ἐπιστολή
epistolè: lettera.
Il messaggero Fideo giunse alla villa di primo mattino, ancora prima che la colazione fosse pronta.
Mi fiondai da lui, speranzoso, insieme a un altro gruppetto di persone che, come me, attendevano una lettera.
Aspettai poco paziente che il messaggero consegnasse tutte le lettere e alla fine, ormai con le speranze ridotte a una briciola, convinto che non ci fosse niente per me, Fideo mi porse una lettera.
Il timbro su di essa mi fu così riconoscibile che fui tentato di saltellare per la gioia: era quello di Alicarnasso.
Xanthos era tornato in patria da ormai diversi giorni e la sua mancanza si era fatta strada a calci e pugni in me, colpendo ogni qualsivoglia parte della mia psiche.
Vederlo preparare i bagagli mi aveva provocato un dolore impossibile da descrivere a parole, la mia mente non faceva che pensare alla distanza che non ci avrebbe permesso di parlare tutti i giorni e le notti che avrei passato da solo, in un letto freddo, senza che lui mi stringesse fra le sue braccia e senza il suo profumo a riempire le mie narici.
Sgattaiolai nuovamente al piano superiore e sparii nella mia stanza.
Avrei fatto tardi a colazione, ma poco mi importava: vi erano cose molto più importanti di un semplice pasto.
Seduto a gambe incrociate sul mio giaciglio, dunque, aprii quel foglio impregnato del sue essere e lo lessi lentamente per non perdermi nemmeno una delle sue belle parole.
Lettera Uno
θυμέ, tumè, cuore mio,
questa è la prima lettera che ti scrivo dalla mia vecchia stanza affacciata sul mare.
Qualsiasi cosa io guardi fa crescere in me la nostalgia più profonda. Che sia la lira che abbiamo suonato insieme o un pezzo di pane che spesso mangiavamo durante i pasti.
Mi duole guardare il mare che ci divide, lo stesso mare che ascoltavamo alla sera tra le nostri canzoni d'amore.
Mi manchi e con te mi manca Chio e quel tuo bel sorriso.
Non so ancora niente della guerra, mi è stato riferito poco da mia madre e da mio fratello Sirno. È ritornato in patria ferito quasi a morte, è stato un miracolo che si sia salvato.
Non ho ancora avuto modo di parlare con il mio patrigno né tantomeno con il Tiranno, mio zio. Qui ad Alicarnasso chi governa è sommerso di impegni, anche se riesce sempre a ricavarsi il tempo per banchettare.
E' strano da dire, ma qui non mi sento affatto a casa, la mia mente non riesce a riconoscere i posti in cui sono cresciuto e, anzi, collega qualsiasi cosa a te e alla tua bellezza.
Kleos, amore mio, non sai quanto sia difficile stare senza di te, mi manca svegliarmi al mattino e fra le prime luci vedere il tuo viso addormentato.
Qui è tutto freddo e spento, come se la nostalgia mi abbia levato la capacità di vedere i colori.
Non vedo l'ora di poter ricevere una tua lettera e poter ritornare da te.
Ti terrò aggiornato sui nuovi avvertimenti.
Alla prossima lettera, mio raggio di sole.
Xanthos
Sorrisi, fu un sorriso a metà tra l'amaro e il dolce.
La sua mancanza aumentò ancora di più e per cercare di farla passare dovetti rileggere la lettera altre quattro volte.
Strinsi la collana col ciondolo a sole e la baciai, contemplandola poi per diversi istanti.
Ogni tanto lo facevo immaginandomi che fosse lui, ma il metallo non aveva il suo stesso sapore e questo mi feriva come una freccia, la stessa freccia che Eros mi aveva scagliato e che ora stava perforando sempre di più la mia carne.
L'amore è così: bellissimo, ma anche tremendo. Bisogna solo sperare che quel dio alato furfante non scelga una freccia troppo appuntita.
Più la freccia è appuntita e più andrà in profondità, farà male e sarà più difficile, se non impossibile, cercare di levarsela senza schizzare sangue.
Sospirai e lasciai andare il ciondolo, oscillò una volta nel vuoto prima di adagiarsi di nuovo sul mio petto.
Ero tentato di scrivergli subito, di sedermi allo scrittoio e buttare giù su carta tutto ciò che avevo in testa. Sentivo l'irrefrenabile bisogno di sfogarmi, era da tanto che non parlavo con qualcuno.
Con Omero si discuteva soltanto di scadenze e commissioni e mai di sentimenti, o meglio, con lui non prendevo quasi mai la parola.
Lui era il protagonista principale dell'opera teatrale, aveva mille discorsi nella sua bocca, io invece ero lo spettatore che scriveva la sua vita, ma rimaneva sugli spalti a osservare.
Mi alzai, mi sedetti allo scrittoio e preparai un nuovo foglio, pronto ad accogliere tutti i miei pensieri e tutto il mio amore, ma non feci nemmeno in tempo ad abbozzare il nome di Xanthos, che la porta si spalancò e vi entrò Omero.
Mi colse alla sprovvista, con uno scatto nascosi con finta innocenza la lettera sotto la tunica. Da quando aveva perso la briga di bussare?
«Cosa fai? Ha idea di essere in ritardo?» scandì a denti stretti, il suo occhio pareva essere infuocato.
«Io...»
«Sempre a giustificarti con "io"! Apprezzo che tu stia scrivendo, ma non puoi essere in ritardo! Non proprio oggi!».
Ero confuso. Perché tutta questa improvvisa rabbia? Perché prendersela per un semplice ritardo quando era già accaduto e non aveva mai fiatato?
Sospirai, girai la pergamena per nascondere il nome di Xanthos abbozzato con una lieve traccia nera e nascosi sotto di essa la lettera, poi seguii Omero fuori e giù nel salone.
Mentre prendevo posto accanto agli altri ragazzi, rimasi stupito dal vedere che il mio vecchio posto, questa volta, non era vuoto.
Un uomo dalla pelle un poco scura e dai capelli castani vi sedeva. Aveva un lieve accenno di barba e un naso appuntito. Ma ciò che più mi colpii furono gli occhi: così scuri da non avere quasi anima e così orgogliosi da poter facilmente pensare che quell'uomo non avesse mai conosciuto la vergogna.
Rimasi a fissarlo, in maniera poco educata e quasi ignorai la razione di cibo fumante e dal dolce odore che rapiva la mia fame.
Omero gli parlava con un largo sorriso e le persone accanto a lui annuivano altrettanto raggianti.
Un modo di fare così falso mi accapponò la pelle. Iniziai a provare pena per quell'uomo: costretto ad ascoltare le sciocchezze di quelli stolti e a esserne sommerso fin sopra il collo.
Una volta ero io quello sommerso dalle bugie, seduto a quel posto e continuamente riempito di pacche sulle spalle.
Finalmente sapevo cosa Xanthos si era ritrovato a guardare da quella stessa angolazione: il triste scenario di un povero agnello circondato da lupi.
Alcuni mormorii mi riportarono alla realtà. I ragazzi stavano ridendo fra di loro, gli occhi erano rivolti verso quell'uomo misterioso e le bocche non smettevano di bisbigliare frasi su di lui.
Cercai di afferrare alcune delle loro parole, ma non riuscii a capire niente. Alla fine mi arresi e per quanto emarginato cercai di inserirmi nel discorso.
Scossi un poco il braccio di Filottete, un ragazzo presuntuoso e arrogante che detestavo con tutto il mio cuore, figlio di un aeda arrogante tanto quanto lui.
La poca simpatia, insomma, era un difetto di famiglia.
Il ragazzo spostò lo sguardo su di me, mi guardava così come un arciere guardava una spada.
Provai l'intenso impulso di spaccargli la brocca di terracotta in testa, ma contenni le mie pazze idee e le reclusi nella parte più oscura della mia mente.
«Cosa vuoi?» chiese svogliato
«Sai chi è quell'uomo?»
«Chi? Quello lá?» lo indicò con un cenno della testa.
Annuii.
Rispose un altro ragazzo, non ricordo il suo nome, ma non credo sia essenziale saperlo.
«Si chiama Esiodo» disse sporgendosi un poco verso di me «si dice venga da Cuma Eolica, in Asia minore»
«È vicina ad Alicarnasso?» fu una domanda istintiva, ormai la mia mente pensava solo a Xanthos
«No, in realtà è più vicina a noi che ad Alicarnasso. Ma insomma, vuoi sapere o no chi sia quel tipo?» il ragazzo si scocció e io dovetti tacere. «Pare sia un poeta molto rinomato. Sta emergendo lentamente e la sua bravura è così sublime che c'è chi osa a paragonarlo allo stesso Omero».
Ero sbalordito: come poteva quell'uomo, dall'apparenza sempliciotta, arrivare al livello di Omero, o forse sarebbe meglio dire al mio livello.
Presi a scrutarlo nuovamente, questa volta con più sospetto.
«È giunto stamattina presto con un nave carica di doni, pare sia molto ricco... ma sono ben pochi coloro che lo hanno visto arrivare con tutti quei doni» mentre il ragazzo parlava, non riuscivo a scostare lo sguardo da quell'uomo particolare.
«Chi lo ha invitato qui?» tornai a concentrarmi per un istante sul ragazzo
«Omero stesso. Si dice gli abbia scritto diverse lettere per poi invitarlo qui a soggiornare per un po'. Chissá, forse vuole farlo diventare uno di noi».
Filottete si mise a ridere:
«Che idiozie vai a dire! E' ovvio che Omero non lo voglia fra noi, ha fatto venire qui quel presuntuoso solo per lisciargli le penne e fargli capire chi realmente comanda. Nessuno è meglio di noi»
«Sarà» feci spallucce.
Non mi importava più tanto di quell'uomo, poteva fare quel che voleva, non mi sarebbe riguardato. Nella mia testa era tornato a farsi largo il desiderio di rispondere a Xanthos.
Tornato in stanza fu la prima cosa che feci.
Prima di chiudere la porta controllai che nel corridoio non ci fosse nessuno. Omero non c'era, probabilmente era insieme a Esiodo, o come si chiamava, a mostrargli la casa.
Poco mi importava di quello che stavano facendo, mi importava avere un momento tranquillo per me.
Chiusi la porta e mi sedetti allo scrittoio con la pergamena sotto il naso.
Strinsi lo stilo, iniziai.
Xanthos,
non passa giorno senza che io guardi la voragine vuota accanto al mio letto, cercando di immaginarmi il tuo corpo riempirlo con le tue curve perfette.
Mi sento tanto solo, sarò sincero, ma ti prego di non disperarti per questo, non c'è l'ho con te, c'è l'ho con me stesso: ho avuto modo di valutare quanto Omero mi abbia staccato dalla vita quotidiana di questa casa e ora gli altri ragazzi mi scrutano dall'alto al basso come se non fossi nessuno.
A cena guardo gli altri esibirsi senza realmente guardarli, le loro note giungono alle mie orecchie ma non smuovono mai il mio animo.
Mi manca poter cantare insieme quelle note che non solo smuovevano il mio animo, ma anche il mio cuore.
Sono stanco, Xanthos, ultimamente mi sento mogio e non ho molta voglia di uscire dalla mia stanza, l'unico posto dove mi reco è la spiaggia, mi aiuta a liberare i pensieri.
Lì i ricordi si fanno più vivi, sai?
La mia mente riesce a immaginare meglio le nostre figure ballare sulla sabbia.
Se solo fossi qui con me, amore, non avrei bisogno di ricorrere all'intelletto per creare la tua materia.
Ma ora basta parlare di certi argomenti e parliamo d'altro.
Stamani è giunto qui un nuovo poeta. Si vocifera sia così bravo da poter superare "Omero".
Senz'altro saprai quanto io detesti essere considerato inferiore a qualcuno, e questa diceria proprio non riesce ad andarmi giù.
Mi impegnerò al massimo per rendere ciò che scrivo ancora più bello di prima.
Non ho idea del perché Omero lo abbia invitato qui, c'è chi dice che voglia sfidarlo e chi invece che voglia farlo diventare un omeride.
Insomma, nulla è certo a parte il suo nome e le sue origini: si chiama Esiodo e viene da Cuma.
Non ho idea di dove sia, dicono si trovi in Asia Minore, ma rimane lontana da dove sei tu.
Devi vederlo, Xanthos! I suoi occhi non mi piacciono per niente, sembra orgoglioso quasi tanto quanto Omero!
Probabilmente sono solo mie sciocche paranoie... Sai quanto lui mi abbia influenzato nel corso del tempo.
La mia lettera finisce qui. Tienimi aggiornato su tutto quello che succede, voglio vedere tramite le tue parole ciò che vedono i tuoi occhi.
Abbi cura di te.
Kleos
Sigillai la lettera e la portai quello stesso pomeriggio al porto dai messaggeri.
Consegnandola mi parve quasi di consegnare anche un pezzo del mio cuore, uno di quelli più profondi.
La guardai scomparire nelle sacche dei messaggeri con tutte le altre lettere.
Chissà cosa dicevano quelle lettere... Magari parlavano di amori come il nostro, anche se non sarebbero mai stati come il nostro.
Gli amori iniziano e finiscono, si prendono e si perdono. Il nostro era una cosa diversa, un'essenza diversa. Le sue fondamenta erano fatte di ciò che gli altri amori difficilmente avevano: la paura in comune di non essere mai abbastanza, ma allo stesso tempo sentire di essere abbastanza per l'altro.
Insomma, è difficile da spiegare a parole, ci vorrebbero i fatti, per questo gli altri amori ora formano libri spessi, a noi bastava anche solo uno sguardo.
Dopo una decina di giorni, ritrovai nuovamente una lettera per me. Chiuso nella mia stanza e con il cuore che sfarfallava la aprii.
Come lessi le prima riga sentii le viscere arrovellarsi in me
Lettera Due.
Kleos ti prego stai attento.
Non voglio spaventarti e so che queste parole improvvise potrebbero farlo, ma ci tengo davvero a dirtelo perché è estremamente importante.
Conosco Esiodo ed è vero quanto si dice su di lui.
Ha viaggiato per tutta l'Asia Minore portando con sé la sua poesia e ha affascinato mille e mila persone con il suo canto.
Non l'ho mai conosciuto di persona, quando è giunto qui ero già a Chio da tempo, ma la mia famiglia ha avuto modo di averci a che fare più volte. Lo hanno invitato spesso a suonare per loro.
Ad Alicarnasso e in tante altre città è noto a molti e tanti sperano di poterlo incontrare e stringergli la mano.
È abbastanza giovane, ha circa trent'anni e si dice abbia incontrato le Muse proprio sull'Elicona, da lì è diventato poeta e ha iniziato a viaggiare per tutta la Grecia e le per le sue colonie.
Forse tua madre potrebbe sapere qualcosa in più sul suo conto, prova a chiederglielo, stando alle dicerie la sua investitura poetica è stata voluta anche da lei.
Tuttavia, Kleos, per quanto uomo ammirato devi sapere che è un maledetto bugiardo.
Mio fratello Sirno ha avuto modo di provarlo. Me l'ha raccontato lui stesso, ieri sera, dopo avergli chiesto se fosse riuscito a conoscerlo in mia assenza.
Kleos, mi ha raccontato cose terribili su di lui, e fidati: non era sotto effetto di erbe medicinali per le ferite della guerra, era lucido, più lucido di quanto fosse mai stato.
Mi ha raccontato dei discorsi intrapresi e di tutte le fesserie che gli ha raccontato in questi.
Esiodo gli ha detto di essere rimasto senza soldi dopo la morte di suo padre, perché suo fratello, Perse, dopo aver sperperato tutto il denaro ottenuto in eredità, aveva corrotto dei giudici per accaparrarsi la parte di Esiodo.
Sirno non si è mai bevuto questo suo racconto, gli era sembrato impossibile che uno rimasto privo d'ogni ricchezza avesse potuto viaggiare così tanto, e i suoi dubbi furono confermati dopo attente indagini: in realtà è stato Esiodo a rubare i soldi di suo fratello.
Capisci cosa voglio dire, Kleos? Esiodo non è solo un bugiardo, ma un bugiardo le cui bugie vengono credute!
Nelle sue opere sono tante le informazioni false che lui fornisce. Ha scritto di non aver mai viaggiato quando ha compiuto più viaggi di un mercenario e che detesta le navi quando ci ha passato metà della sua vita sopra.
Insomma, Kleos, se dovessi mai parlarci con lui, ti prego, non cadere nella sua trappola.
Persone così false ci mettono un istante a sorriderti davanti e colpirti dietro.
Tienimi aggiornato sui suoi movimenti, mi raccomando, non voglio che ti faccia del male.
Per quanto riguarda la guerra non ho novità da darti, mio zio è mio padre stanno ancora discutendo di schieramenti e alleanze...
Per ora le mie giornate continuano a essere monotone e tutte uguali. La mattina canto i tuoi insegnamenti e al tramonto mi metto a correre sulla spiaggia.
Mi sento tanto solo, mi manchi.
Xanthos
Alzai lo sguardo dalla lettera e un brivido mi percorse la schiena. Mentre leggevo quelle parole riuscivo ad immaginarmi il tono preoccupato di Xanthos e la sua volontà di abbandonare tutto e tornare lì, a Chio, per proteggermi.
Possibile che quell'uomo fosse così pericoloso? Forse anche Omero aveva ceduto alle sue bugie e ora lo stava scortando per tutta la casa con l'idea di farlo diventare uno di noi.
Un omeride bugiardo e meschino... Andava oltre al terribile.
Anche se... Anche se tutti gli omeridi, in fondo, erano dei bugiardi.
Omero era un bugiardo.
Chi aveva assistito al mio oracolo e non aveva detto nulla era un bugiardo.
Pirro era un bugiardo.
Mi alzai dal giaciglio, presi pergamena e stilo per rispondere Xanthos.
Esiodo era giunto nel suo regno.
Sarebbe stata un'altra goccia in un mare di frottole.
🌸Angolino della scrittrice iperattiva e con la bava alla bocca🌸
E se prima erano in tre più un vecchio a ballare l'hully gully adesso sono in tre più un vecchio e un bugiardone a ballare l'hully gully.
Che bello, finalmente siamo arrivati alla parte in cui anche lo splendido Esiodo ha fatto ingresso in questa storia mooolto allegra.
*balletto carino*
Domanda per tutti voi: Esiodo é davvero un bugiardo di prima categoria oppure é solo un modo di Xanthos per tenere Kleos alla larga da lui mentre il suo boyfriend é lontano?
Magari la gelosia... Sapete...
Vi lascio con due bei meme.
Ciauz💕
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