a crazy squirrel
La ragazzina aprì gli occhi lentamente.
Iniziò a mugugnare a voce bassa.
Le palpebre le si sollevarono lentamente, e, il dolore che provò in quel momento fu memorabile.
I lembi di pelle che ricoprivano il bulbo uculare le si erano appiccicati sugli altri che si trovavano alla base dell'occhio, provocando così una senzazione sgradevole quando Dalila provò ad aprire gli occhi.
Sì, Dalila. Il suo nome era proprio quello.
Lentamente provò ad alzare la schiena dalla superficie liscia su cui si era svegliata, riuscendoci; fece leva sulle braccia che erano poggiate a terra e si sistemò seduta, a gambe incrociate, per poi sfregarsi gli occhi con il palmo di una mano.
Senza ovviamente smettere di mugugnare come se qualcosa le stesse dando fastidio.
Vedeva ancora tutto abbastanza sfocato, cosa causata sia dall'essersi appena svegliata da un sonno che credeva essere stato lungo, sia dalle lacrime che erano sempre sul punto di sgorgarle fuori dagli occhi e scenderle sul volto.
Dalila infatti aveva la particolare caratteristica di avere sempre le lacrime agli occhi, cosa dovuta al suo ultimate; la ragazza infatti era la super piagnucolona liceale, o, in parole povere, l'Ultimate Crybaby.
Il suo ultimate non le era mai piaciuto, e le lacrime erano uno dei tanti motivi per cui non si trovava bene con esso.
Dopo pochi secondi però, gli occhietti castani della ragazza si abituarono alla vista e diedero l'opportunità a Dalila di vedere il luogo in cui si trovava.
Era una stanza. Con pareti nere e pavimentazione nera. E apparentemente senza porte o finestre. Nulla di normale, insomma.
La ragazza osservò meglio il posto e notò, stesi a terra, altri ragazzi e ragazze, tutti incoscienti.
Dalila iniziò a sentire gli occhi pizzicare e il respiro diventare più pesante... e se fossero tutti morti?
La mente della ragazzina formulava pensieri frenetici, senza fermarsi o calmarsi un pochino e, qualche lacrima salata, iniziò a scorrere sul viso dell'interessata.
Okay okay, mantieni la calma... magari sono tutti addormentati come me... meglio andare a controllare da vicino.
Iniziò a respirare affannosamente.
Dalila si scostò una ciocca di capelli rosacei dal viso, ancora pieno di lacrime, ed iniziò a camminare a tentoni verso uno dei presenti, quello più vicino a lei.
Arrivata vicino all'individuo notò che era una ragazza. All'apparenza sembravano della stessa età. La ragazza era vestita con un abito in stile vittoriano, e, il suo pallido viso, era incorniciato da una cascata di corti capelli neri.
La piagnucolona tastò la sua uniforme scolastica blu, indumento che portava quasi sempre, cercando il suo quaderno.
Infatti teneva sempre con se quell'oggetto, non se ne separava mai, era così legata ad esso che a volte comunicava solo con quello o lo usava per coprirsi la faccia in momenti imbarazzanti.
Ecco perché, non trovandolo, iniziò a piangere pesantemente. Non che avesse mai smesso, ma le sue lacrime, quella volta, sgorgarono fluentemente, accompagnando i singhiozzi soffocati della ragazza, che, si era messa le mani sulla bocca per non disturbare eventuali persone.
Dopo pochi secondi, tolse le mani dalla bocca e cominciò a tastare senza riguardo il pavimento, in cerca del suo amato quaderno.
«Ehi! Smettila di piangere, forse ho trovato la cosa che stai cercando-»
Dalila smise di camminare a gattoni sul pavimento in cerca del quaderno e si fermò nel momento esatto in cui sentì la voce di un ragazzo parlare.
Si mise le mani sulla bocca, cercando di soffocare i singhiozzi e sbattè più volte le palpebre in modo da vederci più chiaramente.
Scrutò la zona intorno a sè e, non vedendo nessuno, si agitò ancora di più.
Ad un certo punto la ragazza sentì qualcosa toccarle la spalla, e, una volta girata, si trovò a faccia a faccia con un ragazzo dagli occhi gialli, puntati su di lei.
Dalila sobbalzò ed indietreggiò velocemente per un paio di metri, per poi fermarsi a riprendere fiato ed asciugarsi le lacrime.
<Non volevo spaventarti. Ti ho vista cercare qualcosa, è percaso un quaderno? L'ho trovato appena mi sono svegliato.>
Il ragazzo poggiò a terra, poco più avanti a lui, un quaderno dalla copertina rovinata e piena di disegnini a penna e matita, quello di Dalila.
Il movimento della mano fu accompagnato da un rumore metallico, simile a quello di tante graffette che sbattono tra loro... causato probabilmente da tutti gli anelli che il misteriosi ragazzo portava sulle mani.
La ragazza dai capelli rosati, esitò una manciata di secondi, per poi avvicinarsi al suo "interlocutore" e raccogliere il suo quaderno dal pavimento, per poi stringerlo al petto.
«T-ti ringrazio... e... e sc-sc-scusa...»
La piagnucolona parlò con voce rotta, spezzata, e rivolse lo sguardo verso terra, mentre altre lacrime le si accumulavano negli occhi.
«Per cosa ti stai scusando? Non credo ce ne sia il bisogno!»
Una risatina acuta, proveniente dal ragazzo, fece alzare lo sguardo a Dalila, quel poco che bastava per scorgere i capelli del ragazzo che le si trovava davanti.
Un ammasso bianco, spezzato da un ciuffo rosa frontale e da una treccina, sul lato della tesa dell'altro, blu e rosa.
«M-mi piace la t-tua treccina...»
La ragazzina riabbassò lo sguardo e strinse con più forza il suo quaderno al petto.
«Uhm... grazie! Comunque, non devi essere in imbarazzo o pensare di disturbarmi, anche se è una cosa che pensi spesso, puoi alzare tranquillamente lo sguardo.»
Dalila alzò, incerta, la testa, re-incontrando gli occhi gialli della persona con cui stava parlando.
Era strano, non aveva notato quel ragazzo quando si era svegliata, ed era strano, che avesse capito che pensava spesso di star disturbando qualcuno.
«Sì... s-scusa... è solo che non ti ho notato quando mi sono svegliata e- e... mi sembra strano che tu conosca il mio modo di pensare... d-dato che non ci conosciamo...»
Il ragazzo fece una smorfia, che sembrava divertita, e si appoggiò alle proprie braccia, che a loro volta erano poggiate sul pavimento.
«Sì lo so, ma semplicemente... preferisco osservare le persone, invece di parlarci fin da subito.
Comunque, i tizi laggiù non sono morti, ho controllato prima che tu ti svegliassi... stanno dormendo. Proprio come me e te fino a poco fa, probabilmente si sveglieranno tra poco...»
Il ragazzo dagli occhi gialli fece una pausa, troppo piccola per far dire qualcosa a Dalila, e poi ricominciò a parlare.
Dalila, intanto, stava pensando se fidarsi o meno, di quello strano ragazzo. Non sapeva se stava mentendo o no, ma sembrava particolarmente ottimista e rilassato, non contando che sembrava sapere come fosse il suo carattere, e questo la insospettiva, abbastanza... però, era l'unica persona lì dentro, la sua unica alternativa, così decise di comunicare con lui, anche senza fidarsi totalmente.
«Ah sì, sono Takumi comunque. Takumi Katou.»
Dalila cacciò indietro alcune lacrime e parlò.
«Dalila Medina. Secondo te... dove siamo?»
Takumi si spostò un ciuffo bianco dalla faccia e si guardò intorno per un paio di secondi, come per cercare una conferma a qualcosa, per poi tornare a guardare la sua interlocutrice.
«Non ne ho la più pallida idea. Credo, penso, solo che qualcuno ci abbia rapiti e portati tutti qui... io non conosco nessuno, tu?»
«In realtà... non lo so. Non ho guardato tutte le persone che si trovano qui...»
Ribattè Dalila con un'espressione affranta.
Il ragazzo si alzò in piedi per poi passarsi ripetutamente le mani sui pantaloni neri, come per pulirli dalla polvere, e dopo fermarsi a sistemare la felpa, anch'essa nera, ma con delle stampe blu e verdi, sopra la maglietta verde fluo.
<Allora dobbiamo andare a fare un giro di ricognizione, che ne pensi?>
La piagnucolona inclinò la testa di lato e guardò per alcuni istanti Takou, per poi alzarsi in piedi e mettersi di fianco a lui, non dimenticandosi di portare con sé il quaderno. La differenza di altezza tra i due era notevole, Takumi infatti doveva essere almeno 20 centimetri in più di Dalila, e, anche se non avesse avuto le scarpe, sarebbe stato molto più alto, a detta della ragazza.
I due iniziarono a camminare per la stanza, guardando le altre persone che qualcuno aveva rapito e portato lì. Dalila non ne riconobbe nemmeno una. La ragazza era davvero dispiaciuta per tutti quegli individui, forse più per loro che per sé stessa... chissà come avrebbero reagito quando si sarebbero svegliati ed avrebbero scoperto che erano intrappolati in una stanza nera piena di sconosciuti.
Mentre la ragazzina era concentrata nel cercare di riconoscere qualcuno dei presenti, il ragazzo se ne andava in giro per la stanza fischiettando come se nulla fosse. Scrutava i volti delle persone, il loro abbigliamento e altri piccoli dettagli che altre persone avrebbero potuto non notare. Era fatto così, preferiva starsene in disparte ed osservare per un po' le persone, farsi un'idea di come quelle sarebbero potute essere e poi interagire con loro, già sapendo qualcosa su di esse. Anche se tutte quelle erano addormentate, si poteva notare molto soltanto dall'aspetto.
Ad esempio: un ragazzo con gli occhiali ed i capelli castani sembrava parecchio sciatto. Non perchè fosse sporco o altro, ma perché indossava vestiti brutti, abbinati male, e che non gli stavano bene e che evidentemente, erano poco curati. Aveva inoltre i capelli completamente arruffati, cosa che era presente soltanto nella sua figura quindi che era un tratto del ragazzo, non una poca attenzione dell'eventuale rapitore. Questo dimostrava che l'individuo in questione non teneva per nulla al suo aspetti esteriore e fisico. Alla sua apparenza.
Grazie a soltanto un'occhiata un po' più approfondita delle altre, Takumi aveva potuto risalire a queste informazioni su un perfetto sconosciuto.
<Quindi. Conosci qualcuno?>
Chiese il ragazzo a Dalila, finendo di fischiettare un motivetto che richiamava le pubblicità delle slot machines*.
<Mhhh... No. Non conosco assolutamente nessuno.>
Rispose la ragazzina con aria triste, come se fosse colpa sua che tutti fossero lì. Ricacciò le lacrime da dove erano venute con uno sbuffo.
<Posso chiederti una cosa, Dalila?>
<Certo, dimmi pure.>
Il ragazzo, prima di riuscire a formulare la sua domanda, venne interrotto da un tonfo, come se qualcosa fosse caduto sul pavimento.
I due ragazzi si girarono in direzione del suono e videro, con la faccia a terra, la ragazza in abiti vittoriani che Dalila aveva notato appena sveglia.
<aHIA!>
La sconosciuta esclamò addolorata e Takumi, seguito a ruota dall'altra ragazza, si avvicinò subito a lei.
La ragazza dai capelli scuri sbuffò e riprovò ad alzarsi, facendo leva sulle gambe e, fortunatamente, riuscendoci.
Si sedette a gambe incrociate e scrutò le due persone che le si trovavano di fronte, con aria spaventata.
<Cosa volete da me?! Io non ho fatto nulla! Dove sono?! Chi siete?!>
Reazione altamente comprensibile.
La mora iniziò a guardarsi intorno e a diventare visibilmente più agitata, il suo respiro si fece più appesantito e affannoso, finendo con l'assomigliare ad un'iperventilazione. Sentiva la pressione del non sapere dove si trovava, circondata da possibili cadaveri ed affiancata da due sconosciuti, palpabile... cosa che la rendeva terribilmente instabile.
Sentiva i brividi correrle lungo la spina dorsale e le vampate di calore assalirla continuamente. Pensava che i muri intorno a lei stessero iniziando a restringersi.
Velocemente si avvicinò ad una parete e ci si appoggiò contro, raccogliendo poi le ginocchia al petto.
Dalila e Takumi si guardarono confusi, per poi provare ad avvicinarsi alla ragazza.
<Dove sono le mie pillole?>
Sussurrò la mora appoggiata al muro, come se qualcuno potesse effettivamente darle una risposta.
Il ragazzo fece segno alla piagnucolona che stava andando a cercare le pillole di cui l'altra parlava.
Il ragazzò si allontanò e lasciò Dalila lì, sola. La ragazza dai capelli rosacei si avvicinò all'altra, sentendo le lacrime accumularsi nei suoi occhi.
<dove sono?!>
La ragazza continuava a reclamare le sue pillole e, l'altra, non sapeva proprio che fare.
<Un mio amico è andato a prenderle, non ti preoccupare.>
Dalila parlò con voce falsamente calma e provò ad appoggiare una mano sulla spalla della mora appoggiata alla parete. Mano che fu respinta. La ragazza, con un movimento fulmineo, abbassò la mano della piagnucolona ed alzò la testa dalle ginocchia, scoprendo i suoi occhi argenteii.
<TI HO CHIESTO DOVE SONO!>
Dalila, inevitabilmente, si mise a piangere in silenzio. Non riusciva. Non poteva calmare quella ragazza, non era calma nemmeno lei, come poteva prendere di essere ferma ed un appiglio per qualcuno di estraneo, quando nemmeno lei sapeva in che guaio tutti i ragazzi in quella stanza, compresa lei, si erano cacciati?
L'unica cosa che sapeva era che, le urla della mora e tutto quel trambusto avrebbero finito per svegliare qualcun'altro.
Cosa che effettivamente successe.
Un ammasso di capelli di un biondo chiarissimo, tendente al bianco, sfrecciò verso le due ragazze e si fermò proprio di fianco a Dalila.
Un ragazzo dagli occhi di un celeste limpidissimo stava sorridendo alla ragazza dagli occhi argentati e le porgeva delle... mentine? Sembravano vere e proprie pastiglie, se non fosse stato per la scatoletta delle mentine che era sotto di esse, qualsiasi persona avrebbe potuto scambiarle per pastiglie.
<Ecco le tue pastiglie, cara.>
Disse con tono calmo il ragazzo, che stava cercando, con tutto se stesso, di aiutare il più possibile le mora.
Si era svegliato pochi istanti dopo la ragazza che ora stava seduta con le ginocchia al petto e aveva subito riconosciuto i sintomi che stava avendo. Attacco di panico.
La cosa migliore da fare, in questi casi, era far calmare il soggetto... E, dato che la mora continuava a chiedere delle sue pastiglie, il ragazzo decise di cercare proprio quelle, o qualcosa che potesse assomigliare a delle medicine.
Vicino ad un ragazzo addormentato, con degli occhiali e degli arruffati capelli castani, il biondo aveva trovato la scatoletta di mentine, che poi aveva deciso di portare in fretta e furia alla ragazza che stava avendo l'attacco.
Era una cosa che aveva imparato fin da subito, mantenere la calma. Ed era anche una delle qualità che lo avevano aiutato a sviluppare il suo ultimate: l'Ultimate Hero. Era nella sua natura aiutare le persone in difficoltà.
La ragazza dagli occhi argenteii prese, senza esitazioni, alcune mentine, o pastiglie, e le inghiottì, iniziandosi, dopo pochi istanti, a calmare.
L'Ultimate Hero sorrise orgoglioso. Sapeva che avrebbe funzionato.
Di solito, le persone con gli attacchi di panico, avevano solo bisogno di un pretesto per calmarsi e quello, era stato un buon pretesto. Far finta che le mentine fossero pastiglie.
Ovviamente il biondo sapeva che le medicine servivano in quei casi, ma, non avendole trovate, optò per far distrarre la ragazza, e in questo modo calmarla. Aveva supposto che, credendo di star guarendo, avrebbe potuto guarire davvero... È così è stato, più o meno.
Dalila intanto, continuava a piangere ininterrottamente, fiumi e fiumi di lacrime sgorgavano dai suoi occhi castani.
Una mano le sollevò il viso.
I suoi occhi vennero in contatto con quelli celesti del biondo, che, le asciugò le lacrime con il pollice, per poi sorriderle dolcemente.
Quel sorriso, fu la cosa più rassicurante che la piagnucolona avesse mai visto da quando si era svegliata lì.
Smise di singhiozzare e le lacrime che scendevano sul suo viso diminuirono.
Si asciugò il volto con il palmo della mano ed abbassò lo sguardo.
<S-scusa... N-non volevo costringerti a rassicurarmi...>
<Non hai fatto nulla di male, è normale piangere, soprattutto in situazioni come queste.>
Disse il ragazzo, con voce rassicurante e dolce.
<N-no... I-io, io piango se-sempre..>
Dalila abbassò ancora di più lo sguardo e riprese il suo quaderno, che le era caduto a terra mentre piangeva.
Il ragazzo dagli occhi turchesi accarezzò dolcemente i capelli castano-rosa della ragazza che gli si trovava di fronte.
<stai tranquilla, va tutto ben->
<scusate se interrompo!>
Un ragazzo castano, con gli occhiali, i capelli arruffati e l'accento francese aveva parlato. E sì, era proprio il ragazzo a cui il biondo aveva rubato le mentine.
Era affiancato da altre due persone, una era una ragazza con dei corti capelli rosa, che stava sorridendo alla mora, ancora seduta vicino alla parete, e l'altra era proprio Takumi
L'individuo si sistemò gli occhiali con un movimento molto elegante del braccio e poi ricominciò a parlare.
<Io e Grace, ovvero la ragazzina alla mia destra->
La ragazza alta con i capelli rosa e gli occhi rossi salutò tutti con un gesto della mano.
Era vestita con una felpa grigia e rosa cipria, una gonna anch'essa grigia e delle calze che le arrivavano fino al ginocchio, alla base di esse c'erano dei mocassini rosa pastello. Il suo abbigliamento le calzava a pennello, come se fosse fatto apposta per quella ragazza, studiato nei minimi particolari per essere perfetto.
<Ci siamo svegliati e abbiamo sentito del trambusto provenire da queste parti... stavamo per venire a parlare, ma Takumi, qui... ci ha raccontato cosa sta succedendo e che tutti siamo stati...praticamente...>
Il castano diede una rapida occhiata alla mora dagli occhi argentati e poi, come se nulla fosse, riprese a parlare.
<Deportati, qua.>
Si sistemò la montatura e sorrise sarcasticamente, ammiccando con il capo alla mora.
Grace si mise a sedere vicino alla ragazza che aveva appena avuto un attacco di panico e le sorrise cordialmente.
<Sì... Ehm... Ciao. Sono Rei e scusate per quello che è appena successo, ma a volte divento troppo vulnerabile...>
La ragazza dagli occhi argenteii, che si scoprì chiamare Rei, parlò con un tono di voce imbarazzatissimo e poi fece toccare le punte dei suoi indici, visibilmente nervosa.
<Io invece sono Oliver e non ho idea di cosa stia succedendo qui. Piacere di conoscervi!>
Questa volta fu il biondo, l'eroe, a parlare. La sua voce era carica di ottimismo, anche in situazioni come quella. Sorrise a tutti i presenti e poi si sistemò meglio, incrociando le gambe.
<Come posso spiegarlo... Ci siamo svegliati in questa stanza e... Nessuno di noi si conosce. Non sappiamo come siamo finiti qui o cosa ci è successo.>
Takumi parlò con non-chalance, come se quello che stesse dicendo non avesse molta importanza. Buttò la testa all'indietro, per scostarsi delle ciocche di candidi capelli dal viso e poi fece una smorfia divertita.
Il ragazzo castano, era l'unico di cui nessuno sapeva il nome, ma tutti avevano dedotto fosse francese per il suo modo di parlare.
Molti sguardi si rivolsero su di lui.
<Uh? Ah, oui. Sono Edmond Fabre. Un arciere.>
Disse il ragazzo, per poi infilarsi le mani nelle tasche dei pantaloncini e accennare un sorriso, che però sembrava piuttosto sarcastico.
<Scusatemi, ma come facciamo ad uscire da qui?>
Quella era la voce di una persona che nessuno dei ragazzi conosceva. Anzi, era la voce di un ragazzo.
I presenti si voltarono verso la direzione da cui la voce proveniva, notando un ragazzo dai capelli bianchi, corti su tutta la testa, ma con dei ciuffi un po' più lunghi ad incorniciargli il viso. I suoi occhi giallo-arancioni sembravano freddi e distaccati dal resto delle persone sveglie nella stanza. Era vestito con una camicia color panna, una cravatta nera e dei pantaloni dello stesso colore, fissati al busto grazie a delle bretelle. Il ragazzo inclinò leggermente la testa di lato quando sentì tutti gli sguardi degli altri addosso, e, sempre con il suo sguardo distaccato, assunse un'espressione per incitarli a parlare.
<Non lo sappiamo nemmeno noi. Siamo tutti abbastanza confusi, qui.>
Disse Edmond con un tono di voce molto pacato, ma che al contempo lasciava tralasciare delle note di nervosismo.
Era evidente che nessuno lì fosse tranquillo o si sentisse al sicuro, c'era chi lo faceva trasparire di più, e chi invece di meno... ma nessuno riusciva a mascherare il suo sgomento.
Il ragazzo dai capelli del colore della neve riportò la testa in una posizione dritta.
<Okay.>
Disse, distogliendo lo sguardo dagli altri ragazzi e tornando a fare i fatti suoi, non parlando più.
<Aspetta! Come ti chiami?>
Chiese Oliver, speranzoso nel riusciere a installare una sorta di legame con l'albino dagli occhi arancioni, con il suo solito tono ottimista.
<Daniel.>
Il ragazzo rispose senza spostare lo sguardo su di loro, e con il suo solito modo di parlare freddo, ma comunque educato, non scorbutico.
Oliver sospirò affranto, e tornò a rivolgere la sua attenzione sugli altri ragazzi.
<Quindi... Cosa pensate dovremmo fare?>
Chiese timidamente Grace sorridendo dolcemente a tutti quanti.
<Io direi di svegliare i ragazzi restanti e poi elaborare un piano per uscire da qui. Che ne dite?>
Chiese il francese, per poi togliersi gli occhiali, a montatura silhouette, e pulirli nella manica della maglietta.
Gli altri ragazzi annuirono o mormorarono delle parole di approvazione.
<Allora... Direi che potremmo dividerci, magari in coppia... Forse qualcuno ha il sonno pesante...>
Mormorò sottovoce Rei, ancora sentendosi in colpa per quello che era successo poco prima.
Grace le sorrise, come per rassicurarla e poi annuì, come per sostenere l'affermazione detta dalla mora.
Edmond si rimise gli occhiali con un movimento elegante della mano e li sistemò.
<Va bene allora, formate le coppie.>
Grace e Rei, si alzarono e si avvicinarono all'individuo più vicino.
Era un ragazzo dai capelli giallo, un giallo intenso. Aveva una piccola saetta sotto l'occhio sinistro e portava dei pantaloncini neri, simili a quelli per giocare a basket accompagnati da una maglia bianca con un fulmine giallo stampato sopra, e da delle scarpe da tennis bianche e nere. Le due ragazze si sedettero a gambe incrociate di fianco al giallo e si guardarono negli occhi.
<Come lo svegliamo ora?>
Chiese Grace all'altra, con un'espressione confusa stampata in volto.
<Mh... Forse...>
La mora iniziò a scuotere il corpo inerme del ragazzo con una mano.
Inizialmente lo fece con leggerezza, come se pensasse che la persona che stava scuotendo si potesse svegliare da un momento all'altro, ma poi iniziò a diventare molto più violenta, così tanto che Grace dovette tenerle le mani, per impedire che Rei lasciasse dei lividi sulle braccia del ragazzo, che comunque, dopo poco, si svegliò.
Rei abbassò lo sguardo rattristata non appena incontrò gli occhi gialli del ragazzo che si era appena svegliato.
L'individuo si guardò attorno confuso, per poi incrociare lo sguardo con quello rassicurante della ragazzina dai corti capelli rosa.
<Ehi... Non spaventarti. Io sono Grace, lei è Rei. Come ti chiami?>
Il ragazzo aggrottò la fronte, guardò Rei e Grace per qualche secondo e poi si decise a parlare.
<D-Dragan. E cosa sta succedendo qui?>
<È una storia interessante...>
***
<Svegliati! Dai svegliati!>
Edmond stava scuotendo il braccio di un ragazzo dormiente, anche se esso non dava segno di svegliarsi. Di fianco a lui, Takumi ridacchiava divertito dalla situazione tenendo le mani appoggiate al pavimento.
<Non funziona! Ci stai provando da dieci minuti buoni, e il ragazzo qui, non da segni di volersi svegliare.>
Disse il ragazzo con il ciuffo colorato, riuscendosi a calmare dal suo attacco di ridarella e spostandosi più vicino al ragazzo addormentato.
Edmond smise di percuotere l'individuo e si mise una mano sul fianco.
<Hai un'idea migliore, ragazzo geniale?>
Replicò il francese con tono frustrato e con il suo accento elegante.
<Bien sûr, lo schiaffeggiamo.>
Disse Takumi con non-chalance, pronunciando le due parole in francese perfettamente.
Edmond strabuzzò gli occhi e aprì la bocca per parlare, richiudendola subito dopo, come se avesse capito che non c'era un modo migliore per svegliare il ragazzo. Posizionò la mano vicino alla fronte del ragazzo dormiente e iniziò a colpirla ripetutamente, mentre Takumi colpiva le guance all'individuo.
Dopo un paio di secondi il ragazzo addormentato aprì gli occhi, rivelando le iridi di un blu intenso, che si sposavano perfettamente con il blu, un po' di scuro, dei suoi capelli.
<Togliete le vostre omofile mani dalla mia faccia.>
Disse il ragazzo appena svegliatosi.
Edmond ritirò subito la mano, mormorando un pardon, e poi spostò anche quella di Takumi, che l'aveva lasciata lì. Evidentemente cercava rogne.
Il ragazzo si alzò da terra con aria e si guardò attorno infastidito. La sua espressione fredda si trasformò velocemente in una confusa, per poi tornare distaccata.
<Chi siete e cosa ci faccio qui.>
Il modo in cui l'individuo dai capelli blu aveva pronunciato quelle parole suonò più come un'affermazione che come una domanda. Era come se volesse sapere nei minimi dettagli cosa stesse succedendo.
<Il ragazzo con i ciuffi colorati e la treccina da tossico è Takumi Takou e io sono Edmond Fabre.>
Rispose il castano con tono alquanto determinato e che reggeva quello del ragazzo senza nome.
<Bene. Io invece sono Hiro Oshimoto e vorrei sapere dove sono.>
***
Una ragazza dalle occhiaie pronunciate che sporgevano da sotto le palbebre giaceva dormiente sul pavimento.
I suoi capelli scuri con delle ciocche tinte di rosso erano sparpagliati intorno a lei, mostrando il suo viso dalla carnagione pallida.
<Quindi... Come la svegliamo senza farle male?>
Chiese Dalila con il tono della voce tremante rivolta a Oliver. La ragazza, come sempre del resto, aveva le lacrime agli occhi e di tanto in tanto se le asciugava con il palmo della mano.
<Non lo so... Proviamo a scuoterle delicatamente il braccio...>
Disse il ragazzo incerto. Non voleva fare male alla ragazza incosciente stesa davanti a loro, così, avvicinò la sua mano alla spalla destra della castana dormiente e la scosse leggermente.
Non si svegliò.
Le lacrime negli occhi di Dalila si raddoppiarono.
<E-e ora c-co-cosa facciamo?>
Chiese la piagnucolona nervosa.
Oliver le sorrise dolcemente come per tranquillizzarla e poi riavvicinò la mano alla spalla dell'altra ragazza.
Appena la sfiorò, il ragazzo sentì una voce.
<Sono sveglia, sono sveglia.>
La ragazza dalle ciocche rosse si alzò dritta e guardò i due ragazzi di fronte a sé, per poi scrutare l'ambiente. Non sapeva dove si trovava, ma vedeva che intorno a lei c'erano altri ragazzi, alcuni sembravano spaesati, ma altri, come i due che aveva di fronte, sembravano sapere qualcosa che gli altri non sapevano. Magari perché erano lì.
<Ciao! Sono Oliver, lei è Dalila... Non sappiamo come mai siamo tutti in questa stanza, ma sappiamo che vi siamo svegliati qui completamente a caso! Ma non ti preoccupare, non ci succederà nulla finché sarò qui io!>
La ragazza tratteneva a stento le risatine. Lui? Proteggerli? Sembrava molto determinato, ma... alla sua vista era come un bambino.
<Io sono Czarina... E, senti, sarai anche una persona molto determinata, ma non credo tu possa proteggere tutte queste persone, devo essere onesta. E poi, non sei mica l'Ultimate Hero o cosa.>
Czarina fece una specie di sorriso accennato storto, aspettando una risposta di Oliver. Voleva che rispondesse così poi, conclusa la conversazione, avrebbe potuto chiedergli meglio di quel posto.
<Hey! Ma io sono l'Ultimate Hero!>
Replicò il biondo con tono ed espressione fieri. Sorrise orgoglioso alla ragazza che si trovava di fronte a lui e si spostò un ciuffo di capelli dalla faccia.
Czarina sbattè diverse volte le palbebre mentre assimilava l'informazione, se quel ragazzo era l'ultimate hero allora forse, e pensava, FORSE avrebbe potuto proteggere qualcuno... Non tutti, erano in troppi. A vista d'occhio circa 16 persone, esclusa lei.
<Bene allora... Potreste spiegarmi dettagliatamente cosa sta succedendo qui?>
***
Tutti i ragazzi erano stati, o si erano, svegliati.
Molti erano destabilizzati e confusi, alcuni stavano parlando con altri.
E quello non era il caso di Yoake.
Lui era in disparte, come sempre, a farsi i fatti suoi. Era da poco stato svegliato da una ragazza albina con gli occhi tendenti all'arancione, gli pareva si chiamasse Angela, ma non ne era del tutto sicuro. Stava pensando a come uscire da quel posto, non gli imporrava molto fare amicizia con gli altri in quel momento, ecco perché non portava attenzione agli altri ragazzi. Anche se, pensandoci bene, se fosse rimasto lì dentro qualcuno di particolarmente pazzo avrebbe potuto ucciderlo, oppure avrebbe potuto semplicemente morire di fame, o di sete... A quel punto restare lì non era poi una brutta idea. Per quante volte avesse provato a morire aveva sempre fallito, continuamente. Probabilmente era la persona più sfortunatamente sfortunata di quel mondo. Alzò per un attimo lo sguardo e notò una cosa che non si sarebbe mai aspettato di notare. Statura e corporatura minuta, capelli rosa corti a caschetto, lentiggini sul viso e carnagione pallida. Era sicuramente lei. Sua sorella gemella Hinkon.
O forse no.
Ormai si poteva dire che tutta la vita di Yoake fosse un inganno, proprio come il suo ultimate (era infatti Il Super Inganno Liceale), quindi come poteva distinguere realtà da finzione?Non riusciva, ecco la risposta. Lei però gli sembrava così reale... Ma no. Quante probabilità c'erano di ritrovare la propria gemella in circostanze misteriose completamente a caso? Assolutamente zero su cento.
Ad interromperlo dai suoi pensieri fu un rumore fastidioso e forte, come quello delle unghie sulla lavagna, ma amplificato dieci volte.
Tutti i ragazzi si voltarono in direzione del suono, vedendo un piedistallo che stava uscendo dal muro nero verticale in fondo alla stanza. Una volta uscito, il piedistallo si rivelò fatto di metallo, era un semplice palo con una specie di base alle due estremità. Dopo un paio di secondi, una nuvola di fumo di sprigionò dalla base inferiore del piedistallo e, dalla parte superiore di quest'ultimo, si aprì una botola, dalla quale uscì una specie di robottino che assomigliava al peluche di uno scoiattolo. Era marrone scuro, per eccezione della pancia che era più chiara, sulla testa aveva una piccola bombetta nera, e tra la "mano" o "zampa" destra reggeva un altrettanto piccolo bastone.
Yoake era abbastanza destabilizzato dalla situazione, probabilmente era tutto frutto di un inganno... ma sembrava troppo reale. Decise così di credere che fosse reale, decidendo che quella era la realtà.
Il robottino ridacchiò in modo inquietante fino al dissolvimento del fumo, e poi parlò, con una voce fin troppo acuta.
<Buongiorno miei non tanto cari Ultimate! Oggi è una giornata stupenda! Bhe, almeno per me, per voi... Bhe... Non tanto!>
Un coro di sussurri si alzò dal pubblico e il robottino pestò il bastone a terra, richiamando l'attenzione dei presenti.
<Vi consiglio di stare attenti, o potrebbero esserci delle conseguenze...>
Lo scoiattolo simulò dei colpi di tosse.
<Bhe... Non molto belle>
Disse con una voce bassa e profonda, parecchio inquietante, sta volta.
Poi tornò a parlare con voce normale.
<Bhe, comunque... Io sono Monosu! Ovvero il "responsabile" di questo Killing Game!>
Alcuni Ultimate si guardarono tra loro, come per trovare conferma di quello che avevano sentito. Come per capire di star sognando, speravano di non aver davvero sentito le parole Killing e Game, ma era tutto dannatamente reale.
<Sì, sì, bhe, un vero e proprio gioco di uccisioni... Ora, per incentivare ad uccidere vi dico solo che, bhe, per uscire da questa... Bhe, location particolare dovete uccidere qualcuno e fare in modo che, durante dei processi, chiamati "game trial", non farvi scoprire dagli altri. In questo modo vi guadagnerete l'uscita da questo posto! Chiunque, alla fine del class trial, sia dichiarato colpevole, innocente o meno... verrà... bhe... giustiziato durante un'esecuzione! Spero che vi sia tutto chiaro, Ultimate.
Bhe, sappiate solo che... bhe, bhe, durante il gioco potrei cambiare qualche regola, che esporrei durante a degli annunci!
E detto questo, bhe, buona partita!~>
Dette quelle parole, Monosu, picchiò con il suo bastone sulla parete.
Il muro diventò fece un movimento di scorrimento, come quello di una porta scorrevole, aprendosi, e, rivelando ai ragazzi una salagiochi.
***
*= Non so se esistano le pubblicità delle slot machines, ma dettagli.
ALLORA RAGAZZI.
Alla fine sono riuscita a pubblicare questo primo capitolo, che sarà un po' più lungo degli altri, ma vabbè.
Il prossimo se riesco lo pubblico domani.
Mi scuso, dato che dovevo pubblicarlo qualche ora fa, ma ho avuto dei problemini :,3.
Spero comunque che vi sia piaciuto!
In questo capitolo, o anche nei prossimi, potete decidere le ship, oppure lasciare tutto nelle mie manine ewe
Ricordo a Sofi-Chan00 che mi manca la sua scheda, quindi inserirò il suo oc più avanti nella storia.
Nel prossimo capitolo ho intenzione di fare un po' di cose comiche, lol.
Comunque, ditemi cosa ne pensate dei personaggi, magari chi è il vostro fav per ora :3
Creatori degli oc di cui non ho parlato in this capitolo, state tranquilli, lo farò nel prossimo!
Comunque, pace, amore ed omurice a tutti da me e bhe... Monosu! :D
Sopravvissuti:
-Rei di psycho__lyn
-Dalila di UnaPazzaOtaku
-Oliver di -kiiri
-Czarina di ungenyx_
-Edmond di @meeeeeee
-Angela di CreepyCream99
-Dragan di -IamKitsune
-Grace di -gingxrbread
-Rose di _Melinda_55
-Yoake di Junko_Ackerman_13
-Hinkon sempre sua
-Daniel di VivyRal
-Hiro di vriskrezi
-Takumi di psicopaticafangirl
-Jin di Korife
-Aika di -vanellope_
-Lily di JustMonika123
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