Lo Sguardo di Mille Stelle
Nobody said that it would last forever, that doesn't mean we didn't try to get there.
I never said that we would die together, that doesn't mean it was lie.
-Forever, Lewis Capaldi
Sascha aveva prenotato un appartamento nel centro città, e ci era voluto andare solo per potersi cambiare.
Stefano era rimasto in salotto ad osservare la stanza, il divano, la credenza, la TV e le varie decorazioni.
Non sapeva se Sascha l'avesse selezionata con cura, ma la casa sembrava perfetta.
"Allora andiamo?"
Il corvino uscì d'improvviso dal corridoio spaventando Stefano che non se lo aspettava mentre si asciugava i capelli con una asciugamano.
Sascha rise vedendo la reazione del castano e scosse la testa per poi prendere le chiavi e lanciare l'asciugamano da qualche parte nella casa, non gli portava molto.
"Dove?"
Stefano scattò in piedi e capì che l'altro non era esattamente la definizione di ordinato.
"Al concerto"
Lo disse come se fosse ovvio e aprì la porta facendo a Stefano di uscire.
Il castano non pensava che Sascha ci volesse andare, aveva definito l' Ushuaia come un posto dove la gente non faceva altro che perdere la gola tra le urla di chi pretendeva di cantare e le bottiglie di champagne che si riversavano nello stomaco.
Uscì dall'appartamento dandogli un ultimo sguardo.
Il posto non era distante ma non potevano camminare l'uno affianco all'altro in un silenzio tombale, oltre che imbarazzante.
"Quindi quando parti?"
Dopo aver parlato si accorse che era la domanda più stupida che avrebbe potuto fare.
Era come chiedere "quindi quando finisce?" E nessuno dei due aveva il coraggio necessario per farlo.
"Parto sta sera"
Rispose Stefano.
Abbassò lo sguardo sulle sue mani che si torturano a vicenda.
Il tempo non era abbastanza e solo in quel momento iniziavano a realizzarlo e proprio mentre Stefano iniziava a pensare che forse era stato tutto un errore, e che avrebbero dovuto parlarne, loro arrivarono all'entrata dell'Ushuaia.
Sascha si fece avanti e prese i biglietti facendo al castano la sua solita occhiata da 'faccio io' e in quel momento Stefano realizzò che non sapeva niente di lui.
Dove abitava, qual'era il suo lavoro, se andava all'università o se si era già laureato.
Scosse la testa cercando di cacciare via quei pensieri che facevano diventare la giornata più negativa di quel che era.
Il rumori si sommano a mano a mano che vanno avanti. Sembra che tutto vada a rallentatore tra la musica ad alto volume e le urla della gente che festeggia diplomi, compleanni o matrimoni.
Sascha che era davanti a Stefano ogni tanto si girava per capire se lo stava seguendo. Poi per assicurarsi che lo stesse facendo gli prese la mano.
Si fermarono da qualche parte ormai lontani dall'entrata e Sascha prese una bottiglia di champagne e la fece vedere a Stefano.
"Niente superAlcolici sta sera"
Disse mentre tentava ripetutamente di aprire la bottiglia.
Il castano si avvicinò posò una mano sulla sua e gli fece girare per bene il tappo in modo di aprirla.
"Fatto"
Stefano gli fece l'occhiolino soddisfatto e gli prese la bottiglia di mano iniziando a bere.
"Ehi, ma l'ho pagata io!"
Gli urlò Sascha ridendo mentre l'amico si allontanava sorseggiando dalla bottiglia.
Decise di andargli dietro e controllare che non si vedesse tutta la bottiglia.
"Tu paghi, io bevo"
Sottolineò Stefano portando nuovamente un dito sulle fossette del corvino.
"Mi mancheranno"
Disse sottovoce il castano in un momento di malinconia.
"Cosa?"
Gli chiese Sascha sorridendogli.
"Titty e Mike"
Rispose l'altro scompigliandogli i capelli.
Quando finalmente il concerto iniziò Sascha era troppo sconcertato per stare davvero ad ascoltarli mentre Stefano si era lasciato andare ed era nel bel mezzo della folla a cantare a squarciagola.
Stefano era diventato 'uno di quelli che perdeva la gola' ma in quei istanti neanche ci pensava.
Il corvino invece aveva passato il tempo a fargli da guardia finché non si era accorto che Stefano non aveva fatto neanche una foto in quel pomeriggio, la sua macchina fotografica non si era fatta vedere neanche per un momento.
Era strano però, dimenticarti dell'unica cosa che ti faceva sentire vivo e Stefano aveva definito la fotografia come ciò di cui non poteva fare a meno.
Così Sascha prese il cellulare dalla tasca e tra il casino manifestato dalla gente, riuscì a scattare al castano una foto dove lui non ci sarebbe trovato.
Saltava, sorrideva e aveva perso la disciplina di quel ragazzo che ha sempre tutto sotto controllo.
Mentre guardava la foto appena fatta, diede un occhiata all'orario e si accorse che era troppo tardi per continuare a divertirsi.
Stefano gli rivolse lo sguardo e poi gli sorrise mandandoli un bacio.
Forse era ubriaco.
Sascha lo prese sottobraccio e facendosi strada fra la gente uscì dall'Ushuaia.
"Grazie"
Gli sussurrò Stefano appena usciti.
"Devo andare in aereoporto"
Solo lì realizzò che non poteva perdere il volo, ma era più presto di quanto pensasse.
"Prima ho in mente un'altra destinazione"
Il corvino gli porse la mano sorridendo con lo sguardo di chi ne sa molte.
Nell'attimo che Stefano ci mise per capire il tutto Sascha aveva già fermato un taxi e lo aveva intimato ad entrarci.
"Dove stiamo andando?"
Chiese mentre il corvino lo spingeva dentro il taxi.
"In spiaggia"
Gli disse sorridendo.
E Stefano rimase ancora una volta a guardarlo mentre sorrideva, non era solo il sorriso, erano i particolari; non c'era una singola cosa che non gli piacesse di lui.
"Sascha?"
Sussurrò sottovoce appoggiandosi sulla sua spalla per guardarlo in faccia.
"Si?"
Gli occhi di Stefano erano lucidi, ma non per le lacrime.
Sascha aveva capito che gli stava per chiedere qualcosa di cui si sarebbe pentito appena messo piede sul territorio italiano, lo notava dal leggero sorriso stampato in faccia e dallo sguardo perso sul viso del corvino di cui ormai stava disegnando il profilo con il dito.
"Mi dai un bacio?"
Eppure non era stato così difficile dirlo.
Sascha gli accarezzò i capelli e gli sorrise, gli sembrava così scortese dovergli dire che sarebbe stato sbagliato.
Si avvicinò lentamente ma il castano non ne poteva più di aspettare e gli mise le mani dietro al collo spingendolo verso di sé e facendo sì che le loro labbra si unissero ancora.
Passarono quei minuti sul taxi a cercare una posizione più comoda ma senza mai staccarsi l'uno dall'altro.
Per Sascha ogni volta che lo baciava era come sentire del fuoco saltargli sul petto e non poteva smettere di baciarlo con passione.
Si spinse ancora di più contro Stefano per avvicinarsi di più, ma era già il più vicino possibile.
Il castano ansimò e gli morse il labbro aprendo finalmente gli occhi.
I due si guardarono per qualche secondo realizzando che si stavano comportando esattamente come se non ci fosse più tempo.
Stefano gli passò una mano fra i capelli corvini e poi invertì le posizioni stendendo Sascha sotto di sé.
Fortunatamente il taxista aveva messo il vetro si separazione tra lui e i clienti appena essi erano entrati perciò si potevano permettere di fare ciò che volevano.
"Stai bene?"
Chiese Sascha mentre accarezzava dolcemente i suoi addominali.
Stefano era poggiato su di lui in modo da non fargli pesare il suo peso.
"Mai stato meglio"
Gli rispose sorridendo a 32 denti il castano, ed era sincero.
Mai nella sua vita avrebbe immaginato di provare quello stato di eccitazione, passione e dolcezza allo stesso tempo.
Aveva sempre creduto che non ci fosse bisogno di cercare, che se davvero dovesse capitare, allora sarebbe stato per caso.
E se non era questo quel caso, allora non sapeva quale sarebbe mai stato.
Appena il taxista gli disse che erano arrivati, provarono a rimettersi i vestiti il più veloce possibile e uscirono dal taxi che ancora si stavano mettendo per bene camicie e pantaloni.
Il corvino scoppiò a ridere ripensandoci.
"L'abbiamo davvero fatto in un taxi?"
Chiese ancora ridendo.
"A quanto pare si"
Stefano gli buttò le mani intorno al collo e lo baciò ancora.
"Io vengo con te"
Gli sussurrò Sascha tra un bacio e l'altro.
"Non puoi"
Gli rispose Stefano dopo qualche secondo, come per aspettare prima di deluderlo.
Il problema delle cose belle, è che prima o poi finiscono.
Entrambi sapevano dall'inizio che sarebbe stato qualcosa di momentaneo e passeggero che non potevano permettersi di avere per sempre.
Eppure era così semplice.
Scambiarsi i numeri di telefono, parlare un po', incontrarsi per stare insieme ma poi chi l'avrebbe detto al mondo intero?
Nessuno dei due era pronto per quella risposta.
"Tra qualche anno ci incontreremo e allora saremo scemi ad accontentarci ancora una volta solo di un piccolo assaggio di quello che potremmo essere"
Gli disse Sascha prima di staccarsi, prenderlo per mano e attraversare la strada per portarlo alla spiaggia.
Si fermarono dal barista e Sascha gli fece un cenno che il ragazzo sembrò capire al volo.
Si allontanò di poco e prese una chitarra per poi passarla al corvino.
Sascha lo ringraziò e tirò di nuovo la mano di Stefano per andare più vicino al mare.
Avevano poco tempo e si doveva affrettare.
Prese la chitarra e anche senza accordarla iniziò a suonare.
Stefano aveva capito già dai primi versi che canzone era e dopo poco Sascha era arrivato al ritornello.
Non era intonatissimo ma in quel momento non contava.
We keep this love in a photograph
We made these memories for ourselves
Where our eyes are never closing
Hearts are never broken
And time's forever frozen still
So you can keep me
Inside the pocket of your ripped jeans
Holding me closer 'til our eyes meet
You won't ever be alone, wait for me to come home
Photograph di Ed Sheeran
Quando Sascha terminò di cantare prese dalla tasca posteriore dei jeans una fotografia e la consegnò al castano.
Più precisamente era la foto che Stefano gli aveva fatto il giorno precedente in spiaggia.
Stefano si era posizionato per fare le foto con lo sfondo del mare a sua disposizione, e in una di quelle tante foto, aveva preso nell'obiettivo anche Sascha, seduto per terra a guardare le onde arrivargli vicino con una birra in mano.
"Grazie"
Gli sussurrò Stefano.
Il corvino gli sorrise e si avvicinò per stamparli un bacio sulla fronte.
"Stammi bene Ste e quando ti perderai nell'animo ricorda che io sono qui"
Gli poggiò la mano sul petto, esattamente dov'era il cuore.
"E qui"
Sussurrò toccando questa volta la sua fronte.
La foto sarebbe stata il suo porta ricordo.
Perché è questo il significato di una foto.
Qualcosa che non vogliamo dimenticare e allora immortaliamo per far sì che ogni volta che quel ricordo ci torna in mente, guardandone la foto avessimo una visione più concreta di ciò che era.
Stefano si alzò da terra seguito a ruota da Sascha.
"Devo andare"
Sussurrò lasciandogli la mano mentre si girava per andare a prendere un taxi, sapendo che dopo aver lasciato la spiaggia, si sarebbe pentito di non aver detto qualcos'altro di altrettanto significativo.
Sascha lo prese per il polso e lo attirò a sé.
"Dove pensi di andare senza salutarmi?"
Chiese mettendo le mani sul fianco del castano e stringendolo a sé.
Stefano sorrise e poggiò una mano sulla sua guancia accarezzandola.
"Sarai il miglior ricordo che porto"
Disse e poi lo baciò.
Sentiva un formicolio sulla schiena salirgli fino al collo e il brivido sulla pelle spegnere ogni suo pensiero.
Lì, esattamente come avrebbe voluto fare la foto.
Avvinghiati per un ultima volta in un bacio che trasmetteva tutto quell'amore che volevano negare.
Guardò nuovamente Sascha negli occhi, e il corvino sorrise, facendo spuntare le sue adorabili fossette.
"Ciao"
Il castano si separò pochi secondi dopo e si incamminò verso la macchina con il cuore riscaldato e le labbra ancora gonfie ma niente di quello gli era bastato.
Sascha lo aveva visto salire in macchina e partire tra le strade di Ibiza.
Era rimasto per qualche minuto lì in piedi con le mani in tasca a calciare la sabbia, senza pensieri.
Era ora di tornare a casa.
Stefano aveva fatto in tempo a tornare in Hotel e recuperare le sue cose per precipitarsi in aereoporto e salire sull'aereo ma gli aerei ci mettono sempre tanto a decollare e questo gli dava tempo per pensare.
Odiava quanto pensare a Sascha lo rendesse pateticamente nervoso.
Fino a quando l'aereo non decollò lui non smise di mangiarsi le unghie o picchiettare i piedi per terra.
Era tutto troppo difficile fuori dal loro mondo per fino per provarci.
Avevano paura di sbagliare e per loro la paura non era un limite superabile.
Chi gli garantiva che sarebbe andato tutto bene?
Sascha aveva appena girato le chiavi nella serratura di casa ed era entrato con una busta di alimenti e buttato la chiave da qualche parte sul divano.
Poggiò il sacchetto sopra il tavolo; aveva tempo per decidere cosa cenare.
Torno sul divano per recuperare la chiave e chiudere casa e trovò qualcosa che non doveva essere lì.
Sopra il divano dietro il cuscinetto c'era la fotocamera di Stefano.
L'aveva dimenticata là quando erano andati in casa per far cambiare Sascha e non ci aveva più pensato.
In quel momento Sascha realizzò perché Stefano non avesse usato la macchina fotografica tutto il giorno.
La prese in mano e la accese scorrendo su tutte le foto che il castano aveva fatto.
Fece una risata fermandosi su quelle al ristorante, dove Sascha mangiava la pizza senza un minimo di decenza.
Quelle foto però gli facevano venire un senso di malinconia.
Pensò che almeno anche lui ora, aveva qualcosa per ricordare.
Non avrebbe saputo come ridarla al castano, visto che non si erano scambiati nessun contatto e se lo avesse rivisto in Italia, sicuramente gliel'avrebbe ridata.
Provò ad immaginarsi il loro incontro, in piazza Duomo a Milano magari durante una manifestazione, le loro spalle si scontrano, uno dei 2 si gira per insultare l'altro e poi si riconoscono a vicenda.
Sascha cerca di riprendersi dopo essersi accorto che stava fantasticando e cercò un posto sicuro dove mettere l'oggetto in valigia.
Era l'unica cosa che non avrebbe dovuto perdere.
Stefano non se ne accorse finché non arrivò a casa, carico per editare alcuni video che erano sulla scheda SD di quella macchina fotografica.
Proprio quando aveva aperto lo zaino per mettersi comodo sulla sedia, aveva ricordato cos'era successo e in quei pochi istanti si era insultato da solo almeno un miliardo di volte.
Aveva perso ore e ore di lavoro e non poteva più recuperare quel materiale.
Nel mentre che ci pensava gli venne in mente che la stessa cosa era successa con Sascha.
Sapeva che la cosa non si sarebbe trasformata in una relazione stabile, eppure aveva voluto perdere tutto quelle ore con lui, tutte quelle che aveva a disposizione.
Non aveva neanche salutato Titty e Mike.
Prese la foto che Sascha gli aveva dato poche ore prima e gli mise una cornice per poi appoggiarla sulla scrivania.
Perché la potesse guardare ogni volta che avrebbe ripreso a lavorare.
Perché si ricordasse di quanto fosse stato stupido a rinunciarci per paura degli altri.
Perché come aveva detto a Sascha, lui sarebbe stato il suo miglior ricordo.
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