Capitolo 1 - "Where did you come from lady"

"Where did you come from lady"

November,1982

1.   

I suoi genitori l'avevano obbligata a indossare un vestitino rosso, dello stesso colore del fiocco che le avevano messo tra i capelli. La bambina attendeva in corridoio, guardandosi e riguardandosi la punta delle scarpe. Mai prima d'allora aveva dovuto vestirsi così elegante e non ne capiva proprio l'esigenza. 

Vedeva i suoi genitori correre da una stanza all'altra; dai loro movimenti confusi poteva distinguere la loro agitazione. I capelli biondi della madre spuntarono dalla porta del bagno, si accucciò di fronte a lei e tenendole le spalle con le mani la guardò seria in viso. Incatenò i suoi severi occhi azzurri in quelli grandi e verdi della bambina.
"Verrai con noi a una cena di lavoro, ci saranno persone importanti per mamma e papà e non possiamo fare brutte figure. Si tratta di lavoro. Quindi ti prego fai la brava, i capricci in un altro momento"
"Ma mamma perché vengo anche io?"
"Perché ora stai diventando grande e come tale devi imparare a partecipare anche tu alle cene importanti dove vanno mamma e papà. " La bambina sbuffò e intrecciò le braccia al petto. "Ma io non voglio venire con voi"
"Per favore, Nina. Ti ho chiesto niente capricci. Vedrai che non ti annoierai, e poi ci sono tante persone che impazziscono all'idea di conoscerti, tutti i nostri amici ci hanno sempre chiesto di te"
Le diede un piccolo sbuffo sulla guancia, pizzicandola. Si portò la manina in viso e si massaggiò il punto indolenzito.
Sua madre si alzò, si stirò il vestito da sera, lungo, elegante e nero come la notte. ll padre comparve dietro la donna, in giacca e cravatta, prese la moglie sotto braccio e le stampò un bacio in guancia.
"Bambina mia, sei pronta?" si rivolse alla piccola che di rimando si voltò dall'altra parte.
"Potete andare solo voi come fate sempre, a me non piace questo vestito"
"Sei deliziosa invece. Una bellissima bambina."
La madre le fece infilare una giacchetta nera, la abbottonò con cautela e le diede un bacio in fronte.
"Siamo pronti, andiamo!"

In macchina la piccola Nina continuava a tenere le braccia al petto e guardare fuori dal finestrino con insistenza.
I genitori la guardavano preoccupati, temevano possibili pianti, capricci o figuracce che potessero influenzare la loro reputazione e figura.

La madre, Jill Klein, era una stilista famosa all'apice del successo in quel periodo. Sin da ragazzina aveva studiato per poter fare della moda il suo mondo. La sua abilità non era passata inosservata e fin da subito si era fatta un suo nome e un suo marchio. Disegnava e creava abiti per personaggi molto in voga, i quali chiedevano personalmente il suo aiuto, la sua collaborazione. Era avvezza a partecipare ad eventi mondani e, spesso, la sua presenza era richiesta a cene come quella sera. Il marito, David Park, le stava accanto sempre, tenendole la mano. Anch'egli era un personaggio noto, si occupava di cinematografia. I due si erano conosciuti grazie ad un evento di ugual spessore.

Era da parecchio tempo che i loro clienti e amici premevano David e Jill di portare la figlioletta a qualche serata, per aver modo di conoscerla. Ripetevano che da due menti brillanti come le loro si aspettavano di conoscere una piccola artista. I genitori di Nina erano stati sempre restii nell'inserire la bambina nel loro mondo, avevano paura di poterla influenzare nelle sue scelte future. Temevano che potesse perdere la sua fanciullezza precocemente, conoscendo quel mondo così infimo e affamato qual'era quello dello spettacolo.

Nina aveva compiuto 9 anni e avevano notato quanto fosse talentuosa nel disegno e nell'arte, si erano quindi decisi di presentarla, dandole modo di farsi conoscere. Sapevano però di correre un grande rischio.
Quella bambina era una bomba ad orologeria. In lei vi era tanta vitalità e forza, non aveva timore di nulla, diretta e sfacciata. Non era mai stata una fanciulla posata e calma, al contrario era sempre stata colei che attirava l'attenzione per la sua bocca larga. Goffa ed innocente ma al tempo stesso matura e dispettosa.
Jill e David non sapevano proprio come quella serata si sarebbe sviluppata, avevano però messo in conto di doverla tenere d'occhio, di non doverla abbandonare mai.

La macchina si fermò su alcuni ciottoli.
Jill si rigirò verso la bambina. "Nina, vero che farai la brava?" Uno sbuffo fu l'unica risposta che la piccola le concesse.
"Tesoro, non ti preoccupare così tanto. D'altronde è una bambina" il padre aprì la portiera e la famiglia lo seguì di rimando.
David consegnò le chiavi dell'auto al parcheggiatore e si avviarono verso l'entrata.
I grandi occhi della bambina si persero in quell'edificio che pareva non avere una fine.
Il timbro dell'arte barocca non poté non colpire la piccola che seguì con lo sguardo il profilo del palazzo bianco.
Studiò le sue linee curve, l'andamento sinuoso di quelle spirali che si intrecciavano fra loro, risultando incomprensibili. Nina era meravigliata di fronte a tanta teatralità ed esuberanza decorativa. Si rese conto, a malincuore, di quanto dovesse essere importante quella cena, sia per i ripetuti ammonimenti della madre, sia dalla bellezza del palazzo nel quale entrarono a passo spedito. Seguirono un lungo corridoio con diversi affreschi e pitture. Nina avrebbe voluto fermarsi per poter contemplare i quadri, ma si limitò a sfiorare con un dito la parete, le cornici, continuando a seguire i suoi genitori verso quella che era una stanza ovale, molto spaziosa. Al centro della stanza regnava un lungo tavolo rettangolare di ebano scuro, apparecchiato da una tovaglia chiara che creava un piacevole contrasto. I suoi occhi furono rapiti dal grande lampadario di cristallo trasparente che attirava l'attenzione della stanza, governando su tutto il perimetro del locale.
David le poggiò una mano sulla schiena, intimandola ad avanzare.

Nella stanza vi erano già parecchi ospiti, molti dei quali avevano in mano un calice di vino e si intrattenevano in discussioni.
Alla comparsa della famiglia, molti di loro cessarono le loro conversazioni per andar loro incontro e salutare.
Primo fra tutti un uomo piuttosto alto. Vestiva elegante e tolto il sigaro dalle labbra, tese la mano a David e scoccò un caloroso bacio a Jill. Si abbassò poi verso la bambina, carezzandole una guancia.
"Tu devi essere Nina, io sono Robert"
"Sei il pugile del film ,vero?"
L'uomo di fronte a lei era Robert De Niro, vincitore Oscar come miglior attore per la sua interpretazione nel film "Toro Scatenato". L'uomo rise forte.
"Si, ma sono di riposo stasera, non temere piccola"
Si rialzò e scambiati altri convenevoli con i suoi genitori si allontanò, divertito.
Si avvicinarono poi altri personaggi tra cui noti registi come Spielberg, Scorsese, Burton, attori, cantanti, e tante modelle i cui nomi erano tanti e Nina cercava di associare i loro volti a comparse televisive. Vedeva i suoi genitori sorridere a tutti e stringersi le mani con intimi cenni del capo. Si allontanò seguita dallo sguardo della madre per osservare in giro. Giocava a tenere il conto di quante persone aveva visto in TV, tenendosi impegnata quanto possibile. Si aggirava intorno al tavolo, tracciando col dito il profilo dello schienale di ogni sedia.
Era l'unica bambina quella sera e per quanto volesse rispettare gli ordini di sua madre, iniziava già ad annoiarsi.
Si sedette su una di quelle sedie, prese un tovagliolo e iniziò a rigirarselo fra le mani. Dapprima lo spiegò, appiattendolo tra i palmi per poi iniziare a piegarlo, cercando di trasformarlo in qualcos'altro.
"Bambina mia, cosa fai?" David comparve sopra la sua spalla, lasciandole un umido bacio sul collo.
"Mi annoio. Faccio un fiore"
La osservò, le sue dita si muovevano veloci e precise. Il fazzoletto era diventato una rosa e la bambina si sporse per farla vedere orgogliosa al padre quando una nuova figura entrò nella stanza e catturò tutta l'attenzione su di sé.
Rimase seduta ad osservare, a chiedersi come mai tutti gli ospiti avessero cambiato atteggiamento. Si domandò se dovesse fare uguale, vedendo anche i suoi genitori farsi strada.
Ci ripensò, posò la rosa al suo posto, accanto alle posate, e decise che avrebbe trasformato tutti i tovaglioli in rose per tutti gli ospiti. Si stava dando da fare, veloce, spostandosi di posto in posto. Le mancava solo l'ultimo che prese tra le mani quando si sentì osservata e alzò lo sguardo. Al suo fianco c'era il nuovo ospite. Un uomo alto, dalla carnagione scura. Indossava una giacca lucida, che la bambina ritenne strana. Le sorrideva mostrando una fila di denti bianchi e diritti. I capelli erano lunghi e ricci e i suoi occhi neri come la pece. Nina sussultò quando li vide così vicini. Nonostante fossero tanto scuri splendevano di una luce particolare.
"Ti siedi qui?" Nina indicò quell'ultimo posto di cui si stava occupando. "Non lo so, tu dove ti siedi?"
"Dove vuole mia mamma, credo" alzò le spalle e ritornò a guardarlo in viso.
"Tua mamma è Jill, vero?" "Sì e tu chi sei?" "Un amico, mi chiamo Michael" "Io sono Nina, tieni"
La bambina gli allungò la rosa e gliela fece scivolare tra le dita.
"Quindi hai deciso che mi siederò qui" Il ragazzo sorrideva ammirando il fiore.
"Si, se sei un amico di mamma penso che non le darà fastidio se mi siedo qua"
"Mi farebbe molto piacere Nina, queste sere possono essere molto noiose. Però non dire a tua mamma che l'ho detto"
La sua risata contagiò anche la bambina.
"Megapallose!" "Sì, megapallose" e si sedettero ai loro posti ridendo, l'uomo le fece un occhiolino.
"Qui sono tutti famosi, quindi lo sei anche tu,vero?"
Michael la guardò con curiosità. Si era sempre sentito molto attratto e legato ai bambini, soprattutto dalla loro innocenza, le domande spontanee e il sincero affetto che erano in grado di donare. La madre aveva lavorato per lui innumerevoli volte, le parlava di quella bambina-terremoto in continuazione e aveva sempre provato una bonaria invidia.
Nina si presentava come una bambina per nulla timida, dai grandi occhi verdi. L'incarnato era molto chiaro e riccioli castani le scendevano lungo il viso fanciullesco. Il profilo e la forma della bocca gli ricordava un cuoricino.
"Sì, sono un cantante" "Fai canzoni belle?" "Lo spero" si grattò il capo.
Jill si avvicinò ai due poggiando una mano sulla spalla della figlia ed una sulla spalla di Michael Jackson.
"Si sta comportando bene la piccola peste? Se me la tieni d'occhio tu sono più tranquilla"
"Non voglio essere tenuta d'occhio. Quando si mangia? Io ho fame!" "Fra pochissimo." "Che palle!"
"Nina!" "Anche Michael lo ha detto prima!"
Il ragazzo divenne rosso e rise forte "Colpevole"
"Occhio a voi due, vi terrò d'occhio entrambi" la madre si allontanò.
"E così lo hai detto a tua madre.." Michael si finse offeso, guardando verso il basso.
"Non mi hai chiesto di prometterlo" la bambina scese dalla sedia e guardandosi in giro, scomparse dalla stanza ritornando nel corridoio. Il ragazzo la seguì, aspettando qualche secondo, e controllandosi intorno di non essere visto.
Trovò la bambina sulle punte dei piedi, il fiocco a terra e il dito puntato verso un dipinto.
Si avvicinò per scorgere quale stesse guardando e trovò di fronte al viso le Ninfee di Claude Monet.
Sorrise, apprezzava molto anche lui quei dipinti.
"Sono dipinti ad olio" iniziò a parlare la bambina, spostando il dito sui dettagli rappresentati "Questo gioco di luci e colori mi piace tantissimo. Sembra infinito. Ne ha fatti tantissimi con le Ninfee. Prima però c'era anche il ponte, il lago e gli alberi. Poi si è concentrato solo sulle Ninfee. Lo ha dipinto tantissime volte, di giorno e di notte, in stagioni diverse e con luci diverse"
Michael era concentrato sulle parole di quella bambina, così piccola ma così matura.
Mentre parlava d'Arte i suoi occhi parevano farsi più grandi e brillare.
"Stessa cosa per duecento dipinti e sono tutti bellissimi! Dovresti vederli, sai? "
"Questo prova quante può essere bella la stessa cosa ogni giorno se guardata con amore" le raccolse il fiocco.
"Lui voleva solo riuscire a farlo bene. A te capita?" "Tantissime volte!"
"Tienilo tu, non mi piace" guardava il fiocco storcendo il naso.
"Mamma mi ha costretto a metterlo, come anche questo vestito."
"Tu cosa volevi metterti?" "Io non volevo venire"
La bambina incrociò le braccia al petto e Michael si sedette di fronte a lei, invitandola a fare lo stesso.
Si trovarono entrambi a gambe incrociate, uno di fronte all'altro.
"Possiamo inventare qualcosa per non annoiarci" la bambina sollevò gli occhi, chiedendogli di proseguire.
"Una parola segreta.. così quando ci annoiamo o non vogliamo trovarci li in quel momento possiamo dirla e corriamo in soccorso ad aiutarci"
"Quale parola?" "Una parola divertente" "Tipo.. pipì?" Michael rise forte, tenendosi le ginocchia.
"Tipo pipì" "Va bene" la bambina gli sorrise e lo abbracciò.
Il ragazzo allargò le braccia e la accolse, coccolandole il capo e i capelli.
Nina si alzò e aspettò che il suo nuovo amico gli fosse accanto per tornare in stanza. Aveva la consapevolezza che ora si sarebbe sentita meno sola ed annoiata.
Non appena si avviarono verso i loro posti Nina notò che quelli erano stati occupati, Michael le fece cenno di altri posti liberi dall'altra parte dal tavolo ma lei si avviò a passo deciso verso quelli che aveva scelto precedentemente. Arrivò alle spalle di un uomo e una donna che non riconobbe e bussò alle loro spalle. Non appena i due si voltarono la bambina, prese la mano di Michael e disse loro "Questi posti erano occupati. Sono il mio e di Michael. Ce ne sono due liberi lì"
I due strabuzzarono gli occhi mentre Michael si morse le labbra per non ridere. Jill e David guardavano la scena attoniti, cercarono di scusarsi e dir qualcosa ma i due alzarono le mani e si spostarono. Soddisfatta prese posto e tirò l'amico per la mano chiedendogli di sedersi.
Iniziarono ad arrivare le prime pietanze e Nina si sporse nel piatto del cantante.
"Ma che cos'è" lui tagliò un pezzo di quello che era salmone e glielo porse, Nina lo annusò e indietreggiò.
"Puzza" Michael lo mise in bocca ridendo "E' buono anche se puzza, vuoi assaggiare?"
La bambina scese dalla sedia e andò verso il cameriere, gli tirò la manica per farsi notare.
"C'è qualcosa che non puzza?" Jill corse incontro la bambina.
"Oddio, vogliate scusarmi."
"Nessun problema, vuole qualcosa di diverso per la signorina?"
Nina riprese parola "Basta che non puzza e mangio di tutto" "Nina, basta"
Vide la mamma tirarle un pizzicotto sul fianco e gli sguardi di tutte le persone presenti su di lei.
"Ma nessuno sente che puzza?" disse rivolgendosi a quegli occhi curiosi.
Risero tutti e Jill divenne tutta rossa, chiamando in aiuto anche il marito che le venne incontro ridendo.
"Le faccia un piatto di pasta, gentilmente, mi scuso ancora" prese la bambina per mano e la riportò al tavolo.
"Ottimo lavoro" Michael le diede il cinque e Nina si sentì meno sbagliata.
Lo osservava attentamente mentre mangiava, lui le sorrideva e le faceva facce buffe. Aprì anche la bocca per farle vedere il cibo masticato e lei si girò gridando un "Che schifo" che fece divertire ancora di più l'uomo.
Robert che era di fronte alla bambina guardava la scena sogghignando e si rivolse a Jill.
"Hai una bambina bellissima" "E' un terremoto, ho proprio paura di cosa possa succedere più tardi"
"Non ti devi preoccupare. Piuttosto Nina, mamma mi raccontava che ami l'Arte?"
La bambina sentendosi chiamata si voltò e annuì col capo.
"E disegni?" "Sì" "Cosa ti piace disegnare?" "Tutto quello che mi viene in mente, potrei disegnare anche te!"
"Datele un foglio, sono molto curioso"
Il silenzio calò sulla tavola e tutti si voltarono rispettivamente sulla bambina e i genitori che si accinsero a darle un foglio e una matita. Michael le fece una carezza sulla guancia e divenne d'un tratto serio appena la bambina strinse tra la mano la matita.
"Quel neo grande vuoi che te lo faccio lo stesso?" la madre tossì.
"Tu cosa ne pensi, artista? Meglio tenerlo?"
Nina sorrise e iniziò a tracciare le prime linee sul foglio. Si concentrava, tenendo la testa piegata. Sbirciava Robert e intanto le prime curve iniziarono a prendere posto e familiarità col viso dell'uomo. Tratti leggeri e veloci. Michael strabuzzò gli occhi. Essendo il più vicino poteva vedere per primo cosa si stesse materializzando su quel foglio. Diede profondità agli occhi dell'uomo, tanto da parere reali. Non appena finì il ritratto era davvero realistico e mozzafiato.
"Non so se voglio fartelo vedere" enunciò la piccola.
"Come mai?"
"Vorrei avere più tempo.. " passò un dito vicino alle labbra. "Se ti conoscessi lo farei meglio"
Detto ciò gli passò il disegno e tutti rimasero in attesa di una sua reazione e di vedere il ritratto.
In quel momento il cameriere gli porse davanti il piatto di pasta e con aria fiera Nina spezzò il silenzio esordendo "Io mangio, parliamo dopo di lavoro, buon appetito" e prendendo la forchetta iniziò a mangiare con foga.
Michael la osservava, non tolse mai il sorriso di dosso.
Robert si sporse verso Jill "Dicevi che era brava.. non un genio!" "E' ancora piccola e non voglio influenzarla.. Penso abbia molta stoffa ma deve essere lei a decidere cosa è giusto" "Io penso che la piccola già lo sappia"
Tutti ripresero a chiacchierare.
Una volta finito il suo piatto, Nina chiese a Michael se le fosse piaciuto il suo disegno.
"Se mi è piaciuto? Sei molto brava. Sei proprio come Monet, un'artista. Si vede da come tieni la matita e soprattutto dai tuoi occhi mentre lo fai e mentre mi parli di quello che ti piace"
"Brillano come i tuoi?" "Sì,brillano come i miei"
Michael rise di gusto puntandole un dito verso le labbra.
"Sei tutta sporca di sugo Nina!" "Passami un tovagliolo allora" L'uomo si strinse nelle spalle sorridendo beffardo. La bambina si sporse sul tavolo in cerca di un tovagliolo, lo rubò a Robert e girandosi verso Michael in segno di vittoria urtò col gomito il piatto che si rovesciò sul suo amico. Non poté fare a meno di puntargli un dito addosso e ridere di lui "Ti sta bene, ora siamo sporchi in due"
Michael si guardò la maglietta bianca, sotto la giacca, a chiazze oramai rosse e rise tenendosi la pancia con le mani. Dovette scusarsi ed allontanarsi, Nina lo seguì e Jill la lasciò andare.
"Piccola peste, vieni qui che ti abbraccio" "Nooo" la bambina iniziò a scappare per il corridoio con Michael ad inseguirla.
Pochi passi e Michael la prese in braccio e la strinse al petto.
"Ora siamo pari" la bambina gli diede un bacio sulle labbra sporcandolo. "Adesso siamo pari"
Risero entrambi guardandosi allo specchio vicino.
Era rimasto stupito e sorpreso da quanto quel gesto fosse nato spontaneo, ed era proprio per questo che era sempre più convinto che i bambini fossero la salvezza del mondo. E stringendo quella piccina al petto si sentiva amato e bene, come non mai. Tornarono in sala una volta puliti e si sedettero, tenendosi d'occhio.
Continuarono a scherzare e ridere, senza sosta. Si sentivano entrambi salvati dalla presenza dell'altro.
Si estraniarono da tutti ed iniziarono un gioco buffo dove elencavano tutte le caratteristiche comiche e divertenti di tutti quei personaggi famosi che erano racchiusi intorno al tavolo. Li indicavano,ridevano di soppiatto e si torturarono di solletico.
Per tutta la durata della cena non ci fu necessità di pronunciare la parola "speciale" perché rimasero l'uno al fianco dell'altro, comprendendosi silenziosamente.

Dopo ore molti iniziarono ad alzarsi da tavola, alcuni uomini si accesero il sigaro e iniziarono a chiacchierare fra di loro.
Nina si guardava in giro, finché non venne nominata dalla madre, che le chiese di raggiungerla e le corse incontro.
Una volta al suo fianco, le fece una carezza e la presentò alla donna di fronte a lei.
"Nina, ti presento Elizabeth Taylor, una famosa e bellissima attrice"
"Ciao tesoro" gli occhi azzurri e verdastri della signora la spiazzarono.
"Ciao"
"Ho visto che hai fatto amicizia stasera" il sorriso era buono e ampio.
"Sì, è anche un tuo amico?" "Moltissimo, ci vogliamo un gran bene"
Insieme si voltarono a guardarlo mentre chiacchierava con un produttore discografico. Teneva il cappello fra le mani, alto e maestoso nella sua figura mentre sorrideva e annuiva all'uomo di fronte. Sentendosi osservato si voltò e indossò il cappello, per abbassarlo e accennare un inchino che fece ridere Nina ed Elizabeth.
"Ora non sono più tanto arrabbiata con mamma per avermi portato qui"
"Ti ha tenuto compagnia, è stato davvero bravo"
"Anche lui pensa che queste cene sono megapallose" Elizabeth scoppiò in una fragorosa risata. "Oh si, lo so bene. "
"Dopo aver mangiato cosa si fa?" la domanda era rivolta alla madre.
"Di solito si parla e ci si rilassa un pochino"
"O si può mettere un po' di musica e ballare un po'" Elizabeth guardò la piccola che sorrise.
"Comunque piccola Nina, il tuo ritratto mi è proprio piaciuto." "Grazie, era solo un disegno veloce"
"Per essere un disegno veloce era stupendo, davvero fantastico. Hai molto talento"
La piccola sorrise e si guardò la punta delle scarpe.
"Mia cara" la sua voce irruppe nella conversazione. L'uomo prese la mano di Elizabeth e ci lasciò un sonoro bacio, sbirciandola da sotto il cappello. "Oh Michael, le solite smancerie. " Rise e prese in braccio Nina.
"Elizabeth è come una mamma per me, mi sgrida sempre" "Solo quando è giusto. Sei così giovane e bello"
"Pipì" la voce di Nina fece voltare i due. Michael si umettò il labbro "Noi dobbiamo andare"
La portò con sé sul balcone.
"Ti scappa la pipì o è la nostra parola?" "Potresti mettermi giù Michael?"
L'uomo la poggiò delicatamente a terra e si inginocchiò di fronte alla bambina.
"Qualcosa non va?" "Hai visto quante stelle?" Gli prese il viso e glielo fece alzare per osservare il cielo.
"Sono così belle, perché stare dentro se possiamo stare qua a guardarle?"
Rimasero seduti sul balcone per tutto il resto della serata, ridendo e chiacchierando d'Arte.
Michael gli canticchiò qualche canzone, dopo diverse richieste a cui si trovò obbligato ad accettare, e lei gli parlò dei suoi dipinti preferiti, dopo averlo riempito di complimenti.
"Michael, se non ci incontriamo più mi prometti di ricordarti di me?"
Lui la guardò corrucciato. "Certo che mi ricorderò di te Nina"
"Devi dire che lo prometti oppure non vale" "Lo prometto"

"Nina, tesoro, dobbiamo andare a casa. Si è fatto tardi"
Michael alzò in viso in direzione della madre e le indicò la bambina che le si era addormentata in braccio.
Avvinghiata al suo petto e con la testa china nell'incavo del suo collo.
"Sta dormendo ormai così da un po'.. Mi spiaceva svegliarla." "Oh, Michael.. grazie per esserti preso cura di lei per tutta sera" "Non devi proprio ringraziarmi, è stato un piacere. Dovrei ringraziarti io di averla portata"
Le spostò una ciocca di capelli e le posò un bacio in fronte. La piccola si mosse appena appoggiando una mano sul petto di lui.
Si alzò, tenendo Nina salda al suo torace.
"Dolce Nina.."
La bambina si portò le mani agli occhi e lo guardò in viso.
"La tua mamma ti chiama, devi tornare a casa"
"Pipì"
"Nemmeno io vorrei andassi via"
"No, Michael.. mi scappa la pipì"
L'uomo rise forte e la poggiò a terra delicatamente.
"Oh, così ferisci i miei sentimenti però"
"Non vorrei andare a casa nemmeno io" gli prese la mano e la strinse forte.
Si voltò verso la madre. "Invitiamo Michael a casa qualche volta?"
La madre sorrise alla bambina e salutò Michael con una stretta di mano, mentre la bambina gli corse incontro abbracciandolo forte. "Sei una bambina forte e dolce, non cambiare mai"

Prima di uscire dalla stanza si voltò verso tutti gli ospiti rimasti e urlò agitando la mano :
"Buonanotte, quando sarò grande tornerò e sarò famosa come voi"

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