𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐪𝐮𝐚𝐭𝐭𝐫𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨
Hongjoong percorse con ansia i corridoi di quella che una volta era un'università e che adesso assomigliava più ad un incrocio tra essa ed un ospedale. Non sapeva dove lo stessero portando, stava seguendo una donna verso un posto all'apparenza piuttosto lontano dato che dovette camminare molto, salirono diverse rampe di scale e poi ancora corridoi da attraversare. Notò come molti fossero vuoti, o per lo meno bui e alcune stanze allo stesso modo non sembravano avere qualcosa al loro interno. L'edificio era grande, parecchio grande e la quantità di persone presenti lì era esorbitante, mentre passò accanto a delle finestre vide un altro edificio accanto, non c'era molto da sorprendersi dato che in un campus ce ne possono essere molti, ma ciò che lo sorprese fu l'aspetto di tale palazzo. Ci mise poco a capire che lì ci vivevano tutte le persone che di giorno lavoravano in quel posto, ovviamente non stavano più a Gunsan ed avevano usato uno di quegli edifici per abitare, infatti fuori le finestre di esso erano appesi vestiti, e queste ultime essendo aperte lasciavano intravedere a malapena qualche letto e qualche mobile abbozzato lì alla meglio.
Finalmente dopo una lunga camminata in cui Hongjoong giurò di aver attraversato tutta la struttura, la donna si fermò davanti ad una stanza e gli fece cenno di entrare. Lì dentro vi erano seduti tre uomini su un divanetto in pelle, che sembravano attendere proprio lui; a sinistra c'era un uomo, o meglio dire ragazzo, piuttosto giovane secondo il biondo, probabilmente non sarà stato molto più grande di lui e portava i capelli neri molto corti. In mezzo sedeva un uomo di mezza età con i capelli castani più lunghi dell'altro, aveva uno sguardo molto più tagliente e sembrava già dall'inizio che ce l'avesse con qualcuno a giudicare dalla sua espressione, mentre l'ultimo sulla destra era una persona più avanti con l'età e ciò si poteva intuire dai capelli grigio chiaro che non si preoccupava di tingere. Portavano tutti un camice bianco e sotto ad esso era intravedibile il colletto di una camicia, sembravano tutti molto seri e appena il biondo varcò la porta gli lanciarono tre sguardi che erano uno più giudicante dell'altro. Se fosse per le condizioni in cui stava, a causa del non essersi fatto un vero e proprio bagno o essersi cambiato i vestiti da giorni ormai, o per via dei suoi capelli tinti di un colore non molto comune, Hongjoong non lo sapeva, ma quegli sguardi inizialmente lo misero un po' a disagio.
«Finalmente abbiamo il piacere di incontrarla, temevamo non arrivasse più» lo salutò alzandosi il più alto dei tre, ovvero quello che stava in mezzo, il biondo afferrò la mano che gli venne porta ricambiando il sorriso «Diciamo che ho avuto parecchi inconvenienti venendo qua, sa non è proprio una passeggiata» pronunciò quella frase nascondendo una lamentela per il nullo aiuto datogli nell'arrivare da loro, ma gli atri tre forse non sapendo come rispondere scoppiarono in una risata forzata ed eccessiva per un'affermazione che non avrebbe neanche dovuto far ridere. Si ritrovò così a ridacchiare senza capirne il motivo assieme a quei tre, per poi sedersi nella poltrona di fronte a loro e sentirsi improvvisamente studiato dalla testa ai piedi da tre paia di occhi. «Ditemi, quindi, perchè mi avete voluto qui con così tanta urgenza?» chiese intenzionato ad arrivare il prima possibile al punto, di perdere tempo non ne aveva proprio voglia e l'unica cosa che voleva era risolvere tutto quel mistero al più presto, «In realtà.. abbiamo solo bisogno che lei ci fornisca alcune informazioni di cui suo padre era a conoscenza» già dalla prima frase, Hongjoong non ne fu affatto felice, c'era da aspettarselo che il motivo fosse suo padre, ma era anche piuttosto normale che ne fosse scocciato. «Mi dispiace ma non sono Yonghwan, non so come facciate ad essere sicuri che io abbia queste informazioni» decise di avvertirli subito del fatto che lui non si era mai veramente interessato all'attività del padre e quindi non era scontato che potesse aiutarli. «Lasci che le spieghi come stanno le cose, Kim Hongjoong» continuò il medico che sembrava essere il più importante fra i tre «Avrà sicuramente sentito che stiamo lavorando ad una cura» quello non fu nuovo alle orecchie del biondo, il quale in un certo senso si immaginava che il motivo per cui lo avevano chiamato c'entrasse con quello, d'altronde quelli erano medici specializzati anche più bravi di lui e di certo non lo avrebbero fatto venire dall'altra parte del paese per curare una tosse. «Mi è giunta questa voce, sì» rispose per far intendere che non ne sapesse molto di quell'argomento, perchè di fatto era così, «Vede.. dopo molto tempo di studi e prove con il virus, siamo riusciti a creare un medicinale che potrebbe salvare le persone che hanno contratto la malattia se iniettato entro un certo perdiodo di tempo» fu sempre lo stesso uomo a parlare e per un attimo Hongjoong pensò che gli altri due fossero muti, ma ciò che più lo colpì di quella frase fu il fatto che la riuscita di tale farmaco fosse stata messa sotto ipotesi e ciò significava che loro sapevano non fosse certa.
«Potrebbe? Che problema ha?» domandò per prima cosa ignorando le altre informazioni, che quello fosse proprio il punto a cui volevano condurlo non ci voleva un genio per capirlo, e più stava lì, più aveva la sensazione che con le loro parole cercassero di manipolarlo, ma forse era solo una sua impressione. «Non abbiamo avuto la possibilità di testarlo per ovvie ragioni» e fu lì che finalmente il biondo comprese ciò che veramente volevano fare, con quella frase aveva capito che ciò aveva in qualche modo a che fare con il testare quel nuovo farmaco, cosa che ovviamente chiunque avesse un coscienza non avrebbe mai fatto. «Non potete testarlo sugli animali?» propose nonostante spesse che non funzionasse proprio così, non sempre un farmaco ha lo stesso effetto sulle persone e sugli animali, avrebbero potuto farlo ma non gli avrebbe assicurato che funzionasse al cento percento anche per gli uomini. «Il T9H86 non colpisce gli animali» improvvisamente fu il medico più giovane a parlare rubando la scena all'altro, intanto però Hongjoong non si era risparmiato dal lanciare un'occhiata anche al terzo di loro nonché più anziano, non sembrava essere veramente interessato alla conversazione e neanche lo guardava in volto, sembrava fosse lì per caso e per giunta neanche pareva d'accordo con ciò che dicevano gli altri due.
«Ma non ne sono immuni, basta metterlo in circolo nel loro sangue» spiegò il biondo ciò di cui sapeva anche gli altri fossero a conoscenza, chiunque facesse quel lavoro doveva saperlo, «Non funzionerebbe, non reagirebbe come reagisce nelle persone e non potremmo considerare il risultato attendibile» continuò sempre il medico moro che probabilmente visti i suoi tratti somatici non era neanche coreano, ma sicuramente aveva origini cinesi. «Per testare adeguatamente questo farmaco è necessario iniettare il virus nel corpo umano» riprese la parola l'uomo seduto dritto davanti a lui, dicendo la cosa che tutti sapevano ma che nessuno aveva ancora detto perchè oltre che essere rischiosa non era neppure moralmente corretta. «Fatemi capire bene, vorreste costringere qualcuno a mettere in gioco la sua vita perchè possiate vedere se il vostro farmaco funziona?» il tono con cui Hongjoong pose quel quesito lasciava passare tutto meno che approvazione per la cosa, «Sarebbe un sacrificio minimo, e se tutto va bene non dovrebbero morire» la parola passò nuovamente al più giovane, il quale nervosamente iniziò a picchiettare la punta delle dita sul bracciolo del divano.
«Se tutto va bene? Non potete giocare in questo modo con la vita delle persone, se la vostra cura non funzionasse? Oppure peggio, avesse degli effetti collaterali peggiori?» affermò allora Hongjoong alzando la voce per quella proposta che era tutto meno che fattibile, lui non avrebbe mai approvato una cosa del genere. Ciò che avevano in mente di fare avrebbe significato dover infettare di proposito delle persone sane, che non osava neanche immaginare come avrebbero scelto, e poi dargli la cura che avevano creato. Nel fare ciò sarebbero potute andare storte decine di cose, se non avesse funzionato si sarebbero trasformate e quindi sarebbero morte, se il farmaco avesse avuto degli effetti collaterali troppo forti sul corpo umano, questi sommati al virus stesso avrebbero potuto portare la persona ad avere chissà quale danno oppure direttamente a morire. Ad ogni modo, era una cosa impossibile anche solo da pensare, avrebbero potuto condannare a morte delle persone innocenti e lui questo non lo avrebbe mai approvato, se avessero voluto trovare un modo per eliminare la minaccia del virus avrebbero dovuto agire diversamente. «Peggiori del virus?» subito dopo le sue parole i due che avevano parlato fino a quel momento scoppiarono a ridere con fare teatrale, lasciando il biondo e il terzo di loro a guardarsi confusi.
«E io con tutto questo cosa c'entrerei?» Hongjoong decise di ignorare la presa in giro per le sue parole e chiedere finalmente cosa volessero da lui con tutto quello, «Se l'esperimento andasse male, ci ritroveremmo con degli infetti che non abbiamo idea di come controllare, suo padre lo faceva, per questo l'abbiamo chiamata qui» e da lì, iniziò a capire come gli sarebbe stato utile, volevano conoscere gli studi di suo padre per prenderli come esempio, ci avrebbe potuto scommettere.
«Non ho idea di come mio padre riuscisse a studiare quelle creature, ma alla fine lo hanno ucciso per cui qualunque metodo fosse sicuramente non era uno buono» disse sinceramente, visti i risultati non era un grande esempio da seguire, e poi nonostante odiasse suo padre non avrebbe rivelato i suoi studi così come se nulla fosse a degli uomini appena conosciuti, specialmente non per quel motivo. «Sapere come facesse a tenere a bada gli infetti ci sarebbe molto di aiuto, e lei è l'unica persona che ce lo può dire» dopo aver colto l'aria di disapprovazione che girava attorno al biondo, i medici capirono che il modo in cui dovevano agire fosse diverso e si scambiarono una rapida occhiata, «Anche se volessi farlo, non so neanche io come facesse, per cui non posso aiutarvi» mentì Hongjoong, in realtà lui sapeva che suo padre prima di morire aveva tenuto un infetto in una teca di vetro rinforzata con delle sbarre in metallo e che tramite un foro su di essa riuscisse ad iniettargli un tranquillante per potersi avvicinare senza venire morso, questo fino al giorno in cui il tranquillante non ebbe più effetto e lui venne morso per poi spararsi in testa e non rischiare di trasformarsi.
«Non serve che ci pensi così in fretta, si prenda il suo tempo per riflettere bene prima di compiere qualsiasi decisione» sembrò più tranquillo l'uomo mentre parlava, era evidente che la risposta che gli aveva dato il biondo non gli fosse piaciuta, «Ecco beva un po' d'acqua, ha fatto un lungo viaggio per arrivare fin qui dopotutto e scommetto che i ribelli fuori non l'anno aiutata» intervenne di nuovo il più giovane porgendogli una bottiglietta di acqua minerale, che Hongjoong prese volentieri poichè non beveva da un bel po', «Grazie» rispose dopo essersi dissetato e ad aver notato un cambiamento di sguardo e atteggiamento negli altri tre.
«Come ci ha raggiunti quaggiù?» chiese cambiando argomento l'altro medico, «Onestamente non penso sia una cosa che vi riguardi a questo punto» il biondo decise di rispondere in modo poco cortese poichè dopo ciò che gli avevano detto non ci teneva a fargli sapere niente su di sé. «Come vuole» liquidò il medico poggiandosi allo schienale della sedia, era strano e sembrava quasi che fosse tranquillo come se sapesse che alla fine avrebbe vinto lui «Purtroppo questo virus impedisce qualsiasi spostamento e i militari non aiutano affatto» continuò calmo. Fu allora che Hongjoong decise che fosse il momento di andarsene, non importava se avessero faticato tanto per arrivare fin laggiù, non si sarebbe certo fatto abbindolare da due uomini che volevano fare gli eroi, e non gli avrebbe detto ciò che sapeva perchè non approvava affatto il loro modo di agire e non voleva facilitarglielo. «Non riuscirete a convincermi in questo modo, come sono arrivato posso andare via» affermò alzandosi e deciso ad andarsene, se avessero voluto il suo aiuto avrebbero dovuto agire in un altro modo, questo era poco ma sicuro.
Uscì dalla stanza nonostante non avesse nessuno che potesse riaccompagnarlo a dove stava Seonghwa, non importava perchè in qualche modo ci sarebbe arrivato da solo senza problemi facendo la stessa strada al contrario, ma prima che potesse allontanarsi troppo una voce lo fermò, «Kim Hongjoong» si sentì chiamare e si voltò di scatto ritrovandosi davanti uno dei tre medici, quello che era stato tutto il tempo in silenzio senza parlare. Questi si avvicinò lentamente a lui stringendo qualcosa nel pugno della sua mano «Cosa vuole?» gli chiese Hongjoong pronto ad allontanarsi, ma l'uomo anziano gli poggiò una mano sulla spalla e iniziò a parlare guardandolo negli occhi «Devi stare attento qui, devi fare ciò che vogliono loro», per un attimo al biondo parve di stare in un film per quanto criptiche fossero sembrate quelle parole. «Cosa inten-» provò a chiedere spiegazioni ma venne bloccato subito «Ecco tieni, ti aiuterà», Hongjoong lanciò uno sguardo a ciò che l'uomo nascondeva nella mano e vide che si trattava chiaramente di una boccetta, che lui conosceva molto bene e che sapeva anche cosa contenesse, quello era un medicinale usato molto spesso in caso di intossicazione, e anche come antidoto contro alcuni veleni. Alzò lo sguardo senza prendere l'oggetto e incontrò di nuovo gli occhi scuri dell'uomo, ma prima che potesse dire qualcosa sentì un ago bucargli il collo e vide gli occhi del medico sgranare, la sua vista si fece improvvisamente scura prima che cadesse a terra svenuto.
E mentre perdeva completamente conoscenza riuscì a pensare solo una cosa, cosa c'era nell'acqua che aveva bevuto?
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-avevo avvertito che sarebbe successo qualcosa, adesso mi dissolvo-
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