two levels of hell || Part Two
Oliver si sentiva male.
La testa gli girava compulsivamente, accompagnata da brividi che gli percuotevano l'esoscheletro.
Non sapeva dove si trovava, era tutto scuro intorno a lui, ma, da quando era arrivato in quel posto un improvviso malore lo aveva colpito.
Si abbassò fino al suolo, un lastricato nero pece, e ci si sedette a gambe incrociate, appoggiando il palmo della mano alla fronte.
La pelle delle sue dita era bagnata dalle gocce di sudore che gli stavano colando sul viso, e il ragazzo provò ad asciugarle, passandosi ripetutamente i palmi sul capo.
Era rinchiuso nell'oblio, solo, inutile ed impotente.
Aveva paura che altre persone, i suoi amici e compagni, fossero nella stessa situazione, oppure in una anche peggiore.
E questo lo faceva sentire futile.
Tutti i suoi sforzi per aiutare qualcuno sarebbero stati vani, perché lì, in quel vuoto, vi era solo lui.
Il cuore pulsava con velocità incredibile nel suo petto, provocandogli un dolore inimmaginabile.
Non sapeva perchè il suo corpo fosse ridotto in quello stato.
Dubitava fosse stress o nervosismo, e l'eroe sapeva di non soffrire di palpitazioni, quindi perché era ridotto in quello stato?
Era per caso... la sua fine?
Sarebbe morto a breve, solo, inconcludente, vulnerabile... perso.
Si sentiva perduto, smarrito, senza un'ancora di salvezza.
Non voleva morire lì, in quel nulla buio, senza aver combattuto, o fatto qualcosa per gli altri.
Pensare che non aveva nemmeno avuto la forza di confessare i suoi sentimenti a Dalila, la ragazza che gli piaceva tanto, che lo aveva baciato mentre ballavano, come in un sogno.
Da quando l'aveva abbracciata il primo giorno in quel posto aveva sentito che c'era qualcosa tra di loro, un'energia che si propagava dentro di lui quando la piagnucolona le era vicino.
Oliver non voleva morire.
A fatica si alzò in piedi, e si sforzò di vedere in quel nero oblio.
Più i suoi occhi vagavano nell'ambiente circostante, più uno strano odore gli invadeva le narici.
Sembrava... fumo?
Qualcosa stava andando a fuoco, il ragazzo ne era certo.
Iniziò a vagare disperatamente e invano nell'oscurità, finchè, in lontananza, vide una piccola fiamma rossa danzare.
Corse più velocemente che poteva verso il punto che aveva visto, finchè non arrivò vicino ad esso.
Delle sagome bianche erano intorno alla fiamma, che sfrigolava, bruciando qualcosa.
Il giovane si avvicinò di più alla lingua di fuoco scarlatto, per vedere cosa le sagome stessero contemplando.
Erano banconote.
Oliver rimase per una manciata di secondi ad osservare le fiamme che divoravano i sottili fogli di carta, ma, prima che potesse anche solo dire qualcosa, dalla cenere si scaturì un'alta fiammata, che si avventò violentemente sulle sagome intorno al fuoco.
I manichini nivei iniziarono ad emettere lamenti, strilli, pur non avendo labbra, mentre le spire infuocate si arrotolavano intorno ai loro corpi plasticosi, trascinandoli verso l'inferno fiammeggiante.
In poco tempo il fuoco si espanse nella stanza, coprendo varie parti nere ed illuminandole, rivelando così un ambiente casalingo, come se tutto si stesse svolgendo in una casa.
Oliver provò a muoversi, per spegnere l'incendio, aiutare qualcuno, fare qualcosa, ma i suoi piedi erano bloccati a terra.
Incollati, saldati, la morsa potente del terreno li avvolgeva, tenendoli attirati a sé.
Mentre il fuoco divampava le sagome umane bruciavano, e urlavano, lamentandosi, ed i loro strilli si imprimevano nella mente di Oliver, insidiandosi nel suo cervello.
Una spira di fuoco divampò verso il ragazzo, e, poco prima che la fiamma riuscisse ad avvolgerlo, la stanza tornò immersa nell'oscurità.
Non vi era più fuoco, non vi erano più manichini, ma soltanto Oliver l'Ultimate Hero, un odore di bruciato, e le urla ovattate di martiri inceneriti.
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