Capitolo 10: Moglie sacrificale

Con un ulteriore passo del tacco, Eden varcò la soglia del teatro, facendosi spazio tra le enormi tende cremisi che costituivano lo stesso corridoio che si ricongiungeva alla stanza principale, ossia il gran palcoscenico.

Una miriade di ricordi riaffiorarono nella sua mente, ricordi provenienti dai suoi sogni enigmatici e il ballo con Sunday. Era a dir poco sbalordita nello scoprire che quella stessa notte non vi fu ombra dell'ennesimo incubo—parte del suo buonumore era influenzata proprio dal fatto che avesse finalmente dormito sogni tranquilli. Che si trattasse di quel rito performato dal Bronze Melodia stesso a causare ciò, come una sorta di meccanismo di orologeria alla Clockie?

Da haloviana e fedele devota di Xipe, era tutto fuorché un'estranea al potere dell'Armonia. Lei stessa ne usufruiva, per aiutare i visitatori del Dreamscape ad adattare i loro arti alla quantità di Memoria presente in Asdana. Ma qualcosa nel modo in cui Sunday ne fece uso la lasciava interdetta.

“Ti stavo aspettando, signorina Eden.” Una familiare voce, serafica e composta, riecheggiò tra coro e violini. La suddetta sorrise, avvistando il giovane uomo al centro del palcoscenico con la solita compostezza degna del futuro Rappresentante della Famiglia.

“Mi spiace averti fatto attendere, signor Sunday. Spero che l'attesa non sia stata più lunga del necessario.” L'albina asserì con tono apologetico, tenendo una mano contro il proprio petto per enfatizzare la genuinità nelle sue parole.

Sunday scosse il capo, “Affatto. So quanto la vita da celebrità sia estenuante e laboriosa.” A susseguire fu un cortese inchino. “Si dia il caso che io stesso abbia avuto qualche sfortunato contrattempo, prima di giungere qui. Puoi star certa che il flusso del tempo sia pressoché irrilevante per quanto mi riguarda.”

Eden annuì comprensivamente, consapevole di star avendo a che fare con uomo la cui posizione era estremamente importante non soltanto all'interno della Famiglia. Infatti, l'intera Penacony avrebbe presto dipeso da lui e dalle sue capacità intellettuali, strettamente necessarie per stabilirne un futuro prosperoso. Ergo, solitamente non aveva un giorno da dedicare a sé stesso fatta eccezione per la domenica.

Il fatto che stesse sfruttando quel poco tempo libero che aveva a disposizione per la ballerina la lasciò di stucco. Erano pur sempre amici d'infanzia, ma con la crescita ed il loro sviluppo personale sia di vita che in ambito lavorativo, la loro lontananza fu inevitabile, e da allora non avevano avuto modo di scambiarsi una parola—in un certo senso, era un po’ come se si stessero conoscendo per la seconda volta.

“Senza ulteriori indugi… intuisco che tu sia al corrente del motivo per cui siamo ancora una volta riuniti qui al Gran Teatro di Penacony.” Tale affermazione bastò per ricondurre l'albina nel presente, scacciando qualunque forma di pensiero al di fuori di quel momento tanto atteso.

“Hum…” Eden rimuginò con un sorriso, tenendo il mento fra le dita. “Suppongo che il tuo desiderio sia quello di danzare nuovamente con me. Da ciò deduco che la mia performance fosse di tuo gradimento?”

Sunday annuì senza pensarci due volte, e lo sguardo di pura confidenza nella sua espressione le fece mancare un battito. “Una performance simile è degna della ballerina più rinomata di Penacony. Ho avuto l'onore di assistere alle tue movenze da uno sguardo vicino, e posso dire che che ne sono rimasto pienamente soddisfatto. Del resto, non c'è da sorprendersi da una talentuosa donna dalla Famiglia Iris.”

Le guance di Eden acquisirono una repentina gradazione scarlatta, i suoi occhi sgranandosi all'inaspettatezza di quella lusinga. Nonostante il cuore che le martellava in petto, si ricompose prontamente. “Ah~ sono davvero onorata che la mia danza abbia raggiunto le tue aspettative. Significa tanto per me.”

Non aveva idea del perché si sentisse in quel modo. Ogni gesto, ogni parola—tutto riusciva a scaturire in lei una reazione diversa dall'altra, come se fosse caduta vittima di un ammaliante incantesimo da lui stesso lanciato da cui non aveva modo di liberarsi.

“La mia richiesta potrebbe sembrare egoista, ma… signorina Eden, potrei riavere questo onore?” Ancora una volta, l'haloviana vide la sua mano agguantata tesa in sua direzione—un gesto che trapelava un forte senso di deja vù.

Senza indugiare, Eden acconsentì con un cenno ed un dolce sorriso, poggiando la propria mano sulla sua. Fu allora che si accorse di quanto fosse minuta rispetto a quella del giovane uomo. “Egoista? Affatto. Il sentimento è reciproco, signor Sunday. Era da tempo che un partner di ballo non mi intratteneva così.”

Quell'affermazione suscitò una lieve risatina dal Bronze Melodia mentre allacciò le dita attorno alla sua vita, tirandola delicatamente a sé. La ballerina si attenne a quel gesto, stabilendo una presa ferma ma delicata sulla sua spalla.

Ancora una volta, la giovane coppia di haloviani si lasciò andare al ritmo del coro in una danza lenta e concisa. Solo e soltanto in momenti come questo, erano persi nel proprio mondo personale—persi l'uno nell'altra, in una sacra riunione in un luogo altrettanto sacro.

“Se posso chiedere, signor Sunday… cosa apprezzi in particolare della mia danza?” Il quesito fu spontaneo, le parole abbandonando le sue labbra in un soave sussurro.

Sunday, il quale aveva ancora una volta preso le redini del ballo, si concesse un momento o due per ponderare la propria scelta di parole. “Forse sarebbe più opportuno darti una dimostrazione. Direi di cominciare da…”

Con quella breve interruzione, stabilì una certa distanza tra loro, prima che la ballerina si lasciò attrarre nuovamente all'haloviano con un'aggrazziata piroetta, le prossimità dei loro petti quasi inesistente—altrettanto dei loro volti. “...il ritmo e l'eleganza di ogni piroetta. Non mostri un briciolo di esitazione, malgrado la forza e l'equilibrio necessari da incanalare nelle gambe.”

A seguire, Sunday afferrò entrambi i fianchi della sua partner in una stabile presa. Eden colse il messaggio, usufruendo di entrambe le sue spalle come supporto per darsi uno slancio. I suoi fiocchi rosati svolazzarono dietro di sé come un terzo paio di ali con il salto che ne susseguì, atterrando sulle punte dei piedi.

Successivamente, abbandonò la presa su di lei, lasciandola libera di volare. La ballerina approfittò del momento per girare su sé stessa in punta di piedi, per poi spiegare gli arti come un uccellino in procinto di volare. “La tua disposizione aggraziata che ricorda quella di una Colomba Charmony è altrettanto ammirevole. Riesci a carpirne l'essenza in ogni sfaccettatura ed è fonte di ispirazione per il pubblico Penaconiano.”

Fu con una seconda piroetta che i loro corpi si attrassero come delle calamite, e l'albina si lasciò andare tra le sue braccia—tenendo una mano avvinghiata attorno al suo collo, inclinandolo con sé verso il basso mentre Sunday si assicurò di tenerla stretta a sé. “Ma soprattutto… il modo in cui non mostri un briciolo di esitazione nelle tue movenze, e la fiducia che riponi nei confronti del tuo partner. I fiocchi che adornano la tua persona con il più flebile dei movimenti creano una perfetta armonia con la tua danza.”

I loro respiri affannosi si mescolarono l'uno con l'altro a causa della vicinanza dei loro visi. “Dunque, è per questo che avevi intenzione di invitarmi a prendere parte al Festival Charmony?”

Sunday annuì. “Naturalmente. Non reputo nessun altro migliore di te e Robin per questo evento. Una star di fama a livello cosmico e la più rinomata ballerina di Penacony possono soltanto garantire una performance impeccabile e priva di ogni imperfezione.”

L'albina batté le palpebre al suo modo di fare fin troppo ossessionato dal cercare la vera perfezione, oserebbe dire. Era decisamente cambiato nel corso degli anni. “Robin… Robin farà presto ritorno a Penacony? Ma è una bella notizia! Non ci sentiamo dal vivo dalla sua partenza per Epsilon.”

“Ero certo che tale notizia ti avrebbe rallegrata, signorina Eden. Nelle sue lettere, mia sorella chiede spesso di te.” L'haloviano sorrise, risollevandola in una posizione eretta, “Ora, se vuoi scusarmi… Temo sia giunto il momento di congedarmi.”

Eden sentì il cuore sprofondare all'idea di una seconda interruzione—in un certo senso, avrebbe voluto che quei momenti di pura beatitudine sarebbero durati in eterno. “...Ti rivedrò ancora? In questo teatro, intendo."

Passarono alcuni attimi di silenzio aleggianti tra i due haloviani, fatta eccezione per il costante coro in sottofondo. “Se lo desideri, così sia. Incontriamoci nuovamente il giorno dopodomani, se la tua agenda lo consente?”

La ballerina rimuginò sui propri impegni della settimana per alcuni attimi. “Hrm… Sono libera dagli impegni per quella serata. Non c'è alcun problema.”

Con quell'affermazione, Sunday le sfoggiò un sorriso a dir poco disarmante che non cessava mai di farle mancare un battito, per poi eseguire un elegante inchino. “Abbiamo un accordo, allora.”

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Varcando la soglia di Dewlight Pavilion, Sunday tirò un lieve sospiro. Lo sguardo citrino si posò sulla statua situata all'interno della sala riunioni, nonché suo ufficio, raffigurante un occhio che sembrava scrutare nella sua anima stessa.

Fu con estrema fiacchezza che le sue palpebre si socchiusero, sentendo ogni fibra del corpo richiedere nutrimento e riposo. Ma a causa del treno di pensieri che gli balenava in testa, non poteva benché minimamente preoccuparsi del proprio stato fisico.

Una moglie sacrificale. La sua mente non poteva fare a meno di ripensare alle parole del Dreammaster. Era perfettamente lucido e consenziente ai piani della Famiglia Oak di diventare l'agnello sacrificale come loro futuro capo, avendo giurato eterna fedeltà ad Ena l'Ordine, ma coinvolgere la giovane haloviana in un simile schema?

Non aveva motivo di esitare. Come secondo frammento dell'Ordine rimasto al cosmo, la ballerina che sin dalla tenera età aveva conosciuto era la scelta perfetta. Vivide immagini di una Eden eternamente al suo fianco come sua sposa, nonché sua prima Pathstrider quando il suo momento di ascendere alla divinità sarebbe giunto, erano impresse all'interno della sua mente.

Sarebbe rimasta sveglia con lui, a vegliare su una Penacony sprofondata in un sonno perenne fianco a fianco, finché morte non li avrebbero separati.

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