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15 Dicembre 2010

"Era un giorno come un altro. Nella stanza la luce era soffusa e tenevo la macchina fotografica tra le mani mentre pensavo all'angolazione migliore per le prossime foto.

Ormai da più di un mese Keonhee lavorava per me acconsentendo a farsi ritrarre in qualunque posa volessi. Ma la nostra relazione non era così formale, più i giorni passavano e più il nostro legame si fortificava, potevamo definirci come amici a quel punto.

Non era raro che lui rimanesse allo studio con me anche oltre il dovuto e amavo quelle volte perché quando stavo con lui stavo semplicemente bene. Non sapevo né come né perchè, ma vedere il suo sorriso brillante e sentire il suo profumo accanto a me e sulle felpe che gli prestavo quando la sera faceva troppo freddo, mi rendeva felice.

Keonhee stava lì seduto sul bordo del letto rosso con la camicia semi aperta e i capelli tirati indietro. Sollevai ma macchina e iniziai a scattare molte foto una dopo l'altra. «Guardami Keonhee» ordinai e lui subito fissò l'obbiettivo facendo saltare un battito al mio cuore alla vista dei suoi occhi che riflettevano la fioca luce della luna. Ma perché quella reazione? Non era la prima volta che mi guardava, eppure quella strana sensazione all'altezza dello stomaco persistette per tutta la sera.

Forse sarà stato a causa dell'atmosfera creata appositamente nella stanza, o per via del mio bisogno di affetto, cosa che scarseggiava nella mia vita, ma dopo aver finito mi sedetti accanto a lui e rimasi semplicemente fermo ad osservarlo.

Non riuscivo più a togliergli gli occhi di dosso e lui lo notò, poggiò una mano sulla mia coscia e continuammo a guardarci negli occhi finché non mi resi conto della cosa e mi alzai di scatto. Cosa stavamo facendo?"












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