Living with the memory

Spoiler: ci sono ovunque.

E vero che tutti sappiamo che siamo destinati a morire fin dal primo respiro che emettiamo, ma ciò non significa che ci aspettiamo di chiudere gli occhi e non riaprirli più, così da un giorno all'altro, qualsiasi circostanza sia.

Essere consapevoli del proprio destino è importante, tanto quanto riconoscere l'imprevedibilità di esso.

Nessuno di noi si aspetterebbe di poter cessare di esistere domani, il giorno dopo, oppure l'anno seguente. Eppure potrebbe succedere, e cosa potremmo farci al riguardo? niente.

Ciò che fa veramente male è proprio il cessare di esistere. Il tuo corpo c'è ancora, si è vero, ma tu no, non ci sei più. E nessuno di noi può recuperare quell'anima perduta, per più forza di volontà che ci sia, alla fine rimaniamo impotenti. È questo il vero dolore: Aver amato così tanto e non poterlo fare più, da un momento all'altro, di sorpresa. E purtroppo, questo è abbastanza semplice da assimilare: se la persona non c'è, non c'è e basta. Facile da capire, assimilare, tuttavia inaccettabile.

"Oggi vai dalla mamma papà?" chiese Penny, toccando ripetutamente la spalla del padre. Lui si assicurò di potersi girare verso la sua bambina, controllando prima il traffico. Poi sorrise: "Si tesoro"

"E posso venire con te?" La sua voce era acuta, ma tenera, ridotta in un sussurro con il quale sapeva di poter conquistare il padre.

"No Penny, non oggi." Lui scosse la testa, dispiaciuto, ma sapeva che qualsiasi altra parola che fosse uscita dalla sua bocca, non avrebbe fatto altro che peggiorare lo stato d'animo della bambina.

Lei mise il broncio e diventò triste. Si appoggio alla portiera dell'auto, cosi come faceva quando era intenzionata a dormire. Luke invece non aveva proferito parola: era troppo piccolo per capire, l'unica cosa di cui si rendeva conto era che gli mancava la mamma.

Ted sospirò, dopo aver guardato entrambi, cercando di non farsi vedere.

"Oggi siamo dalla zia, andiamo siate più contenti! C'è Marvin!"

Penny alzò gli occhi al cielo, ma pochi secondi dopo sorrise, accontentando il padre, che gli fece l'occhiolino.

Entrambi scesero dall'auto correndo, e lui li seguì con lo sguardo. La casa di Lily e Marshall non era mai cambiata, e ogni volta che vi era davanti, Ted ricordava quella sera che si erano presentati lì a Long Island di sorpresa.

Ted salutò Marshall con un cenno della mano e gli urlò di salutare anche Lily.

D'improvviso ci fu un tuono e Ted sobbalzo, un poco spaventato. Luke, che lo aveva visto, gli sorrise.

Aveva appena fatto la figura de fifone.

"Fate i bravi, mi raccomando."

Detto ciò entrò in macchina, proprio quando iniziò a piovere.

"Sul serio?!"

Esclamò guardando le gocce schiantarsi contro il parabrezza.

Scosse la testa sconsolato e si decise a fare retromarcia, subito dopo però, il cellulare iniziò a suonare. Ted lo prese e lo portò all'orecchio:"Pronto"

"Lei è il signor Mosby?"

Chiese una signora con voce squillante, quasi allarmata.

"Si, sono io."

"Allora le devo chiedere di raggiungere immediatamente l'ospedale, sua moglie è in condizioni critiche."

La sua voce aveva iniziato a tremare, e questo stava spaventando Ted ancora di più, come se l'ansia non gli facesse già d'accompagnatrice.

Ted chiuse la chiamata e schiacciò sul acceleratore con tutta la forza che aveva in corpo. Non se lo sarebbe mai perdonato se non fosse arrivato in tempo. Le mani tremavano al contatto con il volante, che lui girava di fretta senza alcuna cura. Quasi faceva fatica a vedere la strada, a causa del temporale che stava attaccando senza alcuna pietà New York City.

La tempesta prevista per questo week-end è finalmente arrivata, sembra essere una forte tormenta perciò alcuni cittadini spaventati si sono isolati fuori dalla città: questa è una misura che a noi risulta del tutto estrema, se non ridicola. Insomma, è pioggia.

Ted diede un colpo di rabbia alla radio, e non essendo riuscito nel suo intento, tentò ancora, con ottimi risultati: aveva cominciato a dominare il silenzio.

Almeno finché le ruote della macchina non fecero un rumore stridulo al suo parcheggiare di fretta, non si preoccupò neanche di chiudere l'auto e si catapultò dentro l'ospedale: "Tracy, sto cercando Tracy McConnell"

"Signor Mosby?"

Ted annuì, e capì che la signora davanti a sé era quella con cui aveva parlato al telefono.

Aveva gli occhi nascosti da una traccia di tristezza, da un velo di dolore. Era certo che si fosse affezionato alla paziente, la curava ormai da due anni. E dopo averla vista in quello stato, mentre ancora camminava in modo fiacco, Ted cominciò a sentire le lacrime premere per poter uscire, ma non era ancora arrivato il momento per dichiararsi sconfitti. L'infermiera l'aveva portato con passo svelto alla sua stanza ma quando Ted aveva provato ad aprirla, questa era rimasta chiusa, senza alcuna intenzione di muoversi.

I due si scambiarono degli sguardi e lui deglutì.

"No no no no"

Si mise le mani fra i capelli, tirandoli. Poi motivato da una scossa di rabbia, si catapultò di spalla sulla porta, e non solo una volta.

L'ultima volta, dopo essersi accorto di aver esaurito le forze, si appoggiò di testa sulla porta.

L'infermiera rimase ferma in disparte a guardarlo, ormai spaventata da qualsiasi sua reazione, anche se giustificata.

Appoggiato alla porta, Ted pensò che non ci fosse più niente da fare per poter entrare. Era inutile prendersela con lo staff dell'ospedale, non l'avrebbero fatto entrare comunque. Poi lo sentì, forte e chiaro: "libera!"

Stavano rianimando Tracy. Ted si rialzò. Aveva perso ogni briciolo di lucidità e le lacrime si stavano facendo strada sul suo viso. Le mani gli tremavano, eppure il suo viso era spento, il suo corpo immobile. Il battito del cuore era talmente veloce che pensava gli sarebbe uscito fuori dal petto. Ma il suo respiro era corto, sotto controllo.

I suoi occhi si mossero dal pavimento alla signora in modo lento. Quest'ultima aveva gli occhi lucidi, con la testa rivolta verso di lui.

Poteva vedere nei suoi occhi il dolore annientarlo dentro. Le sue labbra furono sul punto di lasciar scappare qualche parola numerose volte, ma sapeva che qualsiasi cosa avesse detto, sarebbe stata del tutto inutile, perciò si ridusse alla più classica parola, quella che sentiva più vicina: "Mi dispiace"

Fu l'aprirsi improvviso della porta a distrarre i due dal loro gioco di sguardi.

"Lei è il marito?"

Chiese un dottore.

Ted annuì.

Il dottore gli rivolse uno sguardo di compassione. Ted aveva capito. Tuttavia erano comunque necessarie le parole.

"Ci dispiace, non siamo riusciti a salvarla. Sua moglie ha lotatto fino all'ultimo ma..."
Fece un gesto con la mano, ad indicare che il resto lo sapeva.

"No."
Sussurrò Ted, deciso.

"Cosa?"
Chiese il dottore, la voce di Ted era talmente bassa che non aveva sentito.

"No."
Affermò ancora, ad alta voce.

"Non è possibile."
Si rifiutava di accettare la realtà.

"Non le ho detto addio."
La voce era strozzata dal pianto.

Si avvicinò alla porta, e passò accanto al dottore.

La vide distesa sul letto, con gli occhi chiusi.

"Amore mio" le posò una mano sulla guancia e l'accarezzò con dolcezza.
"Devi scusarmi, non sono arrivato in tempo. Io... Non ce l'ho fatta."
Chiuse gli occhi, e mentre le lacrime scendevano copiosamente, lui avvicinò le sue labbra alla fronte della moglie, schiudendole in un tenero bacio.

Come avrebbe fatto ora?

Era completamente consapevole di non poterle più parlare, di non poterla far sorridere più, di non poterla più amare.

La guardava come se si dovesse alzare da un momento all'altro. Pochi minuti dopo realizzò che non sarebbe successo.

"TRACY!"
urlò abbracciando il suo corpo privo di vita.

"TORNA DA ME, TI PREGO."
Urlava stringendola forte mentre tirava su con il naso.

"Torna da me, ti prometto che arriverò in tempo."
Sussurrò, accarezzandole soavemente la guancia. Le mise una ciocca dietro i capelli.

Il dottore entrò a passo felpato nella stanza, e gli posò una mano sulla spalla.
Bastò uno sguardo di Ted perché lui togliesse immediatamente la mano, e lasciasse la stanza.

Poco dopo entrò l'infermiera, chiuse la porta e si sedette accanto a lui.

Ted non si era girato a guardarla, era rimasto abbracciato a Tracy, con gli occhi chiusi. Come se potesse stringerla ancora a sé come faceva quando si addormentava.

L'infermiera non sapeva se fosse il caso di parlare, ma Ted doveva alzarsi e uscire dalla stanza, e tentare non gli costava nulla.

"Sapevamo che sarebbe successo, speravamo solo che sarebbe stato il più tardi possibile. Eravate una bella coppia, una di quelle inimitabili. E penso che sia questo il dolore che stai provando in questo momento: ci abituiamo ad essere amati, e quando non possiamo più ricevere quell'amore, diventiamo vuoti."
Disse guardandolo.

Per chi ancora aspettava l'amore con le braccia aperte, Ted e Tracy erano l'esempio di un amore immortale.

Ci furono minuti e minuti di silenzio, finché Ted non fu in grado di riaprire di nuovo gli occhi, e con quel gesto, di affrontare finalmente il mondo reale: finché aveva gli occhi chiusi, c'erano soltanto lui e Tracy che si conoscevano a mala pena sulla stazione di Farhampton.

"Io l'ho aspettata per così tanto tempo, e se n'è già andata, capisci? È troppo poco tempo."

Ted:
Ok, sto per dire qualcosa ad alta voce che ho
fatto un ottimo lavoro a non dire ad alta voce
ultimamente. Quello che tu e Tony avete, quello che
per un secondo ho pensato che io e te avessimo, quello che so che
Marshall e Lily hanno ... Lo voglio. Lo voglio.
Continuo ad aspettare che accada, e ad aspettare che accada,
e ... credo di essere solo stanco di aspettare. E
questo è tutto ciò che ho intenzione di dire su questo
argomento.
Stella:
Sai come ho fatto a non prendere una multa?

Ted:
Davvero?

Stella:
Stavo andando a nord con i miei genitori, ne facevo 90
sulle strade di campagna e mi sono fermata. Quindi un
agente di polizia si avvicinò e disse: "Signora, ti stavo
aspettando da un giorno". E ho detto: "Mi dispiace,
agente, sono arrivato qui il più velocemente possibile!"

Stella:
No, è solo uno scherzo. [pausa] So che sei stanco di
aspettare. E potresti dover aspettare ancora un po 'ma,
sta arrivando, Ted. E sta arrivando il più velocemente
possibile.

La scena era in inglese, e ovviamente aveva molto più senso, ma anche così va bene. Non smetterò mai di ringraziare questa serie per esistere.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top