Capitolo 6: Principessa dell'Ordine

Eden barcollò a seguito di improvvisi capogiri spronati alla sola vista del grande palcoscenico. Le voci nella sua testa divennero sempre più incessanti, ora che il coro fu più audibile che mai—lo stesso a cui sottostava nella sua danza fittizia.

“P⬜️inc⬜️pe—s⬜️a dell'O⬜—r⬜️i⬜️e…”

Fece in tempo ad aggrapparsi ad uno dei pilastri, ghermendo la parte anteriore del suo abito all'altezza del petto. Il respiro era affaticato, spalancando le labbra in una disperata manovra di accumulare quanto più ossigeno che poteva.

“P⬜️inc⬜️pes⬜️a dell'O⬜d⬜️n⬜️…!”

Le piccole ali situate al di sotto dei lobi si contraevano e svolazzano in un evidente sintomo di angoscia.

“L—La disarmonia in questo luogo… è molto più palpabile di quanto già non lo sia nel Dreamscape.” Esalò, forzando le parole dal suo esofago sofferente. La sua voce tenue e melodiosa tipica della sua stirpe haloviana aveva assunto una roca cadenza, come se vi fosse un’interferenza.

Non aveva il controllo degli arti né della voce. Si trovava in una fase di trasformazione in una pregiata bambola appartenente ad un eone ormai caduto da secoli or sono. Aggraziata ed ammutolita, come le marionette inchinate al suo cospetto.

Fu non appena il suo sguardo disorientato si posò su di esse che un altro, a dir poco nauseante capogiro le fece perdere l'equilibrio. La ballerina cadde sulle ginocchia proprio come loro, ma al contrario, si ritrovò a tossire ed ansimare per un briciolo d'aria.

“Eden,” Una serafica voce richiamò il suo nome, ed un caldo respiro si posò sul suo orecchio, facendola sobbalzare.

L’ultima cosa che Eden processò furono delle snelle dita posatesi al di sotto del mento, invitandola a sollevare il capo. Strinse lo sguardo nella serie di immagini sfocate e suoni a malapena riconoscibili, sforzandosi di distinguere la pristina figura dinanzi a sé.

Ma il buio assoluto aveva pervaso la sua visione periferica. Prima che i sensi potessero abbandonarla, un paio di mani stabilirono una leggera presa a coppa sulle sue guance, e nell'oscurità nero pece, una luce accecante si manifestò.

“Non temere, poiché sono con te.”

Una voce che prometteva salvezza sommosse tutte le altre. Con ogni singola fibra del suo corpo, Eden si obbligò ad inclinare il capo all'insù. La figura era avvolta in un un bagliore tricolore, presumibilmente la benedizione dell'Armonia, incorniciata da un'aureola dorata e ali avorio che le conferivano un'aria di santità.

Cos'altro poteva dire se non che si trattasse del suo angelo protettore?

“Xipe…? Xipe l’Armonia?”

Riuscì a balbettare tra un capogiro e l'altro, sentendosi protetta all'interno di un caloroso nido costruito sulla base di un’armoniosa melodia. Avrebbe voluto scoppiare in lacrime, tirare un sospiro di sollievo—sfogare la propria angoscia ora che la benedizione dell’Armonia aveva finalmente udito le sue incessanti preghiere, se solo ne avesse avuto le forze.

Il candido canto perseverò, invogliando ogni muscolo nel suo minuto corpo a rilassarsi. L'espressione della ballerina si ammorbidì, lo sguardo fisso sull’immagine divina dinanzi a sé come se ne fosse rimasta incantata.

La vista riacquisì gradualmente la sua normalità, e le immagini precedentemente sfocate cominciarono ad incastonarsi come pezzi di un puzzle ed avere un senso. Una familiare aureola spinata dotata di tre occhi che parvero scrutare la sua anima, e delle sacre ali ai lati di un viso altrettanto perfetto—una di queste era borchiata all'altezza della cartilagine in simbolo di giurata fedeltà verso gli eoni.

Infine, un paio di occhi dorati a dir poco ipnotizzanti rivolti su di lei, perdendosi in ogni loro singola sfaccettatura. Li avrebbe riconosciuti tra mille. “…Ah? Signor Sunday?”

Un piccolo sorriso arricciò le labbra di Sunday, facendole mancare un battito senza un apparente motivo.

“Sono qui,” Il giovane haloviano, non più sotto le spoglie da Bronze Melodia al di fuori del confessionale, ritirò le mani dal suo viso delicato. “Presumo che il peggio sia passato, dopotutto?”

Eden batté le ciglia in un’evidente manifestazione di perplessità. La sua mente processò i recenti avvenimenti, e venne alla conclusione che stesse soffrendo di un inaspettato attacco di panico.

“Sto bene,” L'albina rassicurò prontamente, sentendo le guance arrossate, ma tentò di celarle dietro ad un dolce sorriso. “Io— ti ringrazio davvero. La luce dell'Armonia… è stata opera tua?”

Sunday annuì. “Precisamente. Mi sono servito della LORO benedizione per far sì che la tua sanità mentale tornasse nel suo stato ordinario.”

Servirsi della benedizione di Xipe l'Armonia… una dote acquista con la posizione di Bronze Melodia. Solamente accessibile ai membri della Famiglia Oak, questo aveva il compito di assolvere anime macchiate dai loro stessi peccati—o, in parole povere, si trattava di sacerdozio.

Eden sapeva che Sunday fu a conoscenza della sua tendenza per gli incubi, e poteva giurare che non fosse frutto di effetti negativi dovuto ad alcun tipo di psicofarmaco—in caso contrario, le emozioni provate all'interno del Dreamscape potevano amplificarsi e provocare effetti indesiderati.

D'altro canto, questa non fu la prima volta che Sunday l'aveva risvegliata. Sin dalla tenera età, l'haloviano tendeva ad occuparsi di lei ogni qualvolta che stava male a seguito di un brutto sogno, ed insieme cercarono di capirne la fonte attraverso la svariata collezione di libri sulla Memoria ad Asdana appartenenti a suo padre adottivo, Gopher Wood—a malincuore, senza alcun risultato.

“Riesci a reggerti in piedi?” Le parole di Sunday risvegliarono la ballerina dal suo sogno ad occhi aperti.

Eden annuì, senza proferire ulteriore parola. Si alzò lentamente, certa che le sue gambe non l'avrebbero abbandonata stavolta, prima di spolverarsi il setoso vestito.

“Ho tante domande a cui vorrei che tu rispondessi, tempo permettendo.” Mormorò l'albina, facendosi coraggio abbastanza da guardarlo dritto negli occhi con tali parole.

Il giovane haloviano si chinò, una mano poggiata al petto in un elegante inchino, “Sono tutt'orecchie, signorina Eden.”

Erano trascorsi anni, eppure si riferivano all'un l'altra con formalità. Da un lato erano le aspettative sociali che dovevano biasimare—entrambi gli haloviani erano importante figure a Penacony, dopotutto.

La più rinomata ballerina e l'uomo più affascinante di Penacony, faccia a faccia in un luogo dimenticato dagli dei. Eden si sentiva quasi come se il giovane Bronze Melodia si fosse addentrato in uno dei suoi incubi sotto forma di un barlume di speranza verso la retta via, ed il pensiero la fece deglutire.

“Ma prima…” Il soave timbro appartenente a Sunday attirò nuovamente l'attenzione dell'albina, e prima che potesse rendersene conto, la sua mano fu tesa in sua direzione, “...vorrei inaugurare la riapertura di questo teatro con una danza con la ballerina più rinomata di Penacony. O, per meglio dire… Principessa dell'Ordine.”

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