Capitolo 17 - "You be there for me And care enough to bear me"

"Will you show to me
You be there for me
And care enough to bear me"

17.

Nick ed Helen si misero comodi, capendo che la ragazza aveva molto da raccontare.
Fu così che Nina iniziò dal principio, dalla cena di famiglia dove aveva partecipato con la buona intenzione di farsi conoscere, raccontando nei dettagli tutto ciò che le era capitato.
Al ricordo le sfuggì un sorriso, pareva passata un'eternità dalla prima volta in cui aveva concatenato le sue iridi chiari in quelle scure e profonde dell'uomo.
Raccontò loro di essere venuta a conoscenza di aver incontrato Michael Jackson alla tenera età di 9 anni e di averlo incontrato di nuovo, ad età adulta. Iniziò a descriverlo, sotto gli occhi sorpresi dei due che non credevano possibile che la loro amica d'università avesse davvero fatto la sua conoscenza. Parlò di lui con eccitazione e dolcezza, raccontò di come si erano tenuti compagnia per tutta sera per poi svelare che al ristorante messicano, insieme a Nick, il bigliettino lasciato dal cameriere era un messaggio da parte dell'artista che l'aveva riconosciuta e aveva condiviso con lei la voglia di parlarci ancora.

Raccontò di come l'avesse chiamata, quella sera che i due erano in sua compagnia, e quanto tardi avessero fatto tenendosi vicini al ricevitore a chiacchierare.
Si perse nei dettagli di come si trovava particolarmente affine ai suoi pensieri, alla sua intelligenza e di come parlar con lui fosse benefico e per lei valvola di sfogo su qualsiasi argomento trattato. La comprendeva ed era un ottimo oratore ed ascoltatore.
Nick ed Helen rimanevano li, taciturni, proprio come aveva chiesto.

Infine, raccontò di come fosse stata contattata per lavorare con lui alla copertina del disco: ammise non esserci nessun collega di papà o restauro di nessun quadro di una moglie bellissima, scusandosi per la menzogna. Descrisse Neverland, il suo arrivo, le sue figuracce e la sua fanciullezza tanto comune alla sua. Continuò raccontando dei suoi occhi, delle sue canzoni, di come si fossero addormentati e svegliati come due bambini assonnati dopo una giornata di giochi. Descrisse la meravigliosa donna di Elizabeth Taylor, spiegò loro a chi appartenesse la camicia indosso e il motivo per cui la portava ancora, parlò delle paure dell'uomo e infine di come si sentisse bene al suo fianco.

Arrossì, sentendosi mielata e dolce nei suoi riguardi.

Si trovò a parlar di lui con un'agitazione e una morsa allo stomaco, al solo pensare a Michael la realtà sfumava e le mancavano le sue attenzioni.

"Ebbene, questo è quanto" sospirò e impiattò la cena, porgendola ai due ragazzi che ora avevano la bocca aperta e si guardavano confusi. 

"No, aspetta, puoi ripetere da capo? Credo di essermi persa giusto qualche dettaglio" 
"H, non scherzare" roteò gli occhi e diede loro posate e bicchieri, prendendo infine posto davanti a loro.
Nick teneva lo sguardo fisso su di lei, sbattendo più volte le palpebre. 
Rinsaviti da un iniziale shock si guardarono tra loro, furbi, per poi inondarla di domande.
Nina portò le mani alle tempie non appena si sentì sopraffatta dalla loro sorpresa.

"Tu mi stai dicendo che hai abbracciato e dormito con Michael Jackson?"

"E sei anche un egoista perché avrei potuto conoscerlo al ristorante!"

"E quindi questo che indossi ora è il suo profumo?"

"E com'è dal vivo?"

"E la sua camera com'è? E' tanto bello quanto in TV?"

"E cos'avete mangiato? E' vegetariano o mangia la carne?"

"Dio, Michael Jackson re del pop e delle folle cerca la mia migliore amica, posso morire"

"Il tuo nome sarà sull'album?"

"Ti prego, tu lo hai avuto a pochi passi di distanza e non gli sei saltata addosso? Devo insegnarti tutto"

"Pausa ragazzi, pausa. E' questo che vi importa? Sapere se dorme in un letto normale e comune al nostro, se mangia la carne e se non ho tentato di stuprarlo?"

"Sì" esordirono in coro. Nina si mise a ridere e scosse il capo.

"E' un uomo come un altro, davvero" 

"No, un uomo come un altro non è l'uomo più famoso del pianeta che sculetta e canta come un dio greco!"

"Ok, è un uomo come un altro ma tanto seguito. Dimentichi chi siano i miei genitori?" Nina lanciò uno sguardo torvo ad Helen e Nick corrucciò lo sguardo. "Chi sono i tuoi genitori?"

"Mia madre è Jill Klein, una nota stilista e ora scopro anche che lavora per celebri artisti quali per l'appunto Michael. Mio padre è David Park, cinematografico."

Seguì un breve silenzio interrotto dall'esuberanza dell'amica.

"N, con tutto rispetto nei confronti dei tuoi genitori e del loro lavoro, parliamo di persone di un calibro completamente diverso. Non hai conosciuto un uomo come un altro, hai conosciuto e dormito con Michael Jackson e sei qui a parlarmene come se ti fosse indifferente tutta la sua popolarità e il fatto che hai lavorato per lui! Avrai il tuo nome affiancato al suo e verrai tempestata di domande, pedinata e forse la nostra euforia è nulla confronto a tutto ciò che ti aspetta"

"H, ragiona e prendi un secondo un respiro. Ci ho collaborato, è vero, ma la notizia presto verrà decisamente eclissata da lui. Pubblicizzerà l'album, andrà in Tour e i nomi che brilleranno saranno solo quelli fondamentali. Nessuno ricorda mai il fotografo di un servizio televisivo ma ricorda chi era ospite e chi lo ha condotto. Quindi davvero, secondo me non cambierà assolutamente nulla e sì, parlo di lui con così tanta leggerezza perché... Se aveste modo di conoscerlo, lo fareste anche voi. E' una persona umile e dall'anima buona" si strinse nelle spalle e le gote si scaldarono.

Capiva adesso come dovesse sentirsi l'uomo ogni qualvolta davano importanza a cosa facesse e non a chi fosse, a chi fosse davvero sotto i suoi panni tanto gloriosi quanto soffocanti.

"Abbiamo perso Nina" Nick rise stringendole un occhiolino.

"Oh sì, a te piace! Nina, oddio, ti piace da pazzi!"

Nina avvampò.

"Non mi piace, ci siamo conosciuti pochi giorni fa e.."

"E niente! Sei anche diventata rossa, oh no. Questo è un bel pasticcio"

"Un enorme pasticcio"

"Piantatela, vi prego. Ci stiamo solo conoscendo. Esiste amicizia tra uomo e donna, Nick, diglielo tu. Difendimi Romeo"

Nick rise forte e prese la mano della ragazza stringendola tra la sua. "Si, esiste, ma non credo sia questo il caso Nina"

La donna liberò velocemente la presa dell'amico e si alzò, sparecchiando in religioso silenzio.

"N, capisci che è una cosa impossibile vero?"

"Cosa è impossibile? Che cosa? Che io lo abbia conosciuto? Eppure è così. Che io abbia potuto lavorare con lui? Eppure è successo ed ho avuto una magnifica opportunità, lavorativa e non. Che possa parlare di Michael come un uomo? Eppure mi pare che anche lui sia fatto di carne ed ossa come noi e non vedo nulla di sbagliato nell'elogiare la sua persona oltre a tutto il suo creato" lo disse quasi senza prender fiato mentre dava loro la schiena.

Helen si alzò, poggiandole le mani sulle spalle e il viso nell'incavo del collo. Al contatto inaspettato sobbalzò.

"N, io ti voglio un bene incredibile e ho sempre combattuto le tue battaglie al tuo fianco, anche le cause più perse in Università" le pizzicò un fianco per poi abbracciarla "sono solo preoccupata, non è un uomo comune per quanto tu te ne voglia convincere. Probabilmente è anche un uomo, fatto di desideri, istinti e preoccupazioni come tutti noi ma lui ha sicuramente un mondo intero ad acclamarlo ma anche a giudicarlo. Tante delle sue scelte penso vengano dettate dalle circostanze, non ha la libertà di decidere per proprio conto e credo... Credo non sia un ambiente sano il suo"

Nina sospirò, abbattuta.

Nick si alzò, togliendole dalle mani il piatto e fermandosi in fronte alle due amiche.

"Se ha catturato così tanto la tua attenzione, immagino abbia una personalità spettacolare ma è appunto questo quello che è. Un uomo di spettacolo, sicura di volergli stare accanto? Per me ti porterà solo dolore"

Si liberò dalla presa dei suoi amici, chiedendogli di scegliere il film per la serata che li aspettava. Confermò che li avrebbe raggiunti a breve, dopo aver dato una sistemata alla cucina e aver pulito le stoviglie.

Dopo che i due si allontanarono verso la sala, strinse forte il piano e chiuse gli occhi.

Era forse questo il motivo per cui aveva avuto timore a dir loro la verità? 

Da una parte comprendeva le loro paure, perché di questo si trattava. 

Avevano paura potesse innamorarsi di lui, di un uomo con tanta fama e potere. Paura potesse stupidamente prendersi gioco di lei, sfruttando la sua notorietà. Avevano paura lei potesse sentirsi soffocata dai suoi stessi riflettori. Paura potesse sentirsi inferiore, sbagliata e schiacciata dalla sua luce. Sarebbe andata così? Si sentì le iridi pizzicargli. Era stata forse sciocca a spogliarlo della sua fama ed affezionarsi? Metter piede nella vita di lui senza considerare possibili conseguenza era stato forse un errore? Lei così giovane ed esuberante, alle prese con gli studi e con la scoperta del mondo mentre lui così maturo, già segnato da una vita piena di successi e con alle spalle anni di esperienza e sofferenza.

Sospirò, passò lo straccio sul piano e lavò con forza bicchieri e piatti, sfregando a tal punto da arrossarsi la pelle. Si sciacquò anche il viso e, asciugando le mani sui fianchi, raggiunse i suoi amici sedendosi con poca delicatezza in mezzo a loro.

Helen le prese la mano e Nina la strinse. Si guardarono e si sorrisero.

"Stai bene?"

Chinò il viso sentendo sulle spalle la responsabilità di ragionare con la propria testa e di farsi spazio nella propria vita seguendo esclusivamente i suoi stessi consigli. Spiegò le mani sulla camicia, oramai fuori dalla presa dei pantaloni e lunga sino alle sue ginocchia. Non appena, in contrazione, il tessuto rosso si tirò un lieve odore di sandalo le arrivò alle narici. Stava bene? Al momento no. Si sentiva scoraggiata, come se le fosse stato puntato un indice al petto e le fosse stato intimato, ordinato di smetterla di sognare, tornare con i piedi per terra ed essere obiettiva.

"Ma certo H, ci vuole ben altro per abbattermi" le diede una leggera stretta alla mano e tirò una gomitata amichevole all'amico alla sua destra. "Romeo, sei taciturno, forse geloso?"

"Io ho la bellezza della normalità Nina, ho un fascino diverso"
Si sentì colpita al petto e si strinse in un sorriso, falso e amaro. 

"Adesso hai un fascino da ignorante, spero tu almeno abbia mantenuto un buon gusto e che tu abbia scelto un buon film"

"Oh, ci puoi contare" sventolò tra le mani un classico e Nina annuì, indicandogli il mangiacassette.

Nick si alzò, accovacciandosi per inserirlo ma si voltò. Guardò in viso Nina e vi trovò due occhi spenti e inespressivi, diversi.

"Nina io... io stavo scherzando"

"Non mi importa" alzò le spalle "Mi vedete assurda nel credere a un vero affetto con una persona così importante? Non mi importa, è una mia decisione. Ho sentito qualcosa di magico" puntò entrambi in volto con un'espressione seria ed arricciata "non avevo mai provato una scossa tanto forte stando al fianco di nessuno. Non è il fascino di Michael Jackson ad avermi accecata, ma è la bellezza dei suoi occhi. Lui non mi sta sicuramente usando, non ha alcun secondo fine e sapete bene come sono fatta. Quando per me qualcuno è ammirevole, lo è punto e basta. Il suo mondo mi ferirà? Lui non può prendersi le colpe di ciò che non ha deciso di diventare ed essere né può colpevolizzarsi se chi gli sta intorno è marcio o infame. A me ciò che importa adesso è avervi vicino, tutti, lui compreso. Quindi risparmiatevi la fatica del pensiero nel dire certe cose per scherzo. Mi deludete" 

Helen cercò nuovamente la mano "A me basta che tu sia felice, se Jackson ti rende felice a me non fa alcuna differenza. Solo che ho paura per te, concedimelo. E' come essere Nemo, piccoli di fronte a tanti squali grandi"

Nina rise e la incitò a proseguire, trovando la sua amica buffa e così dolce.

"Niente N, tutto qui. Ho paura per te, se Jackson non si comporta bene gli spezzo le gambe e gli rovino la carriera"

"Grazie per il supporto H ma sarebbe un peccato" si misero a ridere e Nick scosse la testa inserendo la cassetta.

"Ragazze, il film! .. Nina" si mise a sedere accanto a lei che lo scrutò attentamente, aspettando parlasse ma si limitò a baciarle una guancia e la ragazza arrossì, ridacchiando.

"Sensi di colpa Romeo?"

"Tremendamente in colpa dopo aver visto questi occhietti così tristi, scusami" 

"Ci sarebbe un modo per farti perdonare..." 

L'uomo le tirò un ricciolo e aspettò.

"Spegneresti la luce e prenderesti la coperta per le due fanciulle?" gli fece un largo sorriso.

I titoli di coda segnarono la fine del film, Helen si era addormentata contro la spalla della ragazza mentre Nick si affrettava ad accendere la luce e rimuovere la cassetta.
Nina sbirciò l'ora e tirò le braccia sopra alla testa, in un vano tentativo di stirarsi.
Si sentiva in leggero imbarazzo ma la sensazione svanì non appena lui inizio a parlarle e raccontarle della folle corsa che aveva dovuto fare quel week-end per i capricci di suo padre e lei tornò alla realtà, ridendo alle sue battute e storcendo il naso quando non si trovava d'accordo con lui, canzonandolo.
Il clima era adesso rilassato, come non fosse successo nulla.
Un forte giro di chiavi nella toppa della porta fece svegliare Helen e voltare i due verso l'ingresso.
Jill e David apparvero tirando con sé la valigia, le ruote sul pavimento spezzarono il silenzio venutosi a creare.
"Oh, ciao" esclamò la madre quando notò i tre ragazzi sul divano.
"Ciao mamma" Nina balzò in un attimo al loro fianco.
La donna le sistemò qualche ciuffo ribelle, come era solita fare, mentre il padre le pizzicò una guancia sorridendole.
La ragazza si beò delle loro carezze per poi voltarsi e fare cenno ai suoi amici di venir loro incontro.
"Buonasera" si fece avanti Helen che venne salutata con forte affetto, ella era oramai parte integrante della famiglia e la conoscevano da diverso tempo.
"Buonasera, sono Nick, un compagno universitario" allungò la mano e i due la afferrarono saldamente, scuotendola.
"Molto piacere, siamo Jill e David, i genitori di Nina. Tu devi essere quel ragazzo che la passa a prendere la mattina, giusto?"
"Sono proprio io" si dondolò sui talloni, cercando di sfoderare il suo miglior sorriso e funzionò. I genitori furono ammaliati dai suoi modi gentili e posati; annuirono in direzione della figlia che spezzò il silenzio, rovistando nella borsa che aveva abbandonato all'ingresso.
"Visto che siamo tutti qui posso mostrarvi una cosa di cui vado particolarmente fiera e... " alzò le sopracciglia, creando un momento di tensione. "e... che sarà disponibile a tutti a partire da domani"
Mostrò orgogliosa il CD, tendendo più che poteva le braccia verso gli otto occhi puntati nella sua direzione.
Spostò il peso, dapprima a destra e poi a sinistra, prese a saltellare e a mordersi il labbro con eccitazione.
"Wow, te lo ha regalato Michael?"
Al sentire i genitori nominare l'artista con così tanta semplicità, i ragazzi si guardarono le punte dei piedi sbarrando gli occhi.
Jill lo prese tra le dita e voltandolo notò il nome della figlia proprio lì, tra i collaboratori.
"Nina ma.."
"Sì, quello è proprio il mio nome, non ci credevo neppure io. Gli occhi e il ricciolino sono stati disegnati da me mentre i contorni e i simbolismi dello sfondo sono stati creati da.." il padre le cinse la vita, dandole ripetuti e brevi baci fra i capelli. Schioccò le sue labbra, ingigantendo il gesto e facendo ridere la giovane.
"Sono orgoglioso di te, piccola mia" le disse poi, con voce soffocata.
Jill diede l'album in mano ad Helen che si avvicinò a Nick per permettergli di guardare con lei. Furono ammaliati dai colori, dalla maestria ed eleganza, dalla scelta accurata dei dettagli e dal tripudio di lavoro che dovesse esserci dietro a quel tanto prezioso quanto piccolo quadrato, lo rotearono fra le dita e lì vi trovarono il suo nome, sul retro del CD.
Helen portò una mano alla bocca con gli occhi lucidi e si affrettò ad abbracciarla sussurrandole all'orecchio quanto fosse orgogliosa di lei. Nick, da sopra la spalla, le strinse un occhiolino e le sorrise.
Nina si sentì sopraffatta dalle attenzioni, svincolandosi dalla presa e indietreggiando con le mani in alto.
"Fammi indovinare, troppe smancerie?" Helen la ammonì, ridendo e la seguì a ruota.
"Ragazzi, non vorrei fare la madre noiosa ma.."
"Togliamo subito il disturbo, non è necessario scusarsi" Nick prese parola facendo un cenno del capo a Helen che lo seguì a ruota verso la porta. Un lieve saluto a mano aperta e se ne andarono, chiudendo forte dietro di sé il legno che scricchiolò.
"Così tu e Michael avete lavorato tutto il week-end insieme?" la madre pose i pugni sul fianco e catturò l'attenzione della figlia che annuì. "E com'è stato?"
Nina la guardò sognante e fece una breve giravolta su se stessa. "Oh mamma, un'opportunità grandiosa. Dipingere è da sempre ciò che desidero fare nella vita, questa è stata una sfida. Una prova sul campo, oserei dire. Per effettivamente vedere come potrebbe essere il mio futuro e ho realizzato che è proprio questo che voglio fare. Intingermi faccia e viso di pittura e rendere felici persone con la mia creatività. E' stato così gentile a permettermi di partecipare, ricordandosi di me. Con tutta la sua fama avrebbe potuto chiamare chiunque"
"Ed è stato un brav'uomo con te?" suo padre si avvicinò, sfiorandole una guancia.
"Assolutamente! Ha tanto da insegnarmi, lavorativamente parlando e non. E' un uomo super ambizioso e umile."
"Tesoro, ora vai a dormire. Domani hai l'università e vorrei parlarne con te con tutta calma. Io sono piuttosto stanca dal viaggio"
"Certo, domani parleremo. Buonanotte" si voltò e fece di fretta le scale.
Una volta raggiunta la camera, slacciò i jeans allentando la presa sulla vita e se ne liberò con un gesto frettoloso, allontanandoli coi piedi.

Portò le mani al primo bottone della camicia e la sbottonò con cura e dedizione.

Le dita fredde sfioravano la sua pelle e un piccolo brivido la scosse. 

La aprì completamente, cercando la gruccia nell'armadio. Le venne da ridere, caos e disordine si presentavano beffardi. Uno scenario completamente opposto rispetto all'ordine maniacale dell'uomo. L'unico indumento adesso ben appeso era la sua camicia.

"Ne saresti orgoglioso" sussurrò.

Infilò di fretta un pigiama caldo e si accertò di aver puntato la sveglia all'orario giusto, trattenendo il fiato tirò il piumone alto verso il viso quasi a volersene nascondere sotto. 

Sbuffò, certa che quella notte l'avrebbe passata insonne. Aveva milioni di momenti da ripercorrere e da imprimere nella propria memoria. Tentò di immaginarselo camminare scalzo con una tisana calda fra le mani e col naso rivolto alla volta. Nonostante i primi diverbi e le preoccupazioni delle persone a lei vicine, aveva passato una serata in compagnia e alla fine era stata travolta dall'amore dei suoi genitori. Si domandò lui cosa stesse facendo. Se avesse passato la sera prima della pubblicazione inglobato dalle sue agitazioni e angosce.

Buttò i piedi sul pavimento freddo, rabbrividendo.

Si alzò, guardandosi alle spalle, con la paura di poter svegliare i suoi genitori nella stanza di fronte alla sua. Spostò la tenda celeste dalla vetrata per poter scorgere la luna, così grande e brillante. La guardò in tutto il suo splendore e avvicinandosi, premette forte il naso. Il suo respiro oscurava a tratti il vetro freddo che al contatto creava piccole aloni che si disperdevano con facilità. Penso a quante altre costellazioni potessero essere presenti sopra al suo capo, quanti altri miti e storie potesse raccontargli quell'uomo così sorprendente.

Si toccò le labbra, con fare automatico, riflettendo se chiamarlo fosse stato un disturbo.

La sua voce l'avrebbe distratta dai mille pensieri, l'avrebbe cullata fino ad addormentarsi. 

Aveva corso in fretta, tenendosi il Fedora stretto sul viso.
Una volta entrato con un balzo nel SUV, chiese a Bill di tornare a Neverland.
Durante il tragitto rimase in silenzio ed in contemplazione. Teneva il quadro sulle proprie ginocchia e continuava ad osservarlo e studiarlo. Cercava di capire cosa avesse spinto quella ragazza a ritrarlo e quanto di lui vi era in quelle pennellate energiche.

La immaginò sognante, abbandonata sul sedile e con il pennello teso tra le dita.

Più pensava a quell'ipotetica situazione a cui purtroppo non aveva potuto partecipare, più se ne dispiaceva e tentava di tenere vivo il suo ricordo.

Fu la voce di Bill ad avvertirlo di essere arrivati a destino e Michael, ringraziando velocemente, si accinse a correre verso casa, portando sotto braccio quel dipinto. L'autista fu lieto di vederlo sereno, ridendo appena dei suoi balzi agili e leggiadri.

Aprì come una furia la porta, salutando Grace che si accingeva a domandargli cosa volesse per cena. Fece spallucce e informò di essere al pianoforte, se avesse avuto bisogno di lui.

Con un cenno del capo si diresse verso quella stanza spaziosa dove al centro vi era lo strumento, nero e lucido, rischiarato dal solo riflesso della luna che timidamente posava i propri riflessi argentei dall'alta finestra.

Posò il dipinto accanto alla sua seduta dove si affrettò a prender posto.

Sciolse le spalle, chiuse gli occhi vedendo quelli di lei e la musica iniziò a comporsi.

Quando due anime sono destinate ad incontrarsi, non importa affatto quanto tempo ci voglia o in che momento della loro vita avverrà l'incontro perché riusciranno sempre a riconoscersi, in mezzo a tanti occhi e tante mani, in mezzo al caos o al totale silenzio.

La sensazione che entrambi avevano provato, stringendosi e stando accanto, era proprio quella: una forte scossa di energia ed empatia, un tripudio di colori e note, un tornado di ispirazione.

Le due anime si erano infatti incontrate, riconoscendosi ed illuminandosi alla vista dell'altro.

Ora distanti seppur incredibilmente uniti.

Le dita di Michael scorrevano veloci sugli 88 tasti del pianoforte, piegato col busto in avanti, proteso come a cercare di catturare e nutrirsi della musica che danzava intorno a lui.

Si fermava a tratti, correggendosi e ricercando la melodia che aveva riempito la sua mente. 

Ispirato da lei proseguiva con voracità mentre il piede si adagiava sui pedali, facendo una leggera pressione. 

Lontano da lui, Nina seduta per terra, a lato del proprio letto, teneva tra le gambe una tela. 

Ispirata da lui la matita tracciava veloce una costellazione del tutto nuova con l'intento di disegnare una nuova mitologia, una nuova storia che potesse parlare di loro, che potesse comprendere e vegliare sul loro destino.

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