Capitolo 2
Il suono di un corno da caccia interruppe i pensieri di Nico: era ora di tornare dal generale.
Tutti i neo-cittadini si avviarono in direzione del corno, chi era seduto si alzava, chi lucidava armi e armature lasciava tutto ciò che aveva usato e si incamminava.
Nico, in ultima fila, si distanziò leggermente dagli altri, camminando con lo sguardo fisso a terra.
Non si accorse che quasi tutti si erano fermati, quindi lui continuò a camminare, finendo con lo sbattere contro la schiena di qualcuno.
«Ehi, attento!» si sentì dire, ma non prestò ascolto: era impegnato ad osservare il generale, ai cui fianchi c'erano due grossi opliti.
Dietro di loro ce ne erano altri due, che tenevano stretto qualcuno per le braccia. Lo sguardo di Nico si fermò su quel qualcuno, che aveva il viso e le spalle coperte da una specie di sacco, impedendogli di vedere ciò che stava succedendo.
Da quello che aveva potuto osservare, Nico era rimasto affascinato: il corpo magro, scattante e muscoloso sotto il chitone bianco, mentre un ciuffetto di capelli biondo oro era sfuggito dal sacco, e ora brillava al sole.
Nico scosse la testa, borbottando tra sé e sé, il viso rosso.
«Idiota, ma che vai a pensare?»
Il generale alzò una mano, e i giovani lo guardarono, le bocche sigillate e gli occhi puntati in quelli azzurro ghiaccio di Jason.
«Spartiati!» esordì «domani mattina sarete presentati al popolo come nuovi cittadini»
Un coro di esultanza si levò tra i presenti, ma il generale placò le voci con un gesto della mano.
«Ma abbiamo un problema: uno degli iloti che dovevano essere uccisi è sopravvissuto!» -fece un gesto con la mano in direzione del ragazzo trattenuto dagli opliti- «Ciò vuol dire che gli dèi sono con lui. Sarà parte integrante del vostro schieramento, sempre in funzione di schiavo. Vi sarà vietato di offenderlo fisicamente e verbalmente. Se gli dèi sono davvero con lui, bisogna fare attenzione a ciò che si dice e si fa con lui nei paraggi»
Detto ciò, Jason girò i tacchi e se ne andò.
Presto anche tutti gli altri lo seguirono, e gli opliti, insieme al biondo, si posizionarono in ultima fila, poco distanti da Nico, che era di nuovo ultimo.
Non appena tutti gli spartiati entrarono nell'accampamento, i due opliti mollarono il poveretto a terra e se ne andarono.
Nico si avvicinò cautamente, si accucciò vicino a lui.
«Ehm, tutto bene? Ti sei fatto male?»
La voce dell'altro, attutita dal sacco, gli rispose con voce dolce.
«Uh... no, sto bene. Grazie per avermi parlato, e ti sorriderei per il gesto carino, anche se non riuscirai a vedermi»
Le mani del ragazzo si mossero e iniziarono a sfregare tra loro la ruvida corda con cui era legato, ottenendo solo il risultato di ferirsi i polsi.
Nico gli prese le mani fra le sue, arrossendo, e iniziò a slegare il nodo, sussurrandogli
«Non muoverti. Rischi di tagliarti via una mano.»
Il biondino si immobilizzò all'istante, ricambiando leggermente la stretta del moro.
Nico arrossì ancora di più, e contemporaneamente la corda che serrava i polsi dello schiavo cadde a terra, liberandolo.
«Ahh, finalmente» un sospiro soddisfatto uscì dalla sua bocca, e si sfregò il polso destro con l'altra mano, tentando di diminuire il dolore.
Nico si arrischiò a prendergli le mani, fermandolo, e iniziando a slacciare anche il cordoncino del sacco: dopo meno di un minuto, il biondo era libero. Cercò a tentoni il bordo della stoffa grezza e la tirò via, abbassando il capo e rialzandolo di colpo.
Quando Nico vide il suo viso, temette che il suo cuore cessasse di battere: il ragazzo che aveva davanti aveva all'incirca 18 anni, ed era la degna personificazione di Apollo: aveva un paio di splendidi occhi azzurri, dello stesso colore del cielo d'estate e i capelli erano abbastanza lunghi, di uno stupendo color oro, che brillavano alla luce fievole che filtrava all'entrata dell'accampamento. Aveva la pelle abbronzata e un sacco di lentiggini sulle guance e sulla fronte, che arrivavano perfino alle braccia seminude, in contrasto col chitone bianchissimo.
Anche l'altro si era imbambolato a guardarlo. Vide i suoi occhi correre per tutto il suo corpo, e il suo viso lentigginoso tingersi di un lieve rosso, che lo rendeva ancora più adorabile.
Nico fu il primo a riprendersi e, alzatosi da terra, porse una mano all'altro, che la afferrò e si tirò su.
«Comunque, io sono Nico»
«Piacere di conoscerti Nico, io sono Will»
ANGOLINO PAZZO:
*schiva mobili, padelle e oggetti vari*
Si, lo so che sono in tremendo ritardo, ma ho avuto il blocco dello scrittore, e non avevo ispirazione :'(
Scusatemi tanto🖤
~mad skull
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