batteva forte in testa, scuotendolo e facendolo rabbrividire della sua stessa potenza.
Stremato, si era poggiato con i gomiti al pianoforte e aveva permesso ai suoi occhi di riposare un paio di ore. Una volta rinsavito dal torpore, si era deciso ad abbondare la stanza, portando con sé il quadro e i fogli su cui aveva scarabocchiato parole e sentimenti da accompagnare alla melodia che non gli aveva permesso di dormire, tenendolo insonne e provocandogli una leggera emicrania. Si trascinò fino alla stanza, dove adagiò il dipinto sul comodino, rivolto verso il suo cuscino. Sopra posò delicatamente quello che era il fiocco rosso di una bambina di 9 anni e che adesso non era altro che motivazione e speranza, un totale abbandono per lui.
Si era preparato qualcosa di caldo da bere mentre la sinfonia persisteva nella sua mente, vagando, mutando e diventando ogni secondo più incisiva e forte, tanto da sentire uno spassionato desiderio di non trattenerla nel suo solo corpo, rischiando di impazzire.
Un lieve colpo di tosse alle sue spalle lo fece voltare e trovo Steven, sorridente, al lato del divano ad osservarlo.
Passò velocemente una mano sul viso, non aveva idea dell'aspetto che potesse avere e se ne imbarazzò.
"Buongiorno Steven" sussurrò flebile.
"Buongiorno a lei signor Jackson"
L'uomo si affiancò, sbirciando le sue iridi scure che venivano messe in forte rilievo dall'incarnato pallido.
Michael sospirò poggiando una mano sulla spalla del suo collaboratore fidato.
"Quando arrivano Teddy Riley e Bill Bottrell falli accomodare nel mio ufficio" diede una pacca all'uomo e con un lieve cenno del capo vi si diresse, chiudendo la porta alle spalle e sedendosi in fronte alla scrivania.
Lesse e rilesse quanto aveva creato quella notte e dedicò il tempo rimanente a canticchiare, correggere e a sostituire le parole, cercando quelle giuste, quelle perfette.
Un pesante bussare lo distrasse e si accinse ad aprire agli uomini, lì per lui.
"Eccovi, sedetevi pure"
Ritornò alla sua posizione, abbandonata pochi istanti prima, e osservò i movimenti dei due che velocemente prendevano posto sotto il suo sguardo pressante.
"Michael, è uscito l'Album e volevamo farti i complimenti perché è assolutamente magnifico"
Si morse il labbro, tentando di prestare loro la sua totale attenzione.
Teddy si sistemò il colletto della camicia e riprese a parlare. "Siamo sicuri che l'annuncio di un imminente Tour farebbe schizzare le vendite al doppio. Potremmo iniziare ad organizzarlo per l'anno seguente, diamo loro tempo per imparare le canzoni a memoria, comprarlo e.. "
Michael alzò la mano, serrando la mascella in una linea dura delle labbra. La canzone continuava a risuonare in testa, come un nastro rotto al quale non vi è altro rimedio che incrociare le braccia al petto e ascoltare pazientemente.
"Avevo in mente altro"
I due si guardarono confusi, spiazzati dal tono grave dell'uomo.
"Sto già lavorando al prossimo album, ho moltissime idee e le prime canzoni si stanno già materializzando su carta"
Indicò il foglio, che aveva spostato all'angolo della scrivania non appena i due avevano fatto il loro ingresso nella stanza.
Bill si grattò appena la nuca mentre Teddy si sporse verso l'uomo.
"Vuoi lavorare già per il prossimo album? Ne sei sicuro?"
"Sono ispirato" fece spallucce, evitando di dover dare loro troppe spiegazioni.
"E' una follia, abbiamo appena terminato" Bill scosse il capo con forza ma Michael picchiettò le unghie sul legno scuro.
"Non voglio andare in Tour e perdere le idee che ho in testa. Preferisco far passare l'anno e dare loro un nuovo album, se poi si dovrà necessariamente fare un Tour di promozione ci penserò a fine di quest'ultimo"
Per interminabili minuti regnò il silenzio, scandito dalle lancette dell'orologio che enfatizzavano lo scorrere del tempo, che per Michael equivaleva ad assistere ad una grossa perdita.
Portò una mano alla tempia, stringendosi nelle spalle.
"Non necessariamente l'album dovrà essere prodotto da voi, se non condividete la mia intenzione"
Si alzò, osservando i due uomini dall'alto della sua statura esile.
Bill e Teddy lo seguirono, guardandolo appena con aria di sfida per poi fare un cenno col capo e levarsi dalla stanza.
Michael schioccò la lingua al palato, buttando indietro la testa e chiudendo gli occhi.
Si abbandonò nuovamente al volere di Dio, della sua musica adesso così diversa rispetto a quella che lo aveva coccolato per tutta notte.
Sentì risuonare forte nella stanza un breve coro celestiale.
Durò un attimo, poi il silenzio cessò con un un forte battito di mano che diveniva mano a mano più impertinente, più forte, bisognoso di sfogo ed attenzione.
La sveglia risuonava forte nella camera e si mosse appena dalla sua scomoda posizione.
Si trovava seduta a terra, con la guancia sinistra premuta contro quello che era stato il suo lavoro notturno, abbracciava la tela e teneva la schiena poggiata contro il letto. Fece forza sulle braccia e si alzò, trovandosi costretta a chiudere gli occhi per la forte luce che con insistenza le carezzava il viso. Aveva lasciato la tenda scostata per trarre ispirazione dalla volta stellata, addormentandosi in contemplazione del suo stesso disegno, ed aveva erroneamente dimenticato di rimettere al proprio posto il fine tendaggio.
Sbuffò, poggiando la tela sulla scrivania e si stiracchiò tendendo i palmi verso il soffitto, inarcandosi. In quel momento la testa chiara della madre fece capolino dalla porta e le augurò una buona giornata.
Non rispose, mugugnando, come era solita fare di prima mattina.
Si avviò, trascinando il proprio peso e i piedi verso il bagno dove lavò accuratamente il viso per permetterle di aprire finalmente gli occhi. Le sue iridi verdi saettarono sul proprio riflesso, divenendo mano a mano più grandi e più vispe.
"A voi ci penso dopo" sussurrò rivolta alla propria chioma riccia e fuori posto.
Andò in cucina, si riempì un bicchiere di latte e poggiò la schiena contro il piano. Il disco era ancora sopra l'isolotto, a pochi passi di distanza.
Vi si avvicinò, prendendolo con cura tra le mani. Lo sfiorava come se la sola forza e pressione del polpastrello potessero rovinarlo e renderlo meno reale.
Guardò l'ora e dovette correre in camera, abbandonò il disco sopra alla sua tela, assicurandosi fosse ben asciutta, e aprì l'armadio in cerca di un abbigliamento per affrontare la giornata.
Optò per un paio di Jeans neri ed aderenti, sopra un maglioncino a costine dello stesso colore. Infilò un paio di stivaletti rossi e, una volta trovatosi di nuovo di fronte alla propria immagine, allungò appena le ciglia con il mascara abbandonando l'idea di sistemare i propri capelli. Infilò di fretta una giacca rossa in tessuto con un sottile pelo bianco all'interno per tenerla calda dal freddo ispido di fine Novembre e salutò a gran voce i genitori.
Zaino in spalla, percorse la via fino al cancelletto di casa dove trovò la macchina di Nick ad aspettarla.
Si appoggiò con i gomiti alla portiera e una volta tirato giù il finestrino vide entrambi gli amici sbucare dall'abitacolo, raggianti.
"Buongiorno, a cosa devo questa sorpresa?"
"Miss. Collaboratrice di Jackson non vorrà prendere l'autobus, spero" la voce di Helen era scherzosa ed arzilla.
Nina rise e con forza si buttò sul sedile, oramai così familiare.
Nick accese la radio, sotto ordine di Helen, che concitata non stava nella pelle di sentire l'album.
"Non lo passeranno mai così pre..."
Nina fu interrotta dalla risata di Nick.
"Non hai ancora realizzato chi è davvero Michael Jackson? Vuoi che la radio non lo passi lo stesso giorno dell'uscita? Sei di un altro mondo tu" la canzonò e le sue parole divennero reali non appena sentì la sua voce.
Espirò a pieni polmoni, pronta ad essere sconvolta dalla sua esistenza seppur radiofonica.
"Ed ora Dangerous, nuovo singolo ed album del Re del Pop"
Un piccolo gridolino le arrivò alle orecchie, Helen si era aggrappata con forza alla sua seduta facendola sobbalzare dallo spaventò.
"Ma sei pazza" bofonchiò Nina portando l'indice alle labbra, chiedendole di rimanere in silenzio.
Quella era la canzone che lui le aveva chiesto di ascoltare alla cena, non appena l'album sarebbe uscito.
Spostò la rotellina del volume e la base ritmata aleggiò nella vettura. Nina chiuse gli occhi e si fece piccola contro il sedile.
Michael parlava con tono basso e caldo di una donna, risentire forte nelle orecchie quel suo timbro magnetico la fece avvampare, immaginandoselo a pochi passi, carezzarle il viso e sussurrarle dolci parole al lobo.
Michael parlava di una donna che aveva riconosciuto essere diversa dalla prima volta che fece la sua apparizione nella stanza. La descriveva come una divinità in movimento, parlando delle sue movenze sensuali, dei suoi capelli, del suo viso, delle sue linee. Parlava di un'aura palpabile intorno ad ella, di una forza magnetica capace di rendere tutti attratti, volti a guardarla ammaliati dalla passione e dal desiderio. Una donna persuasiva, di cui non era possibile fidarsi, una donna cattiva e pericolosa.
Lo ascoltò abbandonandosi ancora una volta all'uomo, inconsapevolmente, e sotto lo sguardo attendo dell'amico che saettava le proprie iridi dalla strada al suo volto, alle sue labbra schiuse.
Il ritmo era travolgente, costringendola a trattenersi dal muovere la testa. Allo stesso tempo la sua voce era una benedizione, calda e decisa, come non l'aveva sentita spesso trovandolo un vero peccato per il proprio cuore. Michael continuava, cantando di questa donna per lui pericolosa che lo aveva intrappolato. Seppur non adatta a lui lo aveva stregato, avevano parlato al telefono, si erano baciati, sospirando l'uno contro le labbra dell'altro ed infine entrambi si erano trovati al punto di non ritorno da quella folle rete di un peccato delizioso.
La canzone finì e Nina respirò, constatando di aver trattenuto il fiato per paura di sovrastare la sua voce.
"Potremmo cuocere delle uova qui, cosa ne pensi Nick?" Helen le pizzicò la guancia ridendo e Nick annuì, seguendo a ruota il suo riso. Nina li ammonì e incrociò le braccia al petto, cercando di proteggersi dalle frecciatine dei ragazzi.
"Che singolo! E questa è solo una delle tante canzoni che il nostro Re del Pop ci regala con il nuovo album. Tra l'altro ragazzi è uno spettacolo questa copertina, l'avete già nelle vostre mani?" una voce di donna, la stessa che aveva annunciato la traccia.
I ragazzi ammutolirono, in attesa di possibili ed eventuali commenti sull'amica.
"Se non l'avete ancora comprato ci viene difficile descrivere il capolavoro artistico della copertina. Sono sicuro Jackson ha superato sé stesso e abbia molto di cui far parlare con queste immagini. Sappiamo già a chi si è rivolto?" una voce di uomo, profonda e nera, scosse Nina che si trovò a stringere il lembo della giacca tra le mani.
"Ma certo Paul, il signor Jackson ha chiesto personalmente l'aiuto a dei pittori. I loro nomi sono Mark Ryden e Nina Park. L'uomo è un pittore pop - surrealista di Pasadena. La donna, invece... Paul questo è bizzarro. Mai sentita prima"
Nick le pizzicò il fianco stringendole un occhiolino mentre Nina sentiva freddo, lunghi brividi correvano lungo la sua spina dorsale.
"Nina Park.... Un'amica del re del pop? L'amante? Una pittrice alle prime armi? Ci informiamo ragazzi e vi daremo qualche dettaglio in più. Ma ora, prossima traccia e abbandoniamo il Pop con le prime canzoni natalizie per.."
Nina non ascoltava più, sentendosi ovattata e sospinta in aria come in una bolla di sapone.
Leggiadra, le pareva di sfiorare le nuvole con i propri palmi.
Helen la esplose brutalmente, la ragazza poté percepire le pareti fini evaporare e il suo corpo riatterrare nella macchina, riacquisendo i propri sensi e notando che la radio era spenta, a cullare il tragitto verso l'università era solo il rombo del motore vecchio dell'auto. Helen le tirò un braccio costringendola a voltarsi nella sua direzione.
"Congratulazioni amica mia! Hai fatto un lavoro straordinario! Hai sentito?" la sua voce pareva essere uno scampanellio.
"Sì, ho sentito" al contrario, quella di Nina era bassa, quasi impercettibile.
"Forza ragazza, cos'è questa mosceria?" Nick le prese la mano e la strinse forte nella sua.
Un forte sospiro le fece alzare le spalle, il petto si riempì colmando i polmoni d'aria per poi svuotarsi e sorrise.
"Ragazzi... Devo confessarvelo. In passato ho ucciso un uomo e adesso sono fottuta"
I tre si guardarono e scoppiarono a ridere.
Arrivarono in università e parcheggiarono, scendendo velocemente.
Nina sbattè forte la portiera e l'amico, cingendole la vita, la sgridò "Porta rispetto al mio mezzo Nina" "Oh Romeo, non sento niente. Non ti sento, sto sfiorando il Sole"
Si tolse di dosso il braccio di lui e si avviò saltellando verso l'entrata. Si affrettarono a raggiungerla ma la lasciarono passeggiare in autonomia, contenti di vederla così euforica e serena.
"Grazie Liz" ridacchiò, stringendo forte il ricevitore.
La donna lo aveva chiamato per complimentarsi dell'album, delle canzoni, del duro lavoro e, soddisfatta, ci teneva a fargli presente quanto lei lo amasse e quanta stima riponesse in lui.
"Oh Michael, sei davvero un genio. Non riesco a smettere di far ripartire il CD da capo, senti?"
L'uomo poteva udire in sottofondo le sue tracce scorrere all'infinito e non poteva fare a meno di ridere.
"Liz, sei troppo buona, un angelo"
"Qui l'angelo canterino sei tu Michael! E dimmi hai già sbirciato le vendite?" abbassò il volume della musica e si concentrò.
"Ovviamente" puntualizzò lui, riproducendo uno schiocco di labbra.
"Se non ti conoscessi bene sento che la tua testolina è completamente altrove! Dove si trova Michael in questo momento? Con la dolce Nina?"
Michael avvampò e tenne stretto il labbro inferiore tra i denti.
"Oh, non l'ho ancora sentita da ieri a dir la verità.. "
"E che aspetti? Forza chiamala"
"Sarà a scuola" pensò, portandosi un riccio dietro alle orecchie.
"Chiamala dopo, allora. Cosa ti trattiene? Hai sentito che stanno cercando di capire chi sia?"
"Sì, ho sentito già le diverse supposizioni.. Nuova amica di Wacko Jacko? Un'amante? Una venduta? Nuova pittrice in erba? Sono un po' stufo Liz" sospirò, tentando di mantenere il controllo.
"Finirà nel dimenticatoio questa storia Michael, vedrai. A meno che tu non voglia dimostrare altrimenti... Questo venerdì siamo invitati a quell'evento di beneficienza, ricordi? Potresti portarla e presentare tu davvero chi sia Nina Park"
Michael ammutolì, riflettendo all'idea della sua cara amica.
"Non vorrei combinare ulteriori pasticci, sai che caos se mi presentassi lì con lei? Non vorrei fantasticassero oltre e non vorrei metterla in cattiva luce solo perché al mio fianco" si sedette, dando le spalle alla finestra "Vorrei potesse spiccare come una stella per il suo talento, non che venisse tempestata di domande sul nostro rapporto o alla ricerca di informazioni utili per gettare altro fango su di me"
Sentì Elizabeth tossire "Tesoro, io non credo Nina potrebbe mai dare informazioni utili per deriderti. Quando ti sta accanto le stelle le ha al posto degli occhi per causa tua! Potrebbe essere, egoisticamente, anche un modo per smentire tante delle dicerie sul tuo conto. Chi meglio di una ragazza normale, estranea dal nostro mondo? E cosa c'è di meglio della sua parola buona su di te? Inoltre affermano anche la tua omosessualità e presentandosi con lei questo verrebbe accantonato per un po'"
"Mi stai dicendo di usare la sua intelligenza e bellezza?" la voce flebile, strozzata in gola dalla richiesta strana ed eccentrica.
"Affatto, qui non si parla di usare nessuno ma semplicemente di essere sé stessi e mostrare cosa effettivamente pensa la gente vicina a te, quanto tu non sia omosessuale e che gran fascino hai!"
Michael avvampò appena umettandosi le labbra.
"Ci penserò Liz, promesso, ma devo badare anche alla sua considerazione di tutto questo. Non so quanto lei voglia mettersi in mostra, non le ho mai chiesto cosa intendesse fare dal momento che... Oddio, chissà se le faranno del male. Devo andare Liz"
Salutò freddamente e ripose con incertezza il telefono al muro. Avrebbe dovuto chiamarla?
La giornata di studio passò come le altre se non per alcuni sguardi dei suoi compagni. Aveva notato questi farsi più insistenti ma corrucciata non riceveva conferme del loro indugiare sulla sua figura. Se ne fregò, pensando avessero potuto sentire il suo nome alla Radio, e le lezioni si susseguirono una dopo l'altra fino all'ultima, dalla quale scappò prendendo con sé lo zaino.
"Dove corri?" Joe passava di lì e la bloccò per le spalle facendola urlare.
"Buona, sono io" "Non farlo mai più" gli puntò un indice sul petto, picchiettandolo sui muscoli dell'uomo.
"Nana, dove corri" si divertiva a prenderla in giro per la sua bassa statura.
Puntò le sue iridi verdi in quelle nocciola e piccine del suo amico e sorrise.
"A casa, io al contrario tuo sono una donna mooolto impegnata"
"Oh giusto" allargò le braccia sorridente "Nina Park, pittrice in erba nonché nuova collaboratrice di Micha"
Nina lo strattonò per un braccio, allontanandolo dall'entrata universitaria e trascinandolo verso un angolo del muro.
"Shhh Joe, non urlare. Sei impazzito?" saettò i suoi grandi occhi dai compagnia lui.
"Nina, lo scopriranno tutti prima o poi. Che cosa c'è da nascondere? Tra l'altro mi devi giusto qualche spiegazione"
"Fattelo spiegare da Helen, io sono davvero in ritardo e no, non ho nulla da nascondere ma non vorrei creare allarmismi né creare inutili gossip in Università. Ci sentiamo Joe" in punta di piedi gli diede un rapido bacio in guancia e si affrettò a dirigersi verso l'auto dove trovò Nick intentò a fumare ed Helen a sbadigliare.
Scivolò sul sedile e sentì il telefono vibrarle in tasca. Lo estrasse e il suo cuore dimenticò come battere regolarmente, iniziando a tamburellare ad un ritmo frenetico ed impazzito.
Rispose, tremante.
"Cosa si dice in questi casi? Complimenti, auguri?" cercò di rompere da subito il ghiaccio.
La sua risata sciolse qualsiasi tensione e la virò verso il cielo, di nuovo.
"Solitamente quando si risponde al telefono si dice semplicemente ciao Nina"
"Rimedio subito allora" sospirò vedendo Nick entrare in macchina insieme ad Helen che si voltarono in sua direzione.
"Ciao Michael" quattro occhi la fissarono sconvolti e Nina si trattenne dal ridere, mentre Michael rideva creando con la sua stessa voce una sinfonia angelica, udibile a miglia di distanza.
"Ciao anche a te, ti disturbo?"
"No, figurati" scosse il capo e fece cenno a Nick ed Helen di partire, di non badare a lei.
"Perfetto, volevo parlarti di... d..di ..."
"Michael, sei diventato balbuziente?" lo canzonò e l'uomo arrossì tremendamente.
"Nina! Dammi un solo secondo per... esprimermi correttamente" sospirò e la ragazza attese.
Un silenzio interrotto solo dai suoi grossi respiri che si infrangevano contro la guancia della ragazza, potendolo percepire d'un tratto così vicino.
"Volevo parlarti di quello che succederà. Voglio sapere come stanno andando le cose, se ti hanno disturbato in qualche modo o .. se sei stata importunata. Se le cose che hanno scritto ti hanno offeso e.. come stai?" disse tutto d'un fiato, sicuro che se ci avesse pensato un secondo in più non avrebbe avuto più il coraggio di essere così insistente.
"Sei davvero premuroso ma non devi preoccuparti di nulla. Per il momento la situazione è come quella di prima, ho sentito alla radio che hanno poche informazioni sudi me se non solo le loro presunte supposizioni su che ruolo io svolga nella tua vita"
"Hanno avuto qualche informazione in più, mentre eri a scuola" puntualizzò a bassa voce.
"Si chiama università, signor Jackson, non scuola. Mi fai sembrare una marmocchia" lo sentì ridere, poi riprese "Che informazioni?"
"Sei una marmocchia, bambina" ridacchiò ancora per poi tossire appena nel vano tentativo di darsi un tono più serio.
"Sanno che Università frequenti, conoscono i tuoi genitori e credono tu stia cercando di entrare nel mondo dello spettacolo utilizzando me e... hanno scritto cose poco gentili, supposizioni, però pur sempre poco rispettose" lo sentì flebile.
"Non mi interessa nulla, davvero. L'importante è che tu stai tranquillo e non ti preoccupi così tanto per me. Possono scrivere ciò che vogliono ma finché io e te rimaniamo sinceri l'uno con l'altro tutto questo non mi importa, si sbagliano e non avranno materiale per scrivere altro. Facciamoci una risata sopra piuttosto! Se poi mi capitasse fuori casa un giornalista pronto a inveire contro di te o me saprò rispondere a tono, non temere. Ho la lingua lunga, ricordi?"
"Sì.. la ricordo la tua lingua" lo disse con un timbro caldo, quasi malizioso.
Nina avvampò e tentò di cambiare discorso ma l'uomo la precedette rimediando.
"Comunque sia Nina ti consiglio di non dir mai troppo in fronte a quelle persone, rigirano spesso la realtà quindi non dare troppe informazioni perché potrebbero essere falsate e storpiate"
"Michael, fidati di me" "Lo sto facendo, Nina ma... è difficile" lo sentì sospirare, tanto forte da raggiungerla.
"Non direi nulla per additarti e se succederà è perché hanno frainteso completamente le mie parole e per questo ti chiedo scusa ma come ben sai spesso non è nostra volontà farlo"
"So bene come funziona, Nina, ed è per questo che mi sento uno stupido ad averti coinvolta"
"Piantala Michael. Va tutto bene, io sto bene! Stamattina saltellavo all'ingresso della SCUOLA per aver sentito alla radio il mio nome e la parola pittrice nella stessa frase" si soffermò sulla parola scuola nel tentativo di farlo ridere e ci riuscì, sentendosi sollevata.
"Tu come stai, invece?" strinse forte il telefono mordendosi il labbro. Sperando in una risposta positiva.
"Tormentato" ridacchiò "E' da ieri che mi risuonano in testa un sacco di sinfonie e questa notte... " lo interruppe sorridendo.
"Questa notte non hai dormito, immagino"
"Esatto" abbassò la voce, colto in fragrante.
"Cosa dobbiamo fare per questo Michael? Devo rimanere la notte da te per farti dormire sulla spalla?"
Nick tossì paonazzo e Nina gli tirò un pugno.
"Non pensò che a lungo andare possa essere benefico"
"Oh, dimenticavo che sei un vecchietto" lo sentì ridere.
"Fossi qui ti caricherei sulle spalle" "Una volta mi è bastata, te lo assicuro"
"Un altro motivo per cui ti ho chiamato è per.. " raccolse il fiato ed il coraggio "Sarò partecipe a un evento di beneficienza questo venerdì per il terremoto in Northridge, farò un breve discorso e parteciperò attivamente alla causa per poter aiutare, essere in qualche modo un sostegno, e mi chiedevo se volessi venire con me"
Nina spalancò gli occhi, sbattendo più volte le ciglia lunghe.
"E' un appuntamento signor Jackson? Sono lusingata.. sarò alla sua altezza come accompagnatrice?"
L'uomo tossì e improvvisamente tutto il suo viso si colorò di un rosso vivo ed intenso.
"Mi f..farebbe molto piacere la tua compagnia e avremo così modo di vederci presto. E Nina... " fece una breve pausa dove la sua voce si trasformò divenendo cioccolata fusa ed elettricità.
"Non temere, sarai più che alla mia altezza, sei una bellissima donna"
"Michael! Scherzavo!" ridacchiò, paonazza, e scossa da una terribile morsa al basso ventre.
"Certo che vengo con te, ho tanta voglia divederti"
L'uomo si rilassò, sorridendo e liberando la presa dei primi bottoni della camicia, sentendosi accaldato.
"Ah sì?" sollevò un sopracciglio. "Sì" disse mordendosi il labbro.
"Allora ti soddisferò presto, bambina. Adesso devo davvero tornare al lavoro,se vuoi..."
"Chiamami questa sera, per favore. Voglio parlare con te"
"Anche io ne ho tanta voglia e spero di poter fare più di questo, Nina"
Non gli diede modo di rispondere ed attaccò lasciandola attonita a fissare il vuoto.
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