𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎
9 anni prima
Contea di Yangyang
La finestra della camera era stranamente aperta e le leggere tende azzurrine svolazzavano da una parte all'altra quasi come se volessero fuggire dalla confusione presente all'esterno. Era notte fonda e la stanza si trovava immersa nell'oscurità, un bambino riposava su un letto ad una piazza e mezza nel centro di essa, le copertine tirate sù fino al nasino con solo gli occhietti chiusi rimasti scoperti. Purtroppo il suo sonno venne disturbato dal grande frastuono presente fuori la sua casetta, si svegliò di soprassalto senza riuscire a vedere nulla, il venticello notturno di settembre lo fece rabbrividire appena le coperte gli scivolarono sulle gambe lasciandolo in balia di qualunque cosa ci fosse fuori da esse. Lentamente allungò una mano verso il comodino tastando e tastando fino a trovare ciò che stava cercando, si mise i suoi piccoli occhiali e finalmente riuscì a mettere a fuoco ogni cosa.
Si mise a sedere sul bordo del letto prima di scendere e dirigersi verso la piccola finestra aperta, eppure era convinto che fosse chiusa quando era andato a dormire dopo aver guardato per l'ennesima volta Leafie. Fece per abbassarla e tornare a dormire, ma nell'esatto momento in cui si affacciò all'esterno vide qualcosa che lo fece spaventare talmente tanto da farlo cadere all'indietro e battere il sedere sul pavimento freddo. In lontananza, un'esplosione precedette le fiamme che si innalzarono voraci dalla fattoria dei signori Lee, il cuore gli saltò in gola per un secondo prima che velocemente si rialzasse e chiudesse una volta per tutte la finestra. Si girò guardandosi attorno ancora insonnolito e istintivamente sentì il bisogno di avere qualcuno accanto a sé, quelli che adesso gli percorsero il corpo non erano più brividi di freddo, ma bensì di paura.
Con il pigiamino forse anche troppo lungo per lui e le pantofole che gli scaldavano le dita ghiacce dei piedi, si diresse verso la porta accostata della camera, la aprì facendo molto attenzione e procedette guardandosi attorno. Deglutì iniziando a camminare per il corridoio di quella piccola casetta ad un solo piano della periferia, era completamente buio e non si preoccupò di accendere la luce, i suoi occhi ormai abituati all'oscurità gli permettevano di vedere dove stava andando più o meno bene. Andò nella camera dei genitori per svegliarli e trovare un posto sicuro in cui stare, ma quando varcò la soglia rimase sorpreso e preoccupato allo stesso tempo nel vedere che fosse vuota. Iniziò ad agitarsi non capendo cosa stesse succedendo, non era normale che la casa fosse così silenziosa e che i suoi genitori non fossero a letto nel bel mezzo della notte, vide la sveglia sul comodino della madre, le 01.47 segnava.
Uscì dalla stanza con un groppo in gola e deciso ad andare nella camera del fratello, la porta accostata gli fece sperare che il ragazzo fosse lì dentro a dormire o a fare qualsiasi altra cosa, dato che spesso si intratteneva fino a tardi a giocare ai videogiochi con gli amici.
Rimase però deluso appena spalancò la porta e non vide altro che un letto disfatto e una grande quantità di vestiti lanciati a destra e sinistra, tipico di suo fratello. Poté vedere meglio che nel resto della casa, la luce dello schermo del computer acceso sulla scrivania illuminava tutta la stanza di una tonalità decisamente fredda, ciò che lo schermo mostrava catturò l'attenzione del piccolo che, sempre molto lentamente, si avvicinò al laptop per vedere che cosa vi fosse scritto. I suoi occhietti si socchiusero in una linea sottile per riuscire a leggere le scritte, la grande luminosità dello schermo bianco non aiutava affatto essendo abituato al completo buio.
Ci mise un po' per riuscire a leggere e si arrese dopo circa le prime cinque righe, i suoi dieci anni di età non gli permettevano di farlo velocemente e i problemi alla vista rendevano la cosa ancora più difficile. Lasciò il dispositivo lì acceso e tornò indietro sempre più spaventato, era solo, completamente solo in una casa buia e apparentemente vuota, il silenzio dell'abitazione che fungeva da parete tra lui e gli schiamazzi provenienti dalle strade vicine stava diventando fin troppo inquietante. Andò nel salotto che era collegato alla cucina da un arco senza porta, c'erano un sacco di carte sparse sul pavimento, il telefono di sua madre con lo schermo rotto in terra, ma che ancora acceso mostrava le ultime notifiche, 7 chiamate perse da Lee Chuho, il bambino si chiese se fosse ancora vivo dopo ciò che aveva visto nella sua fattoria.
Procedette notando il porta coltelli in cucina rovesciato sul mobile e tutte le lame affilate adesso non più nascoste, ne mancava una all'appello tra l'altro. Infine i suoi occhi catturarono l'ultimo particolare in quella terribile notte d'autunno, la porta di casa era spalancata e fuori da essa, al di là della siepe che divideva l'abitazione dalla strada, si poteva intravedere la grande massa di persone che correva in un'unica direzione.
Mise piede fuori dalla casa, aveva paura, una paura matta, non aveva idea di dove fosse la sua famiglia e tutte le persone che conosceva non erano lì e non sapeva se lo sarebbero mai più state. Camminò sull'erba umidiccia che gli solleticava le caviglie e dopo aver svoltato un angolo finalmente lo trovò. Rimase senza fiato per quella scena e paralizzato in quell'esatto punto, suo fratello era lì davanti a lui, con il coltello in mano e gli occhi puntati sull'angolo opposto del cortile, fu allora che li vide, i corpi dei suoi genitori a terra in una pozza di sangue che gli aveva impregnato tutti i vestiti e sopra di loro una creatura che sembrava uscita dal set di Io sono leggenda. L'altro si girò verso di lui con uno sguardo se possibile più terrorizzato del suo «Che ci fai qui!?» gli chiese urlando per farsi sentire nonostante la grande confusione, fece dei piccoli passi indietro tornando con lo sguardo sopra la creatura che fortunatamente sembrò non curarsene, troppo intenta a fare a brandelli i corpi dei due coniugi.
«Hyung che succede?» chiese il piccolo, ma si sentì afferrare la mano e poi di nuovo il fratello parlare «Dobbiamo scappare» disse il più grande ignorando la sua domanda e capendo di non poter affrontare quell'essere da solo, buttò il coltello a terra e iniziò a correre trascinandosi dietro il fratellino. Le persone non si fermavano neanche un istante mentre come se fosse una questione di vita o di morte si spostavano in massa verso la strada che portava fuori dalla città, ed in effetti era proprio così. Tutti dovettero lasciare ogni cosa, la propria casa, i propri averi, i corpi dei propri cari che non ce l'avevano fatta e l'unica cosa che si poteva portare dietro erano armi, o qualsiasi oggetto che potesse essere usato come tale. Avere un'auto era al quanto inutile dal momento che le strade erano colme di persone e passare con un mezzo sarebbe stato impossibile. Si poteva definire apocalisse? Il ragazzo non lo sapeva, ma qualunque cosa fosse sembrava avvicinarvisi veramente molto.
Corsero per diversi metri, seguendo la massa e non sapendo dove altro andare, nessuno dei due era abbastanza grande da poter prendere delle decisioni riguardo cosa fare in un momento come quello, ma dovettero agire in qualche modo altrimenti sarebbero rimasti anche loro vittima di quella tragedia.
Purtroppo, però, nel mentre che correvano il più piccolo stava iniziando a stancarsi e stava diventando sempre più pesante anche da trascinarsi dietro, questo finché il maggiore non sentì le fini dita del fratellino scivolargli dalle mani e dovette girarsi per controllare dove fosse, peccato che non c'era tempo. Fu costretto a continuare a correre senza potersi fermare, se l'avesse fatto sarebbe rimasto investito da tutta quella folla di persone, come molto probabilmente era appena accaduto all'altro. Ma lui non poteva perdere anche lui, l'ultima persona che gli rimaneva, non poteva accadere e doveva trovare il modo di ritrovarlo. Correndo si spostò sempre più sulla destra fino ad arrivare all'entrata di un locale, sgattaiolò dentro la porta trovandosi in un posto buio e totalmente sottosopra, i tavolini che di giorno ospitavano le persone erano stati capovolti e altri erano caduti, c'erano vetri sparsi da tutte le parti probabilmente provenienti dalle bottiglie di alcolici che il locale serviva. Si intrufolò nel retro, ormai vuoto poiché tutti erano usciti per scappare, non sapeva cosa altro fare, non aveva un posto in cui andare e soprattutto non voleva andarsene senza suo fratello, aveva già visto morire i suoi genitori per mano di quei mostri e non poteva accettare di perdere anche lui.
Attese nascosto in un angolo che la folla passasse, le persone erano talmente tante da sembrare infinite e, sebbene si trovasse in un luogo chiuso, riusciva a sentire perfettamente tutte le urla e la confusione che la grande massa causava. Sentì perfino delle persone entrare nel suo stesso locale, si strinse le ginocchia al petto seduto in un angolo con la speranza che non si avvicinassero a dove si trovava lui, era grande ma aveva comunque una gran paura di ciò che sarebbe accaduto. Il cuore andava al doppio della velocità sia per il terrore che per la corsa appena fatta, non riusciva a ragionare lucidamente neanche sforzandosi, troppo preso dal solo pensiero di aver perso tutte le persone piu care che avesse. Passarono delle ore, quasi si stava per addormentare seduto su quelle piastrelle sporche e fredde del pavimento, non sapeva con precisione quanto tempo fosse passato, ma era più che sicuro che ormai fosse già mattina. Il silenzio aveva di nuovo invaso quella cittadina e non sapeva se fossero rimaste persone vive oltre a lui. Lentamente si alzò facendo molta attenzione a non fare rumore, nonostante avesse letto che quegli esseri nauseabondi non potessero sentire, aveva comunque paura di trovarsene uno davanti appena voltato l'angolo. Uscì dal locale prendendo in mano un bastone di legno trovato in terra, lo impugnò stretto anche per scaricare la tensione che aveva in corpo.
Fuori il cielo era ormai azzurro mentre il sole stava tornando a regnare sulla terra, era l'alba di un nuovo giorno che non trovò altro che distruzione e desolazione. La strada era cosparsa di corpi, vestiti e oggetti vari; sembrava non esserci anima viva in quel luogo e non aveva idea di cosa fare. La prima cosa a cui pensò fu ritrovare suo fratello, era l'unico pensiero che aveva in testa in quel momento, si guardò attorno ispezionando ogni angolo mentre camminava, e poi lo vide.
Nel centro della strada il corpicino livido del bambino di dieci anni, buttò il bastone a terra e gli corse in contro mentre gli occhi gli si riempirono di lacrime. Non anche lui, non poteva perdere anche lui, aveva visto i suoi genitori venire letteralmente sbranati da uno di quei mostri ed aveva dovuto tenere duro, non aveva avuto neanche il tempo di rendersi conto di ciò che era successo, ma adesso che era solo con il fratellino morto tra le braccia si ritrovava a versare lacrime per tutti i membri della sua famiglia ormai distrutta. E se per i genitori la colpa era solo dei mostri, per il piccolo no, lui era stato ucciso dalle persone, rimasto vittima del panico creatosi. E ciò voleva dire che da quel giorno lui avrebbe odiato le persone perché gli avevano portato via l'unico ancora rimastogli.
D'improvviso sentì dei rumori alla sua sinistra e si voltò con le lacrime agli occhi per vedere cosa fosse. I suoi occhi sgranarono appena vide uno di quegli esseri poco più distante da lui sulla strada, gli stava venendo in contro in modo al quanto inquietante, ma lui non voleva lasciare il fratello in pasto a quell'essere. Pensò che forse non avrebbe avuto senso lottare, tanto ormai non aveva più nessuno, tanto valeva arrendersi e lasciare che il destino sopraggiungesse. Ma non fece in tempo neanche a pensare ciò che il rumore di un proiettile che tagliava l'aria si poté udire alle sue spalle. Vide l'infetto venire colpito sulla fronte e cadere a terra a peso morto, istintivamente si voltò nella direzione opposta e tutto ciò che vide fu un furgone militare con un uomo sopra ad esso. Non seppe cosa dire, stava avvenendo tutto così in fretta e non sapeva cosa avrebbe dovuto fare, il respiro gli si mozzò in gola appena l'uomo con la divisa verde e un caschetto sulla testa gli puntò contro la stessa arma che aveva usato per uccidere l'infetto.
«Mani in alto e non ti muovere»
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-Ecco il prologo e non lo so, sono super in hype per questa storia ??? Tra l'altro ho impiegato più tempo a creare la foto delle notizie che a scrivere tutto il capitolo, boh apprezzate.
Comunque so che è molto triste, ma non lo saranno tanti altri capitoli, almeno penso. Vabbè anyways chi pensate che sia il ragazzo di questo capitolo?-
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