𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐭𝐫𝐞𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨

Dire che Seonghwa si fosse ritrovato in una situazione scomoda era un eufemismo, era rimasto calmo nonostante tutto, eppure non aveva idea di come reagire. Lottare in quel momento non aveva senso, quell'uomo aveva la sua vita in una mano e gli sarebbe bastato un secondo per portargliela via, per la prima volta nella vita si ritrovò a doversi arrendere di fronte a qualcosa più grande di lui. Alzò le mani, continuando a tenere salda la presa sulla sua arma adesso puntata verso l'alto, e lo sapeva che ciò non gli avrebbe assicurato di salvarsi, ma era l'unica cosa che poteva fare per sperare di riuscire ad avere un confronto faccia a faccia con chiunque lo avesse preso in ostaggio. Aveva capito che fosse un uomo dalle braccia e dalla forza che stava adoperando per tenerlo fermo, fosse stata una donna o un ragazzo non sarebbe stato più forte di lui. Prese un bel respiro rimanendo sempre calmo con il sangue freddo prima di sentire la voce di chi aveva alle spalle «Finalmente ti ho trovato» ringhiò vicino al suo orecchio e lì il grigio capì che si trattava di uno di quei banditi che evidentemente li stavano ancora cercando. Può sembrare scontata come conclusione, ma per quanto ne sapeva lui sarebbe potuto essere chiunque. 

Prima che potesse dire qualcosa, però, un'altra voce colpì entrambi nel petto «Lascialo subito» fu Hongjoong a parlare e ci volle poco al maggiore per capire che la pistola che gli aveva dato, alla fine la stava usando in qualche modo. Il biondo aveva visto con la coda dell'occhio un'ombra entrare nella stanza in cui era entrato l'altro e dopo qualche secondo di paura si fece coraggio per andare a vedere cosa fosse. Per fortuna, i due davano le spalle alla porta e lui con un groppo in gola cerco di essere il più silenzioso possibile per arrivargli vicino e puntare a sua volta la pistola a colui che stava minacciando il grigio, era un uomo leggermente più basso di Seonghwa e vestito con abiti verdi e neri esattamente come i banditi che avevano visto il giorno precedente. L'ansia lo stava divorando mentre puntò la pistola facendola scontrare con il retro della sua testa per fargli capire di non doversi muovere. Non lo aveva mai fatto, non aveva mai puntato la pistola a qualcuno eppure anche se il maggiore gli aveva detto di non farlo mai, dovette provare perchè se fosse rimasto con le mani in mano sarebbero morti entrambi. E Hongjoong non voleva, non poteva lasciare che quell'uomo avesse la meglio, dopo tutta la fatica che avevano fatto, erano arrivati sani e salvi fin laggiù, se Seonghwa fosse morto, Hongjoong sarebbe morto con lui.

Il grigio nel mentre non perse un attimo di lucidità e appena capì che il minore gli stesse puntando la pistola, gli venne un'idea. Velocemente, senza dare tempo a nessuno dei due di parlare ancora, capì che sfruttare quel momento di paura nato nel suo aggressore fosse la cosa più furba da fare, così buttò in terra la sua pistola e con il braccio destro afferrò quello dell'uomo spingendolo in avanti con tutta la forza che aveva. Non aspettandoselo, l'uomo non ebbe i riflessi pronti per contrastare la spinta, ma riuscì a far partire un colpo che esplose nelle orecchie di Hongjoong facendolo quasi saltare sul posto. Ci mise poco, però, il biondo a capire che nessuno era stato ferito e vedendo il maggiore in difficoltà diede un calcio all'uomo dietro i ginocchi in modo che cadesse a terra e lasciasse il collo del grigio. Seonghwa lo spinse a terra togliendogli la pistola e dandogli dei calci fino a tenere il piede sul suo petto in modo che stesse fermo. Lo guardò in faccia e lo riconobbe per certo essere uno di loro, ma non sembravano essercene altri e questo lo fece stare più tranquillo. «Pezzo di merda te ne pentirai» parlò a fatica l'uomo per via della pressione che il grigio stava esercitando sul suo petto, Seonghwa si fece passare la pistola dal minore dato che la sua era finita in terra e decise di rispondergli prima di ucciderlo «Se io sono un pezzo di merda tu non sei da meno, ma sai qual è la differenza tra noi? Io se devo sparare, lo faccio subito» e con quello esplose un colpo dritto nella sua fronte che lo uccise sul colpo. 

Per un attimo ci fu silenzio nella stanza con solo i respiri dei due rimasti e Seonghwa che riprese le loro pistole e i proiettili che stavano in quella dell'uomo, poi si rivolse ad Hongjoong «Sei stato bravo» gli disse notando solo allora i suoi occhi leggermente lucidi e aggrottò le sopracciglia confuso. Dopo di ché accadde una cosa che non si aspettava, Hongjoong gli corse incontro fiondandosi tra le sue braccia per abbracciarlo. Gli allacciò le braccia attorno al collo sollevato dal fatto che fosse andato tutto bene, ovviamente il suo cervello aveva per un attimo pensato al peggio e se non fosse passato tutto avrebbe avuto veramente voglia di piangere. «Hey stai bene?» gli chiese ricambiando quell'abbraccio sofferente, «Bene? Potevi morire Seonghwa! Come faccio a stare bene?» urlò il biondo ancora scosso da ciò. «Lo so, ma non è successo niente, sto bene ok?» cercò di calmarlo Seonghwa sentendo il suo respiro sul suo collo e poi vedendolo annuire, solo dopo qualche minuto Hongjoong lo lasciò di malavoglia poichè dovevano andare via da lì. «Cazzo... quanti altri uomini dovrai uccidere per causa mia?» chiese retorico il minore girandosi e adocchiando il cadavere dell'uomo in terra poco più distante, «Non uccido nessuno per causa tua, sono loro che se la cercano» rispose Seonghwa riprendendo la sua pistola da terra per mettersela dietro i pantaloni come sempre, «È per me che stai facendo questo viaggio però, legalmente non potresti farlo, il tuo lavoro non lo giustifica» continuò Hongjoong dicendo quella che in fondo era la verità, uccidere era ancora reato nei distretti, e i jeontuwon erano come persone normali che dovevano rispettare le leggi, non erano soldati o poliziotti nonostante potessero sembrarlo. Certo era che non c'era nessuno che potesse provare i reati compiuti da Seonghwa perciò nel suo caso era come se non esistessero. «Ho ucciso solo chi ci ha attaccati per primi, non si chiama omicidio ma legittima difesa» si giustificò allora il grigio pronto ad andarsene, anche ciò che aveva detto lui era vero, era stato costretto a farlo non lo aveva scelto lui, era stata ogni volta una questione di vita o di morte e chiunque sano di mente avrebbe scelto di vivere. «Meglio raggiungere il campus prima che succeda qualcos'altro» affermò infine il maggiore ed entrambi lasciarono quel posto dopo aver trovato la tanto desiderata uscita sul retro dove le cucine. 

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Passò del tempo e dalla sosta in quell'hotel i due non si erano più fermati. Avevano attraversato diverse strade andando sempre nella direzione di quel grande cartello che avevano visto da lontano, era pomeriggio e non avevano avuto problemi fortunatamente, dei ribelli non ce ne era più alcuna traccia ed in effetti era strano che quello si fosse presentato lì da solo. Probabilmente, dedussero poi, non stava cercando loro ma era andato lì per qualche altro motivo e ci si era casualmente imbattuto, era strano che essendo così in tanti avessero mandato un solo uomo a cacciarne due, non era una mossa intelligente e tantomeno di successo. Al campus arrivarono in realtà dopo poco tempo poichè la maggior parte l'avevano perso in quell'hotel, per tanto nel momento in cui giunsero davanti alla recinzione, adesso più una muraglia, che segnava il perimetro del posto, era ancora pomeriggio. 
Tale recinzione era fatta con mattoni rossi nella parte bassa, ovvero quella che una volta era il muretto alto un paio di metri e sormontato dalle sbarre, mentre sopra adesso al posto delle sbarre vi era un altro muro semplicemente grigio e probabilmente costruito per protezione. Dovettero camminare un altro po', infatti, prima di trovare l'entrata di quel posto e palesarsi di fronte a chiunque ci fosse a controllarla, scoprirono dopo esserci due soldati dell'esercito come quelli che stavano a Gunsan, in effetti il generale lo aveva detto che i medici si erano spostati con l'aiuto di alcuni soldati volontari e probabilmente alcuni di loro erano rimasti lì per protezione. Era strano in effetti che l'esercito approvasse una cosa del genere, ma come aveva sempre detto il generale, rischiavano di finire in sovrappopolazione e in quel modo avevano liberato un edificio, perciò l'esercito sembrava non avere nulla in contrario a tutto quello, ed anzi lo aveva pure appoggiato.

Hongjoong dovette spiegare chi fosse anche a quei soldati, che solamente dopo essere andati a chiedere a qualcuno dentro, gli dettero il permesso di entrare, e di nuovo, vennero perquisiti e verificati come sani. Attraversarono il cortile esterno, vedendo vari edifici che si curamente avevano funzioni diverse tra loro, più che un ospedale quello era un centro di ricerca, infatti era difficile che venissero portate delle persone lì da curare, ma probabile che i medici lavorassero allo studio di quel virus per cercarne una cura o un vaccino. Seguirono uno dei due soldati fin dentro un edificio, ma questi non entrò e ciò dimostrò che le guardie non potevano entrare ma erano solo addetti alla sicurezza esterna, però mentre camminavano nel corridoio principale seguendo quella che sembrava essere un'infermiera, Seonghwa notò qualcosa che lo lasciò confuso. C'era una stanza con la porta mezza aperta che ospitava armi di vario genere, tra le quali aveva riconosciuto almeno due fucili e diverse pistole, ma che senso aveva tenerle dentro se i soldati stavano fuori? La sola spiegazione che si dette fu che in caso di bisogno anche i medici potessero usarle e difendersi, ma questo fece diventare quel posto sotto i suoi occhi decisamente più pericoloso di ciò che doveva essere. 

Ben presto venne detto al grigio di andare a sedersi in delle sedie in un angolo, poichè lui neanche sarebbe veramente potuto stare lì dentro, mentre Hongjoong venne condotto da un'altra parte. Il minore si aspettava che sarebbe successo, ed inizialmente fece strano separarsi dall'altro dopo essere stati insieme per così tanti giorni di fila, ma non poteva farci niente se non sperare di rivederlo presto. Seonghwa, allo stesso modo, era preoccupato perchè sentiva che l'atmosfera che si respirava lì dentro aveva qualcosa di strano, forse il biondo non se ne era accorto, ma quel posto era pieno di uomini con il camice bianco che li guardavano come fossero extraterrestri e parlottavano tra di loro, che sarà stato perchè prima di separarsi si tenevano per mano oppure per l'identità conosciuta del più basso, a Seonghwa non piaceva affatto la cosa e gli sembrava che tutti avessero la puzza sotto al naso. Ma probabilmente era solo lui che si stava facendo mille problemi, d'altronde gli piaceva Hongjoong ma continuava ancora a disprezzare la maggior parte delle persone ad eccezione dei suoi amici, che ormai tra l'altro non vedeva da diverso tempo, perciò sarà stata una sua impressione. 

In quel momento non potè fare a meno di pensare a come fosse convinto fino a pochi giorni prima che subito dopo aver raggiunto la destinazione se ne fosse tornato indietro. Guardò la porta d'ingresso, lui neanche ci sarebbe dovuto mai entrare lì dentro ma avrebbe dovuto fare retrofront e tornarsene finalmente a casa a continuare la sua vita, eppure non poteva perchè adesso la sua vita stava in quell'edificio con lui e non poteva certo lasciarla lì. Non ci credeva neppure lui a come fossero andate le cose, mai si sarebbe aspettato che tutto ciò di importante per lui diventasse quel ragazzo inizialmente ribelle ma che poi si era rivelato essere più debole del previsto, però lo era diventato e ormai Seonghwa sapeva che la sua vita era cambiata da cima a fondo e non fosse più quello di prima. Quel viaggio lo aveva cambiato, l'amore che provava per Hongjoong lo aveva cambiato e faceva paura, faceva paura ritrovarsi ad essere completamente un'altra persona, ma sapeva che comunque andasse lui e Hongjoong si sarebbero sempre aiutati a vicenda, doveva solo attendere che fosse tutto finito per farlo entrare definitivamente nella sua vita quotidiana a Gangneung. Rimase così ad osservare con il cuore pesante tutte le persone che facevano avanti e indietro là dentro, mentre lui rimaneva a sedere in quell'angolo ad osservare ogni volto con la speranza che tra essi fosse ricomparso il prima possibile anche quello del suo amato.







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-Mancano pochi capitoli e vi anticipo già che non saranno proprio rosa e fiori-


































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